Valori che resistono - Università degli Studi della Basilicata
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Valori che resistono - Università degli Studi della Basilicata
Valori che resistono Se ad una donna è stato diagnosticato un tumore alla mammella in stadio avanzato, ci sono buone possibilità che il tumore venga sottoposto al test per l’iper-espressione della proteina HER2. Se il test restituisce un valore positivo (HER2+), allora, a seconda della polizza assicurativa e delle politiche di rimborso, verrà prescritto un trattamento con il trastuzumab, (ndr. una sostanza che appartiene alla classe dei farmaci antitumorali e che si usa soprattutto per il trattamento delle pazienti affette da carcinoma mammario avanzato, recidivante o diffuso ad altri organi). Questo trattamento costa circa 100.000$ all’anno e in genere agisce sul recettore HER2, ma ci sono dei rischi. Un saggio sulla letteratura esistente su questo tipo di test, pubblicato nel 2009, conclude che nel 20% dei casi, il test sul recettore HER2 fallisce. Ossia dà una risposta errata. Sono tre i differenti tipi di test utili a determinare lo stato della proteina HER2 nel tessuto mammario. Questi test sono stati approvati dalla US Food and Drug Administration. I test possono essere eseguiti sia in laboratori di piccole comunità, sia in grossi laboratori centrali o di riferimento. Forse in modo non sorprendente, l’esito esatto o errato del test dipende dal tipo di test eseguito e da dove lo si esegue. Lo stesso saggio ha mostrato che fino al 66% dei malati di tumore alla mammella, eleggibili al trattamento, e fino al 20% delle donne trattate con il trastuzumab non sono stati sottoposti ad alcun test per l’HER2, almeno così risulta dalle loro cartelle cliniche. Benvenuti nel mondo reale delle misurazioni e dei test in medicina, dove imperversano falsi positivi, falsi negativi, ed errori, sulla cui natura nulla si riesce a dire e non si fanno nemmeno i test! E’ inutile sottolineare che ci sono sempre più test in medicina, inclusi test diagnostici, prognostici e test come quello che abbiamo appena descritto, che servono proprio a capire quale sia il trattamento migliore da applicare. Molte persone vedono i protocolli delle terapie come il futuro, specie nel trattamento di un cancro. Questi trattamenti sono tutti basati su test, cioè su misurazioni. Come statistici, abbiamo a che fare con misurazioni tutti i giorni ed abbiamo molti metodi e modelli ben sviluppati per lavorare con gli errori dipendenti da misurazioni. Ci sono anche degli uffici governativi preposti al controllo delle misurazioni. In America è il National Institute for Standards and Technology, mentre il Bureau International des Poids et Measures è il corrispondente ente internazionale. Queste persone sono esperte su questioni tipo l’accuratezza e la precisione delle differenti tecniche di misurazione oppure su quel delicato problema che è il riassumere il totale dell’incertezza nei risultati (attraverso la varianza e il bias). Ho preso in prestito il titolo di questo articolo dal titolo di uno dei miei articoli preferiti del defunto W.Youden (Technometrics, 1972). L’autore mostrò che non solo certi valori di costanti fisiche, come la velocità della luce, possono dipendere dal laboratorio e dai metodi di misurazione adottati (suona familiare?) ma anche le barre di errore, calcolate su differenti misurazioni, raramente si sovrappongono. E così ha cercato di determinare quei valori e quegli intervalli che si conservano. Ora il livello di espressione di una proteina in un tessuto campionario è difficilmente paragonabile ad una costante fisica e il suo valore vero è ben lontano dal conservarsi, ma in questo ambito subentra anche un altro fatto. I test sulla proteina HER2 sono effettuati su un campione di tessuto mammario, un campione biologico. Prima di effettuare un qualsiasi test, bisogna tener conto che un campione può essere influenzato da un gran numero di variabili pre-analitiche: lo stato del paziente, le procedure mediche o ospedaliere che si sono effettuate prima dell’acquisizione del campione, o quelle relative al modo in cui il campione viene acquisito, maneggiato, processato e conservato. Tutte queste variabili possono potenzialmente influire le misurazioni. Riporto nel seguito un esempio illuminante. Tempo fa furono effettuate misure molto precise su una particolare molecola, che è presente nel tessuto epatico, dopo averlo lasciato riposare per 0, 5, 10 e 15 minuti su una panchina a temperatura ambiente. C’erano effetti significativi visibili già dopo 5 minuti e, dopo 15 minuti, era difficile vedere la molecola in tutto il tessuto campionario. Allo stesso tempo, furono effettuate misurazioni simili su una molecola differente che nello stesso esperimento e per tutta la sua durata si erano mantenute alte ed invariate. Non è poi così sorprendente. Ma con i moderni strumenti di misurazione, e centinaia o migliaia di molecole, si può cominciare a mettere a fuoco il problema: quali, tra le variabili pre-analitiche associate ad un campione biologico, possono influenzare una data misurazione e in che modo? Le possibilità sono quasi infinite, ci sono decine di variabili pre-analitiche e migliaia di potenziali misure. Cinque anni fa, l’Istituto Nazionale sul Cancro in US aprì una sezione dedicata allo studio sistematico di questi problemi: l’ufficio di ricerca sui campioni biologici e sulla loro conservazione (biobanche). Recentemente, hanno organizzato un workshop in cui hanno partecipato scienziati biomedici e coloro che lavorano sui campioni biologici, metrologi, sviluppatori di strumenti commerciali, esperti di metodi di ricerca e di progettazione degli esperimenti, statistici e scienziati di regolamentazione. Lo scopo era quello di lavorare per lo sviluppo di strumenti idonei alla valutazione della qualità, utili sia nell’ispezione di campioni biologici sia nella comunità scientifica. Come partecipante al ristretto gruppo di statistici presenti, era una delizia essere in compagnia di così tante persone con la passione per la valutazione della qualità e lo sviluppo di misure standard, con il duplice obbiettivo di aiutare la ricerca medica e di tradurre i loro risultati nella pratica clinica. Valori che resistono, appunto! (traduzione di E. Di Nardo)