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Cavarretta: clima e ambiente, le sfide del Cnr | montagna.tv
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Cavarretta: clima e ambiente,
le sfide del Cnr
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Inserito da montagnatv il Lun, 02/10/2006 - 14:48
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BERGAMO -- “La ricerca in alta quota è
fondamentale per la conoscenza del nostro
pianeta, e il Comitato Ev-K²-Cnr rappresenta, in
questo settore, un fattore di eccellenza italiana a
livello internazionale”. Così il Direttore del
Dipartimento Terra e Ambiente del Consiglio
Nazionale delle Ricerche (Cnr), che ieri ha
partecipato a Bergamoscienza inaugurando la
mostra La ricerca “d’alta quota” e moderando la
tavola rotonda in cui l ’intellettuale danese Bjorn
Lomborg ha esposto le sue teorie controverse e
affascinanti.
Prof. Cavarretta, quanto conta la ricerca
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Ev-K ² -Cnr news
30-09-06 Cina, stop alle
mappature abusive
28-09-06 Nepal, giornata
di lutto nazionale
25-09-06 Cari amici del
mondo delle montagne
nepalesi,
25-09-06 Nepal, elicottero
precipita sulle montagne
25-09-06 Il Laboratorio
Piramide star della TV
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ambientale per il futuro del nostro pianeta?
Inquinamento e clima sono sfide fondamentali che
impegnano la comunità scientifica internazionale. La
loro importanza è poi testimoniata dalle cifre
impegnate in questo scenario dalla Commissione
Europea nel 7° programma quadro. Per l’ambiente
sono previsti investimenti per 1,9 miliardi di Euro
circa, a riprova di come sia viva la necessità di
guidare le scelte dei governanti basandole sulla
conoscenza. Ma bisogna leggerle dal giusto punto
di vista: non possiamo dire che se un anno piove di
più o c’è un’alluvione il clima è cambiato. La
domanda è piuttosto: se il clima cambia avremo più
alluvioni, più piogge ed eventi catastrofici?
Che ruolo ha la ricerca d’alta quota nella
crescita di questo tipo di conoscenze? Ritiene
sia un settore in cui investire?
Sicuramente sì. Ne sono testimoni i diversi accordi
che il Comitato Ev-K²-CNR ha stipulato con diversi
Paesi per portare avanti studi molto rilevanti, come
quelli sulla composizione dell’atmosfera presso il
laboratorio Piramide. Avere una stazione in quota
che possa effettuare misure stabili e continue è in
assoluto molto, molto importante. E aggiunge
validità agli studi, che hanno una base ampia e
consistente di dati rispetto a quella di un prelievo
spot, come può essere quello effettuato da aerei o
palloni-sonda.
Quindi la Piramide e il Comitato Ev-K²-CNR due
degli strumenti più importanti della ricerca
italiana per eccellere a livello internazionale?
Assolutamente sì. Abbiamo avuto dei grandissimi
riconoscimenti, che sono tra l’altro in crescita. Il Cnr,
tra l’altro, ha anche assunto la decisione - non
ancora formalizzata, ma posso anticiparla - di
stabilizzare queste strutture con una forma che lo
coinvolge più direttamente. Il Cnr presenterà le
attività del Comitato sotto l ’egida della propria
struttura scientifica e non solo come qualcosa che
viene sostenuto solo finanziariamente e
scientificamente.
Oggi ha inaugurato, al Palamonti, la mostra La
ricerca “d’Alta Quota”, organizzata proprio dal
Comitato Ev-K²-CNR in occasione di
BergamoScienza 2006.
Ritengo che sia un’iniziativa di molto valore, proprio
perché rivolta a un pubblico allargato e soprattutto
ai giovani. La divulgazione, per la scienza, è un
fattore irrinunciabile soprattutto data l ’accresciuta
attenzione della popolazione verso i problemi
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ambientali. La divulgazione della conoscenza è un
valore che va coltivato con molta attenzione, anche
perché le politiche governative che deriveranno
dagli studi e dalle ricerche scientifiche dovranno
essere suffragate dal coinvolgimento della gente,
per risultare efficaci. E’ importante, poi, che
l’informazione sia fatta in modo corretto e
sufficiente, proprio come accade oggi al Palamonti
con la mostra sulla ricerca d’alta quota.
Quali sono le sfide globali su cui il Cnr ha scelto
di puntare?
In campo ambientale, il Cnr ha sette grandi piani
che si ritrovano completamente che rispondono alle
priorità definite dalla Commissione Europea e dal
nostro Ministero dell’Università e della Ricerca. Si
parte dalla comprensione del funzionamento del
sistema Terra e soprattutto gli scambi energetici tra
le diverse sfere: atmosfera, biosfera, idrosfera,
litosfera, antroposfera. Poi, naturalmente, ci sono i
cambiamenti globali, gli studi sulla qualità e la
sostenibilità dei sistemi ambientali, le ricerche sui
rischi naturali. Chiudono il cerchio le tecnologie di
recupero e risanamento ambientale e l’osservazione
della Terra, sia da satellite che da aereo, per
monitorare l ’evoluzione dell’ambiente e fornire
informazioni in tempo reale, per esempio alla
protezione civile.
Un’opinione su Lomborg, che è stato definito da
molti “l’uomo più odiato dagli ambientalisti di
tutto il mondo”.
Le sue teorie sono sicuramente stimolanti, anche se
contestate da molti, che hanno definito “unilaterale”
l’utilizzo che ha fatto dei dati. In ogni caso, il
dibattito che ne è nato – testimoniato oggi
dall’incontro qui a Bergamo – è prezioso, perché il
peso relativo delle diverse cause del riscaldamento
globale è ancora sotto esame. Per esempio, gli USA
e l’Australia non hanno firmato il protocollo di Kyoto,
contestando l ’efficacia di una riduzione della CO2 a
beneficio del clima. Non posso esprimere in così
poche parole una critica al lavoro di Lomborg, ma
posso senz’altro dire che questo dibattito
certamente è utile perché stimola al progresso e
consentirà di essere più sicuri nelle scelte che
devono essere operate, sia in un senso che
nell’altro.
Sara Sottocornola
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