Il Corriere della Sera - Collettivo Soleluna Blog

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Da Il Corriere della Sera - 27 dicembre 2005
«Il futuro? Potrei fare tv»
«Temevo un altro flop»
Jovanotti, rilancio con «Tanto (3)» e «Mi fido di te»
«In Italia manca il rap, non basta imitare Eminem»
Impegno e successo. Questa la doppia firma di Jovanotti sul 2005.
Dopo il Live 8 di luglio e un concerto contro la pena di morte a
novembre, Lorenzo ha scelto di «impegnare» la sua musica nella
lotta contro la criminalità organizzata con due concerti gratuiti.
Per il veglione di San Silvestro suonerà in piazza a Cosenza dove
al posto dei fuochi d'artificio ci sarà un intervento dei ragazzi
di Locri e il giorno dopo (rinunciando al suo compenso) proprio a
Locri. «È un momento importante: in Calabria ci sono forze che si
scontrano e quella che merita di vincere è quella dei giovani di
Locri — dice l'artista —. La loro mobilitazione contro la
'ndrangheta (dopo l'omicidio di Franco Fortugno ndr) è stata una
delle cose belle successe quest'anno in Italia. Dobbiamo
raccogliere questa spinta emotiva. Siamo stati tutti pronti ad
applaudire quello che hanno fatto, adesso cerchiamo di non
abbandonarli di nuovo: basta un attimo per tornare nella cupezza
di un mondo dove lo Stato è debole e dove vincono il silenzio e la
logica della tapparella abbassata».
Il successo, invece, glielo ha riportato «Buon sangue». Il cd è
triplo disco di platino, «Tanto (3)» è stato il tormentone
dell'estate e ha vinto il Premio videoclip italiano, in autunno
«Mi fido di te» ha martellato dalle radio e il tour (del quale
uscirà presto un dvd) è stato da tutto esaurito. Lorenzo forse non
ci avrebbe scommesso. «Avevo paura dell'insuccesso — confessa —,
di non essere emotivamente in grado di gestirlo. Sapevo di aver
fatto un disco di qualità, ma tormentavo con domande tipo "E se
non funziona?", "E se parte male?". In un lavoro di comunicazione
come il mio non è importante solo quello che accade realmente, ma
quello che si dice alla gente». E di «Buon sangue» si è detto
bene, visto che si è classificato al secondo posto («Sono dietro
De Gregori, è come aver vinto») nel premio della critica di
Musica&dischi che riunisce 100 firme delle principali testate. «La
mia non era una tensione da sfigato, ma da campione che rientra in
campo ai mondiali. Alla fine "Buon sangue" si è mostrato più forte
di me e io l'ho seguito». Al referendum lui fra gli italiani
avrebbe votato Negrita e Negramaro e comunque giudica il 2005 «un
anno in crescita per la nostra musica».
Un po' meno per il «suo» hip hop. «È una zona tutta da scoprire.
Siamo l'unico Paese rimasto fuori dal movimento. Eppure è una
lingua che unisce tutti e l'ho capito durante un incontro al
carcere minorile di Torino: dopo 15 minuti anche gli stranieri
partecipavano a un coro rappando». Secondo Jova ci manca uno che
faccia la differenza: «Sembra che dicano "Ti porto a vedere il
mondo di 50 Cent o di Eminem", ma allora il pubblico preferisce
seguire gli originali. Ci vuole uno che racconti il suo mondo,
come faceva Celentano con il rock. Io punterei su Mondo Marcio,
che seguo da tempi non sospetti: è un cantautore rap, ha qualcosa
da raccontare». Continuiamo con le pagelle del 2005. Musica:
«Kanye West, un rap intelligente; Gorillaz, una band
contemporanea; il funk di Jamie Lidell. Da Paul McCartney mi
aspettavo una delusione invece mi ha sorpreso positivamente, il
contrario per i Franz Ferdinand». Al cinema: «A parte i film per
bambini che ho visto con mia figlia ho avuto poco tempo. Comunque
mi sono piaciuti Il castello errante di Howl di Hayao Miyazaki che
è un mio guru; Crash, grande esercizio di sceneggiatura; sono
impazzito per i balletti della Fabbrica di cioccolato. Boccio Le
crociate, un polpettone senza epica». La tv secondo Lorenzo:
«Grazie a Dio non ho visto Celentano così non devo avere un
opinione su "RockPolitik". Sarebbe facile parlare male di "Porta a
porta"... invece mi voglio concentrare sui conduttori più vicini
alla mia generazione.
Mi aspettavo di più dal Tornasole del mio amico Andrea Pezzi, deve
ancora crescere. Amici della De Filippi mi tiene incollato alla
tv: è un bel laboratorio umano, non un reality show anche se mi
rendo conto che c'è qualcosa di morboso nel seguirlo. "Report",
Lucarelli e Minoli ti rimettono in pace con la Rai e con il fatto
che paghiamo un canone. Sul satellite seguo i programmi di Planet,
Cult e History Channel». Non vedremo mai un Jova-Channel? «Da
tempo mi propongono di fare un programma. Il 2006 potrebbe essere
l'anno buono? Non è detto... se scatta una bella idea». Di certo
per il prossimo anno c'è che Lorenzo non si fermerà: «Sono in una
condizione rigogliosa di emozioni e spunti». Spunti che potrebbero
arrivare anche dal doppio appuntamento in Calabria. «Dipende da
come andranno le cose, ma alla fine dei concerti potrei mettere
dei dischi. Io la valigia me la porto e dentro ci metto pezzi da
veglione: Gloria Gaynor, Chic, KC & The Sunshine Band e qualcosa
di afro. E, naturalmente, Madonna: in discoteca è l'anno della sua
house cantata». Jovanotti ai piatti potrebbe essere un preludio a
un suo ritorno, con un repertorio più di tendenza e meno da festa,
come deejay puro? «Ci sto pensando seriamente. Abbiamo appena
chiuso una serie intensa di concerti e non vorrei farne un'altra.
Sto pensando a qualcosa con cui divertirmi. Magari un tour di dj
set dove porterei anche, per fare uno spettacolo che in Italia non
si vede, un paio di musicisti».
Andrea Laffranchi