La Banda del Sari Rosa

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La Banda del Sari Rosa
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INDIA
La Banda
del Sari Rosa
In India lo scorso dicembre, lo stupro di gruppo
di una giovane studentessa, culminato nella
tragica morte della ragazza dopo 13 giorni di
agonia, è divenuto il simbolo di tutti i problemi
che affliggono il paese oggi. Il crimine avvenuto
su un autobus sequestrato dai 6 colpevoli (uno di
loro l’autista) è l’ennesima prova che l’incolumità
delle donne non viene garantita in India.
La classe media formatasi con la liberalizzazione
economica, reclama dei cambiamenti.
O
ggi, nonostante una nuova legge contro lo stupro abbia incrementato le
pene e allargato la definizione stessa
di stupro, pochi sono convinti che le donne
d’ora in avanti potranno sentirsi protette. L’opinione pubblica rimane scettica come prima,
specialmente dopo i molti clamorosi casi di
stupro che si sono susseguiti da dicembre in
avanti. Forse è per questo che i cittadini stanno
cercando altre soluzioni. Subito dopo il caso
di stupro a Delhi, le richieste di immatricolazione di armi da parte di donne a Nuova Delhi
hanno visto un incremento tra il 22 e il 35%. Il
messaggio è chiaro: molte donne si sono rese
conto che alla loro sicurezza devono pensarci
di persona. Un partito politico, cavalcando i timori dei cittadini, ha perfino incoraggiato l’uso
delle armi per legittima difesa. Lo Shiv Sena,
un partito regionale di estrema destra, ha distribuito 21.000 coltelli a donne subito dopo il
VIVIANE DALLES/REA/CONTRASTO
di Amana Fontanella Khan
DOSSIER
numero 48 luglio/agosto 2013
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DOSSIER LE TIGRI D’ORIENTE
Z Una manifestazione
della Pink Gang,
fondata nel 2006 da
Sampat Pal.
La cattiva reputazione
della polizia e del
sistema giudiziario
indiano ha spinto
molte donne a
organizzarsi in gruppi
per difendersi dalle
violenze e chiedere
giustizia.
REUTERS/PARTH SANYAL/CONTRASTO
u Donne appartenenti
alla casta degli
intoccabili e membri
della Banda del Sari
Rosa, si allenano
nell’autodifesa.
caso di stupro di Delhi. “Non abbiate
paura di usare questo coltello in caso
di attacco,” pare siano state le parole,
riportate dal giornale del partito Saamana, di Ajay Chaudhari, il promotore della campagna dei coltelli. Per
poi aggiungere “Noi abbiamo messo
in piedi una squadra di nove avvocati
pronti a difendervi in ogni tribunale,
nel caso ve ne fosse bisogno.”
L’appello alle squadre di vigilanza
può solo essere compreso se si contestualizza il fenomeno. Mentre nella
maggior parte delle democrazie mature ci si rivolge alla polizia per otte50
nere protezione, le cose non stanno
così in India. A detta dell’organizzazione Human Rights Watch, l’87%
degli indiani non si fida della polizia.
Agli occhi di molti di loro le questure
– spesso a corto di personale, senza
fondi e mal gestite – sono covi di
corruzione e inefficienza. Sono anche
posti poco raccomandabili per una
donna, visti i casi di stupro e perfino
di omicidio che pare abbiano avuto
luogo nei comandi di polizia disseminati per il paese.
Anche la reputazione del sistema
giudiziario indiano lascia molto a de-
siderare. Hanno una valanga di arretrati, una situazione oramai endemica
in molti tribunali, sono quindi numerosi i casi che arrivano in giudizio diversi anni dopo il fatto. Se una donna
cerca di ottenere giustizia in tribunale
per stupro, probabilmente i giudici la
umilieranno durante il processo domandandole di mettere a nudo la propria vita sessuale, sebbene non abbia
alcuna attinenza con il caso.
La crescente insofferenza nei confronti di una polizia e di tribunali
inaffidabili, riaffermata dalla classe
media nel corso di recenti manifestaeast european crossroads
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INDIA
numero 48 luglio/agosto 2013
 La rivoluzione dei Sari Rosa
a storia della
“Rivoluzione dei Sari
Rosa” è incentrata sulla
vicenda di Sheelu, una
diciassettenne finita in
prigione dopo aver
lasciato il servizio
presso la casa di un
potente legislatore
locale. In Uttar Pradesh,
uno stato dove
imperversa la
corruzione, un incidente
di questo tipo sarebbe
potuto passare
inosservato – se non
avesse catturato
l’attenzione di Sampat
Pal, la leader della
famigerata Pink Gang.
Sampat Pal è la leader
nonché fondatrice della
Pink Gang, una schiera
di vigilanti al femminile
che combatte per i diritti
delle donne indiane.
Una sposa-bambina,
Sampat è stata concessa
in sposa a un uomo
L
molto più anziano di lei
quando ancora non
sapeva il significato
della parola stessa. Ha
avuto il primo dei suoi
figli all’età di quindici
anni, è praticamente
analfabeta e non aveva
avuto nessun contatto
con il mondo esterno
quando ha cominciato la
sua crociata a sostegno
dei diritti di gruppi o
individui cui erano
sistematicamente
negati. Ciò che
indubbiamente
possiede, e di cui va
fiera, è la sua rettitudine
morale. Cosa che spesso
innesca le ire delle alte
cariche gerarchiche
patriarcali e di casta.
Invece di farsi fuorviare,
Sampat affronta sempre
le situazioni con grande
piglio e incita molte altre
donne a seguire il suo
esempio.
REUTERS/JAYANTA SHAW
zioni, si è propagata anche all’India
rurale, dove questi problemi sono ancora più accentuati. Nel 2006, è stata
formata una delle più imponenti organizzazioni per la protezione delle
donne, la Pink Gang, fondata con lo
scopo di combattere per i diritti della
donna nello stato dell’Uttar Pradesh.
Le situazioni più estreme per le
donne si verificano probabilmente
proprio in questa zona, uno stato settentrionale dell’India con una popolazione che sfiora i 200 milioni, pari
a quella del Brasile. L’Uttar Pradesh
è uno degli angoli più poveri del
paese, descritto dal governo centrale
come “al di fuori della legge”.
La Pink Gang è stata fondata da
Sampat Pal, una donna data in sposa
all’età di 12 anni e già madre del
primo dei suoi cinque figli quando
era ancora quindicenne. Pal ha istituito la gang per tentare di contrastare gli uomini che abusano delle
proprie mogli e la corruzione che si
annida nella polizia e nella politica.
La sua organizzazione può ora contare su 20.000 membri, quasi il doppio dell’esercito irlandese. La Pink
Gang non è la sola organizzazione
di vigilantes nel paese. Nelle baraccopoli di Mumbai, la Mahila Aghadi,
il braccio femminile di Shiv Sena,
pattuglia i vicoli. Sono note per prendere le difese di donne che subiscono “abusi” domestici. L’ultima
squadra formatasi si fa chiamare la
Brigata Rossa, un gruppo di donne
di Lucknow, la capitale dell’Uttar
Pradesh. Come la Pink Gang e le Mahila Aghadi, anche la Red Brigade
usa la violenza per proteggere i propri membri e altre donne.
DOSSIER
Il libro racconta la storia
di come Sampat e la sua
Pink Gang hanno
ottenuto giustizia per la
piccola adolescente.
Racconta lo svolgimento
della loro inchiesta,
l’inesorabilità della loro
campagna di
sensibilizzazione e i
metodi molto ingegnosi
di protesta che hanno
portato alla liberazione
di Sheelu. Il libro
comunque racconta
anche una storia più
significativa. Offre uno
spaccato del passato
della gang e della sua
ammirevole fondatrice e
uno sguardo sul lungo
percorso intrapreso dalle
donne per ottenere una
visibilità a livello
nazionale, i processi che
hanno dovuto subire, e i
segreti che hanno
rinsaldato la loro
sorellanza. L’ultima loro
vittoria – il rilascio di
Sheelu – finisce per
rappresentare una vera
svolta per la gang. Pochi
mesi più tardi, Sampat
viene avvicinata dal
partito politico di
maggioranza del paese
che le offre di candidarsi
alle prossime elezioni
locali. È la coronazione
di un sogno: trovarsi in
una posizione di potere
da dove poter
proteggere le sue donne.
Sampat è convinta che la
Pink Gang può
contribuire a ripulire il
sistema politico. Se solo
gliene viene offerta
l’occasione.
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