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Podistica Messina
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FASCITE PLANTARE
I corridori di media e lunga durata sono i più colpiti da una patologia nota come: ”Fascite
plantare”. Si tratta di una delle cause più comuni di dolore al piede ed ha una incidenza del
7-10 % sul totale degli infortuni nello sport, tanto che è diventata una delle cause più
frequenti di sospensione dell’attività sportiva.
CAUSE: Dobbiamo prima accennare a cosa si danneggia e provoca dolore nella
cosiddetta Fascite plantare, a tale proposito ricordiamo che a essere interessato è il
legamento arcuato (aponeurosi plantare) che è una robusta fascia fibrosa che unisce la
zona plantare interna del calcagno con la base delle dita. Il legamento arcuato ha un ruolo
importante nella trasmissione del peso corporeo al piede durante la deambulazione e la
corsa. In particolare quando il piede si eleva sulle punte alzando il tallone dal suolo
l'aponeurosi plantare subisce una distensione.
Quando, messa sotto eccessivo stress, la fascia plantare si stira eccessivamente, si creano delle lesioni nel tessuto con il
risultato di una infiammazione della fascia e dei tessuti intorno. Gli strappi sono presto coperti con tessuti cicatriziali che sono
meno flessibili della fascia stessa aggravando così il problema. Nella fase acuta la fascite plantare tende a coinvolgere
l'inserzione del legamento arcuato a livello calcaneare causando dolore locale. Successivamente il dolore tende a spostarsi
verso l'avampiede migrando lungo tutta la pianta. La fascite plantare è la più comune causa di dolore calcaneare (tallonite).
Si manifesta soprattutto tra gli sportivi ed è causata dalla ripetizione continua di eccessivi sovraccarichi a livello podalico.
L’infiammazione è di solito di tipo cronico dovuta ad una sindrome di ipertensione della fascia stessa .Il piede cavo e\o un
eccesso del movimento di pronazione sono fattori importanti nel suo determinismo. Quando l’infiammazione dura a lungo può
causare la formazione di una spina calcaneare, cioè una prominenza ossea dovuta a depositi di calcio che si formano in quel
punto come reazione di riparazione ai microtraumi ripetuti.
Quali sono le cause che conosciamo: alterata biomeccanica, errori di allenamento, ripetizione eccessiva del gesto sportivo,
alterazioni anatomiche, limitazioni del movimento articolare, un’eccessiva sollecitazione del tallone provoca un'infiammazione
nell'inserzione dei fasci e lungo tutta la loro estensione. Una ridotta estendibilità del tendine d'Achille può provocare una
fascite, un tendine rigido limita la flessione dorsale dell’articolazione tibio-tarsica aumentando la pronazione nella fase di
distacco del piede quindi maggiore sollecitazione sulla fascia plantare. Molti ortopedici individuano la fascite come una delle
“conseguenze” più comuni di un intervento al tendine d'Achille in seguito a tendinosi o rottura dello stesso. Altre cause tipiche
possono essere un improvviso aumento del chilometraggio non supportato da opportuna preparazione: spesso gli atleti
interessati hanno aumentato i chilometri percorsi in breve periodo o hanno incrementato l’intensità e la frequenza degli
allenamenti con pause insufficienti tra una seduta e l’altra (per alcuni studi è sufficiente un aumento improvviso e non
graduale di 32 km la settimana per sovraccaricare il piede), altre volte è sufficiente scegliere terreni con eccessiva
pendenza . Altra cause sono: frattura da stress o l'artrite (sindrome di Lyme), muscoli del polpaccio deboli e tendine d’Achille
teso mettono più stress sulla fascia plantare per minore capacità del piede di assorbire le forze di reazione del terreno e la
spinta in avanti del corpo . - L’eccessiva pronazione (piede eccessivamente intraruotato nell’impatto al suolo) può provocare
un aumento dello stiramento della fascia plantare durante la corsa e , quindi, maggiore tensione durante la fase di distacco
delle dita da terra. Il piede cavo, che spesso si associa a un arco plantare rigido, non è in grado di assorbire le forze di
reazione derivanti dalla corsa e può stirare la fascia plantare. Il piede piatto, causato da debolezza delle strutture capsulo
legamentose , provoca un aumento di lavoro a carico della fascia plantare per controllare la stabilità della volta plantare.
Scarpe da corsa non adatte o usurate, in particolare calzature poco contenitive possono causare una pronazione del piede,
quelle troppo logore o poco imbottite possono non assorbire gli shock determinati dalla corsa, quelle troppo rigide e chiuse
possono limitare i movimenti delle articolazioni metatarso falangee, quelle troppo flessibili possono invece causare
un’eccessiva flessione delle dita e maggiore tensione della fascia plantare.
SINTOMI: Quali sono i sintomi: sono evidenti quando il tessuto connettivo che forma la volta plantare si sfibra degenerando e
infiammandosi rendendo dolorose anche attività comuni come fare la spesa o le scale. Il sintomo principale della fascite
plantare è il dolore, spesso più severo al risveglio e localizzato nella parte interna del tallone. Il dolore tende a diminuire
piuttosto rapidamente per poi ricomparire dopo una lunga passeggiata o al termine della giornata con l’affaticamento. Nello
http://www.podisticamessina.com/scienza/fascite.htm
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sport il dolore è sentito solitamente nelle fasi di riscaldamento iniziale per poi scomparire a mano a mano che l'allenamento
prosegue. Il dolore è facilmente provocato dalla palpazione e aumenta nella flessione dorsale del piede e delle dita, come
succede agli sprinter e ai mezzofondisti per l’impegno sull’avampiede.Poiché la sua insorgenza è graduale e scompare con il
riscaldamento, spesso il disturbo viene ignorato finché non raggiunge stadi avanzati e diventa invalidante.
DIAGNOSI: Come si può porre la diagnosi: il primo esame è quello radiologico perché permette di notare la comparsa di uno
sperone calcaneare (per la continua trazione operata dalla fascia sul periostio del calcagno) che può essere sintomatico o
meno, le lesioni proprie della fascia plantare sono evidenziabili solo con ecografia. Queste indagini, insieme con altre,
possono essere utili per evidenziare o escludere ulteriori cause di dolore al tallone (artrosi astragalo calcaneare, fratture da
stress, tumori...).
TERAPIA: Cosa fare : in fase acuta è importante controllare il dolore e l’infiammazione e prevenire ulteriori sollecitazioni
meccaniche del tessuto leso , quindi utile il ghiaccio con applicazioni locali di 20-30 minuti dopo l’attività o massaggio con
cubetti di ghiaccio da eseguire lungo il decorso delle fibre della fascia plantare, può essere utile un bendaggio funzionale per
dare supporto alla fascia plantare, applicato sulla zona plantare seguendo la aponeurosi plantare fino a ogni dito del piede.
L’applicazione è del tipo “scarico” per facilitare la distensione della contrattura fibrosa del legamento. Visto che l’applicazione
rimane in situ per 3 giorni l’effetto drenante dura 24 ore al giorno, portando a una notevole riduzione del dolore sia
nell’immediato che nella durata del trattamento (vedi foto), assumere farmaci anti infiammatori non steroidei per periodi da 710 giorni a 2-3 settimane , terapie fisiche come ionoforesi , ultrasuoni, laser e riposo. Il riposo è
fondamentale fin dall’inizio e va inteso come riposo assoluto sostituibile, solo nei casi meno gravi, da
riduzione dei carichi intesa come: nuotare, remare, correre in acqua. Altro mezzo utilizzabile, nei casi
persistenti, è il massaggio trasversale profondo sull’inserzione della fascia e con l’ausilio di uno
strumento rigido e sottile per raggiungere la lesione. La fibrolisi o l'applicazione di onde d'urto meccaniche del litotritore può
essere di aiuto. La fibrolisi ha lo scopo di distendere le fibre del fascio plantare e va praticata da mani esperte che conosca
bene la storia clinica e sportiva del paziente portando a un sollievo anche immediato e notevole del dolore. Le sedute di
fibrolisi vanno diluite nel tempo e il numero dipende dalla gravità della fascite. L'applicazione del litotritore ai casi di fascite
plantare è relativamente nuova, dal momento che si tratta di una pratica molto dolorosa. Le onde d'urto vengono "sparate"
direttamente sul fascio plantare come se fosse colpito da tante martellate che causano dei microtraumi i quali vascolarizzano
la zona infiammata rigenerandola. Le sedute con il litotritore sono generalmente due, effettuate a 15 giorni di distanza una
dall'altra.
Infine Intervento chirurgico: una volta raro, è oggi più frequente perché sono molti i casi in cui una strategia di corsa errata
(corre per mesi con la fascite) ha portato a una situazione irreversibile. Si tratta di scollare completamente le fibre dalla pianta
del piede e dall'osso, distenderle, "pulirle" e quindi riattaccarle. Si tratta di un intervento che comporta una notevole perdita di
sangue che può dare origine a complicazioni. La rieducazione è piuttosto lenta, la ripresa dell'attività è prevista non prima dei
sei mesi.
RECUPERO: Una volta diminuita la sintomatologia è necessario correggere i deficit funzionali provocati : recupero della
escursione articolare tramite la mobilizzazione passiva dell’articolazione della caviglia, stretching dei muscoli posteriori della
gamba e della fascia plantare , recupero della forza muscolare : rinforzando i muscoli del piede, del tricipite della sura, il
rinforzo deve essere progressivo. Per mobilizzare la fascia plantare si può rullare il piede su un mattarello o su una pallina da
golf aumentando gradualmente la forza di applicazione. Spesso è necessario ricorrere all’uso di ortesi personalizzate per
correggere le anomalie anatomiche del piede : un supporto dell’arco plantare nei piedi proni o un aumento dell’area di
contatto dei carichi nei piedi piatti , il materiale usato di solito è termo modellabile in grado di assorbire le vibrazioni ,
particolari sono le ortesi notturne che mantengono l’articolazione della caviglia in dorsi flessione di 5° e che se mbrano
accelerare le guarigioni. Scomparsi i sintomi l’atleta deve seguire un programma riabilitativo scrupoloso , prima di tutto deve
scegliere scarpe adeguate e preferire terreni idonei, rispettare i tempi di recupero tra uno sforzo e l’altro e praticare
regolarmente lo stretching ed esercizi di rinforzo muscolare per mantenere l’elasticità ed un buon range articolare.
(dr. Giuseppe Tamà)
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