La sindrome dell`ovaio policistico (PCOS) e la dietaGIFT

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La sindrome dell`ovaio policistico (PCOS) e la dietaGIFT
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La sindrome dell'ovaio policistico (PCOS) e la dietaGIFT
Inviato da di Chiara Mezzetti
Ultimo aggiornamento mercoledì 15 aprile 2015
Un disordine endocrinologico con forti legami su risposta autoimmune, sfera psicologica, iperglicemie e ingrassamento.
Quale approccio attivo con dietaGIFT?
La sindrome dell’ovaio policistico (PCOS) era conosciuta fin dall’antichità ma in tempi moderni (1935) viene
descritta da Stein e Leventhal come disordine endocrinologico caratterizzato da anovulazione, cisti ovariche ed elevato
livello di ormoni maschili. E’ una delle endocrinopatie più comuni della donna in età fertile, purtroppo in costante
aumento: se fino a pochi anni fa infatti l'incidenza era del 5-10%, oggi si stima intorno al 18-22%.
E’ un disturbo che incide fortemente sulla sfera sessuale, affettiva e psicologica visto la ridotta fertilità e segni
clinici e/o biochimici di iperandrogenismo (irsutismo, acne, alopecia androgenetica), oltre ad effetti secondari come il
sovrappeso.
La PCOS è la prima causa di infertilità nel mondo occidentale, ma ha implicazioni metaboliche con aumento del rischio di
obesità, di sviluppare diabete di tipo 2 e malattie cardiovascolari. Infine ha implicazioni di natura estetica, apparentemente
marginali dal punto di vista medico, ma che hanno risvolti sulla qualità della vita e sulle relazioni sociali delle donne che ne
sono affette.
Come dimostrato già nel 2001 da Park et al.è importante sottolineare che l’insulino-resistenza si verifica anche in
donne con un BMI normale, non è quindi secondaria all’obesità ma è preesistente. Infatti uno studio recente
pubblicato su The Journal of Endocrinology and Metabolism rivela un difetto nelle cellule beta del pancreas di bambine
prepuberi con familiarità per PCOS. Diviene quindi indispensabile un intervento preventivo basato su una corretta
alimentazione a basso indice glicemico.
Un altro aspetto da tenere in considerazione è lo stato infiammatorio cronico dimostrato da Chris et al nel 2000 e
pubblicato dal Journal of Clinical Endocrinology and Metabolism. Questi autori hanno messo a confronto un gruppo di
donne sane con un gruppo di donne affette da PCOS ed hanno riscontrato una significativa differenza nei livelli di
proteina c reattiva, concludendo che le donne con PCOS hanno notevolmente aumentato le concentrazioni di CRP
rispetto alle donne con ritmo mestruale normale e normali livelli di androgeni. Ritengono perciò che l’infiammazione
cronica contribuisca ad aumentare il rischio di malattia coronarica e diabete di tipo 2 in queste donne.
Infine è stata dimostrata la correlazione tra PCOS e tiroidite autoimmune. Secondo alcuni autori le patologie hanno
un’eziogenesi comune, in effetti la prevalenza di tiroidite autoimmune è quasi il triplo in donne con PCOS rispetto
al gruppo di controllo (secondo una recentissima pubblicazione di Novas Jude) ma è forse una leggerezza correggere i
dati escludendo la resistenza all'insulina, la resistenza alla leptina e gli squilibri del sistema immunitario. Come ben
evidenziato da Singla et al. è opportuno valutare tutti i sintomi e considerare che tra le due patologie esiste una
correlazione biunivoca, tenere sotto controllo i sintomi precedenti contribuisce a diminuire l'insorgenza di entrambe le
patologie.
E’ stato recentemente pubblicato su Ginecological Endocrinology (2014) un lavoro che mette in relazione bassi
livelli di adiponectina e leptina con aumento di BMI, testosterone, trigliceridi, LDL e resistenza all’insulina.
Ecco quindi che il regime alimentare GIFT ci fornisce gli strumenti perfetti per mantenere un peso corretto nelle giovani
donne affette da PCOS ma soprattutto ci dà la possibilità di prevenire l'insorgenza della malattia in chi è geneticamente
predisposto.
Secondo un bello studio di Gloss et al del 2014 una dieta normocalorica a basso contenuto di carboidrati, normoproteica
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in relazione al peso delle pazienti, porta ad un netto miglioramento della composizione corporea con riduzione della
massa grassa e minima riduzione della massa magra rispetto ad una dieta standard. Gli stessi autori citano uno studio
precedente che indica una riduzione significativa della glicemia basale, della resistenza all’insulina, del peso
corporeo e della produzione di testosterone, dimostrando quindi un miglioramento delle condizioni generali delle pazienti
ma anche del decorso della malattia stessa, rivelando un effetto della dieta anche terapeutico.
Integrazione
Nel trattamento della PCOS può essere utile anche un'integrazione a base di Inositolo. Tale trattamento migliora
l'insulinemia, la funzionalità ormonale e il profilo lipidico. Oltre all'integratore sotto forma di farmaco (2-4 g al giorno) un
consumo abbondante di cereali integrali, legumi, frutta, verdura e una adeguata quantità di carne rossa aumentano il
quantitativo totale di Inositolo assunto con la dieta.
É efficace anche un'integrazione con omega 3 che abbassa lo stato infiammatorio generale e migliora il profilo lipidico.
La supplementazione di acido folico e vitamina B12 riduce l'iperomocistinemia.
L'integrazione con cromo mantiene sotto controllo la glicemia. (Oximix 6)
Un integrazione abbastanza completa prevede MemoD3 Zerotox (contiene gingko biloba, glicerofosfocolina, glutammina,
inositolo, zinco, vitamina D3 e acido folico) unito ad Alimento B Solgar.
Attività fisica
Un’ultima precisazione riguarda l’attività fisica, spesso trascurata o consigliata in maniera generica nella
dietologia classica. Uno studio pubblicato su Sports Medicine nel 2014 analizza il miglioramento della massa muscolare,
della sensibilità insulinica, della glicemia basale in un gruppo di donne affette da PCOS che seguivano un programma
alternato di progressive resistance traininig ed allenamento aerobico.
Un caso pratico
Mi sono trovata a seguire 3 ragazze di età compresa tra i 16 e i 24 anni con PCOS, reduci da alcuni interventi dietologici
classici con regime ipocalorico stretto e risultati altalenanti, forte senso di colpa e frustrazione.
L’approccio a dieta GIFT è stato graduale, con dieta normocalorica, normoproteica, esclusione di tutti gli zuccheri
e le farine raffinate, assoluta libertà nel consumo di frutta e verdura.
Le ragazze sono state inserite in un programma di attività fisica aerobica (camminata veloce) 3 volte alla settimana, per
poi aggiungere una seduta di allenamento di resistenza.
I risultati dopo 4 mesi sono stati di perdita media di 1,3 kg di massa grassa al mese e 3 cm di circonferenza vita, in un
caso si è avuta la ricomparsa del ciclo mestruale. In tutti e 3 i casi c’è stato un grande sollievo psicologico, una
diminuzione del senso di colpa ed un miglioramento dei rapporti in famiglia.
Chiara Mezzetti
Bibliografia
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Syndrome”
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Training in Polycystic Ovary Syndrome: Can Pumping Iron Improve Clinical Outcomes? • Birinder S. Cheema, Lisa
Vizza, Soji Swaraj
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