Dalla Gmg all`incontro con Kiko e alla missione a Berlino
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Dalla Gmg all`incontro con Kiko e alla missione a Berlino
Il Vescovo a Pizzighettone: «L'unità pastorale sia un laboratorio di comunione» Un’unità pastorale che sia anzitutto un «laboratorio di comunione» e che contagi tutta la diocesi perchè l’anno prossimo molte altre parrocchie saranno interessate a questo nuovo assetto ecclesiale che investe sulla collaborazione stretta al di là dei campanili. Il vescovo Antonio conta molto sui sacerdoti e i fedeli delle cinque parrocchie di Pizzighettone – S. Bassiano, S. Patrizio in Regona, Beata Vergine del Roggione, S. Rocco e S Pietro in Gera – che da domenica 4 settembre camminano più speditamente insieme sotto la guida di tre nuovi parroci: il moderatore don Andrea Bastoni e quelli in solido don Attilio Spadari e don Gabriele Battaini. Il primo era già presente in Pizzighettone nella veste di collaboratore, gli altri due invece giungono rispettivamente da Soresina e da Covo. Il rito di ingresso, semplice e solenne, partecipato da centinaia di persone – molti hanno seguito da un teleschermo allestito nella sala del Consiglio comunale – ha avuto inizio sul sagrato dell’antica e insigne chiesa di San Bassiano. Qui il vescovo è stato accolto dalle note del Corpo Bandistico Pizzighettonese diretto da Alberto Spelta. L’abbraccio caloroso con i tre nuovi parroci ha sciolto fin da subito la tensione per una giornata che certamente resterà nella memoria dei pizzighettonesi, compresi i più giovani: folta la schiera degli animatori del Grest con la tipica divisa, a loro il compito di indirizzare i fedeli delle altre comunità, soprattutto di Covo e Caravaggio intervenuti in massa. Dalla casa parrocchiale è poi partita la processione introitale aperta dai ministranti guidati dall’ormai ex vicario don Andrea Lamperti Tornaghi che settimana prossima si trasferirà a Pandino. Seguivano i sacerdoti concelebranti: il vicario zonale don Pietro Samarini, il missionario pizzighettonese padre Claudio Marinoni, il parroco di Soresina, don Angelo Piccinelli e l’arciprete di Paderno Ponchielli nonchè direttore del nostro portale, don Claudio Rasoli. Sul portale della parrocchiale, accanto al gonfalone comunale, Luca Moggi, giovanissimo primo cittadino, ha dato il benvenuto al Vescovo e ai nuovi sacerdoti. «Grazie Eccellenza per averci donati questi nuovi pastori. Vi accogliamo come padri, come guide e come fratelli, vi chiediamo di sostenerci continuamente nella fede, nella speranza e nella carità: aiutateci a vivere in comunione con Dio e tra di noi». E poi ancora: «Desidero fin da oggi dichiarare il mio personale impegno e quello dell’intera amministrazione comunale a renderci disponibili con spirito di servizio e incondizionata collaborazione a tutte quelle iniziative religiose, sociali e aggregative che vorrete mettere in campo. Ci anima la consapevolezza di essere stati tutti chiamati a rendere un servizio alla nostra comunità con senso di responsabilità e del dovere. Tuttavia sappiamo quanto scarsi e limitati siano i mezzi che abbiamo a disposizione e questo senso di limitatezza dovrebbe indurci a sentire come urgente e impellente il bisogno di collaborare con chi è quotidianemnte impegnato a conseguire il bene comune e voi indubbiamente appartenete a questa categorie». Moggi ha infine ricordato la figura di San Vincenzo Grossi nato a Pizzighettone e battezzato proprio nella chiesa di San Bassiano. Saluto del sindaco Moggi Mons. Napolioni e i nuovi parroci hanno poi fatto il loro ingresso accolti da una chiesa straripante di persone e resa ancora più solenne da un tripudio di fiori rossi, gialli e bianchi. Ad impreziosire la celebrazione i canti polifonici del coro interparrocchiale diretto dal maestro Marco Molaschi e accompagnato oltre che dall’organo anche da due fiati. Dopo il saluto liturgico da parte del Vescovo, il vicario zonale, don Samarini, ha dato lettura del decreto di costituzione della nuova unità pastorale con la nomina dei tre nuovi parroci. Al termine don Bastoni ha asperso l’assemblea con l’acqua benedetta in ricordo del Battesimo e ha incensato la mensa eucaristica, centro della vita della comunità. Quindi Giancarlo Bissolotti, a nome del Consiglio pastorale unitario ha espresso il saluto delle cinque comunità pizzighettonesi. «Oggi presentiamo a Lei e ai nuovi parroci il nostro quotidiano camminare, la gioia di appartenere a Cristo e la soddisfazione di poter fare tutto insieme. Certo, a Lei come a loro, non nascondiamo le fatiche e le difficoltà, le incompresioni e i “passi lenti” ma, siatene certi, c’è sempre in ciascuno di noi, un cuore innamorato che palpita e una grande amore per le nostre comunità». E citando una canzone di Marco Mengoni, Bissolotti ha così concluso: «Questo rito sia per noi l’occasione di comporre nuovi spazi e di far nascere straordinari desideri, che sanno di bene perchè originati nel bene e per il bene delle nostre comunità e della nostra diocesi, desideri che ci richiamano a tornare all’essenziale e che fanno dell’essenziale la nostra ragione di vita». Saluto di Giancarlo Bissolotti, rappresentante del Consiglio pastorale interparrocchiale Nell’omelia mons. Napolioni ha iniziato ringraziando cinque preti che, con il loro sì, hanno reso possibile la ripartenza delle comunità pizzighettonesi, ma anche l’esercizio del ministero episcopale: don Enrico Maggi e don Andrea Lamperti Tornaghi che hanno iniziato a dissodare il terreno per costituire l’unità pastorale e le nuove guide don Bastoni, don Spadari e don Battaini. Un sì, non ha nascosto il Vescovo, che per molti è stato portatore di sofferenze e lacerazioni, ma che trova il suo senso ultimo in quell’amore a Cristo che sovrasta ogni altro amore: «È bello amare una comunità – ha spiegato il presule – ma non bisogna mai chiudersi dentro un frammento. Vince chi è più libero, meno attaccato, più pronto ad amare e a fidarsi di Cristo». Il Vescovo, rivolgendosi ai nuovi sacerdoti, ha chiesto di non difendere le prerogative di ogni singola parrocchia, ma di andare incontro ai volti concreti delle persone. Da qui l’appello a lavorare insieme, a fare dell’unità pastorale un laboratorio di comunione, dove gli ultimi e i più fragili godono di una attenzione in più. Il ricordo non poteva poi non andare a San Vincenzo Grossi, ma anche a madre Teresa che proprio in quelle ore veniva canonizzata da papa Francesco in piazza San Pietro: «La nostra pastorale – ha commentato mons. Napolioni – sia caratterizzata dalla maternità e dalla paternità di Dio che si preoccupa di chi è scartato dalla società». Infine l’invito tratto dal salmo a saziarsi fin dal mattino dell’amore del Signore e ad esultare e gioire insieme tutti i giorni per le sue meraviglie. Omelia di mons. Napolioni Inaspettatamente al termine delle preghiera dei fedeli il Vescovo ha chiesto al Signore che la nuova unità pastorale contagi tutta la diocesi dato che nel prossimo anno l’intero territorio cremonese sarà interessato alla costituzione di nuove e più intense collaborazioni tra parrocchie. La celebrazione è poi continuata con la liturgia eucaristica e i riti di comunione. Solo al termine, prima della benedizione episcopale, ha preso la parola don Bastoni per i ringraziamenti. A tratti commosso il nuovo moderatore ha espresso gratitudine a Dio, al Vescovo, alle famiglie di origine, alle comunità servite in questi anni di ministero e ai fedeli delle cinque parrocchie pizzighettonesi. Brevemente hanno poi salutato anche don Spadari e don Battaini. Il saluto dei Parroci Quindi la famiglia Foglia, a nome di tutti, ha donato ai tre sacerdoti una tovaglia, simbolo di fraternità: chiaro l’invito a vivere nella comunione prima tra presbiteri e poi con i fedeli laici. Intervento della famiglia Foglia Al termine della Messa le firme da parte dei testimoni, uno per ciascuno delle cinque comunità: Benito Massari (Regona), Martina Fregoni (Roggione), Miriam Capelli (Gera – S. Pietro), Carlo Morresi (Gera – S. Rocco) e Antonino Passalacqua (Pizzighettone). Poi per tutti l’appuntamento è stato nella casamatta 26 per un momento conviviale di festa al quale non si è sottratto il vescovo Antonio. Photogallery Dalle 21, quindi, all’oratorio di Regona (dove nel pomeriggio ha preso ufficialmente avvio la Festa dell’Oratorio, che nei giorni successivi coinvolgerà anche le altre località pizzighettonesi) sarà proposto “PartyAmo!”, lo spettacolo d’animazione ideato e animato da Stefano Priori, musicato e cantato da Marco Bonini, con il coordinamento di Sonia Ballestriero: si tratta della vicenda di un viaggiatore improbabile che coinvolge il pubblico quali compagni ideali di un viaggio verso una meta non ben definita. Biografia dei sacerdoti Don Andrea Bastoni è nato a Cremona il 31 marzo 1972 ed è stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1997 mentre risiedeva nella comunità di Piadena. Dal 1997 al 2001 è stato studente a Roma, dove ha conseguito la licenza in Teologia fondamentale e in Liturgia. Dal 2001 al 2010 è stato vicario a San Bernardo in città, mentre dal 2010 al 2014 è stato vicario a Caravaggio. Nel 2014 la nomina a collaboratore delle parrocchie di Pizzighettone, Regona e Roggione. Ora mons. Napolioni lo ha nominato parroco in solido e moderatore della nuova unità pastorale costituita dalle comunità di “S. Bassano” in Pizzighettone, “S. Rocco” e “S. Pietro” nella frazione di Gera, “S. Patrizio vescovo” in quella di Regona e “Beata Vergine del Roggione”. Don Gabriele Battaini è nato a Treviglio il 13 luglio 1970 ed è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 2000 mentre risiedeva nella comunità di Caravaggio. È stato vicario a Mozzanica dal 2000 al 2006. Nel 2006 il trasferimento, sempre in qualità di vicario, a Covo. Ora mons. Napolioni lo ha nominato parroco in solido dell’unità pastorale di Pizzighettone. Don Attilio Spadari è nato a Castelleone il 23 settembre 1958 ed è stato ordinato il 23 giugno 1984. È stato vicario a S. Imerio in città (1984-1988), Caravaggio (1988-1994), San Sigismondo in città (1994-1996). Dal 1996 al 2000 è stato amministratore parrocchiale di Gera di Pizzighettone, mentre dal 2000 al 2005 è stato parroco di Formigara e Cornaleto. Dal 2005 al 2014 ha ricoperto l’incarico di collaboratore parrocchiale a Caravaggio. Da allora è stato collaboratore parrocchiale a Soresina. Ora mons. Napolioni lo ha nominato parroco in solido dell’unità pastorale di Pizzighettone. Il saluto dei nuovi parroci sul giornalino parrocchiale “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia”. Saluti a voi! Noi tre sacerdoti, don Andrea, don Attilio e don Gabriele, stiamo per iniziare un cammino insieme e proseguiamo o stiamo per iniziare un cammino con le comunità della Beata Vergine del Roggione, di S. Bassiano in Pizzighettone, di S. Pietro e S. Rocco in Gera, di S. Patrizio in Regona; anche le comunità sono chiamate a proseguire un cammino insieme, iniziato da qualche anno. Le parole iniziali dell’Esortazione Evangelii Gaudium (citate all’inizio dell’articolo) richiamano, con l’essenzialità e la chiarezza tipiche di papa Francesco, l’origine, la direzione, il fine del nostro camminare insieme: aiutarci e sostenerci nell’incontro con il Cristo vivente. E’ questo il cuore pulsante delle comunità cristiane, irrorato da una Parola che ci chiama costantemente a uscire da noi stessi e dalle nostre prospettive a volte troppo umane; tonificato dai sacramenti che rendono vicina a noi la perenne vitalità del dono di Cristo; capace di dilatarsi in scelte e stili di carità. Cercare di tenere presente, come comunità cristiane, quale sia l’origine, la direzione e il fine consente di sperimentare l’ariosità e la freschezza che promana dalle parole del papa. Presentandoci a voi, vorremmo brevemente soffermarci sulla missione che il Vescovo ci ha affidato e che troviamo delineata nel decreto della nostra nomina: “Nell’intento di avviare un’esperienza di collaborazione fraterna tra sacerdoti, già raccomandata dal Concilio Vaticano II, i Parroci concorderanno la concreta organizzazione dell’attività pastorale delle Parrocchie, cureranno un progressivo coinvolgimento delle cinque Comunità in un cammino d’insieme, tenendo in debito pastorale”. conto anche le esigenze della zona “Nell’intento di avviare un’esperienza di collaborazione fraterna tra sacerdoti”. Il Vescovo ci chiama ad una missione affascinante e difficile: vivere una collaborazione fraterna; è più che un semplice rapporto professionale, si tratta di cercare uno stile che sia quello dell’unità e della condivisione, facendosi carico, prima ancora che del lavoro pastorale, della vita stessa dei confratelli, sostenendosi nella fede e nel ministero. Il pensiero del Vescovo è estremamente chiaro: la ricerca di unità che viene chiesta alle comunità cristiane non può che partire dall’unità tra i sacerdoti. Tutti e tre sappiamo quanto sia evangelica questa prospettiva, ma anche quanto sia alta ed esigente: il nostro “sì” al Vescovo implica la conversione quotidiana, per uscire dai noi stessi, staccarsi dalle abitudini personali, dalle proprie personali sicurezze, dalle prospettive e dalle convinzioni individuali per entrare nella logica evangelica: farsi carico della vita dell’altro, così come è, con la bellezza dei suoi pregi, ma anche con il peso dei suoi difetti. Un lavorio su se stessi che chiede di mettere continuamente al centro il Signore, simile a quello che avviene nella quotidianità della vita delle famiglie, ma che per noi sacerdoti è un po’ nuovo. Nel tempo, consapevoli dei nostri limiti, proveremo a far sì che la fraternità sacerdotale si incarni in scelte e gesti concreti. Non vogliamo predefinire tempi ed esiti: partiamo, vediamo dove il Signore ci vorrà man mano condurre. Questo “uscire da sé”, questo “esodo” che da sempre il Signore chiede alla Chiesa e ai credenti va ben oltre le risorse e le capacità umane: ci vuole la Grazia. Perciò, sin dall’inizio, ci siamo affidati alle vostre preghiere e vi chiediamo di continuare a pregare e di pregare tanto per noi. “I Parroci concorderanno la concreta organizzazione dell’attività pastorale delle Parrocchie, cureranno un progressivo coinvolgimento delle cinque Comunità in un cammino d’insieme, tenendo in debito conto anche le esigenze della zona pastorale”. Dallo stile di fraternità chiesto ai sacerdoti sgorga, nelle parole del Vescovo, uno stile di condivisione e di corresponsabilità che, a cascata, dovrebbe riverberarsi su tutta la comunità cristiana: sulla comunità delle Suore Figlie dell’Oratorio, presenza che tutti dobbiamo essere ben contenti di avere, stimare e valorizzare (secondo la vocazione che è loro propria); sugli organismi di partecipazione (Consiglio pastorale unitario e Consigli affari economici), come pure sui collaboratori in ogni ambito di vita parrocchiale e su tutti i fedeli. Il Vescovo ha ribadito la scelta che le cinque parrocchie di S. Bassiano in Pizzighettone, Beata Vergine del Roggione, S. Pietro e S. Rocco in Gera, S. Patrizio in Regona costituiscano una Unità pastorale. Siamo ben consapevoli che non basta un decreto vescovile a creare un cammino d’insieme tra le parrocchie, e nemmeno un progetto disegnato a tavolino. La Diocesi intera si interrogherà, nei prossimi mesi, su quale sia il significato e il valore delle Unità pastorali, su come si possano articolare al loro interno, quali forme concrete possano assumere. Pensiamo che le parole del Vescovo intendano avviare un processo del quale non ci sentiamo di predefinire tempi, forme, modi: sarà importante, come comunità cristiane, prima ancora di pensare a delle forme o a delle iniziative concrete, domandarci insieme, preti, suore e laici quali siano gli elementi di unità tra le parrocchie, quali siano gli stili che sostengono un cammino unitario, quali le forme che consentono di valorizzare al meglio i doni che l’azione dello Spirito ha suscitato nella vita delle comunità, quali i tempi e i modi di presenza dei preti, ma anche come i laici (giovani compresi) possano maturare una corresponsabilità secondo lo Spirito della Chiesa. Siamo tutti ben consapevoli che la sfida posta davanti a noi è affascinante e ardua: un po’ come per il popolo d’Israele appena uscito dall’Egitto, sperimenteremo la tentazione del ritorno ad un passato che ci appare più rassicurante rispetto ad un cammino che percepiamo incerto e faticoso. Come il popolo di Israele, sperimenteremo la tentazione della lamentela e della spinta a tornare indietro. La assumiamo come propria di un popolo che, insieme, è chiamato a percorrere un esodo certamente non facile e scontato, che impegnerà in un discernimento comunitario (che non dovrà essere guidato dai criteri umani o da pregiudizi e visioni parziali, ma dai criteri del Vangelo) in modo che il cammino unitario di queste parrocchie sia il più possibile nella linea della condivisione e della corresponsabilità tra preti, suore, laici. Ma la strada, da percorrere, insieme, sostenendoci, con pazienza, facendoci carico gli uni degli altri, mettendoci in gioco e in dialogo, è chiaramente e inderogabilmente indicata: è proprio quella dell’Esodo, dell’uscita da sé; vale per il singolo credente, come per le comunità cristiane. Anche questo cammino che si profila è ben oltre le capacità e le bravure o le lentezze di noi umani: serve che la Grazia ne guidi i passi. Al di là dei progetti, dei calcoli, delle strategie e delle valutazioni umane, dovremo quindi essere attenti a fidarci dell’azione di Dio che guida la storia, cogliere ciò che lo Spirito opererà e da Lui lasciarci condurre. Ci affidiamo, per questo all’intercessione dei Santi patroni delle nostre comunità. All’inizio del nostro cammino insieme, oltre che affidarci alle vostre preghiere, vi chiediamo anche di avere pazienza con noi e ci scusiamo in anticipo per lentezze o dimenticanze che potremo fare e per i disagi che ciò potrebbe suscitare. Ci affidiamo alla vostra comprensione. Grazie per questo come per la vostra accoglienza e buon cammino a tutti! don Andrea, don Attilio, don Gabriele Biografia dei sacerdoti Don Andrea Bastoni è nato a Cremona il 31 marzo 1972 ed è stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1997 mentre risiedeva nella comunità di Piadena. Dal 1997 al 2001 è stato studente a Roma, dove ha conseguito la licenza in Teologia fondamentale e in Liturgia. Dal 2001 al 2010 è stato vicario a San Bernardo in città, mentre dal 2010 al 2014 è stato vicario a Caravaggio. Nel 2014 la nomina a collaboratore delle parrocchie di Pizzighettone, Regona e Roggione. Ora mons. Napolioni lo ha nominato parroco in solido e moderatore della nuova unità pastorale costituita dalle comunità di “S. Bassano” in Pizzighettone, “S. Rocco” e “S. Pietro” nella frazione di Gera, “S. Patrizio vescovo” in quella di Regona e “Beata Vergine del Roggione”. Don Gabriele Battaini è nato a Treviglio il 13 luglio 1970 ed è stato ordinato sacerdote il 17 giugno 2000 mentre risiedeva nella comunità di Caravaggio. È stato vicario a Mozzanica dal 2000 al 2006. Nel 2006 il trasferimento, sempre in qualità di vicario, a Covo. Ora mons. Napolioni lo ha nominato parroco in solido dell’unità pastorale di Pizzighettone. Don Attilio Spadari è nato a Castelleone il 23 settembre 1958 ed è stato ordinato il 23 giugno 1984. È stato vicario a S. Imerio in città (1984-1988), Caravaggio (1988-1994), San Sigismondo in città (1994-1996). Dal 1996 al 2000 è stato amministratore parrocchiale di Gera di Pizzighettone, mentre dal 2000 al 2005 è stato parroco di Formigara e Cornaleto. Dal 2005 al 2014 ha ricoperto l’incarico di collaboratore parrocchiale a Caravaggio. Da allora è stato collaboratore parrocchiale a Soresina. Ora mons. Napolioni lo ha nominato parroco in solido dell’unità pastorale di Pizzighettone. Il saluto dei nuovi parroci “La gioia del Vangelo riempie il cuore e la vita intera di coloro che si incontrano con Gesù. Coloro che si lasciano salvare da Lui sono liberati dal peccato, dalla tristezza, dal vuoto interiore, dall’isolamento. Con Gesù Cristo sempre nasce e rinasce la gioia”. Saluti a voi! Noi tre sacerdoti, don Andrea, don Attilio e don Gabriele, stiamo per iniziare un cammino insieme e proseguiamo o stiamo per iniziare un cammino con le comunità della Beata Vergine del Roggione, di S. Bassiano in Pizzighettone, di S. Pietro e S. Rocco in Gera, di S. Patrizio in Regona; anche le comunità sono chiamate a proseguire un cammino insieme, iniziato da qualche anno. Le parole iniziali dell’Esortazione Evangelii Gaudium (citate all’inizio dell’articolo) richiamano, con l’essenzialità e la chiarezza tipiche di papa Francesco, l’origine, la direzione, il fine del nostro camminare insieme: aiutarci e sostenerci nell’incontro con il Cristo vivente. E’ questo il cuore pulsante delle comunità cristiane, irrorato da una Parola che ci chiama costantemente a uscire da noi stessi e dalle nostre prospettive a volte troppo umane; tonificato dai sacramenti che rendono vicina a noi la perenne vitalità del dono di Cristo; capace di dilatarsi in scelte e stili di carità. Cercare di tenere presente, come comunità cristiane, quale sia l’origine, la direzione e il fine consente di sperimentare l’ariosità e la freschezza che promana dalle parole del papa. Presentandoci a voi, vorremmo brevemente soffermarci sulla missione che il Vescovo ci ha affidato e che troviamo delineata nel decreto della nostra nomina: “Nell’intento di avviare un’esperienza di collaborazione fraterna tra sacerdoti, già raccomandata dal Concilio Vaticano II, i Parroci concorderanno la concreta organizzazione dell’attività pastorale delle Parrocchie, cureranno un progressivo coinvolgimento delle cinque Comunità in un cammino d’insieme, tenendo in debito conto anche le esigenze della zona pastorale”. “Nell’intento di avviare un’esperienza di collaborazione fraterna tra sacerdoti”. Il Vescovo ci chiama ad una missione affascinante e difficile: vivere una collaborazione fraterna; è più che un semplice rapporto professionale, si tratta di cercare uno stile che sia quello dell’unità e della condivisione, facendosi carico, prima ancora che del lavoro pastorale, della vita stessa dei confratelli, sostenendosi nella fede e nel ministero. Il pensiero del Vescovo è estremamente chiaro: la ricerca di unità che viene chiesta alle comunità cristiane non può che partire dall’unità tra i sacerdoti. Tutti e tre sappiamo quanto sia evangelica questa prospettiva, ma anche quanto sia alta ed esigente: il nostro “sì” al Vescovo implica la conversione quotidiana, per uscire dai noi stessi, staccarsi dalle abitudini personali, dalle proprie personali sicurezze, dalle prospettive e dalle convinzioni individuali per entrare nella logica evangelica: farsi carico della vita dell’altro, così come è, con la bellezza dei suoi pregi, ma anche con il peso dei suoi difetti. Un lavorio su se stessi che chiede di mettere continuamente al centro il Signore, simile a quello che avviene nella quotidianità della vita delle famiglie, ma che per noi sacerdoti è un po’ nuovo. Nel tempo, consapevoli dei nostri limiti, proveremo a far sì che la fraternità sacerdotale si incarni in scelte e gesti concreti. Non vogliamo predefinire tempi ed esiti: partiamo, vediamo dove il Signore ci vorrà man mano condurre. Questo “uscire da sé”, questo “esodo” che da sempre il Signore chiede alla Chiesa e ai credenti va ben oltre le risorse e le capacità umane: ci vuole la Grazia. Perciò, sin dall’inizio, ci siamo affidati alle vostre preghiere e vi chiediamo di continuare a pregare e di pregare tanto per noi. “I Parroci concorderanno la concreta organizzazione dell’attività pastorale delle Parrocchie, cureranno un progressivo coinvolgimento delle cinque Comunità in un cammino d’insieme, tenendo in debito conto anche le esigenze della zona pastorale”. Dallo stile di fraternità chiesto ai sacerdoti sgorga, nelle parole del Vescovo, uno stile di condivisione e di corresponsabilità che, a cascata, dovrebbe riverberarsi su tutta la comunità cristiana: sulla comunità delle Suore Figlie dell’Oratorio, presenza che tutti dobbiamo essere ben contenti di avere, stimare e valorizzare (secondo la vocazione che è loro propria); sugli organismi di partecipazione (Consiglio pastorale unitario e Consigli affari economici), come pure sui collaboratori in ogni ambito di vita parrocchiale e su tutti i fedeli. Il Vescovo ha ribadito la scelta che le cinque parrocchie di S. Bassiano in Pizzighettone, Beata Vergine del Roggione, S. Pietro e S. Rocco in Gera, S. Patrizio in Regona costituiscano una Unità pastorale. Siamo ben consapevoli che non basta un decreto vescovile a creare un cammino d’insieme tra le parrocchie, e nemmeno un progetto disegnato a tavolino. La Diocesi intera si interrogherà, nei prossimi mesi, su quale sia il significato e il valore delle Unità pastorali, su come si possano articolare al loro interno, quali forme concrete possano assumere. Pensiamo che le parole del Vescovo intendano avviare un processo del quale non ci sentiamo di predefinire tempi, forme, modi: sarà importante, come comunità cristiane, prima ancora di pensare a delle forme o a delle iniziative concrete, domandarci insieme, preti, suore e laici quali siano gli elementi di unità tra le parrocchie, quali siano gli stili che sostengono un cammino unitario, quali le forme che consentono di valorizzare al meglio i doni che l’azione dello Spirito ha suscitato nella vita delle comunità, quali i tempi e i modi di presenza dei preti, ma anche come i laici (giovani compresi) possano maturare una corresponsabilità secondo lo Spirito della Chiesa. Siamo tutti ben consapevoli che la sfida posta davanti a noi è affascinante e ardua: un po’ come per il popolo d’Israele appena uscito dall’Egitto, sperimenteremo la tentazione del ritorno ad un passato che ci appare più rassicurante rispetto ad un cammino che percepiamo incerto e faticoso. Come il popolo di Israele, sperimenteremo la tentazione della lamentela e della spinta a tornare indietro. La assumiamo come propria di un popolo che, insieme, è chiamato a percorrere un esodo certamente non facile e scontato, che impegnerà in un discernimento comunitario (che non dovrà essere guidato dai criteri umani o da pregiudizi e visioni parziali, ma dai criteri del Vangelo) in modo che il cammino unitario di queste parrocchie sia il più possibile nella linea della condivisione e della corresponsabilità tra preti, suore, laici. Ma la strada, da percorrere, insieme, sostenendoci, con pazienza, facendoci carico gli uni degli altri, mettendoci in gioco e in dialogo, è chiaramente e inderogabilmente indicata: è proprio quella dell’Esodo, dell’uscita da sé; vale per il singolo credente, come per le comunità cristiane. Anche questo cammino che si profila è ben oltre le capacità e le bravure o le lentezze di noi umani: serve che la Grazia ne guidi i passi. Al di là dei progetti, dei calcoli, delle strategie e delle valutazioni umane, dovremo quindi essere attenti a fidarci dell’azione di Dio che guida la storia, cogliere ciò che lo Spirito opererà e da Lui lasciarci condurre. Ci affidiamo, per questo all’intercessione dei Santi patroni delle nostre comunità. All’inizio del nostro cammino insieme, oltre che affidarci alle vostre preghiere, vi chiediamo anche di avere pazienza con noi e ci scusiamo in anticipo per lentezze o dimenticanze che potremo fare e per i disagi che ciò potrebbe suscitare. Ci affidiamo alla vostra comprensione. Grazie per questo come per la vostra accoglienza e buon cammino a tutti! don Andrea, don Attilio, don Gabriele Le riforme istituzionali illustrate dal sottosegretario Pizzetti e dal docente di Istituzioni del Diritto Sabbioni Una serata per approfondire il tema delle riforme costituzionali, in vista del prossimo referendum, attraverso la voce di un costituzionalista e di un esponente del Governo. Dalla teoria al caso concreto, cercando di guardare a pregi e difetti, collocando il tutto nello scenario europeo e nel contesto storico-politico di riferimento. È quanto l’Ufficio diocesano per la Pastorale sociale e del lavoro, diretto da Sante Mussetola, ha organizzato in collaborazione con il Comune di Cremona e la Zona pastorale VI nella serata di venerdì 2 settembre nel salone dei Quadri di Palazzo comunale. Protagonisti, in una sala consiliare gremita, il sottosegretario di Stato alla Presidenza del Consiglio dei Ministri per le riforme costituzionali e i rapporti con il Parlamento, Luciano Pizzetti, e il prof. Paolo Sabbioni, docente di Istituzioni del Diritto presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. L’incontro, moderato dal direttore del quotidiano La Provincia di Cremona, Vittoriano Zanolli, è stato introdotto dal saluto di mons. Alberto Franzini, parroco della Cattedrale e coordinatore del tavolo pastorale per la cultura e la comunicazione, che ha voluto precisare il senso dell’iniziativa, già preceduta da altre occasioni informative/formative. Presenti in sala il vescovo di Cremona, mons. Antonio Napolioni, insieme al “padrone di casa”, il sindaco Gianluca Galimberti; e non è mancata per un saluto neppure il prefetto Paola Picciafuochi. La serata è entrata nel vivo guardando a ciò che l’ordinamento prevede per cambiare la Costituzione: da un lato un processo parlamentare, dall’altro il referendum. E subito il prof. Sabbioni ha sciolto alcuni nodi, anzitutto chiarendo che non risulta giuridicamente rilevante il fatto che a portare al referendum sia stata una iniziativa governativa. Si tratta semmai di una questione politica, come anche per l’incostituzionalità dell’ultima legge elettorale che, comunque, come afferma anche la sentenza della Corte Costituzionale, non toglie legittimazione al Governo in carica. Altra questione – molto controversa – quella del cosiddetto “spacchettamento” dei quesiti referendari. Secondo molti costituzionalisti, un modo per garantire la sovranità dei cittadini che potrebbero così esprimersi su ogni specifico argomento. Ma come effettuare lo spacchettamento? La questione diventa allora politica, con tutte le difficoltà del caso per separare la riforma del Titolo V dal nuovo Senato. Inoltre Pizzetti ha ricordato come in Parlamento la riforma sia stata votata in modo unitario e per questo anche i cittadini saranno chiamati a fare altrettanto. Non è mancato poi il richiamo a un precedente: quello della riforma Berlusconi del 2006. Dal Sottosegretario, quindi, la cronistoria della riforma, che affronta un tema sotto attenzione da anni. Analizzato prima dalla Commissione della Camera (con Violante, nel 2007) e poi dalla Commissione dei Saggi (con Quagliariello, sotto il Governo Letta). Si arriva così alla prima Commissione del Senato (relatori Finocchiaro e Calderoli) che apporta notevoli cambiamenti. Anche con l’approvazione di Forza Italia, ha ricordato l’esponente del Pd. Ma alla Camera l’appoggio di Forza Italia viene a mancare, a seguito della rottura del “patto” sull’elezione del Presidente della Repubblica. E qui alcune precisazioni del Sottosegretario, che ha evidenziato la scelta della Maggioranza a continuare comunque con il testo condiviso, senza tornare all’originale. «Per questo non di può parlare di testo del Governo», ha precisato Pizzetti, sottolineando come la riforma sia «frutto di lavori parlamentari, riferibile a un’intesa più ampia». Quindi la questione della cancellazione del bicameralismo perfetto. Un unicum italiano, ha sottolineato il docente universitario, richiamando i passaggi storici che hanno portato alla sua costituzione. Ma con il nuovo Senato non si giungerà neppure a un monocameralismo nel quale «la Repubblica finirebbe per coincidere con lo Stato», ha affermato Pizzetti, sottolineando come in tal modo la Repubblica possa sì coincidere con lo Stato, ma anche con Regioni e Comuni. E qui si sono intrecciate altre due questioni. In particolare il riferimento al Bundesrat tedesco, che entrambi i relatori avrebbero preferito alla soluzione italiana scelta. Ad esempio per il fatto che – ha ricordato il professore della Cattolica – il voto dei rappresentanti dei territori è unico, mentre per il nuovo Senato si può profilare lo scenario di una divisione dei rappresentanti territoriali ancora per partiti anziché per rappresentanze. Altro capitolo quello della “clausola di supremazia” Tra gli spunti di riflessione anche il tema, alquanto controverso, dell’immunità dei nuovi senatori e della riduzione dei costi. Da parte del Sottosegretario alcune precisazioni sulle ragioni e le modalità di concessione dell’immunità, la cui mancata applicazione ai soli senatori costituirebbe, secondo il costituzionalista, un vulnus e una disparità tra rappresentanti istituzionali. Affrontando il tema dei risparmi è risultato evidente che il tutto non possa ridursi solo a 315 indennizzi in meno. Particolarmente acceso il dibattito sulle aree vaste che, a detta dei relatori, non possono essere lette come «province in piccolo». Provocato da Zanolli, Pizzetti ha guardato in particolare alla situazione locale. La mappa delle sinergie – ha affermato il Sottosegretario – non può, però, essere calata dall’alto. Lo sguardo si è focalizzato quindi sulle aspirazioni di piccole realtà come Crema e Treviglio: pur con un commento positivo al disegno Maroni, il Sottosegretario ha posto l’attenzione sul caso dell’Emilia-Romagna, dove si è giunti alla creazione di tre sole aree vaste. Photogallery I precedenti incontri: 29 aprile: incontro con Pierpaolo Baretta, sottosegretario del Ministero dell’Economia e delle Finanze 10 giugno: relazione di Dino Rinoldi, docente di Diritto internazionale dell’Università Cattolica «Il grido della terra»: Una mostra itinerante per conoscere l'enciclica Laudato sì Si intitola “Il grido della terra” l’esposizione fotografica promossa della ACli in collaborazione con il gruppo “Oscar Romero” di Cremona con lo scopo di far conoscere e approfondire l’enciclica “Laudato si'” di papa Francesco. La mostra è a disposizione di circoli, associazioni, parrocchie, gruppi, scuole e oratorio e può essere arricchita da un incontro con un teologo che illustri i contenuti dei 12 pannelli e di un esperto che approfondisca il tema del riscaldamento globale del pianeta e le sue conseguenze e per presentare la questione scottante e assai poco conosciuta dei profughi ambientali. «Attraverso le parole di papa Francesco – spiegano gli organizzatori -, ma anche immagini suggestive ed esempi di attualizzazioni, la mostra avvicina i visitatori alle buone pratiche per adottare nuovi stile di vita e migliorare la cura della casa comune. Un percorso di 12 pannelli «roll-up» facili da allestire in maniera rapida: si reggono in piedi da soli, sono comodi da spostare e non c’è bisogno di forare le pareti». La mostra è edita da EMI (Editrice Missionaria Italiana) da sempre impegnata nel promuovere le tematiche della salvaguardia del Creato, del rispetto dell’ambiente, la giustizia e la pace. Per prenotazione e informazini scrivere all’indirizzo mail [email protected] o telefonare a 0372/800422 o 0372/93114. L'ingresso di mons. Feudatari a Rivolta d'Adda Dopo la celebrazione con cui in mattinata mons. Napolioni darà ufficialmente avvio all’unità pastorale di Pizzighettone con l’insediamento dei nuovi parroci, nel pomeriggio di domenica 4 settembre l’appuntamento è a Rivolta d’Adda per l’ingresso di mons. Dennis Feudatari. Il programma dell’ingresso Tutto avrà inizio alle 17 dalla chiesa intitolata a S. Alberto Quadrelli, vescovo lodigiano originario di Rivolta. Da qui partirà il corteo che accompagnerà il nuovo parroco sino a piazza Vittorio Emanuele II. Presente la banda civica S. Alberto. La Messa di ingresso del nuovo parroco (ore 17.30) sarà preceduta sul sagrato della chiesa parrocchiale dalle parole del sindaco Fabio Calvi, che porgerà al Vescovo e al nuovo parroco il saluto della comunità civile. Quindi in chiesa, dopo il saluto liturgico da parte di mons. Napolioni, il vicario zonale, mons. Giansante Fusar Imperatore, darà lettura del decreto di nomina del nuovo parroco che, al termine, aspergerà l’assemblea con l’acqua benedetta e incenserà la mensa eucaristica. Poi un rappresentante del Consiglio pastorale parrocchiale, porgerà il saluto della comunità parrocchiale. In dono al nuovo parroco un icona dipinta a mano raffigurante sant’Alberto Quadrelli nella tipica iconografia di uomo di carità e con le immagini delle chiese di Lodi e Rivolta. L’immagine sacra è stata realizzata dall’artista rivoltana Donatella Beltrami. Alla celebrazione saranno presenti le autorità civili e militari. E naturalmente non mancheranno neppure le Suore Adoratrici del SS. Sacramento, che a Rivolta d’Adda hanno la Casa madre. Tra i concelebranti, invece, il vicario don Luca Bosio e il collaboratore parrocchiale don Mauro Felizietti. Al termine dell’omelia, tenuta da mons. Napolioni, il nuovo parroco reciterà da solo la professione di fede (il Credo), segno che sarà lui il primo responsabile della diffusione e della difesa dei contenuti della fede nella comunità. Alla fine della celebrazione, supportata con il canto della corale parrocchiale diretta da Dario Pettenon, mons. Feudatari prenderà la parola per il saluto ai nuovi parrocchiani e i ringraziamenti. Dopo la Messa la firma degli atti ufficiali da parte del Vescovo, del nuovo parroco e di due testimoni. La festa continuerà quindi in piazza, dove sarà offerto un rinfresco che alle 21 culminerà con un benvenuto attraverso le suggestive immagini del paese realizzate con i droni da un gruppo di appassionati. Da segnalare anche la sottoscrizione promossa in paese in occasione dell’ingresso di mons. Feudatari: il ricavato a favore di “Medici con l’Africa CUAMM”. Altri eventi in programma L’ingresso di mons. Feudatari è stato preparato la sera di giovedì 1° settembre con l’adorazione eucaristica; quella successiva in programma la celebrazione penitenziale. Lunedì 5 settembre, invece, alle 8.30 il nuovo parroco presiederà l’Eucaristia al cimitero in memoria di tutti i parroci e fedeli defunti. Biografia del nuovo parroco Mons. Dennis Feudatari è nato il 1° giugno 1955 a Voltido. Originario della parrocchia di Piadena è stato ordinato sacerdote il 21 giugno 1980. Ha iniziato il suo ministero pastorale come vicario a Pomponesco, quindi nel 1987 è stato inviato a Roma, dove ha conseguito la licenza in Teologia pastorale. Rientrato in diocesi nel 1990 ha ricoperto gli incarichi di delegato provinciale Fidae (Federazione istituti di attività educativa) fino al 1994 e vicedirettore del Centro pastorale diocesano fino al 1997. Tra il 1994 e il 1996 è stato anche segretario generale del Sinodo. Dal 1997 al 2004 ha ricoperto l’incarico di delegato episcopale per la Pastorale e, tra il 1999 e il 2000 è stato anche direttore della FOCr. Proprio nel 2000 è stato insignito del titolo di cappellano di Sua Santità. Dal 1990 al 2013 è stato insegnante in Seminario. Nel 2004 è stato nominato parroco e destinato alla parrocchia Ss. Apollinare e Ilario; dal 2011 è diventato parroco anche della vicina parrocchia di S. Agata. Ora mons. Napolioni, con decreto del 9 giugno, l’ha trasferito a Rivolta d’Adda come parroco di S. Maria Assunta e S. Sigismondo, succedendo a don Alberto Pianazza, deceduto l’8 febbraio scorso. Il saluto del nuovo parroco Carissimi, mi è stato chiesto un saluto sul foglio che raggiunge tutte le famiglie della comunità di Rivolta in attesa di incontravi e di dare un volto e un nome a ciascuno di voi. Da subito vi assicuro, nella preghiera, la mia disponibilità ad intraprendere un cammino che spero spedito e fruttuoso. Vengo da un’esperienza cittadina ove i contorni dell’appartenenza alla comunità cristiana non sono geograficamente garantiti e dove l’identità è data dal tracciato pastorale più che dai rapporti sociali. Spero che arrivando da voi, la reciproca conoscenza sarà favorita dalla consuetudine al luogo e all’unitarietà del tessuto umano. Vengo ‘segnato’ dalla storia pastorale di Sant’Ilario che unendosi a quella di Sant’Agata, in questi anni ha camminato nel confronto, nel servizio reciproco, nella necessità di ridimensionare false percezioni, riportando i credenti e me stesso alla verità della fede. Questo percorso di purificazione ha fatto del bene alla mia vita di prete e di parroco, rimotivandola. Vengo, perciò, convinto che determinante nella vita di una parrocchia non sono semplicemente le cose fatte o da farsi, i sentimenti o i gesti della quotidianità, i desideri o le speranze, le tradizioni o le novità, bensì la capacità di percepire con chiarezza l’agire del Signore in noi e intorno a noi. La verità sta dietro l’evidenza e oltre le nostre stesse intenzioni. Lo Spirito del Signore va da subito invocato e pregato affinché suggerisca questa comprensione all’intelligenza del cuore, come assicura San Paolo. Questo deve essere il livello dell’incontro e dell’intesa, almeno così a me pare, e di questo livello a me è chiesto di essere ‘ministro’ affinché ognuno possa offrire la vita a Dio per il bene di tutti i suoi figli. Il Signore ci conceda questo incontro e questa intesa. A presto. don Dennis Giornata del Creato nel segno della misericordia Il 1° settembre si celebra la Giornata mondiale di preghiera per la custodia del Creato. A livello diocesano la ricorrenza sarà celebrata domenica 11 settembre a Zanengo con la benedizione degli spazi che ospiteranno la nuova “La Isla de Burro”, il progetto di pet-therapy con asini della Caritas diocesana, sino ad ora ospitato alla Fattoria della Carità di Cortetano. Nell’occasione tutte le comunità parrocchiali sono invitate a ricordare il tema della Giornata – “La misericordia del Signore, per ogni essere vivente” – nelle Messe dell’11 settembre. L’iniziativa diocesana a Zanengo A partire dalle 15 di domenica 11 settembre a Zanengo sarà possibile conoscere gli asini del progetto di pet-therapy della Caritas diocesana. L’invito è aperto a tutti. Alle 17.30 un momento di preghiera e riflessione sul tema della Giornata. A presiederlo non sarà il vescovo Napolioni, impegnato per l’ordinazione episcopale del nuovo pastore della Chiesa sorella di Mantova, ma il vescovo saveriano mons. Giorgio Biguzzi, emerito di Makeni, in Sierra Leone. Una scelta non casuale visto che mons. Biguzzi molto si è speso per la pacificazione della Sierra Leone nel periodo della guerra civile ed è particolarmente sensibile ai temi sociali. Sarà lui a benedire gli spazi che accoglieranno la nuova “Isla de Burro”. A seguire un rinfresco per tutti i presenti. Brochure de “La Isla de Burro” «La Giornata diocesana – spiega don Bruno Bignami, coordinatore del tavolo “Nel mondo, con lo stile del servizio” – si inserisce all’interno delle celebrazioni giubilari. Infatti, il tema scelto è: “La misericordia del Signore, per ogni essere vivente”. Intendiamo metterci in ascolto del grido della terra che, quando è calpestata, oppressa o devastata, produce scarti sia di oggetti sia di persone. La tenerezza di Dio per ogni creatura ci ricorda uno stile di vita che si prende cura e l’urgenza di un’autentica conversione ecologica, radicata nel cuore dell’uomo capace di misericordia». Dal vescovo Napolioni l’invito a tutte le comunità parrocchiali della diocesi per celebrare adeguatamente questa Giornata nelle celebrazioni dell’11 settembre. Alcuni suggerimenti al riguardo sono proposti nel sussidio della CEI; proposto anche uno schema di preghiera dei fedeli stilato a livello nazionale, ma è possibile scegliere anche altre celebrazioni particolari. Materiali da scaricare Locandina della giornata Lettera ai sacerdoti, operatori parrocchiali e gruppi diocesani con la proposta di preghiera dei fedeli Sussidio CEI per la Giornata Animazione liturgica per il 1° settembre Messaggio per l’11ª Giornata nazionale per la custodia del Creato La Giornata mondiale del 1° settembre “Tempo per la Creazione – Preghiamo insieme per apprezzare e avere cura del dono della creazione” è il titolo della dichiarazione sottoscritta in occasione della Giornata di preghiera per la custodia del Creato 2016 da Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (Ccee), Conferenza delle Chiese Europee (Kek) e Rete Cristiana Europea per l’Ambiente (Ecen). Un vero e proprio movimento di azione sui governi e di preghiera a favore dell’ambiente, nella consapevolezza che lo stato di salute del pianeta è fortemente compromesso e agire è quanto mai urgente. Non è passato neanche un anno dalla “Cop 21” di Parigi, dove 195 capi di Stato e di Governo di tutto il mondo hanno raggiunto e siglato un accordo al termine della convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici. Leader mondiali ed esperti si erano dati appuntamento con lo scopo dichiarato di raggiungere un accordo universale e vincolante sul clima, per limitare il riscaldamento globale al di sotto dei 2° centigradi. «Ci troviamo ad affrontare sfide urgenti – scrivono i responsabili dei tre organismi europei – in termini di degrado ambientale e cambiamento climatico e, incoraggiati dalle parole della lettera enciclica di Papa Francesco “Laudato si’”, a riconoscere la nostra responsabilità condivisa». Da qui l’invito a tutti i cristiani europei, alle Chiese membri della Kek (ortodosse, protestanti e anglicane), alle conferenze episcopali europee, ad “ogni persona di buona volontà” ad aderire alla Giornata mondiale di preghiera per la cura del creato. Anche il papa all’Angelus di domenica 28 agosto ha ricordato la Giornata, «occasione per rafforzare il comune impegno a salvaguardare la vita, rispettando l’ambiente e la natura». Fu il Patriarca ecumenico di Costantinopoli Dimitrios I a proclamare per primo una Giornata di preghiera per l’ambiente nel 1989. Nel 2007, le Chiese riunite per la Terza Assemblea ecumenica di Sibiu decisero di dedicare alla salvaguardia del Creato un intero periodo dell’anno, dal 1 settembre al 4 ottobre, giorno dedicato alla memoria di san Francesco, il santo del Cantico delle Creature. Lo scorso anno papa Francesco ha dedicato al tema dell’ambiente un’enciclica che ha fortemente influenzato il dibattito mondiale con la proposta di una “ecologia integrale” capace di comprendere anche le dimensioni umane e sociali. Le Chiese europee ne fanno riferimento nella loro dichiarazione: «Secondo il Vangelo – scrivono -, la responsabilità nei confronti dell’ambiente non può mai essere separata dalla responsabilità verso gli altri esseri umani: verso il nostro prossimo, verso i poveri, o i dimenticati, il tutto in un vero spirito di solidarietà e di amore. Rispettare la creazione non significa soltanto proteggere e salvaguardare la terra, l’acqua e le altre componenti del mondo naturale. Consiste anche nell’esprimere rispetto per gli esseri umani che condividono quei doni e ne portano la responsabilità». Il messaggio delle Chiese europee L'incontro del Vescovo con i sacerdoti trasferiti in altre parrocchie Sono 11 i sacerdoti che nelle prossime settimane si insedieranno come nuovi parroci in diverse parrocchie della diocesi. Ma le novità riguarderanno anche due collaboratori parrocchiali e tre vicari. Saranno loro i protagonisti dell’incontro con il Vescovo in programma in Seminario nella mattinata di giovedì 1° settembre, giorno in cui anche molti uffici di Curia cambieranno ufficialmente il proprio responsabile. «Questo appuntamento – anticipa don Gianpaolo Maccagni, nuovo vicario episcopale per il Clero – non è stato pensato tanto come un incontro di spiritualità, quanto piuttosto di riflessione sulla condizione di un prete chiamato a una nuova responsabilità, con tutto ciò che questo comporta dal punto di vista umano e spirituale. È un cambiamento, infatti, che, a volte faticoso, va accompagnato al meglio perché possa essere vissuto in un’ottica di fede autentica». Queste le premesse che hanno portato mons. Napolioni a volere questo appuntamento, primo del suo genere per la Chiesa cremonese. Uno scambio di esperienze e occasione di confronto con una parola d’ordine: “condivisione”. «Questa fase di cambiamento nel ministero – aggiunge don Maccagni – non deve essere vissuta nella solitudine». L’incontro non vedrà la presenza di quei sacerdoti che hanno cambiato incarico negli uffici pastorali ma solo quelli che inizieranno una nuova avventura come parroci, vicari o collaboratori parrocchiali. La mattinata si concluderà con un momento di fraternità col pranzo insieme in Seminario. A Pieve d'Olmi confronto con il Vescovo nell'ambito della festa dell'oratorio Martedì 30 agosto, alle ore 21 il vescovo Antonio, nell’ambito della festa dell’oratorio di Pieve d’Olmi, ha aiutato la comunità a riflettere sul senso e sul significato dell’oratorio oggi, per vivere “qui ed ora” la gioia di essere cristiani. La gente è accorsa festosa e curiosa: c’erano ragazzi, giovani, adulti, genitori e alcuni nonni, quasi a formare una famiglia di famiglie. Dopo il momento di preghiera, il parroco don Emilio Garattini ha presentato il Vescovo e lo ha ringraziato per la sua presenza. Mons. Napolioni ha affermato di non voler fare una relazione a senso unico e ha scritto sulla lavagna la parola “oratorio” invitando i presenti a pensare e riflettere a piccoli gruppi, per qualche minuto, partendo dalla vita concreta, con lo scopo di individuare parole pertinenti il tema. Sono così emersi progressivamente termini come “compagnia”, “amicizia”, “offrire”, “accoglienza”, che il Vescovo ha approfondito rimarcandone l’importanza per la vita dell’oratorio. Compagnia come “condivisione del pane”, quindi anche come momento per mangiare insieme, da amici veri e schietti. Oratorio come luogo di offerta di sé, nella gratuita quindi e come luogo dove ciascuno si sente come a casa propria, si sente accolto al di là delle differenze di ciascuno e senza la formazione di gruppetti particolari. Ma anche oratorio inteso come luogo di crescita dell’anima e del cuore, per essere tutti più buoni; crescita per vincere la paura del futuro anche nel confronto con il diverso: disabile, anziano, ammalato o extracomunitario. Inoltre luogo per il catechismo, “eco della Parola di Gesù annunciata duemila anni fa e che continua a diffondersi nella Chiesa e nel cuore delle persone”. Una comunità, quella oraratoriana, che non è punto di arrivo – ha chiarito il Vescovo – ma di partenza. Comunità in cui si può discutere, avere pareri diversi, litigare anche, ma poi mettere insieme le idee per arricchirsi a vicenda. Parola d’ordine, quindi, “condivisione”, atteggiamento tipico della comunità. E in questo senso mons. Napolioni ha voluto raccontare alcune sue esperienze pastorali vissute da parroco. Oratorio luogo del divertimento: sano e non con mezzi inutili come droghe. Non di competizione, ma per vivere la gioia vera che nasce da un modo diverso, evangelico, di stare insieme: occorre camminare – ha ricordato il Vescovo –, fare fatica per arrivare alla gioia del cuore, arricchisce e non impoverisce. gioia del donare: che Dalla “gioia” ai momenti di difficoltà. Gli eventi tragici – ha sottolineato il Vescovo – vanno pregati e riflettuti alla luce della Parola di Dio, condivisi in oratorio e nella comunità, così la vita continua fino ad aiutare le persone a diventare sante. E in questo senso mons. Napolioni ha voluto ribadire come compito principale di un vescovo non sia quello di organizzare la diocesi o spostare i sacerdoti, ma guidare il popolo di Dio verso la gioia del Vangelo. A conclusione alcune domande su come vivere le belle esperienze di camposcuola o di festa in oratorio e crescere quindi come comunità. Il vescovo Antonio ha proposto esempi di famiglie che si ritrovano per momenti di crescita spirituale, di incontri di preghiera, di lettura del vangelo e se si è in pochi, cercando di unirsi con altre parrocchie. Infine ha ricordato la data del 19 settembre per incontrarsi in Cattedrale e avviare l’anno pastorale e il Sinodo dei giovani. Quello del 30 agosto è stato un incontro di riflessione sull’oratorio e sulla comunità molto apprezzato e gradito, seguito con attenzione da parte di tutti i presenti, anche per l’originalità dell’impostazione della serata, per la chiarezza e la precisione esplicativa. Per tutti ora l’impegno di un cammino gioioso verso la luce di Cristo. Photogallery I giovani di Annicco pellegrini sulla via di S. Francesco “Buongiorno, buona gente: che la misericordia di Dio entri!”. Con queste parole san Francesco nel 1219 salutò gli abitanti di Poggio Bustone quando vi si recò, insieme ai suoi primi compagni, dopo aver lasciato Assisi. Un saluto di pace, di fratellanza, rimasto celebre in tutta la Valle Santa e che ancora oggi viene utilizzato nei confronti dei pellegrini che camminano lungo i suoi sentieri. Proprio durante il Giubileo straordinario di Misericordia indetto da Papa Francesco i giovani dell’oratorio di Annicco, insieme al parroco don Antonio Bislenghi, si sono incamminati lungo la via di S. Francesco per una ricerca spirituale personale e per chiedere, attraverso la penitenza, la conversione dei coetanei di Annicco. Ricevuta la benedizione dai frati francescani nella città natale del Santo, il gruppo si è addentrato nello splendido paesaggio offerto dalle valle Umbra, passando per borghi conosciuti e città medievali come Spello, Foligno, Trevi, Spoleto e Arrone, alla scoperta dei luoghi in cui san Francesco visse e pregò. Seguendo la sua firma, il tau giallo, che indicava il cammino, i giovani pellegrini hanno proseguito nel Lazio, alla volta di Labro e Poggio Bustone, fino ad arrivare alla tappa finale di questo itinerario a piedi: Rieti. Il gruppo ha macinato più di un centinaio di chilometri completamente immersi nella natura, tra boschi e campi coltivati, tra conventi, eremi, abbazie e luoghi in cui ritirarsi a meditare, a ritrovare la fede, ad ascoltare se stessi, ad ascoltare Dio. Alcune volte passavano ore prima che si incontrasse anima viva o altri pellegrini. Tra i momenti più significativi del pellegrinaggio il rosario recitato durante la mattinata, camminando in fila indiana lungo i sentieri, tra le montagne o passando in mezzo ai paesini, tra le case della gente. Oppure celebrare l’Eucaristia all’interno di posti ricchi di storia, come nel convento di San Giacomo a Poggio Bustone o nel monastero delle Clarisse di Santa Chiara a Rieti. Camminare insieme ha aiutato a sopportare il caldo, la fatica, il dolore ma anche a conoscersi meglio, a superare alcuni limiti o paure. «È stata un’esperienza – commentano i giovani pellegrini – che ricorda un po’ la vita, fatta di fatiche, di sconforto, di momenti in cui bisogna raccogliere tutte le forze per andare avanti e raggiungere la meta che ci si era prefissati, ma anche fatta di gioia e soddisfazione tentando di sentire la presenza di Gesù accanto a noi. Ci sembrava giusto, essendo anche l’anno del Giubileo, completare il pellegrinaggio a Roma, ma avendo a disposizione una sola settimana, l’ultimo tratto (Rieti-Roma) lo abbiamo fatto in pulmino». Arrivati a Roma, i pellegrini hanno varcato la Porta Santa. Come ha detto Papa Francesco: “Attraversando la Porta Santa ci lasceremo abbracciare dalla misericordia di Dio e ci impegneremo ad essere misericordiosi con gli altri come il Padre lo è con noi”. E così è stata lucrata l’indulgenza plenaria. Nella notte il gruppo ha anche condiviso la paura del terremoto sentendo lo sciame sismico del reatino. Ritornando a casa, ascoltando le notizie via radio, il pensiero e la preghiera è andata alle vittime. A Dosimo la festa di santa Colomba con il Vescovo Dosimo si è addobbata alla grande per celebrare la 182esima festa di Santa Colomba che, dal 1834, viene celebrata nella quarta domenica di agosto. La mattinata è stata rallegrata dalla presenza del vescovo Antonio Napolioni il quale, con don Claudio Rubagotti e con don Massimo Macalli, ha presieduto l’Eucarestia delle ore 11. Il Vescovo ha ricordato l’importanza della santità e del martirio, partendo dalla figura della vergine Colomba, giovane donna martire per Cristo, che in Lui aveva già trovato il tutto e il senso della propria vita. Da qui mons. Napolioni ha ripercorso il brano evangelico della domenica, affermando come Colomba è l’esempio di una cristiana che si è seduta agli ultimi posti per poi essere invitata a prendere il primo posto. Gesù, infatti, chiama a ricoprire i primi posti, ma non nel senso di onore e glorificazione, ma nello spirito di servizio della propria comunità. Spesso – è stato rimarcato – ricoprire i primi posti fa pensare al mito. Invece il santo – ha ricordato il Vescovo – non è un mito, perché il mito si gonfia e, prima o poi, perde la sua fama; bensì il Santo è il mite. La mitezza – ha concluso il Vescovo – è una caratteristica che deve contraddistinguere le vita del cristiano, il quale deve essere guidato da sentimenti di misericordia, di bontà, sopportando e perdonando al fine di conservare l’unità dello Spirito nel vincolo della pace. Nel tardo pomeriggio sono stati celebrati i Vespri, presieduti dal prete novello di Gallignano don Francesco Gandioli. Dopo di che si è snodata la tradizionale processione con l’urna della Santa. Nell’omelia don Gandioli ha ricordato come onorare santa Colomba significa ritrovare la capacità profetica dentro un mondo che troppo spesso va in direzione contraria e cerca di vivere come se Dio non ci fosse: come imparare ad “accarezzare contropelo” questo mondo. Significa – ha concluso – ritrovare spirito critico di fronte a modi di pensare e di vivere che non hanno niente a che fare con il Vangelo. La processione, che ha interessato alcuni nuovi quartieri, ha visto la rappresentanza del “Palio dei Rioni” ed è stata animata dal Corpo bandistico di Pizzighettone il quale, il giorno successivo, ha presentato alla popolazione un apprezzato concerto con le musiche di Ennio Morricone. La mostra che ripercorre gli anni ’70, con documenti, fotografie e oggetti, allestita nel Palazzo Comunale ha offerto un ulteriore motivo di sorpresa alla festa. Photogallery Venerdì in Comune l'incontro sulle riforme costituzionali Venerdì 2 settembre, alle 21, nel salone dei Quadri del palazzo comunale di Cremona, si terrà l’atteso convegno “Rappresentanza, partecipazione, governabilità” dedicato alle riforme costituzionali che tanto fanno discutere in questi mesi. Alla serata, promossa dalla pastorale sociale diretta da Sante Mussetola, interveranno il senatore Luciano Pizzetti, sottosegretario alle riforme costituzionali e ai rapporti con il Parlamento e il prof. Paolo Sabbioni, docente di istituzioni del diritto presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore. Ad introdurre i relatori don Giampaolo Maccagni, nuovo vicario episcopale per il coordinamento pastorale e per il clero. L’incontro, promosso anche dalla zona pastorale sesta, gode del patrocinio e della collaborazione del Comune di Cremona. «L’iniziativa – spiega Mussetola – conclude un percorso iniziato a giugno e che ha come obiettivo non certo quello di fornire indicazioni di voto per il prossimo referendum, ma piuttosto di sviluppare un dibattito su temi che, senza un’adeguata informazione, rischiano di essere strumentalizzati a fini ideologici. Si tratta, dunque, di un contributo prettamente informativo, formativo e culturale che intendiamo offrire alle comunità parrocchiali, in modo particolare a quelle della città». «Pizzetti e Sabbioni – prosegue il responsabile della pastorale sociale – avranno il compito di evidenziare effetti, difetti e potenzialità di tali riforme, con riferimento ai tre pilastri della convivenza civile – partecipazione, rappresentanza e governabilità – nel nostro contesto storico, economico e sociale».