Pensare le reti sociali online con Gilbert Simondon

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Pensare le reti sociali online con Gilbert Simondon
FILOSOFIA E SCIENZA
14
Direttori
Mario Alcaro
RaVaele Cirino
Alfredo Givigliano
Comitato scientifico
Romeo Bufalo
Luigi Maier˘
Kaare Christensen
Luigi Muzzetto
Pio Colonnello
Luca Parisoli
Emanuele Fadda
Giuseppe Passarino
Giovanni Falcone
Francesca Sacchetti
Mauro Francaviglia
Claudia Stancati
Estetica
Genetica
Filosofia teoretica
Semiotica, Linguistica
Fisica
Fisica
Valter Daniele Longo
Scienze biologiche, Gerontologia
Storia della matematica, Matematica
Sociologia
Filosofia medievale
Biologia, Genetica
Sociologia
Filosofia del linguaggio
Epistemologia delle scienze sociali
Riccardo Venturini
Sociologia
Comitato redazionale
Giuseppe Barresi
Lorenzo Cigana
Giuseppe Cosenza
I direttori e i membri dei comitati scientifico e redazionale aVeriscono
tutti all’Università degli Studi della Calabria, eccetto Kaare Christensen
(Syddansk Universitet, Odense), Mauro Francaviglia (Università di Torino),
Valter Daniele Longo (University of Southern California), Luigi Muzzetto,
Francesca Sacchetti e Riccardo Venturini (Università di Pisa).
FILOSOFIA E SCIENZA
Die Welt ist alles, was der Fall ist.
— Ludwig Wittgenstein, 1921
Filosofia e Scienza sono due campi in continuo dialogo tra loro.
Un dialogo sempre nuovo nei protagonisti e nei temi, con una storia
ancora ricca di sentieri da scoprire e strade da ripercorrere, per arrivare a nuovi spazi di confronto comune. Questa collana vuole essere
uno strumento di viaggio lungo questi itinerari, uno strumento di
presentazione e dibattito di riflessione filosofica e problemi scientifici
(non solo quelli propri delle scienze della natura, ma anche quelli
delle scienze sociali). Uno strumento a disposizione dei singoli filosofi e scienziati, ma soprattutto a disposizione del lavoro comune di
costruzione di una forma di conoscenza.
In “Filosofia e Scienza” sono pubblicate opere di alto livello scientifico, anche in lingua
straniera per facilitarne la diVusione internazionale.
I direttori approvano le opere e le sottopongono a referaggio con il sistema del «doppio
cieco» (double blind peer review process) nel rispetto dell’anonimato sia dell’autore, sia dei due
revisori che scelgono: l’uno da un elenco deliberato dal comitato di direzione, l’altro dallo
stesso comitato in funzione di revisore interno.
I revisori rivestono o devono aver rivestito la qualifica di professore universitario di prima
fascia nelle università italiane o una qualifica equivalente nelle università straniere. Sottopongono le opere a revisione tenendo conto della: a) significatività del tema nell’ambito disciplinare prescelto e originalità dell’opera; b) rilevanza scientifica nel panorama nazionale e internazionale; c) attenzione adeguata alla dottrina e all’apparato critico; d) rigore metodologico; e)
proprietà di linguaggio e fluidità del testo; f ) uniformità dei criteri redazionali.
Nel caso di giudizio discordante fra i due revisori, la decisione finale sarà assunta da uno
dei direttori, salvo casi particolari in cui i direttori provvederanno a nominare tempestivamente un terzo revisore a cui rimettere la valutazione dell’elaborato.
Pubblicato con un contributo del Dipartimento di Studi Umanistici –
Università della Calabria.
Prospettive sul luogo
Discussione di un oggetto sociale
a cura di
Alfredo Givigliano
Claudia Stancati
Contributi di
Massimo Cerulo
Rossana De Angelis
Emanuele Fadda
Alfredo Givigliano
Fedele Paolo
Luca Parisoli
Giuseppe Passarino
Spartaco Pupo
Alberto Romele
Matteo Scozia
Claudia Stancati
Copyright © MMXV
Aracne editrice int.le S.r.l.
www.aracneeditrice.it
[email protected]
via Quarto Negroni, 15
00040 Ariccia (RM)
(06) 93781065
isbn 978-88-548-8596-7
I diritti di traduzione, di memorizzazione elettronica,
di riproduzione e di adattamento anche parziale,
con qualsiasi mezzo, sono riservati per tutti i Paesi.
Non sono assolutamente consentite le fotocopie
senza il permesso scritto dell’Editore.
I edizione: luglio 2015
Indice
9
In luogo di una prefazione. L’uso di un termine
Claudia Stancati, Alfredo Givigliano
Luogo e teoria
13
Massimo Cerulo
33
Implicazioni sociali della teoria modale di
Giovanni Duns Scoto
Matteo Scozia
53
La scienza come scienza mondo
Fedele Paolo
75
Morfologia del teorico come luogo.
Processualità di costruzione di un oggetto
Alfredo Givigliano
7
Indice
8
Luogo e istituzioni
101
Considerazioni inattuali
sulla virtù sociale dell’obbedienza
Luca Parisoli
123
La comunità come luogo della libertà.
Sul comunitarismo politico di Adriano Olivetti
Spartaco Pupo
141
Istituzioni e luoghi
Emanuele Fadda
Luogo e spazi
163
L’adattamento genetico al luogo
Giuseppe Passarino
173
Jeremy Bentham, diritto, linguaggio e ontologia:
ovvero il linguaggio come luogo del diritto
Claudia Stancati
187
Pensare le reti sociali online con Gilbert Simondon
Rossana De Angelis, Alberto Romele
Pensare le reti sociali online
con Gilbert Simondon1
Rossana De Angelis2, Alberto Romele3
1. Introduzione
Notoriamente, l’Actor-Network Theory (d’ora in poi ANT, che
proposto di ripensare il concetto di reti sociali alla luce di una simmetria ontologica tra le azioni umane e le azioni tecnologiche.
L’ANT sostiene che le azioni sociali coinvolgano tanto le persone
quanto le tecnologie, e considera queste come parte di una stessa
rete. Eppure, «benché concettualmente le tecnologie e i comportamenti comunicativi possano essere considerati come “strettamente
legati”, in pratica c’è una grande differenza tra di essi» (Contractor,
Monge, Lonardi 2011, p. 685). Per esempio, benché una persona
possa trarre un’informazione tanto da una persona quanto da una
macchina, è improbabile che questa stessa persona possa ritenere la
macchina sua amica. Per questo motivo, i tre autori citati sviluppano una ANT multidimensionale, ossia costituita da diversi tipi di
nodi, ma anche da diversi tipi di relazioni tra nodi.
Primo obiettivo perseguito nel corso di questo articolo consiste
In particolare, crediamo che la nozione di transindividuazione svi1
-
con il sostegno della Commissione Europea, Fondo Sociale Europeo e della Regione Calabria.
2
Università della Calabria, [email protected]
3
Univesitade do Porto, [email protected]
187
188
Rossana De Angelis, Alberto Romele
luppata da Gilbert Simondon (2005) permetta di pensare le reti sociali diversamente per almeno tre ragioni: (1) in primo luogo, nella
misura in cui si propone di pensare l’individuo non isolato, ma piutla prospettiva simondoniana oggetti tecnici e persone continuano a
rappresentare categorie ontologiche distinte.
simondoniano di transindividuale. Questo permette innanzitutto di
costruire un parallelismo fra reti sociali e reti semio-linguistiche e, in
seguito, di inquadrare il problema posto dalle reti sociali online.
Secondo obiettivo perseguito nel corso di questo articolo consireti sociali online. Secondo Boris Beaude (2012), Internet è uno spalità dell’interazione sociale. Ed è quindi la natura di queste interazioni il problema su cui ci interrogheremo nelle pagine seguenti.
2.
reti sociali (on line)
Come scrive Gilbert Simondon, «l’autentico sociale non è sostanziale, perché esso non è il termine di una relazione: è sistema di
relazioni, sistema che implica una relazione e l’alimenta» (Simonsociale proposta da Simondon ruota intorno al concetto di relazione.
ne contemporanea sulle reti sociali e, in particolare, sulle reti sociali
online.
Diversi sono gli studi in merito, fra i quali alcuni sono diventati
punti di riferimento imprescindibili (Boyd, Ellison 2008). Negli studi contemporanei, però, alcune questioni che riguardano la realtà
sociale delle reti restano ancora inattese. Innanzitutto, le reti sociali
online costituiscono un vero e proprio ambiente in cui gli utenti a-
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giscono. Come scrive Raffaele Simone (2012), possiamo chiamare
mediasfera l’ambiente creato e regolato dai media digitali. Infatti,
l’ubiquità dei media digitali nella nostra quotidianità crea un ambiente mediatico onnipresente – la mediasfera, appunto – cui corrisponde a sua volta un ambiente semantico altrettanto onnipresente
noosfera, «cioè l’insieme dei pensieri, valutazioni, opinioni, concezioni sui temi più diversi» (Simone 2012, p. 15).
le reti sociali, nella prima parte di questo articolo ci interrogheremo sulla realtà sociale della mediasfera
-
noosfera.
Usando i termini introdotti da Simone, una porzione di mediasfera è rappresentata dalle reti digitali ossia dalle interconnessioni
elettroniche fra soggetti attraverso cui i soggetti stessi comunicano
e agiscono. In particolare, le reti sociali on line – i social networks sites
– costituiscono il luogo in cui oggi svolgiamo la maggior parte delle nostre attività: organizziamo la nostra giornata, compriamo prodotti, gestiamo le nostre risorse economiche, incontriamo amici,
proviamo emozioni.
Consideriamo, allora, realtà socialmente determinate come Facebook, LinkedIn, Google+ ecc., per citare soltanto quelle più conosciute e utilizzate4
no le reti sociali online (social network sites) quei servizi web che per-
4
Proponiamo qui un breve elenco: aNobii / aSmallWorld / Badoo / Cloob /
Diaspora / Facebook / Foursquare / Friendica / FriendFeed / Friendster / GayRomeo / Google+ / Habbo / Last.fm / LinkedIn / Meetup / mixi / (youtube+) /
MySpace / Instagram / Netlog / Ning / Orkut / Pheed / Skyrock / Socialgo /
Social Network Poisoning / Spaces / Twitter / Tumblr / US Intelligence Community A-Space / Viadeo / Wiser.org / Vine
Rossana De Angelis, Alberto Romele
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lista dei contatti dei propri contatti (Boyd, Ellison 2008, p. 211). Seconbilità offerta ai soggetti-attori di incontrare nuovi soggetti-attori, come spesso si immagina, bensì la possibilità di (ri)costruire pubblicamente la propria rete sociale, nonché di conoscere quella degli altri
soggetti-attori con cui ci si trova in contatto. L’oggetto di interesse
delle reti sociali online è, quindi, la rete sociale in quanto tale. Il risultato
della diffusione dei social networks è, ad esempio, la creazione di comunità tematiche (community) intorno a oggetti di interesse comuni
(studi, lavoro, affari, piaceri, passioni, ecc.).
social networks è il costituirsi delle reti
tere sulla natura stessa delle reti sociali, in particolare delle reti sociali
on line
la relazione fra individuale e collettivo all’interno delle reti.
2.1 Reti sociali e reti linguistiche: un parallelismo possibile
Come scrive Simondon, «[l]a vita sociale è una relazione tra l’ambiente di partecipazione e l’ambiente di non partecipazione» (Simonsione di Simondon con quella di Boyd e Ellison, la vita sociale di colui
che agisce all’interno di una rete sociale on line, ossia la vita sociale
dell’attante5 nei social networks, potrebbe essere considerata come una
relazione fra la propria rete sociale online (l’ambiente di partecipazione)
e la rete sociale online degli altri (l’ambiente di non partecipazione).
tà sociale delle reti, proponiamo un parallelismo fra l’attante nella rete
sociale e l’attante nella rete linguistica,
che le relazioni quotidiane e ordinarie fra i parlanti. Quale relazione
esiste fra il parlante e la comunità linguistica di appartenenza (l’ambiente di partecipazione)? come si colloca il parlante individuale rispetto alla collettività dei parlanti? e come si colloca la sua azione individuale rispetto all’azione collettiva?
5
Cfr. allouche (2014)
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191
re sulla relazione fra langue – dimensione linguistica collettiva – e parole – dimensione linguistica individuale – dal punto di vista dell’articolarsi continuo di due dimensioni egualmente presupposte dall’attività
linguistica quotidiana e ordinaria, ossia quella collettiva e quella individuale. Prima di realizzare la propria azione linguistica individuale,
l’attività del parlante subisce un processo di istituzionalizzazione che
passa attraverso una sanzione collettiva6.
Secondo i modelli proposti da Saussure, il concetto di collettività
che interviene nella relazione fra parole e langue
come una pluralità di individui nella forma «1+1+1+1... = I (modèle
collectif )» (Saussure [1916] 1922, trad. it. 2005, p. 30), sia come una
«masse parlante» (Ivi, pp. 95-96), ossia un’entità sovraindividuale.
società,
Norbert Elias (1987, trad. fr. 1991) propone una distinzione fra due
nozioni di società che ben si adattano a questo modello: i) una intesa
tità che oltrepassa l’individuo.
determina il parlante come attante linguistico, dipende da questa «sanzione collettiva» che il parlante riceve dalla rete linguistica all’interno
della quale si trova già da sempre inserito: l’espressione «sanzione collettiva» è, quindi, una sintesi della relazione che regge il rapporto fra
individuale e collettivo nelle reti linguistiche.
La relazione fra individuale e collettivo viene in primo piano nello
studio di Gilbert Simondon su L’individuazione psichica e collettiva
(1989, tr. it. 2001). Secondo l’autore, «l’essere individuato è, insieme,
ché il collettivo possa esistere, è necessario che l’individuazione separata lo preceda e contenga ancora quell’elemento pre-individuale meto» (Simondon 1989, trad. it. 2001, p. 93). Questo residuo di pre-indivi-
6
« La langue est sociale, ou bien n’existe pas. La langue, pour s’imposer à l’esprit de
l’individu, doit d’abord avoir la sanction de la collectivité », saussure 2002, pp. 298–299.
Rossana De Angelis, Alberto Romele
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nelle dimensioni affettiva ed emotiva7 che accompagno l’azione
linguistica come qualsiasi altro tipo d’azione.
Poiché le reti sociali online si presentano innanzitutto come reti
semio-linguistiche, la relazione fra individui replica in un certo senso i processi su cui si reggono le reti linguistiche. In particolare,
l’individuazione del parlante come individuo deve passare attraverso quella «sanzione collettiva» che gli permette di essere riconosciuto come tale. Ciò può tradursi, nei termini dell’azione sociale all’interno delle reti linguistiche, ad esempio, nell’attribuzione di un like:
far parte della rete sociale online non vuol dire soltanto entrare a
far parte di questa attribuendosi un nome, ma vuol dire partecipare
alle azioni sociali ricevendo feedback positivi o negativi che sanciscono la validità o l’invalidità della propria azione sociale. Questi feedback permettano all’attante di riconoscersi in quanto tale e, quindi, di individuarsi rispetto agli altri con i quali si trova in relazione
nella rete sociale.
3. La natura transindividuale della
zioni (on line)
-
Come scrive Simondon, l’unica via per risolvere l’articolazione
fra individuale e collettivo è «la scoperta da parte del soggetto dei
le, nonché il loro sviluppo sinergico» (Ivi, pp. 162-163). Distinguendo innanzitutto fra segnale e
, Simondon sostiene che
vi è un individuo quando vi è un reale processo di individuazione, cioè
8
.
7
«Affettività ed emotività sono un movimento tra l’indeterminato naturale e
l’hic et nunc
getto realizza quella ascesa dell’indeterminato verso il presente, che lo assimilerà
al collettivo», simondon 1989, trad. it. 2001, p. 93.
8
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-
persiste nell’essere individualizzandosi (Ivi, p. 106).
stesso una individuazione che istituisce il rapporto collettivo con l’essere
te da uno o molti esseri vuol dire formare il collettivo con loro in una indell’essere ma tra gli esseri, o piuttosto
attraverso gli esseri: è transindividuale. (Ibidem).
Tutto il processo di individuazione all’interno di una rete sociale poggia sui
, e più precisamente sulla natura transindividuale di questi. Distinguendo tra segnale,
e informazione,
(Ivi, pp. 160-161).
tivamente, preindividuale, individuato, transindividuale, «che solo in
parte corrispondono ai concetti di natura, individuo, spiritualità»
processo di individuazione compiuto corrisponde alla fase del transindividuale. Pensata nell’ambito delle reti sociali on line, questa dimensione trans-individuale corrisponde a ciò che Simone (2012)
chiama noosfera
reti sociali online. Detto altrimenti, la noosfera rappresenta la rete semantica che fa da sostegno alla rete sociale. Essa rappresenta, quindi,
la dimensione transindividuale in cui si risolve, in un certo senso, la
preventiva esistenza di un essere parzialmente individuato. Un essere non è mai
lizzarsi, risolvendo i problemi dell’ambiente che lo circonda e al quale appartiene.», Ivi, p. 107.
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ne simondoniana.
Alla luce di questa breve rilettura del concetto di transindividuale
proposto da Simondon per indagare il tipo di realtà sociale che sono
le reti sociali on line, due questioni importanti rimangono aperte:
1) qual è il ruolo delle informazioni nella costituzione delle reti
sociali online ?
2) esiste un altro modo di rappresentarsi la relazione fra individuale e collettivo nelle reti sociali, e in particolare nelle reti sociali
online?
L’antropologo J.A. Barnes (1974) fu il primo studioso ad usare il
termine social networks
sociali come un «insieme di punti congiunti da linee: i punti rappresentano le persone e anche i gruppi e le linee indicano quali persone
stiano interagendo con ogni altra». La realtà delle reti sociali on line
può essere indagata, quindi, non soltanto attraverso un parallelismo
con le reti semio-linguistiche che hanno di per sé natura sociale, ma
anche attraverso un modello diverso che rimanda a una struttura di
nodi e relazioni tra nodi. Questo modo di guardare le reti sociali,
come ci spiega l’antropologo Barnes, può essere utilizzato per analizzare diversamente la natura sociale delle reti sociali on line che
indaga sulla qualità dei nodi e sulla qualità alle relazioni.
4.
Nella prima parte di questo articolo, si sono messe in luce almeno due cose. In primo luogo, l’«aria di famiglia» tra la sociologia e la
tro. Da un punto di vista ontologico, in entrambi i casi si è di fronte
a un’alternativa al sostanzialismo tradizionale. Come scrive Simondon, «[u]na relazione deve essere compresa come relazione nell’essere, relazione dell’essere, maniera d’essere e non semplice rapporto tra due termini che potremmo adeguatamente conoscere attraverso dei concetti perché avrebbero un’esistenza effettivamente se-
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parate» (Simondon 2005, p. 32). In secondo luogo, la parte precedente ci ha messo davanti alla natura linguistico-informazionale dell’ontologia relazionale di Simondon. Ciò ha permesso tra l’altro lo slittamento dalle reti sociali in generale alle reti sociali online.
Nella seconda parte, ci occuperemo delle differenze tra la teoria
delle reti e il pensiero di Simondon. Benché la letteratura di riferiActor-Network Theory
Latour, Simondon non solo solleva le relazioni al rango d’essere, ma
solleva anche al rango d’individui altri modi d’esistenza come gli
oggetti tecnici. Inoltre, si avanzerà l’ipotesi che quella di Simondon
non è semplicemente una ANT ma, per così dire, una ANT2 o, per
essere fedeli allo spirito di questo articolo, una ANT 2.0. Per riassumere in una formula pseudo-matematica, si tratta di dimostrare che
S=ANT2. Da un punto di vista ontologico, infatti, Simondon non si
limita a negare le differenze tra i modi d’esistenza, tra esseri umani
e oggetti tecnici in particolare, come invece propone di fare Latour.
Egli si preoccupa anche di ristabilire differenze e gerarchie a un livello superiore. Similmente, dal punto di vista epistemologico, Simondon non si limita a stabilire le omologie tra diversi sistemi di pensiero, come ha fatto invece Latour, con i suoi collaboratori, nel caso del
ruolo dei metodi digitali per la conoscenza della realtà sociale. Se il
pensiero di Latour è traduttivo, quello di Simondon è transduttivo.
L’ideale della traduzione è, prima o poi, l’oltrepassamento delle differenze. La transduzione, invece, non va mai oltre i limiti dell’analogia: «essa può essere utilizzata come una nuova specie di paradigmatistica analogica […]» (Ivi, pp. 32-33). Come scrive Simondon, «[i]l
progresso transduttivo del pensiero consiste a stabilire delle identità
di rapporti. Tale processo non è però nemmeno assimilabile alla
semplice traduzione. Essa si basa infatti non sull’identità, quanto
sulle differenze, che ha lo scopo di spiegare» (Ivi, p. 108). Confrontando teoria corpuscolare e ondulatoria della luce, egli scrive per e-
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Rossana De Angelis, Alberto Romele
che a quella delle onde hertziane o della luce visibile [...]. [Q]ueste
identiche, né eterogenee, ma contigue»
come la strana combinazione tra la teoria della relatività, che distrugge «la sostanzialità immutabile della massa», e quella quantica,
che ricrea in qualche maniera, e a un altro livello, «un principio
d’individuazione e stabilità degli esseri discernibili che la teoria della relatività farebbe perdere» (Ivi, p. 131).
Come scrive Graham Harman nel suo Prince of Networks. Bruno
Latour and Metaphysics, «come spesso succede ai pensatori più signiste. Per i tradizionali difensori della scienza, egli non è altro che un
altro relativista francese che nega la realtà del mondo esteriore. Ma
per gli allievi di Bloor o Bourdieu, il suo commercio con i non-umani fa di lui un venduto al fossilizzato classico realismo» (Harman
2009, p. 5). Per quel che ci riguarda, non è sotto il fuoco incrociato
delle accuse di relativismo (decostruttivismo) e realismo che si vuole qui contestare l’ontologia e l’epistemologia latouriane, e mostrare il passo in più compiuto da Simondon. Scrive ancora Harman:
«Si faccia modo che quelli che attaccano Latour lo facciano per il
suo [particolare tipo di] relazionismo, e non per le false accuse di
antirealismo o costruttivismo sociale» (Ivi, p. 76). Il nostro intento
è appunto di confrontare Latour e Simondon a partire dalle loro
forme di relazionismo rispettive, e di considerarne poi le conseguenze epistemologiche – in particolare nell’uso dei metodi digitali per la conoscenza della realtà sociale.
4.1 Della differenza tra i modi d’esistenza
Non è nostra intenzione rendere conto qui in maniera esaustiva
della Actor-Network Theory di Latour. Ciò che ci interessa è solamen«una famiglia disparata di strumenti […], sensibilità e metodi di analisi che trattano tutto, nel mondo naturale e in quello sociale,
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197
come un effetto continuamente generato dalle reti di relazioni
all’interno di cui è collocato. Il suo assunto è che nulla abbia realtà
o forma al di fuori della messa in atto di queste relazioni» (Law
2009, p. 141). Nel caso di Latour, il relazionismo è un vero e proprio
principio ontologico. Accanto ad esso c’è il principio di simmetria,
che consiste nell’idea di estendere la gamma di attanti per includere
tra essi anche gli “oggetti” e persino gli “eventi” – ciò che Latour
go, antropologo etc. francese sullo stesso gradino ontologico. Gli
uomini e i loro ruoli sociali, gli atomi e le molecole, i giochi olimpici e le gare automobilistiche hanno tutti diritto di esistenza. Certo, gerarchie e rapporti di forza tra i diversi attanti esistono. Ma ciò
non avviene secondo Latour per qualche proprietà intrinseca degli
attanti, quanto a seguito delle loro diverse alleanze.
In ogni caso, il principio di simmetria è volto a negare differenze
sostanziali tra uomini e “cose”. Proprio su tale aspetto, Latour vede
una somiglianza con Simondon. In un articolo pubblicato nel 2010,
egli afferma che «benché sia restato senza seguito [...] Simondon ha
colto che la questione ontologica poteva sottrarsi [...] all’ossessione
per la distinzione tra soggetto e oggetto, e porsi piuttosto in termini di vettori» (Latour 2010, p. 15). Simondon sarebbe tra quelli che
si sono opposti all’«idealismo della materia», ovvero all’idea secondo cui cose e tecnologie non sono oggetto di investigazione e non
ci possono insegnare nulla: «non esitiamo a dire della più umile
macchina piena di chip/pulci (puces – per giocare col doppio signimente che venga a riparare la suddetta macchina, ma non che ci dia
ta esplicitamente la distinzione di principio tra persone e oggetti
tecnici. «La nostra ricerca», scrive in effetti in un passaggio de Du
mode d’existence des objets techniques, «si propone di mostrare che il
pensiero umano deve istituire un rapporto d’uguaglianza, senza
privilegio, tra le tecniche e l’uomo» (Simondon 2012, p. 125). Nella
-
198
Rossana De Angelis, Alberto Romele
corporazione degli oggetti tecnici alla cultura sarebbe che l’uomo
non sia né inferiore né superiore agli oggetti tecnici, che possa abbordarli e apprendere a conoscerli intrattenendo con essi una relazione di uguaglianza, di reciprocità di scambi: una relazione sociale
in qualche maniera» (Ivi, pp. 126-127). La teoria dell’informazione
– o meglio, quella particolare lettura che ne fa Simondon a partire
e oltre Wiener – gioca a questo proposito un ruolo importante. Per
lui, infatti, individuo è tutto ciò che può conservare e aumentare in
qualunque misura un contenuto di informazione (Simondon 2005,
p. 28). Detto per inciso, è su un principio simile che Luciano Floridi
ha di recente sviluppato la propria etica dell’informazione (Floridi
2013). Eppure, è proprio su base informazionale che Simondon si
preoccupa anche di distinguere tra uomini e macchine. Come scrive nella introduzione de L’individuation à la lumière des notions de
forme et d’information, l’attività del vivente non è, come quella
steriore, perché esiste in esso un regime più complete di «risonanza
interna» (Simondon 2005, p. 28). Inoltre, come ribadisce subito dopo, il vivente è «l’essere che risulta da una individuazione iniziale e
al quale il meccanismo cibernetico vorrebbe assimilarlo funzionalstrutture interne nuove» (Ivi, p. 29). Insomma, il paradigma tecnologico può essere applicato agli esseri viventi solo per analogia –
contrariamente a quello che suggeriscono in maniera più o meno
esplicita oggi buona parte degli esponenti delle scienze cognitive
(per una posizione critica, Noë 2010).
Nel primo, l’individuazione è già completa nel momento in cui
tratta di un processo continuo (Simondon 2005, pp. 48-49). Si può
allora dire che la distinzione negata dal punto di vista sostanzialistico tra uomini e oggetti tecnici, viene riaffermata da Simondon a livello informazionale, laddove per informazione non s’intende sola-
Pensare le reti sociali online con Gilbert Simondon
199
mente la sua trasmissione, ma anche e soprattutto la sua performatività. A differenza di Wiener, Simondon distingue infatti tra i segnali d’informazione, che considera uno strumento di per sé non
necessario che si è sviluppato laddove le parti che fanno sistema
sono lontane l’una dall’altra, come nel caso di un macro-organismo
e di una società, e l’informazione propriamente detta, che è una
«maniera d’essere di un sistema che presuppone potenzialità ed eterogeneità» (Ivi, p. 195). In un intervento pronunciato nel 1962
all’occasione della conferenza di Royaumont su Le Concept d’information dans la science contemporaine, organizzata dallo stesso Simonnella sua impostazione l’informazione non abbia a che fare né con
l’emissione né con la trasmissione ma con la ricezione: «l’informazione non è una cosa, ma l’operazione di una cosa che arriva in un
sistema e vi produce una trasformazione. L’informazione non può
perazione di ricezione» (Simondon 2010, p. 159). Per inciso, una
prospettiva simile era stata assunta da Weaver nella sua rilettura
della teoria matematica dell’informazione di Shannon. Secondo
Weaver, infatti, l’informazione ha non uno, ma tre livelli. Il primo
riguarda la maniera di trasmettere accuratamente i simboli della
maniera in cui il messaggio ricevuto affetta le azioni nel modo desiderato.
Tornando alle differenze tra la ANT latouriana e la prospettiva
di Simondon sulla relazionalità e sulle reti – sebbene nel vocabolario simondoniano questo termine abbia una connotazione del tutto particolare (Chateau 2008, pp. 99-103) –, possiamo dire che Simondon va in un certo senso oltre il principio di simmetria di Latour. A questo proposito, la prospettiva simondoniana è piuttosto
vicina al tentativo proposto da Contractor, Monge, Leonardi (2011)
di ripensare la teoria della Actor-Network. Sebbene estremamente
affascinante da un punto di vista teorico, infatti, essa presenta un
limite pratico importante: «benché le tecnologie e i comportamen-
200
Rossana De Angelis, Alberto Romele
ti comunicativi possano essere visti, concettualmente, come “costitutivamente correlati”, ci sono importanti differenze tra di loro nella
pratica. Per esempio, benché una persona possa decidere di chiedere
informazioni a un suo amico/a un giorno, e a una tecnologia (come
un database) il giorno dopo, è improbabile che lui o lei consideri mai
la tecnologia come sua amica» (Contractor, Monge, Leonardi 2011,
p. 685). Per questo motivo, gli autori pensano una ANT multidimensionale, composta da diversi tipi di nodi (persone, database, libri, etc.)
e da diversi tipi di legami tra questi nodi. In particolare, distinguono
tra (1) reti unidimensionali, unimodali e uniplex, fatte di un solo tipo di
unimodali e multiplex, fatte di un solo tipo di nodi e diversi tipi di remutlimodali e uniplex, composte da diversi tipi di nodi
multidimensionali, multimodali e multiplex, in cui si trovano diversi nodi e diversi tipi di relazioni
multidimensionali, in cui le relazioni sono individuate non solo all’interno di un determinato set di nodi ma
anche tra diversi set di nodi. A queste, gli autori aggiungono (6) una
dinamica estendibile a tutti i livelli precedenti, in cui i diversi tipi di
nodi e di relazioni possono essere aggiunti o eliminati nel tempo. Da
tractor, Monge e Leonardi è proprio un tentativo di comprendere le
differenze pur rimanendo nella relazione.
4.2 Della differenza tra I modi di conoscenza
Esiste un assunto epistemologico sviluppato da Latour e dai suoi
collaboratori che è la diretta conseguenza della prospettiva ontologica della ANT. Si tratta dell’idea che le nuove tecnologie digitali siano
un mezzo adeguato per conoscere la realtà sociale perché intrattengono un rapporto di omologia – o di analogia forte, a seconda delle
single pubblicazioni – con la realtà sociale stessa. Come già scriveva
Latour nella sua summa sociologica, Reassembling the Social, «più la
scienza e la tecnologia si estendono, più esse permettono di tracciare
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gami sociali. […] [S]iamo nel mezzo di una infrastruttura materiale
che ci facilita enormemente il lavoro, a noi sociologi delle scienze, e
che potremmo chiamare il World Wide Lab» (Latour 2007, pp. 118119). Si dice spesso che noi viviamo in una società dell’informazione
e della comunicazione. Eppure, a ben guardare, ciò che più caratterizza la nostra società non è tanto l’informazione, quanto il fatto che
questa, passando, lascia una traccia. Attraverso quelli che sono stati
chiamati «metodi digitali», queste tracce rappresentano oggi una risorsa importante per lo studio della realtà (sociale). Nel 2008, per esempio, Google ha lanciato il Google Flu Trends, un servizio che si
propone di scoprire (detect
partire dalle ricerche correlate sul motore di ricerca Google Chrome
(Ginsberg et alii 2009). Nel 2009, Lazer et alii hanno pubblicato un
articolo su Nature dal titolo Computational Social Sciences, nel quale
capacità di raccogliere e analizzare i dati a una scala che potrebbe rivelare dei modelli a proposito dei comportamenti individuali e collettivi». Si potrebbe dire che ci troviamo oggi davanti alla realizzazioche nell’ultima parte della sua produzione intellettuale recuperò la
nozione hegeliana di spirito oggettivo. A suo dire, per capire l’altrui
e la sua esperienza vissuta, non si può che passare per le espressioni
del suo spirito, in particolare i testi e i monumenti. Ciò che all’inizio
del ventesimo secolo era ancora riservato a una piccola élite di inteldi azioni sociali, è oggi invece associato alla maggior parte dei nostri
gesti.
Ora, secondo Latour nel passato le scienze sociali erano costrette, a causa della povertà dei loro mezzi di ricerca, a darsi un’immagicazione delle generalizzazioni teoretiche, e il livello “diacronico” degli individui. Le nuove tecnologie e i metodi digitali per la ricerca
sociale permettono invece alla ricerca di avere un approccio non
202
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Grazie alla tracciabilità digitale, i ricercatori non hanno più bisogno di scegliere tra la precisione e il quadro nelle loro osservazioni: è possibile oggi
seguire una moltitudine di relazioni e, allo stesso tempo, distinguere il conun’era di penuria, le scienze sociali stanno entrando in un’era d’abbondanmento di certe distinzioni. Arricchite da una quantità di dati comparabile a
re la propria miopia (Venturini, Latour 2012, p. 6).
Le tracce digitali e i metodi digitali mostrerebbero dunque la realtà sociale nella sua essenza, che è piatta: «è come se dovessimo riprodurre nella teoria sociale il meraviglioso libro Flatlandia, che vuole farci vivere, noi che siamo animali a tre dimensioni, in un mondo
bidimensionale fatto solamente di linee: per quanto possa sembrare
strano, in teoria sociale doppiamo credere alla Terra Piatta» (Latour
2007, p. 172). Curiosamente, l’autore manca di dire che, nel suo libro, Abbot immagina la vita di un quadrato che scopre la terza dimensione, annunciando anche la possibilità di dimensioni ulteriori
– un vero e proprio inno alla multidimensionalità degli attanti, insomma.
Per Latour e i suoi collaboratori, questa possibilità epistemologica si fonda sull’omologia forte tra realtà sociale e servizi di social
network. «Navigando su delle piattaforme come Flickr, Academia.edu™ o MySpace™, si ha l’esperienza di navigare da una pagina html
all’altra, passando dagli individui ai gruppi, senza mai incontrare
nulla che assomigli a un salto di livello. Proprio questa è l’esperienza, così tipica del Web 2.0, che vogliamo utilizzare per ripensare la
teoria sociale» (Latour et alii 2012, p. 592). Il modello comune è quelper Leibniz, né unica sostanza come è Dio per Spinoza. «Una monade è […] un punto di vista su tutte le altre entità prese congiuntamente e non prese come se fossero una totalità. […] Secondo noi questa
nozione potrebbe essere resa pienamente operazionale dalla navigazioAnche in questo caso Simondon ci sembra più cauto di Latour
nell’osservare analogie e differenze tra diversi paradigmi di cono-
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scenza. La transduzione simondoniana è strettamente legata alle nozione o l’utilizzo di un modello come processo di pensiero» (Chateau 2008, p. 112). Attraverso un processo di transduzione, ne L’Individuation psichiche et collective Simondon utilizza lo studio dei cristalli
per estenderlo ad altri ambiti di conoscenza e individuazione. La
perché lo confonde con la ricerca delle somiglianze estrinseche e delragionamento analogico con il metodo che consiste a inferire l’identità a partire dalle proprietà di due esseri che hanno in comune un
carattere qualunque» (Simondon 2005, p. 108). Il processo transduttivo consiste sì nello «stabilire delle identità di rapporti», ma queste
«non si basano su delle somiglianze, quanto su delle differenze, e
hanno come scopo quello di spiegarle: esse tendono verso la diffemondon 2005, p. 108). Come nel precedente paragrafo, anche qui
possiamo dire che Simondon compie dunque un doppio movimento. Da un lato decostruisce le differenze e le gerarchie tra metodi e
traverso una critica serrata ai processi di induzione e deduzione.
Dall’altro, tuttavia, compie anche un passo ulteriore, stabilendo delle differenze non più sostanzialistiche tra i modi di conoscenza. A
questo proposito, la prospettiva simondoniana è molto vicina alla
proposta post-latouriana (o in un certo senso autenticamente latouriana) di Marres e Gerlitz in un recente articolo sui “metodi interfaccia”, che servono a rinegoziare le frontiere tra ricerca digitale, STS
(Science and Technology Studies) e sociologia (2015). Come si è detto,
Latour e i suoi collaboratori affermano che esiste un’analogia forte,
una convergenza, tra media digitali e teoria dell’Actor-Network. Contro questo punto di vista, le due autrici propongono di studiare piuttosto le analogie e le differenze tra media (e metodi) digitali e metodi della ricerca sociale:
204
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La nostra proposta si articola attorno all’idea centrale secondo cui i procedimenti digitali rimandano a una indecidibilità metodologica dal punto di vista
della ricerca sociologica: gli strumenti che abbiamo citato [Twitter Streamgraph e Infomous] hanno certo delle forti somiglianze con le tecniche e i
metodi usati in scienze sociali ma non possiamo certo considerarli come
“nostri” (Marres, Gerlitz 2015, pp. 5-6).
Per esempio, degli strumenti disponibili gratuitamente online come Streamgraph e Infomous intrattengono molte analogie con il metodo della co-occorrenza di termini sviluppato da Michel Callon e i
suoi colleghi negli anni Ottanta per determinare le tematiche emerpiù da vicino, queste analogie appaiono più discutibili. Uno strumento come Infomous, per esempio, predilige i temi di attualità, l’instantaneità (liveness), mentre la co-occorrenza di termini si preoccupa dei
temi emergenti (liveliness). Inoltre, è chiaro che questi strumenti sono
messi online per degli interessi che non coincidono con quelli della
ricerca in scienze sociali.
5. Conclusioni
2
? Sì e no.
Harman sottolinea giustamente che il punto di vista di Latour «secondo cui un attore è reale in virtù del fatto che perturba altri attori
distoglie l’attenzione da uno dei principi fondamentali del realismo:
ovvero, che una cosa è reale al di là delle sue condizioni di accessibilità» (Harman 2009, p. 112). Recentemente, in un numero della rivista
Réseaux dedicato al soggetto e all’azione nell’era digitale, l’antropologo francese Alberto Piette ha opposto al relazionismo latouriano la
sua antropologia della presenza. Per comprendere il soggetto, si deve
«superare la prospettiva relazionista per mantenere una focalizzazione sulla singolarità dell’individuo» (Piette 2013, p. 65). Eppure, dall’altra parte, quella di Simondon non è davvero una prospettiva post-latouriana per almeno due motivi. Prima di tutto, perché ha ragione
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Latour nell’affermare che, dopo un brillante inizio, Simondon ricade
in un nuovo sostanzialismo: «Simondon ha capito che la questione
ontologica poteva sottrarsi dalla ricerca di una sostanza. [...] Eppure
Simondon resta classico, ossessionato dall’unità originaria e da quella
futura, deducendo i suoi modi gli uni dagli altri, in una maniera che
potrebbe piuttosto ricordare Hegel. [...] Il multirealismo non sarebbe
sere, il settimo dei modi di cui ha schizzato un abbozzo» (Latour
2010, p. 16). In secondo luogo, perché è lo stesso Latour ad avere
cambiato recentemente prospettiva e avere abbandonato certe esagerazioni della ANT (Harman 2014). Scrive a questo proposito nella sua
Enquête sur les modes d’existence (2012), che «questa teoria [l’ANT] aveva una funzione critica nella misura in cui dissolveva la nozione troppo ristretta di istituzione, permetteva di seguire i legami tra umani e
non-umani e, soprattutto, trasformava la nozione di sociale e di società in un principio generale di libera associazione […]. Eppure, lo
comprendiamo ora, questo metodo ha conservato certi limiti della
teoria critica: il vocabolario che offre è liberatore ma troppo povero
per distinguere i valori […]» (Latour 2012, p. 76). E non è un caso allora se anche dal punto di vista epistemologico i collaboratori di Latour si siano di recente dimostrati più cauti sulle possibilità offerte
dalle tracce digitali per la ricerca sociale (Venturini et alii 2014). Si
potrebbe anche pensare che, dietro al Latour che conosciamo, ce ne
sia da sempre stato uno attento, pur nella simmetria, alle irriducibili
eccellenza si chiama Irréductions. Questo Latour non solo sarebbe più
vicino a Simondon come l’abbiamo presentato, ma andrebbe anche
oltre, evitando quel sostanzialismo che sembra essere il limite maggiore per pensare le reti sociali (online).
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