DIECI AZIONI - Uilca Gruppo MPS

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DIECI AZIONI - Uilca Gruppo MPS
DIECI AZIONI AL PREZZO DI UN CAFFÈ
di Umberto Baldo
Sabato mattina i quotidiani veneti sono usciti con titoli a caratteri cubitali riportanti la
notizia secondo cui il valore minimo della forchetta del prezzo delle azioni di Veneto
Banca verrebbe fissato a 0,10 euro. Capisco bene la necessità di attirare i lettori ma,
per lo meno per quanto mi riguarda, la cosa non mi ha colpito, in quanto già il 17
maggio scorso vi avevo anticipato che, a mio avviso, il prezzo non si sarebbe
discostato da quello fissato dalla Bpvi.
Ho quindi scritto questa breve lettera al direttore del Gazzettino:
Caro Direttore
mi ha un po' stupito il titolo di centro pagina del Gazzettino “Veneto Banca choc:
azioni a 010”. Forse qualcuno si era illuso, ma era evidente che i titoli della banca di
Montebelluna si sarebbero posizionati sullo stesso prezzo di quelli della consorella
berica. Dato lo scarso interesse dei cosiddetti investitori istituzionali, ed in assenza
di banche italiane disposte ad un'acquisizione, l'operazione di ricapitalizzazione si
sta avviando ad essere una fotocopia di quella della Vicentina, con il Fondo Atlante
costretto ad un massiccio intervento per garantirne il buon esito. Non credo infatti
che i vecchi soci, massacrati dalle perdite, avranno tanta voglia di mettere mano al
portafoglio, ed è quindi assai improbabile che si raggiunga il livello di flottante del
25% richiesto da Borsa Italiana per la quotazione. Colpisce invece che si stia ancora
discutendo di un'eventuale azione di responsabilità nei confronti di coloro che questi
disastri hanno in qualche modo innescato. Queste vicende ricordano purtroppo il
detto che recita: “ogni mattina si svegliano un furbo ed un ingenuo e, quando si
incontrano, l'affare è fatto!”
Umberto Baldo
Abano Terme (Pd)
Il Direttore Roberto Papetti domenica l'ha scelta come la lettera che
quotidianamente commenta sul quotidiano, e questa è stata la sua risposta:
Caro lettore,
non so quanti soci decideranno di aderire all'aumento di capitale di Veneto Banca. E
neppure a quale prezzo. Un fatto è certo: molti miliardi di ricchezza sono andati in
fumo e gli effetti di questa enorme distruzione di valore non saranno facile da
metabolizzare neppure per un territorio ricco come il Nordest. Continuo però a
pensare che, benché accomunate da analogo e disastroso destino, lo stato di salute
delle due popolari venete non sia esattamente lo stesso. Sono entrambi malati gravi
e bisognosi di cure massicce. Anzi nel caso della Pop Vicenza possiamo
tranquillamente parlare di un moribondo salvato da morte certa dall'attuale gruppo
dirigente. Tuttavia i fondamentali dell'istituto di Montebelluna (che tra l'altro ha in
portafoglio un'altra banca quotata, Bim, valutata intorno ai 300 milioni) e le stesse
problematicità rilevate dalle ispezioni della Vigilanza, fanno di Veneto Banca, un
boccone un po' meno indigesto per piccoli e grandi investitori e, insieme, una preda
appetibile per altri gruppi bancari che in questo momento preferiscono, com'è ovvio,
tenere coperte le loro carte. Naturalmente sarà innanzitutto il mercato a decidere e
ha perfettamente ragione lei nel sottolineare il naturale scetticismo con cui i soci
dell'istituto, massacrati dalla svalutazione del titolo, guardano all'aumento di capitale,
indipendentemente dal prezzo. Tuttavia se l'aumento di capitale della Pop Vicenza
si è rivelato nei fatti un'operazione di salvataggio da parte del fondo Atlante, la
ricapitalizzazione di Veneto Banca e il suo possibile ingresso in Borsa potrebbe
diventare una sfida anche per il mondo economico del Nordest. Che non può
accettare, senza colpo ferire, di vedere anche la sua seconda popolare interamente
inghiottita dal fondo Atlante. In questo senso un prezzo basso come quello ipotizzato,
0,10 centesimi per azione, potrebbe essere un incentivo per qualcuno ad investire.
E' chiaro che il Direttore del Gazzettino è un po' più ottimista rispetto alla situazione
dei fondamentali di Veneto Banca rispetto alla Vicentina, come è evidente che nutre
qualche speranza o sull'intervento di un'altro Istituto, o su una levata d'orgoglio dei
veneti per non lasciare anche la seconda Popolare nelle sole mani di Penati e
company.
Cerchiamo di ragionare un po' sulle ultime vicende.
Venerdì scorso l'agenzia Ansa riferisce di aver appreso da fonti vicine al consorzio
che sta seguendo la ricapitalizzazione, che l'azione sarebbe stata prezzata dal Cda
appunto a 0,10 euro. Nell'ambito del pre-marketing, infatti, dagli oltre 250 feedback
raccolti, le indicazioni sul prezzo sarebbero state tutte tendenti al negativo rispetto
alla media del settore delle banche popolari.
C'è da chiedersi: perché si sono fatte filtrare queste indiscrezioni nell'imminenza del
Cda di Veneto Banca? Vi sembra una domanda retorica? Forse si!
Teniamo presente che giovedì 26 la Reuters usciva con questo lancio: “Il fondo
Atlante è in trattative con Banca Imi per un intervento nell'Ipo di Veneto Banca, di cui
l'investment bank di Intesa Sanpaolo è il global coordinator. Lo riferiscono due fonti
vicine all'operazione, specificando che i colloqui riguardano la sottoscrizione di un
contratto di sub-underwriting sull'eventuale inoptato dell'aumento di capitale da 1
miliardo funzionale all'Ipo. Banca Imi è capofila del consorzio di garanzia
sull'aumento composto da dieci banche. Intesa Sanpaolo ha detto che se
l'operazione non si concluderà con successo interverrà Atlante su cui ha già investito
845 milioni di euro”.
Al di là di tutto, è chiaro che lo schema di Intesa ricalcherebbe quello seguito da
Unicredit!
Quindi, ma si tratta di una mia illazione, si è voluto lanciare il “messaggio” al Cda di
Montebelluna che la proposta da parte del Consorzio di garanzia si sarebbe attestata
appunto sui famosi 10 centesimi, evidentemente l'unico prezzo che indurrebbe
Atlante ad intervenire.
Ricordo inoltre che Atlante nei giorni scorsi ha “dettato le condizioni” per stendere la
sua rete; che è poi una sola, e cioè che gli venga consentito di acquisire almeno il
51% del capitale: Quindi è assodato che Penati vuole il controllo di Veneto Banca, e
quindi “mano libera”.
Questi sono i fatti, e dimostrano che è del tutto chiaro che l'unica speranza perché
l'aumento di capitale non sia la fotocopia di quello della Vicentina è che i soci storici
decidano di “tirare fora i schei”, e sottoscrivano l'aumento di capitale pro-quota per
cercare di raggiungere il livello di flottante necessario per la quotazione in Borsa.
E’ su questo che si gioca in fondo il reale successo dell’operazione: l’ingresso in
Borsa, seppur a prezzi da “penny stock”, potrebbe favorire per molte vie il rilancio
della banca, rendendola al contempo più trasparente e più appetibile in vista di
un’aggregazione in tempi brevi. Com’è abbastanza logico infatti, una possibile
operazione verrà valutata solo a bocce ferme, ad aumento di capitale concluso, e
sarebbe favorita dall’eventuale, e auspicabile, quotazione di Veneto Banca, perché
le azioni dell’istituto avrebbero finalmente un prezzo di mercato.
Ed è a questo che si riferisce il direttore del Gazzettino quando parla di “sfida per il
mondo economico del Nordest”.
Quando al futuro, sappiamo che non è nelle nostre mani! A mio modesto avviso,
esclusa la soluzione stand alone, non resterebbe che l'aggregazione con un'altra
Banca. Nel caso Atlante risultasse egemone anche a Montebelluna, non sarebbe
escluso che Penati potrebbe pensare alla soluzione più a portata di mano, il
matrimonio con la Bpvi. Le eventuali sovrapposizioni potrebbero in questo caso
essere superate vendendo i doppioni, e facendo anche cassa. Ampliando l'orizzonte,
sarebbe facile individuare in Ubi e Bper le possibili partner. Anche se abbiamo visto
nel corso degli anni che è meno problematico per un Istituto di credito acquisire una
rete di filiali piuttosto che una Banca nella sua interezza, Uffici centrali compresi.
Certo fa impressione constatare che se venisse fissato il prezzo minimo di 0,10 euro,
Veneto Banca avrebbe una valorizzazione di 12,2 milioni di euro, contro i 4,9 miliardi
del 2012, quando il prezzo era stato artificiosamente fissato a 40,25 euro.
Questa è la vera cifra del disastro delle Popolari venete! Dieci azioni al prezzo di un
caffè'!
Ps: Ieri il Cda di Veneto Banca è andato per le lunghe. Alle 22 non era ancora
concluso, ma le indiscrezioni davano la “forbice” compresa fra 10 e 50 centesimi di
euro.