Comunicato stampa

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PwC: La fiducia dei CEO a livello mondiale torna ai livelli pre-crisi, ma i CEO italiani
sono meno ottimisti.
Nel mondo la metà dei CEO è molto ottimista sulla crescita dei propri ricavi entro
l’anno, ma solo 1 CEO italiano su 5 si dimostra altrettanto ottimista. Maggiore la
fiducia nel lungo periodo.
Le minacce per il futuro sono: incertezza sulla crescita economica globale, reazioni
dei governi al disavanzo fiscale e eccessiva regolamentazione, particolarmente
temuta dai CEO italiani.
Le nuove sfide: sviluppo dei talenti e politiche sul lavoro.
DAVOS, SVIZZERA– 25 Gennaio 2011 – Dopo due anni trascorsi nel baratro della recessione, la
fiducia dei CEO sulla crescita futura torna ai livelli pre-crisi, come rivela la 14a Global CEO Survey
realizzata da PwC e diffusa in occasione dell'incontro annuale del World Economic Forum di Davos.
Nel sondaggio condotto tra 1.201 CEO delle principali società mondiali di 69 paesi, la metà afferma di
essere diventato "molto ottimista" sulle prospettive di crescita a breve termine (48%) dei propri ricavi
aziendali. Nonostante il dato compia un balzo di 17 punti percentuali rispetto allo scorso anno,
avvicinandosi ai livelli pre-crisi del 2008, solo 1 italiano su 5 tra gli amministratori delegati si dimostra
altrettanto ottimista.
E’ la Germania, tra i paesi in Europa occidentale, che si dimostra più fiduciosa, con 8 CEO su 10 molto
ottimisti sulla crescita a breve dei propri ricavi, in sensibile aumento rispetto ai 2 su 10 dello scorso
anno.
Nel lungo periodo, in Italia i CEO si dimostrano in generale cauti, con un tasso di fiducia dell’86% sulla
crescita dei propri ricavi da qui a tre anni, rispetto al 94% dei CEO mondiali.
E’ il lavoro a beneficiare per primo del clima di rinnovata fiducia dei CEO: oltre la metà (51%) in tutto
il mondo prevede nuova occupazione nei prossimi 12 mesi, in particolare in Europa Centrale, Asia Pacifico ed Africa, dato in salita dal 39% registrato l'anno precedente. E' indicativo che solo il 16% dei
CEO dichiari di prevedere tagli al personale nell'anno a venire, in calo rispetto al 25% dell'anno
precedente.
In netto contrasto il dato italiano, dove solo 1 manager su 3 è intenzionato ad aumentare la forza
lavoro nel breve termine, mentre il 25% dichiara di essere intenzionato a mantenere lo stesso livello di
occupazione e il 23% di prevedere tagli nel prossimo anno, a fronte di un 16% mondiale.
Tra i paesi chiave per la crescita futura secondo i CEO rimane in pole position la Cina (nominata dal
39%) seguita da Stati Uniti (dal 21%), Brasile (19%) ed India (18%). Cina, USA e India sono stati
indicati come le più importanti fonti future di prodotti e materie prime. Per i CEO italiani i paesi più
interessanti per la crescita del business, dopo la Cina, sono invece Germania e Russia, quest’ultima in
particolare per quanto riguarda i prodotti e l’approvvigionamento di materie prime (indicata dal 18%).
Le migliori opportunità per la crescita nel breve termine verranno, a livello strategico, dallo sviluppo di
nuovi prodotti o servizi, dall’aumento di quote nei mercati esistenti (citati dal 29% dei CEO mondiali) e
dallo sbocco in nuovi mercati, menzionato dal 17% e dal 20% degli italiani. Seguono fusioni e
acquisizioni, joint venture e alleanze come strategie di crescita.
"I CEO sono usciti dalla mentalità che li vedeva sotto assedio nel tentativo di sopravvivere alla
recessione. Ora scorgono rinnovate opportunità di crescita, anche nel breve termine, e sono
determinati a trarre vantaggio dalle migliori condizioni economiche globali e dall'aumento della
domanda da parte dei clienti", afferma Dennis M. Nally, Presidente di PricewaterhouseCoopers
International. “La ripresa dell'economia globale post-recessione procede a due velocità: economie
emergenti quali Cina, India e Brasile crescono a una velocità di gran lunga superiore a quella delle
nazioni sviluppate”.
L'impatto della recessione sulla strategia è evidente. L’84% dei CEO ha modificato la strategia
aziendale negli ultimi due anni sotto la spinta dell'incertezza economica, delle richieste della clientela e
delle dinamiche post-recessione nel loro settore. Sono stati di meno (64%) i CEO che hanno affermato
di voler tagliare i costi nei prossimi 12 mesi, in flessione rispetto al 70% circa dell'anno precedente. E il
34% ha affermato che avrebbe completato una fusione o acquisizione, la metà prevede di formare
nuove alleanze strategiche o joint venture, mentre il 31% sostiene che potrebbe dare in outsourcing
una funzione aziendale. L'Europa Occidentale, l'Asia e il Nord America sono stati indicati quali aree
geografiche preferite per concludere M&A.
Le minacce per il futuro delle aziende.
Incertezza sulla crescita economica, reazioni dei governi al disavanzo fiscale ed eccessiva
regolamentazione sono le principali minacce per il futuro delle aziende indicate dai CEO. La crescita
economica incerta rimane la principale paura, con 3 CEO su 4 che la indicano come motivo di
preoccupazione (in aumento rispetto al 66% dell'anno precedente), mentre la reazione del governo al
disavanzo fiscale spaventa il 61% dei CEO mondiali e l’eccessiva regolamentazione il 60%,
particolarmente temuta dagli italiani per i quali è invece al secondo posto tra i rischi previsti.
Ad emergere come una delle preoccupazioni nella classifica è la potenziale penuria di talenti, indicata
in particolare sia in Europa Centrale e dell'Est, che in Asia - Pacifico, Medio Oriente e Africa. La
maggior parte dei CEO afferma infatti che intende modificare le strategie per la gestione del talento
(83%), del rischio (77%), degli investimenti (76%) e della struttura organizzativa (74%).
Driver futuri: innovazione, sviluppo dei talenti e politiche sul lavoro.
Nell’eterna guerra per i talenti, i CEO hanno individuato le maggiori sfide che li attendono nei prossimi
tre anni: un numero esiguo di candidati disponibili dotati delle capacità necessarie (66%), assunzione e
integrazione di dipendenti più giovani nella forza lavoro (54%), perdita di personale chiave a vantaggio
della concorrenza (52%), e proposta di percorsi di carriera interessanti, indicata dal 50% dei CEO
mondiali e da ben l’83% degli italiani.
Le principali strategie individuate per affrontare tali sfide sono: utilizzare di più gli stimoli basati su
riconoscimenti non finanziari (indicato dal 65% dei CEO mondiali e solo dal 48% di quelli italiani),
utilizzare maggiormente il personale per incarichi internazionali, (59%) e lavorare con governi e
università per migliorare le capacità, a cui punta la metà dei CEO mondiali e solo un terzo di quelli
italiani. In Italia la strada da percorrere secondo i CEO sembra infatti quella di sviluppare incentivi
diretti per i giovani lavoratori tra i 18 e 30 anni, come dichiarato dal 65%.
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Priorità dei governi: infrastrutture e promozione di una forza lavoro qualificata.
A livello globale circa la metà dei CEO ha dichiarato che la priorità del proprio governo deve essere
quella di migliorare le infrastrutture del paese, seguita dalla promozione di una forza lavoro qualificata
(47%), e dalla garanzia di stabilità nel settore finanziario e accesso al capitale a costo sostenibile,
indicata dal 45% degli intervistati e vista come priorità assoluta dagli italiani (50%).
Oltre il 60% dei CEO di tutto il mondo (il 73% in Italia) concorda che tagli alla spesa pubblica
rallenterebbero la crescita economica del proprio paese e il 53% sostiene che le imposte della propria
azienda aumenterebbero a seguito della reazione del governo all'aumento del debito pubblico. Appena
più di un terzo dei CEO sostiene che la propria società sta effettuando cambiamenti strategici a causa
dei tagli nella spesa pubblica o degli aumenti delle imposte in patria o all'estero.
L’intera indagine e i grafici
www.pwc.com/ceosurvey.
esplicativi
possono
essere
scaricati
dal
sito
Metodologia utilizzata nel sondaggio:
Per la 14° Global CEO Survey, nel corso dell’ultimo trimestre del 2010 sono state condotte 1.201 interviste in 69
paesi. Suddivise per area: 420 interviste in Europa occidentale, 257 in Asia - Pacifico, 221 in America Latina, 148
nel Nord America, 98 nell’Europa dell’Est e 57 in Medio Oriente e Africa.
PwC fornisce servizi professionali di revisione, di consulenza e di consulenza legale/fiscale alle imprese con
l’obiettivo di costruire relazioni con i propri clienti basate sull’integrità e sulla creazione di valore. Più di 161.000
professionisti in 154 paesi condividono attraverso un network internazionale conoscenze, esperienze e soluzioni
per sviluppare nuove strategie e pratiche operative. In Italia operano circa 3000 professionisti presenti in 17 città.
Maggiori informazioni sul sito pwc.com.
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