Parafrasi della poesia di Giacomo Leopardi - L

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Parafrasi della poesia di Giacomo Leopardi - L
Poesia L'Infinito di Giacomo Leopardi - Testo, introduzione e parafrasi
Scritto da Marzio
Domenica 27 Febbraio 2011 20:07 -
Non esiste ancora e mai esisterà una interpretazione unica della poesia L'Infinito di Giacomo
Leopardi. I suoi quindici versi danno ai lettori la possibilità di essere interpretati in svariati modi,
in Infiniti modi verrebbe da dire. Alcuni hanno visto in essi la realizzazione della teoria estetica,
secondo la quale la poesia è intuizione lirica e pura; altri vi hanno intravisto una sensibilità
religiosa tesa alla ricerca del divino (seppur Leopardi fosse dichiaratamente ateo); altri ancora
l’aspirazione ad un ideale irraggiungibile. Questa sua caratteristica unica, ha decretato L'Infinito
come alta forma di poesia, capace di resistere al tempo, soddisfando ogni tipo di lettore.
A parte l'interpretazione personale, la lirica è stata di fatto composta da Giacomo Leopardi tra la
primavera e l’autunno del 1819, un periodo in cui lo scrittore rifletteva sulle teorie sensistiche,
secondo le quali la nostra conoscenza del mondo avviene solo per mezzo dei sensi. Più
precisamente, Leopardi ragionava in quel periodo sul fatto che il piacere che deriva dai sensi,
essendo questi di capacità finita (la vista ha un limite, l'udito ha un limite...), è per sua natura
anch'esso finito, limitato e provvisorio. Da questa riflessione, si deduce che non è possibile
provare un piacere infinito, se non utilizzando oltre ai sensi anche l’intelletto, l’immaginazione.
Ed è proprio questa l'esperienza descritta da Leopardi: se invece di guardare direttamente un
panorama, ci mettiamo invece dietro una siepe, limitiamo i nostri sensi, chiudiamo gli occhi ma
lasciamo andare l'immaginazione; se immaginiamo ora che quel panorama si ingrandisca
sempre più, fino a fondersi con lo spazio infinito, il nostro piacere potrà allora ampliarsi
anch’esso fino a diventare infinito.
Sempre caro mi fu quest'ermo colle,
e questa siepe, che da tanta parte
dell'ultimo orizzonte il guardo esclude.
Ma sedendo e mirando, interminati
spazi di là da quella, e sovrumani
silenzi, e profondissima quïete
io nel pensier mi fingo, ove per poco
il cor non si spaura. E come il vento
odo stormir tra queste piante, io quello
infinito silenzio a questa voce
vo comparando: e mi sovvien l'eterno,
e le morte stagioni, e la presente
e viva, e il suon di lei. Così tra questa
immensità s'annega il pensier mio:
e il naufragar m'è dolce in questo mare.
Parafrasi:
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Poesia L'Infinito di Giacomo Leopardi - Testo, introduzione e parafrasi
Scritto da Marzio
Domenica 27 Febbraio 2011 20:07 -
Mi è stato sempre caro questo colle isolato (la collina detta monte Tabor),
e anche questa siepe di alberi, che una così grande parte
dell’orizzonte più lontano nasconde allo sguardo.
Ma sedendo dietro la siepe e lasciando viaggiare l'immaginazione, illimitati
spazi al di là di quella (la siepe), e silenzi sconosciuti all'uomo,
ed una quiete profondissima, riesco a costruire nella mia mente, tanto che, davanti
a questo visione dell'infinito, provo quasi paura. Non appena, però, il fruscio del vento
sento passare tra le piante, io subito
l’infinito silenzioso di prima a questo rumore
inizio a confrontare: e così penso al tempo infinito,
ai i tempi passati, ed alla vita presente,
di cui mi arrivano le voci ed i rumori. Così, in questa
immensità, in questo infinito dello spazio e del tempo, si annega, si sprofonda il mio pensiero:
ed è per me cosa dolce il naufragare, l’annientarmi in questo mare.
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