Pensare le reti sociali online con Gilbert Simondon
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Pensare le reti sociali online con Gilbert Simondon
FILOSOFIA E SCIENZA 14 Direttori Mario Alcaro RaVaele Cirino Alfredo Givigliano Comitato scientifico Romeo Bufalo Luigi Maier˘ Kaare Christensen Luigi Muzzetto Pio Colonnello Luca Parisoli Emanuele Fadda Giuseppe Passarino Giovanni Falcone Francesca Sacchetti Mauro Francaviglia Claudia Stancati Estetica Genetica Filosofia teoretica Semiotica, Linguistica Fisica Fisica Valter Daniele Longo Scienze biologiche, Gerontologia Storia della matematica, Matematica Sociologia Filosofia medievale Biologia, Genetica Sociologia Filosofia del linguaggio Epistemologia delle scienze sociali Riccardo Venturini Sociologia Comitato redazionale Giuseppe Barresi Lorenzo Cigana Giuseppe Cosenza I direttori e i membri dei comitati scientifico e redazionale aVeriscono tutti all’Università degli Studi della Calabria, eccetto Kaare Christensen (Syddansk Universitet, Odense), Mauro Francaviglia (Università di Torino), Valter Daniele Longo (University of Southern California), Luigi Muzzetto, Francesca Sacchetti e Riccardo Venturini (Università di Pisa). FILOSOFIA E SCIENZA Die Welt ist alles, was der Fall ist. — Ludwig Wittgenstein, 1921 Filosofia e Scienza sono due campi in continuo dialogo tra loro. Un dialogo sempre nuovo nei protagonisti e nei temi, con una storia ancora ricca di sentieri da scoprire e strade da ripercorrere, per arrivare a nuovi spazi di confronto comune. Questa collana vuole essere uno strumento di viaggio lungo questi itinerari, uno strumento di presentazione e dibattito di riflessione filosofica e problemi scientifici (non solo quelli propri delle scienze della natura, ma anche quelli delle scienze sociali). Uno strumento a disposizione dei singoli filosofi e scienziati, ma soprattutto a disposizione del lavoro comune di costruzione di una forma di conoscenza. In “Filosofia e Scienza” sono pubblicate opere di alto livello scientifico, anche in lingua straniera per facilitarne la diVusione internazionale. I direttori approvano le opere e le sottopongono a referaggio con il sistema del «doppio cieco» (double blind peer review process) nel rispetto dell’anonimato sia dell’autore, sia dei due revisori che scelgono: l’uno da un elenco deliberato dal comitato di direzione, l’altro dallo stesso comitato in funzione di revisore interno. I revisori rivestono o devono aver rivestito la qualifica di professore universitario di prima fascia nelle università italiane o una qualifica equivalente nelle università straniere. Sottopongono le opere a revisione tenendo conto della: a) significatività del tema nell’ambito disciplinare prescelto e originalità dell’opera; b) rilevanza scientifica nel panorama nazionale e internazionale; c) attenzione adeguata alla dottrina e all’apparato critico; d) rigore metodologico; e) proprietà di linguaggio e fluidità del testo; f ) uniformità dei criteri redazionali. Nel caso di giudizio discordante fra i due revisori, la decisione finale sarà assunta da uno dei direttori, salvo casi particolari in cui i direttori provvederanno a nominare tempestivamente un terzo revisore a cui rimettere la valutazione dell’elaborato. Pubblicato con un contributo del Dipartimento di Studi Umanistici – Università della Calabria. Prospettive sul luogo Discussione di un oggetto sociale a cura di Alfredo Givigliano Claudia Stancati Contributi di Massimo Cerulo Rossana De Angelis Emanuele Fadda Alfredo Givigliano Fedele Paolo Luca Parisoli Giuseppe Passarino Spartaco Pupo Alberto Romele Matteo Scozia Claudia Stancati Copyright © MMXV Aracne editrice int.le S.r.l. www.aracneeditrice.it [email protected] via Quarto Negroni, 15 00040 Ariccia (RM) (06) 93781065 isbn 978-88-548-8596-7 I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica, di riproduzione e di adattamento anche parziale, con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi. Non sono assolutamente consentite le fotocopie senza il permesso scritto dell’Editore. I edizione: luglio 2015 Indice 9 In luogo di una prefazione. L’uso di un termine Claudia Stancati, Alfredo Givigliano Luogo e teoria 13 Massimo Cerulo 33 Implicazioni sociali della teoria modale di Giovanni Duns Scoto Matteo Scozia 53 La scienza come scienza mondo Fedele Paolo 75 Morfologia del teorico come luogo. Processualità di costruzione di un oggetto Alfredo Givigliano 7 Indice 8 Luogo e istituzioni 101 Considerazioni inattuali sulla virtù sociale dell’obbedienza Luca Parisoli 123 La comunità come luogo della libertà. Sul comunitarismo politico di Adriano Olivetti Spartaco Pupo 141 Istituzioni e luoghi Emanuele Fadda Luogo e spazi 163 L’adattamento genetico al luogo Giuseppe Passarino 173 Jeremy Bentham, diritto, linguaggio e ontologia: ovvero il linguaggio come luogo del diritto Claudia Stancati 187 Pensare le reti sociali online con Gilbert Simondon Rossana De Angelis, Alberto Romele Pensare le reti sociali online con Gilbert Simondon1 Rossana De Angelis2, Alberto Romele3 1. Introduzione Notoriamente, l’Actor-Network Theory (d’ora in poi ANT, che proposto di ripensare il concetto di reti sociali alla luce di una simmetria ontologica tra le azioni umane e le azioni tecnologiche. L’ANT sostiene che le azioni sociali coinvolgano tanto le persone quanto le tecnologie, e considera queste come parte di una stessa rete. Eppure, «benché concettualmente le tecnologie e i comportamenti comunicativi possano essere considerati come “strettamente legati”, in pratica c’è una grande differenza tra di essi» (Contractor, Monge, Lonardi 2011, p. 685). Per esempio, benché una persona possa trarre un’informazione tanto da una persona quanto da una macchina, è improbabile che questa stessa persona possa ritenere la macchina sua amica. Per questo motivo, i tre autori citati sviluppano una ANT multidimensionale, ossia costituita da diversi tipi di nodi, ma anche da diversi tipi di relazioni tra nodi. Primo obiettivo perseguito nel corso di questo articolo consiste In particolare, crediamo che la nozione di transindividuazione svi1 - con il sostegno della Commissione Europea, Fondo Sociale Europeo e della Regione Calabria. 2 Università della Calabria, [email protected] 3 Univesitade do Porto, [email protected] 187 188 Rossana De Angelis, Alberto Romele luppata da Gilbert Simondon (2005) permetta di pensare le reti sociali diversamente per almeno tre ragioni: (1) in primo luogo, nella misura in cui si propone di pensare l’individuo non isolato, ma piutla prospettiva simondoniana oggetti tecnici e persone continuano a rappresentare categorie ontologiche distinte. simondoniano di transindividuale. Questo permette innanzitutto di costruire un parallelismo fra reti sociali e reti semio-linguistiche e, in seguito, di inquadrare il problema posto dalle reti sociali online. Secondo obiettivo perseguito nel corso di questo articolo consireti sociali online. Secondo Boris Beaude (2012), Internet è uno spalità dell’interazione sociale. Ed è quindi la natura di queste interazioni il problema su cui ci interrogheremo nelle pagine seguenti. 2. reti sociali (on line) Come scrive Gilbert Simondon, «l’autentico sociale non è sostanziale, perché esso non è il termine di una relazione: è sistema di relazioni, sistema che implica una relazione e l’alimenta» (Simonsociale proposta da Simondon ruota intorno al concetto di relazione. ne contemporanea sulle reti sociali e, in particolare, sulle reti sociali online. Diversi sono gli studi in merito, fra i quali alcuni sono diventati punti di riferimento imprescindibili (Boyd, Ellison 2008). Negli studi contemporanei, però, alcune questioni che riguardano la realtà sociale delle reti restano ancora inattese. Innanzitutto, le reti sociali online costituiscono un vero e proprio ambiente in cui gli utenti a- Pensare le reti sociali online con Gilbert Simondon 189 giscono. Come scrive Raffaele Simone (2012), possiamo chiamare mediasfera l’ambiente creato e regolato dai media digitali. Infatti, l’ubiquità dei media digitali nella nostra quotidianità crea un ambiente mediatico onnipresente – la mediasfera, appunto – cui corrisponde a sua volta un ambiente semantico altrettanto onnipresente noosfera, «cioè l’insieme dei pensieri, valutazioni, opinioni, concezioni sui temi più diversi» (Simone 2012, p. 15). le reti sociali, nella prima parte di questo articolo ci interrogheremo sulla realtà sociale della mediasfera - noosfera. Usando i termini introdotti da Simone, una porzione di mediasfera è rappresentata dalle reti digitali ossia dalle interconnessioni elettroniche fra soggetti attraverso cui i soggetti stessi comunicano e agiscono. In particolare, le reti sociali on line – i social networks sites – costituiscono il luogo in cui oggi svolgiamo la maggior parte delle nostre attività: organizziamo la nostra giornata, compriamo prodotti, gestiamo le nostre risorse economiche, incontriamo amici, proviamo emozioni. Consideriamo, allora, realtà socialmente determinate come Facebook, LinkedIn, Google+ ecc., per citare soltanto quelle più conosciute e utilizzate4 no le reti sociali online (social network sites) quei servizi web che per- 4 Proponiamo qui un breve elenco: aNobii / aSmallWorld / Badoo / Cloob / Diaspora / Facebook / Foursquare / Friendica / FriendFeed / Friendster / GayRomeo / Google+ / Habbo / Last.fm / LinkedIn / Meetup / mixi / (youtube+) / MySpace / Instagram / Netlog / Ning / Orkut / Pheed / Skyrock / Socialgo / Social Network Poisoning / Spaces / Twitter / Tumblr / US Intelligence Community A-Space / Viadeo / Wiser.org / Vine Rossana De Angelis, Alberto Romele 190 lista dei contatti dei propri contatti (Boyd, Ellison 2008, p. 211). Seconbilità offerta ai soggetti-attori di incontrare nuovi soggetti-attori, come spesso si immagina, bensì la possibilità di (ri)costruire pubblicamente la propria rete sociale, nonché di conoscere quella degli altri soggetti-attori con cui ci si trova in contatto. L’oggetto di interesse delle reti sociali online è, quindi, la rete sociale in quanto tale. Il risultato della diffusione dei social networks è, ad esempio, la creazione di comunità tematiche (community) intorno a oggetti di interesse comuni (studi, lavoro, affari, piaceri, passioni, ecc.). social networks è il costituirsi delle reti tere sulla natura stessa delle reti sociali, in particolare delle reti sociali on line la relazione fra individuale e collettivo all’interno delle reti. 2.1 Reti sociali e reti linguistiche: un parallelismo possibile Come scrive Simondon, «[l]a vita sociale è una relazione tra l’ambiente di partecipazione e l’ambiente di non partecipazione» (Simonsione di Simondon con quella di Boyd e Ellison, la vita sociale di colui che agisce all’interno di una rete sociale on line, ossia la vita sociale dell’attante5 nei social networks, potrebbe essere considerata come una relazione fra la propria rete sociale online (l’ambiente di partecipazione) e la rete sociale online degli altri (l’ambiente di non partecipazione). tà sociale delle reti, proponiamo un parallelismo fra l’attante nella rete sociale e l’attante nella rete linguistica, che le relazioni quotidiane e ordinarie fra i parlanti. Quale relazione esiste fra il parlante e la comunità linguistica di appartenenza (l’ambiente di partecipazione)? come si colloca il parlante individuale rispetto alla collettività dei parlanti? e come si colloca la sua azione individuale rispetto all’azione collettiva? 5 Cfr. allouche (2014) Pensare le reti sociali online con Gilbert Simondon 191 re sulla relazione fra langue – dimensione linguistica collettiva – e parole – dimensione linguistica individuale – dal punto di vista dell’articolarsi continuo di due dimensioni egualmente presupposte dall’attività linguistica quotidiana e ordinaria, ossia quella collettiva e quella individuale. Prima di realizzare la propria azione linguistica individuale, l’attività del parlante subisce un processo di istituzionalizzazione che passa attraverso una sanzione collettiva6. Secondo i modelli proposti da Saussure, il concetto di collettività che interviene nella relazione fra parole e langue come una pluralità di individui nella forma «1+1+1+1... = I (modèle collectif )» (Saussure [1916] 1922, trad. it. 2005, p. 30), sia come una «masse parlante» (Ivi, pp. 95-96), ossia un’entità sovraindividuale. società, Norbert Elias (1987, trad. fr. 1991) propone una distinzione fra due nozioni di società che ben si adattano a questo modello: i) una intesa tità che oltrepassa l’individuo. determina il parlante come attante linguistico, dipende da questa «sanzione collettiva» che il parlante riceve dalla rete linguistica all’interno della quale si trova già da sempre inserito: l’espressione «sanzione collettiva» è, quindi, una sintesi della relazione che regge il rapporto fra individuale e collettivo nelle reti linguistiche. La relazione fra individuale e collettivo viene in primo piano nello studio di Gilbert Simondon su L’individuazione psichica e collettiva (1989, tr. it. 2001). Secondo l’autore, «l’essere individuato è, insieme, ché il collettivo possa esistere, è necessario che l’individuazione separata lo preceda e contenga ancora quell’elemento pre-individuale meto» (Simondon 1989, trad. it. 2001, p. 93). Questo residuo di pre-indivi- 6 « La langue est sociale, ou bien n’existe pas. La langue, pour s’imposer à l’esprit de l’individu, doit d’abord avoir la sanction de la collectivité », saussure 2002, pp. 298–299. Rossana De Angelis, Alberto Romele 192 nelle dimensioni affettiva ed emotiva7 che accompagno l’azione linguistica come qualsiasi altro tipo d’azione. Poiché le reti sociali online si presentano innanzitutto come reti semio-linguistiche, la relazione fra individui replica in un certo senso i processi su cui si reggono le reti linguistiche. In particolare, l’individuazione del parlante come individuo deve passare attraverso quella «sanzione collettiva» che gli permette di essere riconosciuto come tale. Ciò può tradursi, nei termini dell’azione sociale all’interno delle reti linguistiche, ad esempio, nell’attribuzione di un like: far parte della rete sociale online non vuol dire soltanto entrare a far parte di questa attribuendosi un nome, ma vuol dire partecipare alle azioni sociali ricevendo feedback positivi o negativi che sanciscono la validità o l’invalidità della propria azione sociale. Questi feedback permettano all’attante di riconoscersi in quanto tale e, quindi, di individuarsi rispetto agli altri con i quali si trova in relazione nella rete sociale. 3. La natura transindividuale della zioni (on line) - Come scrive Simondon, l’unica via per risolvere l’articolazione fra individuale e collettivo è «la scoperta da parte del soggetto dei le, nonché il loro sviluppo sinergico» (Ivi, pp. 162-163). Distinguendo innanzitutto fra segnale e , Simondon sostiene che vi è un individuo quando vi è un reale processo di individuazione, cioè 8 . 7 «Affettività ed emotività sono un movimento tra l’indeterminato naturale e l’hic et nunc getto realizza quella ascesa dell’indeterminato verso il presente, che lo assimilerà al collettivo», simondon 1989, trad. it. 2001, p. 93. 8 Pensare le reti sociali online con Gilbert Simondon 193 - persiste nell’essere individualizzandosi (Ivi, p. 106). stesso una individuazione che istituisce il rapporto collettivo con l’essere te da uno o molti esseri vuol dire formare il collettivo con loro in una indell’essere ma tra gli esseri, o piuttosto attraverso gli esseri: è transindividuale. (Ibidem). Tutto il processo di individuazione all’interno di una rete sociale poggia sui , e più precisamente sulla natura transindividuale di questi. Distinguendo tra segnale, e informazione, (Ivi, pp. 160-161). tivamente, preindividuale, individuato, transindividuale, «che solo in parte corrispondono ai concetti di natura, individuo, spiritualità» processo di individuazione compiuto corrisponde alla fase del transindividuale. Pensata nell’ambito delle reti sociali on line, questa dimensione trans-individuale corrisponde a ciò che Simone (2012) chiama noosfera reti sociali online. Detto altrimenti, la noosfera rappresenta la rete semantica che fa da sostegno alla rete sociale. Essa rappresenta, quindi, la dimensione transindividuale in cui si risolve, in un certo senso, la preventiva esistenza di un essere parzialmente individuato. Un essere non è mai lizzarsi, risolvendo i problemi dell’ambiente che lo circonda e al quale appartiene.», Ivi, p. 107. 194 Rossana De Angelis, Alberto Romele ne simondoniana. Alla luce di questa breve rilettura del concetto di transindividuale proposto da Simondon per indagare il tipo di realtà sociale che sono le reti sociali on line, due questioni importanti rimangono aperte: 1) qual è il ruolo delle informazioni nella costituzione delle reti sociali online ? 2) esiste un altro modo di rappresentarsi la relazione fra individuale e collettivo nelle reti sociali, e in particolare nelle reti sociali online? L’antropologo J.A. Barnes (1974) fu il primo studioso ad usare il termine social networks sociali come un «insieme di punti congiunti da linee: i punti rappresentano le persone e anche i gruppi e le linee indicano quali persone stiano interagendo con ogni altra». La realtà delle reti sociali on line può essere indagata, quindi, non soltanto attraverso un parallelismo con le reti semio-linguistiche che hanno di per sé natura sociale, ma anche attraverso un modello diverso che rimanda a una struttura di nodi e relazioni tra nodi. Questo modo di guardare le reti sociali, come ci spiega l’antropologo Barnes, può essere utilizzato per analizzare diversamente la natura sociale delle reti sociali on line che indaga sulla qualità dei nodi e sulla qualità alle relazioni. 4. Nella prima parte di questo articolo, si sono messe in luce almeno due cose. In primo luogo, l’«aria di famiglia» tra la sociologia e la tro. Da un punto di vista ontologico, in entrambi i casi si è di fronte a un’alternativa al sostanzialismo tradizionale. Come scrive Simondon, «[u]na relazione deve essere compresa come relazione nell’essere, relazione dell’essere, maniera d’essere e non semplice rapporto tra due termini che potremmo adeguatamente conoscere attraverso dei concetti perché avrebbero un’esistenza effettivamente se- Pensare le reti sociali online con Gilbert Simondon 195 parate» (Simondon 2005, p. 32). In secondo luogo, la parte precedente ci ha messo davanti alla natura linguistico-informazionale dell’ontologia relazionale di Simondon. Ciò ha permesso tra l’altro lo slittamento dalle reti sociali in generale alle reti sociali online. Nella seconda parte, ci occuperemo delle differenze tra la teoria delle reti e il pensiero di Simondon. Benché la letteratura di riferiActor-Network Theory Latour, Simondon non solo solleva le relazioni al rango d’essere, ma solleva anche al rango d’individui altri modi d’esistenza come gli oggetti tecnici. Inoltre, si avanzerà l’ipotesi che quella di Simondon non è semplicemente una ANT ma, per così dire, una ANT2 o, per essere fedeli allo spirito di questo articolo, una ANT 2.0. Per riassumere in una formula pseudo-matematica, si tratta di dimostrare che S=ANT2. Da un punto di vista ontologico, infatti, Simondon non si limita a negare le differenze tra i modi d’esistenza, tra esseri umani e oggetti tecnici in particolare, come invece propone di fare Latour. Egli si preoccupa anche di ristabilire differenze e gerarchie a un livello superiore. Similmente, dal punto di vista epistemologico, Simondon non si limita a stabilire le omologie tra diversi sistemi di pensiero, come ha fatto invece Latour, con i suoi collaboratori, nel caso del ruolo dei metodi digitali per la conoscenza della realtà sociale. Se il pensiero di Latour è traduttivo, quello di Simondon è transduttivo. L’ideale della traduzione è, prima o poi, l’oltrepassamento delle differenze. La transduzione, invece, non va mai oltre i limiti dell’analogia: «essa può essere utilizzata come una nuova specie di paradigmatistica analogica […]» (Ivi, pp. 32-33). Come scrive Simondon, «[i]l progresso transduttivo del pensiero consiste a stabilire delle identità di rapporti. Tale processo non è però nemmeno assimilabile alla semplice traduzione. Essa si basa infatti non sull’identità, quanto sulle differenze, che ha lo scopo di spiegare» (Ivi, p. 108). Confrontando teoria corpuscolare e ondulatoria della luce, egli scrive per e- 196 Rossana De Angelis, Alberto Romele che a quella delle onde hertziane o della luce visibile [...]. [Q]ueste identiche, né eterogenee, ma contigue» come la strana combinazione tra la teoria della relatività, che distrugge «la sostanzialità immutabile della massa», e quella quantica, che ricrea in qualche maniera, e a un altro livello, «un principio d’individuazione e stabilità degli esseri discernibili che la teoria della relatività farebbe perdere» (Ivi, p. 131). Come scrive Graham Harman nel suo Prince of Networks. Bruno Latour and Metaphysics, «come spesso succede ai pensatori più signiste. Per i tradizionali difensori della scienza, egli non è altro che un altro relativista francese che nega la realtà del mondo esteriore. Ma per gli allievi di Bloor o Bourdieu, il suo commercio con i non-umani fa di lui un venduto al fossilizzato classico realismo» (Harman 2009, p. 5). Per quel che ci riguarda, non è sotto il fuoco incrociato delle accuse di relativismo (decostruttivismo) e realismo che si vuole qui contestare l’ontologia e l’epistemologia latouriane, e mostrare il passo in più compiuto da Simondon. Scrive ancora Harman: «Si faccia modo che quelli che attaccano Latour lo facciano per il suo [particolare tipo di] relazionismo, e non per le false accuse di antirealismo o costruttivismo sociale» (Ivi, p. 76). Il nostro intento è appunto di confrontare Latour e Simondon a partire dalle loro forme di relazionismo rispettive, e di considerarne poi le conseguenze epistemologiche – in particolare nell’uso dei metodi digitali per la conoscenza della realtà sociale. 4.1 Della differenza tra i modi d’esistenza Non è nostra intenzione rendere conto qui in maniera esaustiva della Actor-Network Theory di Latour. Ciò che ci interessa è solamen«una famiglia disparata di strumenti […], sensibilità e metodi di analisi che trattano tutto, nel mondo naturale e in quello sociale, Pensare le reti sociali online con Gilbert Simondon 197 come un effetto continuamente generato dalle reti di relazioni all’interno di cui è collocato. Il suo assunto è che nulla abbia realtà o forma al di fuori della messa in atto di queste relazioni» (Law 2009, p. 141). Nel caso di Latour, il relazionismo è un vero e proprio principio ontologico. Accanto ad esso c’è il principio di simmetria, che consiste nell’idea di estendere la gamma di attanti per includere tra essi anche gli “oggetti” e persino gli “eventi” – ciò che Latour go, antropologo etc. francese sullo stesso gradino ontologico. Gli uomini e i loro ruoli sociali, gli atomi e le molecole, i giochi olimpici e le gare automobilistiche hanno tutti diritto di esistenza. Certo, gerarchie e rapporti di forza tra i diversi attanti esistono. Ma ciò non avviene secondo Latour per qualche proprietà intrinseca degli attanti, quanto a seguito delle loro diverse alleanze. In ogni caso, il principio di simmetria è volto a negare differenze sostanziali tra uomini e “cose”. Proprio su tale aspetto, Latour vede una somiglianza con Simondon. In un articolo pubblicato nel 2010, egli afferma che «benché sia restato senza seguito [...] Simondon ha colto che la questione ontologica poteva sottrarsi [...] all’ossessione per la distinzione tra soggetto e oggetto, e porsi piuttosto in termini di vettori» (Latour 2010, p. 15). Simondon sarebbe tra quelli che si sono opposti all’«idealismo della materia», ovvero all’idea secondo cui cose e tecnologie non sono oggetto di investigazione e non ci possono insegnare nulla: «non esitiamo a dire della più umile macchina piena di chip/pulci (puces – per giocare col doppio signimente che venga a riparare la suddetta macchina, ma non che ci dia ta esplicitamente la distinzione di principio tra persone e oggetti tecnici. «La nostra ricerca», scrive in effetti in un passaggio de Du mode d’existence des objets techniques, «si propone di mostrare che il pensiero umano deve istituire un rapporto d’uguaglianza, senza privilegio, tra le tecniche e l’uomo» (Simondon 2012, p. 125). Nella - 198 Rossana De Angelis, Alberto Romele corporazione degli oggetti tecnici alla cultura sarebbe che l’uomo non sia né inferiore né superiore agli oggetti tecnici, che possa abbordarli e apprendere a conoscerli intrattenendo con essi una relazione di uguaglianza, di reciprocità di scambi: una relazione sociale in qualche maniera» (Ivi, pp. 126-127). La teoria dell’informazione – o meglio, quella particolare lettura che ne fa Simondon a partire e oltre Wiener – gioca a questo proposito un ruolo importante. Per lui, infatti, individuo è tutto ciò che può conservare e aumentare in qualunque misura un contenuto di informazione (Simondon 2005, p. 28). Detto per inciso, è su un principio simile che Luciano Floridi ha di recente sviluppato la propria etica dell’informazione (Floridi 2013). Eppure, è proprio su base informazionale che Simondon si preoccupa anche di distinguere tra uomini e macchine. Come scrive nella introduzione de L’individuation à la lumière des notions de forme et d’information, l’attività del vivente non è, come quella steriore, perché esiste in esso un regime più complete di «risonanza interna» (Simondon 2005, p. 28). Inoltre, come ribadisce subito dopo, il vivente è «l’essere che risulta da una individuazione iniziale e al quale il meccanismo cibernetico vorrebbe assimilarlo funzionalstrutture interne nuove» (Ivi, p. 29). Insomma, il paradigma tecnologico può essere applicato agli esseri viventi solo per analogia – contrariamente a quello che suggeriscono in maniera più o meno esplicita oggi buona parte degli esponenti delle scienze cognitive (per una posizione critica, Noë 2010). Nel primo, l’individuazione è già completa nel momento in cui tratta di un processo continuo (Simondon 2005, pp. 48-49). Si può allora dire che la distinzione negata dal punto di vista sostanzialistico tra uomini e oggetti tecnici, viene riaffermata da Simondon a livello informazionale, laddove per informazione non s’intende sola- Pensare le reti sociali online con Gilbert Simondon 199 mente la sua trasmissione, ma anche e soprattutto la sua performatività. A differenza di Wiener, Simondon distingue infatti tra i segnali d’informazione, che considera uno strumento di per sé non necessario che si è sviluppato laddove le parti che fanno sistema sono lontane l’una dall’altra, come nel caso di un macro-organismo e di una società, e l’informazione propriamente detta, che è una «maniera d’essere di un sistema che presuppone potenzialità ed eterogeneità» (Ivi, p. 195). In un intervento pronunciato nel 1962 all’occasione della conferenza di Royaumont su Le Concept d’information dans la science contemporaine, organizzata dallo stesso Simonnella sua impostazione l’informazione non abbia a che fare né con l’emissione né con la trasmissione ma con la ricezione: «l’informazione non è una cosa, ma l’operazione di una cosa che arriva in un sistema e vi produce una trasformazione. L’informazione non può perazione di ricezione» (Simondon 2010, p. 159). Per inciso, una prospettiva simile era stata assunta da Weaver nella sua rilettura della teoria matematica dell’informazione di Shannon. Secondo Weaver, infatti, l’informazione ha non uno, ma tre livelli. Il primo riguarda la maniera di trasmettere accuratamente i simboli della maniera in cui il messaggio ricevuto affetta le azioni nel modo desiderato. Tornando alle differenze tra la ANT latouriana e la prospettiva di Simondon sulla relazionalità e sulle reti – sebbene nel vocabolario simondoniano questo termine abbia una connotazione del tutto particolare (Chateau 2008, pp. 99-103) –, possiamo dire che Simondon va in un certo senso oltre il principio di simmetria di Latour. A questo proposito, la prospettiva simondoniana è piuttosto vicina al tentativo proposto da Contractor, Monge, Leonardi (2011) di ripensare la teoria della Actor-Network. Sebbene estremamente affascinante da un punto di vista teorico, infatti, essa presenta un limite pratico importante: «benché le tecnologie e i comportamen- 200 Rossana De Angelis, Alberto Romele ti comunicativi possano essere visti, concettualmente, come “costitutivamente correlati”, ci sono importanti differenze tra di loro nella pratica. Per esempio, benché una persona possa decidere di chiedere informazioni a un suo amico/a un giorno, e a una tecnologia (come un database) il giorno dopo, è improbabile che lui o lei consideri mai la tecnologia come sua amica» (Contractor, Monge, Leonardi 2011, p. 685). Per questo motivo, gli autori pensano una ANT multidimensionale, composta da diversi tipi di nodi (persone, database, libri, etc.) e da diversi tipi di legami tra questi nodi. In particolare, distinguono tra (1) reti unidimensionali, unimodali e uniplex, fatte di un solo tipo di unimodali e multiplex, fatte di un solo tipo di nodi e diversi tipi di remutlimodali e uniplex, composte da diversi tipi di nodi multidimensionali, multimodali e multiplex, in cui si trovano diversi nodi e diversi tipi di relazioni multidimensionali, in cui le relazioni sono individuate non solo all’interno di un determinato set di nodi ma anche tra diversi set di nodi. A queste, gli autori aggiungono (6) una dinamica estendibile a tutti i livelli precedenti, in cui i diversi tipi di nodi e di relazioni possono essere aggiunti o eliminati nel tempo. Da tractor, Monge e Leonardi è proprio un tentativo di comprendere le differenze pur rimanendo nella relazione. 4.2 Della differenza tra I modi di conoscenza Esiste un assunto epistemologico sviluppato da Latour e dai suoi collaboratori che è la diretta conseguenza della prospettiva ontologica della ANT. Si tratta dell’idea che le nuove tecnologie digitali siano un mezzo adeguato per conoscere la realtà sociale perché intrattengono un rapporto di omologia – o di analogia forte, a seconda delle single pubblicazioni – con la realtà sociale stessa. Come già scriveva Latour nella sua summa sociologica, Reassembling the Social, «più la scienza e la tecnologia si estendono, più esse permettono di tracciare - Pensare le reti sociali online con Gilbert Simondon 201 gami sociali. […] [S]iamo nel mezzo di una infrastruttura materiale che ci facilita enormemente il lavoro, a noi sociologi delle scienze, e che potremmo chiamare il World Wide Lab» (Latour 2007, pp. 118119). Si dice spesso che noi viviamo in una società dell’informazione e della comunicazione. Eppure, a ben guardare, ciò che più caratterizza la nostra società non è tanto l’informazione, quanto il fatto che questa, passando, lascia una traccia. Attraverso quelli che sono stati chiamati «metodi digitali», queste tracce rappresentano oggi una risorsa importante per lo studio della realtà (sociale). Nel 2008, per esempio, Google ha lanciato il Google Flu Trends, un servizio che si propone di scoprire (detect partire dalle ricerche correlate sul motore di ricerca Google Chrome (Ginsberg et alii 2009). Nel 2009, Lazer et alii hanno pubblicato un articolo su Nature dal titolo Computational Social Sciences, nel quale capacità di raccogliere e analizzare i dati a una scala che potrebbe rivelare dei modelli a proposito dei comportamenti individuali e collettivi». Si potrebbe dire che ci troviamo oggi davanti alla realizzazioche nell’ultima parte della sua produzione intellettuale recuperò la nozione hegeliana di spirito oggettivo. A suo dire, per capire l’altrui e la sua esperienza vissuta, non si può che passare per le espressioni del suo spirito, in particolare i testi e i monumenti. Ciò che all’inizio del ventesimo secolo era ancora riservato a una piccola élite di inteldi azioni sociali, è oggi invece associato alla maggior parte dei nostri gesti. Ora, secondo Latour nel passato le scienze sociali erano costrette, a causa della povertà dei loro mezzi di ricerca, a darsi un’immagicazione delle generalizzazioni teoretiche, e il livello “diacronico” degli individui. Le nuove tecnologie e i metodi digitali per la ricerca sociale permettono invece alla ricerca di avere un approccio non 202 Rossana De Angelis, Alberto Romele Grazie alla tracciabilità digitale, i ricercatori non hanno più bisogno di scegliere tra la precisione e il quadro nelle loro osservazioni: è possibile oggi seguire una moltitudine di relazioni e, allo stesso tempo, distinguere il conun’era di penuria, le scienze sociali stanno entrando in un’era d’abbondanmento di certe distinzioni. Arricchite da una quantità di dati comparabile a re la propria miopia (Venturini, Latour 2012, p. 6). Le tracce digitali e i metodi digitali mostrerebbero dunque la realtà sociale nella sua essenza, che è piatta: «è come se dovessimo riprodurre nella teoria sociale il meraviglioso libro Flatlandia, che vuole farci vivere, noi che siamo animali a tre dimensioni, in un mondo bidimensionale fatto solamente di linee: per quanto possa sembrare strano, in teoria sociale doppiamo credere alla Terra Piatta» (Latour 2007, p. 172). Curiosamente, l’autore manca di dire che, nel suo libro, Abbot immagina la vita di un quadrato che scopre la terza dimensione, annunciando anche la possibilità di dimensioni ulteriori – un vero e proprio inno alla multidimensionalità degli attanti, insomma. Per Latour e i suoi collaboratori, questa possibilità epistemologica si fonda sull’omologia forte tra realtà sociale e servizi di social network. «Navigando su delle piattaforme come Flickr, Academia.edu™ o MySpace™, si ha l’esperienza di navigare da una pagina html all’altra, passando dagli individui ai gruppi, senza mai incontrare nulla che assomigli a un salto di livello. Proprio questa è l’esperienza, così tipica del Web 2.0, che vogliamo utilizzare per ripensare la teoria sociale» (Latour et alii 2012, p. 592). Il modello comune è quelper Leibniz, né unica sostanza come è Dio per Spinoza. «Una monade è […] un punto di vista su tutte le altre entità prese congiuntamente e non prese come se fossero una totalità. […] Secondo noi questa nozione potrebbe essere resa pienamente operazionale dalla navigazioAnche in questo caso Simondon ci sembra più cauto di Latour nell’osservare analogie e differenze tra diversi paradigmi di cono- Pensare le reti sociali online con Gilbert Simondon 203 scenza. La transduzione simondoniana è strettamente legata alle nozione o l’utilizzo di un modello come processo di pensiero» (Chateau 2008, p. 112). Attraverso un processo di transduzione, ne L’Individuation psichiche et collective Simondon utilizza lo studio dei cristalli per estenderlo ad altri ambiti di conoscenza e individuazione. La perché lo confonde con la ricerca delle somiglianze estrinseche e delragionamento analogico con il metodo che consiste a inferire l’identità a partire dalle proprietà di due esseri che hanno in comune un carattere qualunque» (Simondon 2005, p. 108). Il processo transduttivo consiste sì nello «stabilire delle identità di rapporti», ma queste «non si basano su delle somiglianze, quanto su delle differenze, e hanno come scopo quello di spiegarle: esse tendono verso la diffemondon 2005, p. 108). Come nel precedente paragrafo, anche qui possiamo dire che Simondon compie dunque un doppio movimento. Da un lato decostruisce le differenze e le gerarchie tra metodi e traverso una critica serrata ai processi di induzione e deduzione. Dall’altro, tuttavia, compie anche un passo ulteriore, stabilendo delle differenze non più sostanzialistiche tra i modi di conoscenza. A questo proposito, la prospettiva simondoniana è molto vicina alla proposta post-latouriana (o in un certo senso autenticamente latouriana) di Marres e Gerlitz in un recente articolo sui “metodi interfaccia”, che servono a rinegoziare le frontiere tra ricerca digitale, STS (Science and Technology Studies) e sociologia (2015). Come si è detto, Latour e i suoi collaboratori affermano che esiste un’analogia forte, una convergenza, tra media digitali e teoria dell’Actor-Network. Contro questo punto di vista, le due autrici propongono di studiare piuttosto le analogie e le differenze tra media (e metodi) digitali e metodi della ricerca sociale: 204 Rossana De Angelis, Alberto Romele La nostra proposta si articola attorno all’idea centrale secondo cui i procedimenti digitali rimandano a una indecidibilità metodologica dal punto di vista della ricerca sociologica: gli strumenti che abbiamo citato [Twitter Streamgraph e Infomous] hanno certo delle forti somiglianze con le tecniche e i metodi usati in scienze sociali ma non possiamo certo considerarli come “nostri” (Marres, Gerlitz 2015, pp. 5-6). Per esempio, degli strumenti disponibili gratuitamente online come Streamgraph e Infomous intrattengono molte analogie con il metodo della co-occorrenza di termini sviluppato da Michel Callon e i suoi colleghi negli anni Ottanta per determinare le tematiche emerpiù da vicino, queste analogie appaiono più discutibili. Uno strumento come Infomous, per esempio, predilige i temi di attualità, l’instantaneità (liveness), mentre la co-occorrenza di termini si preoccupa dei temi emergenti (liveliness). Inoltre, è chiaro che questi strumenti sono messi online per degli interessi che non coincidono con quelli della ricerca in scienze sociali. 5. Conclusioni 2 ? Sì e no. Harman sottolinea giustamente che il punto di vista di Latour «secondo cui un attore è reale in virtù del fatto che perturba altri attori distoglie l’attenzione da uno dei principi fondamentali del realismo: ovvero, che una cosa è reale al di là delle sue condizioni di accessibilità» (Harman 2009, p. 112). Recentemente, in un numero della rivista Réseaux dedicato al soggetto e all’azione nell’era digitale, l’antropologo francese Alberto Piette ha opposto al relazionismo latouriano la sua antropologia della presenza. Per comprendere il soggetto, si deve «superare la prospettiva relazionista per mantenere una focalizzazione sulla singolarità dell’individuo» (Piette 2013, p. 65). Eppure, dall’altra parte, quella di Simondon non è davvero una prospettiva post-latouriana per almeno due motivi. Prima di tutto, perché ha ragione Pensare le reti sociali online con Gilbert Simondon 205 Latour nell’affermare che, dopo un brillante inizio, Simondon ricade in un nuovo sostanzialismo: «Simondon ha capito che la questione ontologica poteva sottrarsi dalla ricerca di una sostanza. [...] Eppure Simondon resta classico, ossessionato dall’unità originaria e da quella futura, deducendo i suoi modi gli uni dagli altri, in una maniera che potrebbe piuttosto ricordare Hegel. [...] Il multirealismo non sarebbe sere, il settimo dei modi di cui ha schizzato un abbozzo» (Latour 2010, p. 16). In secondo luogo, perché è lo stesso Latour ad avere cambiato recentemente prospettiva e avere abbandonato certe esagerazioni della ANT (Harman 2014). Scrive a questo proposito nella sua Enquête sur les modes d’existence (2012), che «questa teoria [l’ANT] aveva una funzione critica nella misura in cui dissolveva la nozione troppo ristretta di istituzione, permetteva di seguire i legami tra umani e non-umani e, soprattutto, trasformava la nozione di sociale e di società in un principio generale di libera associazione […]. Eppure, lo comprendiamo ora, questo metodo ha conservato certi limiti della teoria critica: il vocabolario che offre è liberatore ma troppo povero per distinguere i valori […]» (Latour 2012, p. 76). E non è un caso allora se anche dal punto di vista epistemologico i collaboratori di Latour si siano di recente dimostrati più cauti sulle possibilità offerte dalle tracce digitali per la ricerca sociale (Venturini et alii 2014). Si potrebbe anche pensare che, dietro al Latour che conosciamo, ce ne sia da sempre stato uno attento, pur nella simmetria, alle irriducibili eccellenza si chiama Irréductions. Questo Latour non solo sarebbe più vicino a Simondon come l’abbiamo presentato, ma andrebbe anche oltre, evitando quel sostanzialismo che sembra essere il limite maggiore per pensare le reti sociali (online). allouche E. (2014), L’identité numérique : document de travail (notes de lecture et sélection de ressources), Groupe de travail Doc TICE du Canopé de l’Académie de Créteil – Réseau Canopé, mars 2014 (Work in progress), http://goo.gl/leptlV. 206 Rossana De Angelis, Alberto Romele Barnes J.a. (1974), Social Networks, in “Anthropology”, 26. Beaude B. 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