uomo e di una marionetta (da Petruska di I. Stravinsky e La morte di
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uomo e di una marionetta (da Petruska di I. Stravinsky e La morte di
Presentazione dell’artista Silva Cavalli Felci, nata a Bellinzona (CH), vive a Bergamo dal 1970, dove inizia la sua attività espositiva nel 1975 con una personale alla Galleria dei Mille. Disponibile alle sperimentazioni più varie che spaziano con libertà dall’uso di tecniche miste su tela all’arte della vetrata, dalla grafica alle composizioni in legno, fino alla recentissima scultura “Convergenza” (appositamente creata per la mostra Un senso per l’Arte e realizzata in materiale composito), Silva Cavalli Felci ha presentato con regolarità il proprio lavoro partecipando a mostre collettive e tenendo nell’ultimo quindicennio numerose personali in altrettanti centri lombardi e liguri, tra cui va ricordata quella nel Chiostro di S.Agostino di Bergamo del 1995, sotto il patrocinio del Comune. Il suo interesse per altre espressioni artistiche, in particolare per il teatro e la danza, e per la psicologia del profondo si concretizzano nei bozzetti per il balletto La rosa del deserto del 1990-91, di cui ha ideato il soggetto (in quest’esperienza collabora con il Maestro Massimiliano Messieri che ne ha composto la partitura) e successivamente in alcune performances, tra le quali: Storia di un uomo e di una marionetta (da Petruska di I. Stravinsky e La morte di Ivan Il’i di L. Tolstoj); Amore e Psiche (da L’asino d’oro di Apuleio) e La morte della Pizia (di F. Dürrenmatt). Da parecchi anni anima un laboratorio di attività espressiva e, su questo argomento, ha pubblicato nel 2001 una plaquette dal titolo “Intrecci - Voci dal silenzio”. L’intenso rapporto di amicizia con la poetessa bergamasca Rina Sara Virgillito (scomparsa nel 1996) ha dato vita ad alcune pubblicazioni per le edizioni El Bagatt e Pulcinoelefante. “Il percorso artistico di Silva Cavalli Felci - dice Giovanna Brambilla Ranise - inizia negli anni settanta e prosegue senza soluzione di continuità, accompagnandosi a una attività di introspezione ed autoanalisi severa, che porta l’artista a mettersi sempre in gioco, a non dare mai nulla per acquisito, con una logica lucida ed allo stesso tempo poetica. La dimensione “spirituale”, che vede nell’arte il manifestarsi tangibile delle necessità, delle aspirazioni, dei vari lati più o meno leggibili dell’anima, è costantemente presente nelle opere di Silva Cavalli Felci”.