Schiene preziose - Nuove Direzioni

Transcript

Schiene preziose - Nuove Direzioni
Numismatica
Schiene preziose
Cosa si nasconde dietro le nostre monete
di Filippo Polenchi
Spiccioleide, si intitola questa storia.
Epica degli spiccioli.
Voi li spendete. Li dimenticate. Li abbandonate
sul bancone del bar, la mattina dopo la colazione. Voi li abbandonate in un oblio indistinto, un infernetto per rame ottone conio e zecca,
ma loro si rifiutano di omologarsi. Nel mucchio
indefinito di spicciolame le tasche pesano e si
sprecano rinnovati borselli di pelle di vitello
(Elio e le Storie Tese avrebbero di che cantarne:
lo faranno, fiduciosi aspettiamo…). E loro continuano a schiaffeggiarti con l’evidenza della loro
unicità, che ripete: “Io ho Dante sulla mia schiena. Tu puoi dirti altrettanto pregiato?”.
Tempi bui per questa specie particolare di oggetti. Regolano la nostra vita finanziaria, ma sono
abbandonati con leggerezza. Addirittura qualcuno passeggia per strada, c’è un acquazzone,
una pozzanghera, sente un PLOP e dice: “Oh no,
ho perso qualcosa”. Si controlla le tasche, vede
che manca 1 € (=1 euro) e continua: “Ah, va
bene, è soltanto un euro…”. Ed è la stessa persona che fino al dicembre 2001 diceva: “Ommioddio, ho perso 2.000 lire per strada, qualcuno mi
aiuti… Signora, chiami subito i vigili del fuoco”.
La verità si trova, salomonicamente, nel mezzo.
È un lento deragliamento verso l’incapacità di
apprezzare il valore delle monete, dei cosiddetti
“ramini” (niente a che fare col gioco di carte;
si parla solo delle monete da 1, 2 e 5 centesimi). Addirittura i finti-custodi dei parcheggi,
talmente finti che la gente si sente in obbligo di
pagare la questua, temendo incredibili ritorsioni
sulla carrozzeria della propria auto, si offendono se ricevono 10 o 20 centesimi, dimenticando
che fino a dieci anni fa la stessa cifra (200, 400
lire) era come una polizza perfino sulle evacuazioni dei piccioni.
Sembra che le persone non diano valore a ciò
che luccica e abbia forma discoidale, in barba ai
vecchi film western, dove il “pugno di dollari”
mal si sarebbe accordato a un mazzo di banconote. Eppure la storia fra moneta e banconota è affascinante e complessa e i due soggetti
giocano una partita di reciproca valutazione e
svalutazione. Ma non è questo il punto.
Il punto è che in questo preciso momento, in qualunque garage della Basilicata o della Brianza, in
un vasetto precedentemente utilizzato per ospitare viti e bulloni, vivono un’esistenza concentrazionaria monete da 1, 2, 5, 10, 20 cents e monete
da 1 e 2 euro, provenienti da Italia, Francia, Belgio, Spagna e ognuna di esse ha una particolarità
che la disattenzione comune ignora. Ognuno di
loro testimonia che sì, la gente potrà chiamarli
“ramini”, ma loro di rame hanno solo il pigmento superficiale, mentre il materiale con cui sono
fatti è acciaio ricoperto di rame. Mentre i loro
“fratelli” più grandi (10, 20 centesimi) sono in
oro nordico [nobile nome di effervescenza vichinga, ma in realtà molto più vicino al più prosaico
“similoro”, l’oro nordico è una lega metallica che
non contiene oro, bensì percentuali di rame (89
%), alluminio (5 %), zinco (5 %), stagno (1 %) Fonte: http://it.wikipedia.org/wiki/Oro_nordico],
colorati in oro e i senior della famiglia (1 e 2 €)
sono bimetallici [caso felice di perfetta corrispondenza fra significante e significato: ciò che dice
il nome è la sostanza dell’oggetto. Bimetallico =
formato da 2 metalli. Si usava perché dopo tale
comunione la falsificazione era più difficile] di
colore argento e oro.
6]W^MLQZMbQWVQŒn. 1 gennaio-febbraio 2011
44