PUGLIA In Puglia esistono ben 25 DOC. In questa
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PUGLIA In Puglia esistono ben 25 DOC. In questa
PUGLIA In Puglia esistono ben 25 DOC. In questa regione c’è un’abbondante produzione di vino da taglio oppure sfuso (circa il 18% della produzione totale italiana) che viene venduto in tutto il Nord Italia e anche oltre, un vino che dà una certa corposità (il VERDECA ed il PRIMITIVO sono ottime basi per il vermouth, Càrpano comprava molto vino da queste parti e il nome “Punt e mès” deriva dal fatto che la sua azienda dopo il primo giorno di quotazione in borsa guadagnò 1 punto e ½). Insieme a Sicilia, Veneto ed Emilia-Romagna concorre quasi il 50% del totale italiano. Il vino da taglio viene comunemente denigrato, ma il famoso enologo Giacomo Tachis afferma giustamente che un vino viene tagliato per migliorarlo (si dice il Brunello di Montalcino…). Il wine-maker Roberto Cipresso (per Felline) ha fatto in tal senso una provocazione creando un vino fuori dalle DOC, il “Quadratura del cerchio – Terzo viaggio”, senza annata di raccolta, con uve PRIMITIVO DI MANDURIA 70% e SANGIOVESE GROSSO DI TOSCANA 30% proprio per alludere al fatto che si tratta quasi di un Brunello di Montalcino. Nella parte nord c’è ancora l’influsso dei vitigni SANGIOVESE e MONTEPULCIANO per la contiguità con l’Abruzzo. Nella zona del Gargano c’è qualche accenno di UVA DI TROIA, un vitigno autoctono a bacca rossa che sembra essere proprio originario dell’Asia Minore. Alcuni produttori cominciano a produrlo in purezza, ma per la maggior parte dei casi è un vitigno che concorre agli uvaggi. Una DOC particolare è la CACC’E’MMITTE DI LUCERA che nel nome esprime la tecnica di produzione. Ogni produttore si reca con il suo carico in un punto comune a tutti, il palmento, (come si fa per olio al frantoio) e uno alla volta si pigia l’uva subito dopo che ha terminato quello precedente e ha spillato il suo vino fiore. Si produce vino rosso principalmente con SANGIOVESE, MONTEPULCIANO e UVA DI TROIA. Dal Gargano verso la zona delle Murgie il terreno è sostanzialmente pianeggiante con forte insolazione ma spazzato comunque dai venti. Per questa ragione è frequente l’allevamento ad alberello che consente un certo riparo. La DOC GRAVINA presenta un terreno ciottoloso che ricorda il Grave del Friuli (riconducibile al termina “gravina”). Si produce vino bianco principalmente con GRECO DI TUFO, VERDECA, BIANCO D’ALESSANO, BOMBINO BIANCO. La DOC CASTEL DEL MONTE dove troviamo il BOMBINO BIANCO per i bianchi e vitigni del sud a bacca rossa come UVA DI TROIA ed AGLIANICO (originario della Grecia, deriva da “ellenico”), prende il nome dal celebre maniero ottagonale che dobbiamo alla volontà di Federico II di Svevia. Il MOSCATO DI TRANI è una DOC che rischiava di scomparire ma che sta riemergendo. La particolarità è che non si fa l’appassimento in vigna ma si esegue un blocco della fermentazione ottenendo un bianco dolce naturale di un’eleganza assoluta. Le DOC ROSSO DI BARLETTA, ROSSO DI CANOSA, ROSSO DI CERIGNOLA sono principalmente a base UVA DI TROIA, MONTEPULCIANO, SANGIOVESE. Nella DOC GIOIA DEL COLLE compare anche il vitigno NEGROAMARO che deve il suo nome ai monaci benedettini che lo utilizzavano per la notevole concentrazione di colore. Il termine amarao si deve invece al fatto che in epoche passate la macerazione sulle bucce era molto prolungata e al termine della fermentazione erano state rilasciate molte sostanze amaricanti. Più a sud arriviamo alla DOC PRIMITIVO DI MANDURIA dove troviamo un vino molto interessante, concentrato e morbido. Il PRIMITIVO DI MANDURIA ha una caratteristica insita nel nome, è un vitigno fortemente anticipato nella maturazione e quindi si ottiene un vino già pronto quando gli altri stanno ancora vendemmiando. Qualcuno riconduce questo vitigno allo ZINFANDEL californiano, ma non è possibile stabilire se in California sono state piantate barbatelle di Primitivo esportate dagli emigranti a fine ‘800 oppure se ci sia semplicemente una stretta parentela tra i due vitigni (molto morbidi e carichi di colore). La DOC LOCOROTONDO produce il bianco più bevuto nella regione e conosciuto al di fuori, fatto con VERDECA, BIANCO D’ALESSANO, BOMBINO BIANCO, MALVASIA TOSCANA e garantisce una grossa commercializzazione a dispetto della ridotta area di produzione. Nella penisola salentina la prima DOC è stata la MATINO seguita da numerose altre come NARDO’, SQUINZANO, SALICE SALENTINO in provincia di Lecce. Ci sono alcuni produttori di riferimento (es: Cosimo Taurino nel Salice Talentino Rosso Riserva) che vinificano il NEGROAMARO al 90% creando vini di stoffa decisa. In tutta la regione è diffusa la produzione di vini rosati che sono però più alcolici e concentrati e si abbinano bene alle carni. Sono vini più giocati sulla morbidezza rispetto all’acidità che resta comunque una caratteristica essenziale. BASILICATA Questa regione è molto montuosa e non ha vitigni autoctoni. A nord di Potenza c’è l’unica DOC della regione, la AGLIANICO DEL VULTURE, dove si usa l’AGLIANICO che è un vitigno tipico della Puglia. Si hanno dei vini pesanti e longevi, da una vitivinicoltura artigianale si è passati a prodotti di qualità grazie a produttori quali D’Angelo con il vino Canneto ottenuto ovviamente con AGLIANICO in purezza, oppure Paternoster con il Don Anselmo, o Cantina del Notaio con La Firma. CALABRIA In Calabria la vite e il vino dovrebbero esserci dai tempi degli Antichi Greci. I vitigni più importanti sono il GAGLIOPPO il quale marca la produzione rossa di quasi tutta la regione, ed il GRECO per i bianchi. La DOC più conosciuta è la CIRO’, con bianchi, rosati e rossi fatti rispettivamente con GRECO e GAGLIOPPO. I metodi di vinificazione del rosso sono antichi e tradizionali e danno vini dall’aspetto maturo a causa dell’uso di uva bianca nella vinificazione in rosso. Sulla strada della qualità e di tecniche più moderne cominciano ad esserci alcuni produttori, ad esempio Librandi con il Gravello fatto da uve GAGLIOPPO e CABERNET SAUVIGNON. Un’altra DOC di un certo interesse è la GRECO DI BIANCO a sud di Locri dove si produce un vino dolce. La tecnica tradizionale richiedeva un doppio appassimento, il primo in pianta e il secondo sugli scogli in riva al mare con l’acqua marina che disidratava l’acino e dava una forte concentrazione zuccherina. Esistono altri vini dolci passiti fatti con vitigno MANTONICO o MONTONICO (Librandi produce il Le Passale passato in barrique, Vintripodi imbottiglia nella pulcianella il Locride). Sono vini da meditazione o da abbinare a pasticceria secca. Altre DOC interessanti come DONNICI e LAMEZIA sono enfatizzazioni del territorio e danno prodotti di beva comune.