Il grande e potente Oz Rassegna stampa
Transcript
Il grande e potente Oz Rassegna stampa
Recensioni –Il grande e potente OZ Il grande e potente OZ di Angelo Bottiroli – Giornalista Il marchio di fabbrica non delude: scegli un film della Disney e sei sicuro, comunque, di vedere un bel film. “Il grande e potente Oz” il 3D rientra in questa casistica, ed anzi può essere considerato sicuramente uno dei migliori degli ultimi usciti sia come storia, che come colori o interpretazione degli attori. La storia, inventata, è il preludio alla fiaba “il mago di Oz” e spiega come Oz sia arrivato nel regno. Una storia tutto sommato credibile e ricca di colpi di scena abilmente interpretata da tutti i protagonisti: James Franco perfetto nel ruolo del mago, così come è perfetta nella maga Raquel Weisz, una delle attrici forse con lo sguardo più profondo di Hollywood, capace di recitare ogni ruolo, il che non è usuale in un’attrice già bella di suo. Ottima anche l’interpretazione di Mila Kunis (Ted, Amici di letto, Il cigno nero, Codice Genesi), ma una delle caratteristiche peculiari del film è il contrasto tra l’inizio in bianco e nero in schermo 4:3 non in 3 dimensioni e il successivo passaggio al 3D a schermo intero a colori. E che colori! Un plauso al regista, Sam Raimi (La casa, Spiderman 1, 2 e 3 ed altri) riesce a creare un’atmosfera particolare che ricorda a tratti quella di Alice nel paese delle meraviglie, in altri il Giro del mondo in 80 giorni e per altri ancora alcuni film di Tim Burton, ma con un’intensità diversa e sapientemente mischiata con gli albori del cinema in bianco e nero. Forse nessun’altro attore tranne James Franco avrebbe potuto incarnare così bene il ruolo del mago illusionista in un film sicuramente originale che merita di essere visto e non solo dai bambini e dal pubblico giovanile. Todd McCarthy The Hollywood Reporter Questo prequel del leggendario Il mago di Oz, l'unico classico che i bambini di oggi continuano a vedere, è tristemente povero di fantasia. Sembra mal riuscito fin dai minuti iniziali e non prende mai veramente vita, anche con l'arrivo delle scimmie volanti e delle streghe. James Franco non sembra particolarmente indovinato come mago ciarlatano e manca del fascino e del senso dell'umorismo necessari per sobbarcarsi il peso del film. La mastodontica campagna di marketing costruita dalla Dinsey per lanciare il film non dà scampo. » C'era una volta il cinema di Giulia D'Agnolo Vallan Il Manifesto Cinefilo, visivamente spericolato, sapiente conoscitore del magico mélange di favola e terrore (gli Evil Dead e Darkman...) e della carica emozionale del cinema fantastico (gli Spiderman), Sam Raimi era la scelta ideale per tornare nel magico paese di Oz, la terra incantata dei quattordici libri di L. Frank Baum e (ancora più indelebile nell'immaginario globale), del film prodotto dalla Mgm nel 1939, uno dei capolavori assoluti dell'industria del cinema hollywoodiano, realizzato in uno dei momenti più alti della sua storia. » Oz è grande e potente ma privo di umorismo di Alessandra Levantesi La Stampa All'origine c'è un classico della letteratura infantile scritto nel 1900 da L. Frank Baum e tradotto nel 1939 in un film con Judy Garland che ha allietato diverse generazioni. Ora di Il mago di Oz la Disney propone un prequel in 3D, Il grande e potente Oz, che al posto della piccola Dorothy assume a protagonista il personaggio del titolo: Oscar, mago da fiera cialtrone e squattrinato, che risucchiato nel vortice di un uragano atterra nell'incantato mondo di Oz, dove è scambiato per un vero mago in grado di scongiurare le trame di una strega cattiva. » Il grande e potente OZ di Anna Maria Pasetti Il Fatto Quotidiano Nel Kansas agreste del primo '900 un prestigiatore furbo e affascinante (J. Franco) sopravvive di spettacoli da baraccone. Salito su una mongolfiera per fuggire a un creditore, è travolto da un tornado che lo conduce magicamente in un luogo di curiosa identità. Qui incontra tre streghe: la giovane Theodora (M. Kunis), la sua malvagia sorella Evanora (R. Weisz) e la buona Glinda (M. Williams), che lo incarica di sconfiggere chi opprime il popolo del Regno di Oz. Inizialmente riluttante, il mago acconsente, trovandosi più coinvolto di quanto si aspettasse. » Oscar, lo pseudo-mago batte la magia nera con quella del cinema di Roberto Nepoti La Repubblica Tra il 1900 e il 1920 lo scrittore americano Frank L. Baum ambientò ben quattordici libri per bambini nell'immaginario regno di Oz. Dal primo fu tratto un film celebre, Il mago di Oz, diretto nel 1939 da Victor Fleming e interpretato da Judy Garland. Sam Raimi, invece, non ha utilizzato l'ampia letteratura di Baum, ma ha preferito una sceneggiatura originale che - in forma di "prequel" - immagina le origini del futuro incantatore. Origini tutt'altro che mitiche, dato che Oscar Oz è uno pseudo-mago da strapazzo, che si esibisce nelle fiere e che, all'inizio, troviamo in fuga a causa della sua attività di acchiappasottane. Il grande e potente OZ Marianna Cappi È sicuramente un sentiero particolare anche quello che ha portato Sam Raimi dall'horror indipendente a casa Disney ma, in questo caso, una segnaletica c'è, ben chiara, e reca la scritta "cinefilia". Per il prequel del Mago di Oz, che narrativamente s'inserisce a suo modo nella fortunatissima corrente che sfrutta le backstories dei personaggi per dar loro nuova vita, Raimi è l'uomo giusto, perfetto per ibridare passato e presente, cinema di ieri e di domani, con un occhio di riguardo, questa volta, più al primo termine che al secondo. Se è facile riscontrare una familiarità con certo Tim Burton, anche per la presenza alle musiche di Danny Elfmann e, sulla scena, di una coppia Franco-Raimi che fa sempre più pensare al sodalizio Depp-Burton, è evidente che lo spirito guida del Grande e potente Oz è però il film di Fleming, capolavoro per caso ma capolavoro assoluto. Dal Kansas in bianco e nero dell'inizio alla sequenza finale, dall'occhio del ciclone ai balletti di stagnini e quadrangoli alla creazione di un gruppo - il Mago, Finley, la fanciulla di porcellana, Glinda - che rispecchia quello dell'avventura originale, è chiaro che il confronto è stato volontariamente ricercato e mai rimosso. Al punto da funzionare da freno, poiché si resta col dubbio che una maggior libertà non avrebbe guastato. Ma il regista è fedele al materiale di partenza anche e soprattutto dove non si vede: per esempio nell'uso degli effetti speciali, straordinari all'epoca e declinati in chiave più personale e orrorifica oggi che sono la norma; nel recupero del libro - la visita alla città di porcellana, ma anche gli occhiali dalle lenti verde smeraldo (che qui diventano un modo per ammiccare al pubblico, che ha indosso gli occhialini 3D); o nella fisionomia di Theodora dopo la trasformazione, che ricalca la Strega Malvagia dell'Ovest. Procedendo oltre su questo sentiero dorato e cinefilo, s'incontrano il Don Chisciotte di Orson Welles, l'elogio di Edison e del prassinoscopio, e, più in generale, una celebrazione esplicita e ripetuta (senza traccia di snobismo) della più grande delle illusioni, il Cinema, capace di fare di un piccolo uomo un grande e potente mago.