Acquacoltura Mediterranea - alcune riflessioni dalla riunione
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Acquacoltura Mediterranea - alcune riflessioni dalla riunione
ACQUACOLTURA MEDITERRANEA Alcune riflessioni dalla riunione : Mediterranean Transnational Promotion Platform Il 17 novembre scorso si è tenuta a Bruxelles una riunione sul tema “Mediterranean Transnational Promotion Platform” che ha visto la partecipazione di quattro Paesi Europei organizzatori: Francia, Grecia, Italia e Spagna. Alla riunione, seguita a quella sulla consultazione europea “European aquaculture and its opportunities for development, Brussels 15 & 16 November 2007” erano presenti diversi delegati sia del mondo produttivo che dei Ministeri dei quattro Paesi interessati, la Presidenza della Feap , ed il Direttore dell’ufficio pesca ed acquacoltura della Commissione Europea Jean Claude Cueff. Scopo della riunione era quello di verificare, su richiesta della DG FISH - nella struttura dei Piani Operativi FEP di ogni singolo Paese - la presenza di disponibilità finanziarie per una campagna pubblicitaria transnazionale dei prodotti mediterranei di acquacoltura proposta alcuni mesi fa dalla Commissione Medaqua della FEAP e definire le basi per uno studio preliminare. La richiesta di una campagna promozionale è stata avanzata dalla FEAP per la forte instabilità dei prezzi di vendita che l’ acquacoltura mediterranea sta subendo . Sappiamo tutti, infatti, che nello scenario europeo Grecia e Spagna sono i due Paesi dove l’acquacoltura sta correndo a ritmi vertiginosi, in linea con la crescita mondiale dell’acquacoltura, mentre si registra, con notevole rammarico da parte degli Organismi Comunitari, una stagnazione nel resto d’Europa che avrebbe invece l’ambizione di conquistare un ruolo di riferimento a livello internazionale ( il messaggio è stato forte e chiaro durante la conferenza sulle opportunità di sviluppo). La sola Grecia oggi rappresenta circa il 50% della produzione complessiva di specie mediterranee, con incrementi annui a 2 cifre, fattore che ha portato questo tipo di produzione ad essere in Grecia uno dei più importanti prodotti per l’export, secondo soltanto, e di poco, all’olio di oliva. La Spagna , dopo anni di stagnazione, è decollata nella produzione con fortissimi investimenti e forti legami tra il mondo produttivo e quello politico. Nel corso del 2007 questo sforzo produttivo è arrivato a maturazione ed i produttori spagnoli hanno immesso sul mercato enormi quantità di prodotto. Mancava tuttavia una adeguata strategia commerciale . Questo fatto ha provocato un inevitabile crollo dei prezzi di vendita che rischia di destabilizzare anche i mesi a venire. Le ambizioni produttive di queste aziende, spesso quotate sul mercato azionario, aiutate finanziariamente da fondi di investimento sulle small cup e spesso gravate da forti debiti (sembra strano ma questo finanziariamente sembra un punto a favore), stanno provocando delle pesanti tensioni sui mercati: a risentirne è il prezzo del prodotto, venduto alla fine del 2007 a prezzi sensibilmente inferiori ai costi di produzione. E’ questa la base per lo “shopping” di aziende in difficoltà che altre, più fortunate e finanziariamente sostenute dalle banche di riferimento, possono permettersi di fare. Queste enormi produzioni, non pianificate in maniera corretta, eserciteranno sempre di più una forte pressione sul mercato, con le inevitabili conseguenze che tutti noi possiamo immaginare. Non c’e’ dubbio infatti, che la destabilizzazione attuale e futura del mercato di specie mediterranee sia causata da altri Paesi produttori, ma allo stesso tempo noi siamo parte importante del sistema –l’Italia è il mercato bersaglio di quasi il 50% della produzione europea- e questo surplus di prodotto prima o poi si tramuterà in un crollo nei prezzi anche per il prodotto italiano, finora coinvolto soltanto marginalmente . Con il rischio reale che lo “shopping” di aziende possa capitare anche in Italia, come già successo in Grecia, in Spagna ed in Turchia. E difficilmente da parte di altre aziende italiane. Una compagna promozionale, se di successo, potrebbe quindi trasferire parte delle produzioni in altri Paesi europei e non, alleggerendo la pressione che inevitabilmente, come già accade oggi, i nostri mercati ed i nostri prodotti sono costretti a subire. La Commissione Europea ha garantito uno studio preliminare di fattibilità in questo progetto ambizioso che vede il coinvolgimento nell’iniziativa di quattro Paesi membri. E questo è un fatto che la Commissione Europea considera unico e straordinario. Il passo successivo sarà quello di trovare un accordo sul finanziamento dell’iniziativa tra i vari Paesi. Accordo che sarà inevitabilmente legato alle quote di produzione. Dott. Marco Gilmozzi - Vice Presidente API NOVITA’ FISCALI 2008 Anche gli Allevamenti con terra insufficiente sono fabbricati rurali e disposizioni IVA Soddisfazione di Confagricoltura per la conferma dell’art. 42-bis della legge 222/07 sui fabbricati rurali, che innova le norme che regolano l’accatastamento dei fabbricati rurali. La Commissione Bilancio della Camera dei Deputati, ha riaffermato la ruralità dei fabbricati degli allevamenti con terra insufficiente. Nello specifico l’estensione riguarda i fabbricati strumentali rurali utilizzati per l’allevamento degli animali, per i quali la norma non fa alcun riferimento ai mangimi ottenibili dai terreni in possesso dall’allevatore. quindi di fatto la ruralità è riconosciuta anche per gli allevamenti con terra insufficiente. Inoltre la norma è estesa ai manufatti di proprietà delle cooperative e loro consorzi, utilizzati per la manipolazione, trasformazione, valorizzazione o commercializzazione dei prodotti agricoli ed ai fabbricati ad uso ufficio dell’azienda agricola. Confagricoltura ricorda inoltre che allevamenti con terra insufficiente consentono una riduzione della situazione deficitaria della produzione italiana e rappresentano una fonte di sviluppo dimensionale delle aziende agricole. L’Organizzazione agricola esprime apprezzamento, inoltre, per la soppressione di un emendamento volto ad introdurre la comunicazione telematica, da parte delle piccole imprese, delle operazioni effettuate ai fini IVA. “E’ un contributo importante conclude Confagricoltura - sulla strada della semplificazione degli oneri amministrativi e burocratici che gravano sugli agricoltori”. RAPPORTO SUI CONSUMI API/AC-NIELSEN – novembre 2007 Mare Nel breve periodo ottobre-novembre 2007, rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente, il mercato ittico totale mostra un’assoluta stabilità in termini di acquisti. Trend in leggero decremento per il pesce marino fresco . Questa sostanziale tenuta è legata ad un forte sviluppo dell’Area 2 (Veneto, Trentino, Friuli, ed Emilia Romagna) che compensa il forte calo nel breve periodo del sud che , come noto , da solo pesa quasi la metà degli acqusti a totale Italia. Si conferma il trend fortemente negativo delle Pescherie. In controtendenza l’Orata che cresce ovunque eccetto che in Area 2 (Veneto, Trentino, Friuli, ed Emilia Romagna); ulteriore sviluppo dei Crostacei e sempre in frenata i Molluschi. Fiume Immediato recupero dopo il lieve calo registratosi al temine del periodo estivo; il tutto legato alla forte crescita del Sud dovuta sia al persico - positivo ovunque tranne che in Area 3 (Toscana, Marche, Umbria e Lazio) - ma in particolare all’incremento dei filetti di trota. Prezzi L’andamento dei prezzi rallenta sia per il Mare che per il Fiume. In particolare molto forte il calo avvertito in Area 4 (Campania, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria, Sicilia) per il Fiume che potrebbe spiegare il buon andamento degli acquisti dello stesso, segnale di elasticità al prezzo già avvertito anche nel periodo post estivo. TOTALE CONSUMO MANGIME PER TROTE (TON.) 5000 4500 4000 3500 3000 2500 2000 1500 1000 500 0 novembre dicembre '05 gennaio febbraio marzo aprile maggio giugno luglio agosto settembre ottobre novembre '06 o tto bre no vembre '06 TOTALE CONSUMO MANGIME MARINO (TON.) 4000 3500 3000 2500 2000 1500 1000 500 0 no vembre dicembre gennaio febbraio marzo aprile maggio giugno luglio ago sto settembre L’ACQUACOLTURA EUROPEA SI INTERROGA SULLE SUE OPPORTUNITÀ DI SVILUPPO La Commissione Europea e dalla DG FISH hanno organizzato a Bruxelles il 15 e 16 novembre u.s. una conferenza sulle opportunità di sviluppo del comparto europea. L’evento ha visto la partecipazione di circa 200 rappresentanti della produzione della ricerca e delle istituzioni, che hanno dibattuto sul futuro del acquacoltura dell’Unione a 25. In apertura dei lavori dopo i saluti di rito del Direttore Generale per la Pesca e Affari Marittimi Fokion Fotidias, che ha ricordato l’importanza e il potenziale tecnologico ed umano dell’acquacoltura europea, è intervenuto Waddah Saab componente del gabinetto del Commissario Borg, che ha posto l’accento sull’esigenza di individuare le possibili scelte per uno sviluppo sostenibile dell’acquacoltura nella Comunità Europea. Questo importante obbiettivo deve portare all’elaborazione di una strategia comunitaria che porti l’intero comparto ad eguagliare i trend di crescita che l’acquacoltura ha raggiunto a livello mondiale. Bisogna pertanto, secondo il rappresentante del gabinetto del Commissario Joe Borg, definire meglio i ruoli dei soggetti interessati, individuando le funzioni sia della pubblica amministrazione che dei produttori. Una crescita dell’acquacoltura è possibile, ma questa deve tenere conto dall’esigenza di sicurezza, salute e sostenibilità, richieste dal consumatore europeo, integrandosi in questo percorso con le opportunità offerte dalla ricerca scientifica. Le sfide che si trova di fronte l’acquacoltura europea – ha così concluso Saab - devono diventare delle opportunità per il comparto. Il Direttore esecutivo dell’ European Aquaculture Society (EAS) Alistair Lane a proposito della ricerca e dello sviluppo tecnologico dell’acquacoltura, ha rilevato l’importanza di nuovi strumenti di condivisione quali le piattaforme tecnologiche, ed in particolare la Piattaforma Tecnologica dell’Acquacoltura Europea (EATP), avviata nel novembre 2007, soprattutto allo scopo di sviluppare una comunicazione efficace tra i diversi protagonisti che concorrono alla crescita dell’acquacoltura (produttori, ricercatori, pubblica amministrazione). I lavori della conferenza sono proseguiti in due gruppi di lavoro che hanno preso in esame le principali problematiche ambientali, economiche e sanitarie che frenano lo sviluppo dei due segmenti produttivi in cui si articola l’acquacoltura europea: piscicoltura e mollischicoltura. Di seguito riportiamo alcuni spunti raccolti dagli interventi, che più da vicino hanno affrontano tematiche avvertite anche a livello nazionale. Per quanto concerne l’ambiente, è emerso che l’acquacoltura fornisce un importante apporto per la diminuzione della pressione sugli stock di pesce selvatico. Inoltre, gli operatori del comparto stanno adottando adeguati strumenti per garantire la sostenibilità e la biodiversità delle produzioni. E’ stato anche ribadito che per assicurare un adeguato stato di salute e di benessere agli animali allevati, è fondamentale adottare adeguate pratiche di prevenzione. In particolare è stato posto l’accento come la prevenzione con interventi di profilassi vaccinale, possa contribuire proficuamente a questo fine. Nel corso del dibattito che è seguito all’intervento guida, il Presidente API Pier Antonio Salvador ha sottolineato come sussistano ancora ostacoli nella disponibilità di medicinali veterinari e di vaccini per acquacoltura. Inoltre l’applicazione delle norme comunitarie in materia non è ancora omogenea nei vari Stati dell’Unione, venendo così meno l’attuazione del cosidetto “principio a cascata”. Il nostro comparto risulta pertanto penalizzato rispetto agli altri comparti zootecnici. Il Dott. Alberto Allodi in qualità di presidente del Comitato per gli alimenti per pesci del FEFAC, ha tratteggiato un quadro relativo alla sostenibilità delle materie prime usate nella formulazione degli alimenti per i pesci d’allevamento. Ha quindi suggerito alcune iniziative prioritarie che l’Unione Europea dovrebbe attivare per assicurare uno sviluppo sostenibile all’acquacoltura: sostenendola non solo a livello comunitario ma anche nelle politiche nazionali, evidenziando l’importanza strategica del settore per la sicurezza alimentare e una alimentazione sana, coordinare le normative esistenti e potenziare l’efficienza della filiera del comparto. Relativamente alle possibilità di espansione dell’acquacoltura ed all’utilizzo di nuove tecnologie, da più parti è stato rilevato come da un lato il comparto trovi sempre nuovi competitori quali turismo, ambiente, attività produttive diverse che ne rendo problematica la crescita, dall’altro le imprese del comparto, come anche ha ricordato il Presidente API Pier Antonio Salvador, sono sempre più gravate da procedure di registrazione e di autorizzazione, che comportano non solo sensibili costi burocratici ma anche adempimenti diseguali nei vari Stati Membri. Ecco perché - secondo il Presidente API – per lo sviluppo efficiente del comparto si rende indispensabile una forte semplificazione delle procedure burocratiche a tutti i livelli. Il consumo dei prodotti di acquacoltura nella UE a 25 nel 2006 è stato di circa 1.300.000 tonnellate con un import di 800.000 tonnellate, tuttavia secondo Philippe Paquotte non hanno ancora raggiunto tra i consumatori europei un indice di gradimento pari a quello dei prodotti ittici selvatici. Sussistono poi ancora profonde differenze nel consumo dei prodotti ittici nei diversi paesi: in Finlandia, ad esempio, il consumo medio procapite di molluschi è di 1 kg/anno contro i 20 kg/anno della Spagna; per il pesce si passa dai 10 kg/ anno procapite dell’Austria ai 50 kg/anno del Portogallo. Il relatore dell’ OFIMER, ha quindi inquadrato il consumo medio procapite dei prodotti dell’acquacoltura (molluschi e pesci) attorno ai 6 kg. L’atteggiamento del consumatore europeo (con le dovute differenze tra stato e stato) nei confronti dei prodotti d’acquacoltura sta cambiando, anche se rimangono alcuni pregiudizi. Le prospettive segue a pagina 4 Segue da pagina 3 L’acquacoltura europea Si interroga sulle sue opportunità di sviluppo di mercato dei prodotti di acquacoltura sono molto interessanti, poiché a fronte di un incremento della domanda di prodotti ittici corrisponde una riduzione dello sforzo sugli stock selvatici. Del resto, questi prodotti rappresentano a livello mondiale nel comparto agroalimentare quelli oggetto di maggior interscambio (35%) superando sia cereali che carni. Non bisogna quindi sottovalutare la concorrenza dei paesi terzi, né è realistico pensare di poter convincere i consumatori di privilegiare l’acquisto di prodotti europei sulla base di una semplice attestazione di origine. Ecco perché - secondo l’esponente dell’OFIMER – è indispensabile il supporto del pubblico per dare una nuova immagine ai prodotti di acquacoltura, far conoscere la loro importanza sotto il profilo nutrizionale, abbattere i pregiudizi ancora esistenti sul comparto, informando i consumatori sul ruolo economico ed ambientale di questa attività in Europa. Da ultimo, un aspetto molto importante è dato dalla facilità d’uso dei prodotti di acquacoltura trasformati ( filetti) largamente presenti nei mercati europei. L’ultima tematica affrontata da entrambi i Gruppi di Lavoro si prefiggeva lo scopo di chiarire quale ruolo possono avere le pubbliche amministrazioni per una crescita dell’acquacoltura economicamente, ecologicamente e socialmente sostenibile. I vari interventi hanno messo a fuoco una serie di azioni comuni alla piscicoltura e molluschicoltura che dovrebbero orientare le iniziative delle pubbliche amministrazioni (comunitarie, nazionali, regionali) per supportare lo sviluppo del comparto nell’Unione Europea: - le diverse autorità coinvolte devono essere collegate tra loro sia a livello orizzontale (autorità che valutano aspetti diversi dell’attività dell’acquacoltura: sanità, ambiente, concessioni,…) che a livello verticale (amministrazioni locali, regionali, nazionali e comunitarie) con conseguente semplificazione burocratica; -devono essere riconosciute le peculiarità del comparto e le diversità di tipo strutturale, economico e sociale esistenti all’interno dello stesso; - si devono trovare degli indicatori in grado di “misurare l’efficacia delle misure adottate”. Sono state poi presentate alcune esperienze nazionali, tra queste ha suscitato Segue a pagina 6 I NOSTRI SITI Ti va di entrare?...Clicca sull’immagine! PREZZI MEDI AL CONSUMO NELLA G.D. - G.D.O. RAPPORTO CONSUNTIVO DALL’1 AL 14 OTTOBRE 2007 Allo Scopo di fornire una più esauriente panoramica delle dinamiche del mercato dei prodotti del nostro comparto proseguiamo la pubblicazione dei dati, ricavati dal “Sistema di monitoraggio del mercato dei prodotti ittici di acquacoltura in Italia”, sui prezzi medi al consumo rilevati nei punti vendita della G.D. e G.D.O., dall’1 al 14 ottobre 2007. Prezzi medi Dall’ 1 al 14 ottobre 2007 PESCE FRESCO ORATA SPIGOLA / BRANZINO TROTA TROTA FILETTO TROTA INTERA TROTA INTERA BIANCA TROTA INTERA SALMONATA TROTA INTERA SALMONATA EVISCERATA 10,86 14,57 11,57 8,65 12,05 6,95 6,70 5,99 8,40 CONAD 9,80 11,52 10,70 7,39 11,80 5,92 6,17 5,67 COOP ITALIA 9,11 11,14 11,10 7,20 10,35 5,54 5,23 5,50 6,77 DESPAR SERVIZI 9,42 12,06 12,08 6,55 8,50 5,16 5,23 4,50 5,70 ESSELUNGA 9,33 10,62 11,32 7,83 10,00 6,86 6,84 6,70 7,13 FINIPER 9,48 10,67 11,42 8,26 13,25 6,35 6,11 6,61 6,52 GRUPPO AUCHAN 8,09 7,38 8,75 8,10 12,10 6,22 5,86 6,34 6,68 GRUPPO CARREFOUR IT 8,55 9,18 9,80 7,42 10,39 5,93 5,66 6,15 GRUPPO LOMBARDINI 9,17 9,20 11,00 8,24 11,24 5,25 4,90 GRUPPO PAM 7,77 7,52 9,19 7,29 11,43 5,78 5,61 5,88 GRUPPO SUN 9,65 10,95 10,60 8,53 12,00 5,05 4,60 5,50 IL GIGANTE SPA 7,94 4,90 10,43 8,26 12,90 6,40 6,30 6,40 6,69 12,50 12,50 12,50 AGORA' NETWORK SRL INTERDIS 6,23 5,60 5,70 REWE 8,58 9,61 8,65 8,01 11,71 5,42 4,99 5,62 5,49 SELEX COMMERCIALE 9,06 9,67 9,57 8,30 10,73 5,38 5,10 5,45 5,45 SIGMA 9,45 10,90 10,85 8,03 11,80 6,15 5,80 6,50 9,14 10,80 11,50 7,80 11,50 5,95 5,90 5,99 SISA Prezzi medi Dall’1 al 14 ottobre 2007 TOTALE ITALIA AREA1 AREA2 AREA3 AREA4 AREA5 Pesce Fresco 8,81 8,81 9,06 8,77 7,54 7,96 PESCE ORATA 9,62 9,38 10,24 10,10 7,74 9,45 PESCE SPIGOLA / BRANZINO 10,19 7,67 11,03 5,98 5,77 5,99 6,51 10,52 7,79 11,36 6,21 5,95 6,26 6,84 10,62 7,64 10,73 5,61 5,44 5,70 5,80 9,52 7,31 10,64 6,03 5,94 5,87 10,00 7,79 7,16 10,86 5,48 5,20 5,58 5,60 6,70 7,86 10,47 5,25 4,50 5,99 PESCE TROTA FILETTO INTERA INTERA BIANCA INTERA SALMONATA INTERA SALMONATA EVISCERATA Legenda: Area 1: Lombardia, Piemonte, Liguria e Val D’Aosta; Area 2: Veneto, Trentino, Friuli, ed Emilia Romagna; Area 3: Toscana, Marche, Umbria e Lazio; Area 4: Campania, Abruzzo, Molise, Puglia, Basilicata, Calabria e Sicilia; Area 5: Sardegna. Segue da pagina 4. L’acquacoltura europea si interroga sulle sue opportunità di sviluppo non poche perplessità la relazione del rappresentante dell’Organizzazione Danese di Acquacoltura, Jacob Bregnballe, il quale ha trattato delle strategie di sviluppo danesi basate sulla tecnologia del ricircolo. A tale intervento ha fatto seguito un ampia discussione, che ha evidenziato i limiti di queste strategie nell’ottica dello sviluppo sostenibile dell’acquacoltura nei Paesi dell’UE. Come rilevato da più parti ed anche dal Presidente API Pier Antonio Salvador, il sistema a riciclo è stato sicuramente un’opportunità indispensabile per l’acquacoltura in Danimarca a seguito dell’ introduzione di una nuova normativa sull'utilizzo della risorsa idrica. Altri interventi hanno messo a fuoco come sia opportuno evitare che si crei una forte pressione verso i sistemi a ricircolo per incrementare esclusivamente il mercato del know-how collegato a questi sistemi. Dall’altro l’applicazione del ricircolo rischia di comportare un aumento incontrollato della produzione con gravi ripercussioni per tutto il comparto a livello comunitario. I lavori delle due giornate sono stati chiusi dall’intervento del Commissario Europeo Joe Borg, che ha dapprima espresso alcune considerazioni relative all’importanza dell’acquacoltura europea, puntando l’attenzione alla situazione paradossale che il comparto sta vivendo: infatti l’UE è leader mondiale nella ricerca e nello sviluppo di tecnologie per l’acquacoltura e trasferisce il proprio know-how ad altre nazioni, mentre importa più di 3 milioni di ton. di prodotti ittici (che potrebbero diventare, secondo le previsioni, 12 milioni nel 2025). La strategia di crescita che l’acquacoltura europea dovrà attuare, per mantenere la sua capacità di fornire alimenti salubri e di alta qualità, è articolata e dovrà essere sostenuta dalla attività legislativa della UE anche in materia di salute pubblica, di sanità e benessere animale e ambientale. In questo senso importanti passi sono stati compiuti e molti altri se ne potranno compiere attivando e promuovendo il confronto tra produttori e istituzioni a tutti i livelli decisionali. Lo sviluppo sostenibile dell’acquacoltura europea è fortemente correlato all’attività dei ricercatori dei diversi ambiti coinvolti che dovranno comunicare e lavorare sinergicamente tra loro. Segue a pagina 7 Segue da pagina 6 L’acquacoltura europea si interroga sulle sue opportunità di sviluppo Altro aspetto molto importante è rappresentato dall’individuazione dei siti che potranno essere messi a disposizione per l’acquacoltura, soprattutto relativamente all’allevamento in mare, che spesso entra in conflitto con altri interessi. La Commissione Europea avrà inoltre un ruolo cruciale nel migliorare l’immagine delle attività d’acquacoltura e dei suoi prodotti. Gli strumenti che dovranno essere utilizzati per promuovere lo sviluppo ambito e necessario dell’acquacoltura nell’UE sono, il nuovo FEP strumento a carattere prevalentemente finanziario, i programmi INTERREG per una maggiore condivisione a livello di macroregioni europee, la promozione di c.d. “buone pratiche” sia a livello di allevamento che di gestione da parte delle pubbliche amministrazioni. Il Commissario Borg concludendo il suo intervento ha chiesto il contributo a tutti i protagonisti del comparto nel processo di crescita dell’acquacoltura comunitaria. Augurandosi infine che la nuova strategia di sviluppo dell’acquacoltura europea, sia in grado di sbloccarne le potenzialità, mantenendo sempre gli elevati standard di sostenibilità ambientale, di sicurezza e di valore nutrizionale che la caratterizzano, e auspicando una riduzione della dipendenza dell’Europa dalle importazioni di prodotti ittici, valorizzando il patrimonio tecnologico proprio dei paesi dell’UE. A.T. Risoluzione del Parlamento europeo del 12 dicembre 2007 sull'organizzazione comune dei mercati nel settore dei prodotti della pesca e dell'acquacoltura (2007/2109 - INI) Importante presa di posizione del Parlamento Europeo relativamente alle problematiche del comparto della pesca ed acquacoltura comunitari, la cui importanza strategica è ribadita dalla presente Risoluzione. In particolare, il Parlamento con questa presa di posizione sollecita la Commissione a presentare quanto prima una comunicazione sulle linee direttrici e una proposta di revisione dell'OCM dei prodotti della pesca, che tengano conto delle indicazioni contenute nel documento approvato. Di seguito riportiamo, in modo sintetico, i punti più significativi della Risoluzione con la quale il Parlamento UE ha voluto richiamare l’attenzione della Commissione sulle problematiche di pesca e acquacoltura. Il Parlamento Europeo: • • • • • • • • • riconosce che gli attuali meccanismi d'intervento presentano un'elevata concentrazione e sollecita la Commissione a valutare se tali meccanismi siano i più adatti e se abbiano la flessibilità necessaria a rispondere alle necessità evidenziate dalle strutture di produzione/commercializzazione esistenti nei vari Stati membri, allo scopo di migliorare la commercializzazione del pesce e garantire un equo reddito ai produttori. sottolinea l'importanza dell'etichettatura e di una corretta informazione al consumatore onde promuovere la qualità e il valore aggiunto dei prodotti della pesca; ritiene che le denominazioni commerciali, soprattutto dei prodotti importati, meritino una profonda analisi e vigilanza, per non indurre in errore il consumatore; sottolinea la necessità che i Fondi strutturali contribuiscano ad ammodernare e a creare infrastrutture di sostegno ai produttori nella produzione/commercializzazione, come unità di refrigerazione, trasformazione, trasporto e commercializzazione/distribuzione; sottolinea la necessità di mantenere e rafforzare i meccanismi e gli strumenti di sostegno, soprattutto di carattere finanziario, per promuovere la concentrazione dell'offerta, in particolare attraverso un sostegno effettivo alla costituzione e al funzionamento di organizzazioni di produttori, segnatamente della piccola pesca costiera e artigianale, riconosciute ai sensi del regolamento (CE) n. 104/2000; ritiene che i programmi operativi dovrebbero garantire - con gli idonei sostegni finanziari - la possibilità che le organizzazioni di produttori pratichino la commercializzazione diretta dei loro prodotti, in modo da valorizzarne la produzione e aumentare il valore aggiunto dei prodotti della pesca; chiede quindi la modifica dell'articolo 5 del regolamento (CE) n. 104/2000, come proposto nella summenzionata posizione del 2 dicembre 1999; sostiene l'iniziativa che prevede la creazione di un codice di condotta sul commercio dei prodotti della pesca nell'Unione europea che coinvolga tutti gli operatori del settore, al fine di definire norme volontarie per garantire una più equa ripartizione del valore aggiunto e norme di commercializzazione lungo la filiera; sottolinea l'importanza di creare mercati di origine e di prodotti tradizionali di particolare qualità, che siano promossi in occasione di fiere, nel piccolo commercio e nella ristorazione, in modo da potenziare il valore aggiunto dei prodotti locali e promuovere lo sviluppo locale; raccomanda alla Commissione di valutare le conseguenze delle relazioni con i paesi terzi, soprattutto l'impatto dei prodotti importati sui prezzi alla prima immissione in commercio; chiede alla Commissione di essere più ferma nella sua valutazione delle relazioni commerciali esterne, soprattutto per quanto riguarda l'attivazione delle misure di salvaguardia nell'ambito dell'Organizzazione mondiale del commercio, contemplate dall'articolo 30 del regolamento (CE) 104/2000, per non compromettere gli obiettivi dell'articolo 33 del trattato; ritiene indispensabile l'applicazione, ai prodotti della pesca importati e commercializzati nel mercato interno, delle stesse norme e degli stessi requisiti che vengono applicati ai prodotti della pesca comunitaria, ad esempio a livello di etichettatura, norme igienico-sanitarie o divieto d'ingresso nel mercato comunitario di prodotti della pesca di dimensioni inferiori alle dimensioni minime autorizzate per la produzione comunitaria.