Lois - Pecos Bill

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Lois - Pecos Bill
pablonet
pablonet
In un bivacco di cowboy, a tarda sera,
si racconta di un boy del Texas.
Leggenda? Realtà?
E' la storia di un boy la cui faccia era
stampata sugli avvisi di taglia negli
uffici di tutti gli sceriffi.
Un boy che diventò poi uomo di legge,
capo bianco di tutte le tribù navajo e
agente indiano.
Questa è una delle sue tante avventure.
Il suo nome è
pablonet
Dedicato a quattro Amici
e a tutta la Banda di Matti
che mi segue sul web
pablonet
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pablonet
Dove eravamo rimasti?
Ah, sì: Quel ragazzo si chiamava William Willer.
Tex ritorna ad Albuquerque.
Sono i ricordi a portarlo lì o è la bella Lois?
Il titolo del quinto romanzo della saga di tex è
proprio "Lois".
E'
ancora buio nel villaggio di Orso Macchiato.
All'orizzonte precede il sorgere del sole un cavaliere solitario che avanza lentamente verso il pueblo.
Nonostante il buio c'è già fermento in giro.
L'uomo a cavallo si avvicina sempre più e finalmente qualcuno lo vede.
Portando la mano alla fronte per ripararla dai raggi del sole che sta cominciando ad illuminare l'orizzonte alle spalle del nuovo arrivato, qualcuno cerca di capire chi è.
I cani cominciano ad abbaiare.
I latrati fanno uscire Kit dalla sua capanna.
Luna d'Argento non è con lui.
«Falco Nero, sta arrivando uno straniero.»
«Ho visto. Ma non è uno straniero. Vai a svegliare Capelli d'Argento, Lupo Veloce. Mio padre, il grande capo Aquila della Notte sta facendo ritorno al suo popolo.»
«Sì, ora lo vedo anch'io.»
Poi si rivolge ad una donna che stava portando acqua alla sua tenda: «Teenah,
hai visto Luna d'Argento?»
«E' al torrente, Sachem. E' lei che mi ha dato quest'acqua per te.»
«Bene. Corri da lei, allora. Dille che Aquila della Notte è tornato. Si uccida un
montone, si colgano i frutti per preparare il chilchen1. Il grande Sachem di tutti
i Navajo è tornato al suo popolo.»
Kit corre poi al corral passando dalla tenda di Tiger Jack.
«Tiger, papà è tornato.»
E, mentre Tiger Jack esce dalla sua tenda, Kit salta in groppa a un mustang e,
cavalcando a pelo, corre incontro al padre.
Tex lo vede arrivare e fa un cenno di saluto con la mano.
Kit risponde con un lungo grido che sveglia quanti nel villaggio non fossero ancora in piedi.
Quando arriva vicino al padre impenna il cavallo.
«Ciao, pa'.»
«Ciao, figliolo.»
«Bentornato al villaggio. Faremo grande festa per il tuo ritorno.»
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Il chilchen è una bevanda analcolica navajo a base di ribes o mirtilli.
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«Non oggi, Kit. Sono molto stanco. Sono due notti che non dormo e ho bisogno
di un po' di riposo. E, se ci riesco, anche di dormire un po'.»
Il tono triste di suo padre stringe il cuore a Kit.
Ma cerca di non farlo vedere.
Suo padre è tornato.
Ma non si è ancora ripreso.
Ci vorrà del tempo.
Quando arrivano al villaggio, trovano ad attenderli Carson e Tiger Jack.
E Orso Macchiato con sua figlia, la dolce Luna d'Argento.
Ma anche tutto il villaggio si è radunato attorno a loro.
La voce del ritorno di Aquila della Notte si è sparsa velocemente facendo il giro
di tutto il villaggio.
I Navajo salutano il loro capo con urla di gioia.
Tex risponde al saluto del suo popolo alzando il braccio e facendo il segno di
pace.
Poi scende lentamente da cavallo e si avvicina ai suoi pard.
«Ciao, Tex. Bentornato.»
«Ciao, Kit. Ciao Tiger.»
«Il Grande Spirito guidi i tuoi passi, Tex.»
Poi si dirige verso il Sachem.
«Salute a te, grande capo. E anche a mia figlia Luna d'Argento.»
Mentre Luna si avvicina a lui e gli prende la mano, suo padre risponde al saluto
di Tex.
«Onore a te, Aquila della Notte. Tutto il villaggio è in festa. Si accendano i fuochi e si preparino gli spiedi. Oggi è un gran giorno per il popolo navajo.»
Tex sta per ribattere, ma Kit lo previene.
Forse teme che Tex possa urtare la suscettibilità di Orso Macchiato.
«Mio padre sarà lieto di onorare il tuo villaggio, Sachem. Ma prima ha bisogno
di riposare per il lungo viaggio. Ti chiedo di offrirgli la tua ospitalità.»
E astutamente ottiene ciò che voleva.
E il suocero si sente a sua volta onorato e risponde: «Che il grande capo di tutta la nazione navajo accetti la mia ospitalità e mi faccia l'onore di riposare nella
mia tenda.»
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«Ti ringrazio, grande capo. Accetto volentieri il tuo invito. Il mio corpo è molto
stanco e ha bisogno di riposo e di un buon sonno. Un paio d'ore mi basteranno.
E poi parteciperò volentieri alla festa.»
«Così sia, Aquila della Notte.»
Mentre Tex entra nel wigwam di Orso Macchiato, Carson si avvicina a Kit e gli
sussurra: «Non ho mai visto tuo padre in quelle condizioni, Kit. Non si è ancora
ripreso dopo gli avvenimenti di El Paso.»
«Pare di no, zio» risponde Kit con un filo di amarezza nella voce.
«Io sì» risponde Tiger.
Si girano stupiti verso di lui.
«Io l'ho già visto così» continua Tiger.
«E' stato quando è morta tua madre, Kit. Lui era esattamente com'è adesso.
Con una sola differenza. Allora c'era a sostenerlo la rabbia e la sete di vendetta
per gli assassini. Ci metterà più tempo, ma si rimetterà e tornerà quello di
sempre. Vedrete.»
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Sono passati due mesi.
Sono tutti rimasti al villaggio di Orso Macchiato.
Solo un paio di volte Tex e Tiger sono andati al villaggio centrale perché all'inizio di primavera ci sarà l'annuale Consiglio dei capi e ci sono molte cose da
sbrigare.
Tex piano piano è ritornato quello di prima.
Tiger Jack aveva ragione.
Ma gli è sempre rimasto qualcosa che lo rende un po' "diverso".
Se vogliamo fare un paragone, diciamo che Tex ha ricevuto una pallottola che
lo ha ferito più gravemente del solito e che, pur essendo perfettamente guarito, ha sempre una bella cicatrice.
Ultimamente poi si è comportato in modo un po' strano.
E' andato a Gallup tre o quattro volte e non ha mai voluto che qualcuno lo accompagnasse.
E' andato da solo, ma c'è stato sempre pochissimo.
Giusto il tempo di andare e tornare.
Forse non è mai stato in città per più di un'ora.
Non ha mai detto cosa ci andava a fare.
E nessuno ha mai avuto il coraggio di domandarglielo.
Tex al villaggio passa molto tempo con Luna d'Argento che è per lui la figlia
che non ha mai avuto.
Kit li osserva spesso da lontano, facendo l'indifferente e senza farsene accorgere.
Quando vede suo padre che sorride con la sua dolce Luna, gli si riempie il cuore di gioia.
Cerca sempre di fare in modo che nessuno si accorga di nulla, ma a Carson
non sfugge il comportamento furtivo del suo figlioccio.
«Sembra che tutto sia tornato alla normalità. Non trovi, Kit?»
«Come? Ah sì, zio. Così pare.»
«Tua moglie è deliziosa. Ci voleva proprio una come lei per trasformare tuo
padre. Era l'unica persona in grado di strappare un sorriso a quel beccamorto
che era diventato.»
«Già. Ne sono proprio contento.»
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«Non è che ci sia sotto il tuo zampino? Non è che sei stato tu a chiedere a Luna...»
«Oh no, zio Kit. Ha fatto tutto da sola. E forse senza neanche rendersene conto.»
«Non ci giurare, Kit. Le donne ne sanno una più del diavolo. Luna d'Argento è
la migliore di tutte. Ma è pur sempre una donna.»
«Uhm. Glielo chiederò.»
«Bravo.»
«Mi sembra di vedere... Ma sì. Posta in arrivo, zio Kit.»
«Come fai a dirlo?»
«Semplice. Quello che sta arrivando laggiù è Cane Veloce. Si solito è lui che
porta la posta.»
«Come diavolo hai fatto a riconoscerlo? Io vedo solo un uomo a cavallo. E potrebbe anche essere una donna. Di qua non si distingue un accidente. Troppo
lontano.»
«Il fatto è che sta correndo come un forsennato e ha con sé due cavalli. Facile.»
«Diavolo di un ragazzo. Credevo che avessi dei binocoli al posto degli occhi.»
«Ora lo vedo meglio. E' proprio lui.»
Ma anche Tex l'ha visto.
Saluta Luna d'Argento con un bacio sulla guancia e si dirige verso il corral dove
arriverà Cane Veloce.
«Sembra che tuo padre aspetti posta.»
«Già. Deve aver a che fare con le sue recenti visite a Gallup.»
«Andiamo a vedere.»
«Due lettere per Aquila della Notte.»
«Due?»
Carson e il giovane Kit si guardano.
Tex prende le due lettere e le guarda.
Una è del comando dei Ranger e una viene da Washington.
E' del Ministero degli Affari Indiani.
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«Chi ti scrive, pa'? Guai in vista?»
«Sono sicuramente guai, Kit. Quando il tizzone d'inferno riceve una lettera, qui
alla riserva, sono sicuramente gatte da pelare. Ora ne ha ricevute addirittura
due.»
«No, Kit. Niente guai stavolta. Tutto va come previsto.»
«Come previsto? Che vuoi dire, satanasso? Ti aspettavi quelle lettere?»
«Sì, le aspettavo. Una è del comando dei ranger. Hanno accettato le mie dimissioni.»
«Dimissioni?»
Le voci di Carson e del giovane Kit sembrano una sola.
«Sì. Mi sono dimesso. E c'è anche un cospicuo assegno come liquidazione per i
miei servigi. Diecimila dollari.»
«Ma, ti sei dimesso? Perché non ci hai detto niente?»
«Già, papà. Perché non ce lo hai mai detto? E l'altra lettera? Cos'è l'altra lettera?»
«L'altra è del Ministero degli Affari Indiani. Mi sono dimesso anche da agente
indiano dei nostri Navajo. E ho chiesto che tu prendessi il mio posto. Hanno
accettato entrambe le cose.»
«Ma perché, papà? Perché?»
«Io vado per un po' di tempo ad Albuquerque, Kit. Lois mi ha scritto che ha
fatto trasferire la tomba di William. Ora riposa accanto alla madre. Accanto a
Cora.»
«Ti ha scritto la sorella di Cora? E' per questo che andavi così spesso a Gallup,
tizzone d'inferno. Ma perché non ci hai detto nulla?»
«Perché non avevo ancora deciso cosa fare. Non sapevo neanche se le mie dimissioni sarebbero state accettate.»
«D'accordo. Ma Lois? Di lei ci potevi anche raccontare, no?»
«Hai ragione, Carson. Ma solo ultimamente mi ha scritto che le avrebbe fatto
piacere se avessi fatto un salto ad Albuquerque. Ora che Cora e William riposano insieme. Non sapevo veramente che fare.»
«Ma potevi dircelo lo stesso, papà.»
«Sì. Avrei potuto. Ma voi tutti eravate così preoccupati per me. Non volevo
darvi altri pensieri. Credevate forse che non mi fossi accorto che eravate in pe6
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na per me? Che Luna d'Argento si dimostrava troppo attaccata a me? Sì, è vero. Mi vuole molto bene. Ma mi stava appiccicata alle costole troppo spesso. E
credevi che non mi fossi accorto che tu mi tenevi d'occhio, Kit? Credevi davvero che non mi fossi accorto di come ti sentivi quando mi vedevi sorridere?»
«Oh, papà...»
«Tizzone d'inferno.»
«Eppure lo sapete che i miei occhi e le mie orecchie funzionano molto bene.
Per non parlare del mio fiuto. Dovevate immaginarlo che non mi sarebbe sfuggito nulla. Se sono ancora vivo lo devo anche ai miei sensi così acuiti. Tutti e
sei.»
«Insomma, te ne vuoi andare, satanasso?»
«E la riserva, papà. Tu sei sempre il capo assoluto di tutta la nazione navajo.
Non puoi mollare tutto. I Navajo hanno bisogno di te. Fra meno di due mesi poi
c'è il Consiglio annuale dei capi.»
«Non hanno bisogno di me, Kit. Hanno bisogno di un capo. Tu prenderai il mio
posto. Ti passerò il sacro wampum di fronte a tutti i capi, al Consiglio. Solo dopo me ne andrò.»
«Ma papà, non puoi...»
«Tu sei diventato un uomo, Kit. Un uomo forte e saggio. Hai una famiglia e
delle responsabilità. Ora le tue responsabilità saranno maggiori. E so che ne sei
più che degno. Forse più di me.»
«Non dire così, papà.»
«Sai che è vero, Kit. Tu hai sangue navajo nelle vene. Cosa che hanno sempre
rinfacciato a me. Quante volte hanno cercato di prendere il mio posto perché
non ritenevano giusto che un uomo bianco fosse il capo supremo di tutta la nazione?»
«Ma anch'io ho sangue bianco nelle vene, pa'. Il tuo sangue.»
«E' vero, Kit. Ma solo in parte. Tu per metà sei un Navajo.»
«Ma anche tu sei un Navajo. E hai fatto più tu per il tuo popolo di quanto abbiano fatto tutti i capi che ti hanno preceduto.»
Ha sottolineato la parola "tuo" con forza.
«Ma io non c'ero mai. Ero sempre via, dietro a fuorilegge, ribelli indiani, in mille avventure. Tu sei stato quasi sempre qui, in mezzo ai tuoi Navajo.»
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E sottolinea con forza la parola "tuoi".
Tiger Jack, che è appena arrivato, ma ha sentito l'ultimo dialogo tra Kit e suo
padre, interviene: «Falco Nero sarà un grande capo. Il suo popolo lo ricorderà,
negli anni a venire, allo stesso modo del grande capo Aquila della Notte.»
«Ecco, ci mancavi solo tu a dar man forte a papà.»
«Tiger ha ragione, Kit. E' ora che i Navajo abbiano un capo giovane e forte. Un
capo saggio come te. E' ora che l'Aquila ceda il passo al Falco.»
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«Allora hai proprio deciso? Te ne vai?»
«Vecchio cammello, da come lo dici sembra che io vada in cima al mondo e che
non ci si veda più.»
«Il fatto è che senza di te, dannato testone, niente sarà più lo stesso.»
«Le cose cambiano, lo sai.»
«Ma cambiano troppo in fretta, Matusalemme ballerino. Kit che si sposa, e
sembra ieri, tu che gli cedi il comando dei tuoi Navajo...»
Vorrebbe aggiungere altro.
Ma poi pensa che non è il caso.
«Il mondo non è nostro, Kit. E' dei nostri figli. Non siamo noi a lasciarlo in eredità a loro. Sono loro che ce l'hanno prestato e noi dobbiamo restituirglielo,
come loro faranno con i loro figli. E dobbiamo restituirglielo migliore di come
l'abbiamo avuto. Io spero di esserci riuscito.»
«Lo puoi dir forte che ci sei riuscito, tizzone d'inferno. I Navajo non hanno mai
avuto un capo migliore di te.»
«Mio figlio è diventato un uomo, Kit. E da un bel pezzo ormai. Ed è molto in
gamba. Non lo avrei portato con me ad affrontare i rischi che comportavano le
nostre missioni se non fossi stato certo che ne era all'altezza. E ora ha una
moglie che è degna di lui. Sarà un'ottima compagna per un grande capo.»
«Su questo non ci piove, Tex. Ma...»
«Kit è molto più in gamba di quando non lo fossi io alla sua età.»
«Questo non lo puoi dire, per tutti i fulmini. Quand'eri giovane tu eri tosto
quanto lo sei ora.»
Un lungo silenzio.
«E scommetto che è inutile chiederti di permettermi di venire con te. Hai intenzione di partire da solo, vero?»
«Scommessa vinta, vecchio cammello. Ma ci rivedremo presto. Promesso.»
«Non sei sempre e solo tu a vincere le scommesse, tizzone d'inferno. Ma il fatto è che non riesco a concepire un Kit Carson senza Tex Willer.»
«Ma sai che è vero anche il contrario. Non ci sarà più un Tex Willer senza Kit
Carson. Al suo posto ci sarà un altro uomo.»
«Vecchio satanasso, mi fai venire un groppo in gola.»
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«Non ti commuovere troppo, vecchio cammello. Certe volte capita anche ai fratelli di prendere piste diverse. E tu per me, lo sai bene, sei come un fratello.
Siamo stati insieme in mille avventure. Abbiamo rischiato mille volte la morte
insieme. E ci siamo salvati la vita a vicenda non so quante volte. Siamo più che
fratelli.»
«Sto pensando a come sarà ora la mia vita senza Tex Willer.»
«Risposta facile. Te ne starai qui e aiuterai il tuo figlioccio. Sicuramente gli inizi
saranno difficili e Kit avrà bisogno dei saggi consigli di una vecchia volpe come
te.»
Tex sa benissimo che suo figlio saprà di certo cavarsela da solo.
Sa che è molto amato dai suoi Navajo e che, dopo le sue recenti nozze con Luna d'Argento, l'affetto e la stima del suo popolo è sicuramente aumentato.
Ma sa anche che così il suo buon vecchio Carson si sentirà meno solo.
«E tu, cosa farai ad Albuquerque? Voglio dire, di cosa ti occuperai?»
«Non lo so, Kit. Non ho ancora deciso. Vedrò quando sarò là.»
«Ma hai intenzione di stabilirti là? Cioè, ti comprerai una casa?»
«No, Kit. Non credo. Mi cercherò un buon albergo. Comunque, prima di prendere una decisione, verrò qui alla riserva per discuterne con voi. Decideremo
insieme. E il tuo parere sarà determinante, vecchio mio.»
«E Lois? Voglio dire, mi hai detto che è una bella donna. E, detto da uno che
non è mai stato un cascamorto, può voler dire una cosa sola.»
«Non correre, Kit. Lois è sicuramente una bella donna. E mi piace molto. E, da
quello che mi ha scritto nelle sue lettere, ho intuito che lei prova qualcosa per
me. Ma, lo sai, nel mio cuore c'è sempre e solo Lilyth.»
«Non si può vivere di soli ricordi, Tex.»
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Un mese è passato.
Kit e Luna d'Argento si sono trasferiti al villaggio centrale.
Li hanno seguiti Kit Carson e Tiger Jack.
E naturalmente anche Tex.
Kit ritorna definitivamente al villaggio centrale che diventerà anche il villaggio
della sua sposa.
Infatti, come da tradizione, che vuole sia lo sposo ad andare a vivere nel villaggio della sposa2, Kit si era trasferito nel pueblo di Orso Macchiato.
La notizia della nomina a capo di tutta la nazione navajo del figlio di Aquila della Notte, il giovane Falco Nero, ha fatto velocemente il giro di tutta la riserva.
Il giorno stesso in cui Tex ha espresso la sua volontà, decine e decine di messaggi di fumo hanno riempito il cielo di tutto il territorio navajo.
Il messaggio è stato ripetuto da villaggio in villaggio.
"Il grande capo Aquila della Notte cede il comando supremo al giovane e valoroso figlio. Falco Nero sarà il grande Sachem di tutti i Navajo e la sua giovane
sposa ne sarà la regina".
Si stanno svolgendo i preparativi per il grande Consiglio dei Capi e già i primi
stanno cominciando ad arrivare.
Il primo tra tutti è Corvo Rosso, il successore di Lupo Solitario3, che ha voluto
precedere tutti gli altri capi nel rendere omaggio ad Aquila della Notte, quasi a
voler rimarcare che il suo villaggio è tra i più fedeli al capo bianco dei Navajo e
lo sarà allo stesso modo al suo erede Falco Nero.
Tutti i capi, man mano che arrivano, vanno a rendere omaggio ad Aquila della
Notte, che li riceve con tutti gli onori.
Kit e la sa giovane sposa, come vuole la tradizione, stanno in disparte in un
wigwam isolato e non si fanno vedere.
Usciranno solo il giorno in cui Kit riceverà da suo padre, alla presenza di tutti i
capi, il fjodr, la lancia piumata simbolo del comando.
Alla cerimonia parteciperanno anche gli altri capi che fanno parte delle sette
nazioni indiane.
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La società navajo è di tipo matriarcale.
Vedi "La luce nelle tenebre", il secondo romanzo della trilogia "I Navajo".
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Tra di loro non poteva certo mancare Cochise, il grande capo apache, amico
fraterno di Tex.
C'è aria di festa nel villaggio centrale.
Non c'erano mai stati tanti indiani al villaggio centrale prima d'ora.
Molti giovani guerrieri navajo hanno chiesto e ottenuto di partecipare al grande
evento e molti guerrieri delle sette nazioni hanno voluto salutare Aquila della
Notte e onorare il nuovo capo Falco Nero.
La folla presente è numerosa forse più di quella che ha assistito alla cerimonia
nuziale di Kit e Luna d'Argento al pueblo di Orso Macchiato.
Tutti i capi sono arrivati e tutti hanno portato doni per il nuovo Sachem del popolo navajo.
E così la solenne cerimonia ha inizio.
Aquila della Notte è in piedi, immobile, in un grande piazzale in mezzo a tutti i
presenti disposti in cerchio.
Indossa i caratteristici abiti di pelle con il simbolo nero dell'aquila sul petto.
Sul capo porta un kostoweh4 di penne nere dell'aquila reale americana e tiene
in pugno il fjodr, adornato anch'esso di penne nere.
Appeso alla cintura, ha il sacro wampum simbolo di pace e di alleanza tra le
grandi nazioni indiane.
Aspetta il suo giovane successore, che verrà nel grande cerchio insieme con la
sua dolce sposa.
La tenda di Kit si apre.
Esce seguito da Luna d'Argento.
Avanza con la sua sposa, che cammina al suo fianco, verso la folla che gli fa
ala in silenzio.
Luna d'Argento, che indossa l'abito nuziale usato pochi mesi prima5 , appare
quasi in un alone splendente.
La sua pelle è davvero bianca come la luna.
Quando Kit giunge nel piazzale dove il padre lo aspetta, Luna d'Argento si ferma.
Lui prosegue in silenzio verso Tex.
E si ferma davanti a lui.
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Il kostoweh è il copricapo indiano adornato con penne, solitamente d'aquila.
Vedi "L'urlo del Falco", il terzo romanzo della trilogia "I Navajo".
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Tex, in silenzio, gli consegna la nera lancia piumata.
Poi si toglie dal capo il kostoweh e lo pone sul capo del figlio.
Le urla di acclamazione di tutti gli indiani presenti rompono il silenzio innaturale che si era creato.
Tex si sfila dalla cintura il wampum sacro e, tenendola con entrambe le mani,
la porge al nuovo Sachem del popolo navajo.
Falco Nero è ora il settimo capo di tutte le nazioni indiane.
Luna d'Argento raggiunge il suo sposo Falco Nero e si china ai suoi piedi.
Ma lui la prende per mano e la fa rialzare.
Poi, alzandole il braccio al cielo, esclama: «Ecco. Questa è la Luna d'Argento,
sposa del Sachem Falco Nero. Ecco la regina del popolo navajo.»
E la giovane dalla pelle di luna, tra le grida di gioia del suo popolo, non riesce a
nascondere una lacrima che scorre sul suo viso.
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Seguono tre giorni di festa.
Il nuovo capo dell'alleanza delle sette nazioni indiane, in una cerimonia sacra,
si taglia con il bowie il palmo della mano e unisce il suo sangue con quello degli
altri sei grandi capi per suggellare la fratellanza tra tutto il popolo indiano.
La cerimonia è poi consacrata con il rito del sacro calumet degli antichi padri, il
Chanunpa Wakan, che viene passato di mano in mano.
Alla sacra cerimonia partecipa anche Tex che, conserva il titolo onorario di fratello della sacra alleanza.
Dopo i tre giorni di festa i sei capi abbandonano il villaggio centrale per consentire ai capi navajo di procedere con il Consiglio.
Cochise, che è stato informato da Carson di quanto è successo di recente a El
Paso, si ferma a lungo a parlare con Tex, suo fratello di sangue.
Si offre anche di accompagnarlo almeno fino al villaggio di Orso Macchiato.
«Meglio di no, Cochise. Allungheresti di molte miglia il viaggio di ritorno verso
il tuo popolo. Farò il viaggio con Orso Macchiato, che ritornerà al suo Pueblo
senza la figlia.»
«La dolce Luna d'Argento è diventata la regina dei Navajo e sarà anche la sua
regina.»
«Cochise, vecchio mio. Luna è pur sempre la figlia di Orso Macchiato. Lo sai
che la tradizione navajo impone ai figli eterno rispetto e obbedienza ai padri.»
«Lo so. Come Falco Nero ne deve a te.»
«Mio figlio non ha più bisogno di obbedire ai miei ordini. E non credo neppure
di avergliene mai dati. Consigli, quelli sì.»
«Piccolo Falco... Ricordo che ieri era ancora un cucciolo alto così. E ora è Falco
Nero, grande capo di una delle sette nazioni.»
«Già vecchio mio. Il tempo passa e noi diventiamo vecchi.»
«Mio fratello Aquila della Notte non è ancora vecchio. Il suo braccio è più forte
di tutti i giovani guerrieri che conosco. Poteva rimanere alla guida del suo popolo ancora per lunghi anni.»
«Forse, Cochise. Ma ho lasciato i Navajo in buone mani.»
«Uhm. Che il Grande Spirito guidi sempre i tuoi passi.»
«Grazie, Cochise. E sia così anche per te.»
Si stringono a lungo il braccio in segno di saluto.
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Lois
Anche l'ultimo dei sei grandi capi ha lasciato il villaggio centrale della riserva
navajo, portando con sé tutti i guerrieri che hanno voluto partecipare alla cerimonia di passaggio del potere.
E' già sera, ma Tex vuole partire lo stesso.
Si fermerà a riposare un po' al villaggio di Orso Macchiato che, a dire il vero,
avrebbe preferito passare la notte al villaggio che ora è quello di sua figlia.
Ma il vecchio capo indiano è molto astuto e ha capito le intenzioni di Tex.
Così ha fatto suo il desiderio di Tex di partire senza aspettare l'alba.
E senza mettere Tex nell'imbarazzo di chiedergli di partire con lui.
Dopo un veloce saluto a suo figlio, che lo abbraccia a lungo, al vecchio Carson
e al buon Tiger, Tex si avvicina al corral per prendere il suo cavallo.
Lì trova Luna d'Argento che tiene per le redini il suo cavallo, già sellato.
Nota la grossa bisaccia e le borracce d'acqua appese alla sella.
Si avvicina a lei che gli cede le redini e lo abbraccia baciandolo sulla guancia.
Lui la saluta con una carezza nel suo pallido viso e balza in sella.
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Il treno entra sbuffando nella stazione di Albuquerque.
Tex si prepara a scendere e guarda con aria distratta fuori dal finestrino.
Lei è lì.
Lo sta aspettando.
Indossa uno sgargiante abito rosso e un cappellino che non ha certo comprato
nel New Messico.
L'ufficio telegrafico le ha recapitato il messaggio che le ha spedito il giorno precedente da Gallup.
Finalmente anche lei lo vede e fa un cenno di saluto.
Tex risponde al saluto toccandosi con l'indice la tesa dello Stetson.
Il treno si ferma e Tex scende dal treno che non è ancora completamente fermo.
Lei gli corre incontro.
Quando è vicina a lui si ferma per un istante.
Poi gli butta le braccia al collo e lo abbraccia.
«Ehi ehi. Che ti prende, Lois? Cosa sono tutte queste... effusioni?»
«Oh scusa, Tex» risponde lei allontanandosi un po' da lui.
«Il fatto è che sono molto contenta di vederti. Anche se sei qui non certo per
un motivo lieto.»
«Già. Ma sono contento anch'io di rivederti.»
«Sai, speravo proprio che tu venissi. Cioè, sapevo che prima o poi saresti venuto. Hai due persone care qui. Ma non speravo così presto.»
«Tre.»
Tex come al solito è leggermente laconico.
«Come?»
«Ho detto tre.»
«Ho capito. Ma tre... cosa?»
«Persone care.»
Lei arrossisce.
Il suo lieve rossore è in sintonia con il suo vestito.
«Stai benissimo» aggiunge maliziosamente Tex, forse per aumentare l'imbarazzo di lei, «fasciata da questo tuo delizioso abitino rosso.»
Avrei giurato che Tex non ci sapesse assolutamente fare con le donne.
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Basti pensare a come si è comportato con la vedova Sydor6.
Invece con Lois si comporta in tutt'altro modo.
Lei cambia discorso.
«Vieni, ti accompagno al vagone bestiame per recuperare il tuo cavallo.»
«Oh, no. Non c'è bisogno. Ho lasciato il mio mustang alla scuderia di Pedro, a
Gallup.»
«E come mai?»
«Qui non mi serve il cavallo.»
«Ah, bene. Quanto tempo ti fermi?»
«Non lo so, non ho ancora deciso. Due o tre giorni. Forse più.»
Lei lo guarda come per leggere nei suoi occhi quello che lei spera di leggere.
Ma gli occhi di Tex sono come un muro impenetrabile.
«Come prima cosa, mi cercherò una camera in qualche albergo. Poi farò un
salto in banca. Ho un certificato di credito che per ora lì starà più al sicuro.»
«Ma nemmeno per sogno.»
«Nemmeno per sogno... cosa?»
«L'albergo. Verrai a stare da me, in casa mia.»
«In casa tua? Non ti sembra di...»
«Ma cosa hai capito, sciocco? Verrai a stare da me. In casa mia, non nella mia
camera. Ho tre stanze da letto, sai? Credi che due camere siano sufficienti per
te?»
«Vedrò di farle bastare. In una mi sistemerò io e nell'altra i miei dodici bauli ci
dovrebbero entrare.»
Ridono.
«Ma sei sicura di quello che fai? Non temi che i benpensanti della città avranno
qualcosa da ridire? Una signora che ospita un uomo in casa sua... Chissà quante malelingue...»
«Sai cosa ti dico, Tex? Che quello che può pensare la gente... Beh, sono scarsamente interessata. Ma se a te importa qualcosa...»
«Ok, piccola signora dell'Est. A me importa meno che a te, ma non vorrei causarti qualche problema, specialmente con il tuo lavoro.»
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Vedi l'avventura che inizia con l'albo dal titolo "Il presagio".
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«Non ti preoccupare. Il lavoro non mi manca. Sono l'unico avvocato in città. O
si accontentano di me o devono fare un salto a Santa Fe.»
«Bene, accompagnami in banca, allora. Se non hai di meglio da fare.»
«Porgimi il braccio.»
Tex prende da terra la sua doppia bisaccia, la appoggia sulla spalla destra e
porge il braccio sinistro a Lois.
«Vedo che i tuoi dodici bauli stanno tutti quanti sulla tua spalla.»
«Ho le spalle molto robuste, sai?»
Ma non c'è bisogno che glielo dica.
Lei lo aveva già notato.
In banca il direttore sgrana gli occhi quando vede il certificato di credito.
«Le do subito i moduli per aprire un conto, signor Willer.»
«Non c'è bisogno, mister. Voglio solo che mi tenga questa lettera in cassaforte,
al sicuro.»
«Ma certo, signor Willer. Ma è solo una formalità. Faremo prestissimo. E poi
per il conto da noi, con una cifra simile, non ci sono spese di gestione. E in
questo modo, potrà riscuotere l'intera somma quando vorrà, senza aspettare il
trasferimento del denaro da parte della banca di Houston.»
Ma naturalmente il direttore spera che Tex non ritiri una somma così alta, ma
solo una piccola parte per le spese immediate.
«Ok. Facciamo come dice lei. Ma cerchiamo di fare alla svelta. E soprattutto
vorrei una ricevuta.»
«Ma certo, signor Willer. Ci vorranno solo un paio di minuti.»
In effetti dopo meno di cinque minuti Tex e Lois sono fuori.
«E adesso facciamo in modo che le pettegole di questa città abbiano argomenti
di conversazione. Andiamo a casa tua. Lascerò le mie poche cose e poi andremo da Cora e Will.»
18
Lois
La collina verde in cui riposano i loro cari è situata nella parte ovest della città.
Lois ha fatto piantare un cespuglio di rose ai piedi dei due tumuli.
Tex nota che Lois ha di nuovo cambiato la croce di Cora che ora riporta la scritta "Cora Willer Connery".
Lois ha visto che aveva inciso il suo cognome dopo quello di Cora e, sicuramente per fargli piacere, l'ha fatto incidere per primo.
E in effetti Tex apprezza molto il gesto.
Will ora riposa accanto alla madre e la sua croce riporta esattamente quello
che aveva scritto Tex a El Paso.
Quella terra ora accoglie suo figlio e la madre di suo figlio.
Una donna che non ha mai sposato ma che ha molto amato.
E l'avrebbe sicuramente sposata se solo lei le avesse detto...
Ma poi scaccia quel pensiero.
Non sarebbe stato certo un matrimonio riparatore.
Se il destino non li avesse allontanati, l'avrebbe sposata anche se non ci fosse
stato Will.
Will.
Guarda a lungo la sua tomba.
Ma il ricordo di quel terribile giorno a El Paso gli impedisce di vederla.
Chissà perché ma i pensieri che gli attraversano la mente sono gli stessi della
prima volta che è stato qui.
Ma allora era solo.
Non c'era Lois con lui.
L'aveva accompagnato fino ai margini della collina e poi se n'era andata.
L'aveva lasciato solo.
Invece ora Lois è accanto a lui.
Per la prima volta sente una gran pace dentro di lui.
Come se il suo dolore si fosse nascosto.
Presente, non cancellato.
Ma nascosto.
E solo ora Tex si accorge che Lois gli tiene stretta la mano.
Poi quello che era inevitabile accade.
19
Letizia
Accade due o tre giorni dopo, non saprei dire con esattezza.
Sono appena tornati dalla cena.
Lei, come al solito, si è tenuta leggera ma lui, come al solito, ha invece un po'
esagerato.
Sono nello studio dove lei deve finire un lavoro urgente.
A lei non dà fastidio il fumo, lui ne approfitta e si arrotola una sigaretta.
Ma il lavoro evidentemente non era così urgente perché si avvicina a lui con i
fiammiferi.
Si siede nel divano accanto a lui ma non gli accende la sigaretta.
Anzi gliela toglie dalle labbra e lo guarda intensamente negli occhi.
20
Lois
Non è passato neanche un mese da quando Tex è partito dalla riserva.
E non ha ancora deciso cosa fare.
Se non avesse legami là, tra i Navajo, avrebbe già qualche idea per la testa.
Un pezzo di terra, una casa da costruire, un po' di bestiame e andrebbe a fare
il ranchero con la sua piccola signora dell'Est.
La casa che costruirebbe con le sue mani deve essere in mezzo al verde, vicino
a un corso d'acqua.
Deve avere le pareti bianche e magari anche un gran salone all'ingresso con
una scala che porta al piano superiore.
Se poi le scalinate sono due, a semicerchio, ancora meglio.
E' un pezzo che ci pensa.
E magari Lois potrebbe smettere di lavorare.
Ci sarebbe più tempo per loro.
Ma lei ama il suo lavoro e non se la sente di forzarla a rinunciare a fare quello
che le piace.
Non è mai stato un egoista e non intende diventarlo certo ora.
Ma poi altri pensieri si affacciano nella sua mente.
Egoista.
Non è forse stato egoista quando ha lasciato la riserva?
Ha lasciato un figlio e due amici che sono più che fratelli.
E perché l'ha fatto?
Oh certo, per andare a piangere sulla tomba di due pezzi della sua vita.
Certo.
"Ma a chi vuoi darla a bere, Tex? Sei tornato per lei. Non è egoismo quello?"
La piccola signora dell'Est gli è entrata nel sangue.
E non certo perché assomiglia tantissimo a Cora.
Lei è diversa.
Cora era più introversa, Lois è più solare.
I suoi occhi, di un azzurro inteso, hanno una luce particolare, presente anche
quando sono velati da un'ombra di tristezza.
E' completamente diversa dalla sorella che aveva sempre un'aria... come di
rassegnazione.
21
Letizia
Sì, Cora accettava la vita che il destino aveva scelto per lei.
Lois no.
Lei ha uno spirito aggressivo che però non intacca minimamente la sua dolcezza.
Lois è "viva".
Gli ricorda maledettamente Lilyth.
Forse per questo se n'è innamorato così velocemente.
Maledizione.
Preferirebbe trovarsi a combattere contro un esercito di fuorilegge piuttosto
che affrontare una simile situazione.
E' come se avesse due famiglie incompatibili tra loro.
Un momento.
E se Lois fosse disposta ad andare a vivere con lui nella riserva?
No, non è possibile.
E perché no?
Ma perché ha sempre vissuto all'Est.
Solo ora si è trasferita ad Albuquerque.
Ma non è più tornata a Philadelphia.
Non ha ricordi là.
Ora il suo cuore è qui.
"Ma no, non glielo posso chiedere. Dovrebbe lasciare il suo lavoro, che le piace
molto. Dovrebbe vivere in una tenda... No. La vita è troppo dura per una donna come lei."
Ma se hai appena asserito che è una "tosta".
Non sai neanche tu cosa vuoi, Tex.
«Io so benissimo cosa voglio.»
Si accorge di aver parlato ad alta voce come a voler risponder a un altro sé
stesso.
"Matusalemme ballerino, come direbbe il mio vecchio Carson. Mi metto anche a
parlare da solo adesso. Il fatto è che io so cosa voglio, ma non so cosa vuole
lei."
E allora chiediglielo.
22
Lois
"Non posso. Lei si sentirebbe come costretta. Mi ama. E potrebbe anche sacrificarsi per me. E io non voglio perché l'amo più di quanto lei ami me."
Maledizione.
"Credo che ora la soluzione migliore sia quella di ritornare un po' alla riserva.
Stare un po' lontani ci farà bene. A tutti e due."
E poi c'è un'altra cosa che non vuole ammettere.
Gli manca terribilmente quel brontolone di Carson con il quale ha condiviso
mille e mille avventure.
Per non parlare di Kit e Tiger Jack.
E Luna d'Argento...
E...
"Maledizione. Credo proprio di aver bisogno di una rimpatriata."
Mentre si avvia verso la casa di Lois pensa al vecchio Carson e a quanto gli ha
detto prima che partisse: "non riesco a concepire un Kit Carson senza Tex Willer".
Diavolo.
Gli manca davvero.
Arrivato a casa chiede all'assistente di Lois: «Janet, c'è qualcuno nell'ufficio con
Lois?»
«No, signor Willer. E' sola.»
Un paio di colpi leggeri alla porta ed entra.
«Oh ciao, Tex. Vieni. ormai ho finito.»
«Ciao, Lois. Ti devo dire una cosa.»
«Cos'è quell'aria cupa? Qualche brutta notizia?»
«No, no. Niente del genere. Solo che ho intenzione di fare un salto alla riserva.
E' più di un mese che manco e...»
Sta per aggiungere che è meglio per tutti e due concedersi una pausa per riflettere.
Ma Lois lo interrompe: «Benissimo. Vengo con te.»
23
Letizia
«Vieni con me? Ma Lois, è un viaggio lungo e faticoso. Un giorno in treno e
due a cavallo. Ma con te ce ne vorranno almeno tre. E il tuo lavoro?»
«Oh, non ti preoccupare. Parlerò con il giudice Manson. Otterrò una proroga
per tutto quello che ho pendente. Un mese. Basterà?»
«Ma Lois, Tre giorni a cavallo. Non ti ci vedo proprio con quel tuo abitino rosso.
E quei deliziosi cappellini non sono per niente adatti per il sole cocente di quei
territori.»
«Credi di avere solo tu un paio di pantaloni e di stivali? Per non parlare del mio
Stetson.»
«Hai uno Stetson?»
«Certo. Che credevi? E so anche andare a cavallo. E meglio di tanti uomini che
conosco.»
«Ma...»
«Che ti prende, Tex? Sembra quasi che tu non mi voglia conte.»
«Ma cosa dici, Lois? Io sono felicissimo se tu vieni con me. Ma...»
«Hai forse paura che non venga accettata da tuo figlio e dai tuoi amici?»
«Senti, Lois. Ora stai esagerando. Io non sono così. E neanche mio figlio. Carson poi, lui... beh, è sempre stato molto sensibile al fascino femminile. E tu di
fascino ne hai da vendere. E per i Navajo l'ospitalità è sacra. Sarai accolta come una regina.»
«E allora? Dov'è il problema?»
«Ma è un viaggio faticoso. E dovrai vivere in una tenda, senza alcuna comodità
e...»
«Ma per chi mi hai preso? Per una piedidolci? O forse credi che io sia una fragile donna indifesa? Verrò con te. E porterò con me le mie colt.»
«Le tue colt?»
«Certo. So sparare molto bene, sai? Sai cosa c'è, Tex? Ho paura che tu non mi
conosca affatto. E' ora che cominci a conoscere la vera Lois.»
«Lois, tu non finisci mai di sorprendermi.»
Si avvicina a lei, la stringe fra le braccia e la bacia.
«Uhm. A meno che non ci sia qualcos'altro.»
«Qualcos'altro? Che vuoi dire?»
24
Lois
«Che tu, per esempio, non sia sicuro del tuo amore per me. Che tu voglia
prenderti un po' di tempo per capire cosa vuoi. Per sapere se la lontananza da
me ti pesa oppure no. Se...»
Diavolo di una donna.
Ma che fa?
Gli legge nella mente?
«No, Lois. Non è così. Forse...»
«Eh, no. Ora non venirmi a dire che sono io ad aver bisogno di riflettere. Da
quando te ne sei andato non ho fatto che pensare a te. Non ti conoscevo
nemmeno, anche se ovviamente avevo sentito parlare di te. Ti ho frequentato
per una sola ora, sì e no. E, quando sei partito, mi sono sentita... vuota. Come
se qualcosa di me se ne fosse andata con te. Ti ho scritto quasi pregandoti di
ritornare da me. Non mi chiedere se sono sicura di quello che provo per te. Per
favore.»
Cavolo.
Lo ha messo a K.O.
«Scusami. Non ho mai dubitato dei tuoi sentimenti, lo sai. E se devo esser sincero, sono molto contento che tu venga con me.»
«Lo so. E scommetto che hai anche pensato che ti piacerebbe che venissi a vivere con te, fra i tuoi Navajo, vero?»
Lois Tex due a zero.
«Per la miseria, Lois. Ma... ma...»
«Ok. Non corriamo, però. Un conto è venire a vivere tra i tuoi Navajo per un
mese. Un conto è invece venirci per sempre. Vedremo.»
«Certo. Non pretendo certo...»
«Certo, Tex. E la prova è che non me ne hai mai parlato. Ma non ho bisogno di
prove.»
«Sai, mi viene da pensare che tu possieda arti magiche.»
«Non essere sciocco, Tex. La magia non esiste.»
«Non scherzare su queste cose, Lois. Se tu avessi conosciuto certi personaggi,
non parleresti così.»
«Va bene, va bene. Ti va bene se partiamo questa sera?»
«Questa sera? Hai intenzione di passare la notte in treno?»
25
Letizia
«Prima si arriva, meglio è.»
«Ok. Vado a vedere gli orari e a fare i biglietti. Ci vediamo più tardi.»
«Fai pure con comodo. Io devo uscire. Vado prima dal giudice e poi passo dallo
sceriffo. Non so quando ritorno. Perciò prenditi tutto il tempo che vuoi.»
«Bene. Allora ciao.»
La bacia velocemente ed esce.
Un paio d'ore dopo Tex torna da Lois.
Le ha appena comprato un regalo.
Ormai la conosce abbastanza per sapere quali sono i suoi gusti.
Apre la porta della casa e uno spettacolo agghiacciante si presenta ai suoi occhi.
Janet è distesa a terra in una pozza di sangue.
Ha la gola squarciata.
Tex urla come impazzito chiamando Lois per nome.
Nessuna risposta.
"Mio Dio. Fa che non sia ancora tornata. Fa che sia ancora..."
Ma non fa in tempo neanche a formulare il pensiero.
Lois è seduta dietro la scrivania.
La testa reclinata indietro.
I suoi occhi aperti sono rivolti al soffitto.
E una grande macchia rossa si confonde sul suo abito scarlatto.
26
Lois
Non stava in sé dalla gioia.
Non era mai stato così felice.
Tra meno di due ore sarebbe partito con la sua piccola signora dell'Est.
L'avrebbe fatta conoscere a Kit, al vecchio Carson, a Tiger Jack.
Avrebbe incontrato tutte le sue persone care e tutte sarebbero state vicine a
lui.
Lois avrebbe fatto amicizia con Luna d'Argento.
Non gli importava quanto sarebbe durato, anche se in cuor suo sperava che
Lois non se ne sarebbe più andata dalla riserva.
Ma anche solo un mese sarebbe stato abbastanza per fare di lui l'uomo più felice del mondo.
Mille progetti.
Mille sogni.
La felicità a portata di mano, dopo tanto dolore.
E' strano come l'amore riesca a nascondere la sofferenza.
E' strano come riesca a far rinascere la voglia di vivere.
E ora...
Tutto finito.
Tutto spezzato.
Come quelle due vittime innocenti, frantumate da una furia omicida.
Ora non pensa neanche alla vendetta.
Non ancora.
Ora la sua disperazione gli impedisce anche di pensare.
Stringe tra le sue braccia il corpo senza vita della donna che amava.
Della donna che ama.
Non versa una lacrima.
Non ne ha più.
Un destino senza pietà gliele ha consumate tutte.
Il suo dolore e la sua rabbia hanno solo un effetto su di lui.
Grida.
Un grido terribile, straziante, disumano.
Un grido che si ode anche dalla strada.
27
Letizia
Lo sente anche lo sceriffo, nel suo ufficio.
Il marshall si precipita in strada e si dirige verso l'abitazione dalla quale ha udito provenire le grida.
La porta è aperta.
Entra e vede l'assistente di Lois con la gola tagliata.
Sente i lamenti di Tex provenire dall'altra stanza.
Si ferma sulla porta senza entrare.
Vede Tex con la sua Lois tra le braccia che ripete ossessivamente il suo nome.
Si toglie il cappello e rimane sulla soglia.
Tex non lo vede neppure.
28
Lois
«Sceriffo, nei suoi giri di ispezione nelle strade, ha visto qualcuno aggirarsi nei
dintorni della casa di Lois? Qualche individuo sospetto, qualcuno che non conosce?»
Sono passati due giorni e Tex si sta riprendendo.
Per lui è arrivato il tempo della vendetta.
Della vendetta, sì.
Non della giustizia.
Della vendetta.
Non vuole giustizia.
Non è più un ranger.
Non ha più una stella.
E ha perso anche quel freno inibitore che gli ha sempre impedito di sparare per
primo.
Non ha mai ucciso se non era strettamente necessario.
Ha sempre preferito consegnare vivi i malviventi alla giustizia.
Ora no.
Ora cerca solo il sangue del brutale assassino che gli ha tolto tutto.
Non è mai stato così freddo e lucido.
Non ha mai desiderato la morte di nessuno.
Ora invece desidera solo quello.
La morte di un assassino.
«No, signor Willer. Il fatto è che sono sempre stato in ufficio quel pomeriggio.
Non c'è molto da fare in questi giorni. Solo qualche ubriaco la sera. Ma per il
resto è tutto tranquillo.»
«Già. Tranquillo.»
«Signor Willer, quello che è successo alla signorina Lois è un fatto molto eccezionale, qui ad Albuquerque. Non è mai successa una cosa simile. E' stato un
delitto mostruoso e stia sicuro che farò tutto il possibile per...»
«Già. Mi scusi, sceriffo. Il fatto è che non sono certo nelle condizioni...»
«No, no, signor Willer. Lei non deve scusarsi affatto.»
«Non l'ho neanche ringraziato per tutto quello che ha fatto per Lois. Si è occupato di tutto lei.»
29
Letizia
«Per carità, Willer. Era il minimo che potessi fare. Conoscevo bene la signorina.
Vorrei non avergliela mai presentata, quel giorno.»
«Già, è vero» risponde Tex inseguendo i suoi pensieri.
La sua mente va al giorno in cui è venuto per recarsi alla tomba di Cora.
Si era rivolto allo sceriffo per chiedere informazioni e questi lo aveva accompagnato da Lois, la sorella della madre di suo figlio7.
Sembra un secolo fa.
«Ah, ancora una cosa, sceriffo. A che ora è venuta da lei Lois, due giorni fa?»
«A che... a che ora? Beh, veramente non ricordo con precisione.»
«Più o meno, sceriffo. Lois è andata prima dal giudice Manson. Poi è venuta da
lei.»
«Mah, dovranno essere state le quattro, o forse più tardi. Ma entro le cinque
sicuramente.»
«Uhm. Ok, sceriffo. Grazie.»
«Che farà adesso Willer?»
«Che farò? Una sola cosa. Ammazzerò quel cane. E' solo una questione di tempo. Prima dovrò cercarlo. Ma lo troverò. E allora dovrà pentirsi di essere mai
nato.»
La voce di Tex suona terribile.
Lo sceriffo non può che provare un brivido alla schiena.
7
Vedi il finale del romanzo "Il figlio di Tex".
30
Lois
Dopo
aver acquistato un buon cavallo, Tex inizia a girare per la città e a far
domande.
Prevede che la caccia sarà lunga e che il maledetto assassino non sia più in città.
Ma deve pur partire con qualcosa.
Anche il più piccolo indizio.
Ma non riesce a ricavare praticamente nulla.
Nessuno sa niente e nessuno ha visto niente.
Neanche la più piccola informazione.
Finché, quasi per caso, fa una scoperta incredibile.
Fa un salto dallo sceriffo per sapere se ci sono novità.
Magari le sue indagini hanno dato qualche frutto.
«Ciao, Bart. Lo sceriffo?»
«Buon giorno, signor Willer. Il signor Damien non c'è.»
«Non sai dov'è andato?»
«Non saprei, signore. E' un po' che non lo vedo. L'ultima volta che l'ho visto,
mi ha detto che veniva da lei.»
«E' strano, sono passate parecchie ore. E' vero che mi aveva promesso di
darmi una mano, ma è strano che non si sia fatto più vedere. Passa quasi tutto
il suo tempo in ufficio.»
«In ufficio? Ma se non c'è quasi mai.»
«Come sarebbe a dire?»
«Certo, signor Willer. Anche quando è venuta a cercarlo la povera signorina
Lois, lui non c'era. Ha aspettato un bel po' e poi se n'è andata.»
«Come? Lois è venuta qui e lo sceriffo non c'era?»
«Sicuro, signor Willer. Quando La signorina se n'è andata, le ho chiesto se dovevo dire qualcosa al signor Damien, ma lei mi ha detto che non era nulla di
importante. Così quando lui è tornato, dopo quasi due ore, io non gli ho detto
nulla. Avevo paura che se la prendesse con me. Ho fatto male, signore?»
«No, no. Hai fatto benissimo. Hai fatto molto bene.»
Tex ringrazia e saluta il giovane Bart e se ne va pensieroso.
31
Letizia
Perché lo sceriffo gli ha mentito dicendogli che quel pomeriggio maledetto era
stato sempre in ufficio se invece sembra che non c'era affatto?
E perché ha detto che ha incontrato Lois tra le quattro e le cinque se invece lei
se n'è andata dopo averlo aspettato invano?
Può essere che Lois lo abbia incontrato dopo, ad insaputa di Bart.
Ma c'è sempre qualcosa che non quadra.
Lo sceriffo gli dovrà spiegare parecchie cose.
Ma lo sceriffo Damien non si trova.
Sembra essersi volatilizzato.
Chiede in giro se qualcuno lo avesse visto.
Non lo ha visto nessuno.
Solo il vecchio Buck, che è quasi sempre ubriaco, dice di averlo visto.
Ma non oggi.
Un paio di giorni fa.
E si aggirava proprio in una via laterale che dà sul retro della casa di Lois.
Un dubbio si insinua pesantemente nella mente di Tex.
Cerca lo sceriffo per tutta la città.
Nessuno l'ha visto.
Nessuno tranne il maniscalco.
E' passato tre o quattro ore prima per ferrare il suo cavallo che aveva perso il
ferro anteriore destro.
Poi l'aveva visto prendere la strada che va verso nord.
Un cavallo con un ferro nuovo.
Pista facile da seguire.
"A noi due, signor Damien."
32
Lois
Le tracce si dirigono verso nord e poi piegano leggermente verso est.
E' evidente che Damien sta andando a Santa Fé.
Quando Tex Arriva ad Agua Frìa è ancora buio.
Le prime luci cominciano a rischiarare le sagome delle prime case di Santa Fè,
all'orizzonte.
Il cavallo è stremato.
Tex si ferma un attimo per lasciarlo riposare.
Ormai è evidente che lo sceriffo è arrivato nella città e si terrà rintanato chissà
dove.
E' probabile che si aspetti di essere seguito.
Tex è un mastino che non molla facilmente l'osso e ormai, pensa l'assassino,
avrà certamente intuito la verità.
Cadere nelle sue mani, dopo quello che ha fatto, significa morire tra le sofferenze più atroci.
Tex vive da decenni con i Navajo e conosce ogni tipo di tortura.
"Meno mi faccio vedere in giro e meglio è. Quel maledetto può essere dovunque e, se mi vede, si terrà nascosto nel suo buco."
Si avvia lentamente verso la città.
Arriva alla scuderia al sorgere del sole.
Le strade sono ancora deserte.
Lascia il cavallo e chiede allo stalliere: «Amigo, hai qualche abito vecchio da
vendermi?»
«No, señor. Però ho un vecchio poncho e un sombrero.»
«Uhm. Andranno bene lo stesso. Ti bastano dieci dollari?»
«Per dieci dollari, señor, le tengo anche il cavallo per una settimana. Fieno e
biada di ottima qualità e una bella strigliata. Vedo che ne ha molto bisogno.»
«E' vero. Bueno allora. Eccoti il denaro. Dov'è il poncho?»
«Està aquì, señor.»
Tex si avvicina al sombrero e alla mantella messicana, quando nota un cavallo.
Ha un ferro nuovo di zecca.
E' sporco di fango e polvere, ma si vede benissimo che è nuovo.
E il cavallo è sudato.
33
Letizia
«Amigo, di chi è questo cavallo?»
«E' di uno straniero arrivato poco più di un'ora fa.»
«Non hai visto dove andava?»
«No, señor. Era un tipo taciturno. E spilorcio. Mi ha dato solo dieci centavos.»
«Senti, ci sono altri dieci dollari se mi fai un favore.»
«Per altri dieci dollari, farò tutto quello che mi chiede, señor. Anche andare a
piedi ad Albuquerque.»
«Non c'è bisogno di tanto. Stai a sentire.»
Poco dopo esce dalla stalla un hombre.
Sembra uno dei tanti messicani che bighellonano per le vie della città.
Due sole cose stonavano con il suo abbigliamento: gli stivali, un po' troppo eleganti per un messicano e il doppio cinturone con le colt.
Gli stivali li ha nascosti coprendoli con i jeans.
Il cinturone e una delle due colt li ha invece lasciati al buon stalliere.
La seconda colt la tiene ben nascosta in una ampia tasca interna del poncho.
Barba lunga, abiti impolverati, poncho e sombrero di paglia, Tex sembra proprio uno straccione.
Si aggira per le strade con andatura un po' incerta, come se fosse leggermente
brillo.
Non fa domande ma osserva attentamente.
Entra in tutti i saloon ma ci sta solo pochi minuti.
Da qualcuno è stato anche cacciato in malo modo.
Ma a Tex non importa.
Gli interessa solo una cosa.
Non abbandona la main street se non per pochissimo tempo e ogni tanto lancia
un'occhiata alla stalla da cui proviene.
Niente.
Niente di niente.
"Pazienza, Tex. Pazienza. Non pretenderai certo di avere la fortuna di trovarlo
subito?"
Tex non è mai stato così nervoso.
Gironzolare come un ubriaco, sopportare gli scherni di qualche imbecille che
non sa quello che rischia, aspettare... aspettare...
34
Lois
Un paio di volte gli è sembrato di vedere lo spietato assassino che cerca.
Ma purtroppo non era lui.
Gli è sembrato poi di riconoscere un tizio che gli è passato abbastanza vicino.
Lo ha sicuramente visto da qualche parte.
Ma non ricorda dove.
Magari sarà stato uno dei tanti furfanti che ha sbattuto in galera.
Ma ora non ha tempo da perdere dietro di lui.
E poi non è più un ranger.
Se quello è un tipo losco, che se la veda lo sceriffo di Santa Fé.
Ogni tanto butta un'occhiata alla stalla.
Ma niente.
E' quasi sera.
Non si accorge nemmeno che non mangia da più di 24 ore.
All'ennesimo sguardo alla stalla, vede il tipo losco entrare e uscire poco dopo al
galoppo.
Poi vede lo stalliere appendere uno straccio ad un pennone.
Ma non è lo straccio rosso convenuto.
E' uno straccio talmente sporco che non si riesce bene a capire che colore era.
Ma non è certamente rosso.
Forse, quando era pulito, doveva essere giallo.
Tex si precipita verso la stalla.
35
Letizia
«Cosa diavolo è successo? Cosa significa quello straccio? L'uomo che cerco è
venuto qui? Perché non hai messo quello rosso?»
Troppe domande in un colpo solo.
Il povero stalliere risponde: «Señor, è arrivato uno straniero, un tipo mai visto.
Ha preso il cavallo, quello con il ferro nuovo ed è salito in sella. Io ho cercato di
fermarlo dicendo che non era il suo. Ma lui mi ha buttato a terra con un calcio
ed è scappato via. Io non sapevo cosa fare. Non potevo mettere lo straccio
rosso. L'uomo non era quello che lei cerca, señor. E allora ho messo uno straccio giallo.»
«Hai fatto benissimo. Grazie.»
Gli allunga una banconota da dieci, sella in fretta il cavallo e si rimette i suoi
cinturoni.
Due minuti dopo è all'inseguimento del misterioso individuo.
Non ha più di dieci minuti di vantaggio.
Ma è sparito dalla circolazione.
E, dannazione, c'è un gran via vai di gente a cavallo a quest'ora.
Tex perde del tempo prezioso per cercare le tracce, pure inconfondibili, del cavallo col ferro nuovo.
Le trova e poi le riperde un paio di volte, finché non le ritrova definitivamente.
"Ormai non mi scappi più, bello. Non ti vedo ancora, ma so quale strada hai
preso. Ti starò incollato e prima o poi ti raggiungerò."
Ma il cavallo del misterioso individuo è molto veloce e Tex non riesce a ridurre
lo svantaggio.
"Stai massacrando il tuo cavallo, amigo. Non sei molto furbo. Se continui così,
prima o poi ti cade sotto le ginocchia. E allora sei fritto."
Poi a Tex viene in mente una cosa.
"E se conoscesse un posto dove cambiare cavallo? Si è diretto a gran carriera
da queste parti come se le conoscesse molto bene. Potrebbe avere un rifugio e
magari dei complici. Occhio Tex."
Ma anche Tex conosce molto bene quelle parti ed è ormai evidente che quel
dannato sta andando verso il Glorieta Pass.
"Se attraverso la Cañada De Los Alamos, gli taglio la strada e lo posso precedere e aspettare che mi cada tra le grinfie. E' un percorso difficile che attraver36
Lois
sa le alture. Ma ce la posso fare. Lui dovrà fare un ampio giro e perderà molto
tempo. Io arriverò prima anche andando a passo d'uomo. La pista non è facile
neanche per lui e ci sono dei tratti in cui non può correre. Ormai è mio."
Spinge il cavallo verso un sentiero che non assomiglia neanche a una mulattiera, tenendo ben salde le redini in pugno e spronando l'animale recalcitrante.
Il mustang si inerpica lentamente.
Dopo meno di un'ora Tex è sul punto più alto della Cañada.
"Forza, Tex. Ormai il peggio è passato. Ora la strada è tutta in discesa."
«Attento, bello. Non correre troppo. Rischi di romperti i garretti.»
Il cavallo, quasi l'avesse sentito, rallenta l'andatura.
Un pensiero terribile affiora nella mente di Tex.
"L'assassino è sicuramente lo sceriffo. Ma l'uomo cui sto dando la caccia, chi è?
E se fosse qualcuno pagato da quel bastardo per tirarsi dietro gli inseguitori? E
se lo sceriffo ora stesse scappando da qualche altra parte? Maledizione. Ritrovarlo poi sarebbe un vero problema. Ma non mi resta altro da fare. Agguanterò
questo tizio e gli farò sputare tutto quello che sa. E spero per lui che sappia
qualcosa."
Vede dall'alto il fuggitivo e ora ha la certezza di avergli tagliato la strada.
Arriverà al passo prima di lui e lo aspetterà.
"Mi piacerebbe sapere proprio perché lo sceriffo ce l'abbia con me. Perché il
motivo del suo folle gesto mi è fin troppo chiaro: vendetta nei miei confronti.
Quindi mi conosce bene, anche se io non ricordo di averlo mai visto prima.
Vendetta verso una donna che non poteva difendersi. Avrebbe potuto colpire
me, magari alla schiena. Ma evidentemente è troppo vigliacco per farlo. Forse
sa che non è facile sorprendermi e il minimo errore sarebbe potuto costargli
caro. Ha colpito Lois, il maledetto."
Finalmente arriva a Glorieta Pass.
Nasconde il mustang dietro le rocce e gli fascia il muso per evitare che nitrisca
quando sentirà l'odore dell'altro cavallo che, per fortuna non potrà invece sentirlo perché sopravvento rispetto al suo.
L'attesa non è molto lunga.
Il fuggitivo arriva da dietro una curva che l'obbliga a rallentare.
37
Letizia
Tex sbuca improvvisamente da dietro un costone roccioso e agita il suo
winchester davanti al cavallo che s'impenna.
Il cavaliere, preso alla sprovvista, non riesce a trattenere le redini e cade
all'indietro.
Tex gli si avvicina, winchester in pugno.
Il bandito tenta di estrarre il revolver, con il solo risultato di vedersela far saltare dalle mani con un colpo della canna del fucile.
L'uomo, con un'agilità sorprendente salta addosso a Tex che lo evita e lo stende con un poderoso sinistro alla mascella.
Il miserabile cade a terra svenuto.
Tex si guarda la mano sinistra, unta con qualche sostanza oleosa e lancia un'esclamazione di sorpresa: «Tu... sei tu, brutto mostro malefico.»
38
Lois
Quando si sveglia il sole è già alto nel cielo.
Ha un gran mal di testa e non riesce a muoversi.
E' sdraiato a terra con le caviglie immobilizzate con robusti lacci di pelle intrecciati legati a due paletti di legno conficcati profondamente nel terreno.
Le braccia sono stese al di sopra della testa in una posizione innaturale che lo
fa respirare a fatica.
I polsi, come le caviglie, sono legati con lacci di pelle.
La pelle è stata bagnata prima di essere utilizzata per legarlo in modo che, asciugandosi, stringesse i nodi che non possono essere sciolti se non recidendoli
con un coltello.
Non vede nessuno intorno.
E ha il sole negli occhi.
Che Tex se ne sia andato lasciandolo morire di sete o, peggio, dilaniato da avvoltoi e coyote?
E' questa la sua vendetta?
Ma non è così perché sente un leggero rumore di legna che crepita nel fuoco.
Un'unica cosa gli viene in mente.
Tortura.
Tex è un vero esperto in materia.
E sa che non può chiedere pietà.
«Toh, vedo che ti sei svegliato, demonio. Dormito bene?»
Sente la voce ma non lo vede.
«Scommetto che hai sentito il crepitio della legna sul fuoco e hai pensato che
sto scaldando il coltello per te.»
Non risponde.
«Non temere. Nessuna tortura. E' ancora troppo presto.»
Tex sta giocando come il gatto col topo.
Il miserabile sa che non gli toccherà una sorte migliore.
«Hai un buon udito, però manchi completamente di olfatto. Non hai sentito il
profumo del mio coniglio arrosto? Sai, per colpa tua non ricordo l'ultima volta
che ho mangiato.»
Segue un lungo silenzio.
39
pablonet
pablonet
Letizia
«Non ho ancora capito come sei sopravvissuto l'ultima volta, in quella fetida
caverna in cui ci tenevi tutti prigionieri. Ti ho visto sprofondare negli abissi con
questi miei occhi. Sembra quasi che tu sia indistruttibile, mostro infernale. E
ora lo verificheremo.»
Ancora nessuna risposta.
«Se penso alla fine che volevi far fare a mio figlio, a tutti noi... E se penso a
come hai ucciso Lois... Pagherai per tutto questo. Pagherai mille volte.»
«Sono caduto su un cumulo di terra mista a roccia friabile.»
«Come?» domanda Tex, come se pensasse ad altro e non lo avesse ascoltato.
«E poi mi è caduta addosso altra terra che mi ha protetto dalle pietre che sono
franate in seguito sopra il mio corpo.»
Parla con fatica.
«La tua maledetta fortuna. Ma questa volta ti ha abbandonato.»
«Respiro a fatica. Perché non allenti un po' i legami, almeno quelli dei polsi?»
«Sei scomodo? Credevo che un tipo come te fosse più resistente. Non vorrei
che tirassi le cuoia troppo presto.»
«E allora, allenta questi maledetti legami.»
«Quasi quasi...»
«Dai, cosa aspetti, dannazione? Queste corde mi stanno anche segando i polsi.»
«Uhm. Credo invece che tu sia sufficientemente resistente da non schiattare
subito. Beh, almeno ci hai provato.»
«Cane maledetto, mi prendi anche in giro.»
«Di che ti lamenti? Finché scherzo devi essere contento. vedrai quando non
scherzerò più.»
Si arrotola lentamente una sigaretta e poi l'accende con un ramo preso dal
fuoco.
«Dovevo immaginarlo subito che c'eri di mezzo tu. Ti sei vendicato di me colpendomi negli affetti più cari. Mi chiedevo perché lo sconosciuto assassino se la
sia presa con Lois invece di provare a uccidere me. Pensavo alla viltà, ma non
è così. Tu non volevi uccidermi. Volevi solo farmi soffrire.»
42
Lois
«Sì, è così, sbirro maledetto. Ti puoi bene immaginare la mia sorpresa quando
ti ho visto arrivare ad Albuquerque e sei venuto da me per chiedermi informazioni su Cora Connery.»
La voce ora si è fatta sprezzante come se volesse usarla come arma, l'unica
arma disponibile, contro Tex.
Sembra che provi piacere, nonostante la situazione, nel vedere il suo vecchio
nemico soffrire.
E insiste.
Affonda ancora di più il coltello nella piaga.
«Ti ho visto andare al cimitero con l'avvocato. Devo dire il più bel avvocato che
abbia mai conosciuto.»
«Maledetto. Non sei degno neanche di nominarla. Ma se speri di provocarmi
per ottenere una morte veloce, ti sbagli di grosso, demonio maledetto.»
«Ero curioso. Con molta diplomazia e senza dimostrarmi troppo interessato alla
cosa, ho fatto parlare la tua bella. Mi ha raccontato tutto. E, devo dirti la verità, non mi sono mai sentito bene come allora. Il grande e invincibile ranger
addolorato per la morte di un figlio illegittimo che ignorava di avere. Quella notizia mi ha provocato una gioia indicibile. Il mio mortale nemico stava soffrendo. Ah, come mi son sentito bene.»
Tex fatica a mantenere la calma.
«E poi ti ho visto ritornare. Ti ho visto fare il cascamorto con la bella Lois. Tex
che si innamora. Come eri ridicolo. E patetico.»
A Tex prudono dannatamente le mani.
Prende il mozzicone di sigaretta dalla bocca e lo getta via.
Ma, chissà come, il mozzicone, ancora acceso, cade sul petto dell'assassino che
si lascia sfuggire una smorfia di dolore.
«Oh, scusa. Ti ho fatto male?»
43
Letizia
«Non mi sembrava vero. Avevo la mia vendetta lì, pronta, servita in un piatto
d'argento. Hai ragione, sai. Non volevo uccidere te. Sarebbe stato troppo comodo. Tu dovevi soffrire come hai fatto soffrire me. Soffrire e soffrire molto
anche. Non mi bastava la tua sofferenza per la morte del tuo bastardo. Non
era stato io a procurartela. Dovevi soffrire ancora di più. E per colpa mia. E ci
sono riuscito.»
«Ma tu non sai, mostro schifoso, quanta gioia proverò nel vedere la tua vita
consumarsi a poco a poco nel dolore più terribile che corpo umano abbia mai
dovuto sopportare. E non sai la pace che ci sarà nella mia anima quando avrò
visto il tuo corpo ridotto in cenere.»
Le parole di Tex risuonano potenti e terribili e lo rocce intorno ne mandano mille volte l'eco.
Il miserabile ha chiesto troppo alle sue forze.
Il respiro ora è ancora più affannoso.
Cerca di inarcare la schiena per alleviare le sofferenze provocate dalla posizione innaturale delle braccia.
Tex si siede accanto al suo prigioniero e rimane immobile a guardarlo.
«E pensare che vi avevo tutti e quattro nelle mie mani. Il mio piano era perfetto. Ti avevo sconfitto, tu e quegli altri tre burattini tuoi compari. E stavo già
assaporando la mia vendetta. Ma non sei stato tu a vincermi, maledetto sbirro.
Sono stati degli spiriti a proteggerti. Spiriti che non venivano dagli abissi più
profondi. Venivano dagli alti cerchi di luce. E con la luce hanno dissolto le tenebre che hanno scacciato accecandole tutte le creature infernali a me fedeli.»
«Ma ora non sei stato poi così furbo. Sei diventato chissà come lo sceriffo di
Albuquerque e io non ti ho riconosciuto. Devi aver poi intuito i miei sospetti
perché sei fuggito. Ma non hai pensato che ti avrei inseguito fino all'inferno?»
«Sì che l'ho pensato. Io non ero in ufficio quel giorno e non potevo sapere che
la tua Lois era venuta a cercarmi. Ti ho mentito proprio per distogliere eventuali sospetti su di me. E ti ho detto che invece sono stato lì tutto il giorno.
Quando poi tu mi hai chiesto a che ora Lois è venuta da me, ho subito intuito
che avresti capito tutto prima o poi. E allora sono fuggito a Santa Fé. Lì poi ho
cambiato travestimento e ho tenuto d'occhio la main street tutto il giorno. Ma
tu non ti sei fatto vivo. Alla fine mi sono deciso e me ne sono andato.»
44
Lois
«Non mi sono fatto vivo? Anch'io ho imparato a travestirmi, sai? Hai presente
quel vagabondo mezzo ubriaco con un poncho non molto pulito e il sombrero di
paglia?»
«Eri... eri tu? Quello straccione che andava barcollando da saloon a saloon eri
tu?»
«Sorpreso, eh? Credi di saperci fare solo tu con i travestimenti, vecchio mio?»
«Fregato. Fregato e non con la forza, ma con uno dei miei tanti trucchi. Non ti
facevo così astuto, Tex.»
«Cosa credevi? Credevi di avere a che fare con uno sprovveduto? Ti ho sempre
sconfitto, demone infernale.»
«Hai sempre avuto una dannata fortuna, maledetto.»
«E' così che si perde, sai? Sottovalutando l'avversario. Un errore che io non ho
mai commesso.»
«Maledetto demonio.»
«Oh guarda da chi viene il "complimento". Si vede che sei stato un ottimo maestro per me. Ma ora basta chiacchiere. Credo che dormirò un paio d'ore. Tu
approfittane per riposarti.»
E un paio d'ore dopo, preciso come un orologio, Tex si avvicina.
La sua ombra copre il viso del malcapitato che così lo può vedere bene.
«Preparati, Mefisto. Ora facciamo sul serio.»
45
Letizia
«No.»
Tex si gira di scatto, le due colt in pugno.
Nessuno.
«No» ripete la voce.
"Chi diavolo ha parlato?"
Si rivolge poi a Mefisto.
«Sei stato tu?»
«Come?»
«Sei stato tu?» ripete Tex.
«A far cosa? E poi cosa potrei fare? Non posso muovere neanche un muscolo.»
«Non lo uccidere. Non deve morire.»
«Ti diverti a fare il ventriloquo ora? Se credi che io cada nel tuo sporco tranello...»
«Ma cosa vai cianciando?»
«Stai tentando uno dei tuoi sporchi trucchi.»
«Nessun trucco, Tex Willer. Non è Mefisto che parla. Sono io.»
Tex si gira ancora.
Ma non c'è anima viva.
"Ormai è chiaro che Mefisto sta cercando di salvare la pelle. Spera di ipnotizzarmi e magari di farsi liberare."
«Come puoi pensare che io sia così ingenuo? Già una volta hai tentato di ipnotizzarmi. Ma ti è andata male.»
«Senti, sbirro maledetto. Vuoi la mia pelle? Prenditela. Vuoi farmi soffrire le
pene dell'inferno? Accomodati. Non credo che le tue torture siano peggio di
quello che ho già passato. Tu non hai neanche l'idea di quello che ho dovuto
subire. Con le tue torture non riuscirai neanche a procurarmi un decimo del dolore che ho già provato. Ma per favore non annoiarmi con le tue idiozie.»
«Ti ripeto che non è quel mostro maledetto a parlare. Sono uno spirito che non
riesce a trovare pace, perché mi è stato tolto tutto. Anche la morte.»
«E' vero, Aquila della Notte.»
Tex non riesce a credere alle sue orecchie.
Quella che ha appena udito è la voce della sua dolce Lilyth.
Ma non c'è nessuno.
46
Lois
«Mostro malvagio. Lei no. Lasciala fuori. Non usarla per i tuoi sporchi trucchi.»
«Lei? Lei chi?» risponde Mefisto stupito.
«Mio sposo, non temere, E' la mia voce quella che senti. L'uomo malvagio non
ha alcun potere sugli spiriti. Ma tu non devi ucciderlo.»
«Lilyth, sei veramente tu? Come faccio a esser sicuro che la tua voce non sia
entrata nella mia testa per qualche oscura magia operata da quel demonio? E
così anche l'altra voce, come posso fidarmi?»
Gli viene improvvisamente un'idea.
Rotea una delle colt che tiene ancora in pugno e l'afferra per la canna.
Poi si avvicina a Mefisto e lo colpisce violentemente alla testa facendogli perdere i sensi.
«Lilyth.»
Tex chiama per nome la sua dolce sposa.
«Sono qui accanto a te, Aquila della Notte. Tu non puoi vedermi, ma io sono
qui.»
«E anch'io non sono un trucco di quel maligno. Il mio nome è Narbas. Mefisto
mi ha usato per compiere un grande sortilegio con l'aiuto delle nere forze del
male. Si è impadronito con l'inganno del mio corpo. Ora io, che sono un "non
morto" sono costretto a vagare negli inferi perché sono uno spirito senza corpo. Il mio corpo giace lì a terra. Io devo tornare tra i vivi. Rivoglio il mio corpo
e Mefisto deve tornare al mio posto negli inferi da cui è fuggito.»
«Così è, Aquila della Notte. Non puoi ucciderlo.»
«Ma deve pagare. Ha ucciso la donna di cui mi ero...»
Si interrompe.
Si accorge che sta parlando a Lilyth della donna che ha amato.
«Non temere, mio sposo. Là da dove viene il mio spirito nulla ci è sconosciuto.
La donna bianca di nome Lois merita il tuo amore e tu hai diritto di essere amato da lei.»
«Ma lei ora è morta. Non potrà più amarmi e io non potrò più amare lei.»
«Non è così, Aquila della Notte.»
«Cosa vuoi dire?»
Ad un tratto una grande luce bianca appare dal nulla davanti ai suoi occhi.
Una luce accecante che Tex non riesce a sopportare.
47
Letizia
E in quella luce Tex riesce a intravvedere la sua Lilyth.
Cerca di avvicinarsi per toccarla, per lambire almeno la sua mano.
«La donna bianca vive, mio sposo. Il demone non l'ha uccisa. Ti ha ingannato.»
«Lois... Lois non è morta? Ma... io stesso ho visto il suo corpo senza vita...
e...»
«No. La tua donna è viva.»
«E dov'è? Tu lo sai? Dov'è? Dimmelo.»
«Non mi è dato rivelarti altro, mio amato. Non mi è dato... non mi è...»
La voce diventa sempre più flebile e la luce accecante si attenua fino a scomparire del tutto.
«Lilyth. Lilyth. Dove sei? Dov'è lei? Dov'è Lois?»
Ripete urlando le sue domande che l'eco amplifica e duplica mille volte.
E purtroppo l'eco è l'unica risposta che ottiene.
«Non temere, Tex Willer. Riuscirai a salvare la tua donna.»
«Tu. Mi ero completamente dimenticato di te. Narbas. Ti chiami così, vero?»
«Sì, è così.»
«Dimmelo tu, allora. Dove si trova Lois?»
«Non lo so, purtroppo. Il mio spirito vaga nelle tenebre e i miei occhi sono ciechi. A noi non è dato vedere quello che succede nel mondo dei vivi»
«Ma ora sei qui. Come diavolo ci sei arrivato? Come facevi a sapere che Mefisto
era qui?»
«Sono stato guidato da una voce. La tua sposa mi ha indicato la via dall'alto
delle sfere celesti. Lei non vuole che le tue mani si sporchino di sangue. Non in
quel modo. Diventeresti un assassino peggio di lui.»
«Non mi importa. Ma prima di morire, quel cane deve dirmi dove ha nascosto
Lois.»
Afferra una grossa borraccia appesa alla sella del suo mustang e la vuota sul
volto di Mefisto che si riprende bestemmiando.
«Dov'è? Dove l'hai nascosta?»
«Ma che diavolo vuoi?»
«Dov'è? Dove hai nascosto Lois?»
«Lois? Ma che diavolo vai cianciando? La tua bella è morta. L'ho uccisa io.»
48
Lois
«Dov'è Lois? Mostro malefico, so che è viva, che non l'hai uccisa e che la tieni
nascosta da qualche parte. Dimmi dov'è.»
«Come... come fai a saperlo?»
«Non ti riguarda. Dimmi solo dov'è.»
«Non ci penso neppure. Uccidimi pure. Torturami, fammi soffrire come solo tu
sei capace ti fare. Ma io non ti dirò nulla.»
La sua risata, soffocata da un colpo di tosse, risuona sinistra nell'aria.
«Scommetto che ti stai chiedendo perché non l'abbia uccisa.»
«Non mi interessa. Voglio solo sapere dov'è.»
Tex lo afferra e lo scuote violentemente, procurandogli dolori atroci al torace.
«Ma io te lo voglio dire lo stesso» risponde Mefisto dopo aver emesso un debole lamento.
«Non era necessario che morisse davvero. Dovevi solo credere che fosse morta
per soffrire come poi hai sofferto. Lei non doveva morire. L'avrei tenuta in vita
finché non avessi ucciso te. E poi l'avrei liberata. Per due motivi. Perché doveva soffrire anche lei. Soffrire per la tua morte. Questa doveva essere la punizione per averti amato. E poi volevo che lei andasse dai tuoi burattini a portar
loro la notizia della tua morte. Avrebbero sofferto anche loro. E mi avrebbero
cercato. E io, con te fuori causa, avrei avuto buon gioco con loro. E la mia vendetta sarebbe stata completa.»
Ripete la sua risata satanica.
«Non è andata così. Pazienza. Ma la mia vendetta con te è riuscita. Non troverai mai la tua bella. E ora uccidimi.»
La sua risata ha il potere di far andare su tutte le furie Tex che afferra la sua
colt e si allontana da lui di un paio di passi.
«No» urla Narbas disperato.
49
Letizia
Tex non crede ai propri occhi.
Il corpo di Mefisto subisce una trasformazione.
La pelle diventa più scura e sul volto appare una lunga barba bianca.
Il corpo sembra diventare più piccolo e i paletti che tenevano legati i polsi e le
caviglie vengono divelti dal suolo.
Eppure erano piantati saldamente.
I robusti lacci di pelle intrecciata si spezzano come se fossero di carta.
Tex impugna anche l'altra colt pronto a far fuoco su quell'essere chiunque lui
sia.
L'uomo, sul cui capo è ora comparso un turbante, si alza a fatica.
I lacci che tenevano legato il suo corpo hanno lasciato profonde ferite sanguinanti.
Dal corpo che gli è davanti esce, come fosse una visione immateriale, una figura che Tex conosce molto bene.
Neri spiriti lo trascinano fuori da quel corpo che non è suo e lo spingono in un
abisso profondo che si è aperto improvvisamente nel terreno.
Mefisto urla la sua rabbia.
Sa che dovrà tornare verso gli inferi da cui è riuscito a fuggire.
E sa che la punizione per il suo folle gesto di ribellione a quello che il destino
aveva deciso per lui sarà terribile.
E sarà per l'eternità.
Urla e prega i demoni degli abissi che gli venga risparmiata la loro collera.
Ma le sue preghiere sono vane.
Non si pregano i demoni.
I neri spiriti scompaiono con la loro preda e gli abissi si richiudono dietro di loro.
Tex è rimasto senza fiato.
Quando si riprende urla la sua disperazione.
La sua dolce piccola Lois, dov'è?
Si rivolge verso il misterioso individuo che tace immobile davanti a lui.
«Non lo rivedrò mai più, vero?»
«No. Non si fugge due volte dagli inferi. Hai avuto la tua vendetta, Willer.»
50
Lois
«Non così, però. Non a questo prezzo. Ho perduto Lois una volta. Non voglio
perderla ancora.»
«Non sei tu a decidere, Willer. Se nel destino c'è scritto che la ritroverai, così
sarà. Ma se il destino non vuole...»
«Taci. Il mio destino lo decido io. Io la ritroverò.»
«Che Vishnù ti aiuti nella tua ricerca, fratello.»
Tex osserva a lungo l'indiano.
«Vieni, fammi vedere le tue ferite. Cercherò di curartele. In fondo sono io che
te le ho procurate.»
«No. Tu le hai procurate al tuo nemico, non a me.»
«Sta di fatto che ora il dolore lo senti tu. Vieni, ti darò anche acqua e cibo.»
«Ti ringrazio, pregherò la Trimurti per te.»
Dopo aver fasciato le ferite di Narbas e dopo averlo rifocillato con il poco cibo
che aveva, Tex ritorna con lui verso Santa Fé.
L'indù cavalca il cavallo che era di Mefisto.
«Che farai ora, Narbas?»
«Ritornerò nella mia città, in India, se gli dei lo vorranno.»
«Uhm. Non sarà un viaggio facile. Dovrai prima arrivare in California, a San
Francisco, dove potrai trovare una nave in partenza per le Indie.»
«Dove ci troviamo ora?»
«Nel New Messico. Stiamo andando a Santa Fé. E per arrivare a San Francisco
dovrai attraversare tutta l'Arizona e parte del Nevada. Il viaggio sarà lungo. E
ti servirà del denaro. Ma io ti aiuterò.»
«Ti ringrazio, fratello. Sei molto generoso. Pregherò ogni giorno per te.»
Tex tace.
Non fa altro che pensare a Lois, a cosa potrà fare per trovarla.
Ma la sua mente ora non è sufficientemente lucida per pensare a un piano, per
trovare almeno un punto di partenza.
51
Letizia
Il giorno dopo si alza che il sole è già sorto da un pezzo.
Non gli era mai successo prima.
Non voleva neanche andare a dormire.
Ma poi ci ha ripensato.
Meglio recuperare le forze perché ne avrà bisogno.
Pensava che dormire qualche ora gli avrebbe fatto solo bene.
Era andato in albergo subito dopo la cena.
Una cena molto abbondante a giudicare dalla faccia stupita dell'oste e di tutti
gli altri commensali.
Ma si doveva rifare.
Gli ultimi due giorni aveva mangiato molto poco.
E poi era andato subito a letto.
Ma diavolo, ha dormito quasi dodici ore.
Scende per far colazione.
Chissà se a quell'ora la cucina è ancora aperta.
Ma, con qualche dollaro di mancia, riuscirà a far fuori qualche uova e un po' di
pancetta.
E una buona tazza di caffè bollente.
"Non come quella che mi prepara il buon Carson. Chissà cosa ci mette dentro.
Forse ci aggiunge anche un po' di tabacco per farlo più forte."
Carson.
E se lo chiamasse?
Potrebbe dargli una mano per trovare Lois.
E anche Kit e Tiger.
Trovarsi tutti insieme non sarebbe una cattiva idea.
Insieme hanno risolto i casi più intricati.
Non hanno mai fallito.
Gli sarebbero sicuramente di gran aiuto.
Ma ci vorrà un sacco di tempo perché arrivino a Santa Fé.
Potrebbe mandare un dispaccio a Gallup.
Là c'è sempre qualche suo Navajo che porterebbe il messaggio a Kit.
Ma stanno tutti al villaggio centrale e la notizia gli arriverebbe non prima di dopodomani.
52
Lois
Insomma, anche partendo subito e prendendo anche il treno, non sarebbero
qui prima di cinque giorni.
Troppo tempo.
"E poi, a dire il vero, non so da che parte cominciare. E se la mia Lois fosse nascosta ad Albuquerque? No, no. Troppo pericoloso per Mefisto. E' vero che io
pensavo che fosse morta e che non l'avrei certo cercata, però qualcuno avrebbe potuto vederla o sospettare qualcosa. No no. L'ha certamente portata in
qualche posto fuori città."
Sta cercando di ragionare come Mefisto, di entrare nella sua testa.
L'ultima volta ha portato i suoi pard, a cominciare dal buon vecchio Carson, in
una caverna in un luogo deserto.
C'è da supporre che anche questa volta abbia fatto così.
E c'erano anche dei complici che sorvegliavano i prigionieri e li tenevano in vita
dando loro da bere e da mangiare quanto basta per non farli morire.
Certo.
Ci deve essere per forza qualcuno con Lois.
Sicuramente.
Lois è stata senz'altro portata via da qualche suo complice.
"Il falso sceriffo non si è mai allontanato a lungo da Albuquerque. Quindi o Lois
è tenuta prigioniera in un luogo molto vicino alla città o sono stati i suoi complici a portarla da qualche parte. E penso che sia più probabile la seconda ipotesi."
Si chiede poi come abbia fatto a ingannarlo così bene.
Lois sembrava davvero morta.
Non respirava e il sangue che è uscito dalla sua ferita, anche se non fosse stata mortale, sarebbe stato sufficiente a farla morire dissanguata.
"Qualche droga potrebbe averle causato una morte apparente. Ma il sangue? A
meno che non fosse stato il suo. Magari era di quella poveretta di Janet. Sì, è
possibile."
Ma per lui poco importa quello che è successo esattamente.
Gli importa solo sapere che la sua piccola signora dell'Est è ancora viva.
E gli importa di trovarla.
Sana e salva.
53
Letizia
E guai a chiunque tenterà di impedirglielo.
Sta pensando anche che forse è meglio telegrafare ai suoi pard.
Questo non gli impedirà certo di iniziare la ricerca senza di loro.
Farà come al solito.
Lascerà informazioni allo sceriffo sulla direzione verso cui si è diretto e poi lascerà tracce evidenti del suo passaggio.
Magari con l'aggiunta di qualche segno usando simboli navajo per far capire
che li ha messi lui.
E lascerà notizie allo sceriffo di ogni città in cui passerà.
Ma spera di non aver bisogno di loro.
Spera di trovare Lois molto prima.
Poi gli viene in mente una cosa.
Va verso la stalla a prendere i suoi due cavalli.
Ma, prima di partire, fa comunque un salto all'ufficio del telegrafo.
54
Lois
Si dirige di nuovo verso il Glorieta Pass.
"Mefisto, quando ha lasciato Santa Fé, non stava scappando. Ormai era tranquillo. Io non mi ero fatto vivo e lui pensava sicuramente che non lo avevo ancora scoperto. Quindi stava andando da qualche parte. Ma dove? E a far cosa?"
Tex è intenzionato a scoprirlo.
In cuor suo spera che andasse a raggiungere i suoi complici.
Spera anche che con i suoi complici ci sia anche Lois.
E spera che sia ancora lì.
Ora c'è da augurarsi che Mefisto ci sia già stato in quel covo.
Perché il suo piano funzioni, è indispensabile che ci sia già stato e che ci sia già
stato con quel cavallo.
Quello con il ferro nuovo, che ora si sta portando con sé.
Tra poco lo lascerà libero e lo seguirà.
Se tutto va bene, il cavallo ritornerà nel posto dove è già stato e dove sa che
troverà i suoi padroni.
Se tutto va bene perché altrimenti dovrà perdere giorni e giorni per perlustrare
tutta la zona.
Perché Tex è sicuro che Lois si trova da quelle parti.
Lo sa.
Lo sente.
Il covo di quei dannati deve trovarsi sicuramente vicino a un corso d'acqua.
In quella zona c'è il Glorieta Creek e più avanti ci sono le sorgenti del Pecos River.
Una zona piuttosto vasta, dannazione.
Arrivati al punto in cui ha fermato Mefisto, Tex lascia libero il cavallo che prosegue deciso e spedito.
Dopo un paio di miglia rallenta e si ferma.
C'è un piccolo corso d'acqua ed erba a volontà.
Dev'essere il Glorieta Creek.
Tex scruta attentamente i dintorni.
Ma non ci sono posti in cui nascondersi.
Il cavallo si deve essere fermato solo per bere.
55
Letizia
Tex lo sprona a riprendere il galoppo e con uno scarto il cavallo prosegue.
Dopo circa un'ora Tex si rende conto che il cavallo, come sospettava, non è
mai stato da quelle parti.
Rallentava quando non era spronato e si è fermato un paio di volte.
"Un bel guaio, dannazione. D'altra parte, non potevo sperare di essere così fortunato. Sono stato un ingenuo a pensare che Mefisto possa essere stato da
queste parti dopo l'inganno della "morte" di Lois. Non ne avrebbe avuto il tempo. Anche prendendo il treno fino a Santa Fé, gli ci sarebbero voluti almeno
due giorni tra andare e ritornare."
Si guarda un po' intorno e poi prende una decisione.
"L'unica cosa che mi rimane da fare è salire più in alto possibile e dare un'occhiata al territorio. Mefisto doveva avere un valido motivo per venire fino da
queste parti. E l'unico che riesco a trovare è quello di incontrarsi con i suoi
complici. Magari aveva l'intenzione di metterli tra lui e me. Se lo avessi inseguito, loro avrebbero cercato di fermarmi."
Si inerpica su per un sentiero portandosi dietro il secondo cavallo.
"Quel demone sapeva benissimo che i suoi complici, per quanto numerosi che
fossero, non sarebbero riusciti a fermarmi. Ma a rallentarmi, questo sì. E lui
avrebbe fatto perdere le sue tracce, magari portando con sé la mia Lois."
Quando comincia a far notte, vede in lontananza un filo di fumo.
Viene da dietro un costone roccioso e non riesce a vedere la fonte.
Ma può trattarsi solo del covo di quei maledetti che tengono Lois prigioniera.
Il territorio è deserto e troppo impervio perché ci possa essere un accampamento, o qualcosa del genere, di persone normali.
Può trattarsi soltanto di gente che ha qualcosa da nascondere.
"Dannazione. Ora dovrò tornare indietro e proseguire per la pista che ho abbandonato per inerpicarmi fin quassù. Di qua non si passa, purtroppo. Ma, se
non fossi salito fin quassù, non avrei saputo che strada prendere. Un paio di
miglia più avanti c'è un bivio e solo ora so che devo prendere a sinistra e dirigermi verso le sorgenti del Pecos."
Scende per il sentiero.
Ma, sebbene ora stia andando in discesa, non può andare più veloce perché è
troppo buio.
56
Lois
I cavalli rischierebbero di azzopparsi.
Ora non vede più il filo di fumo, ma sa dov'è.
Poco prima dell'alba, arriva al fiume Pecos.
Il luogo da cui ha visto alzarsi il fumo non deve essere molto lontano.
Avanza con circospezione.
Potrebbero esserci delle sentinelle.
Arriva finalmente al Monastery Lake sulle cui sponde nota una capanna in legno con camino in pietra.
Il fumo è sicuramente partito da lì.
Più avanti, vede l'ingresso di quella che sembra essere una miniera abbandonata.
E di fianco vede una capanna più piccola, una stamberga che deve essere servita come magazzino per gli attrezzi quando la miniera era in funzione.
Si ferma e scende da cavallo.
Sistema i due cavalli in modo che non possano essere visti dal lago e prende il
binocolo dalla sella.
Scruta le capanne e osserva con attenzione i dintorni.
Dietro la casa c'è un corral.
Conta i cavalli.
Non è sicuro se siano tre o quattro.
Non è in posizione favorevole per vedere bene.
Magari sono di più.
Ma non vede nessun uomo.
Troppo presto.
E' evidente che si sentono al sicuro perché non hanno messo sentinelle.
"Devo trovare il modo di liberarmi dei carcerieri senza mettere a rischio la vita
di Lois. Quei maledetti potrebbero minacciare di ucciderla se mi avvicino a loro.
E non posso evitare di essere visto, neanche attraversando il lago a nuoto
sott'acqua. Ci devo prima arrivare ed è troppo lontano da qui. Il terreno è tutto
allo scoperto."
Salta in sella al cavallo di Mefisto e si avvia lentamente e allo scoperto verso la
capanna sul lago.
57
Letizia
Come previsto, gli uomini dentro la casa lo vedono.
«Ehi, tu. Chi diavolo sei? Fermati o t'impallino come un tordo.»
Tex ignora il comando e prosegue.
«Che vi prende ragazzi? Sto venendo da Albuquerque. Vi porto ordini del capo.»
«Quale capo? Ma che vai cianciando? Fermati, ho detto.»
«Ehi, fermi con le spingarde. Porto gli ordini dello sceriffo di Albuquerque, il
nostro capo. E' lui che mi manda.»
«Ma quale sceriffo. Noi siamo dei cacciatori di pellicce e non abbiamo capi. E
non conosciamo nessun sceriffo.»
"Uhm. Voi siete dei cacciatori di pellicce come io sono un esquimese."
«Sentite, ragazzi. Ora sto perdendo la pazienza» risponde Tex continuando ad
avanzare verso la casa.
«Vengo da parte del capo, ho detto. E questo è il suo cavallo, non lo riconoscete? Lui sapeva che avreste avuto dei dubbi. In fondo non mi conoscete.»
Tex sente all'interno della capanna una voce che dice: «E' vero, Mike. Riconosco il cavallo. E anche la sella è quella del capo.»
E allora ne approfitta e incalza: «Certo che è la sella del capo. E come credete
che ci sia arrivato qui, in questo posto sperduto? Ci sono passato per caso? Me
l'ha detto lui che vi avrei trovato qui. Ha detto: "La capanna sul Monastery Lake". Al che io ho risposto: "Ma non potevano trovare un nascondiglio meno..."»
«Ok, ok. Vieni avanti. ma tieni le mani ben lontane dalle fondine.»
Tex avanza fino alla casa e scende da cavallo.
Ora vede bene il corral dove stanno i cavalli dei banditi: sono cinque.
«Che diavolo di ordini porti?»
«La ragazza. Bisogna portarla via di qua. Sta diventando troppo pericoloso.»
«Vedi Mike che avevo ragione? E' proprio il capo che lo manda. Altrimenti come faceva a sapere che c'è una donna qui?»
«Va bene, va bene. Ma perché non è venuto il capo in persona?»
«Non dimenticatevi che il capo fa lo sceriffo ad Albuquerque. Non se ne può
andare quando vuole. Lui, per i suoi cittadini è una brava persona.»
Tex simula una fragorosa risata.
58
Lois
Niente di meglio che il riso per vincere quel poco ancora di diffidenza che c'è
nei banditi.
E loro ridono con lui.
Lo fanno entrare e Tex nota che sono solo tre.
E soprattutto vede che Lois non è lì.
La casa non è molto grande e c'è un'unica stanza.
«Come mai non siete tutti qui?»
«John è nel capanno attrezzi con la donna.»
"Bene. Sono solo in quattro. Evidentemente il quinto cavallo è servito per portare Lois."
«Come mai il capo dice che è pericoloso restare qui?»
«Non lo so. Io ho il compito di portarla a Santa Rosa. Il capo mi raggiungerà lì
da Albuquerque, attraverso la grande pista8, e poi proseguiremo insieme fino
ad Amarillo.»
Tex sta tentando il tutto per tutto.
Se gli va bene, libererà Lois e se ne andrà via con lei senza colpo ferire.
Poi, una volta che lei sarà al sicuro a Santa Fé, ritornerà a fare i conti con quei
delinquenti che in fondo sono solo delle pedine.
«Vuoi dire che te ne andrai da solo con la donna?»
«Così mi ha detto il capo. Voi dovete stare qui a...»
«Starcene in questa topaia da soli? E a far cosa?»
«Non lo so di preciso. Il capo mi ha solo detto che, se qualcuno dovesse passare da queste parti per cercare la ragazza, voi dovrete fermarlo. Ci sarà un supplemento di grana per voi.»
«Qualcuno? Vuoi dire quel tizzone d'inferno di Tex Willer? Tu sei scemo se speri
che noi restiamo qui a farci ammazzare.»
«E perché dovrebbe riuscire a farvi fuori? Siete in quattro e, con un buon piano, lo potrete sistemare abbastanza facilmente. E non dimenticate la grana. Il
capo è molto generoso, lo sapete.»
Dai, Tex.
8
La "grande pista" è quella che diventerà la famosa Route 66 che collega Chicago nell'Illinois
con Santa Monica in California.
59
Letizia
Insisti.
Ce l'hai quasi fatta.
«Tu hai un piano?»
«Qualcosa in mente ce l'avrei. Ma ora andiamo a prendere la ragazza.»
«Dai, Mike. Ha ragione lui. Se facciamo fuori lo sbirro il capo ci riempirà le tasche. Diventeremo ricchi e ce ne andremo al Messico a spassarcela.»
«Uhm.»
"Questo Mike non mi sembra molto convinto. Bisognerà che mi inventi qualcosa per..."
«Ok, mi avete convinto. I soldi fanno gola anche a me. E, se ci apposteremo
alla Gola dell'Impiccato, potremo farlo secco ancora prima che ci veda.»
«Bene, allora» incalza Tex con entusiasmo, «Andiamo a vedere un po' questa
pollastrella. Com'è? Appetitosa?»
L'atteggiamento spavaldo di Tex serve a fugare eventuali incertezze di Mike.
«Attento a non torcerle un capello. Il capo non sopporta che si disobbedisca ai
suoi ordini. La donna non deve essere toccata nemmeno con un dito.»
Queste parole rincuorano Tex che temeva che i banditi avessero potuto far del
male a Lois.
«Charlie, va con lui al capanno. Io e Slim vi aspettiamo qui.»
«Ok, Mike.»
Tex e Charlie escono dalla casa e si dirigono verso il capanno.
Tutto fila liscio come l'olio.
E Lois sta bene.
60
Lois
«Sam, sono io. C'è qui un tizio che ha degli ordini del capo.»
Charlie apre la porta ed entra nel capanno seguito da Tex.
Non fa neanche un passo che cade a terra rantolando.
Tex non fa in tempo a rendersi conto dell'accaduto che un bowie si agita pericolosamente vicino al suo collo.
Lo evita con un braccio ma viene ferito al polso.
«Che mi venga...»
«Tex, amore mio. Scusa... non volevo... credevo fossi uno dei banditi. Ti ho
fatto male?»
Tex non crede ai propri occhi.
Davanti a lui c'è la sua Lois che impugna nelle, sue piccole mani, un coltello
che è più grande di lei e una grossa colt navy.
Si stropiccia gli occhi incredulo.
Lois indossa un paio di jeans in cui potrebbe entrare due volte, ripiegati alle
caviglie e tenuti su con una cintola legata sui fianchi e una camicia a quadri
annodata alla vita e con le maniche rigirate un paio di volte.
La camicia ha il colletto sporco di sangue che non è sicuramente il suo.
Per finire il "dolce" quadretto, porta a tracolla un cinturone con la fondina sul
petto.
«Ma, Lois... come diavolo ti sei conciata? E che diavolo è successo qui?»
Scavalca il corpo di Charlie che ha la gola squarciata e nota all'interno del capanno il corpo dell'altro bandito, in mutande, che non deve aver subito una
sorte migliore, a giudicare dalla pozza di sangue.
E a terra il vestitino rosso di Lois che porta ancora la larga macchia di sangue
ormai annerita.
«Beh, mi sono cambiata. Il vestito era troppo stretto e mi impacciava. E poi
non so neanche da quanti giorno lo indosso. A parte il sangue, era proprio
sporco. Oddio, non è che questi vestiti siano proprio puliti. Chissà da quanto
tempo il suo padrone non li lavava. Ma almeno ora sono più comoda e più libera nei movimenti.»
«Ma come diavolo hai fatto a...»
61
Letizia
«Oh, lo sai come sono gli uomini. Si credono di essere chissà chi e non badano
troppo a una povera donna indifesa. Credono che le donne siano brave solo in
cucina... e magari a letto.»
«Lois» la rimprovera Tex.
«E invece io so fare di tutto. Anche le cose da uomini. E sparo molto bene, lo
sapevi?»
«Ci credo, ci credo.»
La guarda incredulo.
«Pian piano mi sono liberata dai nodi che mi legavano e ho solo aspettato l'occasione propizia. Quando questo bandito mi ha voltato le spalle, gli ho sfilato il
coltello dal fodero e gliel'ho "passato" sulla gola. Sai, non ero abbastanza sicura di avere la forza sufficiente per conficcarglielo nella schiena. Eppoi questo
scemo portava il fodero del coltello sulla schiena, come a dire "Lois, se hai intenzione di darmi una coltellata, accomodati".»
«Già. Mi meraviglio di come tu possa essere arrivata alla gola di questo tizio.
Adesso è sdraiato, ma in piedi doveva essere molto alto.»
«Più o meno quanto te, amore. E al tuo collo ci arrivo benissimo.»
E gli butta, quasi a dimostrare che è vero, le braccia al collo e lo bacia con veemenza.
Lui, preso alla sprovvista, l'abbraccia a sua volta.
La solleva da terra e la fa roteare.
Non è mai stato così felice.
«Oh, Lois. Sei viva, sei viva. Sei qui con me, tra le mie braccia.»
«Come sarebbe a dire "sei viva"? Credevi che fossi morta?»
«Beh, a dire il vero...»
«Ehi voi, là dentro. Cosa diavolo state combinando? Che cosa aspettare a venire qui, maledizione?»
«Gli altri due banditi. Quasi mi dimenticavo di loro. Poi ti racconterò, Lois. Adesso dobbiamo pensare a come sistemare quei tizi.»
«Come? E' semplicissimo. Sono solo due. Tu da solo vali per quattro. Io non
valgo meno di loro. Quindi siamo in superiorità numerica. Usciamo di qui, pistole in pugno, sparando all'impazzata, e li facciamo secchi.»
Tex la guarda con occhi sempre più stupiti.
62
Lois
Ma chi è questo demonietto vestita da uomo?
«Stai zitta, piccola birbante. Loro hanno i fucili e noi no. Il tiro delle nostre colt
non arriva fino alla loro capanna. I loro fucili invece arrivano benissimo fin qui.
E fuori non c'è neanche l'ombra di un riparo. Tutto terreno scoperto. Sarebbe
un tiro al bersaglio.»
«E allora?»
«E allora si sta zitti e in attesa. Loro non sanno quello che è successo qui. Se
vengono a vedere li abbiamo in pugno.»
«Hai ragione. Bravo. Li impallineremo come tordi.»
«Ma la vuoi finire con questi discorsi da fuorilegge? Sei peggio di Jane Calamity.»
«Jane Calamity? E chi è?»
«E' una ex-fuorilegge, fidanzatina di uno che conosco.»
«Uno in gamba e bello come te?»
«Oh insomma, la vuoi piantare?»
63
Letizia
«Ehi, capo. Cosa sarà successo? Cosa staranno facendo quei tre? Perché non
rispondono?»
«Uhm. Ho un brutto presentimento, Slim.»
Mike allora grida: «Charlie. Sam. Cosa diavolo è successo? Rispondete dannazione.»
Ma ancora nessuna risposta.
«Stai fresco se speri che ti rispondiamo, beccaccione. Perché non vieni a vedere di persona quel che è successo?»
«Tu sta' buona, demonietto.»
«Capo, sarà meglio andare a dare un'occhiata.»
«Ma neanche per sogno. Scommetto che quel dannato non aspetta altro che
andiamo a tiro delle sue pistole. Lui non ha il fucile, ma noi sì. Se mette fuori il
naso, glielo porto via con una pallottola.»
«Ma chi diavolo può essere quel traditore?»
«Non lo hai ancora capito, Slim? Quel maledetto è sicuramente Tex Willer.
Quel dannato sbirro è venuto per liberare la sua donna.»
«Tex Willer, dici? Come ci avrà scoperto?»
«Non lo so. Il fatto è che adesso è qui. E' venuto da solo e ha cercato di giocarci raccontandoci la storiella del capo e dei suoi ordini. Sperava di portarsi
via la donna senza dover mettere le mani alle pistole.»
«Ma noi non ci siamo cascati, capo.»
«Dici? Ma intanto è riuscito a dividerci e scommetto che Charlie e Sam sono
fuori combattimento. Ma non uscirà vivo da quella baracca. Parola di Mike.»
«Capo, il ranger è un osso duro. Io non me la sento di affrontarlo. Perché non
ce la filiamo? Lui ha ritrovato la sua donna. Era quello che voleva, no? Non
credo che ci inseguirà portandosi dietro la ragazza.»
«Potrebbe lasciarla qui al sicuro e darci la caccia finché non prenderà la nostra
pelle. No. Io resto e lo farò secco. E farò fuori anche la ragazza, dopo essermi
un po' divertito con lei.»
«Ma, capo. Lo sbirro non cercherà certo di uscire ora. Non ci sono ripari. Ma
quando calerà il buio, allora non gli sarà difficile uscire e sorprenderci. Io non
voglio lasciare la pelle qui.»
64
Lois
«Non temere. Prima di sera lo sbirro sarà morto. Non hai visto il capanno in
che condizioni è? Le travi sono vecchie e ammuffite, Non tratterranno i proiettili dei nostri fucili. Prima o poi qualche proiettile colpirà quel dannato ranger.
Vedrai. Ma ora basta chiacchiere. Comincia a far fuoco.»
In un attimo una grandinata di proiettili comincia a colpire le pareti del capanno.
«Maledizione. Questa bicocca è una bagnarola. Sta' giù Lois. Le assi delle pareti sono marce e non riescono a fermare i proiettili.»
Si guarda in giro per trovare qualcosa che offra un maggior riparo ma c'è poco
da stare allegri.
Neanche un tavolo o qualche altro pezzo di mobilio.
Solo un barile malandato.
«Andiamo bene. Ma dove diavolo dormivi, Lois?»
«Per terra, caro. Non stavo certo al Grand Hotel. Ho tutte le ossa indolenzite.»
«Devo trovare il modo di uscire da qui.»
«Potremmo usare il barile, Tex. Lo faremo rotolare e lo useremo come riparo.»
«Potremmo? Vorrai dire "potrei". Tu non ti muovi di qui. E poi quel "coso" non
offrirebbe riparo neanche a un tarlo.»
«E' vero. Ma solo se è vuoto. Se invece lo riempiamo della polvere di carbone
che c'è là in fondo, farà egregiamente il suo dovere.»
«Cosa? Ma sì, tesoro. Hai ragione. Sei un genio. Lo sai che non mi era venuto
in mente?»
«Ma va? Lo sanno tutti che le donne sono più furbe degli uomini.»
Tex le lancia un'occhiataccia.
Ma lei gli si avvicina e lo bacia dolcemente.
«Naturalmente verrò con te. L'idea in fondo è mia.»
«Nossignora. Tu te ne stai qui brava e buona finché non ti chiamo. Hai capito?»
«Sei un despota.»
«Sissignora.»
Usando mille precauzioni per evitare le pallottole vaganti, Tex riempie di polvere di carbone il barile fatiscente che così acquista una maggiore solidità.
Lo spinge poi verso la porta.
65
Letizia
I banditi, che non hanno mai smesso di sparare, vedono aprirsi la porta della
baracca e vedono rotolare fuori qualcosa.
«Che diavolo sta succedendo, Mike?»
«E' quel dannato che sta cercando di uscire. Occhi aperti, Slim. Non smettere
di sparare. Ormai è nostro.»
Ma Tex, al riparo dal barile appesantito dal carbone, striscia lentamente verso i
banditi che sparano all'impazzata contro di lui.
«Maledizione, Slim. Quel demonio sta avanzando al riparo di un barile.»
«Capo, ma come fa quel rottame a fermare le nostre pallottole? Lo abbiamo
sforacchiato come un colabrodo.»
«Non lo so, dannazione, non lo so.»
«Capo, qui si mette male.»
Mike non risponde al suo amico.
Cerca qualcosa nella capanna.
E la trova.
Ora vediamo se questa riuscirà a fermarti.
«Una cartuccia di dinamite, capo? Dove l'hai trovata?»
«Era nella capanna, nella cassa sotto la finestra.»
Mike lascia che Tex avanzi ancora un po' mentre Slim continua a sparare per
costringere Tex al riparo.
Quando Tex è sufficientemente vicino, scaglia verso di lui la cartuccia che esplode sul barile mandandolo in mille pezzi.
Lois vede la scena e urla il nome del suo amato.
Esce dalla baracca e corre verso di lui.
Tex per fortuna, anche se un po' intontito, non è stato ferito.
Il barile si è letteralmente sbriciolato e la polvere di carbone non ha causato
danni.
Solo un gran polverone nero.
Mike vede la donna che avanza con una colt in mano, prende la mira e spara.
Lois cade a terra senza un gemito.
Tex, che non ha fatto in tempo a impedire al bandito di sparare, lo crivella di
colpi.
Slim non fa una fine migliore.
66
Lois
Tex corre verso Lois.
L'ha vista cadere e gli è venuto un brivido alla schiena.
«No, Lois, no» urla correndo verso di lei.
Lois è a terra, gli occhi rivolti al cielo.
Una macchia rossa compare sulla camicia a quadri.
Si china verso di lei e l'abbraccia.
«Lois, pazza. Perché sei uscita. Ti avevo detto di non uscire, di aspettare che ti
chiamassi.»
Lois non risponde.
«No, Lois, no. Ti prego. Non morire. Dio, no. Non ti posso perdere una seconda
volta. No. No.»
Stringe il corpo immobile ancora di più e le sue lacrime bagnano la camicia a
quadri insanguinata.
67
Letizia
Gallup, il giorno prima.
Il sole è ancora basso all'orizzonte, ma la città è già sveglia.
Carson e il giovane Kit hanno viaggiato tutta la notte.
Luna d'Argento ha accompagnato il suo sposo fino al villaggio di Orso Macchiato.
Ha approfittato degli affari che Kit deve sbrigare in città per far visita al padre.
«Kit, tu vai pure dallo sceriffo. Io vado a fare un salto all'ufficio telegrafico e
poi ti raggiungo lì.»
«Ci hai pensato bene, zio Kit?»
«Sì, ormai ho deciso. Tanto più che è un pezzo che sono "disoccupato". E poi
alla riserva ci sarà presto un sacco di lavoro. Quel tuo progetto non è una cosa
da poco e avrai bisogno di aiuto.»
«Lo sai, zio, che non ti devi sentire in obbligo verso di me. Posso farcela anche
da solo.»
«Certo che puoi. Lo so che sei molto in gamba. Ma ci saranno un sacco di pescecani a cui i tuoi piani non andranno tanto a genio. Lo sai che non hanno mai
rinunciato ai territori della riserva. Sperano sempre che prima o poi i Navajo
facciano qualche sciocchezza, magari provocati, per poter mettere le loro grinfie sulle vostre terre. Specialmente quando la storia dell'oro arriverà a Washington. Una vecchia volpe come me ti farà molto comodo.»
«Nessuno verrà mai a sapere dell'oro, zio Kit.»
«Me lo auguro.»
«Uhm. Insomma vuoi proprio dare le dimissioni anche tu?»
«Non sentiranno certo la mia mancanza.»
«Sai che non è vero, zio Kit. Dove vuoi che lo trovino un altro come te? Specialmente dopo che anche papà ha lasciato il servizio.»
«Beh, affari loro. E sai che ti dico? Che mi fanno gola i soldi che mi daranno
come buonuscita.»
«A chi la vuoi raccontare, zio Kit? A te dei soldi non te ne è mai importato un
fico secco.»
«Bah. Ecco l'ufficio telegrafico. Ci vediamo dallo sceriffo.»
Carson scende da cavallo, lega le redini a uno steccato ed entra nell'ufficio.
68
Lois
«Ah, buon giorno, signor Carson. Guardi che coincidenza. E' appena arrivato
un dispaccio del suo amico Tex Willer.»
«Un dispaccio di Tex?»
«Sì, signor Carson. Viene da Santa Fé. Butch lo sta trascrivendo.»
«Da Santa Fé? E' sicuro che non venga invece da Albuquerque?»
«No, no. Viene proprio da Santa Fé» risponde Buch mentre gli porge il biglietto.
Carson gli dà una rapida occhiata e, senza dire una parola, esce di corsa
dall'ufficio.
Kit sta consultando delle carte insieme allo sceriffo.
«Kit, lascia perdere quelle scartoffie e vieni con me.»
«Che ti prende, zio?»
«Ho detto di venire con me. Ti devo parlare. A proposito, sceriffo, a che ora
parte il primo treno per l'est?»
Meno di un'ora dopo sono sul treno per Albuquerque.
«Non ci posso credere. Pare che il destino se la stia prendendo con papà. Prima
William e adesso Lois. Chi credi l'abbia rapita e per quale motivo?»
«Buio completo, Kit. Posso solo fare delle ipotesi sul motivo. Qualcuno cui abbiamo pestato i piedi che si vuole vendicare.»
«Già. Di tipi così ce ne devono essere chissà quanti.»
«Per fortuna c'era pronto un treno in partenza. Non abbiamo perso troppo
tempo.»
«Ma con questo si arriva solo ad Albuquerque. Poi il treno prosegue per El
Paso. Alla stazione di Gallup non hanno saputo dirci quando ci sarà un altro
treno per Santa Fé.»
«Non importa, Kit. Santa Fé non è molto distante da Albuquerque. Nella peggiore delle ipotesi ci faremo una galoppata.»
«Per fortuna a Gallup c'era Freccia Spezzata che è partito subito per il villaggio
di Orso Macchiato. Almeno ha potuto avvisare Luna. Chissà quanto staremo via. Ma l'importante ora è pensare a papà e a quella poveretta di Lois.»
«Vedrai che tutto si sistemerà. Scommetto che quando raggiungeremo tuo padre, avrà già fatto tutto lui.»
«Dio lo voglia.»
69
Letizia
Quando arrivano a Santa Fé, fanno subito un salto dallo sceriffo.
«Sì, è venuto da me. Mi ha detto che prendeva la pista per il Glorieta Pass.»
«Uhm. Conosco il posto. Andiamo Kit. Abbiamo già perso troppo tempo.»
Saltano in sella e prendono la pista che va verso sudest, verso il passo che fu
teatro di una delle più sanguinose battaglie combattute nell'Ovest durante la
guerra di secessione.
Le tracce di Tex sono abbastanza evidenti e sono confermate da qualche segno
navajo che indica la direzione.
«Le tracce non sono molto vecchie e sono inconfondibili perché papà ha con se
un secondo cavallo che ha un ferro nuovo alla zampa anteriore destra.»
«Tracce molto facili da seguire. Tuo padre poteva anche evitare di lasciare i
segni.»
«E' strano, zio. Sembra quasi che il cavallo col ferro nuovo preceda quello di
papà, come se lui lo seguisse invece che tirarselo dietro.»
«Niente di più facile che sia il cavallo di uno dei rapitori. Magari tuo padre spera che lo conduca al nascondiglio dove i banditi tengono Lois prigioniera.»
Dopo qualche miglio notano che le tracce proseguono su un sentiero che si inerpica sulla montagna.
«A quanto pare tuo padre si è messo a fare lo scalatore.»
«Uhm. Strano.»
«Cosa c'è? Hai trovato qualcosa?»
«le tracce sono troppo confuse. Il terreno è troppo roccioso. Ma c'è qualcosa
che non mi quadra.»
«Cosa?»
«Sembra quasi che i cavalli siano aumentati.»
«Forse tuo padre avrà incontrato qualcuno.»
«No. Se così fosse le tracce sarebbero diverse. E' come se…»
Kit scende da cavallo e osserva meglio le tracce.
Poi osserva attentamente il terreno intorno e si allontana per un centinaio di
metri.
«Ora sono sicuro, zio Kit. Papà è tornato indietro ed ha proseguito per la pista
che va alle sorgenti del Pecos.»
Sale in sella e prosegue per un po' sempre osservando il sentiero.
70
Lois
«Ecco le tracce, zio. E c'è anche un segno di papà.»
«Avevi visto giusto, allora. Bene. Non perdiamo altro tempo.»
Carson e il giovane Kit si avvicinano sempre più al luogo in cui Lois è tenuta
prigioniera.
Hanno già oltrepassato il Glorieta Creek quando odono degli spari.
«Questo è sicuramente tuo padre che sta "discutendo" con i rapitori.»
«Lo credo anch'io, zio Kit. Sproniamo. Due winchester in più gli faranno sicuramente comodo.»
«Questo è certo.»
Spronano i cavalli al galoppo.
Poco più tardi sentono un'esplosione.
«Mio Dio. Cosa può essere successo?»
«Non ti preoccupare, ragazzo. Tuo padre sta giocando forte.»
«Ho un brutto presentimento, zio. Corriamo.»
Odono un colpo di winchester, un altro paio di colpi di pistola e poi più nulla.
Con il cuore in gola, Kit frusta selvaggiamente il suo mustang.
Quando arrivano in vista del Monastery Lake, Kit prende il binocolo dalla sella e
guarda la riva al lago.
Vede due banditi stesi nella polvere, vicino a una capanna e poi…
Poi vede suo padre.
Tra le sue braccia c'è il corpo insanguinato di Lois.
71
Letizia
Sono passati due mesi.
Tex è arrivato al villaggio centrale della riserva da meno di una settimana.
E' irriconoscibile.
Avete presente il ranger duro come l'acciaio e… ma sì che ce l'avete presente.
Ebbene, non esiste più.
Al suo posto c'è un uomo completamente diverso.
Non è che ne avesse tanta voglia, ma doveva raccontare quello che era successo ai suoi pard.
Dovevano tutti sapere di Mefisto e della fine che aveva fatto.
Dovevano sapere che finalmente quell'essere infernale era ritornato da dove
era scaturito.
Ha raccontato tutto.
La messinscena della morte di Lois che invece aveva ricevuto solo una piccolissima ferita al seno.
Ha raccontato di come avesse intuito poi l'accaduto.
Mefisto aveva ucciso la povera Janet e aveva drogato Lois causandole una
morte apparente.
L'aveva poi ferita leggermente e l'aveva coperta con il sangue della povera assistente.
Poi, nelle vesti del finto sceriffo, aveva trafugato il corpo di Lois, magari con
l'aiuto delle sue arti ipnotiche.
Solo in seguito ha capito perché avesse voluto occuparsi personalmente di tutto.
Gli sarebbe stato tutto più facile.
Ha raccontato poi di come Mefisto si sarebbe tradito.
La storia incredibile di Narbas e del suo ritorno dal regno delle ombre.
E la dolce visione della sua Lilyth.
La rivelazione che Lois era ancora viva.
La caccia ai complici di Mefisto e il tragico epilogo al lago.
Una storia che ha dell'incredibile.
Una storia che mette definitivamente la parola fine a quella piaga che era Mefisto.
72
Lois
Dopo l'incontro di Tex con i suoi due pard, suo figlio e il buon vecchio Carson
erano ritornati alla riserva.
Lui era rimasto.
E' tornato da poco alla riserva.
Avete presente il ranger duro come l'acciaio e… ma sì che ce l'avete presente.
Ebbene, non esiste più.
Al suo posto c'è un uomo completamente diverso.
Sente le risate dei bambini che giocano.
Vede Luna d'Argento che gli sorride tornando dal fiume con una brocca.
Vede la vita che continua.
E tutto questo gli riempie il cuore.
73
Letizia
«Allora, Kit. Raccontami un po' di questo tuo progetto. Di cosa si tratta?»
«E' semplice, pa'. Userò l'oro della montagna sacra per comprare tutti i territori
della riserva.»
«Ma i territori della riserva sono già nostri. Appartengono da sempre al popolo
navajo.»
«No, papà. Appartenevano. Ora appartengono al governo degli Stati Uniti d'America. Il popolo navajo l'ha avuti in concessione con il trattato che il nonno
Freccia Rossa ha firmato e che tu hai confermato.»
«E' vero, Kit. Ma non si tratta di una concessione provvisoria. E' per sempre.»
«Quien sabe, pa'. Basta un niente, un capriccio di qualche pallone gonfiato di
Washington e potremmo trovarci in una montagna di guai. No, papà. Comprerò
i territori. La riserva apparterrà legalmente al popolo navajo.»
«Ma il governo non venderà mai queste terre ai Navajo.»
«Ma non saranno i Navajo a comprarle.»
«No?»
«Non direttamente. Il nostro avvocato...»
«Il nostro avvocato?»
«Sì. Abbiamo un avvocato. Non lo sapevi? Ed è anche il più in gamba di tutto
l'Ovest. Ci ha consigliato di costituire una dozzina di società che poi acquisteranno i territori a lotti.»
Tex non ha parole.
«Il governo» continua Kit, «quando arriverà la prima richiesta di acquisto, si
troverà in grossa difficoltà. Da una parte un facile guadagno e dall'altra una
possibile guerra indiana. Te la immagini la loro reazione quando l’avvocato degli acquirenti, che in realtà è il nostro, gli scodellerà la soluzione già bella e
pronta?»
«E quale sarebbe?»
«Gli dirà di aver già contattato i Navajo che accetteranno a tre condizioni.»
«A tre condizioni? E quali?»
«La prima è quella di poter trattare personalmente la transazione in qualità di
legale rappresentante anche dei Navajo. E per tutte le eventuali transazioni future. Come seconda condizione, i Navajo devono poter approvare gli acquirenti. Ufficialmente perché devono conoscere l'uso che verrà fatto delle loro terre.
74
Lois
In realtà, per impedire che si crei un'eventuale concorrenza. L'ultima condizione è che ai Navajo vada una percentuale del ricavato.»
«Vi fate anche lo sconto, adesso?»
«Non si tratta certo di tirare sul prezzo, pa'. Si tratta di giustificare le grosse
somme di denaro con le quali acquisteremo pecore e longhorn in grandi quantità.»
«Vuoi diventare un grosso allevatore, Kit?»
«Non io, pa'. I Navajo. Avremo latte e carne in grande quantità. E la lana delle
pecore. I Navajo diventeranno una grande nazione ricca e indipendente. E soprattutto libera. Non avremo più bisogno dell'elemosina del governo. Vivremo
in pace e libertà sulle terre dei nostri avi, dalle quali nessuno potrà più scacciarci in virtù di qualche prezioso pezzo di carta. Il governo ha dimostrato più
di una volta in quale considerazione tiene i trattati indiani. Quei pezzi di carta
sono invece certificati di proprietà che hanno una validità molto maggiore. Sono contratti che gli "uomini bianchi" stringono tra loro. Chi non li osserva è un
fuorilegge, fuori dalla legge dei bianchi. La "loro" legge. I Navajo avranno finalmente dalla loro parte la legge dei bianchi. Ironia della sorte. I bianchi proteggeranno i Navajo contro i bianchi che recheranno loro offesa.»
«Sei sicuro che questo scherzetto funzionerà? Che nessuno scoprirà il trucco?»
«Funzionerà tutto alla perfezione. Te l'ho detto. Il nostro avvocato è molto in
gamba. Le nostre società cambieranno spesso di nome e nei contratti la firma
dell'acquirente sarà sempre diversa. Tu non immagini neanche quanti dei nostri Navajo sanno leggere e scrivere. E il nostro avvocato, che ratificherà tutti i
contratti, sarà sempre lo stesso. Alla fine, tutte le società, tranne una, si scioglieranno e cederanno a quest'ultima i territori acquistati. E sai chi saranno i
soci di questa compagnia?»
«Domanda facile. I capi di tutte le tribù navajo.»
«Esatto, papà.»
«E come la pensano, questi capi, sul piccolissimo particolare di dover profanare
la montagna sacra per estrarre l'oro?»
«Ci penserà il nostro sciamano a convincere il Consiglio dei Capi, pa’. Ha avuto
una visione del Grande Spirito che è favorevole a …»
«Una visione, eh?»
75
Letizia
«E poi non si tratta di profanazione, papà. Lo sarebbe se alla miniera lavorassero uomini bianchi. Ma così non sarà. Gli operai saranno tutti Navajo.»
«Ma i Navajo non sanno nulla di miniere.»
«Impareranno. Inoltre non ci sarà bisogno di scavare molto. L'oro si trova praticamente in superficie. E non dovremo neanche raffinarlo. Lo venderemo grezzo. Lo porterò io stesso in California. Nessuno in Arizona o nel New Messico
dovrà sospettare nulla.»
«Hai pensato proprio a tutto, Kit.»
«Vedrai che andrà tutto bene, papà.»
«Ne sono certo, Kit. Falco Nero sarà ricordato come il più grande sachem che il
popolo navajo abbia mai avuto.»
«Oh no, papà. Sono solo, diciamo, un “uomo d’affari”. E sarò anche l’ultimo
sachem. Terminata questa operazione, i Navajo non avranno più bisogno di
capi.»
«Uhm. E come ti comporterai con gli Hopi? La loro riserva è all’interno della
nostra. Coinvolgerai anche loro?»
«Non subito, però. Solo a operazione terminata. Nessuno dovrà sapere cosa
sta succedendo. Neanche gli Hopi. A suo tempo, andrò a parlare con il loro sachem Lince Grigia e lascerò a lui la decisione.»
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Lois
Tex sta riposando ad occhi chiusi.
Sente le grida dei bambini che giocano.
Un cane abbaia in lontananza.
E' la vita che continua.
Apre gli occhi.
Vede Luna d'Argento che sta lavorando intorno a un paio di pantaloni in pelle
di daino.
Strano che Kit indossi indumenti così ricercati.
Gli sembrano persino più piccoli.
Luna d'Argento sparisce nel suo wigwam.
Chiude di nuovo gli occhi.
Pensa alla sua Lois.
Pensa a quel terribile giorno di due mesi prima.
«Big Tex.»
La voce interrompe i suoi pensieri.
Big Tex.
Non gli piace essere chiamato così, ma non dice nulla.
Continua pigramente a tenere gli occhi chiusi.
«Big Tex?»
«Sì, Kit. Mi piace chiamarlo così. Big Tex from the West.»
Dì la verità, Tex.
Te la sei cercata.
«Per Giove. Non è male.»
«Non ci provare neanche, vecchio ...»
... cammello.
Ma si interrompe.
«Ok, ok. Non te la prendere.»
Poi Carson, galante come sempre, prosegue: «Sai che stai molto bene con
questo completino di daino?»
Tex apre gli occhi.
Ecco per chi erano quei pantaloni.
Gli sembravano troppo piccoli per essere di Kit.
77
Letizia
E troppo ricercati.
«Carino, vero? L'ha fatto Luna apposta per me.»
Si gira e si rigira per farsi ammirare.
Luna.
Solo Kit la chiama così.
Tutti gli altri la chiamano Luna d'Argento.
Intrigante.
«E vi piace questa deliziosa camicetta? E questi splendidi turchesi che Luna mi
ha regalato? Lo sapevate che i turchesi dell'Arizona sono quelli più preziosi? E
che ...»
«Troppo attillati.»
«Cosa?»
«I pantaloni. Troppo attillati.»
«Troppo attillati? Ma cosa vuoi intendertene tu di moda? Porti sempre quella
orribile camicia gialla. Meno male che almeno qui, tra i Navajo, indossi qualcosa di decente.»
«Si sta bene così spaparanzati, con le mani in mano, eh papà?»
«Oh ciao, Kit.»
«Ciao. Come siamo eleganti.»
Si gira e si rigira ancora.
«Me l'ha fatto tua moglie Luna.»
«La moglie del mio figlioccio è molto brava in queste cose.»
«E' vero, Kit. Ma è possibile che voi vi chiamiate tutti e due Kit? Non fate mai
confusione?»
«Veramente mai. Kit mi chiama zio, Tex mi chiama "vecchio cammello" e i Navajo mi chiamano "Capelli d'Argento."»
«Tu... tu... zoticone. Lo chiami "vecchio cammello"? Non ti vergogni?»
«Lui mi chiama "tizzone d'inferno" e "satanasso"» risponde Tex sorridendo.
«Siete... siete impossibili. Tutti e due. Per fortuna Kit non somiglia a nessuno
di voi due. Lui è carino ed educato. E non si esprime con epiteti volgari. E per
distinguerlo dallo zio lo chiamerò Falco.»
Falco.
Solo Luna d'Argento lo chiama così.
78
Lois
Tutti gli altri lo chiamano Falco Nero, oppure Kit.
Piccola peste.
«Allora, cosa dice il gran consiglio? Hai fatto colpo?»
Luna d'Argento arriva sorridendo.
«Credo di sì. Hai fatto un bel lavoro» le risponde Kit.
Le passa teneramente il braccio intorno alla vita e la bacia sulla guancia.
«Ma guardateli che teneri. Sembrano due piccioncini. Sì, invece che un Falco
ora sembra proprio un tenero piccioncino.»
«Piccioncino. Sì, mi piace. D'ora in poi ti chiamerò Piccioncino.»
«Ma Luna...» balbetta Kit.
«Ma solo nell'intimità» prosegue interrompendolo Luna d'Argento.
«D'accordo, d'accordo. Ma anche la moglie di Gengis Khan, ci giurerei,» prosegue dopo aver notato l'occhiataccia di Tex, «nell'intimità lo chiamava "mio bel
Temucin".»
«Gengis Khan? E chi è? E cos'è un temucin?»
«Gengis Khan era un condottiero mongolo che ha conquistato gran parte
dell'Asia circa 700 anni fa, zio Kit. Temucin era il suo vero nome.»
«Vedete? Avevo ragione. Falco, oltre che essere un ragazzo a modo, è anche
molto erudito, come si conviene a un vero gentleman.»
Avete presente il ranger duro come l'acciaio e… ma sì che ce l'avete presente.
Ebbene, non esiste più.
Al suo posto c'è un uomo completamente diverso.
"E' proprio vero" pensa Tex.
"Se non scatenerà prima una guerra indiana, questa benedetta ragazza porterà
una ventata di gioia in tutta la riserva."
A Tex poco importa se lei rimarrà per sempre al villaggio centrale o se, prima o
poi, vorrà far ritorno ad Albuquerque.
Quello che gli interessa veramente è che adesso è insieme a lei e che ci resterà
per sempre.
E si domanda cosa farebbe il grande Tex dell'Ovest senza la sua dolce, piccola
signora dell'Est.
79
Letizia
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Con questo romanzo termina la lunga storia
di Tex, rivisitata da Letizia, iniziata con
“L’Aquila contro la Tigre”, il primo dei romanzi della trilogia “I Navajo”.
Qualcuno (si dice il peccato ma non il peccatore) mi ha battezzato “Letizia killer” perché mi diletto a uccidere i personaggi principali.
Mai accusa fu più infondata.
Mai accoppato nessuno dei “buoni”.
Solo qualche cattivo.
E solo i cattivi minori.
Voi direte: non è vero, hai ammazzato anche cattivi famosi.
E invece è vero.
Il cattivo per eccellenza in realtà era già
morto da un pezzo, io ho solo rimesso le
cose a posto, come stavano prima.
Ma un’obiezione fondata qualcuno la farà.
Qualcuno che ha avuto la pazienza di leggere tutti i miei lavori.
Da qualche parte c’è una grande assenza.
E’ vero.
Alla fine qualcuno dovevi farlo sparire, Letizia.
Potrei ribattere dicendo che semplicemente
non ne ho fatta menzione per non rovinarvi
la sorpresa (tutti i miei romanzi sono pieni
di sorprese).
Ma no.
Questa volta dirò la verità (ma, a dire il vero, ho sempre detto il vero).
Semplicemente, il romanzo incriminato è
cronologicamente precedente e il personaggio in questione non aveva ancora fatto capolino nella mia capoccia.
Se non avete capito un’acca in tutto questo,
non preoccupatevi.
L’ho fatto per il vostro bene.
Sempre per il solito motivo: per non rovinarvi la sorpresa quando vi deciderete a riempire le vostre lacune letterarie.
Diciamo solo, per i fedelissimi che sanno di
cosa sto parlando, che il personaggio in
questione era assente a causa dei suoi numerosissimi viaggi a Philadelphia.
Insomma, non c’era mai.
Per tutti quanti c’è poi un velocissimo epilogo.
Tex tornerà ad Albuquerque, dove costruirà
una casa dalle pareti bianche nei dintorni
della città.
Luna d’Argento darà alla luce un figlio maschio che porterà il nome del celebre nonno.
Il piano di Kit sarà un successo.
Kit lascerà i Navajo e andrà a vivere con
moglie e figlio dal padre, nella grande casa
dalle pareti bianche.
Kit Carson e Tiger Jack li seguiranno.
Luna d’Argento qualche anno dopo darà alla
luce il suo secondo figlio il cui nome sarà
Tiger Jack.
Tutto questo vi ricorda qualcosa?
I romanzi di Letizia, in ordine di pubblicazione, sono:
1. L’Aquila contro la Tigre
2. Due Amori
3. La luce nelle tenebre
4. L’urlo del Falco
o I Navajo (*)
5. I due fratelli
6. Il figlio di Tex
7. Lois
(*) I Navajo non è un romanzo vero e proprio, ma un’antologia che riporta, con una breve introduzione, i romanzi della trilogia: L’Aquila contro la Tigre, La Luce nelle tenebre e L’urlo del
Falco.
pablonet
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Questa che vi racconto è la storia vera
sentita ad un bivacco a tarda sera
con una tazza di caffè bollente
davanti al fuoco che arde lentamente.
Narra di un desperado sempre in sella
che poi divenne ranger con la stella.
Portava i jeans e la camicia gialla
e aveva un brontolone come spalla.
In sella al suo cavallo ha galoppato
ed ogni torto lui ha raddrizzato.
Lui prese una Navajo come sposa
che visse però un giorno come una rosa.
Vennero giorni poi senza domani
e il figlio che cresceva con gli indiani,
che diventarono per lui come fratelli
e il Tigre il più fedele era tra quelli.
Nero il suo vestito e il suo cappello,
gli diedero poi un nome, il più bello:
l'Aquila che afferra tra i suoi artigli
nel buio della Notte senza impigli.
Un mago ed un indù tra i suoi nemici,
dal Messico all'Alaska i suoi amici.
Gli uni lo accoglievan con rispetto
ma gli altri con il dito sul grilletto.
Questa che hai ascoltato è la sua ballata.
Qualcuno senza voce l'ha suonata.
Le note sai davvero erano belle
e il vento le portò là sulle stelle.
Le note sai davvero erano belle
e il vento le portò là sulle stelle.
Se la si vuole cantare,
la Canzone di Marinella di De André
si adatta alla perfezione
pablonet