LE ULTIME PAROLE DI VALECHKA

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LE ULTIME PAROLE DI VALECHKA
JOHN BEDA
LE ULTIME PAROLE
DI VALECHKA
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Il vecchio aveva invitato i domestici a ritirarsi, non aveva più bisogno di nulla,
quando sentì la porta rinchiudersi dietro Matrena, fu sicuro di essere finalmente
rimasto solo, scelse un disco fra quelli allineati nella libreria e si diresse verso il
grammofono, sapeva già da prima cosa avrebbe ascoltato, il Concerto per Piano no.23
di Mozart di Marya Yudina. Sorrideva pensando a lei, solo lei poteva dirgli quello che
voleva, anche che pregava per i suoi peccati che, secondo lei, erano tanti, ma solo lei
capiva che in fondo non erano così enormi come li dipingevano i suoi nemici, per non
parlare di tutti quei traditori di cui per il bene del paese aveva dovuto sbarazzarsi. Solo
lei poteva concedersi quella libertà di parola che era costata così cara a chi ne aveva
fatto uso in modo non appropriato....maledetti poeti, scribacchini, gente incapace di
tenere la bocca chiusa mentre, secondo lui, musicisti e compositori si accontentano di
tutto un altro linguaggio, è Dio che parla attraverso le loro note, usano solo quello, e
riescono solo per quello a tenere la bocca chiusa.
.........
Ora giaceva a terra, paralizzato, non poteva muoversi...no, non era quell’incubo che
ogni tanto in tutti quegli anni passati, anche quando studiava in seminario, tornava
durante il sonno, quell’incubo che lo teneva immobile, che gli impediva di muoversi per
accendere la luce, per suonare il campanello, per chiedere aiuto...era un incubo che solo
un demone poteva causare, lo sapeva, solo dopo sforzi che ogni volta gli sembravano
sovrumani se ne liberava, come se spezzasse una catena e così poteva allungare una
mano per accendere la luce, suonare il campanello per chiamare i domestici, Valechka
era la prima ad accorrere lì a Sontsevo, ogni volta era come rompere un brutto
incantesimo...ma ora quell’incubo era diventato realtà..era steso a terra, sentiva la
puntina del grammofono che graffiava il disco di Mar’ja Venianimovna...il demone gli
aveva lasciato solo la capacità di sentire, di pensare, di vedere, ma questa volta non
poteva allungare la mano, la parte destra del suo corpo non rispondeva, non gli era mai
successo prima, prima era tutto il corpo...
‘La musica tira fuori la bestia dall’uomo’, pensava, ri rendeva conto che cercava di
distrarsi pensando a Mar’ja Venianimovna ‘mi sono commosso quando ho sentito, anni
fa, le sue prime note alla radio nel Concerto no.23 in la maggiore KV 488 di Mozart,
che ho voluto risentire, chissà forse sarà l’ultimo... Allegro...Adagio...Presto...mi sono
sentito rinascere dopo quella stupida baldoria con quei cretini...questa è la mia vera
cassaforte...Le ho fatto avere il Premio Stalin e lei per tutta risposta ha donato il premio
in rubli ai poveri per impetrare ‘preghiere perpetue per i miei peccati’, i miei
collaboratori si aspettavano che la mandassi alla Lubjanka, e poi in Siberia, nessuno di
loro avrebbe scommesso un copeco sulla sua incolumità, stupidi, non sanno che
anch’io avrei fatto lo stesso. Mar’ja Veniaminovna può dirmi tutto quello che vuole, è
il mio yurodivy, nessun altro, salvo qualcuno...una persona umile e fedele in questa casa
di cui nessuno sospetta che anche lei ha toccato il mio cuore...davanti al Giudizio di
Dio lo Zar e lo schiavo, lei, saranno uguali....io sarei per molti come..peggio di Ivan
Groznyi, ma cosa posso farci se a me come a Ivan Dio ha dato questa terribile
capacità di vedere in fondo all’animo umano...le punizioni e le crudeltà di cui ci
accusano avvengono solo ‘a motivo della follia degli uomini perfidi e malvagi”, come fanno le
anime buone a chiamare campioni uomini marcescibili e infidi’, ecco cosa pensava Ivan...nessuno
sotto di lui, nemmeno gli opricniki poteva ritenersi al sicuro, io ho fatto lo stesso
anche con i miei parenti più stretti...i miei anni in seminario mi hanno insegnato
molto...quel passo nei Vangeli in cui Gesù viene avvertito che fuori c’è la sua famiglia
che lo aspetta e lui che risponde di mandarli via perchè la sua famiglia sono loro, i suoi
discepoli...io ho...eseguito...mi sono distanziato da tutto...anche io miei discepoli ho
colpito, come avrebbe dovuto fare Gesù con Pietro, con il mio groza, il tuono, il
fulmine, non ho fatto alcuna differenza....salvo per queste due persone... e gli stupidi di
nuovo si sorprendono perchè non abbia risparmiato nessuno, nemmeno i miei familiari,
ma proprio questo sarà il Giudizio Divino...nessuno sarà risparmiato, nessuno...”Guai
all’uomo che è governato dalla moglie, guai alle città che governano in molti”, ecco cosa disse un
profeta,” il potere dei molti è simile alla dissennatezza femminile, se gli uomini non sottostanno al
potere di un solo, finiranno in preda alla dissennatezza femminile...” io ne so qualcosa...è per
questo che sono rimasto solo, e solo morirò senza una famiglia che venga in mio aiuto
se sarò colpito di notte, all’improvviso...senza una moglie...come...adesso.
Mi hai rovinato la vita...come hai potuto fare questo? come hai potuto lasciare i
bambini? oh Nadya, Nadya, ma cosa hai fatto? mi hai distrutto...la vita....va bene per i
bambini, loro dimenticano dopo qualche giorno, ma come hai potuto fare questo a
me?...ma come?! la Zarina, la Basilissa che se ne va, che ritorna sui suoi passi, che
oltrepassa le porte dello Zar senza più rientrare?! oh Nadya...ma cos’hai fatto? i primi
anni mi volgevo verso la mia destra per toccarti, per parlarti e tu non eri più lì...per
sempre...dopo venti anni è...ancora come il primo giorno....ma forse ...così doveva
essere...un prete sposato non è un prete!...mia madre diceva che avrei fatto meglio come
prete, che avrei fatto una bella carriera, forse aveva ragione lei...il Vozhd, il Grande
Capo, l’Aquila di Montagna, Genghis Khan, morirà solo come un cane...mentre tutti i
miei scagnozzi se ne tornano a casa dalle loro mogli...trovano il letto caldo mentre il
mio da allora è stato per lo più freddo...io so cosa pensano, che io li trattengo fino alle
prime ore del mattino ingozzandoli di cibo di vino georgiano e di vodka perchè non
voglio rimanere solo, perchè sono rimasto solo...tutto il mio potere e nemmeno una
piccola, semplice moglie...anche Svetlana mi ha abbandonato, anche lei, mia figlia, su
cui avevo rposto la mia ultima fiducia nell famiglia, anche lei se n’è uscita da una porta
di servizio...per sempre anche lei...chissà chi ci sarà al mio funerale...forse trascineranno
il mio cadavere come Caligola, per le strade di Mosca per poi, fatto a pezzi, buttarlo
nel fiume oppure...ci sarà così tanta gente, molti verranno calpestati dalle ressa e un
mugik venuto dalla Mongolia domanderà a qualcuno, come successe al funerale di
Dostoievsky, se per caso stanno seppellendo un apostolo...
Oh Nadya, Nadya!...Ekaterina Izmailova...oh, che dico!..Lady Macbeth, del Distretto di
Mtensk...nessuno ha mai capito perchè quel brutto giorno di gennaio del 1936 lasciai il
teatro Maly al primo intervallo...il mio articolo sulla Pravda la mattina dopo che
stroncava l’opera di Dmitri Dmitrievich...nemmeno lui...un grande musicista con il suo
intuito, ma dove hanno il cuore gli uomini?, nemmeno lui ha mai intuito cosa c’era
dietro...Ekaterina Izmailova era lei, era Nadya...era la sua voce, i suoi lamenti...non le
bastava come a Ekaterina di essere la Padrona, la Zarina, la Basilissa...era scontenta...e
io ho punito tutti quelli che l’hanno aiutata, da chi le ha regalato quella pistola
giocattolo con cui si è sparata al cuore, a chi l’ha ascoltata, incoraggiata nelle sue
incertezze e accompagnata nella sua ultima passeggiata... come Polina Molotova che ora
da grande dama del nostro paese si trova in un gulag sospirando per una bella
saponetta, per un pezzo di pane, per una cipolla intera...ma niente nessuno potrà
restituirmi Nadya, nemmeno la mia vendetta...
Mi ricordo tutte le parole di Ekaterina Izmailova, ancora, dopo vent’anni, quel
gennaio del 1935:
‘Ah, che tristezza. Da impiccarsi! Sono così annoiata. E’ evidente: ho dormito tutta la notte, mi sono
alzata, ho preso il tè con mio marito, mi sono messa a letto di nuovo. Cos’altro ho da fare? Mio Dio,
mio Dio, che tristezza! Da ragazza vivevo meglio. Non avevo un soldo, sì, ma almeno ero libera. E
ora non è vita, è un bagno di noia. Sono la sposa del ricchissimo mercante Zinovy Borisovich Izmailov.
Ora è già primavera, la natura è in fiore, la primavera fa gioire tutta l’umanità. Non ci sono che io a
non avere niente da fare; soltanto io sono così triste, non ho alcuna gioia a questo mondo.’
Ma come, come...Dmitrij Dmitrievich, quel maledetto Shostakovich ha potuto mettere
in bocca alla moglie insoddisfatta di un mercante le parole, i pensieri di Nadya...chi,
come? che ci sia qualcosa...di altro...come hanno cercato ad insegnarmi in seminario?!
come si spiega tutto questo? e come si spiega che nessuno ha capito cosa significavano
quelle parole per me? l’articolo sulla Pravda il giorno dopo era di mia mano ma mi sono
guardato bene da far trapelare i miei veri pensieri nella bocciatura che ho fatto di
quell’opera...
Lo stesso destino di Anastasia, nel 1560, la mia Nadya, avvelenata da chi le ha dato
quella pistola giocattolo a chi ha fatto l’ultima passeggiata con lei...proprio così...
“Perchè mi hai separato da mia moglie?...Se solo non avessi preso da me la mia giovane moglie
allora non ci sarebbero stati sacrifici a Cronus’ Iunitsi moeia...la mia giovane moglie.” è quello che è
successo a Ivan Groznyi, quelle erano parole di Ivan al Principe Kurbsky, il primo dei
traditori,
è successo a me, anche lui rinchiuso in una cittadella assediata
continuamente dai boiardi, dal tradimento delle persone più vicine , parenti in prima
linea, amato solo dalle persone semplici come ...come Valecka...cameriere, cuochi,
come Parfenii, lo yurodivy di Ivan, un santo idiota, per me Mar’ja Yudina, perchè non
l’ho toccata? ma perchè voleva...il mio bene...diceva la verità senza volere la mia
caduta...perchè, lo so, pregava per la mia anima
‘Lascia che l’angelo preghi per me, che io riesca a pentirmi delle mie cattive azioni e che riesca a
scrollarmi di dosso i miei peccati. Io devo andare lontano con te, temibile angelo, non spaventarmi nella
mia impotenza...dammi da bere dalla coppa della salvezza..non lasciarmi solo...Santissima Regina
sollevami con la tua grazia dai miei peccati.’
Ecco la preghiera che secondo Parfenii Ivan doveva recitare incessantemente perchè
la morte era vicina e...cos’altro ha fatto Mar’ja ordinandomi di mettere il Concerto per
piano di Mozart...
Ma lo sapete tutti voi che nè io, nè Ivan abbiamo chiesto di essere quello che
siamo stati?! io, io...io avrei preferito essere come Yuri Vasil’evich, il fratello di Ivan,
che invece di fare guerre, bruciare città, villaggi, sterminare , torturare chi lo tradiva o
era pronto a tradirlo preferiva tirare le corde delle campane delle chiese del
Cremlino...chi, chi ci ha regalato questo destino di...di far capire a tutti quaggiù cosa li
aspetta nell’altro mondo...di anticipare il Giudizio Universale, una piccola prova...noi,
noi due eravamo, siamo stati, semplici messaggeri...
A Ivan piaceva cantare in chiesa....tutti sanno che altrettanto sapevo fare io con
una voce da tenore professionale...
‘Sì,’ l’ho ammesso una volta discorrendo ‘sono successi tanti assassinii’, ingegneri,
uomini di chiesa, poeti, generali, ufficiali, politici, compagni bolscevici della vecchia
guardia, contadini teste dure, contro-rivoluzionari ma solo facendo piazza pulita avrei
potuto portare la grande Russia dove è arrivata, prima di me lo ha fatto Ivan e tanti altri
prima di noi, fra dieci, venti’anni nessuno si ricorderà di queste ‘vittime’, come nessuno
si ricorda dei boiardi trucidati da Ivan, la storia è, diventa solo polvere...questo è il
prezzo che dovevamo far pagare senza guardare in faccia a nessuno,per fare grande la
Russia...io non ho voluto fare grande la Georgia o l’Ossezia “...il tempo si è fatto breve; d’ora
innanzi, quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero; quelli che piangono, come se non
piangessero; quelli che gioiscono come se non gioissero; quelli che comprano, come se non possedessero;
quelli che usano i beni di questo mondo, come se non li usassero pienamente...’ E io cosa ho fatto?
lo stesso...ho applicato alla lettera questa esortazione dell’apostolo Paolo, che non
potrebbe biasimarmi...A cominciare dalle nostre famiglie.. le famiglie...bisognava dare
un esempio... Ivan il Terribile con Ivan Ivanovich, lo zarèvich e suo erede, Pietro il
Grande torturando il figlio e erede prima di ucciderlo...un distacco grandioso dagli
affetti terrestri...Ivan conosceva bene il Vecchio e il Nuovo Testamento, i Vangeli e
gli Apocrifi...anch’io...
“Quelli che hanno moglie, vivano come se non l’avessero...”Anastasia e Nadya...avrebbero dovuto
essere sepolte insieme...era scritto che per fare quello che abbiamo fatto non dovevamo
avere una vera zarina, fedele, sempre accanto a noi, fino alla fine...tutto questo per
separarci da ogni affetto terreno...chissà perchè ...non senza ragione Gesù a chi lo
avverte che dietro la porta sono i suoi parenti che lo aspettano dice di mandarli via,
perchè i suoi veri parenti sono loro , i suoi apostoli ma anche loro, Pietro ad esempio
pronto a rinnegarlo tre volte prima del canto del gallo, così ho fatto io, perchè sono
stato...costretto...i miei figli...una condanna piuttosto che un premio averli...uno, due,
tre, l’ultima, Svetlana mi ha dato il colpo di grazia...sono rimasti gli ‘apostoli’, uno,
Lavrenti Pavlevich che gongola vedendomi morente, lo vedo che dopo avermi baciato
la mano piangente come un mendicante canticchia canzoni georgiane su un dondolo
nel suo giardino sicuro di prendere il mio posto, mentre gli altri ‘apostoli’ gli hanno
appena inviato qualcuno a prelevarlo...si sarebbe detto ai tempi di Ivan che li avevo
mandati io dall’oltretomba per punirlo per il veleno che aveva versato nella mia coppa
di vino...e in quella di Anastasia...
‘Perchè non ti fai monaco?Salva l’anima, vecchio mio, resta nel monastero’, disse un
contadino a Tolstoj che fuggiva dalla moglie e da tutto il resto...ma chi ne esce bene
nella sua fuga è il capostazione di Astàpovo che gli dette una bella camera per morire,
chi ne esce bene è Iuri Vasil’evich che suona le campane delle chiese del
Cremlino...forse aveva ragione mia madre che mi avrebbe preferito capostazione invece
di zar di tutte le Russia. Tolstoj venne spogliato, disteso, coperto con una imbottita di
lana, le luci vennero attenuate , ma i suoi tremiti aumentarono ‘....abbiamo preso il treno,
siamo partiti. Abbiamo viaggiato bene, ma verso le cinque sono cominciati i brividi, poi 40 gradi di
febbre, siamo rimasti ad Astàpovo, il gentile capostazione ci ha dato una bella camera’, così annota
Lev Nikolàevic prima di morire. Non è granchè per uno che si credeva un grand’uomo,
sono le parole di un ragioniere, di un notaio. So che molti si sono domandati cosa ne
avrei fatto di lui, immaginadosi chissà che, ma l’avrei lasciato in pace come ho fatto con
tanti altri, Pasternak ad esempio, uno che vive fra le nuvole, Lev Nikolàevic con tutte
quelle chiacchere su redenzione e salvezza, ha, ha , ha, ma li conosceva gli uomini lui
come li ho conosciuti io?! lui che pensava che un qualsiasi mugik puzzolente fosse
migliore di noi, di lui...non c’è salvezza e redenzione per loro ed io sono stato
incaricato dal destino di dimostrarlo, a cominciare dai parenti più stretti...ma forse ce li
portiamo sotto terra insieme a noi? quel colpo di pistola al cuore di Nadya, inflitto da sè
stessa, mi ha scoperto che si nasce soli e così si muore, tutto il resto sono
sciocchezze...faceva bene Ivan a sterminare i suoi nemici insieme ai figli, anche lattanti,
il cugino Vladimir di Staritsa e sua figlia di nove anni? ma sì, non avrei alzato ciglio se
avesse riservato per me e per Svetlana la stessa sorte, giusto...a giudicare cosa mi ha
riservato essere padre...la freddezza della terra gelida che ci accoglie qui in Russia, la
stessa freddezza per i propri ‘cari’...Makarii, il metropolita lo sapeva che Ivan aveva
capito ‘tutto’, lo riprendeva, ma faceva ‘finta’, recitava la sua parte.
Quel colpo di pistola di Nadya mi ha spalancato il mondo, un altro a cui tutti
questi idioti non vogliono credere, il marosh, il gelo che ci circonda, che ci avviluppa
dalla nascita una volta staccati dal cordone umbilicale, altro che il tepore della vita
domestica, della famiglia, un’illusione di cui io non ho mai potuto godere.
Dicono che ho detto a tutta la servitù di non disturbarmi quando ho lasciato
andare via quei quattro idioti alle quattro di mattina del primo marzo, ma non mi
ricordo di averlo detto, avrebbero dovuto portarmi il mio solito bicchiere di te con una
fetta di limone alle dieci di mattina, ma nessuno è venuto...c’è stato qualcun altro che ha
preso in mano la situazione...Ora che il gelo comincia a salire dai miei piedi, inzuppato
di urina come sono, mi hanno lasciato per terra per un giorno intero, qualcuno ha
acceso la luce alle sei e mezza di sera del primo marzo, ma non ero io, mi hanno trovato
per terra, l’orologio accanto a me fermo alle sei e mezzo, qualcuno lo ha fermato, non
hanno osato spostarmi per paura che li avrei distrutti se fossi tornato in me, hanno
lasciato il giradischi
girare per ore, era Mar’ja Venianimovna l’unica a farmi
compagnia gracchiando, ora rivedo tutto quello che ho fatto e rivedendo questi vermi
attorno a me che stanno già litigando su come spartirsi i miei pantaloni, la mia camicia
inzuppati di urina, provano a pulirmi con acqua e aceto come si fa...nei frigoriferi per
cancellare i liquami del cibo guasto...l’ho visto fare a Valecka...
Veramente non avrei potuto fare altrimenti’, ‘dovevo fare tutto quello che ho
fatto...solo qui in Russia si capiscono a fondo queste cose...quelle anime deboli
dell’Occidente non capiranno mai come si capisce ‘tutto’ qui in Russia...per cominciare
che d’inverno qui alle tre del pomeriggio è già notte...le tenebre cominciano presto per
noi...solo chi vive fra le tenebre riesce a ‘vedere’. Come io ora sto ‘vedendo’ la mia
morte.
Destinato a ‘vedere’!...fino in fondo all’inferno...far capire a tutti che la Morte
arriverà come un ladro...mentre meno te l’aspetti!...quanti, quanti in questo paese non
hanno dormito la notte temendo che quei passi nelle scale avrebbero portato alla soglia
di casa loro!...non è stato questo una prova per tutti di un Piccolo Giudizio
Universale?...e io sono stato ‘incaricato’ di mettere alla prova tutti...avrei preferito
appendermi alle corde delle campane delle chiese del Cremlino come Iuri Vasil’evic,
suonarle, ‘Din, don, din, don...’...era un’artista Iuri Vasil’evic, era molto amato dal
fratello Ivan...più fortunato di me Ivan...con gli affetti familiari... Nadja...Anastasia...il
corpo caldo di una donna, giorno, dopo giorno, notte dopo notte, nel tuo letto...no, io
non l’ho avuto...Nadya mi ha lasciato il posto vuoto accanto a me...non dormo più in
un letto, dormo su un divano...un destino peggiore di un qualsiasi contadino.
‘Mio piccolo pulcino!
Ho ricevuto la tua lettera. Grazie per il pesce che tu hai pescato. Ma, per favore, mia piccola padrona,
non mandarmi più pesci. Grandi baci dal tuo papotchka’
Mi illudevo con mia figlia, Vasily era ormai perduto fin da bambino,ora un inutile
ubriacone, Iakov è finito come è finito contro un reticolato, lo stesso destino dei
primogeniti di Ivan e di Pietro, io pure l’ho ucciso rifiutando di scambiarlo con un
feldmarescaillo tedesco... mi illudevo con lei, era un angolo che mi ero riservato e poi,
poi...ecco cosa scrivevo a Svetlana...illuso, imbecille...nessuna sa cosa mi è passato per la
testa quando mi sono reso conto che anche lei mi aveva tradito...quel Kapler..come
amante...ma come? come la madre...Ekaterina Izmailova...maledetti artisti che riescono a
capire dove gli altri non arrivano....yurodivij ...perchè Dmitrij Dmitrievich non ha fatto,
non ha composto niente che illumini il tradimento, quelle frecciate che spaccano il
cuore, quelle frecciate che solo le donne sanno indirizzare nel punto giusto,al momento
giusto, come un arciere infallibile, mi ha trattato come un criminale...frecciate... dove
nessun uomo potrebbe mai arrivare...solo Pushkin nella Figlia del Capitano e Mar’ja
Venianimovna quando suona per me e...e....non certo questi miserabili skomorokhi,
buffoni, menestrelli che mi tengono compagnia quando ne ho voglia...sanno tutti che li
posso spazzare via...tutti...si stanno già accapigliando sulle mie spoglie...mi seppelliranno
accanto a Vladimir Ilyich, mi imbalsameranno come lui, poi mi disseppelliranno
buttandomi in qualche angolo oscuro, facendo a me da morto quello che non
avrebbero mai osato fare a me da vivo... nessuno dei miei scagnozzi si porterà
appresso dovunque vada la mia maschera mortuaria come ho fatto io con quella di
Vladimir Ilych....A Polina Semionovna, lei che era la grande dama dei profumi ora
manca il sapone, il pane e le cipolle laggiù a Kustanai, in Asia Centrale, dove l’ho
confinata insieme a detenute comuni e che dovrei dire io di Nadya, avrebbe dovuto fare
la fine di Ekaterina Izmailova, è lei che l’ha influenzata , che le ha consigliato l’ultimo
libro che ha letto, quel maledetto Cappello Verde, con quelle stupidaggini sul tragico
destino amoroso di una donna...sciocchezze...ne hanno fatto anche un film con Greta
Garbo che fra l’altro non era nemmeno una donna...la mia Nadya, la zarina intrappolata
in una sudicia rete borghese! come l’altra, Mar’ja Fedorovna ...la mia zarina finita
come le figlie di quello stupido zar...ognuna con un busto coperto di diamanti...la loro
armatura...i giustizieri non sapevano perchè non potevano finirle...erano intrappolate in
un’armatura di diamanti...le pallottole si infrangevano sui diamanti...le mie pallottole si
sono infrante su di te...e tu, tu hai scelto una fessura conosciuta solo da te e ti sei infilata
una pallottola nel cuore....
Oh Nadya, Nadya...il tuo naso all’insù, le labbra sottili...un fiore ...trafitto...nella
bara... una mimosa insanguinata...la mimosa appena la tocchi si rinchiude...così ha fatto
lei con me! Ma cos’hai fatto?!..c’era così tanto da fare...è possibile che non hai capito
che non avevo il tempo di vedere con te i film con Greta Garbo?! Lo sai che ho smesso
di ballare da quando te ne sei andata?!..
‘Che ogni giorno marito e moglie si parlino e si consiglino su ogni cosa..Che ogni giorno la moglie
conversi con il marito, che si consigli con lui riguardo a ogni faccenda...Essa stessa non stia con le mani
in mano...perchè altrimenti le serve la imiterranno...Le alacri e buone mogli sono profitto e cura in ogni
cosa.Chi taglia conservi gli avanzi di stoffa...’ Gli avanzi di stoffa, non mi ha lasciato
nemmeno gli avanzi di stoffa!...’Se il marito stesso non fa quello che c’è scritto in questo libro di
precetti, se non dà insegnamenti alla moglie...e non insegna alla sua gente secondo questo libro, egli
stesso si perderà in questo secolo e nel futuro e anche la sua casa perirà..’ E’ successo tutto come
previsto dal Domostroj...ma io e l’autore dell’Organizzazione della casa non potevamo mai
immaginare che la padrona di casa si impiccase...non era previsto...ma sarebbe stato
prevedibile se fossi stato più attento...me lo trovo sempre davanti quel libro, come se
una mano ignota lo infilasse proprio dove sto prendendo un altro libro...che sia ‘lei’
che si diverte a torturarmi?!...e io non posso fare a meno di aprirlo...’Chi taglia conservi gli
avanzi di stoffe...’...ma qui a Kuntsevo c’è qualcuno che taglia e conserva gli avanzi di
stoffe...e quando apro l’armadio e vedo la mia biancheria tutta in ordine posso dire:‘Ecco
perchè dalla gente per bene, dove c’è una brava padrona, la casa è sempre pulita e tutto in ordine. Tutto
è ritirato al proprio posto, pulito spazzato, tutto è in ordine: è come entrare in Paradiso...’
...Ora non mi resta che cantare i Vespri con la mia voce angelica arrochita
dall’età...ero il primo tenore nell’ala destra del coro...e ora ti canto Nadya
Sto seppellendo l’oro,
seppellendo l’oro...
Oppure Suliko, la mia canzone favorita georgiana,oppure Tsintskaro, ricordi? dove sei,
dove sei mia bella moglie?...
Ero anche il migliore lettore dei Salmi ... Il Libro dei Salmi di Davide ...Churchill era
stupito...quando gli ho detto che tutto quello che appartiene al passato appartiene a
Dio...come se non sapessi...loro sono i veri senza-Dio, non noi...e la faccia stupita di
quell’americano quando gli ho detto che ‘Solo Dio può perdonare’!, Ivan avrebbe detto
le stesse cose...e se ci incontrassimo io, Ivan Grozny e Pietro il Grande accanto al
Creatore mentre Churchill, Roosevelt e tutti quelli come loro dall’inferno ci guardano
non credendo ai loro occhi? perchè questa è la grandezza di Dio che non ama gli
ipocriti, i mercanti del Tempio....Ivan è morto ‘nella forma di un angelo’ con il vestito
da monaco, è morto con il nome di Iona...ma come fanno questi porci a scommettere, a
essere sicuri su chi sarà salvato e chi no!...
Nadya era gelosa, perfino della parrucchiera del Cremlino....Queste donne con idee,
difficile starci insieme,...le conosciamo...sono aringhe con idee, pelle e ossa...non
vogliono sporcarsi le mani nemmeno con le rose...per non parlare dell’orto...i miei
limoni, le mie rose li ho coltivati da solo, come...un prete...il prete che avrei dovuto
diventare...Charkviani, il prete che mi ha insegnato l’alfabeto, anche lui amava le
piante...anche lui prete...odorava di incenso e di miele Charkviani...anch’io forse
tuttora...me lo ha detto una volta Valentina Istomina, Valecka...’Compagno Stalin, ma
lo sa...che a volte lei odora di incenso e...di miele!...’ Diventò tutta rossa, due palle rosse
sulle guance in quel bel viso tondo da baba, io mi misi a ridere,era impaurita ma io la
tranquillizzai dicendole ‘...forse hai ragione Valecka...’, come aveva ragione quando a
mia domanda rispose con quel suo accento di contadina che, da veri russi, non
dovevamo abbandonare Mosca presa d’assalto dai tedeschi.
Eppure c’è chi crede che io odori di sangue...avranno ragione tutti e due...Ne ho
invitate molte a Kuntsevo, dive..Helena Yegorova....Galya...No...no..era al Cremlino
quella maledetta notte, Nadya si ingelosì di lei...e poi...Cantanti, ballerine...Natalya
Schpiller, Vera Davydova, belle georgiane...circasse...come piacevano a Ivan che sposò
una Cherkassky...ballerine, le mie favorite...molte, una in particolare,
Olga
Lepeshinskaya..... volava come una libellula, era una farfalla...ma nessuna mi avrebbe
mai lavato e stirato come Valecka...la biancheria per il letto...letto? divano....pronta,
fresca ogni sera...dovunque...solo lei sapeva dove avrei dormito...tutti questi traditori
non dovevano sapere dove dormivo...i miei indumenti intimi tutti allineati i panni di
Ghengis Khan nell’armadio...splendenti di bianco come...fiori in primavera...quando
rimanevo solo la sera dopo avere mandato via tutti, disgustato dalla loro miseria,
ebbene mi riprendevo aprendo l’armadio con le mie mutande, le mie maglie...era come
tagliare a metà una bella cipolla, impolverata di fuori, sporca di terra ma dentro intatta,
pulita... quel bianco immacolato mi ridava un’innocenza che pensavo di avere perduto...
...E’ che la terra russa....si veste di bianco d’inverno ma ama anche i contrasti...come i
veri artisti...il rosso...è avida di rosso...
Non sarai più fra i vivi,
non t’alzerai dalla neve.
Ventotto colpi di baionetta, cinque di fucile.
Ah, l’amara veste nuova
che all’amico cucivo.
Ghiotta è la terra russa, ghiotta
di sangue fresco.
come ha detto una volta quella monaca-puttana, Anna Andreevna, la Achmatova,
spero che non mi senta, anche lei un’altra aringa piena di idee...forse Nadya la leggeva,
senza dirmelo...
Eppure mi è piaciuta anche questa
Il miele selvatico sa di libertà,
la polvere del raggio di sole,
la bocca verginale di viola,
e l’oro di nulla.
La reseda sa d’acqua,
e l’amore di mela,
ma noi abbiamo appreso per sempre
che il sangue sa solo di sangue...
...Ghiotta la terra russa, ghiotta di sangue fresco...giusto a me e ad Ivan Groznyi è toccato di
nutrirla...così secondo il Sobor del 1566
...più di 300 membri della ‘corte del tiranno’ si incontrarono per discutere con il Principe, nel corso
della quale osservarono:’ Nostro Signore illustrissimo padrone, perchè ordini la morte di innocenti
fratelli...hai scatenato i tuoi accoliti contro di noi per compensarci del nostro servizio. Rapiscono i
nostri fratelli e parenti, insultano, tormentano, trattano male, rovinano e infine ci uccidono...
...Hoyda! hoyda! era il grido di guerra di Ivan , era il grido selvaggio della cavalleria
delle steppe...ecco chi mi sta vicino ora sente solo un Dzh...dzh...dzh...cercano di
parlarmi e io rispondo con il grido di guerra di Ivan..’”..lui e i suoi figli delle tenebre, gli
oprichniki, come un pazzo circondato da pazzi galoppavano a tutta velocità guardando con piacere ai
pezzi di Cristiani sotto i loro piedi “ così qualche anima buona descriveva al tempo qualcuna
delle azioni di Ivan...anime buone...
...Ma non è finita..anche se non riesco a divincolarmi da quel terribile abbraccio dei
miei incubi...eppure Lev Sergeyevich....Theremin...mi ha consigliato qualcosa che faccio
ogni sera, da solo, senza che nessuno sappia, dopo aver visto sotto il letto dove dormo,
per vanificare i tradimenti...ha funzionato fino all’altra sera ma non ho fatto in tempo
...non avrei dovuto mettere il disco del Concerto con Mar’ja Venianimovna...ero
indeciso fra le due azioni...anche un bicchiere d’acqua volevo...ma riesco a vedere, a
sentire tutto anche se metà del mio corpo, quella destra, quella vicina alla luce, non
risponde più... Ma perchè non sono venuti prima..Matrena e Pavel....sanno che chiamo
alle dieci di mattina per un bicchiere di te....e poi domenica...era domenica..hanno
aspettato fino alle dieci di sera....e....e la luce...la luce ...io non l’ho accesa....bisbigliano,
si scusano fra di loro dicendo che si sono tranquillizzati vedendo la luce accesa....ma
io...io non l’ho accesa....è....è stato qualcun altro...è ‘lui’ che mi ha tenuto
immobile....impedendomi ogni mossa...ha cacciato via tutti...se la voleva vedere da solo
a solo con me, voleva fare i conti...è quello dei miei incubi....quando leggevo in
seminario gli Apostol...ci credevo...poi...ci scherzavo su...e ora...la luce...chi ha acceso la
luce?...
Se solo ...no, non i medici....traditori anche loro hanno complottato con i miei
oprichniki...ma non li faranno venire in tempo, lo so...anche Valecka...stasera non c’è
Valecka, la cara, devota djevka non può accudire il suo padrone stasera.. Matrena ha
preso il suo posto...adesso so perchè...quel maledetto Lavrenti Pavlovich sa tutto, è
dietro a tutto...secondo lui non erano rantoli i miei....dormivo tranquillamente...ma lui
sarà il primo a cadere...aha, aha....mentre canta canzoni georgiane sul dondolo del
giardino di casa sua...Frustati per le strade di Mosca con fili di ferro...frustati, le loro
lingue tagliate, squartati, scuoiati vivi, pezzi della loro pelle asportati...per farne
borsette per le loro donne...ecco cosa si meritano...così faceva Ivan Groznyi .... a
Lavrenti farò fare la fine di Vladimir di Staritsa se mi rimetto in piedi ...O di Ivan
Fedorov...Ivan lo fece sedere sul suo trono dove solo il Gran Principe poteva sedere.”
Il tiranno adesso stava davanti al suo soggetto, seduto sul trono, si scoperse la testa e si inginocchiò
davanti a lui dicendo:’Adesso hai quello che cercavi e che hai lottato per ottenere - di essere Gran
Principe di Muscovia: godi e assapora il dominio che hai mirato’ poi aggiunse ‘ dato che ho il potere di
farti sedere lì ho anche il potere di toglierti da lì..” poi prese un coltello e lo immerse più volte
nel cuore di Fedorov...Ecco la fine di Lavrenti...oppure un serpente nella sua cella...se
non io...altrimenti ci penseranno gli altri traditori o i medici...anche la sua famiglia
pagherà, Nino, Bergo...le famiglie, mogli, figli, amanti... sono complici hanno lo stesso
veleno dentro, l’ho visto io con la mia famiglia...Ivan aveva la fortuna di avere Yuri
come fratello, io nessuno, nessuno che suoni per me le campane del Cremlino...salvo....
Nemmeno la fortuna ho avuto di avere un principe Kurbskij come amico-nemico... e le
sue bellissime lettere di traditore per cui a ragione “...lo zar trafisse con la punta d’acciaio del
suo bastone il piede di Vas’ka Sibanov, il fedele servo di Kurbskij, latore della lettera in cui il principe
gli annunciava..” il suo tradimento “...dopodichè gli ordinò di leggerla ad alta voce...” Il principe
diceva di essere stato costretto all’esilio dall’ostilità del sovrano, un sovrano dalla
‘coscienza ammorbata’ che aveva commesso tali e tanti crimini quasi non dovesse un
giorno renderne conto a Dio...”..oppure tu, o zar ti ritieni immortale, giacchè non intendi più
comparire davanti al giudice incorrutibile...’Non capiva il principe, un vero controrivoluzionario di quei tempi, che l’uomo è il male e che per rendere giustizia bisogna
servirsi di Satana...lo accusava perfino di ‘..avere rinchiuso il regno di Russia, vale a dire la
libera natura umana, come dentro a una fortezza infernale..” Un vero tradimento il suo, e poi
quella sua fuga in Livonia... dove però a sua volta non risparmiò nessuno, uccidendo
frotte di servi e immergendo mercanti ebrei in tinozze piene di sanguisughe...
Kurbskij...Trotsky...Lev...in fondo anch’io ho avuto il mio principe Krubskij...ma sono
stato più bravo di Ivan...ho raggiunto Leib Davidovich Bronshtein in Messico...Hei
Leb! perchè non hai chiamato in soccorso la Madre del Signore dei Cherubini, la
Signora nostra deipara quando un’accetta rompi-ghiaccio ti piombava sulla testa in
Messico dopo averedato da mangiare a polli e conigli e mentre scrivevi il libro su di
me?...eh, sì viene inaspettata quella ‘visita’, come un ladro nel mezzo della
notte...aha...aha...
....L’anima buona di Ivan non era Filipp il Metropolita che osava insultarlo, sfidare lui e
i suoi uomini d’armi, le spade sguainate, i mantelli neri...I miei mantelli neri sarebbero
quelli del GPU, della Cheka...quelli della Lubjanka ma anche lì ho dovuto fare a meno
di tutti, boia dopo boia , il nuovo boia giustiziava il precedente per farlo pagare dei suoi
peccati...aha, aha...l’unico era Felix, Felix Dzerzhinsky, gli altri...Genrikh
Grigorievich...Yagoda... e Nikolai Ivanovich, il Nano, la Mopra li ho fatti divorare l’uno
con l’altro, adesso spetta a Lavrenti Pavlovich...Felix e...e gli orfani raccolti nelle strade
dopo la Guerra Civile , quelli che, affamati, assaltavano i treni..i più degni di
compassione...ed erano i più fedeli...implacabili nel 1937...perchè...senza legami
familiari...orfani...1937....1567...ogni quattrocento anni ci vuole una bella pulizia....
...Yuri Vasil’evich le suonava per l’anima di Ivan ...non Filipp...lui che osava
rivolgersi al suo Signore...così!
‘....per quanto ancora spargerai il sangue innocente del tuo fedele popolo Cristiano?...Quanto a lungo
durerà questa ingiustizia? Tatari e pagani e il mondo intero possono dire che tutti i popoli hanno leggi e
giustizia, solo in Russia non c’è niente di tutto questo...Ricordatoi che Dio può averti innalzato nel
mondo ma tu sei un uomo mortale, e lui esigerà un prezzo per il sangue innocente sulle tue mani.le
pietre sotto i tuoi piedi...grideranno contro te e ti accuseranno, e il Signore mi ordina di dirti questo,
anche se la morte sarà il prezzo che pagherò...’
...Dov’è, dov’è ora Fillip? falsi profeti....io e Ivan abbiamo visto ‘tutto’, purtroppo,
al di là dell’apparenza e siamo come yurodivyi, poveri squilibrati che dicono, che
‘vedono’ la Verità...non soggetti alla giustizia terrena...un povero Osseta figlio di un
ciabattino e di una madre lavandaia, analfabeta, tutt’al più destinato a diventare un
povero prete o, al massimo, un capostazione in un piccolo paese in Georgia che diventa
Zar di tutte le Russie...so di meritare il rispetto di Ivan Groznyi, lui figlio di zar...ma io so
che anche lui se fosse nato figlio di un ciabattino sarebbe arrivato dove sono arrivato
io...
Se vai a sinistra morirai
Se vai dritto di morte scoppierai
Se vai a destra nè morirai nè vivrai...
E’ questo il vero destino dell’uomo, e io e Ivan siamo stati ‘incaricati’ di farlo capire a
tutti questi miserabili idioti...Come quelli di Novgorod...colpevoli di
tradimento...qualche tortura...con ferri roventi, acqua bollente, affogati a metà nel fiume
Volkhov... immersi nell’acqua gelida e poi tirati fuori così potevano riferire di avere
visto l’Inferno, gli spiriti maligni...erano più gentili i miei collaboratori alla
Lubjanka...Nel 1937, come nel 1567, tutti denunciavano tutti, il figlio il padre, il padre il
figlio...confessavano tutto...anche di averre scritto Eugene Onegin!...miserabili, gente da
nulla..finalmente questo popolo, grazie a me, ha giocato per qualche anno a carte
scoperte...un destino speciale quello del popolo russo, gli slavofili l’avevano capito e io
non ho fatto altro che continuare in grande questa tradizione...
Francuskaya borbu, zhguti,dubinka...’la lotta francese’, il bastone speciale, il manganello e
poi in piedi senza potere sedersi e dormire...a paragone erano metodi da signorine quelli
usati alla Lubianka...se solo uno pensa ad alcune alternative come aprire i palmi delle
mani e poi infilare prima una mano poi l’altra nelle ferite e fare infettare tutto il corpo o
addormentare dolcemente il traditore e poi infilargli delle pietre nello stomaco, ricucire
e aspettare solo che si svegli oppure....oppure...invece da noi dopo il trattamento alla
Lubianka una semplice pallottola al piccolo macello di Ulitsa Varsanofefsky, una
dignitosa cremazione e le ceneri in una bella fossa al cimitero di Donskoi...quasi un
funerale Ortodosso...nient’altro che una piccola prova del Giudizio Universale, di
quello che aspetta tutti noi!nessun prete intelligente potrebbe biasimarmi...ecco, ad
esempio, l’Arciprete Avvakum, quello che ha scritto a mio nome “Quando lo potrò
abbandonare questo secolo di vanità? Sta scritto’Guai quando tutti gli uomini diranno bene di voi”, io
non ho mai voluto che tutti parlassero bene di me... lui sì, l’arciprete capirebbe...i
Vecchi Credenti...con me si sono presi una bella rivincita!..
‘E così colse la vittoria sui demoni...’, come recita Nestore l’Annalista...
...Ivan parlava spesso di volere diventare monaco...i monaci provarono a
descrivergli la severità della vita monastica ma “...quando udii di questa vita santa il mio cuore
vile e disperato ebbe all’improvviso conforto...e mi sembra, disperato come sono, che sono già mezzo
monaco... perchè avevo finalmente trovato un freno divino al mio cuore senza governo e un rifugio per la
mia salvezza...” chiese ai monaci di preparargli una cella, ecco Ivan che parla di sè stesso,
cerca riparo come me dalla cattiveria umana, vorrebbe ‘chiudere’ con tutti loro, solo
Pushkin poteva capire una simile confessione di impotenza davanti al destino di un
uomo...ecco vorrei che lui fosse qui...povero Aleksandr.....provocato, assassinato da un
idiota e da una moglie altrettanto idiota, bella Natal’ja Nikolaevna, ma idiota...lui
capirebbe perchè ho dovuto sbarazzarmi di tanti idioti come quel bell’ufficialetto
amante della moglie...anche lui, come me, quello che voleva , in fondo, lo fa dire a
Eugene Onegin
...Il mio ideale di adesso è una padrona di casa,
La mia ispirazione è la quiete
E una gran pentola di zuppa di cavoli...
Tatiana/Nadya, invece,
Da ragazza già amava le novelle,
per lei erano tutto
Crebbe innamorata di storielle
di Richardson e di Rousseau..
...Nadya non me l’ha fatta mai una zuppa di cavoli...Nadya è EEkaterina
Izmailova...Nadya è Anna-Helena Yegorova la moglie di Khmyr che gli dice
brutalmente
Vai a cercare la felicità e non tornare a mani vuote!...
era in quel film Schastye...La felicità del 1935, tre anni dopo, maledetti artisti...il
regista...come Dmitrij Dmitrievich quattro anni dopo, maledetti artisti...la stessa Anna
Helena Yegorova..la bella Galya che era con noi quella maledetta sera al Cremlino,
Nadya ne era gelosa...come ha fatto Aleksandr Medevkin, il regista, a mettere in bocca a
Helena-Anna quelle parole, era Nadya che gliele ha suggerite...Vai a cercare la felicità e non
tornare a mani vuote!...come hanno fatto a indovinare cosa mi passava nel cuore? solo
loro sanno cosa, dove ‘colpire’!...ero un cattivo marito, non l’ho portata mai al
cinema!...Nadya è...è...in fondo è.. Natal’ja Nikolaevna la moglie di Pushkin...che fa gli
occhi dolci...che incoraggia un bellimbusto idiota che poi tappa la bocca per sempre al
poeta...lo steso che è capitato a me...nel letto di morte di Nadya c’era un bellimbusto,
un George D’Anthès che...anche lui mi ha tarpato le ali...Nadya è Elena di Guerra e Pace,
Nadya è Anna Karenina che invece di spararsi al cuore si butta sotto un treno, lei però...
mi ha colpito nel mio tallone di Achille...ma...vorrei alzarmi adesso e ordinare una bella
zuppa di cavoli...perchè c’è qualcuno qui a Kuntsevo che ha avuto compassione di
me...come Anastasia per Ivan...come la sua nyania...Agrafena Chelyadina...come se gli
zar non avessero cuore...chi l’ha detto che non abbiamo cuore!..E’ che lo dobbiamo
nascondere perchè gli ‘altri’, i traditori non ne approfittino, Nadya mi ha sorpreso a
‘cuore scoperto’...come Andréj Petrovic, il solo ad essere risparmiato, scoprì Pugacev a
‘cuore scoperto’ quando ordinò al suo servo di regalargli nel mezzo di una tormenta un
pellicciotto di lepre...nella Figlia del Capitano...Masa...Masenka...Màr’ja Ivanovna, la figlia
del Capitano...
’Cara, buona Màr’ja Ivanovna’ le dissi ‘sii mia moglie, acconsenti a far la mia felicità!’ Chissà se
troveranno fra i miei ventimila libri Pushkin annotato da me, proprio lì...e Pugacev
risparmiò Andréj Petrovic, il solo ad essere risparmiato, quando venne il suo turno per
essere giustiziato...e poi lo sguardo di Pugacev verso l’ufficialetto poco prima di essere
decapitato...
Se troverai una più bella di me, mi scorderai;
Se troverai una più brutta di me, mi ricorderai.
...Sono un contadino...mi sono sempre piaciute le canzoni popolari, tutti questi attorno
a me....non sanno niente...troveranno la mia cassaforte vuota...i miei stipendi non usati...
nessuno saprà mai ...Che sorpresa aprire l’armadio e trovare che Valecka ha usato i suoi
rubli, i suoi stipendi per comprami dei limoni, delle mimose, degli indumenti intimi,
per rinfrescare il mio povero guardaroba a cui nessuno aveva mai pensato, meno che
mai la moglie in fuga, o...mia figlia, suicida...sì il suicidio è una fuga!...Il letto vuoto,
freddo...tanto che preferivo dormire su un divano...per anni...Notchenka....’Piccola notte’,
‘...non ho più madre e padre...l’amore non adorna la mia vita e tu, Piccola Notte, sei la mia sola
compagna. Con te divido la mia solitudine...’, quante volte ti ho ricordato così...ma poi....un
rumore di passi, una voce compassionevole qui vicino che mi chiedeva se avevo
bisogno di qualcosa...e il mio cuore si riapriva...
Eccola di nuovo lei che mi appare a teatro nel Lago dei Cigni, ieri, no l’altro ieri
venerdì 27 febbraio, uno stormo di cigni sul lago...è Odette, è Nadezhda morta nella
bara, Rothbart, il principe nero è riuscito a trasformarla in Odile, io...Sigfrido non posso
più nulla...mi trovo fra le braccia un Cigno nero... il passo a due del Cigno nero mi
stringe il cuore, Sigfrido sposerà Odile invece di Odette...Sigfrido non riuscirà a
rompere l’incantesimo strappando un’ala a Rothbart...Non c’è danza di gioia nel finale
della mia vita, ho toccato invano il posto accanto a me nel letto, era freddo,
vuoto...sono anni per questo che dormo su un divano...poi, poi Pavel e Matrena
Petrovna mi hanno trovato riverso sul pavimento..non potevo parlare...tremavo di
freddo, ero bagnato della mia urina...Sigfrido sta morendo...fradicio di urina!
Ma sì,... avrei potuto fare carriera anche come prete, come avrebbe voluto mia
madre,...se non ci fosse stato Vladimir Ilich...sarei rimasto a cantare nel coro
l’Agmosavalichgan Mzisat a dare il benvenuto al vescovo che entrava in chiesa....’Va il sole
da Oriente a Occidente:Lodate il nome del Signore’ e invece mi è toccato eseguire la volontà
di Dio in un’altra maniera....Sapevo tutto dei nostri santi, la loro vita, i loro
miracoli...San Nino e la sua conversione della Georgia..San Eustachio, il
ciabattino...come mio padre...e la sua Passione...il mio preferito era San Abo, il
Profumiere di Baghdad, di sangue Saraceno, educato alla religione di Maometto finchè
non viene illuminato...come lo sono stato io...”Abbandona queste idee insane! Se è per desideri
materiali che tu sei stato attratto dai Cristiani, io ora ti elargirò più doni e favori”, gli disse il
giudice per convincerlo a tornare alla fede dei padri...Anch’io avrei potuto avere gli
stessi favori dall’Ochrana, la polizia segreta zarista, mi avrebbero messo a capo subito
del seminario di Mtskheta-Samtavro, a educare novizi, purchè avessi denunciato i miei
compagni...invece San Abo preferì il supplizio...la mia stessa scelta, la ribellione ai poteri
costituiti, un supplizio anche la mia vita, dovere essere alla guida di milioni di uomini,
ribelli, traditori come questa combricola di khulighan, di vecchi ragazzacci, delinquenti
senza freno, senza cervello, che ora sta attorno a me, scommettendo sulla mia morte,
fingendo afflizione mentre già lottano l’uno contro l’altro per spartirsi le mie spoglie.
Sì, difficile immaginare cosa sarebbe stato di me se fossi nato cent’anni prima...non
un ciabattino come mio padre...mercante? no!...mercante!...mi ricorda il marito di
EEkaterina Izmailova... l’oro sa di nulla, come diceva Anna Vasilievna... poeta... sì... solo
l’arte mi avrebbe riscattato...la poesia e la musica elevano lo spirito,
Quando i lamenti dei contadini affaticati
Ti hanno mosso a lagrime di pietà...
ecco cosa scriveva Soselo
Joseph Vissarionovich Djugashvili... da ragazzo, mi
sembra ieri, avrei dovuto esercitarmi, praticare ogni giorno, come ho ‘praticato’ con
questi maledetti uomini, già se avessi messo la stessa energia, forse...se solo avessi
potuto scrivere come Rustaveli Il Cavaliere nella pelle di pantera...quello sono io, hanno
detto di me che ho gli occhi di una pantera del Caucaso...e come una pantera salterò
addosso a tutti questi appena mi riprendo...se mi riprendo...mi hanno avvelenato...ho
avuto ragione di metterli tutti dentro, medici maledetti nati sotto il segno di Giuda...e
hanno messo fuori uso il mio Lev Sergeyevich... Theremin...lui con i suoi congegni
elettronici...poteva ...salvarmi...il Buran, la Tempesta di Neve..poteva prevedere tutto,
tutti questi tradimenti... E...poi hanno fatto in modo che Valecka non fosse qui quando
sono crollato a terra, Valecka a cui ho trovato marito, per il suo bene...Valecka è andata
a trovare il marito, lo so...ma farò in tempo ad ‘abbracciarli’ uno per uno, i miei artigli
addosso a ognuno di loro, li vedo con le maniche arrotolate, l’ascia in mano, pronti a
tagliare teste...lascerò per ultimo quello che si crede il mio successore, Lavrenti
Pavlovich, facendogli pensare che sarà risparmiato, che sarà lui il prossimo Zar,
contento che io, Ivan e Pietro abbiamo fatto a meno di avere un erede... lo vedo che si
augura di vedermi morto o immobilizzato su una sedia a rotelle, pronto a torturarmi
giorno dopo giorno...Lo vedo sottomesso quando sembra che riprenda conoscenza, lo
vedo arrogante quando sembra che stia per andarmene..Poi, all’improvviso, quando è
‘sicuro’ ..che non riesco ad allungare la mano per accendere la luce...lo vedo
esultare...scatenare l’odio, la paura covati per anni, pronunciare ad alta voce’ Quel
farabutto! Grazie a Dio ci siamo liberati di lui!’ E poi’ Non è lui che ha vinto la guerra,
noi l’abbiamo vinta...’ Non dubita minimamente che sarà lui a trionfare, da spia, da
semplice poliziotto a uomo di stato di taglia internazionale...lo vedo in mutande,
ammanettato e attaccato a un chiodo sul muro...lo vedo che strilla come un’educanda,
come una delle tante ragazze che lui ha stuprato dopo averle fatte rapire nelle strade di
Mosca, lo vedo in ginocchio che supplica di essere lasciato vivo, fa tanto rumore che gli
mettono un asciugamano in bocca, i suoi occhi fuori delle orbite mentre il Generale
Batinsky si apresta a sparargli sulla fronte...Dai amico mio, cantiamo insieme come
abbiamo fatto altre volte dopo l’ eliminazione di qualche Nemico del Popolo , dai !
attacca Zari, un bel canto funebre della Svanetia...oppure qualche altra cantilena della
tua Mingrelia...ti ricordi come ridevi descrivendo le smorfie di chi non reggeva alle
torture?come ridevi quando ti dicevo di appendere per le palle qualcuno? e di
risparmiarlo solo se le palle reggevano! come ridevi quando raccontavi di avere infilato
un serpente nella cella della moglie di Lakoba...che è impazzita?!... dovrebbero fare lo
stesso con te, se le tue palle reggono sarai salvo...solo per un pò’! adesso...facciamoci
una bevuta con una bella bottiglia di Atenuri della mia Gori e poi...tocca a te....prima
però devi ballare il lekuri fino all’esaurimento...E gli altri? sono trecento qui attorno a
me, ora fanno la fila per rendermi l’ultimo omaggio, Beria e Malenkov per primi, poi
Voroschilov, Molotov, Kaganovich e Mikoyan mentre Nikita Sergeyvich trama per
spiazzare tutti...Malenkov che pretende che io gli abbia stretto la mano prima di...
E’ fatta...sto sudando, il mio polso è debole, le mie labbra sono diventate blu, mi
manca il respiro, il cuore perde colpi, quel cuore che nessuno ha mai visto..., salvo.... lei
eccola la vedo da lontano...occhi azzurri...gran petto...molti capelli...il naso a
punta...vorrebbe cantarmi Sabodisho la canzone miracolosa georgiana che guarisce, si
accompagna con il chonguri...ma lei non può ormai nulla... contro i medici che provano
a darmi ossigeno, i battiti è scomparso dal polso, i medici consigliano di farmi
un’iniezione di canfora e di adrenalina per stimolare il mio cuore, rabbrividisco...
Svetlana e Vasily non dicono una parola, è Lavrenti Pavlovich che autorizza i medici a
fare un ultimo tentativo...sanguisughe...avete il mio sangue finalmente..io che ne ho
sparso tanto...la mia faccia ha perso ogni colore, i miei tratti sono
irriconoscibili...comincio ad affogare nei miei liquidi...apro gli occhi....vedo baba,
Valecka dietro tutti...dò una terribile occhiata a tutti gli altri..vorrei incenerirli...alzo la
mano per dare addio...solo a... Valecka, non agli altri...li vedo sotto il tappeto che si
sbranano come gattini affamati...dietro la porta...un coro...’i ‘servi’...umili...non hanno il
coraggio di entrare mentre ci sono ‘loro’, i potenti... i servi sono i soli che mostrano
compassione...li ho sentiti....storik..’ora...è solo un povero vecchio...’ pronti a cantare
uno Zari...il popolo.....il popolo ci ha amato a me e a Ivan...Yuri...Yuri...che suona le
campane...felice....un profumo di incenso...mirra...mirra...adesso...ora....ora....posso
muovermi...il demone mi ha lasciato...finalmente..adesso lo so, è ‘lui’ che ha acceso la
luce alle sei e mezzo di sera...la lampada era...è alla mia destra...non potevo muovermi
da quella parte...’
“Sono andati tutti via, rimasero solo i cuochi, gli autisti, i guardiani, i giardinieri e le cameriere
che servivano a tavola, emersero all’improvviso dall’ombra per dare l’ultimo addio....Molti piangevano,
le brutali guardie del corpo si asciugavano le lagrime con le maniche come bambini....
Allora, la compagna più vicina, il conforto della solitudine di questo mostro senza paralleli, Valecka,
che ora aveva trentotto anni e che aveva lavorato per Stalin da quando ne aveva venti, si fece spazio fra
le cameriere che piangevano, piombò pesantemente sulle ginocchia, si buttò sul cadavere con tutto il
dolore naturale della gente comune e disse fra i lamenti, le lagrime che colavano sulla sua faccia rotonda:
‘Nessun uomo migliore di lui ha camminato mai su questa terra!” *
From now on I will not speak word
Shakespeare, King Lear
Così fece Valentina Istomina.