scarica il programma di sala - Orchestra Filarmonica Marchigiana
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ministero per i beni e le attività culturali regione marche assessorato alla cultura SINFONICA 2013-2014 OMAGGIO A VERDI (1813-2013) baritono Giovanni Meoni soprano Marina Bucciarelli direttore David Crescenzi con la partecipazione del baritono Andrea Pistolesi sabato 9 novembre 2013, ore 21.00 Fermo, Teatro dell’Aquila sabato 14 dicembre 2013, ore 21.15 Fabriano, Teatro Gentile orchestra filarmonica marchigiana filarmonicamarchigiana.com Programma G. Verdi (Roncole di Busseto, 1813 – Milano, 1901) I Vespri Siciliani: Sinfonia Macbeth, Atto IV: Aria di Macbeth “Pietà, rispetto, amore” Falstaff, Atto III: Aria di Nannetta “Sul fil d’un soffio etesio” La Traviata: Preludio La Traviata, Atto II: Duetto Violetta-Germont “Pura siccome un angelo – Dite alla giovine” - intervallo - La Forza del Destino: Sinfonia Ernani, Atto III: Aria di Don Carlo “Oh, de’ verd’anni miei” Attila: Preludio Otello, Atto II: Monologo di Jago “Credo in un Dio crudel” I masnadieri: Preludio Rigoletto, Atto II: Duetto Gilda-Rigoletto “Tutte le feste – Vendetta, tremenda vendetta” Note Se la statura di un artista si misura dalla sua capacità di osservare con occhio lucido il proprio tempo storico per fissarne poi i caratteri in una dimensione poetica tanto personale, quanto universale, quella di Giuseppe Verdi non può non apparirci che gigantesca. La sua lunga vita (1813-1901), avendo attraversato quasi un intero secolo, l’Ottocento, lo rese testimone di grandi eventi epocali. Egli sperimentò con uguale intensità sia la passione, sia la delusione nei confronti della politica, pur non essendo mai stato un militante, né, tantomeno, un’attivista. Se ne interessò da giovane, come molti altri italiani, negli anni esaltanti del Risorgimento, intercettando e incanalando nei suoi primi melodrammi la tensione popolare verso la libertà lungo il torrente ritmico di canti patriottici che divennero vessillo e incitamento per un’intera epoca; ma se ne distaccò poi, specie durante il periodo post unitario, progressivamente e amaramente, avendo compreso che gli ideali politici, una volta calati nella realtà, affogano quasi sempre nella corruzione, nell’oppressione degli umili, nel degrado morale. Questa consapevolezza Verdi tradusse sul piano artistico, a partire già dal Macbeth e dal Rigoletto, con assoluta precisione, rivelandoci, come nessun altro compositore a lui contemporaneo (eccetto forse Wagner, il suo alter ego germanico), la terribile catena di turbamenti, di contraddizioni, di infezioni che il potere causa nell’animo umano. Ne sono testimonianza i tanti ritratti di potenti (o di parassiti al seguito, come nel caso di Rigoletto) che campeggiano nelle sue opere liriche, quasi sempre incisi nel metallo nobile della voce di baritono: esseri superbi, violenti e vendicativi con il prossimo eppure assillati dal dubbio e dal rimorso nell’intimità della loro solitudine, incapaci di trovare un equilibrio tra la vita pubblica e i rapporti familiari, inclini alla grandezza ma alfine vittime delle loro stesse azioni o di un destino nefasto che li sovrasta. Con la medesima consapevolezza storica, e quindi artistica, Verdi affrontò altre importanti questioni della sua epoca, dal rapporto fra tradizione e innovazione, con i conseguenti conflitti generazionali fra padri e figli (I Vespri Siciliani, Don Carlo), alla critica della religione nel suo aspetto negativo di apparato di potere (Nabucco, Don Carlo, Aida), al problema della condizione femminile, allora appena affiorante nella coscienza collettiva (Traviata), e, su un terreno specifico, alla diatriba intorno alla natura e le finalità del dramma musicale divampata in Europa con l’ascesa dell’astro wagneriano; sempre riflettendo, di opera in opera, i cambiamenti e le evoluzioni in atto nella società del tempo, ma senza mai disconnettere l’attualità all’universalità dei valori umani fondamentali: l’amore in tutte le sue forme, l’amicizia, l’onore, il desiderio di felicità, il sentimento della patria. Ma ciò che più impressiona, osservando nel suo insieme la lunghissima parabola creativa di Verdi, è il fatto che egli assimilò tutto questo immenso flusso di trasformazioni sociali, culturali ed estetiche restando sempre se stesso. La distanza che ad ogni livello separa l’opera d’esordio del compositore, l’Oberto, dagli ultimi suoi lavori, Otello e Falstaff, appare abissale. Eppure, basta ascoltare una sola frase tratta da una qualunque delle sue opere per capire immediatamente che si tratta di Verdi. Sin dal Nabucco infatti, il suo primo grande successo popolare, egli creò uno stile musicale inconfondibile: rapido, asciutto, icastico, animato da una forza drammatica tale da scolpire la “parola scenica” sbalzandola nello spazio con evidenza michelangiolesca. Uno stile granitico e però duttile al tempo stesso, in grado di scorrere agevolmente all’interno delle forme chiuse tradizionali quanto di aderire alle strutture libere e mutevoli del declamato, di sostenere una strumentazione leggera dai toni netti, definiti, come di assecondare le metamorfosi cromatiche di un’orchestra densa e cangiante. Uno stile, in definitiva, specchio di un uomo dalla tempra fortissima, che conobbe a fondo il dubbio, lo sconforto, il disorientamento, il rimpianto; ma che restando per tutta la vita saldamente ancorato alle tradizioni contadine della sua terra d’origine seppe anche intravvedere, oltre la fumosa cortina del tempo e delle apparenze, il giusto e il vero. Ed è questo, per noi che ne celebriamo oggi l’anniversario della nascita a due secoli di distanza, il suo lascito più prezioso. DALLA SCENA AL CONCERTO (piccole sinossi verdiane) Macbeth, Atto IV, Scena V: Aria di Macbeth “Pietà, rispetto, amore” Sala nel Castello reale di Scozia. Spinto da un’oscura profezia di streghe alla conquista del potere ed aiutato dalla terribile moglie, il generale scozzese Macbeth ha ucciso a tradimento il suo re, Duncano. Ha poi fatto eliminare Banco, suo amico e compagno d’armi, temendo che questi potesse sbarrargli la via al trono. Ma la scia di sangue che ha lasciato dietro di sé ha indotto alcuni nobili ribelli ad allearsi con gli inglesi e a muovergli contro un esercito per spodestarlo. Macbeth, solo nella sala del castello, attende gli eventi con l’animo devastato da sentimenti contrastanti. Egli ostenta coraggio e sicurezza contro i nemici, ma sente dentro di sé la vita inaridirsi, avendo ormai coscienza che i suoi crimini lo hanno condannato per sempre ad una solitudine cieca e totale: un vuoto risonante di “bestemmia”, dove mancano “pietà, rispetto, amore, conforto ai dì cadenti”. Falstaff, Atto III, Parte II: Aria di Nannetta “Sul fil d’un soffio etesio” Il parco di Windsor. La burla finale ai danni del presuntuoso, grasso e ubriacone Falstaff, reo di aver tentato la virtù di due oneste dame di Windsor, Alice e Meg, credendosi un irresistibile adone, sta per giungere a compimento. Falstaff, invitato a travestirsi da Cacciatore Nero per incontrarsi segretamente con Alice nel parco di Windsor, vi giunge a mezzanotte, l’ora dell’appuntamento. Crede di essere solo con la sua bella, ma molti occhi lo osservano nell’oscurità: sono quelli di tutti i partecipanti allo scherzo che, travestiti da elfi, fate, spiritelli, silfidi, ninfe e altre bizzarre creature della notte, appaiono e scompaiono dalla vista del povero Falstaff incutendogli timore. Li guida la Regina delle Fate, sotto le cui spoglie si cela Nannetta, la giovane figlia di Alice. Al suo apparire, Alice si dilegua, mentre Falstaff, convinto che un solo sguardo gettato alla fata lo incenerirebbe, si butta a terra coprendosi gli occhi. Tutto intorno ora tace: si ascolta solo il canto della magica creatura che si spande fra gli alberi del parco in un’atmosfera incantata da “Sogno di una notte di mezza estate”. La Traviata, Atto II, Scena V: Duetto Violetta-Germont “Pura siccome un angelo – Dite alla giovine” Casa di campagna presso Parigi. Sacrificare la propria felicità per la felicità altrui. Questo è ciò che chiede l’austero Signor Germont a Violetta Valery, la bella cortigiana amante di suo figlio Alfredo, affinché un’innocente, la giovane sorella di lui, possa sposarsi con un rampollo dell’alta società parigina senza che l’onta di un legame scandaloso gravi sulla sua famiglia. Germont si presenta al cospetto di Violetta, rifugiatasi con Alfredo in campagna per consumare in solitudine il loro amore clandestino, con il volto severo di un giudice inviato da Dio; ma presto, davanti alla purezza del sentimento che la donna nutre per il figlio, il suo cuore si apre all’affetto, alla compassione e all’ammirazione per quella giovane sventurata e coraggiosa, disposta ad accettare, con il cuore gonfio di dolore e la mente invasa da presentimenti di sventura, il duro sacrificio impostole da leggi ipocrite. Ernani, Atto III, Scena I: Aria di Don Carlo “Oh, de’ verd’anni miei” Sotterranei sepolcrali che rinserrano la tomba di Carlo Magno in Acquisgrana. Don Carlo, re di Spagna, si è recato presso la tomba di Carlo Magno ad Aquisgrana per rivendicare il trono imperiale e spegnere nel sangue la congiura che i nobili Ernani e Silva hanno ordito contro di lui. Amareggiato dall’odio che lo circonda, solo con se stesso, Don Carlo ripensa alla sua gioventù, al tempo degli onori, delle ricchezze, della bellezza di cui ormai non resta più nulla: solo la consolazione fredda del potere e la speranza che la gloria e la potenza del suo nome possano vincere i secoli. Otello, Atto II, Scena I: Monologo di Jago “Credo in un Dio crudel” Una sala terrena nel Castello di una città di mare dell’isola di Cipro. Una invetriata la divide da un grande giardino. Un verone. L’infido alfiere Jago è invidioso della gloria del moro Otello, generale della Repubblica di Venezia, e vuole causarne la rovina inculcando nel suo animo, facile preda della gelosia, il sospetto che la sua amata Desdemona gli sia infedele. Egli si servirà dell’ignaro capitano Cassio, il quale, degradato da Otello per essersi lasciato coinvolgere in una rissa da ubriachi scatenata ad arte dallo stesso Jago, è ansioso di ottenere il perdono dal suo generale. A Cassio, Jago ha consigliato di incontrarsi con Desdemona affinché ella interceda per lui presso Otello, ed ora, vedendolo allontanarsi verso il giardino, pregusta già la vittoria finale dichiarando con violenza demoniaca la sua fede blasfema in un “Dio crudel”: quel Male originario che alberga in ogni uomo e oltre il quale c’è solamente “la Morte”, “il Nulla”. Rigoletto, Atto II, Scena VI: Duetto Gilda-Rigoletto “Tutte le feste – Vendetta, tremenda vendetta” Salotto nel palazzo ducale di Mantova. Il Duca di Mantova, giovane gaudente e libertino, ha sedotto con l’inganno la bella Gilda ignorando che fosse la figlia illibata del suo vecchio buffone di corte, il gobbo Rigoletto. Alcuni cortigiani, credendola l’amante del buffone, si sono introdotti con uno stratagemma nella casa dove Rigoletto la tiene nascosta e l’hanno quindi rapita per consegnarla al Duca e farsi così beffe del vecchio. Rigoletto, disperato, si reca a corte e fra lo stupore generale reclama la figlia. Rimasto solo con lei, vuol sapere che cosa è successo. Dal racconto reticente di Gilda, affranta per la vergogna, egli intuisce che il Duca l’ha disonorata e, dopo aver consolato il pianto della fanciulla con tutta la dolcezza di cui un padre è capace, giura “tremenda vendetta” contro il suo padrone, mentre sul fondo della scena un’altra vittima dei soprusi del Duca, l’anziano Conte di Monterone, viene condotto in carcere. Cristiano Veroli Giovanni Meoni baritono Inizia giovanissimo la sua formazione musicale studiando pianoforte e successivamente compie gli studi di canto sotto la guida di Leo Ferri a Roma. Dopo aver vinto numerosi concorsi nazionali ed internazionali debutta nel ruolo di Marcello nella Bohème al Teatro Vespasiano di Rieti. Nel corso della sua carriera ha avuto modo di partecipare ad importanti produzioni nei più prestigiosi teatri del mondo, dal Metropolitan Opera of New York alla Wiener Staatsoper, collaborando con grandi direttori d’orchestra, come Riccardo Muti, Zubin Mehta, Myung-Wun Chung, e con celebri registi, quali Franco Zeffirelli, Hugo De Ana, Pierluigi Pizzi. Interprete importante della tradizione operistica italiana si distingue, nei primi anni della sua carriera, nell’esecuzione del repertorio belcantistico belliniano e donizettiano, per arrivare, successivamente, al repertorio verdiano nel quale trova la sua naturale collocazione e dove la sua vocalità raggiunge la massima espressione, eccellendo in particolar modo nei grandi ruoli di “baritono nobile”, con un fraseggio raffinato ed una rilevante presenza scenica. Marina Bucciarelli soprano Giovane promessa del panorama lirico internazionale, Marina Bucciarelli si è laureata presso il Conservatorio “Luisa D’Annunzio” di Pescara. Da settembre 2010 si perfeziona con il soprano Mariella Devia. Vincitrice di numerosi concorsi, fra i quali il Concorso ASLICO per l’opera La Sonnambula di Bellini, ha già avuto modo di calcare il palcoscenico di importanti teatri italiani, fra i quali il Rossini Opera Festival di Pesaro dove debutta, nel 2010, nel ruolo di Corinna (Il viaggio a Reims). Ha inaugurato la stagione 2012/13 interpretando La traviata al Teatro La Fenice di Venezia. In seguito ha cantato con grande successo Don Giovanni (Zerlina) al Teatro Carlo Felice di Genova, La cambiale di matrimonio (Fanny) al Teatro Malibran di Venezia, la Petite Messe Solennelle di Rossini la Royal Liverpool Philharmonic e all’Opéra de Marseille, Orfeo all’Inferno (Euridice) con il Maggio Musicale Fiorentino nella cornice di Palazzo Pitti e La cambiale di matrimonio (Fanny) a Ingolstadt con la Georgisches Kammerorchester. David Crescenzi direttore David Crescenzi è stato assistente di Alessio Vlad e allievo del Maestro Kuhn, del quale ha frequentato un corso di perfezionamento presso i “Pomeriggi Musicali” di Milano. Vincitore di numerosi premi, tra cui il Concorso Nazionale di Pesaro e il “Ferragamo” di Arezzo, ha dietro di sé, ancora giovane, una brillante carriera come direttore di coro e direttore d’orchestra. Dal 1998 è direttore ospite principale del Teatro dell’Opera del Cairo, dove ha ottenuto ampi consensi di pubblico e di critica dirigendo opere di Rossini, Puccini, Donizetti e Verdi. Dal 1999 al 2001 ricopre la carica di maestro del coro presso l’Ente Lirico “Teatro Carlo Felice” di Genova. Dal dicembre 2002 è direttore ospite dell’Opera Rumena di Timisoara. Nel luglio 2008 ha diretto l’Orchestra Filarmonica Marchigiana nel debutto di Cleopatra di Lauro Rossi all’omonimo teatro di Macerata per la Stagione Lirica di Sferisterio Opera Festival. Nel 2009 ha debuttato al teatro Bolshoi di Mosca con l’opera Otello di Verdi. Nel 2010 ha diretto Attila di Verdi all’Opera di Budapest, nel 2011 Adriana Lecouvreur di Cilea all’Opera Rumena in prima assoluta per la Romania e il concerto di apertura della Stagione Sinfonica della FORM-Orchestra Filarmonica Marchigiana con Uto Ughi, nel 2012 Faust di Gounod all’Opera Rumena con Roberto Scandiuzzi. OrchestraFilarmonicaMarchigiana Violini I Giannina Guazzaroni ** Alessandro Marra * Elisabetta Matacena Elisabetta Spadari Paolo Strappa Lisa Maria Pescarelli Cristiano Pulin Emanuele Rossini Stefano Corradetti Violini II Simone Grizi * Laura Barcelli Gilda Damiani Alberto De Stefani Simona Conti Sandro Caprara Sergio Morellina Viole Fabio Cappella * Massimo Augelli Cristiano Del Priori Lorenzo Anibaldi Martina Novella Violoncelli Alessandro Culiani * Antonio Coloccia Gabriele Bandirali Nicolino Chirivì Denis Burioli Contrabbassi Luca Collazzoni * Andrea Dezi Michele Valentini Trombe Giuliano Gasparini * Manolito Rango Mario Bracalente Luigi Faggi Grigioni Tromboni Eugenio Gasparrini * Andrea Angeloni Simone Tisba Basso Tuba David Beato Timpani Adriano Achei * Percussioni Alessandro Carlini Corni Valerio Marcantoni David Kanarek * Giovanni Cacciaguerra Marco Germani Arpa Roberto Quattrini Maria Chiara Fiorucci * Martino Torquati Flauti Francesco Chirivì * Saverio Salvemini Oboi Giovanni Pantalone * Marco Vignoli Clarinetti Danilo Dolciotti * Luigino Ferranti Fagotti Paolo Biagini * Giacomo Petrolati ** Primo Violino di Spalla * Prime parti Ispettore d’orchestra Michele Scipioni prossimi concerti VIVALDI: GLORIA E MAGNIFICAT Concerto di Natale A. Vivaldi Magnificat RV 610 - Introduzione RV 642 e Gloria RV 589 Soprani Maria Candela Scalabrini, Ilaria Zuccaro Alto Floriano D’Auria Tenore Massimo Lombardi ARS CANTICA CHOIR Direttore MARCO BERRINI mercoledì 18 dicembre 2013, ore 21.00 – Pesaro, Teatro Rossini In collaborazione con l’Ente Concerti Pesaro giovedì 19 dicembre 2013, ore 21.00 – Ancona, Teatro delle Muse In collaborazione con la Società Amici della Musica “G. Michelli” FORM ORCHESTRA FILARMONICA MARCHIGIANA Via degli Aranci, 2 - 60121 Ancona | Tel. 071 206168 - Fax 071 206730 filarmonicamarchigiana.com | [email protected] supporto informatico e multimediale www.gruppoeidos.it Via Gola della Rossa, 15 - 60035 Jesi Tel. 0731 207079