Ambasciata d`Italia a Mosca Rassegna della stampa russa

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Ambasciata d`Italia a Mosca Rassegna della stampa russa
Ambasciata d’Italia a Mosca
Rassegna della stampa russa Traduzioni
15 settembre 2014
Saper leggere il cinese - La Cina potra’ davvero sostituire l’Occidente per la Russia?
Le sempre piu’ percepite le sanzioni occidentali spingono le autorita’ e le imprese russe, in
una maniera anche dimostrativa, a rivolgersi verso l’Asia Sud Orientale e la Cina in
particolare. Tolti ogni limite e restrizione nei riguardi degli investitori cinesi. Visite, riunioni
di consiglio, consultazioni propongono ai cinesi diversi progetti di collaborazione. Tuttavia
le autorita’ cinesi, pur disposte a cogliere l’occasione, evidentemente non vorranno fare
regali a nessuno. Quindi le attese di Mosca possono risultare troppo alte.
Nonostante la crescita impetuosa dell’economia cinese e la frontiera multo lunga in
comune con la Russia, e la diplomazia delle materie prime cui fa uso in maniera attiva
nelle relazioni internazionali, nei primi anni 2000 i grandi progetti congiunti erano ancora
piuttosto rari. La prima transazione di una certa importanza e’ stato l’accordo di Rosneft
con la CNPC, sottoscritto nel 2004, sulla fornitura di 48 milioni di tonnellate di petrolio.
All’epoca Rosneft ha avuto un anticipo di 6 miliardi di dollari che in un secondo momento
ha voluto utilizzare per pagare le attivita’ di Yukos. Sempre in quel periodo e’ stato
raggiunto l’accordo relativo alla costruzione dell’oleodotto dalla Siberia Orientale verso il
Pacifico (VSTO, messo in esercizio nel 2010), come pure messe le basi per l’incremento
successivo delle forniture del petrolio. Per tanto tempo era Rosneft ad avere la leadership
nello sviluppo delle relazioni con la Cina, mentre l’attuale AD del gruppo Igor Secin era
considerato curatore del comparto. Nel 2006 la Sinopec ha avuto l’autorizzazione di
diventare partner di Rosneft nell’Udmurtneft, nonostante un approccio molto duro delle
autorita’ russe verso l’accesso degli stranieri ai giacimenti di importanza strategica. Nel
2007 Sinopec, sempre assieme a Rosneft, ha partecipato al progetto di valorizzazione del
modulo Veninskij sulla piattaforma di Sakhalin.
Ma oltre alla partnership con Rosneft negli altri progetti importanti gli investitori cinesi
erano presenti ben poco. E’ emblematico per il livello dei contatti d’affari il fatto che fino
all’autunno 2007 l’unico istituto di credito cinese che avesse una societa’ controllata in
Russia era the Bank of China, poi vi si e’ aggiunta la ICBC, e solo nel 2013 e’ arrivata la
China Construction Bank. E tutte le tre sono nella parte da duecento in giu’ in termini di
ammontare del capitale nella classifica degli istituti di credito operanti in Russia.
La fase successiva di avvicinamento si e’ realizzata dopo la crisi finanziaria. Sullo sfondo
dell’instabilita’ delle economie occidentali i funzionari russi hanno per la prima volta tirato
fuori il discorso di eventuale passaggio nei pagamenti reciproci al rublo e alla moneta
cinese, come anche dell’uso dello yuan in qualita’ di valuta di riserva. Pero’ nel periodo
2009-2012 nei riguardi degli investitori cinesi esistevano delle barriere che ne riducevano
notevolmente le opportunita’ a confronto con quelle degli investitori UE. I cinesi per molto
tempo non riuscivano ad ottenere nessuna quota in nessun grande giacimento terrestre
del gas. Erano in vigore i divieti, pur non ufficiali, per societa’ miste russo-cinesi nella
meccanica, nell’industria delle macchine utensili, e nell’automobile. Si raccomandava a
AvtoVAZ, GAZ e KamAZ di non accettare eventuali progetti di collaborazione con i cinesi,
per il pericolo che questi facessero presto a conquistarsi il mercato interno. Nei settori
dell’industria estrattiva, specie nelle zone dell’Estremo Oriente, il rischio maggiore era
quello di rimanere sopraffatti dalla mano d’opera cinese. Alcuni progetti si frenavano
perche’ non si trovava accordo sulle quote nel capitale sociale.
I primi segnali del cambiamento del clima sono arrivati nella primavera 2013: Rosneft ha
firmato con CNPC un contratto di 25 anni sulla fornitura del petrolio per un totale di 270
miliardi di dollari. Poi Novatek ha venduto alla CNPC una quota del 20% nella Jamal SPG.
Un anno fa con l’accrescere della tensione attorno all’Ucraina la tendenza ha continuato a
rafforzarsi. «L’Europa ci sta voltando le spalle, non possiamo trovare accordo su nessuna
delle questioni in oggetto, - diceva al nostro cronista nell’ottobre 2013 il co-titolare di
Novatek Gennadij Timchenko, che poco dopo e’ diventato Presidente del Consiglio d’affari
russo-cinese. – Quindi se non c’e’ niente da fare, perche’ dobbiamo sbatterci la testa?
Voltiamoci pure noi e vediamo quali sono le possibilita’ di collaborazione con i colleghi
cinesi» Poco prima la Chengdong Investment Corporation aveva ottenuto il 12,5% al
capitale di UralKalij, e alla fine dell’anno la Shenhua e l’En+ hanno costituito una jointventure Razrez Ugol con la licenza di operare sul giacimento Zasciulanskoje nella zona
del lago Bajkal (con oltre 250 milioni di tonnellate di carbone).
Il punto cruciale lo ha segnato la visita di Vladimir Putin in Cina, avutasi dopo la seconda
ondata delle sanzioni occidentali. L’evento principale e’ la firma del contratto di fornitura
del gas per oltre 400 miliardi di dollari dopo una trattativa durata quasi dieci anni. Si dice
che vi sarebbero state fortissime pressioni su Gazprom per dimostrare all’UE come si
potesse giungere alla riduzione delle forniture del gas. Secondo i nostri contatti, all’epoca
si trattava proprio di questo – dimostrazione e non svolta decisiva. Eppure, man mano che
le sanzioni diventavano piu’ forti, l’obiettivo di fare della Cina un’alternativa all’UE e’
entrato nell’ordine del giorno. Ri-orientare l’export del petrolio e del gas, ricercare nuove
fonti di investimenti e tecnologie, il cui accesso e’ limitato dalle sanzioni.
Si sta realizzando il progetto di ampliamento dell’oleodotto VSTO fino a 80 milioni di
tonnellate per l’anno 2020, il che in via teorica dovrebbe permettere di rinunciare alle
forniture del petrolio in oleodotti verso l’Europa. Gazprom sta accelerando la trattativa sul
percorso ovest delle forniture del gas in Cina, cosa che con l’ampliamento del percorso est
e considerato il GPL per gli incassi puo’ sostituire le forniture nell’Europa Occidentale. Per
sostituire gli investimenti europei si pensa di invitare i cinesi a entrare nei grandi progetti
nella Federazione Russa e farsi ampliare le possibilita’ di credito finanziario nella stessa
Cina. Meccanismo chiave dovra’ diventare la Commissione intergovernativa per i progetti
d’ investimento che co-presiedono il Primo Vice Presidente del Consiglio russo Igor
Shuvalov e il Primo Vice Presidente del Consiglio cinese Gian Gaoli (membro
permanente del Bureau Politique e numero sette nella gerarchia cinese). Lavorera’
parallelamente alla Commissione intergovernativa e al Dialogo dell’energia strategico. La
costituzione della nuova commissione sarebbe stata concordata nel quadro del colloquio
fra i Presidenti Putin e Xi Jinping nel maggio scorso a Shanghai. Alla prima riunione il 9
settembre a Pechino le parti hanno concordato una lista di 32 progetti d’investimento per
un totale di 20 miliardi. Eppure il problema piu’ grave che e’ quello dei finanziamenti per
ora non e’ stato risolto. I nostri contati nelle banche russe sono piuttosto scettici sulla
possibilita’ di trovare una sostituzione al capitale occidentale con quello asiatico. Lo stesso
Shuvalov riconosce che sarebbe sbagliato pensare che «se un mercato si chiude se ne
apre uno nuovo immediatamente». La Russia comunque e’ pronta a costruire
un’infrastruttura finanziaria congiunta: sarebbe nei programmi far arrivare, in grande stile,
sul mercato russo, il sistema di pagamenti cinese UnionPay, creare un sistema
interbancario analogo a quello SWIFT e incrementare i pagamenti reciproci in monete
nazionali.
La situazione meno chiara e’ quella che riguarda le tecnologie. Fino a qui la Russia si
considerava fornitrice di queste alla Cina, con i pionieri come Rosatom e la Joint Stock
Company «United Aircraft Corporation» (UAC). Ora pero’ a causa delle sanzioni la Russia
non ha piu’ accesso alle tecnologie doppio uso, all’estrazione del petrolio di schisto e ai
lavori sulla piattaforma. Quindi una sostituzione a questi potrebbero essere cinese. Si dice
che i cinesi abbiano una buona esperienza nel settore degli schisti, e del petrolio a difficile
estrazione, ma per la piattaforma, specie dell’Artico, forse no. «Non pensiamo neanche a
cosa dovremo affrontare se l’UE e il Giappone volessero adottare la posizione altrettanto
rigida quanto quella degli USA», - dice un nostro contatto che conosce come vanno i lavori
sulla piattaforma. «Se nell’Artico vengono i cinesi sara’ tutt’un’altra storia, un’altra
economia e altri rischi», - conferma il collaboratore di una fra le piu’ grandi societa’ di
consulenza occidentali.
Tuttavia le attese della Russia riguardo ai programmi dei cinesi, cogliendo l’occasione
della crisi ucraina, entrare nelle attivita’ russe nel settore estrattivo, pagandovi un buon
prezzo, possono risultare infondate. Secondo un nostro contatto a Pechino gli investitori e
gli istituti di credito cinesi considerano ogni progetto di investimenti con estrema prudenza.
Il motivo – una serie di trasformazioni in atto nella Cina stessa.
Secondo quanto fa presente Erica Downs di Brookings (ex analista capo alla CIA per le
questioni dell’energia cinesi), nell’ultimo anno le societa’ dell’energia sono diventate
estremamente prudenti nei riguardi di investimenti stranieri, e le banche sottopongono
ogni progetto a un severissimo controllo. Tutto cio’ sullo sfondo di una vasta campagna di
purghe anticorruzione avviata dall’attuale Presidente Xi Jinping. […]
Fra gli arrestati e’ finito anche Xian Xemin che nel 2009 aveva firmato l’accordo con
Rosneft. E’ in atto una massiccia campagna di controlli delle attivita’ di credito. «Decine di
persone sono finite dietro le sbarre, altre in fuga. Quelli che rimangono prima di mettere la
propria firma ci pensano dieci volte», confessa il collaboratore di una banca statale
cinese.
[…]
Altrettanto conservatore e’ l’approccio degli investitori cinesi privati. […] Le proposte russe
sono considerate quasi con disinteresse.
«Poco chiara la giurisdizione, troppi rischi, previsioni che peggiorano», - questo e’ il parere
di un cinese che aveva preso parte a numerosi incontri promozionali organizzati dai russi.
[…]
Le ricchezze naturali russe fanno impressione, si’, dice l’amministratore di Eurasia Capital
Sergio Maen di Hong Kong, ma in termini pratici la Russia «dovra’ faticare tanto per
dimostrare di poter essere affidabile, chiara e prevedibile».
Autori: Yurij Barsukov, Alexander Gabujev
Traduzione: Sergey Bulekov
Russia Unita vince le elezioni alle comunali e quelle dei sindaci
Il Leader di Russia Unita Primo Ministro Dmitrij Medvedev ha definito i risultati del suo
partito come «molto buoni». L’opposizione di nuovo non e’ contenta della data delle
votazioni.
Tutti i 30 governatori ad interim risultano in testa alle elezioni. Uno dei risultati piu’ alti lo ha
ottenuto Rustem Khamitov, governatore ad interim di Bashkortostan, quello piu’ basso –
Alexander Berdnikov nella Repubblica di Altaj.
Non ci sara’ nessun ballottaggio alle elezioni dei governatori, anche se prima il Fondo per
lo sviluppo della societa’ civile non escludeva che si arrivasse al ballottaggio nella regione
Krasnojarskij, Altaj e Astrakhan. […]
Il 14 settembre si e’ svolta in Russia la Giornata unica delle consultazioni. I cittadini
residenti in quasi tutte le regioni russe dovevano eleggere 30 governatori, 14 giunte
regionali, tre sindaci delle citta’ metropolitane. Delle trenta campagne elettorali solo undici
erano in programma, le rimanenti diciannove erano state bandite dopo le dimissioni
anticipate dei governatori in carica. […]
L’affluenza alle prime elezioni dopo l’annessione della Crimea alla Russia, al Consiglio di
stato della Repubblica e alla giunta di Sebastopoli, ha registrato il 45%. Si poteva votare
anche con il passaporto ucraino, se vi era l’annotazione della residenza crimeana. […]
Fra i capi delle regioni della Russia Centrale, secondo gli exit poll effettuati dalla Russia
Unita, il consenso piu’ grande lo ha registrato il governatore ad interim della regione
Volgogradskaja Andrei Bociarov con il 92,2%, seguito da quello della regione
Celiabinskaja Boris Dubrovskij (89,9%) e regione Orlovskaja Vadim Potomskij (89,6%). Il
governatore di Kirov Nikita Belikh ha avuto piu’ del 72%, a San Pietroburgo Gheorghij
Poltavcenco – 74,5%. […]
Solo nella Repubblica di Altaj la lista di Russia Unita ha raccolto meno della meta’ dei voti
(46,28%). […]
Il leader del partito Russia Unita Primo Ministro Dmitrij Medvedev ha definito i risultati del
suo partito come «miglior regalo di compleanno». Secondo il premier, le elezioni si sono
svolte «nelle condizioni di una forte concorrenza».
Pure alle comunali di Mosca ha dominato Russia Unita. […]
Ieri sera il leader dei comunisti Ghennadij Ziuganov ha dichiarato che la bassa affluenza
alle urne penalizza la legittimita’ degli eletti e forse e’ un motivo per spostare la data della
votazione ad un periodo piu’ opportuno. Spostare la data volevano tutti i partiti tranne
Russia Unita. La giornata unica delle volatazioni si e’ svolta nel 2013 e nel 2014, e, come
dicono i nostro contatti presso l’Amministrazione del Presidente, non si pensava di
modificarla. […]
Il presidente della Commissione per le norme costituzionali alla Duma Vladimir Plighin,
infatti, ritiene che a settembre faccia bel tempo e i nuovi eletti avrebbero ogni possibilita’
per prepararsi ad affrontare il tema del bilancio dell’anno prossimo.
[…]
Traduzione: Sergey Bulekov