noah `hardshell thinline` james trussart `tele` metal

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noah `hardshell thinline` james trussart `tele` metal
NOAH 'HARDSHELL THINLINE'
JAMES TRUSSART 'TELE'
In un mondo dove sembra che sia già stato detto tutto, dove gli strumenti migliori appartengono al
mito del passato e dove quelli odierni sono dei "replicanti" che suppliscono con il look a quello che
non possono riprodurre nella sostanza, ecco apparire all'orizzonte quelli che, romanticamente,
chiamerei "visionari".
Sono quei costruttori che inseguono un sogno, un'idea, un progetto, che si distaccano dalla realtà
merceologica e rimangono saldamente attaccati al suono che esiste solo nella loro mente e che, se
assistiti dalla fortuna, riescono a trasmettere ai loro strumenti.
METAL GUITARS!
Ned Steinberger, Ken Parker, Modulus Graphite, Ovation, Kramer e tanti altri hanno sperimentato
l'uso di materiali alternativi nella costruzione delle chitarre e spesso quello che in principio poteva
sembrare una stravaganza è diventato uno standard che ha contribuito a perfezionare la costruzione
delle chitarre e, a questo proposito, bisognerebbe spendere alcune parole in favore dei materiali
alternativi, quelli che probabilmente in un futuro non tanto lontano permetteranno alle tanto tartassate
foreste di tirare un sospiro di sollievo.
Diciamocelo: il legno comincia a scarseggiare, soprattutto quello buono e sono sicuro che di fronte
all'abbattimento di un abete rinunceremmo al top in massello della nostra acustica, come
diventeremmo subito vegetariani di fronte all'omicidio di qualsiasi animale... ma tanto questi
rimangono ancora dei discorsi oziosi. Però quando veramente il legno comincerà ad essere sempre più
prezioso, contingentato o protetto, ecco che torneranno utili e necessari gli esperimenti dei cosiddetti
"visionari".
Questo mese abbiamo voluto accostare due strumenti con il corpo in metallo, non tanto per
paragonare le loro prestazioni, ma per capire da cosa sono nati e come si è sviluppato il loro progetto.
Sentiamo che cosa hanno da raccontarci Renato Ruatti, Giovanni Melis e Mauro Moia a proposito
della loro creatura, la NOAH Hardshell Thinline:
<<Tutto comincia con l'immaginare l'incontro fra due chitarre molto amate: la National style "O" e la
Fender Telecaster, questo nell'inverno del 1993. I problemi da risolvere erano svariati: mantenere allo
stesso tempo il corpo di metallo e le relative possibilità sonore ed estetiche della National e la timbrica
inconfondibile della Telecaster assieme al suo design puro ed essenziale. Con un imperativo
irrinunciabile: l'hardware doveva essere quello originale e quindi conservare anche le stesse
possibilità sostitutive con i pezzi in commercio (pick-up, ponte, manico, controlli, battipenna, etc.).
Non facile. Finché, dopo svariati tentativi con ottone, acciaio e altro, abbiamo scoperto l'alluminio: un
metallo meno "metallo" degli altri, con una fibra, una leggerezza e una sensazione tattile gradevole e
meno fredda rispetto al ferro; ed era abbastanza metallico da ricordare con successo la National.>>
James Trussart, liutaio parigino, ha cominciato invece i suoi esperimenti costruendo un violino di
metallo, dato che nei primi anni '80 aveva affittato una casa vicino ad un grande centro francese dove
si costruivano violini e poi, nell'85, ha aperto un negozio, a Parigi, dove riparava strumenti e costruiva
chitarre "custom" su ordinazione.
<<...ad un certo punto ho venduto tutto e ho aperto un negozio, insieme a mia moglie, dove costruivo
solo chitarre "custom" per artisti come Billy Gibbons, Willy De Ville, Rage Against The Machine,
Joe Perry, Taj Mahal.
Con Sonny Landreth ho lavorato poi all'idea della 'Steelphonic', una chitarra a metà strada tra la
National e il Les Paul...>>
Si comincia a capire che "l'attrazione fatale" per il metallo è nata in entrambi i casi dalla chitarra più
metallica in assoluto, ovvero la National, con quel pizzico di vintage e art decò che l'ha sempre
caratterizzata.
Ma vediamo le nascite dei singoli progetti.
Da una parte la Noah ha un approccio più pragmatico: <<...il corpo doveva avere lo stesso peso dello
strumento in legno e doveva poter montare, senza modifiche successive, le parti di ricambio in
commercio per questo tipo di strumento (Fender Telecaster). Nel '94 il computer: trasferire le quote e
le misure su un programma che governa una macchina per la lavorazione dei metalli. Abbiamo
utilizzato una lastra di alluminio a fibre longitudinali di 40 mm di spessore lavorato con fresa a
controllo numerico.>>
Dall'altra Trussart sembra più esoterico: <<Ho avuto la visione di uno strumento molto particolare che
fosse ancora più "vintage" di una vecchia Telecaster e così; ho pensato al metallo arrugginito; devo
dire che in questo... la pioggia è diventata una mia fedele collaboratrice, dato che lascio i corpi delle
chitarre in giardino esposti alle intemperie... Mi affido però anche ad un mio amico, che faceva parte
dello staff che ha collaborato alla realizzazione di alcune parti del Concorde, che è un esperto di
computer e di metalli e con l'apporto del computer riesco a migliorare la costruzione dei miei
strumenti. Il Custom Shop della Fender si è ispirato alle mie chitarre quando ha realizzato alcune
Stratocaster in metallo e in quella occasione ho avuto la grande opportunità di conoscere due loro
"endorser", ovvero Eric Clapton e Robert Cray, ma la Fender le ha costruite in alluminio e io non ero
d'accordo con loro, così; la collaborazione si è interrotta...>>
Abbiamo visto quindi che le loro "visioni" sono differenti, anche se sembra che il computer abbia
dato, in entrambi i casi, un valido apporto.
I due strumenti sono completamente diversi a cominciare dal look: pulito e scintillante quello della
Noah, mentre quello della Trussart sembra uscito dal set di Blade Runner o di Mad Max.
Nel caso della Noah si rimane affascinati dallo strumento tirato a lucido, molto grintoso e
metallicamente rock, ma la Trussart gioca di fino sull'effetto che potremmo definire "vintage post
atomico", sembra quasi di trovarsi di fronte ad un reperto archeologico e per come è mal ridotta non
dovrebbe nemmeno suonare... Allora, già che ci siamo, proviamo a suonarle entrambe: stesso ampli
(Fender Bassman replica, tanto per restare in tema "vintage"), stesse regolazioni, stessa mano,
purtroppo la mia.
L'action della Noah è bassissima, la tastiera in acero molto scorrevole, un feeling molto moderno, il
bending è una passeggiata... insomma il tutto è veramente confortevole aiutato dalla scalatura con
cantino da .009.
Sulla Trussart ho invece sostituito le .009, con cui mi è arrivata, con delle .010, tanto per compensare
l'action troppo bassa in cui le corde basse frustavano un po' troppo; in questo modo l'action non è così;
confortevole come sulla Noah, ma sulla Telecaster un po' di fatica non guasta mai e soprattutto se ne
avvantaggia la resa sonora.
Per non annoiarvi vi trascrivo telegraficamente gli appunti che mi sono segnato durante la prova:
Trussart, pick-up alla tastiera (Seymour Duncan single-coil serie 'Antiquities'): suono dolce, morbido,
quasi acustico ma con "twang" da Telecaster molto definito.
Noah, pick-up alla tastiera (Seymour Duncan 'Hot Rail' humbucker): potente ma un po' scuro, suono
morbido molto "californiano". Splittandolo perde potenza, acquista definizione ma senza "twang".
Trussart in posizione centrale, entrambi i pick-up: suono sempre molto acustico, aumenta il "twang",
sempre più "telecasteroso".
Noah, entrambi i pick-up: splittando l'humbucker alla tastiera si ottiene un suono abbastanza vicino a
quello della tele, lasciandolo in configurazione doppia bobina quest'ultimo ha la prevalenza sul suono
generale.
Trussart, pick-up al ponte (Seymor Duncan single-coil 'Antiquities'): sempre più tele, "twanghissimo",
potente, taglia un cactus in due a pochi metri di distanza, il metallo del corpo aggiunge una bella
compressione al suono.
Noah, pick-up al ponte (Seymour Duncan 'Flatpoles Tele Hot'): la più "tele" e la migliore delle tre
posizioni, non potentissimo e un po' compresso sempre in stile "californiano".
Penso di essere stato abbastanza "telegrafico" e soprattutto di avervi riportato le mie impressioni a
caldo senza tanti giri di parole, spesso noiosi o ripetitivi, anche perché non è facile esprimere a parole
quello che si percepisce quando si suona uno strumento, soprattutto in questo caso dove ci troviamo di
fronte a due chitarre un po' "aliene" per le quali non valgono più i classici parametri.
Resta comunque il fatto che si tratta di due strumenti di classe elevata che in maniera totalmente
diversa affrontano un tema molto innovativo e se vogliamo, rivoluzionario, in cui partendo dalla
"sana" ricerca di un suono "vintage" non è detto che non si riesca ad arrivare a qualcosa di veramente
nuovo, dove non contano più i materiali pregiati e costosi, ma solo le idee.
Marco Manusso
"METALLI... CASTER"!!
NOAH Slidecaster
Liutaio? Molti di voi si chiederanno "cosa centra un liutaio con l'alluminio, il ferro, le saldature in
ottone?"
Ottimo spunto per una piccola introduzione sulla liuteria classica e su quella moderna con gli
strumenti ad arco "tradizionali" da una parte ed equipaggiati con impianti midi dall'altra, sulle chitarre
classiche e sui trasduttori per amplificarle, sulla voce dei pick up di una chitarra elettrica e sulle
incatenature dei piani armonici di una acustica.
Nel secolo passato, i liutai "avanguardisti" provavano ad aumentare il numero delle corde delle
chitarre e dei mandolini, spostavano le catene del piano armonico, aumentavano il volume delle casse
e la lunghezza dei diapason. Insomma inventavano variazioni e trasformazioni dei propri strumenti
musicali nella speranza di trovare "L'Uovo di Colombo della Teoria Acustica Generale": volume
sbalorditivo, timbro celestiale ed espansione chilometrica.
Tutti questi progetti venivano sviluppati e realizzati sempre con la medesima materia prima, la più
comune (ed unica per quei tempi...) base naturale: il legno.
Oggi, con la scoperta delle fibre sintetiche, dei derivati del carbonio, delle leghe e dei metalli (e di
collanti catalizzati in grado di assemblare il tutto...), la liuteria "moderna" può usufruire di una serie di
alternative materie prime con cui effettuare nuovi studi e sperimentazioni.
Le due chitarre in prova questo mese - due "bizzarre" Telecaster - riescono a sintetizzare buona parte
dei principi dettati da questa introduzione.
Anche se la liuteria moderna ci ha abituati a valutare la qualità timbrica e la risonanza di oggetti
strutturalmente poco "vibranti" come le casse solid-body o i pick up, nel caso delle due Tele in prova
la sostituzione del legno della cassa con "fredde" lastre di ferro e blocchi di alluminio incuriosisce e
non poco.
Queste le due "Telemetallicaster" in prova.
La Noah 'Hardshell Thinline' è progettata e costruita in Italia, oltre che distribuita autonomamente
dalla No• di Milano, una società di servizi multidisciplinare indirizzata "al disegno e alla
realizzazione di progetti ad alto contenuto creativo e qualitativo".
La seconda Telecaster è francese, figlia del liutaio James Trussart, uomo dalla vita "spericolata" e
ricca di continue svolte creative e costruttive.
Due Telecaster che un superficiale osservatore potrebbe definire molto simili fra loro (colore a
parte...). Non facciamoci ingannare dalle apparenze. Anche se entrambe le casse sono state realizzate
in metallo, con manici avvitati, cordiere in stile Tele, corde con ingresso sul retro cassa e identico
numero dei pick up (due) installati su due simili mascherine in metallo, le differenze sono veramente
notevoli.
La Noah e la Trussart identificano e distinguono due distinte e divergenti personalità ed intenti di
costruzione.
La Noah Hardshell è la sintesi di un vero e proprio progetto a tavolino, frutto della passione per la
chitarra di un gruppo di cosiddetti 'dilettanti'... in realtà, uno studio d'equipe molto professionale
basato su competenza ingegneristica e di design supportate da computer e macchinari altamente
specializzati. Risultato: quasi una "bionica" a sei corde.
Dalla francese James Trussart traspirano istintività e amore per il rischio della creatività lasciata libera
di esprimersi anche se controllata da una pluriennale esperienza nel campo della liuteria. James
Trussart è uomo dai mille incontri e collaborazioni. Collezionista di "vere" Telecaster, ha realizzato
chitarre per personaggi famosissimi e ha aperto e chiuso due, tre negozi di liuteria prima di approdare
a questa particolare produzione "metallica".
La seconda differenza (e questa volta non si tratta di una semplice sensazione) risiede nella struttura
delle due casse.
La Noah è stata ricavata da una unico blocco di alluminio fresato e scavato sul retro per realizzare
delle camere tonali stile "Thinline".
La cassa della Trussart è in "ferraccio". Una lastra per il top, una striscia sagomata e saldata per le
fasce e una seconda lastra per il fondo. Quindi peso e densità dei materiali base delle due casse sono
totalmente differenti fra loro.
In ultimo, quella che - secondo me - rimane la vera fondamentale differenza e importante punto di
distinzione timbrica fra le due chitarre.
Sulla cassa di metallo della Trussart, nei due punti cardine per l'assemblaggio delle chitarre solidbody con manico avvitato, sono stati montati due tradizionali e naturali blocchi di vero legno (eccolo
finalmente!!!). Per la precisione una tavola di mogano fra top e fondo in corrispondenza del ponte e
una tavola di wenge (un legno che avrete sicuramente già visto sulle tastiere delle vecchie Eko) alla
base di attacco del manico. Insomma una cassa di metallo "a metà", dove il suono del ferro è addolcito
e approfondito dal corposo attacco iniziale del legno.
Le due "metalliche" in prova costano e non poco, ma il prezzo è ampiamente giustificato dagli elevati
costi di produzione che comporta la realizzazione di questi due particolari modelli.
Eccovi una descrizione dettagliata delle due chitarre.
NOAH "HARDSHELL" THINLINE
NOAH thinline
Come già detto, la Noah ha puntato alla realizzazione di una serie di chitarre che potessero
racchiudere le caratteristiche timbriche di una Telecaster e di una...National.
Si, proprio così;, una ricerca timbrica mirata alla risposta acustica ed elettrica di due chitarre dal
suono inconfondibile.
L'amore per certi suoni e per certe "bellezze a sei corde" è alla base della scelta del disegno e dei
materiali delle Hardshell. Trovare una condizione di convivenza fra l'immagine e i suoni di una
Telecaster e quelli di una National ha comportato studi e prove con molti materiali prima di approdare
al "metallico" verdetto finale.
Il modello Tele è prodotto in diverse versioni: "Rawcaster" con cassa senza buca ad effe, "Slidecaster"
con ponte Hipshot per varie opzioni di accordature aperte e top sabbiato per ottenere eleganti disegni
hawaiani completi di palme e cocchi nel classico "National style".
La nostra Tele in prova è un progetto Thinline con la classica buca ad effe sulla zona superiore della
cassa.
Ottimo il bilanciamento generale (a conferma dell'eccellente studio di densità e peso specifico dei
materiali utilizzati).
La cassa in alluminio (siamo precisi: alluminio AL ZN MG 2 CU 2.OZR) può essere aperta dal retro
svitando una serie di brugole di fissaggio. Il fondo della chitarra si sgancia con facilità evidenziando
un ottimo lavoro di rifinitura sui margini di accostamento fra "coperchio" e cassa.
L'interno della cassa è rifinitissimo. Il blocco di alluminio è stato fresato quasi "a specchio" creando
due grandi camere tonali confinanti e divise da una stretta "catena" centrale di alluminio. L'ingresso
delle corde dal retro cassa e l'alloggiamento dei due pick up sono stati ricavati direttamente dal blocco
di alluminio calcolandone le misure durante le varie fasi di fresatura.
Il top è caratterizzato dalla tradizionale buca ad effe della serie Thinline con mascherina in alluminio.
L'impianto è stato completato utilizzando due pick up Seymour Duncan (un single-coil Flatpoles Tele
Hot al ponte e un mini-humbucker Hot Rails al manico), un selettore a tre posizioni e due
potenziometri (un volume ed un tono push/push per splittare le bobine dell'humbucker al manico.
Manico e tastiera della Noah sono in acero con truss rod ad innesto posteriore e con regolazione sulla
paletta. Il bloccaggio alla cassa è garantito da 4 viti fissate dal retro cassa direttamente alla tavola di
alluminio senza piastra di metallo (superflua, con tutto il metallo che c'•....)
Sotto la base di appoggio del manico un rifinito piccolo vano centrale fra le quattro viti ha evidenziato
l'alta qualità del lavoro di fresatura del blocco di alluminio, ma nello stesso tempo ha lasciato qualche
dubbio sulla necessità di alleggerire proprio la zona di maggiore trasmissione di vibrazioni fra cassa e
manico.
Il diapason rispetta i tradizionali 64,8 cm. della linea Fender, una scala provata e collaudata ormai da
tutti.
I fret (misura standard) sono stati installati con precisione e la tastiera risulta particolarmente
scorrevole e morbida.
Le meccaniche sono delle mini Grover sigillate che - come sempre - si sono dimostrate precise ed
affidabili.
La Noah Thinline suona bene. I due pick up Seymour Duncan hanno mostrato un'ottima resa in
abbinamento con la cassa di alluminio.
I suoni provati in tutte e quattro le combinazioni hanno ricordato le timbriche classiche e la corposità
di suono tipici di una chitarra con manico incollato. Molta profondità, forte presenza ma, ad essere
sinceri, poca timbrica "Thinline".
Le camere tonali ci sono, la riverberazione è presente, ma manca quella 'botta', quel suono ("twang"
direbbe un mio amico...) a cui il nome Telecaster negli anni ci ha abituati.
Splittando l'humbucker al manico in single-coil il suono recupera parte dei suoni Tele con una voce
più viva e decisa, particolarmente dinamica ad alti volumi.
Saturando il tutto si mantiene segnale definito e rotondo.
La Thinline Noah è una splendida e versatile chitarra che non deve essere limitata - a mio parere - in
quelle che sono le sue possibilità espressive cercando di ghettizzarne le caratteristiche timbriche in un
ristretto gruppo di suoni Telecaster. Lo strumento si adatta bene a molti stili musicali, dal rock più
aggressivo (i suoni saturi dettano legge...) alle ritmiche compatte e definite, dalle interpretazioni più
Jazzy con suoni chiusi ma mai confusi e indistinti, ad arpeggi ed accenti particolarmente "clean".
Le qualità sono tante e ottima la costruzione. In fondo il "verbo" musicale non è solo "telecasterese"
(e per fortuna....)
JAMES TRUSSART TELE
L'immagine della Tele Trussart è quella di una chitarra corrosa dalla ruggine e ormai inutilizzabile.
Una specie di misterioso accessorio d'astronave abbandonato da migliaia di anni in chissà quale
pianeta sconosciuto. Grate, colature di ossido e vernice, superfici di metallo a vista. Un vero
disastro.... indispensabile un siero antitetanico prima di suonare? Niente paura.
Per creare questo "effetto speciale", James Trussart fa ampio uso del suo... giardino. La pioggia
sembra avere un ruolo determinante nella particolare riuscita del processo di ossidazione ed
invecchiamento di tutte le parti metalliche delle casse (dentro e fuori.... smontare per credere). Follia?
Mah. fatto sta che un accurato lavoro di fissaggio delle parti ossidate con vernici sintetiche garantisce
la salvezza di camicie e pantaloni del chitarrista.
Eppure la Tele Trussart affascina e non poco. Tutto sembra approssimativo. Le rifiniture sono
volutamente lasciate in ultimo piano se non addirittura scartate con prepotenza. La chitarra somiglia al
risultato di un assemblaggio realizzato in fretta e poi abbandonato.
La cassa in ferro è verniciata con colori che vanno dal nero al marrone, una serie completa delle
tonalità più "vive" caratteristiche dell'ossidazione del ferro.
Dopo la verniciatura la superficie della cassa viene trattata con spazzole di ferro e feltroni abrasivi per
creare l'aspetto "vissuto".
Lo stesso trattamento è stato riservato alla mascherina e alla piastrina di copertura dell'impianto.
Due viti regolabili dal retro della cassa comandano la pressione di due colonnine di metallo (tipo
'anima' di violino) che spingendo dall'interno il piano regolano (o dovrebbero regolare....) la
distribuzione delle risonanze. In ogni caso garantiscono un netto calo delle vibrazioni prodotte dalla
mascherina a contatto con la cassa.
Sulla Trussart come per la Noah, la "voce" è stata affidata a due pick-up della produzione Seymour
Duncan, in questo caso due "costosi" single-coil Antiquities in puro stile Telecaster.
Anche l'impianto ha mantenuto l'aspetto originale della tradizione con due semplici potenziometri per
volume e tono e un selettore a tre posizioni.
Il ponte a sei sellette cilindriche separate è caratterizzato dalla doppia serie di fori per il fissaggio delle
corde: passanti nella cassa o - in posizione "vintage" - fissati al bordo posteriore del ponte stesso.
Il manico della Trussart è stato realizzato dalla casa americana Warmoth. Nella zona di fissaggio alla
cassa, sono impressi a fuoco il classico logo a tartaruga e la scritta di licenza Fender.
Il manico è in mogano, una tavola di rara bellezza con fiammature e venature di gran pregio.
Purtroppo lo stesso non si può dire della sua verniciatura, troppo scura per poter esaltare e fare
apprezzare la qualità del taglio del mogano e troppo ricca di porosità, con "bollicine" un po' ovunque
sul retro manico.
La tastiera è in palissandro con osso in... osso vero e fret leggermente alti con una action delle corde
superiore alla Noah.
La fluidità è ovviamente inferiore e più frenata rispetto la scorrevolezza della Thinline italiana ma
questo, si sa, non spaventa i puristi della Tele.
Il manico è accessoriato con meccaniche "ossidate" stile Kluson con paletta di plastica bianca e truss
rod con regolazione nella zona di innesto alla cassa. La superficie anteriore della paletta del manico è
stata personalizzata con l'innesto di una piastra di metallo (ovviamente ossidata anche lei...) con scritta
James Trussart intagliata ed esaltata da una grata di ferro posta sul retro.
Cosa dire del suono: tanta ruggine, ma la Trussart suona veramente bene. In particolare il single-coil
al ponte è dinamite pura. La timbrica della chitarra suonata da spenta, (un caratteristico effetto"
ferraglia"), una volta amplificata si trasforma e si esalta con incredibile dinamicità.
è vero che esiste un sensibile dislivello di volume in uscita fra i due pick up, ma le timbriche Tele ci
sono tutte, con una forte accentuazione delle frequenze medio alte. I bassi sono distinti, puliti e forti.
Una chitarra da suonare con corde di calibro sostanzioso (mai sotto le .010 !!) e, per chi sa fare a
meno del plettro, con le sole dita a strappare le corde.
I due blocchetti di legno in corrispondenza dell'innesto manico e "a colonna" sotto il ponte nella zona
di passaggio verticale delle corde verso il retro cassa, sono sicuro trampolino di lancio per queste
timbriche forti, corpose e chiare.
Un connubio ferro/legno molto ben calibrato, con risultati timbrici di forte incisività.
In conclusione.
Due chitarre "ben fatte". Belle, metalliche, magari non sempre Tele al 100% (in fondo le Telecaster
vere ci sono già...), ma di sicuro due sei-corde da provare e riprovare. Le possibilità timbriche ed
espressive che offrono sono molte ed adatte anche ai chitarristi più difficili.
Leonardo Petrucci