Le navi rallentano, più difficile l`export di frutta e

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Le navi rallentano, più difficile l`export di frutta e
SEA TRANSPORT
Le navi rallentano, più difficile
l’export di frutta e verdura /
FOCUS
Genova - «In dieci anni il transit time delle portacontainer di linea fra
Italia e Stati Uniti è raddoppiato», afferma Celso Paganini,
presidente e proprietario della società di trading ortofrutticolo Porto
Pavino e fondatore del marchio BellaVita.
ALBERTO GHIARA - OTTOBRE 09, 2016
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- Finance and Politics
Genova - «In dieci anni il transit time delle portacontainer di linea fra Italia e Stati
Uniti è raddoppiato», afferma Celso Paganini, presidente e proprietario della
società di trading ortofrutticolo Porto Pavino e fondatore del marchio BellaVita.
Il rallentamento dei tempi di navigazione è conseguenza delle strategie messe
in campo dalle compagnie marittime per ridurre i noli e combattere la loro
feroce guerra commerciale. Che non fa vittime soltanto fra i carrier (Misc ha
lasciato da anni il settore container, Hanjin ha portato i libri in tribunale), ma che
rischia di affossare un’intera filiera, importantissima per l’Italia, come quella
dell’ortofrutta.
È questo il segnale di allarme lanciato da Paganini. Per contro, il trader sottolinea
le potenzialità di crescita di questo settore. Porto Pavino commercializza negli
Stati Uniti le maggiori produzioni italiane, come mele, pere, uva, castagne,
arance, ed è specializzato soprattutto in kiwi. Vengono esportati prodotti di alta
qualità che sfruttano il favore che accoglie il brand Italia negli Stati Uniti, grazie
al lavoro di promozione che sta facendo Paganini. «Oggi - racconta - l’Italia
esporta sull’East Coast 35 mila tonnellate di kiwi, ma ha la potenzialità per
arrivare a 122 mila».
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I prodotti deperibili hanno bisogno di rapidi tempi di consegna e questo sta
venendo a mancare proprio a causa delle strategie delle compagnie. «Otto
anni fa esisteva un servizio da Gioia Tauro che impiegava 8 giorni, oggi quello
da Genova ne impiega 15. Raddoppiare il transit time su una rotta - spiega
Paganini - significa ridurre a un quinto le esportazioni. E poi con 8 giorni potrei
esportare i broccoli e i cavolfiori, con 15 no. E ho maggiori limiti anche per gli
agrumi». Eppure le potenzialità per crescere ci sono. Intorno all’East Coast vivono
circa 200 milioni di persone, ma la produzione di ortofrutta statunitense è
concentrata soprattutto sulla West Coast. «Il 99 per cento delle pere, ad
esempio, viene da Oregon e California. Ma il trasporto dalla West Coast via terra
è più costoso di 15-20 centesimi al chilo rispetto a quello via mare dall’Italia,
nonostante che l’industria del trasporto dall’Italia non sia ancora ben
sviluppata».
Secondo Paganini, i problemi da risolvere sono soprattutto tre. In primo luogo, il
transit time. Il paradosso è che le compagnie non hanno ancora investito a
sufficienza sullo sviluppo del settore refrigerato, offrendo tecnologie e servizi
adeguati, nonostante che i noli dei reefer siano una delle poche cose che
reggono attualmente nello shipping.E’ vero che qualche segnale di maggiore
sensibilità arriva: negli ultimi giorni Hapag Lloyd e Maersk hanno annunciato
l’acquisto di migliaia di container reefer. «Si tratta però - sottolinea il trader - di
tecnologie vecchie». E qui arriva il secondo punto. Esistono nuove tecnologie
per conservare meglio la frutta, ma richiedono ancora test e investimenti, che le
compagnie non fanno. «I sistemi refrigerati sono vecchi di trent’anni. Esistono
metodi come la refrigerazione passiva o l’atmosfera controllata, ma sono poco
diffusi. Le compagnie non hanno capito che occorre investire». Un impegno, e
si arriva al terzo punto, che dovrebbe vedere protagonisti anche i produttori, che
invece fanno poco per innovare. Un esempio è l’uva Italia, prodotto
all’avanguardia della nostra produzione negli anni 1930, che però ha finito il
proprio ciclo dopo il 1980. «Negli Stati Uniti - dice Paganini - l’uva con i semi non
si vende. Ma i produttori in Italia non si adeguano». A questi problemi si aggiunge
la mancata partecipazione dell’Italia nella promozione come sistema paese.
«Dal governo non arriva nessun aiuto per promuovere l’ortofrutta. Il ministero
dell’Agricoltura è a corto di personale. Per superare il protezionismo statunitense
occorre rispettare complessi protocolli, ma l’iniziativa è lasciata alle singole
imprese».
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Celso Paganini è originario della Val Poschiavo, nei Grigioni italiani, in Svizzera.
Proviene da una famiglia tradizionalmente attiva nella produzione e commercio
di frutta e vino. E’ cresciuto frequentando fin da piccolo gli ortomercati di Zurigo
e Milano. Nel 2000 ha fatto il grande salto negli Stati Uniti, dove ha terminato gli
studi e capito l’importanza del marchio italiano per gli americani. Fra 2006 e
2008, Bellavita Italia, con il contributo di Unione europea e di Agea, ha portato
avanti un progetto di promozione delle nostre esportazioni. Risultato: l’export di
kiwi è passato da 4.500 tonnellate nel 2004 a 35.000 nel 2016. Ma le possibilità
sono ancora maggiori.