Le aziende ticinesi hanno voglia di reagire e di fare
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Le aziende ticinesi hanno voglia di reagire e di fare
FTSE MIB ULTIME DUE SETTIMANE DOW JONES ULTIME DUE SETTIMANE NASDAQ ULTIME DUE SETTIMANE CAC ULTIME DUE SETTIMANEMANE SMI ULTIME DUE SETTIMANE 27 GDP GIORNALEdelPOPOLO VENERDÌ 29 MAGGIO 2015 CONVEGNO CRIF A LUGANO Luca Albertoni: dopo l’abbandono dell’1,20 Le aziende ticinesi hanno voglia di reagire e di fare Gli inadempienti sono al 5,5% dei debitori svizzeri, mentre il tasso di esperienze negative è al 10,63%: la verifica della solvibilità è sempre più importante. Lugano meglio del Cantone. di CORRADO BIANCHI PORRO Luca Albertoni, direttore della Camera di commercio, è stato ieri ospite d’onore per la seconda volta all’incontro annuale che si è svolto allo Splendide del Crif, azienda globale specializzata nella gestione di informazioni creditizie e lotta antifrode con 100 collaboratori solo a Zurigo e 2.500 nel mondo. Come va il Ticino dopo il 15 gennaio quando il franco si è staccato dal limite di 1.20 con l’euro? L’impressione, è assai diversa dalla realtà. Gli allarmi fanno male Quello che temiamo, afferma Albertoni, non è il rapporto valutario, ma la velocità del cambiamento. Le aziende in Ticino sono 30mila registrate e quelle attive forse poco meno di 20mila. Ebbene, di tutte queste ce ne sono forse una trentina che pensano alla delocalizzazione o ai licenziamenti o fanno qualcosa di non corretto. Eppure, da parte di alcuni media, sembra che siamo sull’orlo del disastro. Per due licenziamenti a Biasca, due serate di trasmissione in diretta. Poi si vede che i frontalieri aumentano. E allora? Un albero cade, ma la foresta sta bene. I messaggi da trasmettere cioè, devono essere attendibili. E non significa certo nascondere la realtà. Perché problemi ce ne sono. Diminuiscono i margini e questo accadeva già prima e dunque mancano i capitali per gli investimenti. Con questi flash, è difficile orientarsi correttamente. Per questo, dice Albertoni, sono contro le misure congiunturali che sono i cerotti. Meglio affrontare i problemi strutturali, come il fisco. Sono questi gli elementi che frenano la competitività. Chiediamo allo Stato di lasciarci lavorare. Il sistema resta sano, reattivo, forte. I problemi sono esattamente gli stessi che vi sono in ogni Cantone della Svizzera. Faccio l’esempio Lorenzo Cattaneo, Monia Fernicola, Marco Arrighini, Luca Albertoni, Daniela Tontini, Sara Morsiani e Manuel Zollikofer ieri allo Splendide Royal di Lugano. delle aziende che lavorano il cioccolato in Ticino. Vi è stato l’euro, poi il prezzo del cacao è raddoppiato e quello delle nocciole è triplicato. Ebbene, non c’è stato nessun licenziamento. Per il cambio, aggiunge, lavoriamo più col dollaro e con la Russia per le materie prime anche sul mercato alimentare. Che dire sul Ticino? Che c’è una buona dose di positività e di voglia di fare. PICTET AM Le Inadempienti al 6,7% in TI Monia Fernicola del Crif, ha detto che oggi la quota dei debitori inadempienti in Svizzera è pari al 5,5%, mentre il tasso di esperienze negative di pagamento si registra al 10,63%. I peggiori pagatori si trovano a Neuchâtel e Ginevra dove il tasso è al 9%. A ruota seguono Basilea Città (7,4%) e Vaud (7,3%). Il Ticino registra una percentuale del 6,7%. Contrariamente al trend nazionale dove in genere nelle città i cattivi pagatori hanno una quota superiore rispetto a quella del corrispondente Cantone, a Lugano i cattivi pagatori sono solo al 4,5%. La peggiore perfomance delle esperienze negative è quella di La Chaux-de-Fonds con l’11,6%, seguono Bienne (10,3) e Neuchâtel (10%). Per la determinazione dei debitori inadempienti CRIF, sono state considerate tutte le persone fisiche con una procedura di esecuzione o titolari di un fallimento o attestato di carenza beni. E per il futuro? A seguito dell’aumento della disoccupazione ci si attende un aumento delle esperienze negative nei prossimi 12 mesi dunque la verifica di solvibilità diventa sempre più importante. Relatori sono stati di seguito Daniela Tontini, direttore commerciale Ticino che ha presentato, Manuel Zollikofer, direttore generale CRIF AG (ha rilevato che l’importo mediano dei singoli precetti è di circa 1.100 franchi) e Lorenzo Cattaneo, vicedirettore Cornèr Banca sui cattivi pagatori con le carte di credito. Sono poi intervenuti Sara Morosini, Daniele Mensi (Orange), Marco Arrighini (Euler Hermes Switzerland). riforme di Modi e Rajan rilanceranno il Paese L’India è ora la Cina di 10 anni addietro e dunque ha un futuro Stephen Burrows di Pictet AM afferma che oggi l’India è la Cina di dieci anni fa. Il Pil pro capite è infatti di 1.504 dollari (2014) mentre quello della Cina è di 6.837. Ma il futuro demografico è tutto dalla sua parte. La Cina raggiunge il picco della popolazione quest’anno. L’India ci arriverà nel 2050. L’urbanizzazione in India è pari al 32% della popolazione. In Cina siamo già al 53,2% e in Germania al 74,9%. Però il Paese era paralizzato. Con l’arrivo al governo di Modi, per la prima volta da 30 anni il suo partito ha la maggioranza al parlamento con 282 voti. Anche il Governatore della Banca Centrale, Rajan, sta riformando il sistema. Si intende far crescere il manifatturiero dal 15% al 25% del Pil entro il 2022. Si riforma la fiscalità diversa da Stato a Sta- Stephen Burrows, Senior Investment Manager e Claudio Morelli, Regional Head of Sales Switzerland di Pictet A.M. ieri al Villa Castagnola di Lugano. to, si creeranno servizi pubblici più efficienti e la crescita economica accelera al suo potenziale del 7-8% annuo. Inoltre l’India è la principale beneficiaria del ribasso del greggio. I risparmi rappresentano infatti il economando 2,5% del Pil. In sostanza, si trovano le risorse per finanziare gli investimenti, oltre ai benefici per il calo dell’inflazione. Per questo Pictet punta sulle azioni indiane col suo team dell’Equity Emerging Market. di ANGELO GENINAZZI* BORSE DI STUDIO: QUESTA NON È LA SOLUZIONE Tra imposte di successione e salari minimi, il 14 giugno il popolo ha diversi temi controversi e dibattuti su cui esprimersi. Un po’ messa nell’ombra dalle altre discussioni vi è anche l’’iniziativa presentata dall’Unione svizzera degli universitari (USU) che chiede di armonizzare a livello svizzero il sistema delle borse di studio. Perché? I giovani cresciuti in famiglie benestanti hanno più possibilità di ottenere un diploma universitario rispetto agli altri. Nonostante gli sforzi politici per le pari opportunità, questa rimane la realtà, anche se la situazione finanziaria non è l’unico fattore decisivo. Chi cresce in una famiglia meno abbiente cerca però di accedere il più presto possibile al mondo del lavoro o è costretto a lavorare parallelamente agli studi rischiando di metterne a repentaglio la riuscita. Le borse e i prestiti di studio sono dunque un mezzo per ovviare ad un’ingiustizia che rischia di lasciare in disparte dei talenti a causa della loro origine sociale. Oggi l’aiuto finanziario, a tutti i livelli di formazione, è di competenza dei cantoni, alla pari delle università e delle SUP. Nel 2013 i cantoni hanno speso 334 milioni in borse e prestiti, l’1% del budget per la formazione. Il contributo medio ha raggiunto 8’276 franchi all’anno al livello terziario, oscillando tra meno di 6000 e più di 12’000 franchi a seconda dei cantoni. Nel Canton Zurigo ne ha beneficiato lo 0,3% della popolazione, nei Grigioni l’1,26%. Gli importi per abitante divergono fortemente, ciò che non si spiega solo con la struttura sociale. L’iniziativa ha così messo il dito su un problema reale che chiede risposte. Gli iniziativisti propongono che la competenza per gli aiuti passi dai cantoni alla Confederazione, dove i primi le finanzierebbero, mentre a livello federale sarebbero fissati ammontare e condizioni. Sebbene il testo non fornisca indicazioni sull’importo, l’USU parte dal principio che, per sopperire alle loro necessità, gli studenti di bachelor e master necessitino almeno di 24’000 franchi all’anno – di cui almeno la metà coperti dalla borsa. Per il grado terziario, si chiede che la proporzione di beneficiari aumenti al 20%, il doppio rispetto ad oggi. Con la proposta in votazione, le spese preventivate ogni anno dagli enti pubblici a questo titolo verrebbero aumentate di oltre 500 milioni. In più l’iniziativa parla solo di “università”, ma non tiene conto dei settori della formazione professionale che sfuggirebbero così al tentativo di parificare le opportunità per i potenziali studenti. Ma soprattutto, critica centrale, l’iniziativa aggira la ripartizione dei compiti tra la Confederazione e i cantoni. Nonostante questi aspetti negativi, come detto, l’iniziativa coglie un punto su cui vi sono ampi margini di manovra. In questo senso nel 2013 è entrato in vigore un concordato sulle borse di studio, ratificato finora da 16 cantoni e che funge da base ad un controprogetto indiretto presentato dal Consiglio federale, ben sviluppato e basato sulle pari opportunità che risponde alle legittime preoccupazioni, senza però compromettere il federalismo nel campo della formazione. Per aprire questa strada, indispensabile per il ruolo formatore e innovativo del nostro paese, il 14 giugno l’iniziativa è da respingere. * Responsabile economiesuisse per la Svizzera italiana azioni svizzere Indici SMI ABB N Actelion N Adecco N Alpha Pet N Alpiq Holding Baloise N Cie. F. Richemont CS Group N Geberit N Givaudan N Holcim N Julius Bär I Lonza Group N Nestle N New Value Nobel Biocare N Novartis N Roche GS SE Sopracenerina SGS N Swatch Group I Swatch Group N Swiss Life N Swiss Reinsur N Swisscom N Syngenta N Transocean N UBS Group N Zurich F.S. N ULTIMO PREC 20.84 133.2 76.25 0.07 79 119.9 84.15 25.17 342.5 1765 75.9 52 135.4 73.75 1.61 17.05 98.45 282.5 1824 378.9 75.5 229.6 85.15 552.5 423.6 17.8 20.7 302.8 20.9 133.7 76.25 0.08 78.2 120.7 84.3 25.08 342.2 1755 75.75 52 135.3 73.65 1.7 17.05 98.5 280.7 149 1812 377.7 74.95 231 85.85 557 430.8 18.31 20.71 306.5 ULTIME 52 SETT MIN MAX % 16.75 86.05 56.6 0.02 57 101.6 68.8 18.57 277.5 1427 56.5 33.77 90.9 64.15 1.5 12.8 76.05 238.8 130.2 1597 350 65.7 195.6 69.25 494.2 273.2 11.83 13.58 257.9 22.31 134.9 82.9 0.17 108.7 136.3 94.75 27.81 371.9 1948 83.05 52.9 136.9 77 2.85 18.45 102.7 295.8 187.3 2260 543.5 101.1 250.8 96.95 587.5 430.8 41.31 20.71 334.6 -1.4 15.5 10.7 -12.5 -12.2 -6.1 -5.2 0.3 1.2 -1.5 6.3 13.5 20.6 1.0 -27.4 -0.2 6.6 4.6 0.0 -10.8 -14.7 -12.2 -2.8 1.7 5.7 32.3 -3.0 21.1 -2.8 cambi interbancari EUR/CHF (euro-franco) EUR/USD (euro-dollaro) EUR/JPY (euro-yen) EUR/GBP (euro-sterlina) CHF/EUR (franco-euro) USD/CHF (dollaro-franco) GBP/CHF (sterlina-franco) JPY/CHF (100yen-franco) 1.0313 1.0912 135.49 0.7139 0.9692 0.946 1.4449 0.7612 1.0352 1.0887 134.82 0.71 0.9653 0.9501 1.457 0.7673 -0.3 0.2 0.4 0.5 0.4 -0.4 -0.8 -0.7 oro e argento (oncia) 1 oncia = 31,1035 gr. Oro Argento 1179.85 16.42 business class BILANCIA COMMERCIALE IN APRILE Giù import-export, non il surplus Frena in aprile il commercio estero: le esportazioni hanno segnato una flessione su base annua del 5,1%, a 16,3 miliardi, mentre le importazioni sono diminuite dell’8,1%, a 13,4 miliardi. I prezzi delle merci importate ed esportate sono scesi sensibilmente a causa del rafforzamento del franco, indica l’Amministrazione federale delle dogane. Per l’export i prezzi sono calati del 3,8%: la diminuzione a livello nominale è stata del 5,1% e in termini reali dell’1,3% . La bilancia commerciale registra comunque un’eccedenza di 2,9 miliardi. Tre quarti dei settori d’esportazione hanno subito un calo delle vendite, in particolare il settore chimico-farmaceutico (-12,7%) e l’industria delle materie plastiche (-11,2%). Giù anche il comparto delle derrate alimentari (-8,2%), l’industria della carta e delle arti grafiche (-7%), l’industria metallurgica (-3,5%), quella delle macchine e dell’elettronica (-2,2%) e l’orologeria (-0,8%). L’export è invece salito negli strumenti di precisione (+1,1%), tessili, abbigliamento e calzature (+2,6%) e gioielleria e dei preziosi, dove la progressione è stata di un terzo. Per aree geografiche l’export ha registrato una flessione del 31,1% in Africa (a 234 milioni), del 3,9% nel Nord America (a 2,43 miliardi) e dell’8,4% in Europa (a 9,05 miliardi). Verso l’Asia si è invece riscontrato un aumento del 3,6% (a 3,8 miliardi). Stessa tendenza positiva per l’America latina (+4,7% a 529 milioni). Per la sola Europa le esportazioni sono scese in modo marcato in direzione dell’Austria (-34,6%) e Italia (-16,9%), ma anche la Germania, la locomotiva del continente, ha fatto segnare un calo del 13,2%. CANTONALE DI BASILEA Accordo con la Germania per 40 mio La Banca cantonale di Basilea (BKB) ha raggiunto un accordo per regolare la vertenza dei fondi sottratti al fisco tedesco. La BKB si è impegnata a pagare un importo unico di 38,6 milioni di euro (40 milioni di franchi). Swissoil Ticino comunica i prezzi indicativi (FR./100 Lt. IVA inclusa) relativi all’olio da riscaldamento: Quantitativo da Lt. 1.500 a 2.199 da Lt. 2.200 a 2.999 da Lt. 3.000 a 5.999 da Lt. 6.000 a 8.999 da Lt. 9.000 a 13.999 Sottoceneri 91,40 89,30 87,40 86,10 85,30 Sopraceneri 92,50 90,30 88,50 87,20 86,30