La Banda del Sari Rosa
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La Banda del Sari Rosa
49-51 India Amana_Layout 1 17/06/13 19.22 Pagina 49 INDIA La Banda del Sari Rosa In India lo scorso dicembre, lo stupro di gruppo di una giovane studentessa, culminato nella tragica morte della ragazza dopo 13 giorni di agonia, è divenuto il simbolo di tutti i problemi che affliggono il paese oggi. Il crimine avvenuto su un autobus sequestrato dai 6 colpevoli (uno di loro l’autista) è l’ennesima prova che l’incolumità delle donne non viene garantita in India. La classe media formatasi con la liberalizzazione economica, reclama dei cambiamenti. O ggi, nonostante una nuova legge contro lo stupro abbia incrementato le pene e allargato la definizione stessa di stupro, pochi sono convinti che le donne d’ora in avanti potranno sentirsi protette. L’opinione pubblica rimane scettica come prima, specialmente dopo i molti clamorosi casi di stupro che si sono susseguiti da dicembre in avanti. Forse è per questo che i cittadini stanno cercando altre soluzioni. Subito dopo il caso di stupro a Delhi, le richieste di immatricolazione di armi da parte di donne a Nuova Delhi hanno visto un incremento tra il 22 e il 35%. Il messaggio è chiaro: molte donne si sono rese conto che alla loro sicurezza devono pensarci di persona. Un partito politico, cavalcando i timori dei cittadini, ha perfino incoraggiato l’uso delle armi per legittima difesa. Lo Shiv Sena, un partito regionale di estrema destra, ha distribuito 21.000 coltelli a donne subito dopo il VIVIANE DALLES/REA/CONTRASTO di Amana Fontanella Khan DOSSIER numero 48 luglio/agosto 2013 49 49-51 India Amana_Layout 1 17/06/13 19.22 Pagina 50 DOSSIER LE TIGRI D’ORIENTE Z Una manifestazione della Pink Gang, fondata nel 2006 da Sampat Pal. La cattiva reputazione della polizia e del sistema giudiziario indiano ha spinto molte donne a organizzarsi in gruppi per difendersi dalle violenze e chiedere giustizia. REUTERS/PARTH SANYAL/CONTRASTO u Donne appartenenti alla casta degli intoccabili e membri della Banda del Sari Rosa, si allenano nell’autodifesa. caso di stupro di Delhi. “Non abbiate paura di usare questo coltello in caso di attacco,” pare siano state le parole, riportate dal giornale del partito Saamana, di Ajay Chaudhari, il promotore della campagna dei coltelli. Per poi aggiungere “Noi abbiamo messo in piedi una squadra di nove avvocati pronti a difendervi in ogni tribunale, nel caso ve ne fosse bisogno.” L’appello alle squadre di vigilanza può solo essere compreso se si contestualizza il fenomeno. Mentre nella maggior parte delle democrazie mature ci si rivolge alla polizia per otte50 nere protezione, le cose non stanno così in India. A detta dell’organizzazione Human Rights Watch, l’87% degli indiani non si fida della polizia. Agli occhi di molti di loro le questure – spesso a corto di personale, senza fondi e mal gestite – sono covi di corruzione e inefficienza. Sono anche posti poco raccomandabili per una donna, visti i casi di stupro e perfino di omicidio che pare abbiano avuto luogo nei comandi di polizia disseminati per il paese. Anche la reputazione del sistema giudiziario indiano lascia molto a de- siderare. Hanno una valanga di arretrati, una situazione oramai endemica in molti tribunali, sono quindi numerosi i casi che arrivano in giudizio diversi anni dopo il fatto. Se una donna cerca di ottenere giustizia in tribunale per stupro, probabilmente i giudici la umilieranno durante il processo domandandole di mettere a nudo la propria vita sessuale, sebbene non abbia alcuna attinenza con il caso. La crescente insofferenza nei confronti di una polizia e di tribunali inaffidabili, riaffermata dalla classe media nel corso di recenti manifestaeast european crossroads 49-51 India Amana_Layout 1 17/06/13 19.22 Pagina 51 INDIA numero 48 luglio/agosto 2013 La rivoluzione dei Sari Rosa a storia della “Rivoluzione dei Sari Rosa” è incentrata sulla vicenda di Sheelu, una diciassettenne finita in prigione dopo aver lasciato il servizio presso la casa di un potente legislatore locale. In Uttar Pradesh, uno stato dove imperversa la corruzione, un incidente di questo tipo sarebbe potuto passare inosservato – se non avesse catturato l’attenzione di Sampat Pal, la leader della famigerata Pink Gang. Sampat Pal è la leader nonché fondatrice della Pink Gang, una schiera di vigilanti al femminile che combatte per i diritti delle donne indiane. Una sposa-bambina, Sampat è stata concessa in sposa a un uomo L molto più anziano di lei quando ancora non sapeva il significato della parola stessa. Ha avuto il primo dei suoi figli all’età di quindici anni, è praticamente analfabeta e non aveva avuto nessun contatto con il mondo esterno quando ha cominciato la sua crociata a sostegno dei diritti di gruppi o individui cui erano sistematicamente negati. Ciò che indubbiamente possiede, e di cui va fiera, è la sua rettitudine morale. Cosa che spesso innesca le ire delle alte cariche gerarchiche patriarcali e di casta. Invece di farsi fuorviare, Sampat affronta sempre le situazioni con grande piglio e incita molte altre donne a seguire il suo esempio. REUTERS/JAYANTA SHAW zioni, si è propagata anche all’India rurale, dove questi problemi sono ancora più accentuati. Nel 2006, è stata formata una delle più imponenti organizzazioni per la protezione delle donne, la Pink Gang, fondata con lo scopo di combattere per i diritti della donna nello stato dell’Uttar Pradesh. Le situazioni più estreme per le donne si verificano probabilmente proprio in questa zona, uno stato settentrionale dell’India con una popolazione che sfiora i 200 milioni, pari a quella del Brasile. L’Uttar Pradesh è uno degli angoli più poveri del paese, descritto dal governo centrale come “al di fuori della legge”. La Pink Gang è stata fondata da Sampat Pal, una donna data in sposa all’età di 12 anni e già madre del primo dei suoi cinque figli quando era ancora quindicenne. Pal ha istituito la gang per tentare di contrastare gli uomini che abusano delle proprie mogli e la corruzione che si annida nella polizia e nella politica. La sua organizzazione può ora contare su 20.000 membri, quasi il doppio dell’esercito irlandese. La Pink Gang non è la sola organizzazione di vigilantes nel paese. Nelle baraccopoli di Mumbai, la Mahila Aghadi, il braccio femminile di Shiv Sena, pattuglia i vicoli. Sono note per prendere le difese di donne che subiscono “abusi” domestici. L’ultima squadra formatasi si fa chiamare la Brigata Rossa, un gruppo di donne di Lucknow, la capitale dell’Uttar Pradesh. Come la Pink Gang e le Mahila Aghadi, anche la Red Brigade usa la violenza per proteggere i propri membri e altre donne. DOSSIER Il libro racconta la storia di come Sampat e la sua Pink Gang hanno ottenuto giustizia per la piccola adolescente. Racconta lo svolgimento della loro inchiesta, l’inesorabilità della loro campagna di sensibilizzazione e i metodi molto ingegnosi di protesta che hanno portato alla liberazione di Sheelu. Il libro comunque racconta anche una storia più significativa. Offre uno spaccato del passato della gang e della sua ammirevole fondatrice e uno sguardo sul lungo percorso intrapreso dalle donne per ottenere una visibilità a livello nazionale, i processi che hanno dovuto subire, e i segreti che hanno rinsaldato la loro sorellanza. L’ultima loro vittoria – il rilascio di Sheelu – finisce per rappresentare una vera svolta per la gang. Pochi mesi più tardi, Sampat viene avvicinata dal partito politico di maggioranza del paese che le offre di candidarsi alle prossime elezioni locali. È la coronazione di un sogno: trovarsi in una posizione di potere da dove poter proteggere le sue donne. Sampat è convinta che la Pink Gang può contribuire a ripulire il sistema politico. Se solo gliene viene offerta l’occasione. 51