LE COMPETENZE STRATEGICHE PER IL LAVORO Sintesi della
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LE COMPETENZE STRATEGICHE PER IL LAVORO Sintesi della
LE COMPETENZE STRATEGICHE PER IL LAVORO Sintesi della Ricerca a cura di: Andrea Marella, Università di Padova – Facoltà di Scienze Politiche Le Competenze strategiche per il Lavoro SOMMARIO 1. OBIETTIVI 2. METODOLOGIA 3. I FATTORI DEL VANTAGGIO COMPETITIVO 4. I PROCESSI CHIAVE NELLE AZIENDE 5. I RUOLI STRATEGICI E I PROFILI DI COMPETENZE 6. LE COMPETENZE SVILUPPATE DALLA SCUOLA E LA “DISTANZA” DALLE AZIENDE 7. CONCLUSIONI Unindustria Padova – Fòrema 2 Le Competenze strategiche per il Lavoro 1. Obiettivi La ricerca “Competenze strategiche per il lavoro” è stata promossa da Unindustria Padova e Fòrema, cofinanziata dalla Regione Veneto e realizzata da Andrea Marella dell’Università di Padova (Facoltà di Scienze Politiche). L' obiettivo della ricerca è stato quello di realizzare, attraverso l' approccio per competenze, una fotografia del ruolo del capitale umano nelle piccole e medie aziende appartenenti al sistema produttivo locale di Padova e di fornire una descrizione delle sue caratteristiche. Il progetto si è dunque posto come focus principale: - da un lato, di far emergere i profili dei professionisti - sia inseriti in posizioni dirigenziali, sia con responsabilità in ruoli di tipo operativo - che operano sui processi organizzativi chiave, deputati a sostenere il vantaggio competitivo delle aziende; - dall' altro, di individuare i mix di offerta formativa degli Istituti Scolastici Superiori della provincia e il gap di competenze rispetto alle richieste specifiche del mercato. 2. Metodologia La tecnica di indagine adottata è stata l’intervista discorsiva guidata (80 in totale). Le interviste aperte iniziali agli esperti hanno permesso di delimitare il campo di indagine ai settori rappresentativi del sistema produttivo locale – metalmeccanico e servizi –, quelle successive di fare emergere in aziende e scuole, attraverso il dialogo con i professionisti, le evidenze empiriche rispetto alla conformazione del capitale umano dislocato sul territorio. Nella valutazione dei profili di competenze dei ruoli chiave, ci si è basati su una successione di fasi, l’una strettamente legata all’altra: - identificazione dei fattori del vantaggio competitivo dell’azienda; - individuazione dei processi chiave che sostengono tale vantaggio competitivo; - definizione dei ruoli che presidiano i processi organizzativi chiave; - rilevazione nelle aziende eccellenti, facenti parte del panel di controllo, dei profili “ideali” di competenze e misurazione degli eventuali gap nelle altre aziende del campione. I parametri per la scelta delle aziende del campione stratificato sono stati: - la presenza di una struttura dell’organizzazione lineare ed efficace; - l’esistenza di una certificazione di qualità che presuppone un’organizzazione orientata verso la logica orizzontale “per processi” e una certa consapevolezza sulle “interdipendenze” tra le varie parti della struttura organizzativa; - l’internazionalizzazione come presenza commerciale e/o produttiva all’estero e come appartenenza a gruppi multinazionali; - l’appartenenza a settori ed aree di business in crescita o, comunque, dinamici. Il campione è rappresentato da trenta aziende padovane dei settori metalmeccanico e dei servizi (equamente rappresentati): dieci di queste sono “aziende leader” nel proprio mercato di riferimento e costituiscono il panel di controllo per la definizione dei profili ideali di competenze. Unindustria Padova – Fòrema 3 Le Competenze strategiche per il Lavoro Dal punto di vista dimensionale, il campione risulta così ripartito: le aziende fino a 50 dipendenti sono il 37% del totale; le aziende medie, con un numero di addetti tra 50 e 250, sono il 40% del campione; le aziende medio-grandi, con più di 250 dipendenti, rappresentano il 23 per cento. A tale suddivisione per numero di dipendenti è possibile affiancare una ripartizione per classi di fatturato, simile nella struttura a quella precedente: il 33% delle aziende del campione ha un fatturato inferiore ai 25 milioni di euro; il 38% ha un fatturato compreso tra 25 e 50 milioni; infine il 29% ha un fatturato da 50 ad oltre 300 milioni di euro. Aziende del campione per fascia di fatturato 13% 3% 3% 13% fino a 5 milioni di da 5 a 10 milioni di 20% 10% da 10 a 25 milioni di da 25 a 50 milioni di da 50 a 150 milioni di da150 a 300 milioni di 38% oltre 300 milioni di Fonte: Unindustria Pd – Fòrema (Le Competenze strategiche per il Lavoro) 3. I fattori del vantaggio competitivo La configurazione del vantaggio competitivo si connota, nelle aziende di entrambi i settori (metalmeccanico e servizi), sulla base di un mix di fattori che sono descritti in Tabella 1. Nel comparto metalmeccanico, le principali leve che determinano la competitività dell’impresa sono le caratteristiche del prodotto (93%), l’affidabilità percepita dal cliente (87%), la qualità del prodotto insieme con il livello di servizio offerto al cliente (entrambi segnalati dal 67% del campione). Seguono il tempo di concezione/realizzazione dei nuovi prodotti (53%), la conoscenza del mercato e la flessibilità del processo produttivo (47%). Solo all’ottavo posto il costo del prodotto, segnalato dal 40% delle aziende. Il quadro che risulta per le aziende metalmeccaniche pone in evidenza un mercato ancorato ad una logica tradizionalista che considera il prodotto, le sue caratteristiche e la sua qualità intrinseca, l’elemento cardine che determina le sorti dell’impresa nelle sfide dell’arena competitiva. Limitata appare l’attenzione verso i cambiamenti del contesto di mercato e soprattutto verso le innumerevoli sfaccettature in cui si manifesta la domanda. Unindustria Padova – Fòrema 4 Le Competenze strategiche per il Lavoro Diversi i risultati per quanto riguarda le aziende che forniscono servizi. Qui l’elemento che “fa la differenza” in termini di competitività è la gestione della relazione con la clientela (93%), seguita dalla conoscenza del mercato (67%). Determinanti per oltre metà del campione sono anche le caratteristiche del servizio, l’affidabilità percepita dal cliente, la rispondenza alle esigenze del cliente, tutte segnalate dal 53 per cento. Il costo del servizio figura solo all’undicesimo posto, segnalato dal 27% del campione. Quello che emerge è un approccio più aderente alle esigenze del mercato per la natura stessa del servizio, che per sua struttura è più flessibile nella configurazione e dunque più facilmente adeguabile alle richieste dei clienti. Tab.1 - I fattori che sostengono il vantaggio competitivo Caratteristiche del prodotto/servizio Affidabilità percepita dal cliente Qualità del prodotto/servizio Livello di servizio offerto al cliente (e dei serv. acc. e post-vend.) Tempo di concezione/realizzazione dei nuovi prodotti/servizi Conoscenza del mercato Flessibilità del processo produttivo Costo del prodotto/servizio Gestione delle relazioni con i partner Gestione delle relazioni con i fornitori Gestione delle relazioni con la rete distributiva Gestione delle relazioni con i clienti Rispondenza alle esigenze del cliente Livello di configurabilità del prodotto/servizio Metalmec canico 93% 87% 67% 67% 53% 47% 47% 40% 27% 20% 13% non presente non presente non presente Fonte: Unindustria Pd – Fòrema (Le Competenze strategiche per il Lavoro) Servizi 53% 53% 40% 47% 33% 67% non presente 27% 40% 20% 13% 93% 53% 33% 4. I processi chiave L’analisi sul campo è quindi proseguita con la lettura dei processi-chiave delle aziende, che riflettono le decisioni strategiche e di lungo periodo esposte nell’analisi dei fattori di competitività. Due sono le aree principali nelle quali si individuano i processi-chiave: l’area commerciale; l’area dello sviluppo e della creazione del prodotto o servizio. Nella prima, le aziende attribuiscono un peso elevato alla gestione della relazione con la clientela (77%), alla gestione del processo di vendita (53%), all’analisi del mercato nazionale/estero (33%). Nella seconda area, il peso più alto è attribuito allo sviluppo del nuovo prodotto (70%), alla gestione della produzione/erogazione del servizio (67%), alla selezione e sviluppo delle risorse umane e alla pianificazione della produzione (entrambe 33%). In particolare, è interessante rilevare il peso assegnato ad un processo come lo sviluppo di nuovo prodotto (o servizio), in quanto sottolinea l’importanza che le imprese del sistema locale attribuiscono all’innovazione. Dall’analisi dei processi-chiave risulta dunque una sorta di dicotomia tra un orientamento al mercato e ai clienti che caratterizza tutte le aziende per un’intensa Unindustria Padova – Fòrema 5 Le Competenze strategiche per il Lavoro attività commerciale ed un approccio orientato verso il miglioramento delle caratteristiche intrinseche del prodotto o servizio. Tab.2 - I processi chiave Gestione della relazione con la clientela Sviluppo nuovo prodotto Gestione della produzione/erogazione del servizio Gestione del processo di vendita Selezione, gestione e sviluppo delle risorse umane Analisi del mercato nazionale/estero Pianificazione della produzione Controllo qualità Gestione degli aspetti logistici Pianificazione delle risorse economiche e finanziarie Scelta e gestione dei rapporti con i fornitori/partner Definizione della strategia Promozione dell'impresa Approvvigionamento Gestione della catena/canali distributiva/i Amministrazione e controllo Alto 77% 70% 67% 53% 47% 33% 33% 27% 27% 20% 20% 17% 17% 13% 13% 10% Peso Non Medio Basso presente 20% 3% 0% 7% 17% 7% 10% 23% 0% 23% 20% 3% 40% 7% 7% 40% 20% 7% 23% 33% 10% 47% 20% 7% 13% 33% 27% 40% 33% 7% 23% 50% 7% 57% 17% 10% 47% 33% 3% 23% 37% 27% 20% 27% 40% 20% 60% 10% Fonte: Unindustria Pd – Fòrema (Le Competenze strategiche per il Lavoro) In linea con la lettura della sostenibilità del vantaggio competitivo, sono emersi dunque come strategici i seguenti processi-chiave delle aziende: - vendita/processo commerciale: è il processo di ricerca di nuovi clienti e mantenimento dei clienti acquisiti. Comprende le attività di: analisi e monitoraggio del mercato, contatto e visita al cliente, formulazione di proposte commerciali, raccolta e definizione di input per lo sviluppo di nuovi prodotti/servizi; - gestione della commessa/del progetto: è il processo che ha inizio con l’acquisizione di una commessa o l’avvio di un progetto e ha termine con la consegna o il suo completamento. Si articola nell’identificazione dei compiti, delle priorità e delle responsabilità, nella programmazione e nella gestione delle attività di progetto, nel rapporto con il cliente, nel coordinamento e motivazione delle risorse umane coinvolte; - sviluppo di nuovo prodotto/servizio: è il processo che dall’ideazione di un nuovo prodotto/servizio conduce alla sua effettiva realizzazione e lancio sul mercato, attraverso le fasi successive dell’analisi di fattibilità, della progettazione, della prototipazione e del collaudo; - produzione: è il processo che ha come output il prodotto che l’azienda realizza. All’interno di esso si svolgono le attività di: pianificazione, programmazione e schedulazione della produzione, taratura e attrezzaggio impianti, organizzazione delle risorse coinvolte, raccordo con il processo logistico. Unindustria Padova – Fòrema 6 Le Competenze strategiche per il Lavoro 5. I ruoli strategici e i profili di competenze La fase successiva all’analisi dei processi-chiave è stata l’individuazione dei ruoli strategici che presidiano tali processi e ne governano la gestione. Come si osserva nella Figura che segue, esiste un filo logico che collega i fattori di competitività ai processi chiave e questi ultimi ai ruoli a valenza strategica per l’affermazione dell’azienda nel contesto in cui opera. Fattori di competitività Caratteristiche del prodotto/servizio Qualità del prodotto/servizio Affidabilità percepita Relazioni con i clienti Conoscenza del mercato Processi chiave Ruoli strategici Sviluppo nuovo prodotto/servizio Produzione/ erogazione servizio Resp. Sviluppo nuovo prodotto/servizio Resp. Della Produzione Resp. Commerciale Resp. Servizi postvendita Capo progetto/ commessa Gestione della relazione con la clientela Processo di vendita Fonte: Unindustria Pd – Fòrema (Le Competenze strategiche per il Lavoro) L’analisi ha consentito di definire i profili di competenze dei cosiddetti “best performer” (aziende leader), corrispondenti ai ruoli strategici di tipo manageriale che fattivamente contribuiscono con le loro attività a generare le performance dell’azienda e che diventano il metro di riferimento per tutti i ruoli similari afferenti le aziende del campione. Le figure manageriali individuate risultano quindi l’espressione diretta degli elementi sui quali l’azienda ha deciso di competere e imporsi sul mercato e sono: 1. il responsabile dello sviluppo nuovo prodotto o servizio; 2. il responsabile della produzione; 3. il responsabile commerciale; 4. il responsabile dei servizi post-vendita; 5. il capo progetto o commessa; Per ciascun ruolo strategico è stato quindi possibile definire dapprima la collocazione organizzativa in azienda e successivamente il profilo di competenze, individuate nell’ambito di quelle cosiddette trasversali (cognitive, emozionali, gestionali, relazionali) e di quelle tecniche (di processo e di prodotto), descritte nella Figura che segue. Unindustria Padova – Fòrema 7 Le Competenze strategiche per il Lavoro Competenze trasversali cognitive − − − − − analisi sintesi soluzione dei problemi flessibilità creatività emozionali − stabilità emotiva − gestione dei conflitti gestionali − − − − − − programmazione organizzazione controllo decisione orientamento ai risultati orientamento al cliente relazionali − − − − − − − efficacia interpersonale gest. gruppi e riunioni parlare in pubblico persuasione negoziazione gestione risorse umane leadership Competenze tecniche di processo − descrizione processi − organizzazione del processo − imputazione dei costi − conoscenze tecnico - ing.che − schedulazione − valutazione − standardizzazione − ottimizzazione della produzione − pianificazione della produzione − gestione delle risorse − gestione dei progetti − form.ne e motiv.ne incentiv.ne − utilizzo delle tecniche gestionali di prodotto − descrizione prodotti − specifiche prodotti − progettazione − ingegnerizazzione − prototipazione − costing del prodotto − conoscenza mercato − analisi vendite − visione prospettica − formulazione proposte − individuazione nuovi servizi Fonte: Unindustria Pd – Fòrema (Le Competenze strategiche per il Lavoro) Fra i ruoli aziendali strategici (manageriali), il responsabile del processo di sviluppo nuovo prodotto o servizio è la figura che utilizza i dati che gli fornisce l’area marketing insieme agli input del post-vendita per ideare, spesso con il contributo di altre figure facenti parte della direzione aziendale, un nuovo prodotto/servizio, prima progettandolo in forma di prototipo e seguendone poi in prima persona il percorso di realizzazione effettiva. Per quasi tutte le aziende del campione, questo ruolo evidenzia una spiccata propensione verso le competenze cognitive e le competenze tecniche di prodotto, a segnalare la prevalenza di prassi legate alla tecnica. Il responsabile della produzione è la figura che si occupa dell’organizzazione del reparto produttivo, della disposizione e del layout dei macchinari e degli impianti e della gestione delle risorse umane nelle linee di produzione. E’ inoltre responsabile della pianificazione, programmazione, schedulazione dell’attività produttiva in stretto contatto con il responsabile della logistica e dell’ingegnerizzazione dei prototipi e dei nuovi prodotti. Governa e propone soluzioni innovative nell’ambito del processo di produzione e gestisce, insieme al responsabile dei sistemi informativi, l’implementazione dei sistemi gestionali. Unindustria Padova – Fòrema 8 Le Competenze strategiche per il Lavoro Il profilo del responsabile della produzione si contraddistingue per un livello elevato di competenze di tipo gestionale e cognitivo, a cui si uniscono spiccate competenze tecniche, soprattutto di processo. Il responsabile commerciale si occupa della gestione di tutti i contatti commerciali dell’azienda con i propri clienti, a partire dai contatti diretti dei venditori, verso i quali esercitano una funzione di controllo, motivazione ed incentivazione, fino alle azioni commerciali più mediate quali sponsorizzazioni, promozioni, pubblicità. Il suo ruolo implica una stretta collaborazione con il responsabile marketing e della comunicazione, quando presenti nell’organico aziendale, insieme ai quali sono concordate, organizzate e gestite le azioni commerciali più importanti. Il responsabile commerciale è inoltre preposto all’analisi dei dati di vendita, alla raccolta di indicazioni e suggerimenti da commerciali e clienti per lo sviluppo di nuovi prodotti e il miglioramento di quelli attuali, all’implementazione di sistemi di sales force automation e di applicativi di customer relationship management. Il suo profilo si caratterizza per spiccate competenze relazionali ed emozionali, soprattutto persuasione, negoziazione, gestione delle risorse umane e capacità di risolvere conflitti. Accompagnano spesso questa figura approfondite conoscenze tecniche relative al prodotto, acquisite nel corso dell’esperienza in azienda o in specifici corsi. L’elemento principale nel quale si esprime il valore aggiunto dei best-performer risiede proprio nella formazione tecnica, in particolare di processo, che consente al responsabile commerciale di proporre soluzioni innovative anche di tipo tecnologico. I due profili del responsabile commerciale e del responsabile della produzione risultano sostanzialmente asimmetrici: l’uno caratterizzato da valori elevati per le competenze di tipo relazionale, tecniche di prodotto ed emozionali; l’altro da valori alti per le competenze gestionali, tecniche di processo e cognitive. Il divario tra il profilo ideale ricavato dalle aziende leader e i profili medi delle altre aziende indagate, si presenta contenuto e senza particolari note di rilievo, a riprova dell’importanza che queste due figure rivestono nella generalità del sistema produttivo locale. Il responsabile dei servizi post-vendita è la figura che presiede all’erogazione dei servizi di assistenza, manutenzione e riparazione e che, più in generale, gestisce i rapporti con il cliente dopo la vendita, raccogliendo nel tempo le indicazioni per il miglioramento del prodotto o servizio. Tale figura presenta un profilo fortemente orientato verso le competenze cognitive e tecniche di prodotto. Il capo progetto si occupa di gestire dall’inizio alla fine un delivery materiale od immateriale, dalla definizione delle specifiche di un ordine o di una commessa complessa, alla valutazione della sua fattibilità, alla supervisione sulla realizzazione del deliverable, all’avvio delle pratiche amministrative verso il cliente e spesso della gestione dei rapporti contrattuali, all’utilizzo delle tecnologie gestionali collaborative e di office automation per l’organizzazione e gestione del progetto. Per tutte le aziende questo ruolo è caratterizzato da un profilo di competenze equilibrato, con una lieve prevalenza di quelle gestionali. Si evidenzia inoltre un solido bagaglio di competenze tecniche, sia di prodotto che di processo, che rende conto del background e della preparazione di questa figura che non a caso proviene spesso dall’ufficio tecnico. Oltre ai ruoli manageriali, sono stati identificati anche dei ruoli operativi, per lo più rappresentati da figure che svolgono funzioni di “raccordo” e mediazione tra il middle Unindustria Padova – Fòrema 9 Le Competenze strategiche per il Lavoro management e la parte operativa, oppure da referenti che implementano i processi menzionati precedentemente. Una figura operativa di raccordo di estrema rilevanza per le piccole e medie imprese manifatturiere è il capo reparto. L’ambito organizzativo nel quale si colloca tale figura è il reparto produttivo, all’interno del quale gestisce le risorse umane: organizzazione, turni, formazione tecnica e motivazione. Il tratto essenziale del capo reparto è la profonda consapevolezza delle problematiche della produzione, maturata a diretto contatto con l’attività operativa quotidiana: conosce molto bene il carattere degli operai, le peculiarità degli impianti e, spesso, le modalità di programmazione delle macchine a controllo numerico. Le competenze distintive del capo reparto sono, dunque, l’attitudine spiccata alla gestione delle risorse umane e alla leadership e la capacità di leggere in profondità gli aspetti critici per il funzionamento dell’impianto. In questo senso, la capacità di leggere e codificare tali specifiche, suffragata in modo decisivo dall’esperienza sul campo, porta naturalmente questa figura a formulare ipotesi molto precise sulle istanze di miglioramento del processo. Il progettista che operi nell’azienda sub-fornitrice è il profilo che contribuisce a definire insieme al committente le specifiche e a realizzare il progetto o il prodotto commissionato. Il subfornitore con compiti di progettazione individua una nuova forma di collaborazione in cui sono ridefiniti i ruoli e le responsabilità tra l’azienda committente, tipicamente manifatturiera di dimensioni medio-grandi, e l’azienda fornitrice, generalmente di dimensioni minori e specializzata nella produzione di macchinari e impianti o, più raramente, di componenti con un elevato tasso di specificità da assemblare nel prodotto finito. Le competenze distintive tipiche di tale figura sono sia di natura trasversale, soprattutto problem solving e creatività, ma anche capacità di sintesi orientata alla soddisfazione dei fabbisogni di natura anche divergente - ad esempio, attenzione alla qualità e alle prestazioni unita alla ricerca della competitività nei costi - che può manifestare il committente e, nel contempo, un solido background di competenze tecniche che consentano di pervenire alla realizzazione di un progetto finale contenente tutte le caratteristiche tecniche individuate. Altri ruoli operativi fondamentali sono quelli che sostanziano l’universo produttivo e che rispondono al capo reparto, quali il carpentiere, il saldatore, il tornitore. Tali ruoli, evidenziati come critici nella dinamica dell’indagine sul campo, sono di difficile reperimento sul mercato e rivelano dei tempi di inserimento in azienda medio-lunghi. 6. Le competenze sviluppate dalla scuola e la “distanza” dalle aziende Per quanto riguarda il cluster delle scuole, è stata proposta la forma dell’intervista aperta su un campione selezionato e, a corredo, la distribuzione di un questionario sull’intera popolazione degli istituti superiori e dei centri di formazione professionale della provincia di Padova. Alla ricerca hanno partecipato 32 istituti scolastici. In particolare sono stati analizzati: - i rapporti della scuola con le aziende (soprattutto contatti e segnalazioni di opportunità lavorative); - le iniziative e le attività proposte agli studenti a fini conoscitivi dell’universo lavorativo (lo stato dei laboratori, ma soprattutto visite aziendali, seminari e corsi); Unindustria Padova – Fòrema 10 Le Competenze strategiche per il Lavoro - gli accordi e le sperimentazioni stipulate con enti e associazioni che danno luogo ad attività a valore orientativo e formativo (in particolare stage e tirocini); le competenze sviluppate nell’ambito del percorso formativo effettuato dagli studenti (distinguendo tra competenze tecniche e trasversali); le competenze che hanno necessità di essere sviluppate in futuro e la cui carenza rispetto ai profili richiesti è stata riscontrata da studenti, insegnanti e dalle aziende (distinguendo tra competenze tecniche e trasversali); i principali sbocchi lavorativi scelti dagli studenti. Le interviste hanno evidenziato alcune differenze in rapporto alle diverse tipologie di scuola: liceo, istituto tecnico o professionale, centro di formazione professionale (CFP). Per quanto concerne le skills, negli istituti tecnici e nei centri di formazione professionale la formazione è rivolta, come si poteva immaginare, prevalentemente a sviluppare le competenze tecniche e le competenze trasversali di tipo analitico. Più trascurato è, invece, lo sviluppo di altre abilità come le capacità comunicative, la flessibilità e le competenze relazionali in generale, la cui importanza in ambito lavorativo è oggi ampiamente riconosciuta. Queste competenze rappresentano invece tipicamente il patrimonio che viene trasferito agli studenti dei licei. In tutte le scuole, invece, non è tenuto in debita considerazione lo sviluppo delle competenze emozionali e gestionali. Dal lato delle attività per far conoscere agli studenti il mondo del lavoro si registrano alcune importanti novità. Innanzitutto, la sperimentazione dell’alternanza scuolalavoro, che nei primi tre anni di sperimentazione ha coinvolto nella sola provincia di Padova 13 istituti e che consente agli studenti, prima del termine del ciclo formativo, di sperimentare in prima persona un periodo di inserimento in un’impresa o in un ente not for profit. Le scuole hanno portato avanti anche altri percorsi conoscitivi del mondo del lavoro, attraverso: visite aziendali da parte degli studenti, promozione di rapporti lavorativi durante il periodo estivo, visite di imprenditori alle scuole, realizzazione di progetti tematici, stage infrannuali. L’insieme di queste esperienze ha permesso agli studenti di operare un raffronto tra le competenze che normalmente utilizzano e sviluppano in ambiente scolastico e quelle effettivamente richieste in ambito lavorativo. Si è quindi rilevato che gran parte delle scuole, sia licei che istituti tecnici, dà ai propri studenti una preparazione di mediolungo periodo senza pretendere che lo studente sia in grado di lavorare a pieno regime sin dall’inizio. Solo gli istituti professionali e i CFP tendono a dare una formazione direttamente spendibile sul mercato del lavoro, attraverso una preparazione che prevede esercitazioni pratiche che simulano l’ambiente lavorativo. Tuttavia, rimane un dato di fatto la carenza di fondi per l’aggiornamento del parco macchine disponibile nei laboratori – ad esempio torni di ultima generazione e macchine a controllo numerico –, situazione che perpetua uno status che vede un universo aziendale sempre più innovativo rispetto a quello della scuola. Manca, inoltre, un momento di incontro ampio e ricorrente dei docenti con le aziende, che aiuterebbe a fornire una percezione qualificata e diretta di come si configuri il mondo dell’azienda e di come evolvano le sue esigenze, a seguito dello sviluppo incessante del mercato. Unindustria Padova – Fòrema 11 Le Competenze strategiche per il Lavoro Sulla base di tali evidenze e della diversa rilevanza riservata nei piani di studio allo sviluppo di competenze tecniche e trasversali, non sorprende che esista un gap tra il set medio di competenze tecniche – in particolare di conoscenze informatiche – fornito in uscita dai licei e di competenze trasversali per i centri di formazione professionale, in rapporto al corredo minimo di competenze richieste ai giovani al momento dell’ingresso nel mercato del lavoro. Meno atteso risulta, invece, rilevare la conoscenza delle lingue straniere tra i gap generalizzati del sistema, comuni ai diversi istituti, a fronte di un deciso incremento delle ore dedicate a quest’ambito formativo negli ultimi anni. Sensibile risulta, infine, il deficit rispetto all’impostazione dei concetti base dell’informatica applicativa per l’ufficio (programmi di videoscrittura, fogli di calcolo, strumenti per presentare slide, semplici database), il cui apprendimento sembra trascurato e lasciato alla curiosità del singolo studente persino negli istituti con un orientamento dichiarato verso la conoscenza di nuove tecnologie e sistemi informativi. Al termine del corso di studi, la quasi totalità degli studenti dei licei si iscrive all’Università, in particolare alle facoltà di: giurisprudenza, medicina, scienze politiche, economia, psicologia, lingue, ingegneria, lettere. Circa metà degli studenti degli istituti tecnici commerciali decide invece di interrompere gli studi e di entrare nel mondo del lavoro, diventando per lo più addetti alla contabilità, impiegati o segretarie, oppure, se il corso di studi prevedeva un’area informatica, programmatori, spesso integrando la preparazione con brevi corsi di formazione finanziati. Altrettanto avviene per gli studenti degli istituti tecnici industriali e per geometri, con una lieve predominanza di chi decide per un ingresso immediato nel mondo del lavoro o per un corso breve di formazione. Il primo impiego avviene in genere come apprendista in uno studio di progettazione, oppure come operaio generico che diventerà poi man mano specializzato, in particolare come montatore o manutentore di impianti. Unindustria Padova – Fòrema 12 Le Competenze strategiche per il Lavoro Dalle competenze al raccordo con il mondo del lavoro alla scelta dopo il diploma. Scheda di sintesi Scuole Attivita' Competenze Gap di compet. Sbocchi di raccordo tra distintive fornite vs richieste prevalenti scuola e mondo dalla scuola mercato del lavoro Licei Stage di fine anno “Soft”: flessibilità, Lingue straniere, La quasi totalità scolastico abilità informatica, degli studenti Sperimentazione comunicative, competenze s'iscrive "alternanza attitudine all’uso tecniche all'università scuola-lavoro del “metodo” Istituti Tecnici Commerciali Stage estivi sperimentazione "alternanza Scuola-lavoro“ “Soft”: analisi, Lingue straniere cultura aziendale; Tecniche: contabilità, programmazione Metà circa degli studenti prosegue gli studi, l'altra metà diventa principalmente addetto alla contabilità o programmatore Istituti Tecnici Industriali Visite aziendali Progetto storie d'impresa Lavori estivi (% elevata di studenti) “Soft”: analisi, problem solving; Tecniche progettazione impianti Automazione industriale d’avanguardia. Informatica back office. Da allargare in termini di popolazione: termoidraulica Il 20% circa s'iscrive all‘Università, il rimanente 80% fa apprendistato per diventare progettista o montatore/manut entore Istituti e Centri di Formazione Professionale Visite aziendali Stretto rapporto con le aziende Stage nel corso dell'anno Tecniche: utilizzo macchine (torni e macchine a controllo numerico), manutenzione, impianti Automazione industriale d’avanguardia. Competenze “soft” Addetto alle macchine a controllo numerico, saldatore, carpentiere Fonte: Unindustria Pd – Fòrema (Le Competenze strategiche per il Lavoro) Unindustria Padova – Fòrema 13 Le Competenze strategiche per il Lavoro 7. Conclusioni In questo territorio sospeso fra tradizione ed innovazione, le figure-chiave del sistema produttivo sono, in estrema sintesi, chi progetta, chi vende e chi si occupa operativamente di produzione, in settori spesso di nicchia dove le conoscenze non sono facilmente replicabili tout court nel breve periodo e costituiscono dunque un patrimonio almeno in parte difendibile del territorio da cui provengono. Emerge, tuttavia, una tendenza interessante, complementare a questa tripartizione tradizionale, che vede sorgere nel tempo, attraverso una crescita sul lavoro, figure “ibride”. Queste figure costituiscono lo snodo organizzativo naturale per le aziende medio-piccole, che in tale modo “interpretano” la logica organizzativa per processi. L’aspetto fondamentale che le connota è l’intelligenza emotiva e il bagaglio mediamente elevato di competenze “soft”. Il ruolo delle scuole e delle istituzioni formative radicate nel territorio, è fondamentale nella “concretizzazione” perché dal loro operato scaturiscono gli enzimi che preparano effettivamente un territorio all’evoluzione: preparare il capitale umano. Tale considerazione risulta ancora più importante se vagliata alla luce dell’operato del tessuto imprenditoriale che, dietro alla forte spinta della concorrenza internazionale, comincia solo oggi a percepire la pregnanza di un approccio votato all’innovazione ma che comunque, anche quando è consapevole, manca nella stragrande maggioranza dei casi di una dimensione minima per possedere una struttura autonoma di Ricerca e Sviluppo che si occupi con continuità di innovazione. Il risultato è che le PMI si trovano, da un lato spesso dimensionalmente inadeguate a costituire una massa critica che permetta di realizzare economie di scala e investimenti continui nell’innovazione applicata al processo ed al prodotto; dall’altro in difficoltà a mettere a fattor comune le proprie conoscenze, per creare questa dimensione minima – accettando con difficoltà i potenziali rischi delle aggregazioni –. Ciò che emerge dal progetto è che un percorso interessante e in alcuni casi creativo è già stato intrapreso dalle scuole, ma che la strada è ancora lunga: si sta modificando molto lentamente lo stereotipo che vede scuola e impresa come due modi separati e distanti e l’avvicinamento alla realtà delle PMI avviene più per tramite degli allievi che dei docenti, i quali forse non sono ancora pronti a porsi in una posizione di ascolto e con la necessaria curiosità rispetto alle specificità e dinamiche imprenditoriali. Il problema principale che affiora dalle interviste è quello della mancanza di infrastrutture adeguate, come torni, macchinari, macchine a controllo numerico di ultima generazione, Pc con capacità computazionale congrua dotati di software cad e cam, che permettano agli studenti di applicare le conoscenze immediatamente sul campo, di sviluppare il loro pensiero creativo entro i canoni che le tecnologie offrono e di costruire quel bagaglio di esperienza necessario a ridurre il tempo di inserimento in azienda, facendo diventare le scuole un soggetto attivo nel percorso di innovazione delle imprese. Unindustria Padova – Fòrema 14