Dai tappi ai progetti di riciclo: la via del sughero

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Dai tappi ai progetti di riciclo: la via del sughero
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4 OTT 2016 / 18:10
Dai tappi ai progetti di riciclo: la via
del sughero secondo Amorim
a cura di
146 anni di vita e più di 4 miliardi di tappi venduto
nell'ultimo anno. Così l'azienda portoghese Amorin è
tra i maggiori e più innovativi produttori di tappi di
sughero. Con in più un progetto etico che ricicla i
tappi usati per destinare il sughero ad altri impieghi.
Andrea Gabbrielli
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La vita di un tappo di sughero ha buone possibilità di iniziare in una
foresta dell’Alentejo, la bellissima regione portoghese nota per aver
ispirato tanti scrittori, da José Saramago ad Antonio Tabucchi. Infatti
nei boschi del Portogallo - in appena l’8% del territorio - si produce più
del 50% dell’intera produzione mondiale di sughero. Le sugherete del
Mediterraneo sono diffuse in un’area di 2,2 milioni di ettari - per lo più
localizzate in suoli poveri e dal clima siccitoso – e rappresentano un
polmone verde in grado di assorbire più di 14 milioni di tonnellate di
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anidride carbonica ogni anno.
Dall'albero ai tappi
Nei tre mesi che vanno da maggio a luglio, in Portogallo e Spagna in
primis, ma anche nord Africa e in Sardegna, si svolge la “decortica” cioè
il primo passo per arrivare a produrre un tappo. Il sughero aderisce al
tronco della quercia come una pelle antica, spessa e rugosa. Si tratta di
una corteccia particolare che per essere staccata, richiede abilità e
precisione: l’accetta, usata con perizia dagli artigiani, deve intaccare
senza ferire in nessun modo la pianta. La “decortica” è un’operazione
delicata. Si lavora in coppia, dosando i colpi e utilizzando il manico come
leva per facilitare il distacco del sughero, che avvolge la quercia, da terra
sino alla biforcazione dei primi rami. Il tronco, spogliato dalla corteccia
di sughero, rimane nudo e bagnato di linfa che a contatto con il sole,
asciuga in fretta. Anche la plancia di sughero è umida di linfa e viene
provvisoriamente stoccata in cataste, in attesa di essere avviata dopo
poco tempo nello stabilimento dove, dopo un ulteriore periodo di
stagionatura (almeno 6 mesi all’aperto) in appositi piazzali drenanti,
inizierà la lavorazione vera e propria. Secondo una procedura che
abbiamo seguito, passo passo, presso l'azienda Amorin Internazional: 9
stabilimenti distribuiti tra Portogallo, Spagna, Tunisia, Algeria e
Marocco.
Amorin: 146 anni e più di 4 miliardi di tappi l'anno
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Nel 2015 Amorin International ha venduto 4,2 mld di tappi e un fatturato
di 600 mln di euro. Attualmente la corticeira, fondata nel 19870 da
António Alves de Amorim nel 1870 e tutt’oggi gestita dai suoi
discendenti, rappresenta il 23% di mercato delle chiusure nel settore
vino, pari a un terzo del totale delle chiusure in sughero. In questo
quadro Amorim Cork Italia, fondata nel 1999 e con sede a Conegliano
Veneto, ha prodotto 48 mln di fatturato e ha occupato il 25% del totale
mercato nazionale con 480 milioni di tappi consegnati nel 2015. La
particolarità dello stabilimento italiano è che sarà il primo del settore ad
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essere completamente climatizzato. Il beneficio non sarà solo per gli
addetti ma essendo il sughero molto sensibile alle condizioni
igrometriche, in questo modo saranno garantite condizioni di
temperatura e umidità costanti, da gennaio a dicembre. L’azienda
italiana è aperta alle visite delle scuole e rappresenta un modello per la
lavorazione del sughero.
Il segreto del tempo
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La stagionatura all'aperto della plancia di sughero, in appositi piazzali
pavimentati in cemento e in pendenza, per eliminare i ristagni e
facilitare la pulizia dell’area, è una precauzione elaborata nel corso del
tempo dai tecnici Amorim, per minimizzare la possibilità di
contaminazione da funghi e batteri che potrebbero comprometterne la
qualità come invece può succedere quando c’è contatto diretto con il
terreno. Dopo questo periodo inizia la lavorazione vera e propria. Ma
facciamo un passo indietro, al momento in cui si ottiene la materia
prima. Per effettuare la prima decortica di un albero ci vogliono almeno
25 anni ma il primo sughero sarà utilizzato solo per pavimenti,
rivestimenti e prodotti granulati. Per il tappo da vino vero e proprio, ci
vorrà ancora molto tempo. “Dovrannotrascorrerealtri9 anni prima della
seconda decortica”ci spiega Carlos Santos, amministratore delegato
Amorim Italia “e ancora altri 9 prima che dalla corteccia si possano
realizzare tappi in sughero: come minimo dovranno passare 43 anni per
avere quella maturità strutturale necessaria per destinare il tappo
all’imbottigliamento”. Il sughero si rigenera nel corso dei 9 anni
successivi e così la quercia può subire la decortica per oltre 200 anni, cioè
dalle 15 alle 18 volte. Un tempo lunghissimo che impegna diverse
generazioni di artigiani: basti pensare che ancora oggi si stanno
decorticando le querce selezionate da António Alves de Amorim nel
1870, quando fondò l’omonima “corticeira”, tutt’oggi gestita dai suoi
discendenti
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La selezione del sughero e dei tappi
La prima operazione, terminata la stagionatura, è la bollitura delle
plance di sughero in enormi pentoloni al fine di pulirle, disinfettarle e
ammorbidirle. Dopo la pressatura la plancia prima viene selezionata in
base alle caratteristiche e poi refilata. Gli scarti non vengono eliminati
bensì recuperati per produrre tappi ricavati incollando trucioli e
segatura pressata. Dal carotaggio delle plance più spesse, si estraggono i
tappi che a loro volta vengono selezionati da una macchina e da un
lettore ottico. In base alla “lettura” la macchina, grazie a un getto d’aria,
divide i tappi per qualità e misura.
A questo punto il controllo da meccanico diventa manuale ed è affidato a
squadre di donne che testano tappo dopo tappo, con degli speciali rulli.
In questo modo tutti i tappi formati da un unico pezzo vengono suddivisi
in base alla lunghezza, alla porosità e alle eventuali lesioni. Si tratta di 5
diversi tipi di qualità di tappi che naturalmente verranno venduti a
prezzi differenti. I migliori dovranno durare decenni a contatto con il
vino nel collo della bottiglia. Il rapporto tra il vino e il tappo, è stato
sperimentato nel corso dei secoli e se le chiusure alternative (plastica,
alluminio, vetro) sono consigliate per i vini di pronta beva, per il medio o
lungo invecchiamento, il sughero continua a essere la chiusura migliore.
Non solo per la conservazione l’evoluzione delle caratteristiche
organolettiche del vino, ma anche perché è un prodotto assolutamente
naturale rispetta la natura e i suoi processi, ed è interamente riciclabile.
La particolarità del sughero sta nella miscela dei gas simili all’aria che
riempiono ognuna delle sue cellule e nella percentuale di suberina
contenuta nelle sue pareti. Il sughero è composto dal 45% di suberina,
27% lignina, 12% polissaccaridi, 6% tannini, 6% carburi. Grazie a queste
componenti ha capacità di isolamento termico e acustico,
impermeabilità rispetto a liquidi e gas, ottima resistenza al fuoco e a
elevate temperature, elevata resistenza all’attrito, elasticità e
compressibilità, buona resilienza, leggerezza e capacità di galleggiare in
acqua.
Strategie innovative e il progetto Etico
L’ultimo grido in materia di tappi da vino di sughero naturale si chiama
NDtech e garantisce l’assenza di TCA (tricloroanisolo) cioè del sapore di
tappo, al 100%. Attualmente il sistema - si tratta di una velocissima
gascromatografia di ogni singolo tappo - permette di rilevare la
presenza di una molecola di 0,5 nanogrammi/litro di TCA (parti per
trilione) equivalenti ad una goccia d'acqua in 800 piscine olimpioniche. Il
processo è in fase di validazione da parte della tedesca Geisenheim
University e da Australian Wine Research Institute (AWRI).
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Il tappo anche quando è stato utilizzato si può riciclare e impiegare nella
produzione di pannelli isolanti per la bioedilizia, a marchio Etico, che
viene ricavato dalla macinatura – granina- dei tappi usati. Nel solo 2015
Etico ha permesso di raccogliere circa 85 milioni di pezzi, equivalenti a
una cinquantina di tonnellate di sughero riutilizzabile e ha devoluto,
tramite Amorim Cork Italia, circa 40 mila euro in beneficenza. Il
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progetto è stato premiato da Legambiente e della manifestazione green
Giacimenti Urbani, risultando la prima realtà aziendale in Italia a
chiudere totalmente una catena virtuosa con un prodotto finito creato a
partire dal sughero riciclato. Il granulato, inoltre, può essere impiegato
per aumentare l’efficienza energetica e l’isolamento delle coperture in
bioedilizia.
a cura di Andrea Gabbrielli
foto Andrea Gabbrielli
Abbiamo parlato di: Sughero, Tappi, Amorin, Portogallo
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