Nuovi orizzonti - Sit
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Nuovi orizzonti - Sit
L’ECO DI BERGAMO SABATO 6 NOVEMBRE 2004 33 Economia Lanciati nuovi prodotti per diversificare l’attività: erba sintetica non solo per lo sport, ma anche per i mobili Sit-in, un marchio da bere: arrivano le bibite e gli snack Le tre confezioni della Sitdrink che saranno distribuite l’anno prossimo Il marchio ha una trentina d’anni, ma è così noto che è un peccato utilizzarlo solo per la moquette. Così per sfruttare al meglio il marchio Sit-in al Tappetificio hanno deciso di avviare quella che in gergo di marketing si definisce la diversificazione del «brand», cioè l’adozione del marchio ad altri prodotti. Il primo passo è stato realizzato l’anno scorso con la nascita della divisione Sit-in Sport, per la produzione di erba sintetica per campi sportivi. «L’Uefa ufficializzerà la prossima settimana la possibilità di impiego in partite ufficiali dei campi in erba artificiale dalla stagione 2005-2006 e questa è una grandissima opportunità per noi - spiega Marco Bucarelli, direttore commerciale e marketing del Tappetificio -. Ma non pensiamo solo agli stadi e non pensiamo solo al calcio: l’erba sintetica può essere utilizzata anche in tanti altri sport e in tanti luoghi». Seguendo la filosofia del «brandstratching» (estensione del marchio) si è pensato ad altre applicazione di Sit-in Sport dirette ai consumatori che utilizzano i campi in erba artificiale. «Abbiamo indi- viduato una serie di possibili estensioni, alcune le abbiamo scartate, altre le stiamo esaminando - dice Bucarelli - Potremmo ad esempio sviluppare in futuro prodotti di underwear (intimo) per sportivi, sfruttando le conoscenze del gruppo, oppure di reti e recinzioni per i campi». L’area individuata come quella più interessante e con tempi molto ravvicinati è però quella «alimentare» con prodotti legati allo sport quali bevande integratori di sali minerali (per intenderci bibite come Gatorade o Powerade) e gli snack energetici. «Fondamentale è stato concentrare l’attenzione sul nome del prodotto: un nome che potesse rendere immediato ideale e corretto il collegamento e la valorizzazione del marchio Sit-in» - prosegue Bucarelli. Il risultato è la bevanda Sitdrink, in tre gusti (limone, pesca-arancia e te verde-guaranà) e bottiglie da mezzo litro con accentuate forme rotonde e lo snack Sitsprint, una barretta da 85 calorie fatta di cereali, miele, ginseng e pezzetti di cioccolato. In entrambi i marchi le lettere che compongono le lettere della parola SitIn sono molto evidenziate. Partendo da aree test (Bergamo e Lombardia più l’Emilia Romagna) e puntando su canali come impianti sportivi, manifestazioni ed eventi e iniziative golfistiche, la bevanda dovrebbe essere messa in distribuzione da gennaio e lo snack dal mese dopo. «Il 2005 sarà un anno di prova - dice Bucarelli - ma pensiamo di distribuire un milione di bottiglie»: per seguire questo nuovo business verrà prossimamente costituita una società ad hoc. Nel corso del 2005 la diversificazione dei prodotti dovrebbe portare altri sviluppi. «In una manife- stazione collaterale al Salone del Mobile abbiamo presentato una provocazione: una sedia Vintage ricoperta di erba sintetica - anticipa Bucarelli - . È piaciuta così tanto che stiamo sviluppando una linea Sit-in Design di arredamento da esterni, anche per piscine e alberghi, che unisce materiali come legno e plexiglass all’erba artificiale». Infine a settembre è nata la linea di abbigliamento golfistico «Dumark»: la prima collezione sarà quella relativa alla prossima primavera-estate. S. R. Cazzano eurocapitale della moquette Tappetificio: sarà trasferita a Bergamo anche la produzione tedesca. Acquisita una filatura in Ungheria Il presidente Marco Radici: crediamo nell’Italia. In Campania il polo dei tappeti in fibre artificiali Dall’anno prossimo sarà tutta italiana la produzione di moquette del Pietro Radici Tappetificio Nazionale di Cazzano Sant’Andrea. «Non è un momento propizio per il tessile, ma crediamo nell’Italia e nel futuro della moquette - ha commentato il presidente del Tappetificio, Marco Radici, nella convention aziendale «Nuovi Orizzonti» che si è tenuta ieri al Centro congressi - Vogliamo fare in modo che Cazzano Sant’Andrea che è già la capitale della moquette in Italia lo diventi anche a livello europeo». Così andando controcorrente in un settore che tende a spostarsi verso Paesi a basso costo - alcuni concorrenti belgi hanno recentemente trasferito le fabbriche di moquette in Turchia - il Tappetificio ha deciso di spostare le produzioni dalla Germania all’Italia. EUROPEYARN AL VIA IN CINA IN PRIMAVERA Gli spostamenti Nei prossimi mesi gli impianti di produzione della Sit-in Westfalia in Germania verranno trasferiti nello stabilimento bergamasco dove nel frattempo entro la fine di novembre si completerà lo spostamento dei macchinari installati nella fabbrica ex Due Palme di Vighizzolo di Cantù. L’impianto tedesco, specializzato in moquette in velluto e pezzi alti cinque metri (produzione quest’ultima che attualmente non viene realizzata a Cazzano Sant’Andrea), realizza attualmente più di un milione di metri quadrati di moquette all’anno. Il trasferimento dalla Germania inzierà questo mese e già a fine anno la produzione del reparto «tufting» (il tipo di produzione realizzato dalla Sit-in Westfalia) di Cazzano salirà da 14 mila a 18 mila metri quadrati al giorno. All’inizio del 2005 verranno trasferiti dalla Germania anche la tintoria e gli impianti di finissaggio per i pezzi alti cinque metri. Sit-in Westfalia, azienda acquistata dal gruppo nel 1980, resterà in attività come struttura commerciale e con una piccola attività di finissaggio. Dall’alto in senso orario, la Sit In Westfalia, Miro e Marco Radici all’incontro di ieri (foto Bedolis), la sedia Vintage con erba sintetica, un interno di Airola e l’ingresso di Cazzano Sant’Andrea Tappeti campani Mentre tutta la produzione di moquette in lana sarà quindi «made in Bergamo», lo stabilimento Radici Tessuti avviato due anni fa in Campania, ad Airola (provincia di Benevento), diventerà il polo dei tessuti in fibra polipropilenica. Un’altra novità nell’azienda è l’acquisto, concluso il mese scorso, di uno stabilimento di 5.000 metri quadrati in Ungheria, a Mihalyfa, vicino alla frontiera con l’Austria, dove saranno installati impianti per la filatura di lana che ora sono inutilizzati a Cazzano. La produzione (prevista in 1,5 milioni di metri quadrati all’anno), con circa 30 dipendenti, verrà iniziata in primavera e sarà destinata principalmente ai mercati dell’Est. «La sfida della globalizzazione è quella dello sviluppo delle competenze - ha commentato Miro Radici, presidente del Miroradici Group, al quale fa capo il Tappetificio -. Più che parlare di delocalizzazione bisogna cercare di trovare la localizzazione giusta, distribuendo le competenze in base alla capacità. Questo è un problema non solo tessile, ma di tutta l’industria manifatturiera europea. Continuiamo comunque a credere in questo settore e anche se l’input che è stato dato è quello di sviluppare anche altre iniziative l’obiettivo è comunque di dare in questo modo un sostegno a quello che resta il core business». Il riferimento, in questo caso, è ad attività collaterali, come l’assemblaggio di motorini elettrici, avviato nei mesi scorsi, o ai nuovi progetti per lo sviluppo del marchio Sit-in. «La globalizzazione ha fatto entrare sulla scena operatori che prima non esistevano - ha continuato Miro Radici - È come una safety car che in Formula Uno annulla il vantaggio e ricompatta il gruppo. Adesso dobbiamo ripartire e dobbiamo farlo come cinquant’anni fa, con nuove idee e l’entusiasmo di allora». Mezzo secolo di storia In effetti da quando il Tappetificio è nato, nel 1950 su idea di Gianni Radici per passare poi nel 1964 sotto la gestione di Miro Radici, le trasformazio- ni sono state molte. Alla fine degli anni Sessanta è iniziata la produzione di tappeti preformati per auto in particolare per il gruppo Fiat (dalla 500 alla 127, fino alla Stilo). L’ingresso nella moquette è avvenuto nel 1972 con il marchio Sit-in e in quegli anni - ha ricordato Marco Radici ripercorrendo la storia dell’azienda - i lavoratori del Tappetificio erano più dei residenti del paese. Sempre negli anni Settanta sono state create le prime filiali commerciali italiane (ora sono quattro: Milano, Padova, Bologna e Roma) e poi quelle estere, attualmente sette (negli Stati Uniti, in Gran Bretagna, in Grecia, in Polonia e in Repubblica Ceca e due in Francia). Negli anni Ottanta vengono installate le prime filature: la MR 81 di Grassobbio (che due anni fa ha avviato in Ungheria, in uno stabile in affitto, la MR 81 Hungary a Papa, non molto distante dal nuovo insediamento acquisito dal Tappetificio) e la Fibrilia (ora Europeyarn) di Rovetta. A metà del decennio è stata poi acquistata dalla Montedison la Due Palme Spa di Vighizzolo di Cantù (incorporata nel Tappetificio nel 1997, mantenendo il marchio, uno dei più prestigiosi nel settore delle moquette). Negli anni Novanta Marco Radici, figlio di Miro, assume progressivamente maggiori responsabilità nell’azienda, fino a diventarne presidente. Nel 2000 nasce la Roi (inizialmente joint venture con il gruppo Orsa, poi da metà 2002 controllata al 100%), dove vengono conferite le attività relative ai tappeti auto). Infine nell’estate 2003 viene creato il marchio Sit-in Sport per la produzio- Il Tappetificio fa parte del Miroradici Group, al quale, tramite la Sit Fin, fanno capo 105 società (erano 3 nel 1970: il Tappetificio, la Radici Sud e il Lanificio Radici di Ardesio), con 1.350 milioni di euro di fatturato aggregato e 3.500 dipendenti. Il Miroradici Group ha cinque rami d’attività: il meccanotessile (ovvero il gruppo Itema, controllato pariteticamente con il Radici Group), il settore tessile, la distribuzione (ovvero la tedesca Miroradici Ag), le attività varie (immobiliare incluso) e la Miroradici Textile&Energy. A quest’ultima società, la ex Fibrilia Holding, guidata dall’altro figlio di Miro Radici, Nicola, fanno capo Elettra 2000 (attività energetica), fino a poco tempo fa controllata direttamente dalla Sit Fin, e il gruppo Europeyarn, leader europeo nei filati semipettinati per moquette e tappeti auto. La Europeyarn, nata nel 2003 dalla fusione tra la Fibrilia di Rovetta e la tedesca Twd, ha comprato poi un’azienda in Austria ed ha avviato quest’anno uno sviluppo extraeuropeo. Come ha ricordato il direttore amministrativo del Miroradici Group, Aldo Piceni, nell’incontro di ieri, presentando il gruppo, è stata recentemente firmata una joint venture per la produzione di articoli in cotone in Egitto. L’anno prossimo (l’inaugurazione dovrebbe avvenire il 31 marzo) sarà invece avviata in Cina la produzione di filato per il mercato locale, attraverso la Shandong Europeyarn Co. Ltd., che vede la partecipazione al 40% di un partner cinese. Nello stabilimento, dove è stato installato macchinario dismesso dalla Germania, verrà avviata inizialmente una linea per la produzione di circa 3.000 tonnellate di prodotto all’anno con circa 100 dipendenti. L’iniziativa cinese comporta un investimento di circa 4-5 milioni di euro. Il Miroradici Group ha un altro stabilimento produttivo in Cina per la produzione di telai a Shanghai. ne di erba artificiale per campi sportivi. «È un prodotto tecnologico - ha commentato Marco Radici - che sono convinto sostituirà in modo significativo gli impianti in erba vera, perché richiede una manutenzione inferiore e permette condizioni di gioco costanti. Credo che questa sarà l’attività del futuro». Dovrebbe arrivare da qui anche un nuovo spunto al fatturato ormai stabilizzatosi su un aggregato di 136 milioni di euro, ma con ridotti margini di redditività. Resta solida invece la posizione finanziaria, come ha ricordato il direttore amministrativo Renato Perosino, con un patrimonio netto complessivo di 48 milioni e immobilizzazioni nette di 73 milioni. I volumi produttivi parlano di 4 milioni di metri quadrati di moquette, 1,5 milioni di tappeti, 4 milioni di agugliato (ovvero tappeti per auto) e 12.000 tonnellate di filato per tappeti in un anno. 620 dipendenti Complessivamente gli addetti sono 620, sostanzialmente stabili, nonostante la chiusura dello stabilimento ex Due Palme a Cantù che occupava una trentina di persone. «Non è un momento facile, perché la congiuntura negativa del settore comprime margini operativi e redditività sottolinea Perosino - La concentrazione della produzione nei poli italiani punta a un recupero dei numeri. Con il pieno utilizzo della capacità produttiva si possono eliminare inefficienze e quindi ridurre i costi di produzione per aumentare la nostra capacità di concorrenzialità». Oltre che sulle nuove capacità industriali, il Tappetificio punta poi sui nuovi prodotti. «Con la produzione concentrata in un unico punto avremo la possibilità di controllarla e curarne la crescita nel modo migliore - sostiene il direttore commerciale Marco Bucarelli -. Per i tappeti puntiamo sullo sviluppo di prodotti d’arredamento, prodotti di qualità e di design, con le caratteristiche del Made in Italy come punto di forza. Per le moquette puntiamo su uno sviluppo ulteriore nel settore contract, forniture per navi e alberghi, e per andare incontro maggiormente alle richieste della clientela, pensiamo di contenere il numero degli articoli, ma di aumentare la gamma di colori. Avremo quindi più collezioni «cento colori». Attenzione anche a nuovi canali di vendita. «Negli Stati Uniti, dove tra l’altro stiamo registrando una crescita molto forte delle vendite, abbiamo avuto risultati molto positivi con le vendite via Internet, arrivate a 100 mila dollari al mese, e un ottimo riscontro con le televendite realizzate alla Nbc - continua Bucarelli - Gli Stati Uniti non sono l’Italia, ma questi nuovi canali sono tutti da esplorare». L’assetto produttivo La futura struttura produttiva italiana sarà quindi articolata su Airola e Cazzano Sant’Andrea, come ha illustrato il direttore di produzione, Enrico Cominelli. Nello stabilimento Radici Tessuti (12 mila metri quadrati) di Airola, costruito nel 2001 ed entrato in produzione l’anno successivo, operano 56 persone per la produzione di 6.000 metri quadrati al giorno di tappeti in fibre sintetiche. I quattro reparti produttivi di Cazzano Sant’Andrea sono invece il «wilton/broadloam» (50 persone e una produzione di 1.800 metri quadrati al giorno), dove si concluderà questo mese il trasferimento degli impianti di Cantù, specializzato nella produzione di alta e altissima qualità in lana 100% neozelandese; il «tufting» (90 persone e una produzione di livello medio alto che salirà a fine anno a 18mila metri quadri al giorno con il trasferimento degli impianti tedeschi), dove con l’introduzione di nuovi prodotti si attende un futuro incremento del 30%; l’«agugliato» (90% prodotti per auto) dove lavorano 16 persone, con una produzione di 15 mila metri quadrati al giorno, e la filatura, attualmente impegnata solo nei filati lana per moquette con titolo medio grosso. La seconda filatura sarà quella che verrà aperta in Ungheria. Stefano Ravaschio