Diffondere le buone pratiche, attivare la creatività
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Diffondere le buone pratiche, attivare la creatività
Diffondere le buone pratiche, attivare la creatività La documentazione didattica come incubatore di innovazione Franco Torcellan LA DOCUMENTAZIONE DIDATTICA TRA DESCRIZIONE E RACCONTO L'Autonomia Scolastica apre l'offerta formativa all'incontro con i bisogni delle singole comunità scolastiche e con le opportunità che la scuola stessa ed il territorio offrono. Gli insegnanti e gli operatori dell'istruzione agiscono ormai in una dimensione di ricerca-azione che permette di elaborare risposte originali ai problemi di apprendimento. In un sistema che va progressivamente differenziandosi, per mantenere un'omogeneità della qualità dell'offerta formativa su tutto il territorio nazionale e non avere una forbice troppo elevata tra situazioni forti sul piano culturale e professionale e situazioni deboli, risulta essenziale diffondere le buone pratiche, ma ancor più creare, a partire da esse, degli ambienti che stimolino la creatività professionale e la generazione di idee in processi di continuo confronto e miglioramento. La documentazione didattica è lo strumento che può permettere il conseguimento degli obiettivi qui enunciati. Le possibilità di documentare e le modalità di documentazione sono evidentemente legate ai supporti disponibili e ai canali di distribuzione. Per molti anni la documentazione ha avuto a disposizione quasi esclusivamente il supporto cartaceo nella forma del materiale grigio. La diffusione di tale supporto presentava una relativa facilità ed economicità rispetto ai supporti multimediali (ad esempio, cassette di registrazione audio e video). Inevitabilmente, la struttura della documentazione faceva riferimento ai modelli bibliotecari che prevedevano un'accurata classificazione secondo categorie, descrittori, thesaurus, linguaggi controllati, ecc. Le schede di classificazione permettevano quindi la reperibilità delle esperienze documentate a seconda degli interessi dei singoli. Se anche la necessità che la trattazione delle esperienze fosse espressa in forma di racconto era chiaramente avvertita, lo strumento cartaceo di rappresentazione di quanto esperito portava, di fatto, a forme di descrizione strutturata delle azioni e dei processi. La diffusione solitamente limitata delle documentazioni cartacee ha portato ad una burocratizzazione della scrittura e a prodotti sostanzialmente poco utilizzabili e comunicativi: spesso la documentazione, quando realizzata (raramente), si è ridotta a resoconti amministrativi o, peggio ancora, a forme di pura ritualità scolastica. 1 GOLD, L'ARCHIVIO NAZIONALE DELLE BUONE PRATICHE DIDATTICHE Diffondere una sana cultura della documentazione è il compito che, nel lontano 1999, si è dato il Progetto GOLD. Promosso dall'allora BDP, poi divenuta INDIRE ed oggi Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell'Autonomia Scolastica, il progetto ha creato un Archivio Nazionale di Buone Pratiche Didattiche, che vuole intercettare e rendere disponibile l'innovazione che emerge nell'offerta formativa delle scuole. Fondato sul principio che “l'obiettivo della documentazione è far conoscere ciò che è stato fatto per poter fare” (P. Bisogno, 1995), GOLD ha avuto il merito di sviluppare al massimo le potenzialità dei supporti cartacei attraverso la loro digitalizzazione e distribuzione attraverso internet. Il modello di documentazione proposto, si è progressivamente affermato come un format di possibile applicazione, non da parte di specialisti (documentalisti), ma da parte degli insegnanti. Esso prevede una “scheda catalogo” per la ricerca dell'esperienza nell'archivio e, in allegato, una descrizione strutturata dei processi didattici attivati e almeno uno “strumento didattico”, cioè un materiale di facile riutilizzo in altri contesti didattici in cui l'esperienza può essere trasferita. E' possibile, comunque, allegare qualsiasi altro materiale possa essere utile alla comprensione delle attività e al loro trasferimento (nei limiti della “portabilità” in internet). IL NUOVO MODELLO DI DOCUMENTAZIONE DIDATTICA DEL PROGETTO GOLD GOLD ha però avuto anche un altro merito. Ha colto tempestivamente le nuove opportunità che internet ha messo a disposizione da alcuni anni a questa parte. La possibilità di agire effettivamente una comunicazione multimediale e la natura fortemente comunitaria che il Web 2.0 ha ormai concretizzato hanno permesso a GOLD di elaborare format di documentazione innovativi che lo hanno aperto ad una dimensione di knowledge management. Il ricorso al videogiornalismo, alla fiction, all'ipertestualità, agli ambienti della “parte abitata della rete” (blog, wiki, social media e social network, web application, …) hanno permesso di costruire un nuovo modello di documentazione basato sugli attori dei processi didattici, sulle persone prima che sui documenti. Un modello d'azione che può pertanto essere descritto con tre verbi: • “Vivi”: rivivi cioè i momenti più significativi dell'esperienza; immedesimati nel racconto, in chi ha risolto brillantemente il tuo stesso problema; • “Trasferisci”: acquisisci quelle conoscenze, procedure e competenze necessarie a riproporre i processi didattici innovativi proposti dalla documentazione; • “Rifletti”: partecipa cioè al dibattito professionale attivato dall'esperienza di successo. La documentazione, grazie agli strumenti multimediali e del Web 2.0, può dunque: • essere realizzata in itinere, risultando utile strumento per la gestione e la regolazione dei processi in corso; • essere realizzata da un gruppo di documentazione che comprenda al suo interno anche gli studenti; • raccogliere le narrazioni e le informazioni di tutti gli stakeholder (docenti, personale 2 della scuola, studenti, genitori, soggetti esterni alla scuola), facendoli interagire in un ambiente comune; • permettere, nel confronto tra tutti gli attori del processo, un riesame delle esperienze realizzate per la restituzione di precise indicazioni di trasferimento e per stimolare nuove progettualità. Proprio il confronto ed il dialogo professionale sulle soluzioni dei problemi di apprendimento e di organizzazione scolastica sono gli elementi fondamentali per la crescita di tutto il sistema, mentre la partecipazione di tutti gli operatori, degli studenti e degli stakeholder alle azioni di documentazione consente un riesame delle esperienze che mette insieme i vari punti di vista in una rappresentazione condivisa dei bisogni delle comunità locali e della conseguente offerta formativa, permettendo così di scegliere gli obiettivi, i risultati da conseguire e i processi da attivare. Trasferire le esperienze non vuol dire, infatti, riprodurle secondo schemi meccanici (nemmeno quando vengono definiti dei veri e propri protocolli d'azione), vuol dire adattarle al contesto, vuol dire esercitare tutta la professionalità docente per trovare le soluzioni adatte alla specificità del proprio contesto e dei propri allievi, utilizzando il bagaglio esperienziale della comunità degli operatori della scuola. Da un'esperienza di successo si può quindi anche solo estrapolare strumenti e metodologie per attivare processi mirati agli specifici bisogni di apprendimento, si può anche soltanto prendere spunto per sperimentare nuove soluzioni. Complessivamente, un ambiente di documentazione basato su strumenti multimediali e sul Web 2.0, deve funzionare come un incubatore di innovazione basato su un generatore di idee che supporti la creatività degli insegnanti spesso smorzata da forme di omologazione culturale e didattica, nonché da burocratismi nella gestione dell'offerta formativa. GOLD ha dunque avviato un fruttuoso laboratorio professionale, non più compresso negli asettici spazi di un database, ma distribuito nei luoghi virtuali della rete che raccolgono la socialità delle comunità locali. Ha aperto la strada e subito ha trovato compagni di viaggio; sono accorsi attorno alle esperienze proposte. Proprio la prima esperienza documentata nel Veneto con strumenti ed ambienti del Web 2.0, “Storia, Matematica, Storia della Matematica” (Selezione GOLD 2008) dell'Istituto Comprensivo “C. Goldoni” di Martellago (VE), è stata individuata e certificata anche dal Progetto Europeo STELLA (Science Teaching in a Lifelong Learning Approach) Per contribuire al rinnovamento dell’educazione scientifica e stimolare i giovani, e in particolare le ragazze, ad intraprendere studi e carriere scientifiche, il Progetto STELLA ha realizzato: • il Catalogo europeo di iniziative di educazione scientifica (più di 800 esperienze realizzate nelle scuole di tutta Europa); • un set di strumenti multimediali per la documentazione didattica; • una raccolta di buone pratiche nell'eBook “Science Education in European Schools Selected Practices from the STELLA catalogue” La sopracitata esperienza veneta documentata in GOLD è una delle 4 esperienze italiane selezionate come buone pratiche dal Progetto STELLA. La sua documentazione comprende anche la “documentazione della documentazione”: una pagina di wiki ne descrive il modello documentale, gli strumenti e gli ambienti on line utilizzati, la riflessione sul processo documentale attuato dal gruppo di documentazione della scuola supportato dai ricercatori del Nucleo Regionale 3 dell'Agenzia per lo Sviluppo dell'Autonomia Scolastica. Video e materiali multimediali integrati in un wiki e in un blog, sono sparsi nei vari repository (social media) del nuovo web (YouTube, Scribd, Vcasmo, …), costituendo piccoli prodotti documentali, parziali, ma conclusi; raccolti in playlist rapprentano l'esperienza anche in forma sintetica. DOCUMENTAZIONE DIDATTICA 2.0 L'utilizzo dei format “multimediali” di documentazione del Progetto GOLD è ormai diffuso in tutta Italia ed il Veneto si distingue proprio nella sperimentazione di una vera e propria “documentazione didattica 2.0”. Molti gli ambienti e gli strumenti on line attraverso i quali le scuole sviluppano i loro prodotti documentali: • i wiki che consentono una scrittura collettiva della documentazione in forma di base strutturata di conoscenza, con il supporto di forum di discussione sulla stessa, che risultano utili anche per supportare il dialogo tra docenti “autori” dell'esperienza e docenti che provano a riproporla nei loro contesti scolastici; • gli ambienti di condivisione di bookmark (ad esempio, Delicious) che permettono la costruzione collettiva di repertori di materiali di studio e di formazione; gli apporti di bookmark, attraverso un uso concordato dei tag, possono essere limitati alla comunità che ha realizzato la buona pratica o essere aperti alla complessiva comunità professionale dei docenti e degli operatori (e, in qualche caso, anche agli studenti); • i blog che consentono di raccogliere la cronaca delle esperienze e si rivelano utili per coinvolgere gli studenti nella documentazione e per documentare soprattutto la riproposizione di una buona pratica, la sua messa a regime o il suo sviluppo, coinvolgendo nel dialogo i docenti che l'affrontano per la prima volta; • i siti social media (ad esempio, YouTube e Slideshare) che partendo da una semplice condivisione di piccoli prodotti multimediali ne permettono significative aggregazioni al loro interno o in altri ambienti; ogni oggetto può essere accuratamente descritto in una scheda e costituire un'unità documentale o può essere aggregato in playlist diverse a costituire prodotti documentali più ricchi e che propongono percorsi operativi o formativi; come i post dei blog, i piccoli prodotti mediali costituiscono una sorta di documentazione entry level, informale, che non risolve la necessaria completezza, ma che permettono di raccogliere rapidamente le informazioni in itinere, di cogliere eventi inaspettati nel loro manifestarsi e mettere in luce quei piccoli elementi di innovazione, che di solito vanno perduti, anche in procedure consolidate o poco significative; essi, più facilmente, possono integrare nella documentazione i contributi degli studenti che già ne fanno uso in maniera “naturale”; • gli aggregatori di attività negli ambienti 2.0 (basati sui feed RSS: ad esempio, Friendfeed) che possono raccogliere automaticamente i piccoli prodotti documentali di cui al punto precedente, aggregando tutta la cronaca dell'attuazione dei progetti; • le “time line” (ad esempio, Capzles) che consentono un'organizzazione cronologica dei prodotti documentali e che permettono, ancora una volta, la raccolta in itinere e un approccio ai contenuti utile a ricostruire con precisione il percorso corredandolo degli strumenti necessari per la sua riproposizione; • le funzionalità di mappa mentale e gli strumenti di presentazione in forma di mappa (ad esempio, Mindomo, ) che consentono un'approccio “cognitivo” ai materiali documentali 4 restituendo, se frutto di una riflessione collettiva, un'immagine condivisa dell'esperienza; • i social network (a partire da Facebook, fino a quelli centrati su un tema specifico) che sono veri e propri “insediamenti virtuali” dove le piccole comunità scolastiche o di rete possono trovare il loro “quartiere” e interagire tra loro in forme aperte e flessibili; essi facilitano l'interazione delle reti di scuole nel territorio e ampliano condivisione e cooperazione in un territorio virtuale; possono permettere la raccolta di materiali documentali in itinere, mettendo a disposizione, tra l'altro, blog, repository di immagini e video e possono permettere il confronto mediante i forum; essi sono luoghi in cui più facilmente gli attori dei processi di insegnamento-apprendimento possono interagire e, proprio per la loro dimensione di socialità quotidiana, permettono di gestire contemporaneamente didattica e documentazione. IL PROGETTO GOLD NEL VENETO Le scuole venete partecipano numerose alle Selezioni annuali e sviluppano ormai, fin dalla prima fase, prodotti multimediali e documentazioni on line, grazie al supporto dei ricercatori dei nuclei regionali dell'Agenzia Nazionale per lo Sviluppo dell'Autonomia Scolastica che offrono consulenza e formazione strutturata. Inoltre, la documentazione GOLD viene proposta come strumento fondamentale dei progetti nazionali e di quelli locali che coinvolgono diverse scuole, anche organizzate in reti. E' il caso del Progetto Ministeriale “I CARE”, che mira a mettere a sistema prassi strutturate di inclusione dei disabili. Esse, qui nel Veneto, sono state formalizzate, per lo più, in protocolli operativi utilissimi, quanto “freddi” nella loro stesura procedurale. Il format di documentazione proposto consente di raccogliere la cronaca della sperimentazione dei protocolli dalla viva voce dei protagonisti e di farne poi il riesame, costituendo uno strumento importante anche per la valutazione. Ovviamente, ciò faciliterà la diffusione del protocollo in quanto risulteranno evidenti, oltre alla sequenza delle azioni, anche il loro significato e la dimensione relazionale da attivare. Il Progetto Classi 2.0 (sperimentazione di ambienti di apprendimento caratterizzati da un consistente ricorso alle tecnologie) costituirà poi un terreno di notevole sviluppo di documentazione 2.0. in quanto ha una articolazione prevista di tre anni. Nella prima annualità le scuole venete sono state supportate nell'apertura di blog di classe per raccogliere la cronaca dell'esperienza in corso in maniera informale e coinvolgendo gli allievi nella costruzione del suo diario. Le fasi di riesame delle azioni richiederanno evidentemente altri strumenti e ambienti (wiki, mappe mentali, social network, …) di sistematizzazione della base di conoscenza condivisa per poter disseminare le esperienze. Inoltre, il social network “Civil Life Lab” promosso dal Consiglio Regionale del Veneto accoglie le documentazioni dei progetti delle scuole e delle Reti del Veneto centrati sul nuovo insegnamento di “Cittadinanza e Costituzione”. L'iniziativa, sostenuta anche da un protocollo di collaborazione tra Consiglio Regionale e Ufficio Scolastico Regionale per il Veneto, è aperta, non solo alle istituzioni scolastiche vincitrici del Bando Nazionale, ma anche a tutte le scuole interessate in una dimensione di socialità digitale che favorisce la costituzione e l'espansione di una vera e propria comunità. Blog, archivi fotografici e repository di video del social network possono consentire anche l'attivazione di una rapida circolarità tra documentazione e didattica con ampio coinvolgimento degli studenti in procedure di riesame, miglioramento e trasferimento delle esperienze in altre situazioni scolastiche. 5 CONCLUSIONI La conoscenza professionale dei docenti si va facendo effettivamente distribuita; essa viene organizzata in maniera flessibile in diversi ambienti della rete e viene resa accessibile da più punti, da diversi soggetti certificanti la qualità e da diversi approcci e prospettive (la struttura del processo, la cronologia delle azioni, la raccolta degli strumenti didattici, la struttura concettuale della risoluzione del problema). Il web funziona da ambiente di knowledge management complesso e flessibile e sta già facendo emergere, con la sua capacità di generare idee, quell'incubatore di innovazione che deve essere costruito da una pratica non occasionale della documentazione. Venezia-Mestre, 20 luglio 2010 6