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24/03/16, 09:58
giovedì 24 marzo 2016 – CULTURA – Pagina 47
LA TESTIMONIANZA. Raffaini presenta il suo libro il 31 da Rinascita
Il coraggio di risorgere
da giudizi e difficoltà
Piera Maculotti
«Amo troppo la vita per riuscire a viverla»: dall'incubo della droga alla rinascita familiare
Valle Camonica, in alto, tra l'Oglio e le montagne. Un paese come
un altro; un bambino, sensibile e insicuro come altri. Poi una storia
diversa, cupa e dolorosa come poche. La timidezza infantile si
gonfia di tristezza, si fa inquietudine adolescenziale, poi rabbia
ribelle. Un vuoto esistenziale che esplode distruttivo e - per Lorenzo
Raffaini - è la «squallida penosa vita del tossico» a imporsi e
calpestare tutto.DROGA, tutte le droghe possibili; sballi, incidenti,
amici morti. Soldi, tanti soldi; subito. Furti, rapine, fughe; fermi e
arresti; il carcere, le comunità; altre fughe, false identità... La spirale
si avvita e soffoca. «Solo dolore e macerie»: questo vede Lorenzo,
a 30 anni, tra le sbarre del carcere di Verziano. E poi? Poi la
pessima storia ha un lieto fine. Un nuovo inizio: dopo anni e anni di
buio e malefatte (inferte e subìte) il drogato volta pagina. Ora ha
famiglia, è padre, lavora. Una vita nuova, di nuovo là tra i monti e
l'Oglio, a Malonno.Ma il passato non è alle spalle. Anzi, è lì davanti,
ben visibile a tutti, squadernato nelle 355 pagine di un libro edito da
Bompiani. «Amo troppo la vita per riuscire a viverla», che sarà
presentato il 31 marzo alle 17.30 alla libreria Rinascita, è un Lorenzo Raffaini
romanzo-verità assai atteso dopo che Raffaini - nel Talent di Rai 3
Masterpiece - è risultato tra i pochi eletti alla pubblicazione nazionale. Una bella vetta per chi, col
diploma di terza media, non ha velleità letterarie; piuttosto l'urgenza (liberatoria? catartica?) di raccontare
l'amara avventura. «Un percorso verso l'autodistruzione», scrive nella prefazione Andrea De Carlo,
narrato «senza omettere alcun dettaglio, per quanto imbarazzante o umiliante».Una storia senza veli;
una verità cruda cercando di spogliarsi da remore e paure, di «vincere la vergogna che tutti noi abbiamo
del giudizio degli altri», dice Lorenzo. Che, fin da ragazzo, alla penna affida la sua pena, incertezze e
malinconia. E dopo il lungo incubo della droga la scrittura si fa cura e «introspezione, per cercare di
capire dove e che cosa avevo sbagliato nella vita», confessa l'autore, ora impegnato soprattutto in
attività di prevenzione coi giovani e le scuole.«Le nuove droghe purtroppo portano sempre più alla
deriva, sono costruite in modo da inibire qualunque emozione dell'essere umano; e si arriva a compiere
gesti orribili».Da qui - dal piano delle emozioni - bisogna ripartire. Dal dialogo tra genitori e figli, dalla
comprensione vera. Cercando di «far capire ai ragazzi che chi ama la vita la vive, nella gioia e nel dolore,
superando le delusioni, risorgendo dalle difficoltà. Personalmente devo molto a mia moglie che ha
creduto in me quando nemmeno io ci credevo più». E poi c'è l'amore per i figli: «Sono la luce che illumina
i sogni. E per andare avanti bisogna sempre avere dei sogni da inseguire».o
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