1 “Il custode del mio sogno” Tom Cruise “L`amore è sempre paziente

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1 “Il custode del mio sogno” Tom Cruise “L`amore è sempre paziente
“Il custode del mio sogno”
Tom Cruise
“L’amore è sempre paziente e gentile, non è mai geloso …….”
L’amore non è mai presuntuoso o pieno di sé, non è mai scortese o egoista, non si offende e non
porta rancore. L’amore non prova soddisfazione per i peccati degli altri ma si delizia della verità. È
sempre pronto a scusare, a dare fiducia, a sperare e a resistere a qualsiasi tempesta.
Dal film "I passi dell'amore" di Adam Shankman
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Vivo il presente, sogno il futuro, ma ho imparato dal passato…
Col tempo ho imparato che le persone sono importanti ma io lo sono ancora di più, ho imparato che
i sogni vanno inseguiti e non tenuti nel cassetto per quanto grandi possano sembrare, ho imparato
che nella vita nessuno ti regala niente ma ciò che vuoi te lo devi guadagnare col sacrificio e col
lavoro... ho imparato a non fidarmi di nessuno se non di me stesso, ho imparato a non dare più di
quanto ricevo, il resto è meglio tenerselo per sé, può sempre servire.
Ho imparato che la vita bisogna viverla e non esserle succube, ho imparato a sapere vivere con me
stesso prima che con gli altri, a sapermi ascoltare prima di essere ascoltato, ad amarmi prima di
amare, a giudicarmi prima di giudicare, a soffrire prima di godere, ho imparato che raggiungere la
felicità non è poi cosi difficile basta credersi un po' e sapere di essere importanti ciascuno a suo
modo. Come ho sentito dire una volta “la vita è un brivido che vola via, ed è tutto un equilibrio
sopra la follia”.
Ho sempre pensato che le persone esistono per essere amate, e le cose per essere usate, se c’è tanto
caos in questo mondo, è perché le cose vengono amate e le persone vengono usate.
Non ho mai creduto al per sempre “vissero felici e contenti”, credo a quelli che si sopportano e
continuano ad amarsi.
La mattina alle otto sono già sveglia, puntuale mi chiama lui per darmi il buongiorno, di solito sono
sola, i miei genitori scendono presto, faccio colazione con latte e biscotti, entro in bagno faccio una
doccia veloce, mi lavo i denti, metto la crema per il viso e per il corpo, un filo di trucco, faccio una
treccia ai capelli, vado nella mia cameretta metto un jeans e una maglietta, accendo lo stereo,
inserisco il mio cd preferito di Eros Ramazzotti, alzo il volume, e mentre ascolto la radio, inizio a
sbrigare le faccende domestiche a tempo di musica, rifaccio i letti, passo l’aspirapolvere, lavo il
bagno, stendo i panni dalla lavatrice, e cucino.
Rientrano i miei genitori e verso l’una e trenta, pranziamo tutti insieme, chiacchierando del più e del
meno, quando abbiamo finito, mamma sparecchia e pulisce, ed io vado nella mia camera, accendo il
PC, e scrivo, mentre sono collegata a internet, mandando invano e mail al programma di Maria de
Filippi “C’è posta per te”, per conoscere la mia stella, e chattando su facebook con le amiche,
cercando un qualcosa che mi possa aiutare.
Verso le sei del pomeriggio, scendo a fare un giro con lui, con la macchina, incontriamo i nostri
amici, girovaghiamo un po’, e verso le otto, torno a casa per cenare, metto il pigiama, mi lavo i
denti, vado nella mia camera, accendo il televisore, e cambiando canale di continuo, spero di
trovare un buon film, che mi faccia addormentare lentamente.
Non ho cuore, i miei giorni sembrano tutti uguali, senza un’emozione, vivo male, mi arrendo alla
paura, affogo nel futuro e la notte non finisce mai.
Tu mi hai dato il sole, il sorriso sulle labbra, dalla mia mente non vuoi più andare via, ed io vivo,
quando sto vicino a te nel pensiero, vivo dove cammino se questa strada porta a te, vivo quando
vengo a incontrarti nei miei sogni, e muoio quando mi rendo conto che sei finzione e stai per
lasciarmi. Tu mi hai dato un cuore, un pensiero per dimenticare, mi hai dato un sogno che inizia e
non finisce mai.
Non mi resta altro che dimenticare che non sei mio, così diventi fantasia…
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Sono una ragazza italiana, abito in un piccolo paesino sperduto in provincia di Napoli, ho tanti
sogni, e tante incomprensioni. Il mio sogno più grande è quello di vedere l’America.
Nativa di Napoli all’ospedale Cardarelli il 24 gennaio del 1986 alle ore 13 precisamente.
Non posso dimenticare quando la mia mamma mi raccontò che aspettava un maschietto, infatti,
aveva preparato tutto azzurro, e invece al momento del parto si accorsero di essersi sbagliati, mio
padre rimase malissimo, voleva tanto un maschio, mia madre invece quando sentì che ero una
femminuccia, le passarono tutti i dolori, e mia nonna andò a comprare una tutina rosa, ero la più
grande tra tutti i neonati di quel giorno, pesavo 4 kg.
E da questo punto è iniziato tutto il mio percorso, addormentandomi ogni sera nella mia cameretta
facendo finta di essere una principessa, un’attrice importante, una prigioniera, o la donna di un
attore americano famoso. In fondo sono figlia unica e quando si è da soli, si fantastica molto con la
mente.
Sono cresciuta a Napoli una città molto bella con tante risorse che stanno scomparendo, con tante
problematiche, forse troppe, dove i ragazzi che nascono qui non hanno molte possibilità, però ho
avuto la fortuna di crescere in una famiglia come la mia dove mio padre una persona onesta con un
lavoro rispettoso (poliziotto), che mi ha dato sempre massima sicurezza in tutto, dalle cose più
banali come portarmi ovunque senza perdersi mai, o alle cose più vitali come avere sempre un
piatto caldo e un tetto sulla testa; mia madre (casalinga) una donna ottimista, una persona che
nonostante tutto ha sempre visto il bicchiere mezzo pieno, insieme non mi hanno fatto mancare mai
niente.
Per i primi quindici anni ho preso la vita in modo semplice senza pensare a tante cose, andavo a
scuola di danza, mi piaceva davvero tanto il ballo di coppia, avevo le amiche con cui ho condiviso
tutto, però con una era tutto diverso, la mia migliore amica, che con il passare del tempo e degli
imprevisti della vita ci siamo allontanate.
Mi ricordo quando andavo tutti i sabati al bosco di Capodimonte perché i miei nonni paterni
abitavano a Porta Grande, nella palazzina dei principi, essendo mio nonno il custode, era bellissimo
correre in enormi prati avanti e dietro a vuoto con la testa fra le nuvole, mi ricordo che mio nonno
uno di quei sabati mi fece trovare la bici di barbie, non immaginate la mia felicità, quando si è
bambini basta poco per essere al settimo cielo, quando sei grande invece basta poco per complicarti
la vita, a volte vorrei tanto tornare indietro solo ed esclusivamente per provare quei momenti di
quando sei una bambina senza pensieri, senza ricordi, rimpianti, delusioni e tutto quello che
chiunque di noi sa cosa vuol dire.
Ascoltare la radio dal famoso e vecchio walkman che mi era uscito in regalo dalla cartella che
avevo comprato per andare in prima elementare. Ero molto pigra a scuola, però mi piaceva molto
non ho mai fatto capricci, anzi quando tornavo a casa, facevo i compiti e poi non vedevo l’ora che
venisse il giorno dopo per ritornarci.
La mia casa dove ho trascorso gran parte della mia infanzia, adolescenza, e cioè ben ventitré anni
era piuttosto vecchia e malridotta, i miei genitori non erano dotati di grandi possibilità economiche,
però nonostante ciò era una casa modesta perché era abitata da noi tre, devo dire che ci siamo
sacrificati molto in quella casa, non aveva comodità necessarie essendo vecchia, a volte quando ci
penso, dico ma come abbiamo fatto a vivere là, senza riscaldamenti, un bagno che cadeva a pezzi,
senza sole, oh mio dio, meglio cambiare discorso.
Tuttavia ho tanti di quei ricordi che solo io so, belli e brutti che rimarranno per sempre chiusi nel
mio cuore. Certo preferirei tornare ad abitare lì dentro altre mille volte se però affianco a me ci
fosse la mia amica, mio zio Gianni, mio nonno Renato, mia nonna Giuseppina e mio zio Arcangelo.
Persone che adesso purtroppo non ci sono più, se ne sono andate troppo presto.
Io e la mia amica avevamo due anni di differenza, lei era più piccola ed era molto bella, un viso
particolare, insieme uscivamo ogni domenica, facevamo su e giù il corso del nostro paese, dove solo
adesso mi rendo conto di quante cose stupide si fanno da bambine. Abitavamo una di fronte
all’altra, frequentavamo la stessa scuola, avevamo gli stessi hobby e le stesse amicizie, andavamo
molto d’accordo, ma poi litigammo, grazie a me, che non ho saputo tenere stretta un’amicizia in cui
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ci sono cresciuta e che mi ha riempito le giornate durante tutta la mia infanzia, non ho saputo
difendermela. È iniziato tutto quando ho conosciuto un ragazzo che è entrato a far parte della mia
vita e che da allora è cambiato tutto .
Essendo piccola mi sono fatta comandare in tutto, anche nel fatto di vederla o di salutarla, ecco
perché lei mi ha allontanato. Io poi crescendo ho capito che è stato da immaturi comportarsi in
questo modo, Francesca me lo diceva sempre: un’amica è per sempre, gli uomini vanno e vengono.
Fortunatamente quest’uomo non è andato e venuto mi ha solo dato tanti problemi mischiati a tanti
sorrisi.
Mio zio Gianni, fratello di papà, è morto quando aveva trentacinque anni, con un infarto cardiaco,
era lì sul suo divano che controllava la schedina alla tv e all’improvviso tutto cessò, il suo cuore
smise di battere. Io ero piccola avevo sui dieci anni ma me lo ricordo benissimo come potrei
dimenticarlo, è stato molto speciale, si è preso cura di me come un padre insieme all’altro mio zio
Arcangelo. Lui era una persona a dir poco singolare, aveva un bellissimo lavoro, viaggiava molto
per l’America, era fidanzato e quando se ne andò, non ci ho fatto molto caso, ma pian piano che
crescevo sentivo la sua mancanza.
Mentre mio nonno Renato paterno e mia nonna Giuseppina materna sono morti entrambi di
malattia, mio nonno era un grande uomo molto intelligente ha saputo sistemare quattro figli tutti
con un posto ben preciso e non è una cosa da poco, lui nella mia vita è stato una persona molto
molto presente, il suo andarsene è stato accompagnato da un’agonia lunga cui sono stata presente ed
è rimasto il ricordo nella mente, certe volte è meglio non esserci.
Mia nonna Giuseppina, che dire, lei era la mia seconda madre, ero sempre con lei, pranzavo quasi
sempre a casa sua, è inutile dire quanto fosse importante, purtroppo se n’è andata anch’essa in modo
non piacevole.
E poi c'è lui, mio zio Arcangelo, il fratello di mamma, quest’uomo mi ha in pratica cresciuto, non
era speciale ma molto di più, era quel padre giocherellone, che ovviamente mio papà non è, poiché
una persona piuttosto seria e, tutta di un pezzo, mentre mio zio subiva tutti i martiri inimmaginabili,
sono stata molto accanto a lui, era un fruttivendolo faceva i mercati ed io e mia madre eravamo
sempre lì ad aiutarlo. Ogni mattina mi svegliavo con il suono della radio e il rumore del triciclo che
parcheggiava sotto la mia finestra, poiché mio zio passava con il triciclo nei vicoli per vendere la
frutta, io mi alzavo aprivo la finestra della mia vecchia cameretta gli davo il buongiorno e il caffè.
È morto a quarantacinque anni per un incidente sul lavoro per cattiveria umana, mio zio aveva
abbandonato i mercati per fare l’operaio poiché non si vendeva più, la sua storia è molto lunga e
dolorosa, non ha avuto un’esistenza molto facile, posso solo dire che ha abbandonato tre figli e una
moglie, oltre che tutti noi.
In questo frangente che si può dire, oltre che c'è qualcuno lassù che si è accanito alla nostra famiglia
portandoseli via in modo doloroso e lasciando noi qui giù a guardare le sofferenze della vita. Su
questa terra è vietato soggiornare a lungo.
Tutte queste disgrazie hanno fatto in modo che il resto della famiglia si allontanasse sempre di più,
le sciagure di solito avvicinano, ma nel mio caso invece i parenti si sono dissolti, a stento ci
vediamo a Natale, ricordo quando ero piccola prima di tutto ciò, ci riunivamo per ogni occasione,
compleanni, onomastici, Natale, pasqua, sembrava una comunione ogni volta, ora c’è solo
l’amarezza del ricordo.
Adesso credo che sia proprio il caso di tornare a noi, se volessi parlare della mia famiglia non la
smetterei più.
Tornando a noi, sono riuscita a diplomarmi, andavo all’ITIS, in una scuola molto maschile, ero
l’unica ragazza con ventitré ragazzi nella mia classe, mio dio quante volte avrei voluto strangolare
qualcuno, mi tormentavano in continuazione, era davvero difficile ma nonostante tutto c'è l'ho fatta,
mi sono diplomata, che dire, sono più entusiasta, del fatto che sono riuscita a stare cinque anni, in
una classe di soli ragazzi, che del fatto che mi sia diplomata. Molti professori hanno messo il cuore
con me, e molti altri meritavano un vai a fare in culo.
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Ovviamente durante tutto il mio cammino ero e sono fidanzata sempre con lo stesso ragazzo, cui mi
sono dedicata anima e corpo, nonostante fossi una ragazzina, l’ho aiutato a crescere, a formarsi, a
diventare un uomo, facendogli prendere la strada giusta, fino ad arrivare a oggi, e vederlo
realizzato. Evito sempre di parlare di lui, si lo so, posso solo dire che potrei scrivere un libro intero
su questo ragazzo, ma qui non si parla di lui, ma di me.
Finita la scuola, inizio a fare concorsi di vario tipo, facendo qualche lavoretto di tanto in tanto, ma
non sono mai riuscita a fare quello che volevo, il mio obiettivo era diventare infermiera, niente di
particolarmente inarrivabile, ma a Napoli tutto è inaccessibile.
Sono stata davvero male per un bel po’ quando ho dovuto reprimere il mio desiderio lavorativo.
Oggi 30 novembre ’12, sono quasi tre anni che io e la mia famiglia siamo in un grande
appartamento nuovo, in un condominio, dove c’è tutto, io sono innamorata di questa casa, guai a chi
me la tocca, sarà perché non né abbiamo mai avuto una così, mi ricordo quando l’ho vista la prima
volta, mi sono emozionata al solo pensiero di poterci vivere. E dopo una giornata intera passata
insieme con quelli della ditta traslochi, cosa che non auguro a nessuno, sono qui nella mia cameretta
nuova a scrivere.
Dopo sei lunghi anni dal diploma, per me volati, mi sembra di aver chiuso gli occhi e riaverli aperti
adesso, in un attimo senza rendermene conto sono cresciuta, mi sento grande, e senza uno scopo.
Quando andavo a scuola, la più grande amarezza era a volte svegliarmi la mattina e non avere
voglia di incontrare i miei cari amici di scuola, tanto che in certi momenti sapevano davvero essere
disgustosi, conoscete come sono i ragazzi in età adolescenziale, e non vedevo l’ora di scappare da
quella classe. Mentre adesso darei tutto, per sedermi anche per un solo giorno in quell’aula, al
primo banco sulla destra a farmi tante di quelle risate senza motivo sui professori e sugli amici
sgobboni, a volte chiudo gli occhi e si focalizza la mia immagine in quella classe un po’ vecchia, io
ero lì seduta sempre in prima fila non perché mi piacesse, ma non ci vedevo bene alla lavagna, e
quante risate, quante battute. Avere la testa fra le nuvole, e non pensare a niente. La cosa più seria
che avevo da fare, era affrontare la mia professoressa d’italiano, quella donna mi metteva davvero
timore e ansia, ma me la sono sempre cavata nonostante tutto, a scuola ero piuttosto brava, non ero
il massimo, ma c'è l'ho fatta.
Dopo il diploma, il mio unico scopo era di andare all’università di scienze infermieristiche, ho
desiderato tanto entrare in quella facoltà, per ben tre anni ho tentato, ma senza riscontro positivo,
purtroppo i test di ammissione erano basati per la maggior parte di materie che io non avevo mai
studiato, infatti, chi frequenta l’ITIS non ha le basi solide per affrontare quei test, avrei dovuto
frequentare il liceo che era più adeguato, ma quando sei piccola certe cose, non le capisci.
Di conseguenza un po’ per la difficoltà che ho trovato alle prove, un po’ perché a Napoli si
presentarono più di quindicimila persone con soli all’incirca mille posti, davvero impossibile, e un
po’ era dato anche dal fatto che gli imbrogli si presentano anche nelle scuole dove un ragazzo deve
semplicemente studiare, ne ho viste di tutti i colori, e alla fine mi sono rassegnata.
Oramai che dire è un po’ di tempo che i giorni di festa sono diventati normali, una volta aspettare il
giorno del compleanno o un qualsiasi evento, era qualcosa di magico, adesso è un giorno triste,
forse perché ti rendi conto che gli anni passano, i giorni volano, alcune persone importanti nella mia
vita se ne sono andate via per sempre senza neanche accorgermene che le stavo perdendo, ed io
divento sempre più tenebrosa sapendo che ci saranno dolori più grandi e insopportabili della vita,
che mi dovrà riservare.
Aspettare la vacanza di agosto è diventata ormai d’obbligo, andare in vacanza con i genitori e fare
qualsiasi cosa non c’è prezzo, si ritorna bambini, facendo lunghe passeggiate con la bici sul
lungomare, prendere il sole fino a tardi per diventare come una brasiliana, uscire di sera con gli
amici, e divertirsi al massimo, dove nessuno ti conosce, sembra che per un mese tutto il negativo
rimane a casa.
E tu, solo tu, sei la persona che riesce a farmi sorridere anche quando non ne ho voglia, quando tutto
sta precipitando, tu riesci a farmi stare bene, si sei proprio tu che mi hai reso la vita più facile e
semplice. Mamma!
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