Assufficio parla dell`ufficio del futuro nel grattacielo più alto d`Italia.

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Assufficio parla dell`ufficio del futuro nel grattacielo più alto d`Italia.
Report del Seminario Assufficio “L’ufficio che verrà”
presso Torre Allianz, Milano 10 febbraio 2015.
Assufficio parla dell’ufficio del futuro
nel grattacielo più alto d’Italia.
Ancora una volta Assufficio ha scelto un luogo eccezionale
per parlare dell’ “ufficio che verrà”, il workplace 3.0
che in realtà è già l’ambiente di lavoro del presente.
Quasi 300 professionisti di altissimo livello erano presenti al Seminario Assufficio “L’ufficio che
verrà” si è svolto al 35° piano della Torre Allianz, nuova icona della Milano che cresce,
progettata da Arata Isozaki con Andrea Maffei nell’ambito di CityLife.
Temi degli interventi e relatori:
Introduzione delle tematiche del seminario.
dell’’incontro
Renata Sias, moderatrice dell
Il settore ufficio in Italia: il sentiment 2015.
Marco Predari, presidente Assufficio
La Passeggiata.
Nicolas Bewick, Studio Architetto Michele De Lucchi
Le parole del chiave della riqualificazione immobiliare.
Armando Borghi, AD CityLife
Il progetto di Torre Allianz e i suoi aspetti più innovativi.
Andrea Maffei, progettista con Arata Isozaki della Torre Allianz.
L’efficienza distributiva negli edifici a torre.
Francesco Prennushi, General Planning
Il seminario nella Torre Allianz rappresenta un ideale seguito del precedente incontro organizzato
nel 2013 nel cantiere della Torre Unicredit, altro segno forte dello skyline milanese, in occasione
del quale vennero anticipati i concept dell’installazione di Jean Nouvel.
Ha aperto i lavori Marco Predari, Presidente di Assufficio da luglio 2014, che ha fornito “i
numeri” dell’associazione (140 aziende associate, 80% delle quali eccellenze del settore, con un
fatturato globale di circa 1 miliardo di euro nel 2014) e indicando qualche leggero segnale positivo
del mercato nell’ultimo semestre. Soprattutto il Presidente Predari ha sottolineato il valore forte
dell’ Associazione ben sintetizzato nello slogan “Insieme per essere più competitivi”.
Dopo avere evidenziato la freschezza di iniziative fuori dall’usuale (in particolare le missioni
impegnate nel posizionamento sui mercati esteri, il ruolo importante a livello europeo della
commissione tecnica, il dialogo nell’ambito del Parlamento Europeo come interlocutore nella
gestione di grandi appalti) ha svolto lo sguardo verso i nuovi scenari dello spazio ufficio.
Ufficio inteso come luogo che ha capacità di attrarre, nel quale si lavora, ci si emozione a si sta
bene. Una visione questa, che ha cambiato l’approccio delle grandi imprese e che anche le aziende
produttrici di arredo hanno recepito indirizzandosi verso un mood più domestico e rispondendo
con prodotti nuovi nelle forme, nei materiali, nelle dimensioni e talvolta anche nelle tipologie.
Un design nuovo che in Italia ha le sue radici e che in Italia è quanto mai fertile.
Nicolas Bewick, dello studio Architetto Michele De Lucchi, è entrato nel dettaglio dei nuovi
concept per il progetto dell’ufficio presentando “La Passeggiata” l’installazione ideata per il
Salone del Mobile che sarà esposta il prossimo aprile nei padiglioni di Workplace 3.0/Salone
Ufficio.
In un mondo in costante e rapida evoluzione, l’ufficio è il luogo maggiormente soggetto a
trasformazioni legate ai cambiamenti sociali, economici e culturali. Nasce così “La Passeggiata”,
una metafora sull’importanza del non stare fermi.
“Pensare all’ambiente di lavoro come a una palestra attrezzata per allenare la mente significa farlo
diventare uno spazio in cui le relazioni generino nuove idee e possibilità. L’ufficio del futuro è un
paesaggio mutevole, privo di convenzioni, sempre diverso e creatore continuo di novità” questo in
sintesi il core dell’installazione dell’architetto Michele De Lucchi.
Nell’ufficio è più importante muoversi che sostare e il paesaggio interno ed esterno hanno un ruolo
fondamentale nella creazione dell’ufficio stesso che diventa il luogo in cui poter anche ricevere
degli stimoli. Paradossalmente diventano oggi più importanti gli spazi come la reception o la
cucina, un angolo di verde in un luogo inaspettato, una sala riunioni particolarmente confortevole e
il percorso per arrivare alla propria postazione di lavoro piuttosto che la postazione stessa.
La realizzazione di questa visione vedrà un allestimento suddiviso in quattro
quattro aree tematiche –
Club, Uomini Liberi, Agorà
Agorà, Laboratorio – che riflettono le ipotesi del progettista. Il Club
È l’area destinata agli incontri e agli scambi con le persone, una sorta di piattaforma di
comunicazione in cui lo spazio è piacevolmente informale e può ricordare le sale di attesa degli
alberghi o degli aeroporti, ospitali e comode. Le sale d’attesa si sono evolute diventando il punto di
riferimento per gli uffici aperti e liberi, senza scrivanie e senza obbligo di presenza. Nel Club tutto
è organizzato in modo da favorire le modalità di lavoro possibili, ma anche per poter soddisfare la
voglia di un caffè o mangiare in qualsiasi momento del giorno e della notte.
Uomini Liberi
Lo spazio di lavoro deve incoraggiare lo scambio di idee e competenze – alla base del processo
creativo e produttivo – rendendo possibile però il giusto equilibrio tra “l’io” e “il noi”, tra il bisogno
di concentrarsi in privato e la necessità di condividere. L’ambiente ufficio deve essere un luogo
stimolante, eccitante e creativo in cui l’ambito relazionale ha un ruolo determinante: nutrire la
creatività del singolo e sviluppare le potenzialità del lavoro di gruppo. Deve poter però consentire
anche di sentirsi protetti e isolati, di ricevere una persona privatamente e lavorare indisturbati se
necessario.
Agorà
Agorà
Un padiglione ideato per consentire diverse tipologie di incontri: conferenze, presentazioni,
proiezioni, esposizioni, spettacoli e eventi speciali. Un’area in cui presentare le proprie idee e
conoscere quelle degli altri, dove incontrare i colleghi e scambiare e condividere informazioni e
opinioni, un’area all’interno della quale sentire il senso della comunità.
Laboratorio
Nel laboratorio si concretizza il processo creativo che dà origine a documenti, presentazioni e
prototipi in 3D, immagini, software e applicazioni. Qui è possibile apprendere lavori manuali,
esplorare nuovi strumenti, inventare e aggiornarsi perché i diversi processi contribuiscono alla
creazione e al consolidamento della comunità.
Il verde
Il verde e opere d’arte vegetali circondano lo spazio di lavoro de “La Passeggiata”: un giardino che
offre la possibilità di scegliere dove e come svolgere al meglio il proprio lavoro.
Armando Borghi, AD di CityLife, ha affrontato il tema dell’ufficio dal
dal punto di vista del
developer immobiliare. Il ruolo del building ad uso terziario nel contesto di un progetto articolato
e complesso come è quello di CityLife che, per la concentrazione di qualità architettonica, per
l’integrazione delle diverse funzioni e destinazioni d’uso e per la capacità di connettersi al tessuto
urbano circostante, rappresenta un modello perfetto di intervento immobiliare e di
riqualificazione urbana.
Tra i due blocchi di residenze, 7 disegnate da Zaha Hadid e 5 da Daniel Libeskin, ultimate e per
buona parte già abitate, svettano le tre alte torri che portano la firma di grandi architetti: la Torre
Allianz disegnata da Arata Isozaki e Andrea Maffei in fase di completamento, la torre Zaha Hadid
che sarà occupata da Generali Assicurazioni di cui è stato fatto a dicembre il getto di fondazione e
quella di Daniel Libeskin di 30 piani appena iniziata; saranno completate rispettivamente nel 2017
e 2018.
L’intervento sarà completato da un centro commerciale di 30.000 mq, dall’accesso alla
metropolitana e da un grande parco pubblico di 168.000 mq, il più grande d’Europa. L’area sarà
esclusivamente pedonale con traffico automobilistico e i trasporti sotterranei, ma con accessi
diretti dalle stazioni di metropolitana fino alle hall delle grande torri per uffici.
Importante in questo intervento è anche il ruolo di “ricucitura” con il tessuto urbano preesistente,
con le funzione del quartiere e con edifici simbolo quali il palazzo MICO, il palazzo delle Scintille e i
velodromo Vigorelli.
L’architetto
L’architetto Andrea Maffei, progettista con Arata Isozaki della Torre Allianz,
Allianz ha illustrato gli
elementi più innovativi della Torre Allianz, il grattacielo che ha ospitato il seminario, il più alto
d’italia e nuovo simbolo della Milano che cresce.
Milano è la città che meglio rappresenta il volto internazionale dell’Italia, paragonabile a Londra,
Francoforte, Parigi. Al contrario di numerose città storiche italiane, Milano è più legata al suo
sviluppo nell’Ottocento e nel Novecento, ovvero dopo la rivoluzione industriale. In tal senso
progettare a Milano, per Andrea Maffei, che con l’archistar giapponese Arata Isozaki, ha
progettato la Torre Allianz, rappresentava “confrontarsi con il volto più contemporaneo dell’Italia,
fatto di fabbriche, metropolitane, cemento e acciaio e non tanto di particolari eredità storiche. Ne
è prova il fatto che il movimento Futurista si sia sviluppato soprattutto a Milano, essendo un
movimento nato per rispondere ai temi della città contemporanea. Non era quindi particolarmente
importante il rapporto con grandi eccellenze già esistenti, ma piuttosto una riflessione sui temi
della città contemporanea”.
“Nel nostro arcipelago di forme, abbiamo trovato interessante – continua Maffei - sviluppare l’idea
di un grattacielo senza fine, una sorta di endless tower. Ormai troviamo grattacieli di qualsiasi
forma e decorazione in tutte le parti del mondo. Da ciò ci sembrava più affascinante studiare un
concetto da applicare al grattacielo, rispetto al solo studio di una forma bella esteticamente”.
Nell’aspirazione alla massima verticalità e alla tensione verso l’alto, risultava limitante scegliere
una forma compiuta e conclusa ad una certa altezza ed abbiamo preferito applicare il concetto di
un sistema modulare che si può ripetere all’infinito senza soluzione di continuità. Il modulo
prescelto si compone di 6 piani per uffici, con una pianta molto stretta e allungata di 21x58 metri
La scelta di queste proporzioni è finalizzata ad uno snellimento del volume per accentuarne la
verticalità e lo rende strutturalmente provocatorio vista la snellezza di una forma così alta. La
torre sarà alta 207 m per 50 piani e si affaccerà sulla nuova Piazza delle Tre Torri assieme agli altri
due grattacieli di Daniel Libeskind e Zaha Hadid.
La facciata del modulo è composta da una doppia pelle in vetro di forma appena bombata verso
l’esterno. La successione verticale dei moduli bombati crea una leggera sensazione di vibrazione
del volume dell’edificio mentre sale verso l’alto. I prospetti dei lati corti sono completamente
vetrati e mostrano la macchinosità della serie di ascensori panoramici che salgono e scendono ai
vari piani dell’edificio.
L’idea di endless tower può essere paragonata alle precedenti ambizioni di altri artisti, come
Constantin Brancusi per esempio, che nel 1937-38 ha installato una sua endless column nel parco di
Targu-Jiu per creare sistemi ripetibili all’infinito. Alla domanda sulle ragioni di tale idea, Brancusi
rispondeva: “Serve per sostenere le volte del paradiso”.
Le facciate sono caratterizzate da pannelli in vetro curvato a freddo che creano le grandi
curvature dei moduli. Questa soluzione è stata ottenuta attraverso delle tecniche di cold-bending,
ovvero di piegatura a freddo del vetro solo attraverso il suo incollaggio ai montanti in alluminio
con un lato ricurvo.
Alle due estremità sono previsti ascensori panoramici di cui è stato già definito il design delle
cabine, attualmente in produzione. Tre ascensori con pareti vetrate consentiranno di ammirare il
paesaggio salendo verso la sommità del grattacielo. Il muoversi degli ascensori caratterizzerà la
torre dandole l’effetto di edificio-macchina, un omaggio al futurismo milanese.
Un altro riferimento al futurismo è dato dai quattro contrafforti color oro. La loro funzione è di
ridurre le oscillazioni della torre negli ultimi piani per consentirne l’utilizzo con il massimo confort.
Le strutture sono state portate all’esterno, in modo da farle diventare una forte caratterizzazione
architettonica. Finora non è mai stata realizzata questa soluzione ingegneristica, che diventerà
un’attrazione turistica per chi visita questa zona di Milano.
Il tema dell’efficienza distributiva negli edifici a torre è stato il tema Francesco Prennushi, di
General Planning che si è ricollegato ai concetti espressi da Nicolas Bewick nella presentazione
de “La Passeggiata” confermando che il focus dello space planning si sta sempre più concentrando
sulle postazioni “terze” che completano il set classico costituito da sedia + scrivania.
Sulla base di recenti esperienze progettuali ha indicato alcune linee guida per il progetto di uffici
all’interno di edifici a torre (identità, efficienza, flessibiità) confermando le problematiche e i vicoli
della tipologia a torre, dovuti alla distribuzione impiantistica, alla dimensione del core, dei percorsi
verticali e alle relative norme per accessibilità e sicurezza che spesso diminuiscono
considerevolmente il valore della superficie utile dell’edificio e creano problemi distributivi.
Anche se il rapporto NIA/GIA è meno efficiente rispetto a un edificio tradizionale, il ruolo iconico
della torre è indiscutibile, crea un valore simbolico che ha forte appealing in termini di
appartenenza da parte di tutti coloro che l’abitano ed è anche uno stimolo molto forte per chi lo
progetta.
Ai vantaggi simbolici Prennushi ha aggiunto anche quelli più funzionali legati alla qualità della luce
naturale, alla continuità degli spazi interni e di quelli esterni: la vista spettacolare diventa un valore
aggiunto che genera qualità e benessere nel luogo di lavoro.
Anche se non ci sono regole fisse, e se l’edificio a torre ha una chiara vocazione per l’open space,
Prennushi ha poi indicato una classificazione in tre tipi di spazi che devono essere complementari
e in equilibrio tra loro: le aree personali, le aree condivise, le aree collettive.
All’interno di questa classificazione ha definito una sorta di Abaco degli elementi progettuali,
individuando tipologie di setting diversi per attività diverse e con livelli di personalizzazione
articolati. Indispensabile è quindi la varietà nella configurazione degli spazi, che assecondino
forme di lavoro diverse, per il singolo, il 1-to-1, il team e il gruppo.
Activity setting che diventano spazi necessari e complementari alle tradizionali scrivanie in open
space.
Dal Locker, unità minima per il contenimento degli oggetti personali, che può essere
personalizzato a piacere dal “proprietario”, alle diverse tipologie di spazi collettivi che portano
forti segni di personalizzazione con rimandi al mondo domestico e un uso del colore come
elemento di orientamento, leggibilità dello spazio, nonché fattore di identità e personalizzazione
corporate.
Ha sottolineato l’importanza del progetto acustico per evitare discomfort legati al rumore e la
necessità di accompagnare il processo di cambiamento perché davvero venga recepito all’interno
dell’azienda.
Creare activity settings che rispondano alle esigenze delle nuove modalità lavorative significa
dare volto a una nuova cultura manageriale che deve essere condivisa anche dai dipendenti.
Il nuovo workspace 3.0 non prevede solo scrivanie, ma crea un “ovunque” nel quale essere
efficienti e soprattutto sentirsi bene.
Con lo scherzoso appuntamento si Assufficio al 2017 nella nuova Torre Hadid per confrontarsi
sulle ulteriori evoluzioni del workplace, il seminario si è concluso.