Luigi Pirandello “L`uomo dal fiore in bocca”

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Luigi Pirandello “L`uomo dal fiore in bocca”
Luigi Pirandello “L’uomo dal fiore in bocca”
È una metafora. Si riferisce ad un cancro alla gola che ha uno dei personaggi.
I due protagonisti sono in una sala da bar della stazione. Qui si svolge il dialogo. Parlano delle
donne che in villeggiatura si portano dietro un sacco di cose. Uno dei due (Vittorio Gassman)
racconta di come osserva il lavoro dei giovani in negozio, di come confezionano i pacchetti,
VUOLE ASSAPORARE LA VACUITÀ della vita. E dice che lo fa perché gli serve immaginare
delle cose intorno alla vita degli estranei. Poi continua chiedendo all’altro se ha mai fatto attenzione
alle sale d’attesa dei medici, arredate con mobili di comodo e alla buona, e addirittura se ha fatto
caso alla poltrona su cui ci si siede che, dopo essere usciti dalla visita, guardiamo lì vuota in attesa
che qualcun altro la occupi. Il protagonista dice che la vita nell’attimo stesso in cui la viviamo è
così ingorda che non si lascia assaporare, chissà tra 10 anni che sapore assumerà questa cosa che
stiamo vivendo adesso. “Ah la vita che sapore…soprattutto quando sai di avere pochi giorni
ancora a disposizione”. Intravede la moglie che lo controlla da lontano, che non mangia e non
dorme più per venirmi dietro, sembra uno strofinaccio a soli 34 anni. “Vorrebbe che io me ne stessi
a casa a coccolarmi con le sue cure. Se la morte fosse come quegli insetti schifosi che puoi
prendere con due dita e buttarla via…ma la morte non è così. Molti ce l’hanno addosso ma non lo
sanno e pensano tranquilli a ciò che faranno domani, ma io caro signore sotto questo baffo ho un
tubero violaceo, ho un epitelioma, ho la morte che è passata da me e mi ha messo questo fiore in
bocca dicendomi che passerà a prendermi tra 10 mesi! Per questo ho bisogno di stare fuori casa, a
guardare la bravura dei giovani negozianti. Potrei togliermi la vita prima, ma ci sono in questi
giorni certe buone albicocche che sono davvero deliziose (la bellezza delle piccole cose della vita,
assaporare la dolcezza degli ultimi momenti della vita). Mi saluti la sua signora e le sue figlie e nel
tragitto conti i fili di un cespuglio: tanti fili tanti giorni io vivrò. Ma lo scelga bello grosso mi
raccomando, buonanotte caro signore”.