Di cultura e di natura

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Di cultura e di natura
Estratto da “Seminario permanente Luigi Veronelli”
Di cultura e di natura
“Solo l’atto di resistenza resiste alla morte, sia sotto forma di
un’opera d’arte, sia sotto forma di una lotta tra uomini”. Quanto
più colto sarebbe stato imbattersi nelle parole di Gilles Deleuze
seguendo un pensiero suscitato dal 25 aprile, anniversario della
liberazione dal nazifascimo! E invece può accadere d’arrivarci
ripensando a un vino, il Toscana Cepparello 2008 prodotto da
Isole e Olena a Barberino Val d’Elsa, sorseggiato nel tardo
pomeriggio non del 25 ma del 20, spegnendo il televisore al
termine dello spettacolo (triste) dell’elezione presidenziale. Non
se ne farà una colpa al benemerito Sig. Riedel, ma per i bevitori
di vino il bicchiere non è mai né mezzo pieno, né mezzo vuoto: anche quel giorno, pur
mettendoci tutto l’ottimismo, pur concedendosi dosi abbondanti, la parte trasparente del
cristallo è rimasta di gran lunga più estesa rispetto a quella color rubino. Sarà forse per
questo che - più che un nuovo inizio e una provvidenziale soluzione - il reincarico
somigliava all’ennesimo atto di una commedia stanca, al tentativo imbarazzante di
riaccendere l’interesse per un libro di cui, ad esser sinceri, salveremmo soltanto il primo
capitolo. Non so cosa ne pensi Paolo De Marchi, ma in quel pomeriggio la piccola parte del
bicchiere arrossata dal suo vino è riuscita a regalare una profonda e inaspettata serenità.
Frutto maturo e denso, ciliegia e cassis, violetta, nota speziata piccante, sensazione
balsamica tra le erbe aromatiche più intense e il tabacco da pipa, ancora aromi di terra e di
bosco, fino a note calde e animali. Il sorso ampio e agile insieme, un’acidità succosa, il
tannino lungo. Sono l’equilibrio, la piena eleganza, la capacità di proporre un discorso
complesso in un modo perfettamente comprensibile a farne un vino incantevole, estatico,
capace di ricordare - in tempi poco civili in Italia, terrificanti in Siria e altrove - che gli
esseri umani sanno ancora opporsi alla barbarie, sanno ancora creare una bellezza viva e
piena di senso. Per quanto può esserlo un vino, il Cepparello 2008 è senz’altro un atto di
resistenza alla morte, proprio del tipo cui si riferiva Deleuze. Resistenza, quindi, anche a
quelle istituzioni che celebrano con le loro liturgie mortifere il 25 aprile, sconfessandone i
valori per i restanti 364 giorni dell’anno. Vogliamo chiamarlo opera d’arte? Paolo De
Marchi scrive in etichetta che il vino è cultura e natura… E forse è proprio quello che manca
nella parte trasparente del bicchiere.
Andrea Bonini