Relazione di restauro
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Relazione di restauro
25. Produzione giapponese Kebiki asagi odoshi hon-kozane dō-maru (armatura composita del tipo dō-maru a fettucce di seta azzurra) metà del XVII e aggiunte del XVIII secolo (elmo); fine XV - primo quarto del XVI (spallacci); fine del XVII - primo quarto del XVIII secolo (resto del corredo) tecnica/materiali acciaio, oro, argento, leghe di rame, rame dorato, legno policromo, lacca, cuoio, pelle, seta, lino, canapa dimensioni varie provenienza Giappone collocazione Torino, Musei Reali, Armeria Reale L’armatura è costituita dai seguenti pezzi (tav. 1): 1) elmo o kabuto costituito da un coppo, realizzato da piastre in acciaio sovrapposte a raggiera e dorate all’interno, fissate con borchie ogivali, e da una gronda costituita da kozane (piastre in cuoio laccato) semicircolari, unite fra loro con nastri in seta policroma. Ornamento frontale costituito da un shachihoko, animale mitico, affiancato da una coppia di corna stilizzate kuwagata. Sul retro, legato a un anello centrale è annodato un fiocco realizzato con un cordone in seta rosso-arancio. Dimensioni: 28 (h) × 38 e 44,5 cm (max); 1A) sottocoppo, calotta in cuoio stampato e dipinto, rinforzata alla base da un cerchio in cuoio laccato. Dimensioni: 24,5 × 26,5 × 8 (h) cm; 2) buffa o menpo-, maschera in acciaio forgiato per coprire il naso, le guance e il mento. Alla base tre file di kozane coprono il collo del guerriero. Dimensioni: 27,5 × 28 × 12,5 cm (maschera 14 × 17 cm); 3) coppia di spallacci o o--sode realizzati con una piastra sagomata alla quale sono ancorate sette file di kozane in cuoio laccato nero e dorato, unite fra loro con nastri in seta policroma. Sono presenti decorazioni in rame dorato e anelli per il fissaggio. Dimensioni: 33 × 34 cm; 4) coppia di protezioni o sendan no ita, realizzati con una piastra trilobata (detta kanmuri no ita) e tre file di kozane in cuoio laccato nero e dorato unite fra loro con nastri in seta policroma. Sulla parte posteriore è presente un anello per il fissaggio. Dimensioni: 18,5 × 9 cm; 5) coppia di bracciali o kote, maniche in lampasso di seta operata parzialmente ricoperte da una maglia in metallo laccato con applicazioni in acciaio impresso e dorato. La manica è agganciata al corpetto da due alamari (kohaze) posizionati sulle spalle. Dimensioni: 68,5 × 34 cm; 6) corazza o do realizzata con cinque piastre sagomate anatomicamente (dette kanmuri no ita) in acciaio rivestite da pelle dipinta e stampata e da una serie di file di kozane unite fra loro con nastri in seta policroma. Sul lato anteriore a sinistra è applicata una tasca in tela di lana marrone. Sono presenti decorazioni e alamari in metallo dorato e un cordone decorativo in seta arancione. La sezione inferiore del busto presenta otto scarselle (kusazuri), costituite da cinque kozane, realizzate con la medesima tecnica e alternanza cromatica dell’elmo, e agganciate con nastri in seta azzurra. Il guardacollo o tate-eri è costitui to da strati di tessuto sovrapposti con inserti esagonali in acciaio, foderati da un panno di lana. Ciascun esagono è stato profilato da una doppia cucitura e fermato al centro da nastro in seta azzurra. Il profilo è bordato da una tripla fila di ruches in crepes de chine in seta. Dimensioni guardacollo: 40 × 20 cm ca; dimensioni busto: spalle 42 cm; lunghezza 78 cm; circonferenza 103 cm; 7) cosciale o haidate costituito da due pezzi uniti in vita da una cintura in crepes de chine avorio. Ciascuna sezione è rivestita da lampasso in seta operata con inserti e profili in cuoio stampato e dipinto, a cui sono agganciate cinque file di kozane, realizzate con la medesima tecnica e alternanza cromatica dell’elmo. Fodera in tela stampata in lino azzurro. Dimensioni: 53 × 57 cm; 8) coppia di schinieri o suneate realizzati con sette lamelle anatomiche in acciaio dorato, fermate fra loro da una maglia in acciaio laccato, posizionate su lampasso di seta operato. L’angolo interno inferiore è in cuoio stampato e dipinto. La parte superiore, sagomata e divisa in tre sezioni agganciate fra loro con bottoni in corno, è realizzata con la medesima tecnica del guardacollo. Fodera in tela di cotone stampata azzurra e lampasso in seta operata. Dimensioni: 37 × 37 cm; 9) coppia di copripiede o kogake realizzati con elementi sagomati anatomicamente in acciaio laccato nero e unite da maglia in acciaio; profili in pelle dipinta e lato superiore in tela di lino nero. Fodera in tela di lino azzurro. Dimensioni: 30 × 25 cm; 10) coppia di sandali infradito o zori realizzati in fibre di paglia intrecciata con chiusura in legaccio di fibra (costituito da quattro capi) passante attraverso sei anelli in fibra, rivestiti in carta. Dimensioni: relazione di restauro Valeria Borgialli, Alessandra Curti, Tiziana Assogna, Cinzia Oliva restauro Valeria Borgialli (supporto), Alessandra Curti (metallo, lacca), Tiziana Assogna, Cinzia Oliva (tessuto, pelle) con la direzione di Mario Epifani 24 × 9 cm; 11) pantaloni maschili o ko-bakama al ginocchio, con chiusura anteriore mediante nastri in tessuto e arricciatura al ginocchio mediante cordoncino passante. Lampasso in seta operato su fondo blu e viola, fodera in taffetas in seta verde. Dimensioni: 60 cm (circonferenza vita), lunghezza 98 cm. Stato di conservazione L’armatura presentava un avanzato degrado generale, in parte causato dalle tecniche di esecuzione del manufatto e in parte dalle precedenti condizioni espositive. La presenza e l’assemblaggio di materiali eterogenei (metallo, tessuto, cuoio, doratura, lacca ecc.) molto diversi fra loro, sia per caratteristiche morfologiche che per comportamento alle sollecitazioni esterne, è stata una delle cause principali del degrado dei materiali organici, quali il cuoio e il tessuto (figg. 1-2). Le varie parti dell’armatura sono in origine assemblate fra loro dai nastri in seta policroma, detti odoshi: questi permettono la flessibilità della struttura grazie all’intreccio e alla sovrapposizione, consentendo alle kozane di muoversi e articolarsi fra di loro, ma al contempo ne sono la componente più fragile e quella più sollecitata dal punto di vista meccanico. La seta, proverbialmente elastica e flessibile quando in perfette condizioni, in seguito al degrado fotochimico Tavola 1. Schema grafico degli elementi costituenti l’armatura può perdere quasi del tutto le sue caratteristiche e la continua sollecitazione, causata dal peso e movimento delle kozane, accelerarne il degrado materico. Medesime considerazioni vanno fatte per i nastri, i cordoni e le nappe che decoravano l’armatura e reggevano al contempo gli elementi decorativi, talvolta molto pesanti. La realizzazione di parti dell’armatura che vedevano accostarsi materiali molto diversi fra loro, come nei bracciali la maglia di metallo cucita direttamente sul lampasso in seta, avevano prodotto un’abrasione continua del tessuto, con una perdita totale delle trame lanciate in filato metallico e lisature e lacune diffuse. Così come nelle decorazioni con piastre metalliche del guardacollo e degli schinieri, i margini taglienti degli elementi di protezione avevano lacerato parte del tessuto di rivestimento. Ulteriori cause di degrado sono state le passate condizioni di allestimento, dove la prolungata esposizione a luce e agenti inquinanti aveva prodotto un generale decadimento chimico-fisico delle fibre, con un viraggio anche importante dei colori originali delle tinture (nastri, nappe e cordoni, tessuto dei pantaloni, inserti dei cosciali) e un conseguente indebolimento dal punto di vista meccanico (fig. 3). Lo stesso dicasi per le componenti metalliche (ferro, acciaio, rame e leghe), che si sono alterate con un’ossidazione superficiale dovuta all’esposizione ad agenti inquinanti e umidità non controllata. Tutta l’armatura appariva molto impolverata, con veri e propri de- positi di polvere unta e grassa che erano penetrati all’interno delle fibre, spesso alterandone il colore e accelerando quei fenomeni di micro-abrasione che producono rotture delle fibre e conseguenti micro-lacerazioni. I depositi di polvere sono stati inoltre un fattore di degrado importante per le superfici metalliche e laccate perché hanno contribuito a trattenere l’umidità e quindi a favorire l’alterazione chimica, tipica di materiali così instabili. Inoltre, l’esposizione dell’armatura in posizione verticale, senza un adeguato supporto interno che sostenesse e distribuisse in modo equilibrato tutto il peso dei singoli pezzi, ha contribuito al degrado generale: alcune kozane del cosciale e di alcune scarselle della corazza presentavano fratture e micro-lacerazioni causate dallo stress meccanico. La superficie laccata si presentava parzialmente opacizzata, con lacune di piccole dimensioni e abrasioni della doratura e piccole porzioni sollevate, visibili sui copripiede, causate dall’ossidazione del metallo sottostante. Infine, vanno segnalati una serie di precedenti interventi di restauro eseguiti nella prima metà del Novecento, condotti con metodologie ora non più adeguate, che avevano ulteriormente degradato e indebolito il materiale tessile. In particolare, vanno segnalati gli interventi sugli schinieri e sui pantaloni, dove i tessuti sono stati ‘incollati’ direttamente sulla controfodera in tela di lino, probabilmente con resine sintetiche, che con il tempo si sono degradate, perdendo di elasticità e producendo una serie di nuove lacerazioni e lacune nel tessuto in seta. I pantaloni presentavano una situazione meccanica molto compromessa, con vistose lacune e una serie di rammendi, anche grossolani, eseguiti con filati e supporti diversi e sovrapposti fra loro. Intervento di restauro L’intervento è stato condotto presso il laboratorio di restauro dell’Armeria Reale per quanto riguarda 1. Prima del restauro, la corazza 2. Prima del restauro, l’elmo (kabuto) e maschera (menpō) 3. Prima del restauro, i pantaloni l’armatura, in collaborazione con i restauratori specializzati nei diversi materiali (Valeria Borgialli e Alessandra Curti per metalli e lacche, Cinzia Oliva e Tiziana Assogna per i tessuti), ad eccezione dei pantaloni che, a causa dello stato di conservazione precario, hanno richiesto il trasferimento presso il laboratorio di Cinzia Oliva. La cura e la costruzione del nuovo supporto sono stati competenza di Valeria Borgialli. Obiettivo prioritario dell’intervento era la riesposizione del manufatto nella Rotonda dell’Armeria Reale, confrontandosi sia con la sua storia espositiva (attestata dalle fotografie d’epoca) che con le attuali esigenze conservative e di movimentazione, in caso di prestito per esposizioni temporanee. In accordo con la Direzione del Museo si è optato per l’esposizione dell’armatura in posizione eretta. Non potendo più utilizzare l’antico manichino, deteriorato e ormai inadeguato, si è scelto di costruire un nuovo supporto, che permettesse alle parti dell’armatura di essere sostenute singolarmente, evitando un’eccessiva sollecitazione meccanica ai filati in seta. Anche per questa ragione tutto il restauro sui materiali è stato improntato da un criterio di minimo intervento, che prevedeva il consolidamento di quanto esistente e riducesse al minimo smontaggi e sostituzioni di parti degradate. Tutti gli interventi, diversificati per ogni materiale costitutivo, sono stati seguiti da un’accurata documentazione fotografica e da riprese video. Operazioni sulle parti metalliche e in cuoio laccato Sulle parti metalliche e in cuoio laccato sono state eseguite le seguenti operazioni: aspirazione dei depositi di polvere con pennelli a setole morbide e mediante aspiratori a bassa potenza; pulitura delle parti in metallo dorato a tampone e con impacchi localizzati di una soluzione basica di sali di Rochelle (tartrato di sodio e potassio) risciacquati con acqua demineralizzata; pulitura della maglia metallica con tamponi di acqua distillata e alcool; rimozione meccanica dell’ossidazione delle parti in acciaio mediante l’impiego di spazzoline metalliche, bisturi, fibre di vetro. Le superfici pulite sono state in seguito trattate con acido tannico in soluzione alcolica al 5%. La protezione finale, solo delle parti in acciaio dell’elmo, è data da resina Paraloid® B44 in soluzione al 3% in acetone; le zone che presentavano laccatura sono state pulite con emulsione di ligroina e tensioattivo rimossa con ligroina e acqua distillata; le zone di rottura del supporto in cuoio delle kozane sono state trattate con resina epossidica; ricostruzione di alcuni anelli della maglia metallica con filo di ferro zincato e colorato di nero. Operazioni eseguite sui tessuti e materiali organici Sui tessuti e materiali organici sono state eseguite le seguenti operazioni di pulitura: pulitura meccanica per aspirazione su entrambi i lati dei pezzi con aspiratore a potenza variabile e supporto interinale in tulle di nylon, con l’ausilio di pennelli di diversa morbidezza; pulitura locale con soluzione idroalcolica dei nastri in seta, previo test di stabilità dei colori e valutazione puntuale dei risultati; rimozione delle resine di restauro con impacchi locali di acetone; pulitura meccanica degli inserti in cuoio e pelle dipinta con gomme morbide e latex free; idratazione del cuoio e della pelle con sapone inglese; vaporizzazione dei tessuti con umidificatore a ultrasuoni e successiva messa in posizione dei tessuti su struttura 4. Durante il restauro, particolare con l’elmo 5. Durante il restauro, gli spallacci 6. Durante il restauro, gli schinieri 7. Durante il restauro, la struttura di supporto rigida, mediante ‘spillatura’ per ripristinare l’ortogonalità delle tessiture e ridurre pieghe secche e deformazioni; distensione dei tessuti e fibre mediante membrana in Gore-tex®. Sono state inoltre eseguite le seguenti operazioni di consolidamento: tintura dei supporti e tessuti di protezione; copertura e protezione delle sezioni abrase e degradate con tulle di nylon, tinto del colore adeguato e applicato a cucito, con una tecnica ‘a scomparsa’; supporto a cucito median- 8. Durante il restauro, l’armatura durante il collocamento sulla struttura di supporto te tecnica del punto posato di lisature e lacerazioni con integrazione su tessuti idonei, tinti del colore adeguato; controllo e ripristino dei nastri in seta, dove danneggiati e lacerati, in modo da ripristinarne la funzionalità meccanica (elmo, corazza, fiancali, spallacci); consolidamento e protezione dei cordoncini in seta policroma con tulle in nylon applicato a cucito (figg. 4-6). 9. Dopo il restauro, fianco sinistro dell’armatura montata sul supporto Costruzione e realizzazione del supporto tridimensionale Parte integrante del restauro è il supporto. La funzione di questa struttura, progettata e realizzata specificatamente per quest’opera, non è solo quella espositiva ma, soprattutto, quella di sostenere l’armatura scaricando e distribuendone il peso direttamente sul supporto e non più sulle zone critiche e compromesse. Il supporto è stato interamente realizzato in alluminio, scelto per le sue proprietà di leggerezza, resistenza meccanica e inerzia all’alterazione. Per il manufatto sono stati utilizzati tubolari di vari diametri e lamine di diversi spessori, calcolati in base al peso e allo sforzo meccanico a cui sono sottoposti. La struttura, che ricorda uno scheletro umano, è composta da quattro parti che si montano incastrandosi fra loro; smontate e separate consentono anche l’immagazzinamento del manufatto, riducendo le dimensioni totali, ma fornendo al contempo un supporto tridimensionale all’opera. 10. Dopo il restauro, i pantaloni Le quattro parti sono: basamento ligneo, la cui forma e verniciatura si rifanno ai modelli presenti nelle sale espositive dell’Armeria Reale; metà inferiore in alluminio con telai e imbottiture anatomiche, localizzate nei punti utili al sostegno, che supporta i copripiedi, gli schinieri e i cosciali; metà superiore in alluminio, anch’essa con telai e imbottiture localizzate che supporta la corazza, i bracciali, le protezioni e gli spallacci; parte terminale superiore in alluminio con calotta lignea, di supporto alla buffa e all’elmo. I telai sono rivestiti con strisce di Velcro®, al di sopra delle quali sono stati posizionati piccoli ganci realizzati in fibra di carbonio, rivestiti all’interno di alcantara. Sulla parte esterna dei ganci è stata fissata la striscia di Velcro® corrispondente. Questo sistema permette di sostenere le kozane una a una, scaricandone il peso direttamente sulla struttura in alluminio e di regolare, di volta in volta, la posizione dei ganci in base alle diverse misure dei nastri che uniscono le kozane (figg. 7-8). Inoltre, sono stati realizzati una serie di cuscinetti imbottiti che vengono inseriti localmente, dove necessario, per colmare gli spazi vuoti irregolari tra il supporto e l’armatura (figg. 9-11). 11. Dopo il restauro