Lezione III
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Lezione III
Corso di Fenomenologia delle Interazioni Fondamentali LM in Fisica, AA 2014-15 Silvia Arcelli Le Interazioni Deboli 3 Marzo 2015 1 Le Interazioni Deboli • Violazione della parità nelle interazioni deboli: – – – – Il decadimento dei mesoni K e il puzzle theta-tau Ipotesi di violazione della parità ed Esperimento di Madame Wu (1956-57) Scoperta del neutrino (Reines e Cowan, 1956) Determinazione dell’elicità del neutrino (Goldhaber et al., 1958) • Teoria V-A con violazione della parità: – – – – – – Hamiltoniana con effetto della violazione della parità Elicità e Chiralità Struttura Chirale delle interazioni deboli in CC Il Decadimento del pione Non unitarietà della teoria V-A e bosone mediatore W Stima della massa del W 2 Osservazione diretta del neutrino •Esperimento di Reines e Cowan, nel 1956 ((nobel nel 1995), presso Il reattore nucleare di Savannah River (USA) •Sezioni d’urto molto basse, occorre avere un flusso elevato di antineutrini e un bersaglio “massivo”. Reines e Cowan usarono gli antineutrini prodotti per decadimento b dai neutroni derivanti dalla fissione dell’uranio • il bersaglio era acqua con soluto del Cloruro di Cadmio (200 l). Il bersaglio era anche equipaggiato di strati di scintillatore per la rivelazione dei prodotti di reazione . Il positrone era “taggato” attraverso la reazione di annichilazione con un elettrone, in cui erano prodotti 2 fotoni di 0.5 MeV, rivelati dallo scintillatore. e e 2 3 Osservazione diretta del neutrino •Il neutrone nello stato finale veniva catturato dagli atomi di cadmio, producendo uno stato eccitato che si diseccitava emettendo dei gamma energetici (6 MeV) , generando un segnale ritardato rispetto all’annichilazione del positrone (dopo circa 30 ms ) •“Segnatura” dell’antineutrino: coincidenza temporale ritardata di fotoni di annichilazione e quelli di diseccitazione, rivelati nello scintillatore liquido. •Misure effettuate anche a reattore spento, per determinare il fondo (cosmici e radioattività ambientale). •Rate di eventi molto basso, circa 3 per ora •Consistente con la previsione della teoria di Fermi ( p e n) 0.67 1038 cm 2 E (GeV ) 4 Elicità del Neutrino-Esperimento di Goldhaber et al. L’esperimento di Goldhaber et al (1956), molto ingegnoso, si basa sullo studio del decadimento dell’Europio in Samario (cattura K), che procede secondo due fasi: 1) 2) 1. 2. Cattura K dell’elettrone, con produzione di Samario eccitato e un neutrino monocromatico (decadimento a 2 corpi) con p=E=840 KeV. Si ha una variazione dello spin nucleare (GT). Il Samario si diseccita emettendo nel suo decadimento principale un fotone monocromatico di 961 KeV (ancora un processo a due corpi), e anche in questo caso si ha una variazione dello spin del nucleo 5 Elicità del Neutrino-Esperimento di Goldhaber et al. •Per la prima reazione, imponendo la conservazione del momento angolare, si hanno due possibili configurazioni (|Jtot|=1/2): •Il neutrino e il Samario* hanno la stessa elicità (proiezione dello spin lungo la direzione dell’impulso) h(Sm* ) h( e ) 6 Elicità del Neutrino-Esperimento di Goldhaber et al. •Andando ad esaminare lo stato finale (decadimento del Samario* ), se si analizzano i fotoni emessi lungo la direzione di volo del Samario *: h(Sm* ) h( ) h( e ) •Per quei fotoni, avendo il nucleo di Samario non eccitato spin nullo, il fotone di diseccitazione deve avere la stessa elicità del Sm*. Misura dell’elicità dei fotoni Misura dell’elicità dei neutrini 7 Elicità del Neutrino-Esperimento di Goldhaber et al. •Elicità dei fotoni misurata attraverso lo scattering Compton in Ferro Magnetizzato. La sezione d’urto Compton dipende dall’orientazione relativa fra lo spin del fotone e quello dell’elettrone. In particolare, si osserva trasmissione maggiore (minor assorbimento) nel caso lo spin del fotone sia parallelo (concorde)allo spin dell’elettrone. •Occorre tener presente che solo quei fotoni emessi lungo la direzione di rinculo del Sm*, e quindi in direzione opposta ai neutrini, hanno la stessa elicità dei neutrini. L’ingegnosità dell’esperimento sta proprio nella tecnica di selezione di quei fotoni. •Si utilizza l’effetto di assorbimento risonante dei fotoni in Samario 8 Elicità del Neutrino-Esperimento di Goldhaber et al. •Quando un fotone di diseccitazione da una transizione con energia E0 viene emesso, occorre fornire al nucleo un impulso uguale per conservare l’impulso totale: 3 eV (nucleo non relativistico) •L’energia del fotone è quindi diminuita di una piccola quantità, che in generale, impedisce che lo stesso fotone possa essere riassorbito da un nucleo di Sm (processo inverso, risonante). •Solo quei fotoni emessi lungo la direzione di volo del Sm*, acquistando energia per effetto Doppler, recuperano l’energia che manca loro per fare assorbimento risonante, dopo il quale il Sm si diseccita emettendo ancora fotoni. 9 Elicità del Neutrino-Esperimento di Goldhaber et al. Schema dell’apparato sperimentale: Verso di B Seleziona Fotoni con elicità negativa/positiva Assorbimento risonante In Sm, seleziona solo i fotoni con elicità uguale a quella del neutrino Variando la direzione del campo magnetico, si determina l’elicità dei fotoni che fanno assorbimento risonante , e quindi anche l’elicità dei neutrini 10 Elicità del Neutrino-Esperimento di Goldhaber et al. •I picchi di risonanza si ottengono per una configurazione di campo magnetico che massimizza la trasmissione di fotoni levogiri. Il neutrino è sinistrorso. Violazione massimale di parità nelle interazioni deboli, che selezionano solo uno stato di elicità per il neutrino. Energia del fotone 11 Teoria V-A e Violazione della Parità Le evidenze sperimentali finora discusse permettono di definire il seguente quadro fenomenologico: • L’interazione debole a bassa energia ha una struttura del tipo interazione puntiforme corrente-corrente, in cui gli operatori rilevanti sono di tipo V (vettoriale) e A (vettore assiale). Nel decadimento b, il termine vettoriale descrive le transizioni di Fermi, il termine assiale quelle di Gamow-Teller •L’interazione debole viola la parità •Il neutrino ha elicità negativa 12 Teoria V-A e Violazione della Parità •Questo comporta che nell’hamiltoniana (fino ad adesso assunta essere uno scalare puro) debbano necessariamente operatori che possano generare una componente pseudoscalare: H weak G Ci [ pOi n ][ eOi (1 i ) ] h.c. 5 i V , A •Questa forma dell’Hamiltoniana (proposta da Feynman e Gell-Mannl) è diversa da quella che abbiamo preso in considerazione finora: si noti che in questo caso compaiono prodotti misti fra operatori (i.e. VA), che violano la parità. 13 Teoria V-A e Violazione della Parità •Il fatto che il neutrino abbia elicità negativa impone una unica scelta per il coefficiente del termine pseudoscalare, ovvero i = -1 H weak G CV [ p m n ][ e m (1 5 ) ] m 5 m 5 C A [ pi n ][ ei (1 ) ] 5 • Utilizzando le proprietà delle matrici gamma l’Hamiltoniana si può riscrivere come: m m H weak G [ p (CV CA ) n ][ e (1 ) ] 5 5 14 Teoria V-A e Violazione della Parità •La parte Leptonica ha una struttura manifestamente V-A. Per quanto riguarda la parte adronica (corrente n-p) sappiamo che nelle transizioni pure di Fermi l’accoppiamento G è consistente con GF misurata nel decadimento del muone (a parte un 2% di differenza...) . Da questo si può inferire che: CV 1 •Dalla misura dei rapporti CV /CA (dec. neutrone, 14O, neutroni polarizzati) si è valutato CA nel decadimento b: C A 1.25 15 Teoria V-A e Violazione della Parità •Misure di CA,CV con altri decadimenti deboli di adroni danno valori ancora diversi per CA . Ad esempio: •Queste differenze sono dovute all’effetto delle interazioni forti tra i quark che compongono l’adrone, e generano una componente assiale aggiuntiva modificando il coefficiente CA, il cui valore dipende dal tipo di adrone (composizione in flavour, spin, parità etc) e non è universale. •Tuttavia, al “netto“ di questi effetti, si può assumere che anche nel caso di corrente adronica il coefficiente CA sia -1, come nel caso delle correnti leptoniche. 16 Teoria V-A e Violazione della Parità Questo porta a specializzare la struttura delle interazioni deboli in corrente carica come una V-A pura: m m HV A G [ p (1 ) n ][ e (1 ) ] 5 5 Che è la stessa Hamiltoniana proposta da Fermi, a parte il fattore (1-5). •Il fattore (1-5) ha un significato profondo: il suo ruolo è di selezionare componenti chirali definite (sinistrorsa per particelle, destrorsa per antiparticelle). Nel limite di particelle con massa nulla, l’interazione seleziona anche specifici stati di elicità. 17 Elicità e Chiralità Consideriamo l’operatore elicità: p pˆ 0 | p | 0 pˆ Operatore di spin 0 0 5 5 0 L’operatore elicità commuta con l’Hamiltoniana: quindi l’elicità, ovvero la componente dello spin lungo la direzione della quantità di moto, è un osservabile aggiuntivo che permette di distinguere gli stati di medesima energia. L’elicità di una particella di spin ½ ha due possibili valori: In particolare, lo spinore a due componenti ,soluzione dell’equazione di Dirac , è un autostato dell’operatore elicità . 18 Elicità e Chiralità L’elicità è un numero quantico conservato (commuta con l’Hamiltoniana), ma non è Lorentz-invariante ( è frame dependent). Fissato uno stato di elicità, si può sempre trovare una trasformazione di Lorentz che ne cambi il segno, a meno che la particella non abbia massa nulla (in questo caso l’elicità è la stessa in ogni sistema di riferimento). Se ora si considera l’operatore di chiralità, definito come: 5 i 0 1 2 3 L’operatore non commuta con H, per cui ad esso non è associato un osservabile conservato (ancora, a meno che la massa non sia nulla). Per esprimere la chiralità si possono definire due proiettori: 1 PL (1 5 ), 2 1 PR (1 5 ) 2 ( PL, R ) 2 PL, R Proprietà: PL PR PR PL 0 PL PR 1 19 Elicità e Chiralità •Ogni spinore può essere quindi scritto come somma delle sue componenti chirali, ovvero: 1 1 5 (1 ) (1 5 ) L R 2 2 ' R , L Autofunzioni dell’operatore chiralità, con autovalori +/-1 •Ora, consideriamo come opera la matrice 5 (operatore chiralità) su uno spinore (si verifica attraverso il calcolo esplicito): 0 I I 0 5 p 0 E m p 0 Em 20 Elicità e Chiralità •Nel limite ultrarelativistico, per E>> m la matrice 5 tende all’operatore elicità: p 5 E m 5 0 •In modo analogo, tenendo presente che , ( ) e utilizzando l’equazione di Dirac p bm E : 5 p p ( E bm) 5 E m 5 | p| | p| | p| Per particelle di massa nulla la chiralità coincide strettamente con l’elicità 21 Elicità e Chiralità • Per m=0, i proiettori di chiralità agiscono come proiettori di elicità: 0 1 5 L (1 ) 2 1 5 R (1 ) 2 0 Se l’elicità è +1 Se l’elicità è -1 Se l’elicità è +1 Se l’elicità è -1 • Per massa diversa da zero, chiralità ed elicità non coincidono e un fermione massivo in uno stato chirale L o R ha una probabilità non nulla di essere in uno stato di elicità opposta alla chiralità. In particolare, le rispettive probabilità sono proporzionali a: Elicità e Chiralità -Concordi P( R (h 1)) P( L (h 1)) b -Opposte P( R (h 1)) P( L (h 1)) (1 b ) v con b c 22 Elicità e Chiralità •Ora, se esaminiamo la singola corrente: j m [ e m (1 5 ) ] • vediamo (slides successive) che possiamo riscriverla come: m m j [ e,L ,L ] Ossia, nella forma di una corrente vettoriale che però accoppia solo le componenti di chiralità Left dei fermioni. Questo punto di vista permette di ricondurre le interazioni deboli alla stessa struttura di Lorentz delle interazioni elettromagnetiche (con cui sono unificate, effettivamente), pur mantenendo la specificità di accoppiarsi solo alle componenti chirali Left. 23 Elicità e Chiralità •Infatti vale: ( 5 ) 2 I (1 ) (1 2 ( ) ) 2(1 ) 5 2 5 5 2 5 •Per cui: (1 ) m (1 ) j [ e ] [ e ] m 5 2 4 , 0 (1 5 ) m (1 5 ) (1 5 ) m [ e ] [ e ,L ] 2 2 2 m m 5 5 2 •Il termine a destra corrisponde a un neutrino sinistrorso. 24 Elicità e Chiralità •Anche il termine a sinistra corrisponde a un fermione sinistrorso: 5 5 (1 5 ) ( 1 ) ( 1 ) 0 0 e e e 2 2 2 ( 5 ) 5 (1 ) 0 e e, L 2 5 •E quindi la corrente può essere espressa come: m m j [ e,L ,L ] Corrente di tipo Vettoriale fra componenti Levogire Correnti vettoriali come originariamente proposta da Fermi, a parte il fatto che ora compaiono le componenti levogire degli spinori. 25 Decadimento del Pione Il decadimento del Pione permette di fare una verifica stringente di bassa energia della struttura chirale dell’interazione debole: Elemento di matrice: Corrente adronica: Corrente Leptonica: 26 Decadimento del Pione La parte adronica, che in linea di principio è descritta dalla corrente dei quark se si potessero considerare liberi, in realtà include anche l’effetto delle interazioni forti, che a questa scala di energie (massa del pione) non sono nel regime perturbativo •L’effetto può essere incluso parametrizzando la parte adronica come un termine di massa e una costante f dipendente dal tipo di adrone, avente dimensioni di un’energia • Per il pione f (pion decay constant) vale circa 130 MeV 27 Decadimento del Pione •Integrando sullo spazio fasi e sommando sugli spin finali si ottiene la previsione per la vita media del pione: •Utilizzando le misure di GF, delle masse e il valore calcolato per f, si ottiene: 10 8 s 28 Decadimento del Pione •Anche se riproduce correttamente l’ordine di grandezza della vita media, questa previsione è affetta dall’incertezza su f . •Un test stringente della natura chirale delle interazioni deboli è invece la misura della intensità relativa dei decadimenti del pione in elettrone e muone, rispettivamente. •Nel rapporto le incertezze legate alla parte adronica si cancellano e, sulla base della teoria V-A, si può fare una previsione molto precisa. 29 Decadimento del Pione •Il Pione ha spin 0, e per conservazione del momento angolare, essendo l’antineutrino sempre destrogiro e con elicità +1, anche il leptone carico deve essere destrogiro, quindi nello stato di elicità “sbagliato” per le interazioni deboli..... •Abbiamo visto che la probabilità che un definito stato chirale abbia un’elicità opposta è proporzionale a 1-b. Nel caso dell’elettrone Left-handed, questa probabilità è quasi nulla (alla scala di massa del pione è già relativistico), mentre per il muone la probabilità è non trascurabile. Pur essendo favorito come spazio fasi disponibile, il decadimento in elettrone è fortemente inibito per il fatto di avere l’elicità “sbagliata” •Il valore sperimentale è in perfetto accordo con la previsione della teoria V-A. Il fatto che il decadimento del pione in muone sia largamente dominante è una verifica della natura chirale delle interazioni deboli. 30 Teoria V-A: violazione dell’unitarietà La teoria V-A è una teoria di interazione puntiforme, approssimazione di bassa energia di una teoria più generale: Tipico problema di questo tipo di teorie efficaci è la violazione dell’unitarietà. Se si considera il processo di scattering elastico neutrino -elettrone: Nel sistema del centro di massa, la sezione d’urto si può scrivere come: Dal formalismo di sviluppo in onde parziali si ottiene un limite superiore generale per le sezioni d’urto di scattering elastico, oltre il quale la teoria viola la conservazione della probabilità: (per l=0 31 Teoria V-A: violazione dell’unitarietà Nel caso della sezione d’urto debole prevista dalla teoria V-A, la condizione di unitarietà imporrebbe: Nel sistema del centro di massa si ha, per particelle relativistiche (E=p): Da cui : Considerando anche i fattori dovuti allo spin delle particelle, il limite di violazione dell’unitarietà per la teoria V-A è raggiunto per energie nel centro di massa di circa 300 GeV. 32 Teoria V-A: violazione dell’unitarietà La divergenza nella sezione d’urto può essere evitata se, in maniera analoga alla QED, si introduce un propagatore associato a un bosone vettore (S=1) intermedio (il W) come mediatore delle interazioni deboli in corrente carica. Il diagramma di scattering non è più di tipo puntiforme, e l’elemento di matrice si modifica come: La costante GF è sostituita da un accoppiamento adimensionale g, universale 33 Teoria V-A: violazione dell’unitarietà Il range estremamente piccolo (dell’ordine del millesimo di fm) delle interazioni deboli è connesso alla massa molto grande del bosone mediatore. In processi di bassa energia, in qui il quadrimomento trasferito è molto piccolo, il termine dominante nel propagatore è quello relativo alla massa del W e tende a una costante. Confrontando gli elementi di matrice si può stabilire la connessione fra la costante di Fermi e l’accoppiamento adimensionale g: La relazione fra i due accoppiamenti dipende ovviamente dalla massa del W: 34 Massa del bosone mediatore W Se si fa l’ipotesi che l’accoppiamento debole g sia dello stesso ordine di quello delle interazioni elettromagnetiche: Si può dedurre una stima della massa del bosone intermedio W. Dalla relazione fra gli accoppiamenti si ha: si ottiene una stima per la massa del W di circa 37 GeV (un po’ meno della metà del valore effettivo). In realtà, se si considera la relazione corretta tra dove W = angolo di Weinberg gli accoppiamenti: si ha: 35 Massa del bosone mediatore W •In questa ottica, le interazioni deboli non sono deboli per via dell’accoppiamento, ma per la presenza di bosoni mediatori molto massivi. Non occorre quindi introdurre un nuova carica debole ( anche se un nuovo parametro c’è, l’angolo di Weinberg!). •E’ stata però introdotta una nuova scala di energia (scala di Fermi) dell’ordine di 100 GeV, corrispondente alla massa della W, in corrispondenza della quale ci si aspetta che l’interazione debole abbia un’intensità confrontabile con quella elettromagnetica •Questo è tipico dell’unificazione delle interazioni. Un caso noto è l’elettromagnetismo (la prima teoria di gauge!) , in cui fenomeni elettrici e magnetici diventano confrontabili quando la velocità si approssima a quella della luce c (che possiamo considerare come scala caratteristica di unificazione nell’elettromagnetismo) 36