Tutti ai piedi di Drake, l`uomo die non si arrende
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Tutti ai piedi di Drake, l`uomo die non si arrende
Tutti ai piedi di Drake, l'uomo die non si arrende Basket: l'americano del Banco di Sardegna sta viaggiando con cifre da capogiro Citrini: «Ha una forza interiore straordinaria». Pasquini: «Il suo segreto è la testa» di Roberto Sanna » SASSARI Ha seguito la parabola della palla tenendo il braccio allungato e il polso spezzato, imitando Michael Jordan nella finale Nba del 1998 e Larry Bird nella gara del tiro da tre punti all'Ali Star Game. Immagini che sicuramente Drake Diener da bambino ha sicuramente visto più e più volte. E anche lui, bestemmie cestìstiche a parte, era sicuro che quel tiro sarebbe entrato. Altrimenti non lo avrebbe nemmeno tentato. Clutch-player. Drake è un giocatore pazzesco perché fa molto per la squadra, anche se ha delle punte di rendimento che fanno passare in secondo piano le sue qualità di "team player". Domenica tutti sono impazziti per le sue bombe finali, quasi dimenticandosi che oltre a decidere la partita è stato anche il miglior rimbalzista della Dinamo (7, un'enormità per una guardia bianca di poco più di 1,90) e ha fatto segnare nello score anche 3 assist. Il suo saper giocare per la squadra si è visto soprattutto all'inizio, quando non ha avuto tanti palloni a disposizione e ha anche sbagliato un paio di buonissimi tiri. A quel punto ha aspettato, come si usa dire, che la partita andasse da lui e nel frattempo ha difeso, passato la palla e preso rimbalzi. Poi, come per incanto, è arrivato il suo momento e ha potuto mettere in mostra la sua qualità più apprezzata (o temuta, a seconda dei punti di vista): fare canestro sotto pressione nei momenti decisivi. Quello che negli Usa chiamano essere un "clutch plaver". Il Banco ha vinto tante partite dandogli la palla negli ultimi secondi, quando Drake, giocatore corretto e ragazzo calmo ed educato fuori dal campo, quasi si trasfigura. E pensale che nessuno era disposto a dargli una chance dopo che, superato il morbo di Chron, si era messo sul mercato alla ricerca del suo primo contratto da professionista. Nessuno tranne Meo Sacchetti e il Castelletto Ticino, Legadue, anno 2006. Forza interiore. Quando Drake arrivò in Italia, trovò ad attenderlo Paolo Citrini che assieme al gm Vacirca lo accompagnò direttamente a Varese per una visita medica fondamentale: «Il medico doveva decidere se concedergli l'idoneità racconta l'assistente di Meo -, l'esito fu positivo. Mi ricordo ancora la faccia di quel ragazzo che, dopo aver superato la malattia, vedeva spalancarsi un nuovo mondo. Si era tolto un peso tremendo, per lui fu come rinascere. Qualcuno ci aveva detto che era zoppo, che non avrebbe mai combinato nulla nemmeno in Legadue. Non è andata proprio così». La testa. Federico Pasquini, ora ds biancoblù, quando allenava lo ha affrontato più volte da avversario: «Mi stupiva il fatto che non avesse mai una diminuzione d'intensità, a Capo d'Orlando e Teramo aveva compiti diversi ma era sempre lì. Quando l'ho conosciuto a Sassari ho capito tutto: il suo segreto è la testa. Non so se per via della sua storia personale o del fatto che ha un padre allenatore, ma ha sempre la convinzione che prima o poi farà qualcosa di importante. Ho ri- visto il tiro di domenica decine di volte, la sicurezza che ha di far canestro è imbarazzante. In più è imo che non si accontenta. Può giocare anche la miglior partita della camera, ma il giorno dopo lo ttovate in palestra a ripetere la sua routine di tiri da tutte le posizioni». Non molla mai. «Abbiamo un rapporto molto bello - dice il presidente Stefano Sardara -. Quello che mi colpisce è che non molla mai, vuole vincere a tutti i costi. E questo spiega anche la sua storia. Mi fa impressione quando, prima della partita, si mette a tirare da dieci metti e si sfida con Manuel Vanuzzo. Domenica ha fatto quella scelta, invece che un tiro da due più comdo, perché per lui comunque tirare da quella posizione resta la cosa migliore da fare. Certo, avesse sbagliato lo avrei massacrato, ma non ha mai pensato che la pallapotesse uscire». Le cifre. Siamo su livelli di assoluta eccellenza: 20,3 punti (terzo del campionato) col 73,2% da due punti (primo) e il 53,5% da tre (secondo). In più, ha 13/14 dalla lunetta (92,3%). E aggiungiamoci anche quasi 4 rimbalzi (3,7) e due assist di media. Meo Sacchetti, dopo quell'anno a Castelletto Ticino, non si è praticamente più separato da lui. Anche se quest'estate ci è andato vicino: «Da come mi ha abbracciato dopo la cena finale pensavo che non sarebbe tornato qui». Ma Drake, che con lui è rinato, alla fine non se l'è sentita. E a guadagnarci è stata la Dinamo. Perché Drake, ripete sempre Meo, non è certo il cugino scarso di Travis. Drake Diener in azione domenica contro la Sidigas Avellino