le teorie di riferimento

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le teorie di riferimento
Master in Mediazione
Familiare
Scuola La Tecnica
Benevento
Lo sfondo teorico e
sperimentale della teoria
dell’attaccamento
Virna D’antuono
Lo sfondo teorico e sperimentale della teoria
dell’attaccamento
Bowlby, uno dei principali autori che ha maggiormente contribuito alla
formulazione della teoria di attaccamento, ha attinto da due corpus
teorici:
• Psicoanalisi
• Etologia
La Psicoanalisi offriva due differenti descrizioni del rapporto
madre-figlio:
• Teoria Pulsionale: il legame che unisce la madre al bambino è la
libido o energia fisica. Il bambino appena nato vive in un mondo
solipsistico di “narcisismo primario”, nel quale sperimenta una
crescita di tensione. La figura di accudimento, principalmente la
madre, rappresenta il veicolo di scarica di questa libido. Pertanto, se
lei è assente, cresce la tensione non scaricata, che il bambino
percepisce come angoscia.
Bowlby definisce questa teoria delle relazione di “amore tipo madia”
madia”: un
amore interessato al soddisfacimento esclusivo delle pulsioni.
Nella rivisitazione della teoria da parte di Freud, nonostante rimanga il
concetto di soddisfacimento di un bisogno fisiologico, s’introduce
l’angoscia da separazione, reale o minacciata che verrà sviluppata
da……
• Teoria delle relazioni oggettuali: secondo Melanie Klein il
bambino ha legami psicologici, così come fisiologici, con la madre ed il
suo seno fin dalla nascita. Il seno che soddisfa, nutre, dà calore, è il
prototipo dell’oggetto buono; mentre il seno assente, rifiutante, vuoto, è
l’oggetto cattivo, contenente sia le reali mancanze nella relazione con la
madre sia le reazioni del bambino piccolo a mancanze proiettate nel
cattivo seno e attribuite ad esso.
Molte affinità di pensiero si riscontrano negli scritti di Bowlby e
Winnicott, dovute all’influenza su entrambi di Darwin e dall’analista
comune, Joan Riviere che aveva una filosofia solidamente
interpersonale.
Winnicott postula un ambiente contenitivo (holding) che viene fornito
dalla madre, nel quale, sulla base della sua preoccupazione materna
primaria, ella può provare empatia con i bisogni ed i desideri del figlio
che cresce.
Un holding sufficientemente buono porta all’integrazione della
personalità del bambino, alla continuità del seguitare ad essere,
che prefigura l’idea di Stern della linea di continuità che è il
germe del senso di un sé coerente.
Winnicott visualizza “due madri” nei primi mesi di vita: la
prima, madre-ambiente, protegge il bambino dalle violazioni
esterne e gli rende gradualmente possibile la costruzione di un
Io autonomo.
All’interno del contesto creato dalla madre-ambiente, il
bambino si relaziona con la madre-oggetto che può essere
amata o odiata.
Il modo in cui la madre risponderà avrà conseguenze a lungo
termine: un’eccessiva intrusività può essere traumatica come
l’incuria ed entrambe possono portare a mosse difensive come
l’auto-contenimento, la disintegrazione e lo sviluppo di un falso sé.
La madre non può rispondere in tutte le circostanze in maniera perfetta
quindi ci saranno discontinuità, intervalli e rotture nelle cure materne.
Tuttavia alle risposte cariche di aggressività e di rabbia, la madre
sopravvive, continua ad amare il figlio e ristabilisce l’equilibrio.
In tal modo il bambino si rende conto che la madre che lo delude è la
stessa che lo ama. Rabbia, aggressività, sensi di colpa e di angoscia
unitamente alla gratitudine ed alla riparazione strutturano la complessità
del bambino.
Anche Bowlby ritiene che la madre buona può tenere testa agli attacchi
aggressivi del figlio e queste esperienze precoci portano alla costruzione
di un assetto mentale nella vita successiva nei quali i sentimenti possono
essere espressi e metabolizzati ed i conflitti possono essere risolti con
successo.
Pertanto, sia Bowlby che Winnicott vedono i semi della patologia
nei fallimenti dell’holding ambientale.
CONFRONTI tra PSICOANALISI ed IL PENSIERO
BOWLBIANO
Bowlby ritiene che Freud e Klein non sono riusciti a cogliere
nell’attaccamento madre e figlio un legame a sé stante, ma lo hanno
ritenuto un istinto derivato dalla nutrizione e dalla sessualità infantile.
Per Bowlby, infatti, l’ ATTACCAMENTO è un “sistema motivazionale
primario” con i suoi modi di operare ed interfaccia con altri sistemi motivazionali.
Secondo Bowlby gli psicoanalisti sottovalutano le minacce ambientali,
dando invece molta importanza alla proiezione di pericoli “interni”
(per es. sentimenti di rabbia o di odio) in un ambiente neutro o
benevolo.
E’ critico, inoltre, rispetto al quadro psicoanalitico dello sviluppo della
personalità nel quale tutte le fasi (orale, anale, fallica, genitale) si
susseguono in modo lineare.
Bowlby contrappone al modello homunculare di Freud, nel quale
ogni stadio è predeterminato secondo un piano di sviluppo
preesistente, un modello epigenetico, nel quale sono possibili
diverse linee di sviluppo dovute all’interazione tra l’organismo e
l’ambiente.
Sebbene il bambino dimostri una propensione a formare
attaccamenti, la natura e le loro dinamiche dipenderanno
dall’ambiente genitoriale al quale è esposto.
Sia i kleniani che Anna Freud e i suoi seguaci notarono
l’allontanamento di Bowlby dai principi fondamentali analitici,
ridimensionando drasticamente l’importanza del mondo
fantastico interno, complesso edipico e la sessualità infantile.
La teoria etologica
L’etologia è lo studio del comportamento di una specie nel suo
ambiente naturale che risulti significativo dal punto di vista
evoluzionistico e si fonda sugli studi basati sull’osservazione e sulla
sperimentazione in laboratorio.
L’etologia cominciò ad esistere come disciplina a sè stante nel 1930
con gli zoologi europei Konrad Lorenz e Niko Tinbergen ed ha
influenzato gli studi sul comportamento in Europa e negli Stati
Uniti.
I citati Autori sostenevano che il controllo biologico può essere
visto non solo nei comportamenti innati acquisiti durante
l’evoluzione, ma anche nella predisposizione verso certi tipi di
comportamenti.
La predisposizione ad apprendere comprende i periodi di sensibilità o
periodi critici e i periodi di capacità di apprendimento generali e specifiche.
I periodi di sensibilità sono periodi specifici in cui gli animali sono
biologicamente pronti ad imparare un nuovo comportamento. In questi
periodi l’animale è particolarmente sensibile a certi stimoli ed ha dei
comportamenti particolarmente suscettibili alla modificazione.
L’esempio più noto è tratto da Lorenz, il quale sosteneva che “una papera
che aveva avuto l’imprinting da un lampo di luce non può averlo dalla
madre vera se questa compare per la prima volta alla fine del periodo di
sensibilità”.
Quindi, durante il periodo di sensibilità il piccolo impara a seguire uno
stimolo ed arriva a preferirlo grazie al fenomeno del suddetto imprinting, il
quale viene acquisito senza alcun rinforzo.
Il periodo di sensibilità è a favore dell’idea che le prime esperienze sono
particolarmente importanti per il comportamento adulto, come suggerito
da Freud e dai ricercatori della prima infanzia.
Sia la maggior parte delle teorie stadiali (Piaget, Erikson) che quelle non
stadiali utilizzano il concetto di prontezza, ossia che il bambino ha più
probabilità di imparare da un’esperienza se questa viene vissuta al
momento ottimale.
L’approccio etologico di Bowlby
A Bowlby si riconosce l’introduzione e l’elaborazione di principi etologici
nella psicologia dello sviluppo. La teoria dell’attaccamento di Bowlby include,
infatti, molte caratteristiche della teoria generale dell’etologia, giungendo ad
elaborare quattro principi per spiegare lo sviluppo della predisposizione del
neonato verso gli esseri umani e l’attaccamento ad un adulto accudente:
• la tendenza innata a guardare le cose in movimento ed avere una preferenze
per certi tipi di forme;
• l’apprendimento per esposizione, grazie al quale il bambino impara a
distinguere le cose familiari da quelle estranee;
• la tendenza innata ad accostarsi alle cose familiari ed a ritrarsi da quelle
estranee;
• la retroazione dei risultati, grazie alla quale una sequenza comportamentale
viene rinforzata quando è seguita da certi risultati ed indebolita quando è
seguita da altri.
Un altro modo con cui la biologia controlla indirettamente il
comportamento si rintraccia nelle capacità di apprendimento generali e
specifiche.
Il patrimonio genetico include, particolarmente negli esseri umani,
una capacità generale impressionante di imparare dall’esperienza.
Gli esseri umani sono educabili e molto adattabili. Lorenz riteneva gli
esseri umani “specialisti nella non specializzazione” (1959).
Pertanto, siamo evoluti fino ad avere un sistema nervoso centrale
capace di un pensiero flessibile che ci permette di adattarci ad un
ambiente in trasformazione.
Tale capacità specifiche di apprendimento riflettono sul fatto che un
organismo non impara qualsiesi cosa con la stessa facilità, ma presenta
le predisposizioni ad imparare.
Una nota interessante dell’apprendimento animale proveniente dagli
studi di Lorenz riguarda la difficoltà a cambiare un comportamento
appreso, divenuto abitudine.
L’approccio etologico di Bowlby si fonda su due assunti di
base:
• Bisogno di legame: alla nascita il bambino è dotato di un
insieme di segnali e di risposte che obbediscono a schemi
innati e che costituiscono il comportamento di attaccamento.
Il bambino segnala la necessità di contatto attraverso il pianto,
l’irrequietezza o il sorriso che inducono una risposta da parte
dell’adulto.
Il bambino sente la necessità di mantenere uno stretto contatto
e lo regola attraverso gli schemi innati che si attivano
autonomamente nel momento in cui avverte una minaccia al
bisogno di legame.
• Importanza dell’ambiente:
affinchè gli schemi istintivi si
attivino è necessario che ci sia una risposta da parte degli adulti.
Se non c’è una risposta adeguata, lo schema di attaccamento si
atrofizza o si devia con un grave danno per lo sviluppo
psicologico successivo.
Secondo Bowlby, il comportamento genitoriale ha forti radici
biologiche, ma le caratteristiche peculiari con cui tale
comportamento si manifesta in ciascuna persona dipendono
dalle loro esperienze relative all’infanzia, all’adolescenza, alla fase
prematrimoniale e matrimoniale, ai rapporti con ogni singolo
bambino.
Un ulteriore contributo alla Teoria dell’Attaccamento proviene da
…..
Mary Ainsworth e la Strange Situation
La Ainsworth ideò la Strange Situation nei tardi anni ‘60
come parte dei suoi studi sull’interazione madre-bambino
nel primo anno di vita. Aveva lavorato con Bowlby negli
anni ’50, si era poi trasferita in Uganda dove aveva fatto
studi naturalistici sulle madri con i loro piccoli per poi
stabilirsi a Maryland.
Influenzata dalla teoria dell’attaccamento era interessata
alla relazione tra l’attaccamento e il comportamento di
esplorazione nei bambini piccoli e voleva ideare una
procedura di accertamento standardizzata per le madri ed i
loro bambini che potesse essere sia naturalistica che
valutabile in modo affidabile.
La Strange Situation (Ainsworth, Blehar, Waters, Wall, 1978) consiste in una
seduta di venti minuti nella quale la madre ed il suo bambino di un anno
vengono introdotti in una stanza da gioco con uno sperimentatore.
Alla madre viene richiesto di lasciare la stanza per tre minuti e di tornare,
lasciando il bambino con lo sperimentatore.
Dopo il ritorno della madre e la riunione con il bambino, sia la madre che
lo sperimentatore lasciano la stanza per tre minuti, lasciando il bambino
da solo.
La madre ed il bambino si riuniscono poi ancora una volta.
L’intera procedura è videoregistrata e classificata in base alle reazioni del
bambino riguardo alla separazione ed alla riunione della madre.
L’obiettivo è mettere in luce le differenze individuali quando si ha a che
fare con lo stress da separazione.
Pertanto, i teorici dell’attaccamento, attraverso una lunga gestazione
dovuta ai contatti ambivalenti con la psicoanalisi e con l’etologia,
giunge a formulare importanti aspetti sulle relazioni primarie.
Bowlby concepiva la sicurezza individuale come un prodotto della
capacità di essere in relazione. Tale sicurezza si raggiungeva attraverso
un legame accessibile e responsivo con i caregivers.
Lo stesso bambino può essere sicuro con un genitore ed insicuro con
l’altro oppure potrebbe suscitare differenti risposte dalla medesima
persona.
I modelli di relazione non sono semplicemente dettati da una
successione di esperienze definite esternamente; essi riflettono
costellazioni persistenti di convinzioni circa le relazioni che sono
divenute impresse interiormente nel mondo del bambino e che
persistono nel tempo.
Queste matrici di assunzioni sono definite da Bowlby “modelli
operativi interni”: schemi relazionali che il bambino ha costruito in
base alla sua lettura delle esperienze sociali passate e sui quali si
basano per essere guidati nelle loro azioni attuali con gli altri.
Il bambino si costruisce un modello di come operano le relazioni
intime e come vengono utilizzate nella vita di tutti i giorni.
Esse sono la base delle azioni in situazioni relative all’attaccamento e,
in linea di massima, vengono messe in discussione solo da esperienze
significative successive.
Dato che l’ambiente in cui il bambino cresce rimane relativamente
stabile nel tempo e reciprocamente rinforzante, i modelli sono
costrutti relativamente stabili che operano al di fuori della
consapevolezza, guidano il comportamento nelle relazioni con i
genitori ed influenzano le aspettative e le strategie così come il
comportamento nelle relazioni successive.
Nell’infanzia, i modelli e le rappresentazioni di attaccamento sono
soggetti ad un cambiamento soltanto se c’è un corrispondente
cambiamento nella qualità delle interazioni genitore-bambino.
Bowlby ha ipotizzato che il cambiamento nei modelli di
attaccamento potrebbe insorgere più tardi conseguentemente
all’influenza esercitata dalle esperienze emotive successive e dalle
capacità di autosservazione.
Questa combinazione di eventi potrebbe permettere all’individuo
di riflettere e di reinterpretare il significato delle esperienze
passate e presenti.
Sebbene di matrice psicoanalitica, l’idea di modello operativo interno
si avvicina molto a quella espressa dalla terapia cognitiva (Beck et al.,
1979): il bambino in fase di sviluppo costruisce una certa quantità di
modelli di se stesso e degli altri basati su pattern ripetuti di esperienze
interattive.
Questi “assunti di base” (Beck, 1979) o “rappresentazioni delle
interazioni che sono state generalizzate” (Stern, 1985) o “modelli di
relazioni di ruoli” e “schemi sé-altro” (Horowitz, 1988) formano dei
modelli rappresentazionali relativamente fissi che il bambino usa per
predire il mondo e mettersi in relazione con esso.
Questi assunti, essendo modalità di interpretazione di sé e degli altri
assumono importanza per il senso di continuità e di coerenza interna;
pertanto appaiono stabili e duraturi.
Un bambino con un attaccamento sicuro immagazzinerà un
modello operativo interno di una persona che si prende cura di lui,
sensibile, amorevole, affidabile e di un sé meritevole di amore e di
attenzione e porterà tali assunti ad influire su tutte le altre relazioni.
Un bambino, al contrario, che ha strutturato un attaccamento
insicuro può vedere il mondo come un posto pericoloso nel quale
le altre persone devono essere trattate con grande precauzione e si
considererà come incapace e non meritevole di amore.