RAPPORTO TRA DISEGNO E MODELLO DINAMICO NELLA
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RAPPORTO TRA DISEGNO E MODELLO DINAMICO NELLA
RAPPORTO TRA DISEGNO E MODELLO DINAMICO NELLA COSTRUZIONE DI IMMAGINI MENTALI Anna Maria Facenda, Paola Fulgenzi, Janna Nardi, Floriana Paternoster Sez. Mathesis Pesaro – NRD Università di Parma Il lavoro che proponiamo prende l’avvio dai risultati di precedenti esperienze condotte in classe dai componenti del gruppo, 1 utilizzando modelli geometrici (ma anche aritmetici) di tipo dinamico, cioè con uno o più elementi mobili. Questo tipo di materiale didattico è, a nostro avviso, un registro di rappresentazione autonomo rispetto al disegno; quest’ultimo è frequentemente utilizzato in geometria con scopi sia euristici sia puramente descrittivi, ma è -ovviamente- statico. Il modello dinamico introduce nell’esperienza dell’alunno la dimensione temporale e permette di accedere, anche solo ad un primo livello percettivo/intuitivo, a concetti “forti” quali quello di funzione, di infinito, di infinitamente denso. Riteniamo pertanto che questo approccio metodologico, arricchendo il patrimonio esperienziale degli alunni, contribuisca alla formazione di immagini mentali più ricche, e porti in primo piano le idee centrali dei concetti matematici che l’allievo sta affrontando. L’alunno che, nelle nostre esperienze, manipola ed osserva modelli dinamici è invitato poi dal docente a verbalizzare le sue intuizioni e le sue congetture, e ciò è una premessa all’argomentazione ed alla successiva, eventuale, dimostrazione; deve inoltre rappresentare graficamente le tappe più significative di quanto ha percepito. Dall’analisi dei protocolli relativi a precedenti lavori da noi condotti, risulta che la rappresentazione grafica, rispetto alla situazione realmente osservata, veicola immagini mentali preesistenti, non sempre coerenti con quanto l’alunno ha effettivamente “visto” durante l’esperienza. Con questa ricerca prevedevamo di poter ricavare dai disegni anche indicazioni sulle proprietà geometriche che i modelli esaltano preferenzialmente, come arricchimento del nostro percorso personale di ricerca sulle valenze didattiche di questi materiali di lavoro. Il nostro scopo pertanto era di osservare come gli alunni usano il disegno, registro di rappresentazione statico, nel corso dell'analisi di un modello dinamico, registro di rappresentazione dinamico, con una forte componente spazio/temporale. In particolare, ci interessava raccogliere informazioni su: - le scelte che l’allievo compie nel momento in cui disegna quelle che sono, a suo avviso, le fasi più significative del movimento (come rappresenta lo stato iniziale e finale; quante e quali “tappe” decide di rappresentare; ....); - quanto le sue raffigurazioni spontanee sono fedeli a ciò che ha effettivamente osservato; - le modalità con cui immagini mentali preesistenti condizionano la produzione grafica degli alunni (e la relativa giustificazione), considerando che il disegno assume una posizione intermedia tra i dati del mondo reale (in questo caso l’oggetto “modello dinamico”) e la geometria (astratta), di cui il modello “concretizza” alcuni concetti e relazioni. Riteniamo che questo tipo di indagine possa chiarire alcuni aspetti del processo con cui le immagini mentali si formano e si consolidano, con particolare attenzione alla individuazione di misconcetti e quindi alla definizione di strategie didattiche utili per la loro rimozione. Dal materiale raccolto si possono trarre informazioni su molti aspetti e questioni quali: 1. immagini mentali preesistenti; 2. come viene utilizzato il disegno; 3. cosa viene scelto di disegnare; 4. coerenza del disegno con quanto osservato; 1 Vedi in bibliografia lavori Mathesis Pesaro 5. condizionamento delle immagini mentali preesistenti; 6. come le immagini mentali si formano e si consolidano; 7. come e quali misconcetti emergono. Tra tutti questi aspetti ne sono stati approfonditi solo alcuni, per non rendere l'analisi troppo complessa e quindi poco leggibile. Ci proponiamo di rinviare ad un tempo successivo lo studio di quanto è stato tralasciato. Indagheremo principalmente: cosa disegnano, come disegnano e l'emersione dei misconcetti. I risultati quantitativi della ricerca sono riportati in appendice. CLASSI COINVOLTE La ricerca è stata condotta in sei classi: due quarte elementari, una quinta elementare, una prima media, due seconde medie, una terza media. Le quarte elementari, una seconda media (II D) e la terza media sono classi che hanno lavorato, in modo continuativo, con modelli dinamici e con materiali. Le due classi quarte al momento della ricerca non avevano ancora affrontato il tema della classificazione dei triangoli. Inoltre non è stato ritenuto opportuno assegnare, alle stesse classi, le domande A e B che seguono l'analisi dei modelli, e la scheda finale, perché ritenute di difficile comprensione e trattamento, per alunni con delle conoscenze ancora semplici, con una padronanza del linguaggio tecnico ancora limitato e con una capacità di astrazione ancora da costruire e conquistare. PROVE ASSEGNATE Costruzione di due modelli dinamici relativi ai triangoli. modello 1 modello 2 Analisi dei modelli con l'ausilio della seguente scheda guida: “Fai scorrere (trasla) il vertice mobile lungo l'incisione. Si ottengono delle figure. 1. Disegna le figure che ti sembrano più significative, dà loro un nome e indicane le caratteristiche. 2. Di ogni figura spiega quante se ne formano e perché. N.B. Non cancellare eventuali disegni scorretti o poco precisi, scrivi accanto “errato” e rifai la figura." In un tempo successivo sono state poste queste domande: “ A. Avresti fatto i disegni se non ti fosse stato chiesto esplicitamente? B. I disegni ti hanno aiutato a chiarire il tuo pensiero? Rispondi motivando.” Dopo un primo esame dei protocolli si è deciso di proporre una "verifica" che fungesse, in qualche misura, da controprova. Questa volta gli alunni dovevano immaginare la situazione dinamica. E' stato infatti fornito un disegno corredato dal seguente testo: "Il punto C si muove lungo il segmento AL 1. Quali triangoli si formano e perché? 2. Quante figure di ogni tipo si formano? 3. Quali triangoli non si formano, perché? Rispondi facendo dei disegni e commentali per iscritto. Se ritieni che qualche cosa non vada bene, non cancellarla ma tira una riga sopra. A. Questa situazione senza il modello è stata più facile o più difficile che con il modello? Perché? B. I modelli precedenti ti sono serviti per rispondere in questo caso?" B A C L Dal controllo dei protocolli della quinta, della II E e III E (medie), che hanno compilato per prime questa scheda, abbiamo rilevato che la domanda B è stata equivocata dalla quasi totalità degli alunni, infatti hanno in prevalenza risposto "No, perché la situazione è diversa". La domanda è risultata quindi mal posta. Nelle due classi che dovevano ancora affrontare la prova, I D e II D, sono state modificate nel modo seguente: A. Aver lavorato con un modello che presentava una situazione simile a quella descritta sopra, pensi che ti abbia aiutato? B. Pensi che se anche per questa scheda avessi avuto un modello avresti lavorato meglio (più facilmente o con risultati migliori)? Le risposte alla domanda A nelle due versioni non presentano differenze significative, mentre la B nella seconda versione si è rivelata un "rafforzamento" della prima. A questa scheda di verifica alcuni alunni (10 in totale, di cui 6 in III media), rispondono senza usare i disegni o facendoli perché "costretti" (ma ne potevano fare a meno). Si tratta generalmente di alunni bravi, con una rete concettuale ben organizzata (solamente 2 sono alunni molto in difficoltà). TEMPI La costruzione ha richiesto tempi variabili, da 10 a 30 minuti, in relazione all'abitudine oppure no a lavorare con questo metodo. In particolare gli alunni di quarta sono stati aiutati nella costruzione dall'insegnante. Hanno ricevuto un qualche aiuto anche gli alunni di quinta. Per l'analisi e la verbalizzazione di ogni modello è stata data mezz'ora di tempo, così come per la scheda finale. Per le domande in coda all'analisi sui modelli è stato assegnato un tempo di un quarto d'ora. IL DISEGNO Nelle classi che lavorano con materiali e con i modelli dinamici il disegno ha un ruolo descrittivo. In particolare la classe terza, che ha sempre lavorato con i modelli dalla prima media, esegue in prevalenza disegni “animati”. Le classi che lavorano in modo tradizionale usano, frequentemente, il disegno come illustrazione di un nome. Esso rispecchia il modo in cui è visualizzato mentalmente quel nome, svolge il ruolo di esempio di ciò che è nominato. I disegni, che riportano sequenze riconoscibili, secondo l’ordine con cui le figure si formano nel modello, poco numerosi (meno della metà), sono presenti in entrambi i tipi di classi. Sono meno frequenti nelle classi abituate a lavorare con i modelli. E' possibile che questi alunni non abbiano sentito l'esigenza di lavorare in parallelo con il formarsi delle figure: hanno mosso il modello, fatto le loro riflessioni e osservazioni anche basandosi su precedenti esperienze o immagini mentali, quindi hanno riportato le loro conclusioni in ordine sparso. Gli altri sentivano di più l'esigenza di seguire il movimento registrandone le figure che venivano formandosi. Le giustificazioni accompagnano spesso i disegni degli alunni abituati a lavorare con i modelli, mentre sono molto rare negli altri casi. In particolare nella II D e III media è possibile rintracciare un avvio all'argomentazione. Le due quarte presentano giustificazioni per il primo modello ma non per il secondo. Forse la maggior complessità della situazione non supportata dalla padronanza di un lessico specifico ha ostacolato l'uso del registro verbale. Dove c'è intreccio tra disegno e giustificazione si evidenziano delle immagini mentali più strutturate a testimonianza di un concetto già costruito. Negli altri casi si ha l'impressione di immagini come collezione. Alcuni, seppur pochi, indicano le misure sui disegni; ciò accade in entrambi le tipologie di classi. Questo comportamento sembra la conseguenza di un contratto didattico in cui è data molta importanza all'aspetto metrico della geometria. Nelle due quarte c'è un’accentuata presenza delle lettere, che hanno appena cominciato ad usare. (L'ultima cosa appresa è quella che va sempre "esibita"). I casi limite sono disegnati e nominati solo in II D e III media, che lavorano con i modelli. Dall'esame dei protocolli emerge che alcune figure faticano ad essere riconosciute più di altre (le tabelle in appendice mostrano che tale difficoltà è maggiore nelle classi che non lavorano con i modelli). - Il triangolo rettangolo nel primo modello. Riteniamo che ciò sia da collegare ad una carente concettualizzazione dell'angolo retto quale elemento di separazione tra acuti e ottusi, e al fatto che il triangolo si presenta in posizione non canonica (appoggiato su di un cateto). - I triangoli isosceli nel secondo modello. Anche in questo caso la posizione non abituale, che e quella del triangolo isoscele appoggiato sulla base, ha contribuito a questo risultato. Se la figura è riconosciuta, questo avviene, con poche eccezioni, quando il lato mobile più lungo diventa uguale alla base. La non individuazione del secondo triangolo isoscele può essere dovuta ad una osservazione superficiale e affrettata, ma ancor più ad una non corretta ed esauriente concettualizzazione del triangolo isoscele. Del resto, per come è costruito il modello, il secondo triangolo isoscele è posizionato in modo ancora meno usuale. Gli alunni che lavorano abitualmente con i modelli riconoscono più facilmente le figure sopra menzionate in quanto, a nostro avviso, la manipolazione di “oggetti”, rende meno probabile legarne le proprietà alla posizione. Abbiamo inoltre constatato che questi alunni costruiscono disegni più significativi; questa migliore padronanza permette loro di cogliere in modo più completo la numerosità delle figure che si formano, in particolare di considerare correttamente l'infinito (denso). MISCONCETTI I protocolli rivelano misconcetti, alcuni dei quali riguardano solo le classi che non lavorano con i modelli, mentre altri sono trasversali. 1. Gli alunni delle classi che non lavorano con i modelli, come è già stato detto, disegnano le figure non come le osservano, ma secondo stereotipi (la posizione, il triangolo isoscele sempre acutangolo…) 2. La doppia classificazione dei triangoli rispetto ai lati e agli angoli si è rivelato un passaggio concettuale difficile. Questa difficoltà non era stata ipotizzata, ma è emersa in modo evidente e diffuso, anche se lo è di più nelle classi dove non si lavora con materiali e modelli dinamici. Molti alunni tengono separati i triangoli rettangoli dagli scaleni, ma anche i triangoli isosceli dagli acutangoli od ottusangoli. Le due tipologie sono trattate come insiemi disgiunti. La doppia classificazione dei triangoli rientra nel terzo livello, di sviluppo del pensiero geometrico, di Van Hiele (capacità di collegare proprietà e ordinarle per compiere semplici deduzioni). Nel caso in esame è necessario tenere sotto controllo lati ed angoli. Questi elementi devono essere esaminati separatamente e in connessione tra loro, sia in modo inclusivo (triangolo isoscele ed ottusangolo…) che esclusivo (triangolo rettangolo o acutangolo…), pertanto la costruzione concettuale che gli alunni devono elaborare non è omogenea e di conseguenza risulta complessa. 3. La classificazione secondo gli angoli richiede la presenza di valide immagini concettuali sugli angoli stessi. In particolare è necessaria una forte immagine concettuale dell'angolo retto quale elemento di separazione tra acuti ed ottusi. Se questo concetto non è ben formato il rischio è che il triangolo rettangolo sia considerato anche triangolo acutangolo. Dal materiale raccolto emerge che le due classi quarte sono state più corrette in questo senso, pur non esprimendosi con un linguaggio specifico, delle classi che non lavorano con i modelli. Esse hanno però svolto una intensa attività operativa sul concetto di angolo e relativa classificazione. Date queste difficoltà, per migliorare i risultati è necessario modificare la metodologia o posticipare la trattazione del tema classificazione? In precedenti ricerche avevamo osservato come l'uso precoce di modelli evita l'insorgere di misconcetti, o ne rende l'incidenza più rarefatta, poiché favorisce la costruzione di corrette immagini mentali. ( Mathesis Pesaro 1997, 2000), dopo questo lavoro siamo ancora più convinte di questa affermazione. Per quanto riguarda la scelta temporale si può ipotizzare che la classificazione, seppure complessa, vada costruita per tempo. Rimediare in seguito (durante la scuola media) a questo misconcetto, risulta difficile e spesso senza esito. Non è detto che sia sempre così, ad esempio la padronanza del concetto di infinito può essere "rimediata" nel periodo della scuola media, se si lavora con dei materiali. Forse in questo caso poiché è richiesta una capacità di astrazione maggiore riprendere il tema in un tempo successivo dà esiti positivi. Come si vede stiamo sollevando questioni e formuliamo ipotesi perché si possa avere una ricaduta didattica, che per noi insegnanti è essenziale. . METACOGNIZIONE Dall'esame dei lavori degli alunni è possibile rintracciare anche quali sono le loro convinzioni sul disegno e sull'uso dei modelli dinamici. Si tratta di osservazioni che già in altre occasioni abbiamo raccolto (Mathesis Pesaro, 1996, 1997), ma che questa volta sono passaggi importanti della ricerca. La percezione dei disegni come strumento e mezzo è presente sia nelle classi che lavorano con i modelli sia in quelle che non ci lavorano. Mentre le prime indicano un supporto al ragionamento, alla evidenziazione degli errori o al loro superamento, come se il disegno funzionasse da strumento di verifica ("chiarire il pensiero o il ragionamento", "facilitare la spiegazione", "per riflettere e ragionare", "riconosco meglio le figure"…. ), le seconde fanno in prevalenza riferimento ad una analisi facilitata ("per fare capire cosa si ha in mante", "vedere meglio", "chiarire le idee"…), come se l'alunno percorresse una sequenza del tipo: movimento - osservazione - registrazione grafica verifica sul disegno - movimento…. L'uso dei modelli è visto, da chi non ci lavora, come prova o come aiuto per capire; gli altri alunni li vedono come supporto all'immaginazione, all'osservazione e al ragionamento. La tendenza a servirsi dell'osservazione sul modello come verifica o prova di una ipotesi è molto accentuata nella II E (che non lavora con i modelli), dove l'influenza di un insegnamento "tradizionale" è più forte che non nella prima media o nella quinta elementare. CONCLUSIONI I disegni degli alunni che lavorano con i modelli sono più ricchi e più fedeli a quanto osservato, e sono spesso commentati. Questo fa intuire immagini mentali più strutturate: chi lavora con i modelli sa che deve rappresentare e giustificare i passaggi più significativi. Gli altri, che hanno un diverso contratto didattico, rappresentano ciò che "conoscono" delle figure. Chi lavora con i modelli evidenzia una maggiore elasticità mentale: il riconoscimento e la valutazione sono migliori, la verbalizzazione è significativa (mostrando di saper usare due registri di rappresentazione). Chi usa il disegno come illustrazione, mostra di possedere le conoscenze geometriche come collezione di immagini e forse di concetti, dove i collegamenti sono problematici. I disegni, secondo posizioni "canoniche", sono da imputarsi a condizionamenti dovuti alla staticità della presentazione. Se posso "muovere" una rappresentazione, posso riconoscere le figure anche se non in posizione consueta. La difficoltà a tenere insieme la doppia classificazione dei triangoli rispetto ai lati e agli angoli, riteniamo che, per essere superata, abbia bisogno di un forte intervento sui singoli concetti attraverso un approccio che parta dalla operatività per sfociare nella costruzione di adeguate immagini concettuali. Appendice Primo modello Dati in percentuale Classi IV A IV B V ID II D II E III E Ottus./Acut. Rettangolo 50 50 6 32 14 28 32 Equilatero 18 22 6 18 21 17 32 50 50 62 86 100 72 82 Numero figure Giustificazione 37 45 28 16 19 19 18 14 90 59 32 17 50 45 0 0 19 13 57 11 36 Numero figure Giustificazione 23 0 44 0 19 19 31 9 71 38 28 6 50 27 Secondo modello Dati in percentuale Classi IV A IV B V ID II D II E III E Ottus./Acut. Rettangolo 50 50 6 27 57 22 30 Equilatero 0 14 6 40 67 50 36 Prova di verica Dati in percentuale Classi V ID II D II E III E Figure che si Numero figure formano 28 40 28 33 22 11 40 56 22 32 Figure che non si Figure che non si formano (risposta formano (risposta incompleta) completa) 33 0 56 8 20 28 33 17 32 28 BIBLIOGRAFIA Laborde, C. “Dessin et texte dans l’enseignement de la géométrie:…” in Didattica della Matematica nel III millennio, Pitagora 2000. Laborde, C. “Cabri, un nuovo rapporto con la geometria” , Supplemento UMI n.8/9, 1995 Duval, R: “Les différentes fonctionnements d’une figure dans une démarche géométrique”, Repères IREM n°17, 1994 Duval, R. “Sémiosis et pensée humaine”, Peter Lang 1995 Mariotti, M.A. “Le rappresentazioni grafiche e l’apprendimento della geometria”, Atti IX Convegno Castel S. Pietro, 1998, Pitagora Facenda A.M et al., Sezione Mathesis Pesaro “El uso de modelos dinamicos en la didàctica de la matematica”, Uno, Revista de Didàctica de las Matemàticas, n° 24, 2000 Kaldirimidou M. "Lo status della visualizzazione presso gli studenti e gli insegnanti di matematica" La Matematica e la sua Didattica n.2 – 1995 Damiani A. M., Facenda A. M., Fulgenzi P., Nardi J., Paternoster F. (sezione Mathesis di Pesaro) “Costruire immagini mentali attraverso i modelli” in L’educazione matematica n.3, 1996 Sezione Mathesis di Pesaro - NRD Parma “Difficoltà ed errori superati attraverso i modelli dinamici” - Atti Convegno Nazionale UMI-CIIM, Vicenza, 1997 Sezione Mathesis di Pesaro – NRD Parma “Dallo studio di un modello dinamico alle definizioni: un percorso interattivo” – Atti del 2° Internuclei Scuola dell’obbligo, Salsomaggiore 1997 Sezione Mathesis di Pesaro – NRD Parma “Modelli dinamici e nuclei fondanti nell’insegnamento della matematica” – Atti Convegno Nazionale UMI-CIIM, Salsomaggiore 2000