la famiglia in ascolto della parola e in dialogo con

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la famiglia in ascolto della parola e in dialogo con
1° INCONTRO
LA FAMIGLIA IN ASCOLTO DELLA PAROLA
E IN DIALOGO CON DIO
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Dal libro del Deuteronomio (6,1-9)
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Questi sono i comandi, le leggi e le norme che il Signore, vostro Dio, ha ordinato di
insegnarvi, perché li mettiate in pratica nella terra in cui state per entrare per
prenderne possesso; 2perché tu tema il Signore tuo Dio, osservando per tutti i giorni
della tua vita, tu, il tuo figlio e il figlio del tuo figlio, tutte le sue leggi e tutti i suoi
comandi che io ti do e così si prolunghino i tuoi giorni.
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Ascolta, o Israele, e bada di metterli in pratica, perché tu sia felice e diventiate
molto numerosi nella terra dove scorrono latte e miele, come il Signore, Dio dei tuoi
padri, ti ha detto.
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Ascolta, Israele: il Signore è il nostro Dio, unico è il Signore. 5Tu amerai il Signore,
tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le forze. 6Questi precetti
che oggi ti do, ti stiano fissi nel cuore. 7Li ripeterai ai tuoi figli, ne parlerai quando ti
troverai in casa tua, quando camminerai per via, quando ti coricherai e quando ti
alzerai. 8Te li legherai alla mano come un segno, ti saranno come un pendaglio tra
gli occhi 9e li scriverai sugli stipiti della tua casa e sulle tue porte.
Parola di Dio
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Introduzione
Il testo scelto come ispirazione di questo incontro che ha per titolo “La Famiglia in
ascolto della Parola e in dialogo con Dio” è il celebre passo, tratto dal Deuteronomio,
comunemente denominato Shemà Israel, Ascolta Israele.
È interessante notare che si tratta di una professione di fede, sotto forma di un
invito all’ascolto, alla riflessione sulle proprie radici. Oltre che essere recitato più volte al
giorno, sia comunitariamente che nella preghiera personale, questo brano è destinato a essere
scritto su minuscole pergamene che vengono poi riposte nei tefillin che vengono indossate
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dagli ebrei più osservanti, legate alle braccia e sulla fronte. Un’altra usanza è per noi ancora
più interessante: una di queste pergamene viene messa dagli uomini in una piccola anfora,
che verrà poi inchiodata allo stipite della porta di casa, il giorno delle loro nozze; un bel
segno che ha lo scopo di ricordare a tutta la famiglia (il termine ebraico beit indica sia la
casa che la famiglia) la scelta di adesione al progetto di Dio, la scelta di conoscere e
curare le proprie radici e origini, la scelta di chi accoglie l’invito di uno stile di vita
basato sull’ascolto.
È difficile immaginare quali e quanti sono i benefici della famiglia che erige l’ascolto
a primario fondamento del proprio stile di vita, ma è oltremodo affascinante cercare di
cogliere l’intreccio di stati di grazia che ne deriva nei rapporti interpersonali e con Dio. La
famiglia che sceglie l’ascolto è una famiglia che vedrà crescere la qualità dei propri
rapporti, a causa di un vicendevole allenamento, di un circolo virtuoso di crescita nel
rapporto con Dio e con i familiari: i due ascolti sono infatti inseparabili. L’ascolto vero
presuppone un cuore capace di fare spazio, di essere accogliente, di amare e di rispettare;
una tale disposizione d’animo è ciò che permette ai coniugi (ma lo stesso si può dire anche
del rapporto tra genitori e figli) di condividere i sentimenti più profondi del loro essere e
sentirsi amati l’uno dall’altro. È questa stessa disposizione d’animo che non solo permette,
ma favorisce un reale e proficuo ascolto di Dio che ci parla. Il coniuge è infatti una vera e
propria palestra, in quanto via per la santità specifica del sacramento del matrimonio:
imparando ad ascoltare il coniuge che è stato posto accanto nel cammino verso Dio, e
riconoscendolo come immagine di Cristo Sposo (o della Chiesa Sposa), si impara ad
ascoltare bene Dio. Per contro, quando gli sposi non si educano a diventare buoni
ascoltatori di Dio, difficilmente sapranno essere buoni ascoltatori l’uno dell’altra. Di
conseguenza, una preghiera fatta di tante parole, di sole richieste, di miope ricerca di
conferme sulle proprie posizioni, va spesso di pari passo con rapporti familiari viziati da
gravi incomprensioni o aridi silenzi.
Anche il Nuovo Testamento è naturalmente ricchissimo di spunti per la famiglia che
vuole fare della preghiera e dell’ascolto della Parola uno dei capisaldi del proprio stile di
vita: in particolare possono essere riferite alla famiglia cristiana le parole con le quali Gesù,
nel Vangelo di Matteo, promette la sua presenza: «In verità vi dico ancora: se due di voi
sopra la terra si accorderanno per domandare qualunque cosa, il Padre mio che è nei cieli ve
la concederà. Perché dove sono due o tre riuniti nel mio nome, io sono in mezzo a loro».
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(Mt 18,19-20).
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Perché pregare?
Perché pregare se la preghiera è un’esperienza così rara e difficile? Lasciamolo come
compito ai sacerdoti e ai santi! Quando tra marito e moglie abbiamo così poco tempo per
parlarci e quando vediamo i nostri figli soltanto alla sera? Perché pregare quando siamo
stanchi e nervosi, e il televisore sembra offrire un programma distensivo? Perché pregare, se
i fratelli ci chiedono di dare loro una mano, se per la carità non bastano le parole perché essa
ha bisogno di fatti? Perché pregare da soli quando il coniuge non prega o è lontano da Dio?
Queste e altre domande mettono alla prova la nostra buona volontà di trascorrere un po’ di
tempo insieme al Signore.
L’ascolto della Parola di Dio e il saper riconoscere l’importanza della preghiera anche
nella quotidianità di tutta la famiglia è senz’altro un cammino da percorrere con
gradualità, rispettando i tempi di ciascuno. Fin dal fidanzamento sarebbe importante che i
fidanzati ancor prima di formare la loro famiglia fossero aiutati a fare l’esperienza di
preghiera e di ascolto della Parola di Dio per capire il progetto che ha su ciascuno di loro.
Questo stile di vita diventa aiuto per i coniugi, ma anche testimonianza per i figli.
Il compito di ciascuna famiglia è quello di coltivare la preghiera e l’ascolto della
Parola di Dio affinché venga vissuta come un’esigenza di tutta la famiglia e non come una
regola da rispettare. Bisogna però considerare il fatto che la famiglia è una realtà in
divenire e che una preghiera pensata in un certo periodo della vita della famiglia non è
detto vada bene per sempre. La peculiarità dello stile della preghiera è proprio la sua
dinamicità. Questo può valere anche nei casi più diversi: coppie in cui uno dei coniugi non
crede, matrimoni misti, cattolici uniti con solo matrimonio civile, separati e divorziati, ecc.
La famiglia in ascolto della Parola e in dialogo con Dio è quindi caratterizzata da due
dimensioni: l’azione e la contemplazione. Contemplazione: una famiglia che è in relazione
con Dio nelle vicende della vita quotidiana e che attinge la comunione dalla sua radice, cioè
dalla Trinità, nella quale la famiglia (cristiana e non) ha il suo riferimento primordiale.
Azione: una famiglia che, modellata da questa relazione, è presente nel mondo e lo
trasforma, esportando ed espandendo la comunione che viene da Dio; la famiglia non è
autosufficiente e non può chiudersi in se stessa; l’amore è fatto per espandersi, per
diffondere comunione, per aprirsi all’orizzonte di Dio senza confini.
La “liturgicità” del quotidiano e delle varie vicende della vita
difficili da cui sembra impossibile venire fuori, altre volte gioie così grandi che sono quasi
1° Incontro: LA FAMIGLIA IN ASCOLTO DELLA PAROLA E IN DIALOGO CON DIO
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condivisione, di aiuto, di ascolto, di cooperazione, di solidarietà. A volte si vivono momenti
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La famiglia è il luogo dove ogni giorno si vivono tanti piccoli momenti di
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incontenibili. Sempre più spesso però, la vita delle nostre famiglie rincorre appuntamenti,
riunioni, impegni di lavoro che mettono a dura prova la possibilità di trovare momenti
specifici per la preghiera della famiglia e in famiglia. Molte famiglie vivono sensi di colpa
perché non riescono ogni giorno a vivere un incontro significativo con la Parola oppure altre
rendono forzato e “artificioso” questo incontro utilizzando modelli specifici e adatti a
comunità monastiche.
Allora si chiede: come è possibile trovare un tempo adatto nella giornata, per una
preghiera familiare? Pregare è soprattutto lasciare che Dio ci dica ciò che vuole
comunicarci. La cosa straordinaria del nostro dialogare con Lui è che se all’inizio
sembriamo noi a cominciare a parlare con Dio, ad un certo punto ci troviamo a parlare con
Lui ed infine scopriamo che pregare è ascoltare Dio che parla con noi.
La preghiera della famiglia quindi è entrare in dialogo con Dio, ascoltando ciò
che Lui ha da dire a quella famiglia in quel momento della sua vita. Vivere quindi come
preghiera tutti i momenti della propria storia, comprese le difficoltà e i litigi, sempre nel
rispetto delle singole individualità, aiuta la famiglia a fare della propria vita una preghiera.
Non si tratta quindi solo di isolarsi a pregare in qualche momento della giornata, ma di
richiamare la presenza di Dio e il suo amore nei gesti e nelle cose che sono comuni a
ogni famiglia. Quando si va al lavoro in macchina, si accompagnano i figli a scuola, si sta
insieme attorno alla tavola o ci si abbraccia: è in questi piccoli gesti che si deve riconoscere
la presenza di Dio e il Suo amore. Occorre che la vita di ogni famiglia diventi liturgia.
Di qui il compito e la missione di ogni famiglia: vivere la propria storia
testimoniando nella quotidianità l’amore di Dio.
L’ascolto della Parola di Dio come nutrimento della famiglia e della sua spiritualità
Se la famiglia si limitasse ad ascoltare la Parola di Dio soltanto attraverso le vicende
della vita quotidiana, ben presto i “rumori” esterni diventerebbero così forti da non
permetterle più di riconoscere la presenza di Dio nella propria storia.
Allora occorre che la famiglia, ma anche i componenti singolarmente, trovino il tempo
per fermarsi ad ascoltare ciò che Dio vuole dire loro. E quale modo migliore se non quello
di prendere la Sua Parola per mettersi davvero in relazione con Lui? La parola infatti
anche nell’esperienza umana è quello strumento che ci mette in relazione con le altre
persone.
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La Parola della Scrittura ha lo scopo quindi di metterci in relazione con Dio, di
farci conoscere il “cuore di Dio”, di sentirci amati da Lui e di rispondere nell’amore
alla sua offerta di comunione. La Bibbia è una lettera di amore che Dio ha indirizzato
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all’uomo e leggere questa lettera di amore riaccende la relazione. Deve essere considerata
dalla famiglia come l’alimento costante che l’accompagna in tutte le vicende della vita, ma
più in generale come la fonte da cui attingere costantemente per modificare le sue relazioni e
il suo stile di vita: prendere coscienza del fatto che Dio ci ama e ci accompagna, ci porta
ad assumere il medesimo stile di amore gratuito e attento verso le persone che si
incontrano, ma prima di tutti verso il coniuge e i figli.
«Siate di quelli che mettono in pratica la parola, e non soltanto ascoltatori, illudendo
voi stessi. Se uno ascolta soltanto e non mette in pratica la parola, somiglia a un uomo che
osserva il proprio volto nello specchio: appena s’è osservato, se ne va, e subito dimentica
com’era» (Gc 1,22-24).
Nella Bibbia si legge che Mosè parlava con Dio faccia a faccia (cfr. Es 33,11), e al suo
ritorno la pelle del suo viso diventava raggiante. Dialogare con Dio ci trasforma, ci rende
raggianti e capaci di contagiare le persone che ci circondano.
Il confronto con la Parola quindi riaccende la relazione della famiglia con Dio,
famiglia che trasformata da questo incontro è pronta a testimoniare nel mondo questo nuovo
stile di vita.
L’importanza di testimoniare la relazione della famiglia con Dio
È sempre dal nostro testo del Deuteronomio che possiamo cogliere l’invito ad
approfondire questo aspetto del nostro stile di vita, che vuole essere improntato al dialogo
con Dio e all’ascolto della sua Parola. L’importanza di testimoniare la nostra fede si fa
esplicita nel versetto che ci invita a professarla in famiglia, “li ripeterai ai tuoi figli quando
sarai seduto in casa”, ma anche “quando camminerai per via”, invitandoci così a riconoscere
l’importanza di guardare oltre le nostre famiglie, oltre le nostre comunità, oltre gli stipiti
delle nostre case. Si tratta di esercitarsi alla presenza di Dio, in un atteggiamento di
disponibilità a riconoscere la sua volontà nelle cose che ci competono, sia di quelle che
riguardano la nostra famiglia che la rete sociale nella quale è immersa. Affrontare le
difficoltà, ringraziare nei momenti di gioia, leggere le vicende della vita pregando e
ascoltando la Parola è senz’altro uno stile di vita che non si respira nella società odierna, anzi
tutt’altro. Tutto viene lasciato al caso e ciò che succede (vicende tristi o gioiose) viene
sempre attribuito al “destino”, parola ormai usata costantemente anche dai media. È in
questo tessuto che la famiglia, che ha ricevuto il dono vivificante di un incontro con Cristo,
sempre più aderente al progetto di Dio.
1° Incontro: LA FAMIGLIA IN ASCOLTO DELLA PAROLA E IN DIALOGO CON DIO
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avvenimenti che sono comuni a tutti, contribuendo così alla costruzione di una società
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deve essere inserita testimoniando la presenza di Dio e del Suo amore in quei gesti e quegli
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Particolare attenzione meritano quelle situazioni in cui i coniugi non sono in sintonia
per quanto riguarda la fede. Ciò può provocare grande insofferenza e anche sentimenti di
incomunicabilità, incomprensione e spesso di colpevolizzazione. Si creano frequentemente
situazioni che possono mettere a repentaglio l’unità della coppia. La fede, in questi casi, a
lungo andare può diventare un alibi, una fuga, e il non credere può diventare un valido
motivo per allontanarsi dal coniuge in nome di una “libertà di diritto” rivendicata per
affermare la propria individualità.
Occorre tenere ben presente che il primo dovere dei coniugi è quello di mantenere
l’unità della coppia. Una preghiera quotidiana che toglie spazio al coniuge o ai figli, che
magari rende nervosi perché “non si riesce a pregare come ci siamo imposti”, non risponde
alla vocazione matrimoniale e genitoriale. Così come la proibizione o l’insofferenza da parte
del coniuge non credente (o che vive una diversa spiritualità) nei confronti del coniuge che
vive la fede fa da ostacolo alla piena realizzazione di coppia e di famiglia. La valorizzazione
della diversità dell’altro permette di trovare strade alternative da percorrere insieme in unità,
cercando di evitare conflitti inutili e dolorosi. Molti sono i modi di pregare anche senza
formule, e riuscire a mettersi in ascolto di queste diverse modalità arricchisce la
relazione e si fa dono reciproco.
Pretendere di “convertire l’altro” equivale a non rispettarlo, a volerlo diverso da quello
che è, senza accogliere il suo essere come Dio lo ha amato e pensato. Più i coniugi saranno
capaci di vivere nel rispetto reciproco, più anche i figli capiranno che la diversità è un
valore e non una prevaricazione dell’uno sull’altro e saranno facilitati nel vedere il
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“diverso da se” come un dono e non qualcuno da evitare (cfr. 1Cor 7,12-14).
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PER IL LAVORO DI GRUPPO
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In ascolto dei pastori: Giovanni Paolo II
Familiaris consortio, 59
[La preghiera familiare] ha come contenuto originale la stessa vita di famiglia, che in
tutte le sue diverse circostanze viene interpretata come vocazione di Dio e attuata come
risposta filiale al suo appello: gioie e dolori, speranze e tristezze, nascite e compleanni,
anniversari delle nozze dei genitori, partenze, lontananze e ritorni, scelte importanti e
decisive, la morte di persone care, ecc. segnano l’intervento dell’amore di Dio nella storia
della famiglia, così come devono segnare il momento favorevole per il rendimento di grazie,
per l’implorazione, per l’abbandono fiducioso della famiglia al comune Padre che sta nei cieli.
Testimoni di oggi: M. Delbrêl
Ciascun atto docile
Tutto ciò non è che scorza
ci fa ricevere pienamente Dio
della realtà splendida:
e dare pienamente Dio
l’incontro dell’anima con Dio
in una grande libertà di spirito.
rinnovata ad ogni minuto,
Allora la vita è una festa.
che ad ogni minuto si accresce in grazia,
Ogni piccola azione è un avvenimento immenso
sempre più bella per il suo Dio.
nel quale ci viene dato il paradiso,
Suonano? Presto andiamo ad aprire:
nel quale possiamo dare il paradiso.
è Dio che viene ad amarci.
Non importa che cosa dobbiamo fare:
Un’informazione?... Eccola:
tenere in mano una scopa o una penna,
è Dio che viene ad amarci.
parlare o tacere,
È l’ora di metterci a tavola?
rammendare o fare una conferenza,
Andiamoci: è Dio che viene ad amarci.
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curare un malato o usare un computer.
1° Incontro: LA FAMIGLIA IN ASCOLTO DELLA PAROLA E IN DIALOGO CON DIO
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DOMANDE PER IL CONFRONTO
1) È presente nella nostra vita familiare la dimensione dell’ascolto?
Quali difficoltà incontriamo a metterci veramente all’ascolto gli uni degli
altri?
Cosa significa mettersi all’ascolto nei confronti dei propri figli?
2) Che risposta diamo all’interrogativo perché pregare?
Che spazio trova la preghiera in mezzo alle mille incombenze quotidiane,
tutte apparentemente irrinunciabili?
3) Come fare per cogliere la presenza di Dio nei gesti e nelle cose comuni ad
ogni famiglia?
La vita quotidiana di una famiglia può divenire liturgia?
Se sì, come?
4) Se la Bibbia è la lettera d’amore che Dio ha indirizzato all’uomo, come fare a
far diventare questa sua Parola nutrimento costante che accompagna le
famiglie in tutte le vicende della loro vita?
Come penetrare al di là della parole umane che la rivestono, per comprendere
appieno il suo messaggio, senza essere specialisti di esegesi, ma persone che
vivono semplicemente il proprio quotidiano?
5) La parola di Dio ci invita a professare la nostra fede innanzitutto in famiglia,
con i nostri figli: con quali modalità? Con quali attenzioni?
Quali difficoltà sperimentiamo, soprattutto al crescere dei figli stessi?
6) Quando i coniugi non sono in sintonia riguardo alla vita di fede, è possibile
vivere tutto ciò?
La preghiera e l’ascolto della Parola possono entrare in conflitto con l’unità e
la crescita della coppia?
Come evitare che la fede o l’impegno ecclesiale diventino una sorta di fuga
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dal proprio coniuge?
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1° Incontro: LA FAMIGLIA IN ASCOLTO DELLA PAROLA E IN DIALOGO CON DIO
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Recuperare la liturgia familiare della tradizione ebraica cristiana per
valorizzare e caratterizzare la quotidianità e far entrare nella prassi
l’esperienza di fede attraverso l’uso di alcuni segni: la candela della festa, la
tovaglia domenicale, ect..
Valorizzare l’efficacia pedagogica della narrazione biblica, in particolare
ai figli, ma non solo.
Vivere nella propria casa il ciclo dell’anno liturgico come l’Avvento (“corona
dell’Avvento”, il calendario dell’Avvento), il Natale (presepio), i tempi del
digiuno, il dramma della passione, la festa pasquale, il mese dei morti, il mese
di maggio …
Preghiera della mensa: valorizzare il pasto come momento comunitario
della famiglia durante il quale condividere l’esperienza della giornata, offrire
le difficoltà, benedire il Signore, ad esempio utilizzando il cubo della
preghiera dove su ogni faccia del dado è scritta una preghiera di benedizione
della mensa e della famiglia.
Preghiera della sera: fatta con i bambini, ma anche con gli adolescenti; una
invocazione, una benedizione, il sigillo del segno della croce da parte dei
genitori come un affidamento a Dio dei propri cari
Momenti occasionali: dentro e fuori casa. Durante periodi di particolare
difficoltà in cui tutta la famiglia collabora insieme per superarli; aiutando con
la preghiera famiglie vicine in difficoltà o che vivono particolari momenti
della loro storia; durante la partenza per un viaggio; durante la visita di una
chiesa, cimitero, durante le tappe religiose che accompagnano la vita di ogni
famiglia (battesimi, prime comunioni, cresime, matrimoni…).
Eucarestia domenicale: ripensare alle letture della Parola di Dio e
all’omelia, tornando a casa, durante il pranzo o in altra occasione.
Preghiera coniugale: i coniugi hanno bisogno di pregare insieme per
rafforzare il loro rapporto, per rafforzare il loro rapporto, per prendere
decisioni difficili magari nei confronti dei figli, per rafforzare la loro
relazione con Dio. Pregare insieme ad alta voce, tenendosi per mano,
perdonandosi a vicenda. Pregare l’uno per l’altra anche quando non si è
fisicamente nello stesso posto, pregare il coniuge che in questo momento si è
allontanato da Dio.
Angolo di Dio: avere un piccolo angolo di Dio, l’angolo bello della presenza
di Dio e della preghiera, come un referente del tabernacolo della casa, con
un’immagine, un’icona, una parola biblica. È un punto di riferimento per
l’ospite che viene a starsene da noi. Ogni famiglia in fondo è una casa di
Betania dove il Signore è presente. Può richiamarci la presenza di Dio.
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SUGGERIMENTI OPERATIVI PER LA FAMIGLIA
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Ricercare tempi per vivere momenti di spiritualità familiare: esercizi
spirituali, giornate di formazione, gruppi di ascolto della Parola di Dio.
Calendario delle Ricorrenze: calendario perpetuo in cui vengono annotate le
ricorrenze più importanti della famiglia, compresi gli anniversari dei
sacramenti, ma anche della altre famiglie.
SUGGERIMENTI OPERATIVI PER IL GRUPPO
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Organizzazione di ritiri spirituali, momenti di formazione strutturati,
gruppi di ascolto della Parola di Dio con ritmi e modalità a misura di
famiglia.
Suggerire l’adozione di un seminarista da parte di tutte le famiglie della
parrocchia.
Favorire la diffusione, la circolazione e la condivisione delle esperienze più
diffuse di brevi liturgie familiari affinché tutti possano usufruire
dell’esperienza e della fantasia di chi ha già iniziato questo cammino tramite
il giornalino parrocchiale, settimanali diocesani, ma anche internet (sito del
gruppo e sito parrocchiale), e-mail, forum, blog.
Preparazione di percorsi per i fidanzati che li aiutino a scoprire la bellezza
della presenza di Dio nella loro storia d’amore, e tengano conto delle varie
sensibilità dovute a una diversa visione della fede.
Collaborazione con gli uffici diocesani, in particolare con l’Ufficio per la
Pastorale Familiare, per la Pastorale Giovanile con quello Liturgico.
Invitare i presbiteri (non solo la guida spirituale) alle attività della pastorale
familiare, non solo per esercitare il loro ministero specifico, ma anche per
essere coinvolti in quelle liturgie in cui i principali ministri sono le mamme, i
papà, i figli.