Eri così carino: per una comunicazione antispecista

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Eri così carino: per una comunicazione antispecista
Earth Riot (Convivenza Pacifica)
per i diritti dell'Ambiente, delle Persone, degli Animali
Eri così carino: per una
comunicazione antispecista
dicembre 14, 2016
So cute, lovely, compassion, empaty… tutti aggettivi che si ritrovano spesso nei molti filmati che girano in rete, per
descrivere cuccioli, non solo, di animali non umani.
Maialini con il cappottino, agnelli al guinzaglio e pulcini al mare, questa sembra essere la nuova
frontiera dell’antropocentrismo: umanizzare chi umano non lo è.
Suscitare tenerezza, compassione ed empatia tramite filmati divertenti, pensando che si possa in qualche
maniera aiutare gli animali, generando quella presa di coscienza nell’umano che conduca a non
consumare più carne, pesce e derivati.
Affermare di continuo quanto gli animali siano intelligenti, dando importanza al fatto che rispondano al
nome a loro assegnato come i “nostri” amici più fedeli, i cani, non fa altro che rimarcare quanto la
nostra visione antropocentrica e specista sia ancora ben radicata e presente nel quotidiano.
Specismo che si riflette nel prendere in considerazione solamente certe specie animali ignorandone
altre, perché ritenute non abbastanza “carine” o “amorevoli”, dando così maggiore risalto ad
immagini di maiali, vitelli e agnelli (questi sono quelli che vanno per la maggiore) ai quali viene attribuito
il ruolo di “ambasciatori” di quell’universo animale da rendere libero.
Spesso viene fatto riferimento solo ad alcune specie animali, in quanto considerate cibo,
dimenticandosi del resto come se la Terra fosse concepita a compartimenti stagni e la vita di un vitello
valesse di più di quella di una formica solo perché, all’occhio umano, le due specie non suscitano la
stessa empatia, o perché non ricambiano di quelle attenzioni proprie di alcuni animali.
L’antispecismo deve rappresentare
quella
scintilla
che
porta
a
concepire la Terra come un tutto
costituito da animali umani, animali
non umani, specie vegetali e
minerali,
dove
ogni
singolo
individuo porta con sé un valore
unico e assoluto: non esistono
animali più intelligenti di altri, non è
questo che deve determinarne il
rispetto espresso nei loro confronti,
ogni specie ha le sue peculiarità e
per questo va rispettata, in quanto
vita.
Non dobbiamo domandarci se un
serpente sia meno intelligente di un
polpo, o se il maiale sia o meno più
loquace di un cane, il punto non è provare eguale empatia nei confronti di ogni animale non umano,
ma rispettarlo a prescindere da questo.
Purtroppo sta prendendo piede una tendenza nel mondo “vegan” che vede alcune associazioni
animaliste portare avanti campagne speciste dedicate, puntando sull’intelligenza e “umanità” che
questi fortunati (per modo di dire, considerando che i consumi di carne sono in aumento) esprimono,
cercando così di invogliare il consumatore a cambiare alimentazione puntando sul fatto che gli animali
non umani siano come noi.
Determinare il rispetto da esprimere nei confronti degli animali non umani in relazione a quanto essi
possano rispecchiare l’umanità degli animali umani, o tentando di rifletterla su di loro, è solo un’altra
forma di prevaricazione che azzera la loro soggettività, mantenendo viva la cultura antropocentrica.
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