0. Che freddo fa? Osservazioni “a caldo”. D
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0. Che freddo fa? Osservazioni “a caldo”. D
0. Che freddo fa? Osservazioni “a caldo”. D’inverno parlare di caldo significa spesso esprimere il desiderio di essere altrove, magari sdraiati a prendere il sole su una spiaggia tropicale… e mai come quest’anno, tra i più freddi degli ultimi tempi, il clima è stato tanto inclemente, da regalarci, insieme alla neve, anche temperature davvero polari che a tutt’oggi non si sono ancora placate. Tornati con i piedi per terra, rimosso il miraggio tropicale, la nostra casa rimane forse l’unico luogo che sembra adatto a darci quella sensazione di “calore” che non è solo sinonimo di accoglienza, rimandando ad un arredamento particolarmente ben orchestrato e a colori scelti con accuratezza, ma anche una sensazione reale che deriva dalla gestione appropriata del calore a partire dallo studio d’insieme degli aspetti costruttivi e di impiantistica. La casa è un involucro protettivo costantemente minacciato dalle condizioni esterne: tra le sue prerogative vi è quella di costituirsi come riparo, che è forse la più antica; nei confronti del freddo, la casa ha, da un lato, il compito di confinarlo il più possibile all’esterno, attraverso la messa in opera di sistemi di coibentazione o di isolamento e dall’altro essa ci permette di costituire e di personalizzare il microclima interno a misura delle nostre esigenze e in modo “flessibile nel tempo”. 1. Barriere dall’esterno e dall’interno. Il freddo entra nelle nostre case attraverso l'aria che penetra direttamente quando si aprono porte e finestre o, nel caso di serramenti in legno attraverso fessure e spifferi; il freddo si propaga fin dentro le nostre stanze anche attraverso la parti trasparenti, di superficie più o meno grande, (pareti vetrate, bow windows, serre e verande) e attraverso i muri perimetrali e il tetto che sono, per così dire, la pelle degli edifici. A seconda dell’orientamento e dell’esposizione dell’edificio, nonché della sua collocazione geografica, gli accorgimenti da adottare debbono essere di volta in volta precisati: certamente una parete esposta a Nord sarà più fredda di una orientata ad Ovest e necessiterà isolamenti più forti! In questo senso, una teorica disposizione degli ambienti della casa potrebbe prevedere soggiorno e camere da letto esposti a Sud, dotati di finestre e vetrate ampie; cucina, bagno ed eventuali dispense e ripostigli esposti, invece a Nord, con aperture di dimensioni più ridotte. Anche la direzione del vento, la vicinanza di altri edifici e la presenza di alberi o di piante rampicanti in prossimità o in aderenza alle facciate possono essere elementi rilevanti nello studio delle necessità di isolamento termico di un edificio e nella conseguente manifestazione di un particolare microclima interno. Nello specifico, per esempio, le stanze ad angolo, con due pareti esposte all’esterno, saranno più fredde di quelle confinanti con altri ambienti interni, riscaldati e abitati; ecco perché, in generale appartamenti che si sviluppano su piani “intermedi” hanno temperature interne più costanti, essendo protette da sotto e da sopra; ricordando, inoltre, che il calore si propaga dal basso verso l’alto, non dovrebbe stupirci che un appartamento posto a un piano alto, sempre che non sia direttamente confinante con il tetto, possa godere di microclimi più generosi degli appartamenti posti a piano terreno per i quali è fondamentale la coibentazione dei pavimenti soprattutto se l’edificio sorge sopra ambienti sottostanti non riscaldati, quali autorimesse o cantine. Da un altro punto di vista, talvolta nei casi di impianti di riscaldamento condominiale, la pressione dell’acqua calda, che passa attraverso le “colonne montanti” non è sufficiente ad arrivare agli ultimi piani che soffrono il freddo! Come fare per isolare soffitti e pavimenti: http://www.lavorincasa.it/faidate/faidate27.php 1.1 Murature. Il primo passo da effettuare per migliorare o per determinare condizioni microclimatiche di qualità è senz’altro quello di isolare le pareti perimetrali, e di impedire che il freddo penetri fino agli ambienti interni. Questo accorgimento ha, tra l’altro, il vantaggio di essere utile anche volendo confinare, d’estate, il caldo estivo…. Una volta era il semplice spessore del muro a garantire le funzione di protezione, ma oggi anche per le necessità di disporre il più possibile degli spazi interni e in modo più funzionale, gli spessori dei muri perimetrali si sono ridotti. Di pari passo, tuttavia, sono stati perfezionati sistemi tecnologici e materiali per la coibentazione sempre più avanzati che, a conti fatti, offrono ottime garanzie di prestazione con spessori contenuti. Per quanto riguarda le pareti, l'ideale è che la casa sia costruita con un muro doppio al cui interno possa essere inserito del materiale isolante, oppure che sia completamente rivestita con pannelli di materiale isolante applicati ai muri esterni e “finiti” con specifiche malte traspiranti. (isolamento a cappotto). Isolamento dall’esterno “a cappotto” Euro 55 / mq posa inclusa. Nel caso che si abbia l’esigenza di intervenire su situazioni già in essere, è sempre possibile isolare il perimetro della casa operando dall’interno, e in tal caso è possibile utilizzare pannelli di cartongesso o con interposto uno strato in lana di vetro dello spessore di circa 3 cm, oppure scegliere, con una piccola maggiorazione di spesa, pannelli appositamente studiati per l’isolamento termico. In abitazioni con soffitti molto alti si possono far costruire controsoffittature in cartongesso in modo da ridurre il volume degli spazi da riscaldare. Controsoffitto Euro 40 / mq posa inclusa. Pannelli coibentati Euro 20 / mq posa inclusa. Quando non è possibile applicare lo strato isolante, una strategia “casalinga” è quella di posizionare, sulle pareti esposte a Nord, e in generale su quelle più fredde, rivestimenti murali in stoffa o in plastica (tappezzerie), oppure posizionare contro le stesse pareti arredi e librerie, in modo che contribuiscano a svolgere la funzione isolante e di allontanamento dal freddo. http://www.lavorincasa.it/faidate/faidate34.php 1.2 Porte e finestre. Per quanto riguarda i serramenti esterni, finestre e porte – finestre, sono da preferire quelle con doppio vetro (la cui installazione su serramenti esistenti ha costo ammortizzabile in otto anni il cui effetto garantisce un benessere termico immediato) e “a taglio termico”, in cui cioè è scongiurata la trasmissione del calore attraverso il metallo tra l’esterno e l’interno e viceversa i quali, tra l’altro, offrono normalmente anche un buon isolamento acustico. Le notevoli prestazioni di questo tipo di serramento dal punto di vista dell’isolamento termico corrispondono, tuttavia, anche al loro limite; infatti, contrariamente ai serramenti di una volta che, lasciando filtrare l’aria attraverso fessure e spifferi garantivano un ricambio d’aria pressoché continuo e una certa salubrità degli ambienti interni, i serramenti di nuova generazione, in alluminio, in legno, in legno e alluminio accoppiati o in PVC, sono talmente “stagni” che si rende necessario con una certa frequenza aprire le finestre e arieggiare i locali, e in special modo cucina, bagno e stanze da letto; per evitare che le stanze si raffreddino eccessivamente durante questa operazione, è meglio intervallare l’apertura delle finestre ogni cinque, sei ore e per un tempo limitato a non più di cinque minuti, in modo che l’aria calda non faccia materialmente a tempo ad uscire… Dopo aver chiuso le finestre utili sono i salsicciotti della nonna contro gli spifferi d’aria o i paraspifferi in gomma. Esistono in commercio anche particolari pellicole riflettenti (film estate inverno) con base in alluminio che, stese sui vetri, sono indicate come isolanti termici con il limitato rischio di fenomeni di condensa. L’applicazione è piuttosto semplice e può essere eseguita anche personalmente; rispetto al risparmio sulla “bolletta energetica”, l’investimento economico si ammortizza in 10 anni, ma si scongiura la sensazione di freddo che si percepisce avvicinandosi ai vetri. Si tratta di soluzioni ideali nel caso di serre e verande o di grandi superfici trasparenti. http://www.wecofilm.it Pellicole riflettenti 25 Euro / mq. 1.3 Caldo dentro. Una volta che la variabile dell’ambiente esterno è stata adeguatamente “controllata”, che il rischio di ingresso del freddo sia stato scongiurato e che i diversi aspetti siano stati “risolti”, per rendere la casa rispondente alle nostre esigenze e aspettative dal punto di vista della qualità microclimatica, lo studio si sposta all’interno delle pareti domestiche. Dal punto di vista scientifico, in Italia la temperatura si misura in gradi centigradi. Nella scala centigrada lo 0 è la temperatura a cui l'acqua diviene ghiaccio; il 100 è la temperatura a cui l'acqua bolle; la nostra temperatura corporea si aggira attorno ai 37 gradi centigradi e questo fatto condiziona la nostra percezione delle temperature dell’ambiente che ci circonda; a differenza dell’uomo, invece, il gatto e il cane, oltre ad avere una calda pelliccia isolante, hanno normalmente una temperatura corporea superiore, di circa 38-38,2 °C, che consente loro di superare meglio il regime invernale. Tuttavia, la percezione del caldo e del freddo non sono fattori semplicemente esprimibili con un numero che ne indica, in assoluto, un valore di maggiore o minore temperatura, ma sono esperienze con una forte componente soggettiva che è legata anche al tipo di attività che ciascuno svolge durante la giornata; quante volte, durante questi ultimi mesi, la sensazione di freddo che ci accompagna non trova riscontro nel nostro vicino di scrivania? Quante volte vorremmo alzare la temperatura del riscaldamento, ma ci scontriamo con le esigenze opposte di altri condomini e con le normative contro l’inquinamento da combustibile? Il cosiddetto comfort termoigrometrico esprime il desiderabile stato di benessere all’interno di un ambiente; il suo raggiungimento dipende dalle variabili soggettive legate allo stato psico – fisico, dall’attività svolta e ovviamente anche dal tipo di abbigliamento indossato e che ci protegge, ma soprattutto dalla combinazione con fattori microclimatici ambientali “oggettivi” quali la temperatura, l’umidità e la ventilazione. I criteri di progettazione si prefiggono di regolare tutte le variabili oggettive che influenzano il comfort termico; infatti, alla regolazione del calore occorre associare la regolazione dell’umidità relativa dell’aria (secondo un intervallo compreso tra il 30% e il 70% che ha il punto di massima soddisfazione da parte nostra al 50%) e, infine, la velocità dell’aria che, d’inverno, deve rimanere la più bassa possibile. Il comfort termoigrometrico è lo stato psico-fisico in cui le persone esprimono soddisfazione nei riguardi del microclima, oppure la condizione in cui non si avverte alcuna sensazione di caldo o freddo (condizione di neutralità termica). In un determinato ambiente noi esprimiamo, dunque, una serie di risposte biologiche che vanno da sensazioni di benessere a sensazioni di disagio, (fino a vere e proprie sindromi patologiche di stress da calore). Noi possiamo, inoltre, mettere in atto anche una serie di strategie anti – freddo fino a farle diventare buone abitudini che riducono il rischio di bollette eccessivamente salate. Intanto per cominciare svolgere una qualsiasi attività produce calore; contro la pigrizia, in particolare, l’attività culinaria ha il pregio di metterci a contatto con pietanze calde e con i fornelli e forno, mentre l’abitudine di un bagno caldo o di una doccia corroborante possono, oltre che rilassarci, anche allontanare il freddo “accumulato” durante la giornata che anche un abbigliamento da casa adatto e supporti di calore, come plaid e tappeti, contribuiscono a mantenere. Comunque, l’importante è non coprirsi mai eccessivamente… I tessuti con cui sono fatti i nostri indumenti hanno potere isolante diverso a seconda della quantità d’aria che resta “imprigionata” tra le loro fibre; in tal senso la lana è un ottimo isolante anche perché ha la capacità di lasciare evaporare molto lentamente il vapore acqueo del nostro corpo, evitando un raffreddamento improvviso. Persino il colore degli ambienti e dei tessuti può influire in qualche misura modificando le nostre sensazioni di freddo: i colori scuri assorbono meglio il calore di quelli chiari! 2. Impianti di riscaldamento. Certamente il maggiore contributo al nostro benessere invernale e il risultato più rilevante contro il freddo, sono dovuti ai diversi sistemi riscaldamento domestico. 2.1 I sistemi a convezione. I sistemi a convezione agiscono riscaldando l'aria degli ambienti; durante il loro funzionamento essi determinano un movimento ascensionale dell’aria calda che sale e si concentra a ridosso del soffitto, lasciando il pavimento freddo; il movimento dell’aria contribuisce, inoltre a diffondere il pulviscolo che “bruciato” sporca le pareti con i classici baffi neri e porta ad una maggiore secchezza dell’aria. Occorre, quindi, prevedere adeguati sistemi di umidificazione quali, per esempio i cocci da appendere ai termosifoni che possono anche diffondere profumi e essenze aromatiche. I termosifoni rappresentano un sistema molto diffuso e possono essere in ghisa, in alluminio o acciaio se più nuovi; i termosifoni in ghisa si riscaldano e si raffreddano più lentamente degli altri. In linea di massima l’ideale è optare per quelli in ghisa per gli appartamenti o per le stanze in cui si soggiorna a lungo, mentre è utile scegliere quelli in alluminio o acciaio per le seconde case in cui ci si reca ogni tanto e in cui appena arrivati vorremmo sentirci già a nostro agio. Costo di impianto tipo a radiatori in ghisa, modello standard (Thema della ditta Idealclima), preverniciato colore bianco Euro 2.700,00. Costo di impianto tipo a radiatori in alluminio, modello standard, preverniciato colore bianco Euro 3.000,00. Costo stesso impianto con radiatori in acciaio, modelli di design, (Prolux della ditta Brem) preverniciato lucido, colori a cartella, Euro 5.000,00. I termosifoni raggiungono la massima potenza con temperature dell’acqua calda molto alte, di comprese tra 70 e 80 °C; anche il loro colore e il tipo di vernice possono influire sul loro rendimento: dipingerli con vernici che non ostacolino il passaggio di calore, pulirli regolarmente e utilizzare pannelli di materiale riflettente da posizionare tra il muro e il termosifone stesso, sono accorgimenti per migliorarne il rendimento. Al contrario, coprendo i termosifoni con mensole, davanzali e copertine se ne diminuisce notevolmente il rendimento che è già penalizzato per il fatto che, normalmente, concentrandosi il caldo in alto, abbiamo bisogno di “surriscaldare” gli ambienti per stare bene seduti in poltrona o sdraiati sul letto. In alcuni casi, quando la ricerca di un particolare “sapore” lo consente, il ri –utilizzo di vecchi radiatori in ghisa, magari dotati di sportello scaldavivande e di piedini, è un esperimento che dà buoni risultati; certamente, in fase di ristrutturazione occorrerà verificare, attraverso accurate prove di soffiatura, che il metallo non sia usurato o corroso dall’interno, al punto da perdere acqua durante il funzionamento; in caso occorresse, anche grazie alla modularità degli elementi, è possibile calibrare le dimensioni dei vecchi termosifoni adattandoli alle dimensioni dei nuovi ambienti con delicati ma diffuse procedimenti di saldatura e di ri – verniciatura. Optando per nuovi modelli, l’imbarazzo della scelta deriva anche da gamme di colori pressoché infinite. In ogni caso, un metodo casalingo e “spannometrico” per calcolare il numero di elementi standard per un determinato ambiente consiste nel moltiplicare il volume del locale per il fattore 35 e trovare il numero di Kilocalorie necessarie. Da un comune catalogo occorre trovare le calorie prodotte dal singolo elemento per le quali si divide il totale del fabbisogno. Il risultato rappresenta il numero degli elementi prescelti sufficiente per riscaldare l’ambiente in questione. Per esempio: una stanza di 4x4 metri con altezza di 3 metri, avrà un volume di 48 metricubi. Le Kilocalorie totale per riscaldarlo a temperature di comfort saranno di 1680 unità. Se scelgo un elemento che fornisce singolarmente 40 Kilocalorie, avrò bisogno di 42 elementi da dividere anche in più di un radiatore o su più livelli. ((4x4x3)x35)/calorie fornite da un elemento = numero di elementi uguali. Per adeguare il funzionamento dei termosifoni alle nuove esigenze ed abitudini per il contenimento dei costi e dell’inquinamento, l'Enea suggerisce di installare su ogni radiatore una valvola termostatica per regolare automaticamente l'afflusso di acqua calda in base alla temperatura scelta ed fissata su un'apposita manopola graduata. Una volta impostata la temperatura ottimale, il termostato chiude ed apre proporzionalmente la valvola mantenendo il calore ad un livello costante. http://www.enea.it I ventilconvettori, invece, sono un sistema piuttosto competitivo dal punto di vista della compatibilità ambientale perché funzionano con acqua di mandata a 40-45 °C, facendo circolare “forzatamente” l’aria che, per la relativa velocità che acquisisce, non fa a tempo a stratificarsi al soffitto; grazie alla presenza di filtri, l’aria passando attraverso il ventilconvettore viene “pulita”; è un sistema molto adatto ad ambienti con permanenza discontinua delle persone. Il sistema a ventilconvettori è reversibile e può essere usato anche per produrre “freddo” d’estate. Riscaldamento a ventilconvettori per un appartamento di 75 mq completo di termostato e intercettazioni, montaggio e collaudo Euro 15.000,00. Un sistema a funzionamento misto, convettivo e radiante, è il poco diffuso radiatore a battiscopa, in cui l’acqua calda scorre in tubi di rame o in acciaio posti nella parte dei muri perimetrali più vicina al pavimento. Questo sistema può essere allacciato a qualsiasi tipo di riscaldamento ad acqua indipendentemente dalla fonte di energia utilizzata per produrla. 2.2 I sistemi radianti. I sistemi radianti puri, riscaldano le pareti che rilasciano lentamente calore all’ambiente, consumano meno dei sistemi a convezione e garantiscono una temperatura più uniforme negli ambienti che si raffreddano meno anche durante le operazioni di ricambio dell’aria nei locali. Pareti, pavimenti e soffitti, ma anche arredi, diventano essi stessi elementi riscaldanti. L’aria rimane gradevolmente temperata specialmente nel caso dell’utilizzo su grandi superfici e ad un corretto livello di umidità, scongiurando i fenomeni di condensa sui vetri. Può essere mantenuta una temperatura ambiente più bassa di 2-3 C° rispetto ai sistemi a convezione, con conseguente risparmio energetico, ottenendo lo stesso livello di benessere. I pannelli a pavimento di oggi non necessitano di temperature elevate per funzionare (2545°C, contro i 90 °C necessari nei termosifoni nei periodi più freddi) e utilizzano tubicini “capillari” in materiale plastico o in rame (alle volte “autosaldanti” in caso di rotture) che formano serpentine a circolo chiuso in modo che, qualora se ne rompa una, le altre possano continuare a funzionare e non si verifichino perdite. Dopo pochi minuti dall’accensione, i pannelli si riscaldano e cominciano a funzionare. Per la produzione di acqua sufficientemente calda possono essere efficaci pompe di calore, caldaie a condensazione e almeno parzialmente o ad integrazione, pannelli solari. I pannelli radianti sono utilizzabili anche per il raffrescamento, facendo correre all’interno dei tubi l’acqua fredda, o tiepida, anziché calda. Riscaldamento a pavimento per un appartamento di 75 mq completo di collettori pannelli isolanti premontati, montaggio e collaudo Euro 19.500,00 http://www.lavorincasa.it/impianti/riscaldamento_a_pavimento.php Le stesse tecnologie possono essere impiegate per i pannelli a parete, destinando intere superfici ai pannelli e ricordandosi di porre attenzione nell’appendere quadri o nel posizionare mobili ingombranti che ne limitino la resa. Questo sistema è particolarmente adatto agli ambienti bagno e zone benessere… Anche il camino può essere annoverato tra i sistemi radianti; negli ultimi anni si sta assistendo ad una sua ripresa con tutti gli accorgimenti tecnologici e estetici che ne migliorano il rendimento e l’inserimento armonico nelle nostre case. Certamente il valore del camino va oltre il suo semplice funzionamento: il fuoco è un elemento naturale che ha fatto parte della storia dell’uomo fin dalle origini del mondo; la fiamma che si sprigiona al suo interno è simbolo di vita e contribuisce a creare atmosfere accoglienti e romantiche che si sviluppano attorno al “focolare” che, nel tempo, è diventato espressione pura di intimità domestica. Addossato alle pareti o al centro di un ambiente, il camino si ispira a modelli di localizzazione tradizionali ma oggi le possibilità di scelta spaziano da modelli antichi di recupero a vere e proprie sculture contemporanee. L’efficienza termica dei camini tradizionali, che erano usati anche per cucinare, era molto limitata e la funzione riscaldante era circoscritta ad una zona molto piccola situata in prossimità della bocca. A fronte di un consumo elevato di legno e di ossigeno, era molto alta la produzione di fumi. Le nuove tecnologie di oggi possono garantire, invece, rendimenti molto alti: con la combustione totale della legna, il camino, spreca meno ossigeno, riduce l’emissione di anidride carbonica e aumenta il potere calorifico del combustibile. Inoltre, la scelta di tali impianti in alternativa ad altri o a loro integrazione, può comportare un notevole risparmio, dato che la legna è il combustibile più economico sul mercato (a fronte di una certa “fatica” nel doverselo procurare periodicamente, e nel dover trovare lo spazio per accantonare i ceppi) e risulta conforme a scelte di vita orientate alla bioarchitettura, in quanto il combustibile non è inquinante. I legni migliori sono quello di olmo, di quercia, di leccio, di faggio, o di frassino, a fibra compatta, che bruciano più lentamente − − − − − − Le parti significative del camino sono: il focolare in cui brucia la legna e che si apre verso l’ambiente con una bocca più larga che alta (più o meno grande a seconda delle dimensioni del locale e del camino stesso); il rivestimento decorativo in muratura, pietra, metallo o legno; la cappa (generalmente a forma di piramide tronca che se rivestita di metallo può favorire la propagazione di calore per irraggiamento e agevolare il tiraggio); la canna fumaria in acciaio accoppiato all’alluminio o in muratura, con sezione costante (meglio se circolare) per garantire il buon tiraggio dei fumi; nel caso di una nuova costruzione la canna fumaria deve essere unica per ogni camino, isolata termicamente, e realizzata a norma, mentre nel caso dell’utilizzo di un condotto esistente, deve essere verificato che nessun altro la stia utilizzando per la stessa o per un'altra funzione di esalazione secondaria dei bagni o di immissione dalla cappa aspirante della cucina o della caldaietta (in generale, nei condominii d’epoca, ad ogni unità corrispondevano una o più canne fumarie di pertinenza esclusiva) e che non esistano impedimenti fisici o strozzature al suo interno. La canna fumaria collega il focolare con l’esterno e smaltisce i fumi. Il comignolo che dovrebbe essere posizionato ad almeno un metro di altezza rispetto al colmo del tetto e è meglio che sia disegnato con un profilo anti – vento. Deve essere prevista anche una presa d’aria direttamente in comunicazione con l’esterno che fornisca l’ossigeno per la combustione. Il camino a focolare aperto, può essere artigianale, di recupero o mono – blocco prefabbricato, È dotato di un rendimento termico piuttosto basso, a meno che sia del tipo ventilato e che disponga al suo interno di un condotto da cui l'aria, riscaldata dalla combustione, viene diffusa nel locale tramite grigliette di immissione. I sistemi ad accumulo, sfruttano, invece i principi della stufa perché sono costituiti da una camera di combustione, generalmente in ghisa e materiale “refrattario”, in cui viene prodotto calore ad alta temperatura che scalda le pareti di forte spessore che, a loro volta, trattengono per inerzia termica una grande quantità di calore che, restituita gradualmente al locale. È l’ideale per i locali in cui si soggiorna a lungo. Una ulteriore innovazione nel senso dell’efficienza e della eco - compatibilità caratterizza i sistemi a post – combustione, in cui con processo parallelo a quello principale vengono bruciati i gas residui fino alla produzione di un gas quasi pulito che viene rilasciato nell’ambiente. La stufa a focolare chiuso combina l’irraggiamento del fuoco con la circolazione naturale d’aria. Il suo elevato rendimento consente di realizzare un vero e proprio impianto di riscaldamento per tutto l’appartamento mediante un sistema di ventilatori e canalizzazione forzata che porta l’aria calda nei diversi locali; occorre tenere presente la potenza del caminetto per poter adeguatamente stabilire quanti volumi poter riscaldare. Sebbene si tratti di un sistema reversibile che, a focolare spento, mette in circolo aria fresca, e flessibile anche alla produzione di acqua calda sanitaria, spesso il loro funzionamento secca l’aria dei locali. La scelta di un sistema a focolare chiuso è consigliabile per case di vacanza in cui, senza dover realizzare un apposito locale caldaia, si desidera riscaldare velocemente i locali. La stufa tradizionale in ceramica o maiolica è composta da una camera di combustione ermetica, in mattoni refrattari o in ghisa, che viene riscaldata dal processo di combustione e che accumula il calore, per poi irradiarlo lentamente nell'ambiente circostante. Per esempio, con una combustione della durata di 45 minuti, la stufa può riscaldare un locale per oltre 20 ore ad una temperatura compresa tra 18 sino ai 22 °C e ad una media di umidità ottimale. La stufa può essere utilizzata come riscaldamento aggiuntivo, avendo cura di spegnerla durante la notte o a casa vuota, non solo per ragioni di sicurezza, ma anche per risparmiare; in tal senso una valida alternativa sono le stufe a alimentate a biomasse (combustibili rinnovabili di origine vegetale) tra cui il pellet, un combustibile naturale che si presenta in forma di piccoli cilindri ottenuti pressando segatura, legna di scarto, senza uso di additivi o coloranti, oppure noccioli di oliva trattati, semi di uva, gusci di nocciole e vari, mais, grano, fagioli, ceci ed altri semi. Questi combustibili garantiscono una combustione pulita, neutra, migliore dei combustibili di origine fossile come gasolio, olio combustibile, gas e carbone, i quali causano un aumento del contenuto di ossidi di carbonio e altre sostanze nocive nell'atmosfera. La percentuale di umidità molto più bassa rispetto alla legna tradizionale, garantisce maggiore resa termica con un basso residuo di ceneri. I modelli si stufe a biomasse in commercio sono dotati di sistemi di accensione automatica e programmabile e di caricamento e dosaggio del combustibile automatico e non necessitano di canna fumaria ma richiedono un tubo dalla sezione piuttosto ridotta (circa 8 cm). Per la loro installazione ai sensi della normativa comunitaria, esistono leggi regionali che concedono contributi fino al 50% della spesa per l’acquisto. 3. Come scegliere? La scelta di un sistema di riscaldamento piuttosto che un altro, dipende anche dai costi di gestione dell’impianto e dai consumi a parità di rendimento. Il riscaldamento, in particolare, rappresenta la voce più pesante sui consumi energetici delle famiglie italiane (68%) e da solo rappresenta più della metà delle spese degli Italiani nella gestione per la propria casa. Solo dai primi del Novecento sono stati introdotti impianti condominiali che offrono ancor oggi il vantaggio di poter ripartire la spesa della manutenzione dell’impianto in base ai millesimi su tutti i condomini, ma che presentano l’inconveniente di non soddisfare mai le esigenze individuali e di non offrire possibilità di personalizzazione nell’uso e nei consumi. Oggi si stanno diffondendo impianti condominiali con contabilizzazione separata (obbligatori per gli edifici costruiti dopo il 30 giugno 2000) che, teoricamente, consentono, limitatamente ai mesi in cui l’impianto condominiale è funzionante di decidere autonomamente quando avviare il riscaldamento nel proprio appartamento e per quanto tempo. Il risparmio e la soddisfazione sono garantiti! Un impianto autonomo è l’ideale per ridurre i consumi o personalizzare il funzionamento, ma presenta costi iniziali elevati e necessita di una manutenzione periodica onerosa; non è sempre possibile, inoltre, il distacco del singolo dall’impianto di riscaldamento centralizzato se esistente: allo scopo di rendersi autonomi, occorre l’approvazione della maggioranza dei condomini. E anche in questo caso, l’impianto resta in comune a tutti: quindi, chi si è distaccato, ha l’obbligo di contribuire alle spese di conservazione della caldaia e del resto dell’impianto, oltre a pagare, in generale quelle di consumo del combustibile se non è contrattualmente definita, nel regolamento di condominio, la contabilizzazione separata. 3.1 Le mezze stagioni. Talvolta, durante le mezze stagioni o prima che sia possibile accendere gli impianti condominiali o per le case di vacanza, sarebbe gradevole disporre, anche solo in bagno, di temperature più miti anche in considerazione del fatto che, solitamente, si attraversano questi locali senza il normale abbigliamento anti – freddo e che si esce dalla doccia o dalla vasca bagnati. Un sistema poco noto suggerisce di integrare un normale scalda – salviette con una speciale resistenza elettrica con controllo elettronico e termostato incorporato pressoché invisibile o comunque non molto diversa da una normale valvola, che funziona con un normale interruttore e una normale presa Schuko. Lo scaldasalviette si accenderà come una lampadina e produrrà calore e benessere. Lo stesso sistema può dare interessanti risultati anche nelle lavanderie ove si stendono i panni umidi in modo da scongiurare fastidiosi odori di asciugatura incompleta e da accelerare processi che altrimenti potrebbero richiedere anche un paio di giorni. In alternativa, diversi sistemi portatili che funzionano elettricamente e che derivano dai primi modelli prodotti in Inghilterra alla fine dell’Ottocento e in America negli anni Quaranta. A seconda del mezzo che scorre al loro interno e con cui producono il calore si possono trovare stufette ad olio con una forte inerzia termica e capaci, quindi di restare calde a lungo anche dopo aver staccato la spina; stufette a raggi infrarossi che permettono di direzionare il flusso di calore e di convogliarlo verso un punto particolare; sono più piccole e leggere delle prime e danno l’impressione di essere di fronte al focolare di un camino; stufette a ventilatore utilizzabili anche in bagno solo se adeguatamente protette contro gli spruzzi d’acqua e stufette termoconvettori che sfruttano il principio della naturale tendenza del calore a salire. In tutti i casi sembra utile, prima della scelta e dell’acquisto valutare i consumi elettrici e le dimensioni dei locali da riscaldare e cercare modelli con accensione programmabile e termostato integrato. Per l’uso nei locali bagno e nelle lavanderie sull’apparecchio deve comparire la dicitura IP x 4 o IP x 5. 4. Telecomandare il caldo. Per la maggior parte dei sistemi di riscaldamento con accensione elettrica, attraverso sistemi integrati è possibile regolare la temperatura col telefonino ed arrivare a casa al caldo, o evitare che la casa geli in caso di lunghe assenze. In qualunque momento è possibile ottenere l’invio di un SMS contenente la temperatura rilevata, la regolare presenza della corrente elettrica, lo stato di efficienza della batteria. 5. Sistemi alternativi o (meglio) integrativi. Quando il periodo di funzionamento degli impianti di riscaldamento si protrae per molti mesi all’anno e l’insolazione è sufficiente, è interessante integrare i tradizionali sistemi di riscaldamento con sistemi alternativi e ecologici. I pannelli solari in queste situazioni consentono di raggiungere temperature elevate anche nei periodi freddi. Esistono pannelli solari a diversa tecnologia, vetrati, a tubo di calore e ad aria calda che possono raggiungere una temperature utili per ambienti domestici. In generale i rendimenti più significativi derivano da progettazioni integrate a monte. Per questi sistemi esistono incentivi comunitari o regionali. 6. Il costo del comfort. A seconda della località in cui si vive, il costo del comfort termico può variare sensibilmente. Tuttavia, da una recente ricerca effettuata da Altroconsumo è risultato che in generale il sistema di riscaldamento più conveniente è quello a gas metano che, in effetti, è risultato anche il più diffuso. Per effettuare il confronto tra i vari sistemi Altroconsumo ha tenuto conto dei costi fissi, tra cui l’acquisto e l’installazione degli apparecchi e di quelli annuali di manutenzione e funzionamento, nonché dei consumi di energia, combustibili e canoni. In ordine di convenienza si è classificato poi il sistema alimentato da gpl a cisterna, la cui convenienza è proporzionale all’aumentare del freddo. 7. Normativa e inquinamento. Dopo i gas di scarico delle auto, il riscaldamento domestico è la principale fonte di inquinamento delle città. Con una normale manutenzione sarebbe già possibile ridurre i consumi l'inquinamento del 7%. Secondo l'Enea, ogni anno per riscaldare le case, gli Italiani bruciano circa 14 miliardi di litri di gas, 6,5 miliardi di litri di gasolio, 2 milioni di tonnellate di combustibili solidi, come il carbone e la legna. Gli Italiani spendono, pertanto, circa 50 milioni di Euro per l'acquisto di energia dall'estero, quando è possibile! Inoltre, per affrontare l’emergenza della difficoltà di approvvigionamento di energia dall’estero, il Governo ha imposto di abbassare la temperatura di un grado centigrado rispetto ai 20 °C previsti per le abitazioni per tutto il mese di febbraio. Si dovrà, inoltre, ridurre di un’ora l’attività degli impianti. Inoltre, a partire da quest’anno, sarà obbligatoria l'etichettatura energetica delle case che servirà per indicare, in una sorta di bilancio energetico totale, anche l’eventuale eccessivo costo ambientale del riscaldamento. In Italia, inoltre, esistono delle significative agevolazioni fiscali e contributi a favore di chi effettua interventi volti a migliorare l'efficienza energetica nell’edilizia residenziale: detrazioni IRPEF e riduzioni dell'aliquota IVA. Con questi incentivi si possono fare interventi capaci di dare risparmi anche del 40% dei costi per riscaldamento fin dal primo anno. Inoltre tutti i nuovi edifici e anche nelle ristrutturazioni devono rispettare la normativa sul risparmio energetico (legge 10/91 e DPR 412/93) e quella sulla sicurezza degli impianti (legge 46/90 - norme UNICIG).