sporcizia e abbandono il calvario dei pendolari

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sporcizia e abbandono il calvario dei pendolari
Perché mai il ministro super falco Tremonti ha fatto
l’elogio del posto fisso? Per scavalcare a sinistra il Pd?
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Martedì 20 ottobre 2009 – Anno 1 – n° 24
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Lodo Alfano, le motivazioni della Consulta
LA CORTE SBUGIARDA B.
NON BASTA UNA LEGGE ORDINARIA
Il Papello di Berlusconi
di Furio Colombo
dc
D
obbiamo prendere atto dei fatti.
Silvio Berlusconi, primo ministro
italiano, ha deciso di aprire una
trattativa con lo Stato italiano. Al le
Sue ragioni. Lo Stato lo ha privato della
sua immunità, pretende di processarlo e
lo ha condannato ad un pagamento (giudicato troppo alto) quale risarcimento ai
legittimi proprietari per appropriazione
indebita del gruppo Mondadori. Ha presentato “il suo papello” che avvia la trattativa. Sul vigore con cui intende avviare
la trattativa precisa: “il toro va preso per le
corna” (Sofia, 16 ottobre). Le corna del
toro sono la Costituzione e l’ indipendenza della Magistratura. Sulla Costituzione il
contropotere anti-stato di Berlusconi ci
aveva già fatto saper che “ è di stampo
marxista”. Sulla magistratura, visto che le
toghe insistono, manda una troupe di
gente sua a pedinare e a filmare un giudice con l’ intento di creare una gogna
mediatica. Che si tratti di vendette- sia pure come semplice anticipo, nel caso che
la trattativa non vada in porto- lo dicono
chiaro e tondo gli affiliati del primo ministro. Dicono: “ma come, spiare nei bagni del premier si può, ma lui non può
spiare un giudice?”. Inutile soffermarsi
sull’evidente squilibrio della frase. La frase è un pugno sul tavolo. La trattativa è fra
il capo del governo di uno Stato e lo
Stato che quel primo ministro
governa. Offriamo alcune illustrazioni utili a capire. La
prima. Il giorno 17 ottobre il capo del governo ha
“previsto” che il 50% degli italiani non pagherà più
il canone che sostiene il servizio pubblico
Rai-TV. La seconda. Al convegno di Monza
degli imprenditori italiani, il capo del governo italiano lancia l’appello: “ribellatevi”. Ribellarsi, per gli imprenditori vuol
dire per il momento, non pagare le tasse.
La terza. Il primo ministro spiega che “la
campagna contro di me getta discredito
sul Made in Italy” e dunque
sui prodotti italiani. Gli imprenditori provvedano a
negare pubblicità ai giornali e Tv anti-italiani.A quanto
pare lo Stato resiste. Bisogna risolutamente passare
ai fatti. I fatti sono- e saranno- attentati mediatici. Colpiranno tutti. Dalla A alla Z.
Per primo tocca ad Augias.
Misteriosi dossier, che sembrano venire da Praga ma
più probabilmente sono
parte di una spedizione da
Mosca, lo accusano di spionaggio “all’elegante caffè
Rosati” di Roma. Sia chiaro,
Augias è il primo in ordine
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alfabetico. Ma ci sono altre ventisei lettere dell’ alfabeto, alcune corrispondenti
a ben altro potere politico, a ben altro livello istituzionale. Però conosciamo la
via d’ uscita. Con la pazienza e lo scrupolo
del docente, ce la illustra di nuovo l’ editorialista del Corriere della Sera, prof. Angelo Panebianco. Dunque, badate a voi
stessi, voi sinistra, voi ingombro, voi opposizione. Pluralista è chi vede davanti a
se non un nemico ma un avversario. Se
Berlusconi è un avversario, (aggiungo io),
sul suo “papello” si può trattare. Ed evitiamo tutte le altre lettere dell’alfabeto,
con foto gigante e Titolone sulla prima
pagina de “Il Giornale”. Pensate quante
reputazioni potremo salvare se scegliamo
subito, adesso, di fare le riforme “insieme
con l’ avversario”? Che dite, ci sediamo al
tavolo e chiacchieriamo con “l’ avversario”? Dicono che, quando è buono, se gli
dai sempre ragione, non c’è da pentirsi.
Per cambiare il principio di
uguaglianza occorre una
norma costituzionale
Il premier può essere
processato concordando
le udienze
D’Onghia pag. 5 z
CASO MESIANO x
Udi Massimo Fini
La rivolta
dei giornalisti
Mediaset
PERCHÉ
DIFENDO
BRACHINO
Furini
e Mascali pag. 4z
Fedele
Confalonieri
(ELABORAZIONE FOTOGRAFICA)
Claudio Brachino. Il
direttore di Videonews
Dcheifendo
ha mandato in onda il contestatissimo servizio su Raimondo Mesiano, il giudice
che ha condannato Finivest-Mediaset a pagare 750 milioni di euro alla Cir di Carlo De
pag. 18 z
Benedetti.
Udi Angelo d’Orsi
INCHIESTA x Sui treni
che non arrivano mai
SPORCIZIA E ABBANDONO
IL CALVARIO DEI PENDOLARI
di Maurizio Chierici
l giorno si sveglia tardi, quasi
sei e dieci. In fila davanIti albuio:
Panino per il Viaggiatore,
cartellone rosso del bar. Caffè,
cappuccini, masticano qualcosa. Ragazzi e ragazze, zaino in
spalla. I call center alzano la saracinesca alle otto e mezza e
non possono giocare con l’ottimismo della puntualità di treni mai puntuali. Sono le avanguardie dei 500 mila pendolari
che ogni giorno sbarcano a Milano.
pag. 10 e 11 z
MACERIE
(AMERICANE)
DOPO L’89
oveva esser pace: è stata
Dguerre
guerra, un proliferare di
atroci e pretestuose.
Doveva sorgere la giustizia: si
è accresciuto il potere politico ed economico di un’oligarchia globale. Le macerie sotto
il muro di Berlino. pag. 14 z
CATTIVERIE
Brachino si “scusa”
con Mesiano
e lo invita in studio:
ho tre domande
da farle... Con o senza
manganello?
PROF. PANEBIANCO,
IN ARTE ESTINTORE
di Marco Travaglio
omintern, il Pompiere della Sera è
impegnatissimo a dimostrare che non è
vero, che i cattivi sono altri. Domenica ha
reclutato il cardinal Angelo Bagnasco,
dedicando alle sue fondamentali illuminazioni il
titolo di prima pagina: “Lo scontro danneggia
l’Italia”. Di quale scontro parli il Cardinal
Estintore, non è dato sapere, visto che
l’opposizione è in tutt’altre faccende
affaccendata e Al Tappone fa tutto da solo con la
sua ex-signora, le sue escort, i suoi coimputati, i
suoi avvocati, i suoi telekiller. Ma non importa:
anche l’altroieri il quotidiano di via Pompierino
ha assolto al suo compito di spegnere gl’incendi
che non ci sono. Ieri poi è entrato in scena a
sirene spiegate, col caschetto sul capino, la tuta
ignifuga, le slip in amianto e la pompetta ad
acqua, il prof. Angelo Panebianco,che teme
sempre di ustionarsi la barba. Vede “guerra
civile strisciante” dappertutto, tant’è che ha
appena ordinato un Canadair della protezione
civile per dare più efficacia ai suoi editoriali
scritti con l’idrante, terrorizzato dai piromani
nostrani ai quali si aggiungono pure “rispettabili
pensatori di altri paesi aizzati da demagoghi
nostrani”. Tipo quel putribondo figuro di Josè
Saramago che, non contento di avergli soffiato il
Nobel per la letteratura, s’è messo pure a dire
che l’Italia non è una democrazia. Possibile mai
che uno straniero capisca l’Italia meglio di un
professore con barba che vive a Bologna nel
Mulino, anzi nel Mulino Bianco? No,
impossibile: dev’esserci qualcuno che lo “aizza”
di nascosto. E nessuno dice niente, nessuno fa
niente: tocca far tutto al professor Panebianco
che, sconsolato, distilla per gli eventuali lettori
la sua summa theologica: “Conviene tornare ai
fondamentali”, intima. Ecco, torniamoci. Primo
punto: “Nelle democrazie, la maggioranza dei
cittadini ha interesse nullo o sporadico per la
politica”. Purtroppo invece in Italia c’è gente
che se ne interessa (ovviamente “aizzata” dai
figuri di cui sopra): bisogna dissuaderla e lui è lì
apposta. Eccolo dunque descrivere i “tre tipi
umani che più frequentemente si incontrano in
tale minoranza” che si interessa di politica:
“l’estremista, il fazioso, il pluralista”. L’estremista
è “pericoloso”, “frustrato”, “odia il nemico
politico”, considera la politica “una grande
discarica” e “alimenta un clima” brutto e
violento. “Poi c’è il fazioso” che, “a differenza
dell’estremista, non è un caso psichiatrico”, ma
ha “orrore per le opinioni diverse dalla sua”.
Entrambe le categorie parrebbero descrivere
alla perfezione il presidente del Consiglio e i
suoi fans (tipo Giuliano Ferrara, che ieri
paragonava il pedinamento del giudice Mesiano
alle proteste popolari contro Craxi, Poggiolini e
Previti, dimenticando di precisare che Mesiano è
un galantuomo e gli altri tre sono pregiudicati):
invece Panebianco le appiccica ai due o tre
“antiberlusconiani” rimasti in Italia. Infine c’è “il
pluralista”, e il prof. Panebianco modestamente
lo nacque, barba compresa: “quanto più prevale
il tipo pluralista, tanto più la democrazia è salda
e sicura”. A questo punto il lettore, casomai
fosse sopravvissuto, viene investito dal colpo di
grazia finale: “C’è poi la questione dell’uovo e
della gallina”, di cui facciamo venia ai nostri
lettori perché vorremmo conservarne qualcuno.
Ma in cui possiamo assicurare che il
vicepompiere Galli della Loggia non c’entra.
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