Berlusconi boccia i tecnici: «I dati sono disastrosi

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Berlusconi boccia i tecnici: «I dati sono disastrosi
Verso l’election day?
Gaza, nessuno spiraglio
Libertà in vetta
Il Quirinale: per il voto nel Lazio,
in Lombardia e Molise la data
più appropriata è il 10 marzo.
«Si sconsiglia – si legge nella
nota del Colle – l’affannoso
succedersi di prove elettorali».
Non si fermano gli scambi di
colpi tra Israele e i palestinesi.
I Paesi arabi pensano a uno
“scudo diplomatico” per
proteggere la popolazione. Ieri
il premier egiziano nella Striscia.
In “Fuga sul monte Kenya”
l’impresa di tre italiani
prigionieri di guerra in un lager
britannico in Africa. Non solo
un inno all’alpinismo la loro
avventura raccontata nel libro.
pagina 3
Antonio Pannullo
pagina 6
Marco Valle
LA FRASE DEL GIORNO
CON IL PDL
«Le primarie del Pd?
I sondaggi ci danno
sotto sugli anziani,
ma in settimana farò
un paio di cose choc»
d’Italia
Matteo Renzi
ANNO LX N.250
SPED. IN A.P. - DL 353/2003 (CONV.IN L. 27/02/2004 ART. 1, COM. 1, DCB) ROMA
La violenza
(per sua natura)
non è carina
Marcello de Angelis
opo gli scontri di
mercoledì impazza il dibattito surreale sul grado di negatività
di mazzate e calci in faccia.
Sono sempre stato sorpreso
dai piagnistei di chi, uscito
di casa attrezzato di tutto
punto per affrontare epici
scontri, finisce il giorno dopo a mostrare i lividi alla
maestra con la pretesa di essere coccolato e compatito.
Protestare, anche in modo
duro, se si ritiene che si stia
realizzando un torto, ci sta.
Di generazione in generazione, è sempre accaduto.
Ma se uno scende in piazza
con rabbia è perché è convinto di avere di fronte un
nemico della giustizia e
quindi dovrebbe dare per
scontato che quello si comporti in modo ingiusto. Se
io voglio fare il rivoluzionario non posso pretendere
che il potere che voglio abbattere sia con me gentile e
corretto. Se lo fosse, dovrei
il giorno dopo nutrire dubbi sulla correttezza della
mia radicale opposizione.
Se io uscissi di casa per
prendere a bastonate i poliziotti e quelli si comportassero con correttezza e cortesia, forse vorrebbe dire che
il potere odioso che combatto non è poi così odioso. E dovrei tornarmene a
casa senza gloria. La lotta
dura si può fare (con o
“senza paura”) ma deve essere adeguata al nemico
contro cui si lotta. Uno non
può incendiare le case perché c’è la disoccupazione.
In quel caso si fa una cooperativa. Né se c’è un problema di accesso al credito.
In quel caso si fa un fondo
di mutuo soccorso. Si possono occupare le case, le
scuole, le fabbriche, senza
bisogno di ricorrere alle
molotov. Sicuramente non
si rischia di ammazzare o
farsi ammazzare per la riforma della scuola. C’è chi
ha affrontato torture o è stato ucciso perché pensava di
dover liberare un popolo o
una Patria. Piagnucolare
perché il poliziotto non è
stato così cortese da prendersi le sassate senza farsi
rodere il chiccherone è un
po’ piccino.
D
L’armata Branca-zemolone
Oggi la convention di “Italia futura”
con l’obiettivo di fare una lista per Monti.
Tra chi cerca una poltrona sul carrozzone
targato Ferrari ci sono anche alcuni
ex ultrà berlusconiani
Alla kermesse i cattolici arrivano
già spaccati, il Pd striglia gli invitati,
Casini diserta ma due dell’Udc
ci saranno. E Fli si spacca
tra chi va e chi resta a casa
I lavori saranno incentrati sull’Agenda
Monti e sul bis dei tecnici. Ma nessuno
sa esattamente quale sarà il programma,
a parte il Fiscal compact...
mercoledì
sabato 17/11/2012
31/10/11 1 EURO
WWW.SECOLODITALIA.IT
A Milanello Il governo dei “professori” ha deluso, giudizio negativo
Berlusconi boccia
i tecnici: «I dati
sono disastrosi»
«Le consultazioni siciliane l’hanno confermato:
il 70% degli italiani è disgustato dalla malapolitica»
uesta mattina ho
fatto 72 flessioni e
non sono poche per
uno che ha la mia età, cioè 56 anni, anche se me ne sento 35». Berlusconi, al centro sportivo di Milanello, ha fatto un intervento a
tutto campo, dal bilancio «disastroso» a dodici mesi dall’insediamento dell’esecutivo guidato da
Monti, fino all’election day, passando per l’appuntamento con le
primarie e il capitolo giustizia. Ha
toccato un po’ tutti gli argomenti
all’ordine del giorno nell’infuocata agenda politica di queste settimane. «I dati dopo un anno di
governo tecnico sono disastrosi –
ha dichiaratol’ex premier – credo
si debba cambiare assolutamente
quella politica economica imposta dalla Ue e, soprattutto, dall’egemonia tedesca».
«Q
Priscilla Del Ninno
Sondaggio
C’è il vade retro
degli italiani: il
62% non vuole
il Monti bis e la
lista del prof
prenderebbe solo
l’8,5 per cento.
pagina 2
pagina 3
La protesta Lacrimogeni dal ministero della Giustizia
Incidenti nella Capitale:
indagini a tutto campo
Il corteo
Roma città
aperta per tutti
ma non per
la destra. Il
centrosinistra
trova subito
il “nemico”:
la loro piazza
va vietata.
PAGINA 5 Luca Maurelli
Terranova pagina 4
opo gli scontri di mercoledì a Roma è adesso la
gestione dell’ordine pubblico a finire sotto accusa. Da una
parte le forze dell’ordine, dall’altra due imbarazzati ministri tecnici Severino e Cancellieri, che seguono le indagini avviate perché
si ricostruiscano con chiarezza i
fatti. Due i filmati che mettono
sotto accusa l’operato della polizia: il primo è stato pubblicato da
Repubblica.it e riprende il lancio
sui manifestanti di tre lacrimogeni dal palazzo del ministero della
Giustizia. In un altro si vedono alcuni agenti che prendono a manganellate un manifestante.
D
Francesco Severini
pagina 4
Il caso Il gruppo Repubblica-L’Espresso si divide: c’è chi indica Marina e chi indica Barbara
Quale delle figlie del Cav sarà la candidata a premier?
Girolamo Fragalà
a sacra alleanza RepubblicaEspresso si rompe sul nome del
candidato premier del centrodestra. Anzi, per essere più precisi, su
quale figlia di Berlusconi avrà l’investitura. “Repubblica” aveva sentenziato: sarà Marina l’asso nella manica del Cavaliere. E la notizia era stata ripresa da molti quotidiani, anche
perché ormai c’è un vezzo: quando si
scrive del Pdl nessuno bada ai fatti
ma tutti si dedicano (spesso inventandoli di sana pianta) ai “retrosce-
L
pagina 8
na”. Che puntualmente vengono
smentiti il giorno dopo da Palazzo
Grazioli, visto che i virgolettati di solito riguardano presunte frasi di Berlusconi. Marina ha subito definito
«ipotesi senza fondamento» quelle
della sua partecipazione alle primarie
o della sua candidatura a premier,
sottolineando che «la leadership non
si può trasferire per via ereditaria o dinastica». Parole che in qualsiasi paese al mondo metterebbero fine alla
querelle. Da noi no, subito i giornali
hanno parlato di «risposta non convincente, alla fine scenderà in cam-
po». Ma ecco la sopresa. “L’Espresso”,
nella rubrica “Riservato”, rivela che «i
grafici di Berlusconi sono al lavoro da
giorni» per il nuovo partito, con il
grande annuncio a fine gennaio. E
sempre secondo “L’Espresso”, un nome avrebbe convinto tutti, quello della figlia di Berlusconi. Lo dimostrano
i sondaggi: lei ha «un marchio di fabbrica che darebbe rinnovate certezze e
garanzie di successo». Ma i conti non
tornano, la fotografia è diversa. Sorpresa: la figlia di cui si parla non è
Marina ma Barbara. Miracoli del
gruppo Repubblica-L’Espresso.
SEQUESTRATI DA 273 GIORNI
Hollande: già finita
la luna di miele
coi francesi (e con
Bersani & Vendola)
Francesco Signoretta
oco più di un anno fa
Sarkozy e la Merkel ridevano di Berlusconi alle
prese con la lettera della Bce
che chiedeva all’Italia di mettere in piedi un programma
di sacrifici credibili, oggi la
Germania è alle prese con le
prime avvisaglie della crisi e a
Parigi lo spettro si è ormai più
che materializzato. Anche
l’Economist ha sparato a zero
sulla Francia di François Hollande e ha titolato – in un numero speciale – “Bomba a
orologeria nel cuore d’Europa". Il settimanale ha messo
in copertina una baguette farcita con un candelotto tricolore pronto ad esplodere. Ma
a rischiare il botto è tutto il
governo francese. È l’ultima di
una serie di critiche che sta
travolgendo la "nuova stagione" della politica parigina. E
su Hollande è calato magicamente il silenzio, in particolar
modo dalle nostre parti. Non
ne parlano più i “cugini",
quelli che – all’indomani della vittoria socialista – urlarono al miracolo. Tutti zitti. Perché, da quando la sinistra è
all’Eliseo, non c’è una cifra ufficiale positiva: il debito pubblico è cresciuto a dismisura,
non c’è riparo economico,
l’unica soluzione trovata è
quella di stangare i francesi
con manovre e manovrine, la
piazza si è già scaldata, sono
aumentati i prezzi di qualsiasi prodotto, dalla birra alle sigarette. Hollande come Monti, cura pesante e risultati zero. Tanto per rinfrescare la
memoria, ricordiamo l’esultanza di Pd, Sel e Idv per la
vittoria di François, che annunciarono quasi come una
loro vittoria. «È una bella notizia per l’Europa e può essere
un passo determinante per invertire il ciclo disastroso dei
governi delle destre, anche
per sconfiggere questi venti
populisti che si fanno sentire
nel Continente”, aveva detto
Bersani. Anzi, con questo esito, aggiungeva, «si può lavorare con più forza e convinzione a un cambio delle politiche europee». Non fu da
meno Vendola: «Festeggiamo
la vittoria di Hollande come
l’inizio di un rivolgimento
P
Segue a pagina 3
2 Secolo
IN BREVE
Lo spread chiude a 354,
scende il differenziale
Chiude la settimana in lieve calo
il differenziale tra titoli di stato
decennali italiani e tedeschi. Lo
spread ha chiuso a 354 punti, 3
in meno rispetto all’apertura, un
valore che ha riportato il
rendimento dei nostri titoli al
4,87%. In un anno il differenziale
è sceso di 214 punti.
1
Le tappe
primo piano
Richieste
senza risposta
«La principale richiesta che
l’Ugl ha rivolto al governo
è rimasta inevasa: dare un
sostegno tangibile alla
classe media, ai lavoratori
e alle piccole imprese
sane. Sono tante le
occasioni perdute
dall’attuale governo», ha
detto Centrella.
La rilevazione
evidenzia
una fiducia
in caduta libera
verso l’attuale
premier
2
Manageritalia: il Paese
sano non può aspettare
Siti archeologici: il Mibac
chiede aiuto ai privati
Ilva, scrive al premier
il presidente della provincia
«Obiettivi chiari, concretezza e
meno tasse». È la ricetta di
Manageritalia. Guido Carella, il
presidente, ha aggiunto «Ci
sono tagli e tagli e non si
possono continuare a tagliare
spese sociali vitali, considerate
a torto “privilegi”. Il Paese sano
non può solo tirare la cinghia».
Parte da Paestum una forte
richiesta di aiuto ai privati per la
gestione del patrimonio culturale
in tempi di crisi. È l’indicazione
del ministero dei beni culturali,
intervenuto ieri a Paestum per
voce del Direttore Generale Anna
Maria Buzzi, che ha esortato a
«mettere a frutto il patrimonio».
«Abbiamo bisogno di risposte, di
segnali concreti per prendere atto
della vicinanza dello Stato». Lo
afferma il presidente della
Provincia di Taranto, Gianni
Florido, che sostiene l’iniziativa del
sindaco Stefano sull’emergenza
ambientale, legata alla vicenda
Ilva, e scrive al premier Monti.
Un anno fa
il gradimento
era a quota
76 per cento
contro il 36
rilevato ieri
3
Già a luglio
l’idillio di era
spezzato
e il consenso
era crollato al
minimo, al 34%
Censis Solo l’8% è ottimista
Le indicazioni
Sono state
testate anche
le intenzioni
di voto con
gli attuali
schieramenti:
incremento
per Pd e Pdl,
mentre l’Idv
perde ancora
terreno.
In discesa lieve
anche Grillo
Il sondaggio La maggior parte dei cittadini vuole archiviare l’esperienza dei “tecnici” al governo
“Vade retro” Monti bis
Il 62% non lo vuole
Guglielmo Federici
Q
LA PROTESTA DEI COMUNI
Sindaci in piazza il 21
In piazza per protestare contro i tagli ai
trasferimenti, la perdita di risorse legate
al gettito Imu, l’assoggettamento al patto
di stabilità anche per i piccoli Comuni,
l’obbligo delle gestioni associate delle
funzioni fondamentali a partire dal
prossimo anno. L’Anci alza la voce contro
una situazione via via «ingestibile» e dà
appuntamento a tutti i sindaci e agli
amministratori locali per una
mobilitazione generale, mercoledì 21
novembre, a partire dalle ore 10 a piazza
Santa Maria delle Grazie a Milano.
Sicuramente tra i più scontenti e
penalizzati vi sono i comuni. I sindaci,
anche il mese scorso all’Assemblea
annuale di Bologna, avevano sollevato
davanti al premier Mario Monti e ai
ministri, le criticità legate all’Imu,
chiedendo una riforma dell’imposta per
far tornare tutto il gettito nelle casse
comunali. E avevano puntano il dito
contro un patto di stabilità che impedisce
le spese per investimenti. «Abbiamo già
espresso al governo queste forti
preoccupazioni», affermano il presidente
dell’Anci, Graziano Delrio, e il
coordinatore Piccoli Comuni Anci, Mauro
Guerra, rivolgendosi agli amministratori
per invitarli a partecipare alla protesta:
«Ma, ad oggi, non registriamo alcuna
concreta apertura in tal senso». «Non
possiamo andare oltre, non possiamo
permettere che i nostri Comuni si trovino
nelle condizioni di non poter rispondere
più in alcun modo ai bisogni dei cittadini,
in sostanza rischiamo il “blocco” sia
finanziario che funzionale delle nostre
amministrazioni». Ieri, quindi, al termine
del Comitato Direttivo a Firenze, Delrio si
è appellato a tutti i sindaci «per rendere
massiccia la partecipazione alla
manifestazione del 21 novembre a
Milano.
Se si
votasse
oggi
una lista
Monti
non
“sfonderebbe”
scrive per esempio la Repubblica,
avrebbero fatto pressing sia il
presidente Usa Barack Obama
sia la Cancelliera tedesca Angela
Merkel.
Ma quanti consensi prenderebbe, allo stato attuale delle cose,
una lista Monti? Testando questa ipotesi, sempre Swg ha certificato che al momento una lista
Monti varrebbe l’8,5% dei consensi, arrivando ad essere il
quarto partito.
Nelle intenzioni di voto, con
uno scenario del genere, il Pd
resterebbe il primo partito con
il 25% davanti al Movimento 5
Stelle con il 18,5% e con il Pdl
terzo partito con il 14,8%.
Swg ha anche testato le intenzioni di voto con gli attuali
schieramenti, come fa ogni settimana, e ha registrato un lieve
incremento del Pd, al 26,2%
dal 26% della scorsa settimana,
che resta il primo partito davanti al Movimento di Grillo che
arretra, invece, di mezzo punto
Istat Brutta battuta d’arresto: l’export cala del 4,2%
Squinzi pessimista
Auto e commercio estero:
performance sempre più giù
«Ripresa? Il 2015»
Antonia Basciani
ltri due indicatori negativi
“incorniciano” i dodici
mesi dell’esecutivo Monti.
Riguardano i dati sul commercio
estero e il mercato dell’auto che ci
fornisce l’Istat. Cominciamo dal
primo.
L’export, il volano dell’Italia, ancora di salvezza nella crisi, a settembre lancia segnali di debolezza, registrando il ribasso più forte da circa tre anni, ovvero dal dicembre del 2009. Le vendite all’estero, infatti, calcola l’Istat,
scendono del 4,2% rispetto a settembre del 2011 e del 2% nell’arco di un solo mese. Una battuta
d’arresto, dopo un agosto positivo, che sconta le forti riduzioni
dei flussi verso Cina (-18,8%) e
Germania (-10,3%), con perdite
A
Immatricolazioni
ad ottobre
in calo
del 12,4 per cento
diffuse in tutti i settori, anche nei
comparti tipici del Made in Italy
come tessile e abbigliamento (7,7%). È la peggiore flessione da
dicembre 2009. Anche le importazioni calano, cedendo il 4,2% a
livello congiunturale e il 10,6%
nel confronto annuo. La diminuzione dell’export è di intensità
analoga per entrambe le aree di
sbocco: -2,1% per i mercati Ue e 2,0% per quelli extra Ue. In flessione sono soprattutto le vendite
di beni strumentali (-4,5%) e di
prodotti energetici (-2,3%), mentre i beni di consumo durevoli registrano un aumento dell’1,0%,
rileva l’Istat. La flessione delle importazioni, sottolinea l’Istituto di
statisitca, è rilevante sia dai paesi
Ue (-4,4%) sia da quelli extra Ue
(-3,9%). Particolarmente accentuata è la contrazione degli acquisti di beni strumentali (-9,7%).
A settembre, prosegue l’Istat, si registra una flessione tendenziale
per entrambi i flussi in valore: 4,2% per l’export e -10,6% per
l’import. Considerando i volumi,
le diminuzioni risultano più
«Per una vera ripresa
dobbiamo ormai focalizzarci
sul 2015»: è quanto afferma il
presidente di Confindustria,
Giorgio Squinzi, interpellato
sugli ultimi dati Istat che
mostrano un calo dell’export
e del Pil. «Noi - ha aggiunto a
margine di una visita al
salone Eicma - speriamo che,
se le incertezze politiche
verranno un po’ dissipate,
nella seconda parte dell’anno
prossimo si cominci a vedere
un passaggio positivo». E ha
aggiunto: «Il nostro Paese
non investe più da tempo
nelle infrastrutture,
nell’innovazione; però ha una
caratteristica: la materia grigia
dei nostri imprenditori e dei
nostri giovani e se siamo
ancora la seconda potenza
manifatturiera d’Europa è per
questo motivo».
Pensioni: quasi la metà
dei lavoratori teme
una vecchiaia di stenti
Q
al 20,5%. Il Pdl guadagna uno
0,3% al 15% mentre l’Idv perde
ancora terreno e nel sondaggio
di ieri è indicato al 2,8%
Insomma, quello che è stato dipinto come l’uomo delle provvidenza dalla grande stampa internazionale non è percepito
poi così tanto provvidenziale
stando ai numeri. Non è proprio una botta di vita l’8,5% di
consensi che riporterebbe una
ipotetica lista intestata all’attuale premier. Probabilmente un
anno di tempo è un test più che
maturo per valutare come il
Paese si sia impoverito e come
la crescita rimanga ancora una
chimera. Non c’è dubbio che gli
italiani stiano peggio rispetto a
un anno fa. Lo indicano i numeri crudeli che ci inchiodano
a un clima altamente recessivo.
Dietro i dati di questo sondaggio Swg ci sono probabilmente
gli strascichi del dibattito sulla
legge di Stabilità, dove la responsabilità dei politici ha corretto e ottenuto risultati importanti rispetto alle formulazioni
del governo. Non è un caso, forse, che Pd e Pdl vedono un segno più in questo sondaggio.
Questi, nel dettaglio, i numeri
di un rapporto sempre più freddo con l’ex SuperMario. Secondo i dati, la fiducia in Monti è
partita dall’“idillio” del 71% di
un anno fa per poi spegnersi su
un 47% quasi subito, tempo
cinque mesi, nell’aprile scorso.
Poi è arrivata l’estate e a luglio la
fiducia è calata ancora al 34%.
Ad ottobre- novembre, con
qualche minima oscillazione i
numeri sono modestamente
aumentati al 37% (ottobre), per
poi riscendere al 35 e al 36% in
due rilevazioni, il 9 e il 15 di
questo mese.
uasi la metà dei lavoratori italiani prevede una
vecchiaia di ristrettezze
con assegni pensionistici di poco
superiori alla metà dello stipendio. Secondo una ricerca del Censis commissionata dalla Covip, la
Commissione di vigilanza sui
fondi pensione integrativi su un
campione di 2.400 lavoratori, il
45,8% degli intervistati ritiene
che nella propria vecchiaia avrà
problemi economici «senza grandi risorse da spendere». Il 24,5%
del campione pensa che «non potrà scialare» ma avrà abbastanza
per concedersi qualche sfizio. Solo l’8% ritiene che potrà avere una
vecchiaia serena sotto il profilo
economico mentre il 21,5% pensa che l’orizzonte sia troppo incerto per poter rispondere. Già
oggi la previdenza pubblica (ancora basata per la maggior parte
delle persone che escono dal lavoro sul sistema retributivo e non
sui contributi versati) è fatta, ricorda il Censis, di pensioni basse.
Oltre il 35% dei pensionati di
vecchiaia ha un assegno inferiore
a 1.000 euro (4 milioni di persone mentre 741.000 può contare
su meno di 500 euro). Ma le prospettive rischiano di peggiorare a
meno che non si riesca a lavorare
molto a lungo (le pensioni in futuro dipenderanno esclusivamente da quanto versato). I lavoratori intervistati si aspettano per
il 24,9% una pensione inferiore
al 50% del proprio reddito mentre il 43,3% immagina di ottenere un trattamento tra il 50% e il
60% del proprio stipendio. In
media ci si attende che la pensione sia pari al 55% del proprio stipendio (i dipendenti pubblici si
aspettano il 62,2%, i privati il
55,5% mentre gli autonomi si attendono un assegno pari al
50,6% del proprio reddito). Secondo l’indagine l’84% degli occupati intervistati è convinto che
le regole della previdenza cambieranno ancora. I giovani tra i 18
e i 34 anni prevedono che avranno una pensione pari al 53,6%%
del reddito e i più anziani pari al
60,1%. L’insicurezza, sottolinea il
Censis, riguarda anche il percorso
previdenziale personale: il 34,1%
dei lavoratori (percentuale che sale al 40,8% tra i dipendenti privati) teme di perdere il lavoro e di rimanere senza contribuzione, il
24,9% di dover affrontare una fase di precarietà con una contribuzione intermittente, il 18,8% di
avere difficoltà a costruirsi, oltre la
pensione pubblica, fonti integrative di reddito, come ad esempio
la previdenza complementare.
marcate: -7,8% per l’export e 15,3% per l’import. Nel terzo trimestre 2012 si rileva una crescita
tendenziale per le esportazioni
(+2,2%), mentre le importazioni
si riducono (-6,4%).
Rispetto a settembre 2011 la flessione delle vendite risulta accentuata per Cina (-18,8%), paesi
Mercosur (-13,7), Romania (13,6%), Spagna (-12,8%) e Germania (-10,3%), mentre aumentano i flussi verso Stati Uniti
(+19,4%) e paesi Asean
(+22,9%). La flessione è diffusa a
quasi tutti i settori; rilevante è
l’espansione delle vendite di prodotti
petroliferi
raffinati
(+23,4%) e di prodotti agricoli
(+5,4%). Segnali di forte flessione si rilevano per gli acquisti da
Giappone (-35,0%), India (30,9%) e paesi Eda (-26,0%),
mentre sono in forte crescita gli
acquisti dai paesi Opec
(+18,0%).
Altra brutta pagina è il mercato
dell’auto, che si inquadra in una
crisi più generale del settore. Sia-
mo al tredicesimo calo consecutivo per il mercato dell’auto in Europa, infatti. Ma questa volta nei
27 Paesi Ue più quelli Efta la caduta delle immatricolazioni rallenta al 4,6%, attestandosi a
998.899 unità contro le
1.046.546 di un anno fa. Lo comunica l’Acea, l’associazione che
riunisce i costruttori di auto presenti in Europa. A settembre le
vendite di nuove auto erano scese dell’11%. Nei primi dieci mesi
del 2012 il calo del mercato europeo è stato del 6,9% a 10.722.859
unità. Tra i cinque principali mercati dell’auto in Europa, Spagna,
Italia e Francia sono quelli che
guidano la caduta delle vendite
ad ottobre. La flessione più consistente è quella registrata dalla
Spagna (-21,7% a 44.873 unità),
seguita dall’Italia, che ad ottobre
ha segnato un calo delle immatricolazioni del 12,4% a 116.875
unità, e dalla Francia (-7,8% a
162.335 unità). In controtendenza, invece, Germania e Gran Bretagna.
Swg: solo il 22% degli italiani sarebbe favorevole a un nuovo mandato.
Una lista intestata al premier oggi prenderebbe l’8,5% dei consensi
uelli che....non scommettono un centesimo
sul Monti bis. Non sono solo Bersani e Alfano a respingere l’ipotesi di un nuovo
governo tecnico lanciato da Casini. Sono molti di più. Solo il
22% degli italiani sarebbe infatti favorevole a un nuovo mandato per Mario Monti, mentre il
62% dice no a un secondo
mandato per l’ex commissario
Ue. Il responso sul gradimento
verso Monti è emerso ieri da un
sondaggio realizzato dall’istituto Swg in esclusiva per Agorà, su
Rai Tre.
Che l’ipotesi non scaldi i cuori è
dimostrato da
Proprio mentre è in atto il un un
pressing per confermarlo a altro
Palazzo Chigi, la maggior sondaggio reaparte vorrebbe dire basta
lizzato
sempre da Swg, che legittimerebbe ancor più i desideri di archiviazione dell’attuale esecutivo. La fiducia nel premier in
questo momento si attesta al
36%, un punto in più rispetto
ad una settimana fa, ma una débacle rispetto al 71% nel novembre di un anno fa.
Il 62% degli italiani, insomma,
non vedrebbe l’ora di voltare
pagina, proprio mentre in questi giorni sui quotidiani e sui siti on line emergono scenari di
tutt’altro tipo: sarebbe in corso
un forte pressing, anche internazionale e perfino con il contributo di Obama, fanno sapere alcuni collaboratori del premier, perché Monti si candidi
alle prossime elezioni. Guidando una lista che rechi come insegna il suo nome. Su Monti,
17/11/2012
sabato
17/11/2012
sabato
primo piano
Voto Dopo il vertice al Quirinale
Elezioni, il Colle
indica il 10 marzo
Alfano: «Si va verso
l’election day»
Secolo
durato due ore e un quarto il vertice di ieri pomeriggio al Quirinale tra il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, i presidenti di Camera e Senato, Gianfranco
Fini e Renato Schifani, e il premier Mario Monti, salito al Colle a riferire al capo dello Stato sui contatti avuti nelle
ore precedenti con Alfano, Bersani e
Casini. Incontro che si è concluso con
l’annuncio della data del 10 marzo co-
È
me giornata appropriata per le consultazioni regionali di Lazio, Lombardia e
Molise. «La convocazione – ha spiegato
il Colle in una nota diramata al termine
del colloquio – che comunque non
spetta al Presidente della Repubblica, di
elezioni per il rinnovo dei consigli regionali scioltisi in Lazio e Lombardia
per crisi politiche e in Molise per giudizio di illegittimità, è regolata da diverse
normative regionali, pur dovendosi
considerare i principi generali posti dalla sentenza n. 196/2003 della Corte
Costituzionale e rispecchiatisi nella recente sentenza del Tar Lazio». «È però
indubbia, per valutazioni d’interesse
generale – si sottolinea sempre nella
nota – l’esigenza di un contestuale svolgimento delle elezioni nelle tre suddette Regioni. Si è a tale proposito ritenuta
appropriata la data del 10 marzo 2013».
Ma, in un successivo passaggio del co-
municato del Quirinale si legge anche
che «una costruttiva conclusione della
legislatura, dettata anche dalla serietà
dei problemi che il Paese ha di fronte e
dall’acutezza di fenomeni di disagio sociale che si vanno manifestando, sconsigliano un affannoso succedersi di
prove elettorali». E ciò potrebbe ottimisticamente far intendere che, dopo l’ok
alla legge di stabilità e alla riforma elettorale, si potrebbe arrivare all’accorpa-
3
mento con le politiche proprio per
quella data. Un messaggio di apertura
positivamente accolto dal segretario del
Pdl, che ieri sera su twitter ha commentato positivamente la nota del Colle sulle elezioni. «Ok il comunicato del
Quirinale», si legge nel tweet di Alfano,
che poi aggiunge: «Si va verso l’election
day. Prevale il buon senso. Prevalgono
le nostre buone ragioni. Risparmiati
cento milioni».
Il leader Pdl,
Silvio Berlusconi
L’incontro con i giornalisti a Milanello L’ex premier dà un giudizio decisamente negativo sull’anno di esecutivo tecnico; commenta l’astensionismo registrato alle ultime chiamate alle urne e affronta il capitolo giustizia
Berlusconi: «Il governo Monti? Un disastro»...
«Le consultazioni siciliane hanno confermato quanto dicevano tutti i sondaggi: il 70% degli italiani è disgustato da questa politica e da questi partiti»
Priscilla Del Ninno
SICILIA
Catanoso
uesta mattina ho fatto 72 flessioni e non sono poche per uno
che ha la mia età, cioè 56 anni,
anche se me ne sento 35»... E in
effetti, a giudicare dal fuoco di fila di commenti e ironiche provocazioni, è apparso in
forma smagliante l’ex premier Berlusconi, che
ha incontrato i giornalisti al centro sportivo di
Milanello, dove ieri è tornato ad intervenire
nel dibattito politico. Ed è stato un intervento
a tutto campo che, dal bilancio «disastroso» a
dodici mesi dall’insediamento dell’esecutivo
guidato da Monti, fino all’election day, passando per l’appuntamento con le primarie e il
«Q
Su Casini: «Ho fatto un passo
indietro anche perché il leader Udc
ha detto più volte che senza di me
sarebbe rimasto col centrodestra»
capitolo giustizia, ha toccato un po’ tutti gli
argomenti all’ordine del giorno nell’infuocata agenda politica di queste settimane. «I dati
dopo un anno di governo tecnico sono disastrosi – ha dichiarato senza mezzi termini
Berlusconi – credo si debba cambiare assolutamente quella politica economica imposta
dalla Ue e, soprattutto, dall’egemonia tedesca,
che non è solidale, non pensa al bene di tutti,
ma al bene di sé stessa. Credo che questa tendenza sia assolutamente da invertire». E allora, all’inevitabile domanda rivolta dai giornalisti circa la possibilità di staccare la spina al
governo in carica, togliendo la fiducia, l’ex
premier ha risposto con un enigmatico «di-
Dibattiti A Milano una giornata di incontri
“Mai con la sinistra”:
confronto aperto sul Pdl
ggi a Milano la giornata di incontri organizzata dalla Fondazione Italia Protagonista, dal titolo “Sempre con gli italiani.
Mai con la sinistra”, che è stata promossa da 44 tra
deputati e senatori e 40 tra consiglieri ed assessori
regionali. L’iniziativa, che si svolgerà a piazza Città
di Lombardia, sotto la volta della nuova sede regionale, prenderà il via alle 10 con i saluti dei coordinatori regionali del Pdl Mario Mantovani e Viviana
Beccalossi, e dei coordinatori cittadini Giulio Gallera e Marco Osnato. A seguire, gli interventi del senatore Mantica, dell’europarlamentare Carlo Fidanza,
del presidente della Regione Calabria Scopelliti, del
capogruppo vicario alla Camera Massimo Corsaro e
dell’ex ministro Carfagna. Al termine, le relazioni del
coordinatore nazionale del Pdl Ignazio La Russa e
del capogruppo al Senato Maurizio Gasparri. I lavori della mattinata saranno conclusi dall’intervento del segretario Alfano. Il pomeriggio si aprirà con
un confronto su “Bipolarismo e legge elettorale”
(con l’ex ministro Meloni, il vicepresidente della Camera Maurizio Lupi e Gaetano Quagliariello). Spazio poi alla tavola rotonda su “Il Pdl che vogliamo”
(con Gasparri, La Russa, l’ex ministro Fitto e il capogruppo alla Camera Fabrizio Cicchitto).
O
«L’editoria tv locale è
allo stremo: da un
lato la contrazione
della pubblicità,
dall’altro il mancato
saldo delle misure a
sostegno che il
ministero dello
Sviluppo economico
avrebbe dovuto
erogare». Lo afferma il
deputato del Pdl
Basilio Catanoso.
PALERMO
La Mantia
«Gli scontri di Palermo
sono stati organizzati
dagli autonomi dei
centri sociali di
estrema sinistra. Una
minoranza che usa e
strumentalizza i cortei
studenteschi come
palcoscenico di una
commedia dove i figli
di papà giocano alla
guerriglia con la
polizia». Lo afferma
Mauro La Mantia,
presidente regionale
di Giovane Italia.
FIRENZE
Stella
«Un milione di euro
bastano a Renzi per la
propria campagna
elettorale come
candidato alle
primarie del Pd?
Sicuramente Renzi si è
dimostrato un politico
senza limiti, in questo
caso si può dire senza
limiti di spesa». Lo
scrive il capogruppo
del Pdl al Comune di
Firenze, Marco Stella.
BAGNARA
Zappia
L’automobile del
sindaco di Bagnara
Calabra, Cesare
Zappia, di 51 anni, del
Pdl, è rimasta
distrutta in un
attentato incendiario
compiuto giovedì
notte da persone non
identificate. La vettura
è stata cosparsa di
liquido infiammabile e
poi incendiata.
ciamo che è il nostro segretario che si esprime
al riguardo». E non è l’unica circostanza in cui
delega la risposta: di lì a qualche minuto, infatti, a chi fra i giornalisti poneva domande in
merito all’ipotesi che Mario Monti possa candidarsi per le prossime elezioni a capo di una
lista civica dei moderati, il leader del Pdl replicava semplicemente che «è lui che deve decidere cosa fare, bisogna domandarlo a lui»;
chiosando poi sardonicamente: «No, non fatemi domande precise di politica, c’è il mio
segretario per questo, che è bravissimo».
Ma poi, parlando di moderati, la tentazione
di assestare la stoccata, pur se in punta di fioretto, a vecchi alleati politici perennemente in
cerca della bilancia in cui far pesare la propria
presenza, trova soddisfazione: e disquisendo
sul tema moderati e dintorni, Berlusconi trova il momento per inserire – tra consuntivi e
ipotesi di prospettive future – un provocatorio appello rivolto al leader dell’Udc. «Ho fatto un passo indietro – ha dichiarato da Milanello il presidente onorario dei rossoneri –
anche per consentire che il ressamblement
dei moderati comprendesse tutti i moderati,
per cui anche il partito di Casini che, ha detto
più volte, sia in pubblico che nelle sedi istituzionali, che se non ci fosse stato Silvio Berlusconi sarebbe rimasto nell’ambito del centrodestra. Non credo – ha quindi proseguito il
leader del Pdl – che Casini voglia rappresentarsi come un manca parola assoluto nei confronti egli italiani, e perciò ritengo che questo
mio ulteriore passo indietro possa rappresentare un elemento decisivo perché lui dichiari
e si impegni a fare parte del centrodestra. Un
centrodestra che – ha poi concluso Berlusconi – essendo sempre stato la maggioranza del
Primarie
I candidati
Matteoli: «No a
chi insegue
solo visibilità»
«Credo sia
importante che alle
primarie competano
esponenti del Pdl
che non siano alla
ricerca di mera
visibilità e
protagonismo
mediatico». Lo ha
dichiarato il senatore
del Pdl Altero
Matteoli. «Candidati
– ha aggiunto – che
presentino un
progetto politico
credibile ed
attuabile... Per
questo proporrò di
sostenere alle
primarie Angelino
Alfano, perché credo
che possa riuscire,
con il sostegno di
Berlusconi,
dell’intero partito e
di una coalizione di
centrodestra, a non
consegnare l’Italia
alla sinistra di
Bersani e Vendola».
Paese, così come lo sono i moderati, spero giungersi «alla grave spirale recessiva in cui la
possa ancora prevalere alle prossime elezio- politica economica sbagliata ci ha portato ad
ni».
essere» e ad «una fase difficile della nostra deElezioni, parola chiave che apre alla possibili- mocrazia. Fino a quando in un paese non c’è
tà per l’ex presidente del Consiglio di ribadire l’assoluta certezza di una giustizia imparziale
la linea del partito a riguardo: sì ad un unico – ha dichiarato allora l’ex premier affrontanelection day che accorpi consultazioni politi- do di petto l’annoso capitolo giustizia – queche e regionali, per scongiurare il rischio di sto paese diventa un paese incivile, barbaro,
una campagna elettorale troppo lunga. «Noi che non ha più nemmeno una vera demovogliamo sperare – ha dichiarato al riguardo crazia: noi siamo, purtroppo, in questa periBerlusconi – che le elezioni regionali e nazio- colosa situazione». Una situazione per cui –
nali si svolgano tutte nello stesso giorno, se ha spiegato un esasperato Berlusconi – «ho
no ci introdurremmo in un periodo di cam- dovuto prestare attenzione ai casi giudiziari
pagna elettorale troppo lungo» che, in un pa- che mi sono stati gettati addosso e che mi
norama di stanchezhanno portato via
za e sfiducia dimotantissimo tempo.
strate dagli elettori a A proposito dell’election day:
Ho dovuto passare
suon si astensioni- «Auspico che le elezioni regionali
interi pomeriggi sasmo e di tendenza al- e quelle nazionali si svolgano
bati, domeniche, lul’anti-politica, rischia tutte nello stesso giorno»
nedì, con gli avvocati
di compromettere
e con l’indignazione
governabilità e stabilità. «Le elezioni siciliane di chi sa bene che nessuno di questi giudizi
hanno confermato quanto dicevano tutti i era fondato sulla realtà. Ho dovuto giurare sui
sondaggi: il 70% degli italiani è disgustato da miei figli e sui miei nipoti che nessuno dei fatquesta politica, da questi partiti e da questi ti che mi sono stati addebitati corrispondeva
protagonisti», ha detto Berlusconi a Milanel- al vero – ha quindi concluso – tanto che poi si
lo, spiegando poi che, a parte l’alta astensio- sono risolti in nulla». Un epilogo che probane che si è registrata all’ultimo appuntamen- bilmente caratterizzerà anche i prossimi proto elettorale siciliano, «anche di quel 30% che cedimenti in corso presso il tribunale di Miha votato per i partiti, in un’indagine som- lano – tre per l’esattezza, spiega Berlusconi – e
maria che abbiamo fatto, il 50% lo ha fatto a proposito dei quali l’ex premier dichiara
per antica vicinanza, per abitudine, per senso «usare la definizione di farsa sarebbe un fatto
di responsabilità, ma è scontento dei partiti leggero. Spero che si concludano presto – ha
stessi a cui ha dato il voto. Quindi – ha con- poi concluso – permettendomi di tornare ad
cluso – abbiamo un 70% più un altro 15% di impegnarmi in direzioni più proficue per me,
italiani che non sono in sintonia con l’attua- per il Milan, per il mio gruppo e il movimenle politica del Paese». Una stanchezza che – to politico che ho fondato e di cui sono ancome ribadito da Berlusconi stesso – va ad ag- cora presidente».
Crisi In Francia vanno emergendo molti problemi, soprattutto sul fronte del debito
Hollande non è più uno di loro:
addio del duo Bersani-Vendola
Segue dalla prima
segnata dall’egoismo, dalla precarietà,
dalla paura». Brindò anche Di Pietro:
«La vittoria di Hollande rappresenta un
punto di svolta. Questo risultato può
rafforzare la dimensione politica e sociale dell’Unione europea che non deve più rispondere alle logiche finanziarie degli speculatori e alle banche, ma
deve essere più attenta alle istanze dei
cittadini che la abitano». Tutto è accaduto tranne quello che dicevano gli
esponenti del centrosinistra nostrano.
La verità è che in questa crisi del debito
sta venendo fuori un’assoluta mancanza di leadership politica, con il “motore” franco-tedesco in prima linea. È evidente che questo motore si è inceppato
e ciò è successo anche perché la Francia
si è dimostrata incapace di giocare il
ruolo di perno della stabilità. Le banche francesi sono molto esposte nei
confronti della Grecia e del Portogallo
e la crisi del debito (ormai al 91 per
cento del Pil) fa il resto. Gli analisti, infatti, avevano indicato proprio il superamento di questa soglia come il segnale che la fiducia di consumatori,
imprese e creditori cominciava a vacillare. Siamo quindi alla resa dei conti,
tanto che, nonostante la strenua difesa
da parte di Parigi, anche la “tripla A” è
ormai stata messa in discussione dagli
avvertimenti di Standard & Poor’s per
quanto riguarda gli obiettivi di lungo
periodo. Non c’è voluto molto per far
venire allo scoperto il bluff francese.
Parigi è in crisi e i sintomi ci sono tutti:
il Paese non cresce, la spesa delle famiglie scende, le esportazioni sono al palo e il debito pubblico è aumentato di
43,2 miliardi di euro in un solo trime-
Hollande, salutato
presidente
con molte speranze,
sta deludendo
i francesi
stre, con il rapporto deficit-Pil che ha
raggiunto il 4,5 per cento. E il miracolo promesso da Hollande in campagna
elettorale? Nessuno ne parla più. Bersani, Vendola e Di Pietro fingono di
non accorgersi di nulla. Perdere un’illusione rende più saggi che trovare una
verità, sosteneva lo scrittore satirico ottocentesco Ludwig Börne. Gli esponenti del centrosinistra ne imparino la lezione.
Francesco Signoretta
4 Secolo
L’evento Venerdì a Roma
“Sentimento
popolare”: in cerca
di valori tra
Tolkien e Guareschi
primo piano
na serata per celebrare il pantheon di riferimento della
cultura conservatrice e popolare. Questo l’intento di “Sentimento
popolare”, l’evento in programma
venerdì prossimo all’Auditorium Antonianum di Viale Manzoni 1 (ore
19). Ci saranno letture di brani e interventi di cittadini, giovani professionisti ed esponenti del mondo associativo, giovani madri e padri di fa-
U
miglia, che alterneranno le loro testimonianze alla proiezione di immagini, musica e video. Si tratterà di un
vero e proprio spettacolo ispirato dagli scrittori e filosofi che rappresentano le basi del pensiero conservatore,
identitario e popolare come Chesterton, Scruton, Jünger, Guareschi, Papini, Sandel, Tolkien, De Unamuno.
“Sentimento Popolare” non sarà la
conclusione di un percorso, bensì si
proporrà come punto di partenza per
chi vuole rinnovare il centrodestra,
arginare l’ascesa della tecnofinanza e
delle sinistre nichiliste e relativiste.
Uno dei promotori dell’evento, il
consigliere provinciale di Roma Federico Iadicicco, spiega che «bisogna
tornare fra la gente, fra il popolo e
spiegargli, dimostrargli che è presente sul territorio una forza politica
pronta ad incarnare i valori popolari,
conservatori ed identitari». Il presidente della Giovane Italia di Roma
Stefano Guardina si dice entusiasta
dell’idea di “Sentimento popolare”:
«Ho accolto fin da subito l’invito con
entusiasmo: sarà bellissimo presentare un Pantheon di riferimento, valori conservatori identitari e popolari
e un nuovo schema lontano dai classici comizi ma che esalta il legame
che da sempre la destra ha avuto con
17/11/2012
sabato
il popolo italiano. C’era bisogno di
questa ventata di novità in una politica ormai povera di sogni e di speranze, qualcuno che avesse il coraggio di sfidare a viso aperto l’antipolitica. Per questo invito la mia generazione a partecipare con entusiasmo,
garantisco che le sirene del disimpegno e della disaffezione spariranno e
ritornerà nei loro occhi la voglia di
cambiare e di donarsi».
IL VIDEO CHOC
Sono almeno tre i
lacrimogeni lanciati dal
palazzo sede del ministero
della Giustizia contro i
manifestanti che sfilavano in
via Arenula mercoledì per lo
«sciopero europeo»
documentati in un video
esclusivo. Due dei
lacrimogeni sembrerebbero
partire dal secondo piano
dell’edificio, il terzo dal tetto
dell’edificio. Il video
documenta bene le scie di
fumo descritte dai
lacrimogeni mentre dall’alto
precipitano sulla folla. Chi ha
girato il video si trovava alla
finestra di uno degli edifici
posti quasi di fronte al
ministero, leggermente
spostato verso destra
rispetto all’edificio
ministeriale e quindi poteva
vedere la scena dall’alto e da
un angolo di visuale
privilegiato.
Lacrimogeno
nel cortile
Mercoledì, dopo il
corteo in Via Arenula,
è stata rinvenuta nel
cortile interno del
ministero di Giustizia
guidata dal ministro
Paola Severino
la capsula di un
lacrimogeno. Ora è
stata consegnato ai
carabinieri del Racis
per analizzarlo e
stabilire quale corpo
delle forze
dell’ordine abbia in
dotazione quel tipo
di lacrimogeno.
Il questore Della Rocca difende i suoi uomini Il ministro degli Interni Cancellieri: saranno puniti gli agenti violenti. Gasparri: non criminalizzate la polizia
Lacrimogeni dal tetto del ministero
S’infiamma il dibattito sugli scontri di Roma. La Procura apre un’inchiesta sugli eccessi dei poliziotti. Severino: indagine rigorosa
ministro Severino ha avviato un’indagine
interna e ha promesso risultati tempestiopo gli scontri di mercoledì a Ro- vi. Sono stati interrogati tutti gli impiegama è adesso la gestione dell’ordi- ti presenti al quarto piano (da dove parne pubblico a finire sotto accusa. tono i primi due lacrimogeni) e il persoDa una parte le forze dell’ordine, dall’al- nale in servizio presso gli ingressi del patra due imbarazzati ministri tecnici, quel- lazzo. Chi ha sparato quei lacrimogeni?
lo della Giustizia, Paola Severino, e quel- Forse le guardie penitenziarie che lavoralo degli Interni Anna Maria Cancellieri, no al ministero? Ma non hanno in dotache seguono le indagini avviate perché si zione lacrimogeni, quindi questa versioricostruiscano con chiarezza i fatti. Due i ne è stata subito smentita. Allora nel mifilmati che mettono sotto accusa l’opera- nistero della Giustizia sono entrati agento della polizia: il primo è stato pubbli- ti di polizia? Perché e chi li ha fatti entracato da Repubblica.it e riprende l’inquie- re visto che non compete a quel ministetante lancio sui manifestanti di tre lacri- ro la gestione dell’ordine pubblico? Il
mogeni dal palazquestore di Roma
zo del ministero
Fulvio Della Rocca,
della Giustizia. In S’invoca rapidità nell’accertamento che ha difeso in geun altro si vedono dei fatti per ristabilire la fiducia
nerale l’operato
alcuni agenti che tra cittadini e tutori della legge
della polizia duprendono a manrante la giornata
ganellate un manifestante inerme e a ter- del 14 novembre, ha in un primo mora. Su queste ultime immagini netta è sta- mento fornito la seguente giustificazione
ta la presa di distanza di Cancellieri: «I al video: i lacrimogeni sono stati lanciati
poliziotti responsabili di abusi – ha detto da agenti di polizia dalla strada, sparati a
il ministro a “Repubblica” - verranno pu- parabola e non diretti sui manifestanti e
niti. E questo per rendere onore e merito la traiettoria è stata deviata perché «hanagli altri loro colleghi che sono la mag- no urtato sull’edificio». Una spiegazione
gioranza e nei cui confronti è necessario che è apparsa talmente strana che il miche tutto il Paese nutra il rispetto demo- nistro Severino ha voluto visionare nuocratico che meritano». La Procura di Ro- vamente il breve filmato e ha disposto
ma ha aperto un’inchiesta su eventuali che venisse esaminato dal Racis (Rageccessi sia da parte degli agenti di polizia gruppamento carabinieri investigazioni
sia da parte dei manifestanti.
scientifiche) per una verifica puntuale
Ma è il primo filmato, quello sui lacri- della traiettoria dei lacrimogeni. «Non
mogeni partiti dal ministero della Giusti- posso escludere nessuna ipotesi e sarebzia in via Arenula, che è stato ieri prota- be sbagliato farlo» visto che ci sono delle
gonista di una ridda di dichiarazioni. Il indagini in corso, ha detto spiegando di
Francesco Severini
D
L’ex ministro
Berlinguer
Gli studenti?
Non hanno
spranghe
L’ex ministro
dell’Istruzione
Luigi Berlinguer a
proposito delle
manifestaizoni
degli studenti ha
detto che «la
ribellione è
giustificata e
bisogna rispettare
chi manifesta: se
poi qualcuno va a
queste
manifestazioni
con le spranghe,
si copre il viso
con il casco e
appartiene ad
organizzazioni
che vogliono
provocare, io
quelli non li
considero
studenti: non
sono studenti
quelli che invece
di avere la penna
e il computer
hanno in mano la
spranga».
aver lasciato anticipatamente il Consiglio
dei ministri per seguire la vicenda. Ad
ogni modo, ha aggiunto, i risultati non
saranno «ad horas» ma sarà certamente
un risultato «appagante» dal punto di vista della ricostruzione dei fatti. «Le ipotesi naturalmente sono molteplici», ha proseguito Severino, sottolineando di aver
chiesto una indagine «rigorosa».
Una seconda versione è stata poi diffusa
dall’ex Guardasigilli della Lega Roberto
Castelli: «A me risulta, almeno da quello
che mi hanno raccontato delle persone
con cui sono ancora in contatto al ministero della Giustizia, che ci sia stato un assalto da parte di alcune frange del corteo
verso il ministero. Mi risulta che il questore di Roma abbia dichiarato che i lacrimogeni siano stati lanciati da agenti di
polizia. Se è vero che c’è stato l’assalto, diventa comprensibile perché qualche
agenti di polizia abbia potuto lanciare i
lacrimogeni». Ma di questo assalto nella
giornata di mercoledì non è stata data
notizia: le agenzie hanno parlato solo di
una carica della polizia a ponte Garibaldi, dal quale si accede a via Arenula.
Ad accendere gli animi, soprattutto quelli degli agenti impegnati nella tutela dell’ordine pubblico, sono state però le parole del ministro Cancellieri, che ha promesso di punire i poliziotti violenti dopo
avere difeso in un primo momento a spada tratta gli agenti e il loro operato. I sindacati di polizia fanno quadrato a difesa
dei colleghi e hanno invitato il governo a
non delegittimare la polizia. Alcuni esponenti delle opposizioni di sinistra, come
Paolo Ferrero (Prc) parlano di dura repressione contro gli studenti e invitano
Cancellieri alle dimissioni. Il verde Bonelli auspica addirittura un monitoraggio
dell’Ue sull’Italia come se da noi fossero
state sospese le garanzie e i diritti. Le acque della politica sono agitatissime ed è
alta la preoccupazione che si sia dinanzi
ad un’altra Genova con le relative strumentalizzazioni e criminalizzazioni in
blocco delle parti in causa: manifestanti
e forze dell’ordine. In casi come questi è
proprio la trasparenza sui fatti avvenuti e
la tempestività delle risposte che si attendono dal governo ad allontanare il dubbio che ci siano versioni opposte e contraddittorie sui disordini avvenuti e sull’episodio assurdo dei lacrimogeni. Quello che i cittadini si aspettano è una versione chiara e convincente che possa restituire a tutti la fiducia necessaria nelle
istituzioni e nei tutori della legge. Stabilire subito le responsabilità, anche di eventuali abusi da parte di singoli poliziotti,
dice Maurizio Gasparri del Pdl, ma senza
dare letture unilaterali tese a criminalizzare le forze dell’ordine. Secondo Gasparri, «non va sottovalutato un dato di
fatto, che all’interno del corteo c’erano
frange di estremisti infiltrati per trasformare la protesta in scontro. Caschi, scudi, bombe carta, sassi e quant’altro sono
stati portati e usati per questo». «La violenza da chiunque provenga va sempre
condannata – ha concluso – e se ci sono
stati abusi anche da parte di qualche singolo poliziotto è giusto che venga stabilito».
Offensiva Sinistre mobilitate contro Alemanno: no al corteo del 24
Roma città aperta
ma non per Casapound
Annalisa Terranova
l Pd soffia sul fuoco della protesta giovanile: avendo perso
ogni contatto con gli studenti
che nei giorni scorsi hanno inscenato manifestazioni di protesta in
più di ottanta città italiane (hanno marciato contro il governo che
è sostenuto anche dal Pd), fa ricorso alla consueta strumentalizzazione antifascista prendendo di
mira il sindaco di Roma Gianni
Alemanno. Quest’ultimo aveva
giustamente chiesto che la Capitale venisse salvaguardata dall’ondata di manifestazioni che si riversano nel centro storico determinando una situazione di caos
ingestibile e così il Pd romano gli
ha chiesto adesso di prendere le
distanze dal corteo di Casapound
I
in programma per il 24 novembre (manifestazione indetta contro il “governo dei banchieri” e
non per chiedere il ritorno del
Duce). C’è anche un appello in
rete per “esorcizzare” il pericolo
Casapound e diversi esponenti
della sinistra romana, ma anche
dell’Idv, come il senatore Stefano
Pedica, hanno fatto sentire la loro voce contro Alemanno accusandolo di tacere quando in piazza a Roma sfilano i neofascisti.
Eppure, stando ai fatti, tutti questi boatos contro il corteo di Casapound che hanno il sapore di
una campagna elettorale old style
risultano piuttosto incoerenti e
soprattutto infondati. Incoerenti
perché Roma è stata da pochi
giorni teatro di una grande mobilitazione studentesca dove si sono
verificati anche atti di teppismo e
scontri ed episodi biasimabili
contro la Sinagoga (azioni non
ascrivibili a Casapound che pure
ha partecipato ai cortei con un
concentramento a piazza del Popolo indetto dal Blocco studentesco). E dunque perché si dovrebbero applicare due pesi e due misure, e cioè consentire agli studenti legittimamente di manifestare e vietare invece lo stesso di-
ritto ai militanti di Casapound?
L’appello è anche infondato perché non spetta certo ad Alemanno fare il sindaco-sceriffo e vietare i cortei, o anche fare la lista dei
buoni che possono manifestare e
dei cattivi che invece devono restare a casa. La questione nasce
perché a Roma si deve votare e si
cerca di mettere in difficoltà il sindaco perché il figlio Manfredi è
un militante di Casapound. Ora,
Il corteo di Blocco
studentesco
mercoledì a Roma
è possibile che una sinistra che si
candida a governare la Capitale
non abbia alcuna idea migliore
per attaccare l’avversario, cioè il
sindaco uscente, che quella di utilizzare un ragazzo diciottenne?
Possibile che siano ridotti a questo? E pensano davvero che i romani voteranno seguendo gli
anacronistici fantasmi del Ventennio? Infine, se davvero hanno
a cuore la serena convivenza tra
cittadini che non deve essere turbata da manifestazioni di intolleranza sono proprio sicuri che con
un atto di intolleranza (cioè con
un divieto a manifestare) si possano salvagurdare libertà e democrazia? Soffiare sul fuoco delle
contrapposizioni in definitiva
non conviene a nessuno anche
perché, adottando l’antica tattica
di “alzare il livello dello scontro”,
possono forse trovare un seguito
in frange ideologizzate in cerca di
identità (quella antifascista) ma si
allontaneranno dalla parte viva e
pensante della città che guarda
con crescente insofferenza a questo teatrino.
Idv Alle primarie Vendola o Bersani
Di Pietro innalza
il vessillo di Vasto
e “chiude” a Grillo
Idv di Antonio Di Pietro
si prepara a tornare nell’alleanza di centrosinistra recuperando la foto di Vasto
mai archiviata. Una proposta di
alleanza, insiste Di Pietro, che
per l’Idv è ancora valida purché
si chiarisca che cosa vuole fare
quella parte del Pd che ha in
mente di proseguire l’agenda
Monti.
E così Di Pietro, nell’annunciare
che il suo partito avrà un peso
alle primarie del centrosinistra,
taglia ogni ipotizzato legame
con il Movimento 5 Stelle, abbandonando l’idea di un’alleanza con i grillini: «Abbiamo
un rispetto profondo per tutti
quei cittadini arrabbiati che
stanno protestando attraverso
un movimento politico che si
presenta con queste caratteristiche: ciò nonostante, noi non
possiamo seguire il progetto di
Grillo, che è un progetto di mera protesta». L’Italia dei valori
parteciperà invece alle primarie
del centrosinistra e darà indicazione di votare per Nichi Vendola o Pierluigi Bersani in
quanto «alternativi» al programma liberista di Monti.
«L’Idv guarda con rispetto – ha
affermato Di Pietro – alle elezioni primarie che una parte del
centrosinistra sta svolgendo.
Abbiamo chiesto un confronto
su un programma condiviso
che metta al primo posto un’alternativa alle politiche di Monti.
L’Italia dei Valori in questo senso invita i propri militanti e la
cittadinanza che si riconosce nel
centrosinistra a partecipare alle
primarie e votare secondo coscienza; per quanto mi riguarda
mi auguro che possa vincere
una proposta di alternativa alle
politiche del governo Monti e in
quest’ottica - ha sottolineato Di
Pietro - prendiamo atto con sottosfazione che questa proposta
è contenuta nel programma di
Vendola ma anche in quello di
Bersani, che ha detto ultimamente che non possono bastare le politiche ragionieristiche
del governo Monti». Su Renzi
Di Pietro ha dato un giudizio
critico, affermando di augurarsi
che possa vincere «quell’area alternativa a Monti e al neoliberismo alla Marchionne-maniera
di cui Renzi è innamorato».
Ha poi dato una risposta sui
sondaggi che danno il suo partito in calo: «In questi anni non
ho mai trovato un sondaggio
che abbia azzeccato il risultato
finale, ogni volta ci hanno dato
una percentuale e ogni volta,
grazie a Dio, l’abbiamo smentita».
L’
17/11/2012
sabato
primo piano
Secolo
5
LE IRONIE DI PDL E PD
«Ma Monti lo sa?»
«Se Montezemolo vuol dare
voce al rinnovamento e alla
società civile imbarcando
sulla sua nave i naufraghi
Fini e Casini, vuol dire che
ha deciso di coprirsi di
ridicolo e di chiudere la sua
avventura politica prima
ancora di cominciarla», dice
Francesco Pionati,
segretario dell’Alleanza di
Centro. «A accomunare i
leader di Fli e Udc ci sono
tre elementi in totale
contraddizione con le idee
di Montezemolo: in
Parlamento da 25 anni,
senza alcuna attività
professionale fuori dalla
politica, a lungo all’interno
o a sostegno di passati
governi», conclude il
segretario di Adc.
Anche dal Pd arrivano le
critiche del vicesegretario
Dario Franceschini, che sul
“Foglio” commenta: «Per il
tipo di mandato che ha
accettato di fare - dice credo che Monti non lascerà
mai nascere una lista che
porta il suo nome e al
massimo accetterà che
nasca un’area politica che si
ispira alla sua esperienza cosa che oggettivamente
non può certo impedire.
Detto questo l’ipotesi di un
Monti bis non mi sembra
che possa esistere».
I cavallini del Pd
«Febbre da
Cavallino», evoca il
celebre film-cult
(«Febbre da
Cavallo») il sito del
Pd, che dedica il
doodle alla discesa
in campo oggi di
Luca Cordero di
Montezemolo,
patron del Cavallino
rampante. Sono
proprio i box della
Ferrari e il paddock
della Formula Uno a
far da sfondo,
mentre in primo
piano campeggia un
sorridente
Montezemolo in
giacca rossa. A fianco
la scritta «Febbre da
cavallino», con
grafica e caratteri del
titolo del celebre
film, di cui c’è anche
un trailer.
La convention di Italia Futura Oggi il raduno dei “montiani” che lavorano al bis. E a una lista “acchiappa-tutti”
La pesca a strascico di Montezemolo
Solo in due dall’Udc, Fli si spacca. Bocchino: «Non vado, io penso al partito». Dal Pdl si offrono gli ex ultrà berlusconiani
Luca Maurelli
Q
ualcuno la chiama già la Balena rossa, in omaggio alla vecchia Dc e alla
Ferrari del presidente Montezemolo.
Altri invece la definiscono “lista cinica”, in
onore del suo referente, il premier Mario Monti, a cui è dedicata l’iniziativa che oggi vedrà il
debutto ufficiale in politica della Fondazione
“Italia Futura”. Un brindisi che vedrà la partecipazione di aspiranti transfughi del Pd, particelle elementari dell’Udc, atomi scissionisti di
Fli ed ex berlusconiani di ferro in cerca di nuovi cavalieri: tutti da agitare prima dell’uso e shakerare con sindacalisti cattolici, liberisti selvaggi e integralisti della dottrina sociale della
Chiesa. Intorno all’evocazione di una crociata
(e di una lista) pro Monti, presente all’adunata solo con lo spirito, arriva dunque un’armata Branca-zemoliana che si riunirà oggi in convention per lanciare la volata al bis dei tecnici,
negli studios romani della Tiburtina. Con una
testa di ponte autorevole, il ministro Andrea
Riccardi, che s’è da tempo emancipato da quel
claustrofobico profilo di tecnico al quale il governo lo aveva inizialmente destinato.
Le due agende “‘fantasma”
Luca Cordero di Montezemolo oggi detterà la
sua agenda per salvare il Paese, sovrapponibile a quella misteriosa entità che viene definita
Agenda Monti ma che in realtà è fatta, sostanzialmente, di un capitolo unico: il fiscal compact, peraltro già ratificato dal Parlamento.
Quanto basta, però, agli esponenti di quell’area di centro filo-montiana, per costruire
un’operazione di “lunga vita” politica al premier, provando a dare legittimità democratica
col voto a una lista che servirà a proporre un
nuovo governo di salvezza nazionale in caso
di parità dopo le urne. Un’alchimia costruita a
tavolino da Casini (che oggi non ci sarà) e da
Fini (forse neanche in platea), nonostante i
pessimi riscontri, l’ultimo è di ieri, che emergono dai sondaggi. Intanto, però, Montezemolo qualche spezzatino nei partiti lo cucina,
facendo chiarezza su chi sta con Monti “senza
se e senza ma” e chi invece si allinea alle indicazioni del partito e poi si vede.
All’Udc solo inviti personali
Prendiamo l’Udc. Il partito più montiano di
tutti fa registrare il forfait alla convention del
suo segretario, Pierferdinando Casini. Il quale
si dichiara “molto interessato ai lavori”, ma
non dimentica che solo un mese fa, dopo il
suo “endorsement” a favore di Emma Marcegaglia, era stato oggetto di un violentissimo attacco da “Italia futura”, che aveva parlato di
«pesca a strascico». Più o meno quella che farà
il presidente della Ferrari oggi pomeriggio.
Dell’Udc ci sarà, però, una mini-delegazione,
ma con inviti a titolo personale, altra anomalia. Oltre a Luciano Galletti (nessuna conferma su Roberto Rao), certamente oggi si vedrà
Ferdinando Adornato, sponsor da sempre della scesa in campo di Montezemolo e dell’operazione Monti bis. «Da mesi ragioniamo su come sostenere ancora un governo con Monti,
non c’entra la vecchia Dc, quella è una storia
gloriosa che non ha nulla a che vedere con
questa esperienza di apertura alla società civile. E comunque non è etichettabile come centrista: sono in tanti, a destra e sinistra, a volere
la prosecuzione dell’esperienza di Monti, basta farlo venire allo scoperto», dice Adornato.
Il parterre
Cattolici
Da Bonanni
a Riccardi
Ci sarà anche il
segretario della
Cisl, Raffaele
Bonanni, alla
convention di
“Italia Futura”
prevista per oggi
a Roma. Dopo
l’introduzioneracconto dello
scrittore Edoardo
Nesi, la parola
passerà al
presidente delle
Acli, Andrea
Olivero, a
Stefania Giannini,
rettore
dell’università
per gli stranieri di
Perugia, al
governatore
trentino Lorenzo
Dellai,
all’economista
Irene Tinagli e al
fondatore di
Sant’Egidio e
ministro, Andrea
Riccardi. In attesa
di Montezemolo.
Ma allora perché non andare in massa con Casini?
Fli: vengo anch’io, no tu no
Anche in Fli la discesa in campo di Montezemolo ha provocato un piccolo terremoto. A
prescindere dalla presenza di Fini, il partito s’è
diviso. C’è chi va da Montezemolo e persegue
la strada dello scioglimento di tutta l’area terzopolista nell’esperienza di lista montiana. E
chi resta arroccato al partito e non va da Luchino. Non è un caso che oggi alla convention
si vedranno i fedelissimi del presidente della
Camera, quelli che ne condividono anche
l’obiettivo politico, l’eutanasia volontaria di
Fli: Giulia Bongiorno, Benedetto Della Vedova, Flavia Perina e Mario Baldassarri. Resta a casa, invece, il segretario di Fli, Italo Bocchino,
che spiega: «Non so chi andrà da Montezemolo, forse solo i soggetti meno meno politici. Io no. Sono segretario di un partito e lavoro
per quello».
Nel Pdl si getta la maschera
Il modo migliore per scatenare i più bassi istinti politici è annunciare un nuovo partito. Non
a caso, appena Montezemolo ha fatto capire
di voler scendere in campo davvero, anche nel
Pdl s’è aperta una piccola falla di parlamentari a caccia di ospitalità. Ordinaria amministrazione, in politica. Ma ciò che fa sorridere è che
a offrirsi al manager della Ferrari sono proprio
quelli che fino a qualche mese fa, quando il
Cavaliere era ancora in sella, erano considerati i “pasdaran” del suo pensiero e dei suoi predellini. Oggi, invece, da Giorgio Stracquadanio
a Isabella Bertolini, fino a Gaetano Pecorella
(che del Cavaliere è stato avvocato per anni ed
è il padre professionale di Ghedini) sono
pronti a formare in extremis un gruppo in Parlamento per dichiarare la propria montianità.
«Il Pdl è in preda a un delirio di sfascismo senza strategia», ha scoperto la Bertolini, che annuncia: «Saremo 15 e diventeremo una componente del gruppo misto. Poi cercheremo di
arrivare a venti, così facciamo un gruppo autonomo». Tra loro, anche Fabio Gava e Giustina
Destro, che per la verità il salto sulla Ferrari
l’avevano fatto prima di tutti.
Mal di pancia anche nel Pd
A parte l’avamposto montezemoliano già uscito dal Pd, costituito dall’economista Nicola
Rossi, oggi da Luca sono attesi anche Antonello Giacomelli e Francesco Saverio Garofani , il
cattolico Luigi Bobba, già presidente delle Acli,
i liberal Enrico Morando e Paolo Gentiloni, già
firmatari di una lettera di sostegno a Monti. La
loro annunciata presenza ha già provocato un
nuovo psicodramma nel partito, con Rosy
Bindi infuriata: «Penso che sia un’operazione
di terzismo di nuovo conio. Quella lista – ha
spiegato la pasionaria democratica – mette insieme il mondo cattolico che nei confronti
delle riforme ha usato parole più dure della
Cgil». Posizione che ieri è stata oggetto di replica da parte di Andrea Oliviero, presidente
delle Acli: «Il nostro essere montiani è una
questione di stile e di cultura politica. L’onorevole Bindi farebbe bene, prima di parlare, a riflettere». E sul voltafaccia dei cattolici di sinistra, tacciono, curiosamente, i Fantastici Cinque. Ma sarà interessante sapere, ammesso che
lo dirà, anche che ne pensa il diretto interessato, quello a cui vogliono far fare il bis, magari
a sua insaputa.
Retroscena Freddezza tra i due sulla data del voto, sulle riforme e sui... sondaggi
Tra Napolitano e Monti,
è finita la luna di miele?
Antonio Marras
on è più come una volta.
Quei silenzi stanno scavando il solco, quelle
piccole incomprensioni fanno
male, allontanano la coppia, c’è
il rischio che quella canzone di
Wess e Dori Ghezzi, “E non ci lasceremo mai”, i due non la cantino più con la stessa armonia.
Giorgio Napolitano e Mario
Monti non sono più una coppia
felice e in assoluta sintonia, come è stato per quasi un anno. Sono in tanti a notare come l’impopolarità crescente del premier
abbia favorito il calo dei consensi anche nei confronti del Colle.
Che ne potrebbe essere rimasto
infastidito. Ma anche le ingerenze del governo sulla data delle
N
IL MONITO ALLE IMPRESE
«Più dialogo con i giovani»
Il dialogo tra le imprese e le nuove
generazioni è «più che mai necessario in
questo momento di particolare difficoltà
per l’accesso al mondo del lavoro». Lo
sottolinea il presidente della Repubblica
Giorgio Napolitano in un messaggio
inviato alla Giornata nazionale
“OrientaGiovani” in corso a Firenze su
iniziativa di Confindustria. Il Capo dello
Stato ricorda, tra l’altro, che proprio
“OrientaGiovani” «rappresenta ormai un
punto fermo in questo necessario
dialogo». Napolitano esprime poi il suo
“convinto apprezzamento per lo sforzo
con cui Confindustria, da ben 19 anni,
persegue lo scopo di far conoscere il
mondo delle imprese ai giovani”.
elezioni e la mancanza di provvedimenti per lo sviluppo, argomenti su cui il presidente della
Repubblica giovedì ha a lungo
insistito, avrebbero contribuito
ad alimentare un certo “gelo” tra
Palazzo Chigi e il Quirinale. Di
sicuro, la mancata difesa del Colle della scadenza naturale della
legislatura (se si dovesse votare a
marzo) sarebbe la definitiva conferma della fine di una prolun-
gata luna di miele. Ieri il presidente del Consiglio è stato a lungo al Quirinale per un incontro
con Napolitano, e gli altri vertici
istituzionali, per decidere sulla
data del voto. Il giorno prima, a
chi gli chiedeva un commento
sull’election day e le varie ipotesi
in campo, Napolitano aveva ricordato stizzito che la Costituzione non gli attribuisce «solo
l’incarico di tagliare nastri». Co-
Il presidente
della Repubblica
Giorgio Napolitano
me dire: la scelta sul quando
sciogliere le Camere spetta al
Quirinale. Non ai partiti, tantomeno al governo, che pure se ne
stava impicciando. Ma c’è da fare ancora qualcosa sul fronte sviluppo. «La preoccupazione principale - aveva spiegato Napolitano a un convegno - è il livello di
indebitamento pubblico raggiunto nel corso di decenni e un
grado di esposizione ai rischi del
mercato dei titoli del debito sovrano nella zona euro. Vanno
perseguiti obiettivi rigorosi in
tempi stretti, concertati in sede
europea, di riduzione della spesa pubblica e di contenimento
della sua dinamica». Ma non basta. «Bisogna mettere da parte i
tagli orizzontali e andare su scelte mirate», aveva detto ancora
Napolitano bacchettando il governo. Senza dimenticare il debito pubblico: «Dobbiamo scrollarci dalle spalle quel peso insopportabile». Parole forti. A tratti dure anche nei confronti dell’esecutivo al quale chiede più
coraggio. E meno spot.
I contenuti La convention
Tutti uniti intorno
al manifesto montiano
(con il gelo dei cattolici)
l paradosso è che oggi “Italia futura”, che chiama i partiti a raccolta sulla lista per
Monti, ribadirà di voler lasciare
fuori i partiti. Il richiamo è a chi
vuole sostenere una lista organizzata attorno alle adesioni a
quel Manifesto verso la Terza
Repubblica proposto da un imprenditore come Montezemolo, da un sindacalista, come Bonanni e da due esponenti di
spicco del mondo cattolico come Riccardi e Olivero. L’obiettivo, si spiega, è favorire l’incontro tra movimenti e simpatizzanti e mandare un messaggio
chiaro: «Basta con la vecchia
politica-politicante, noi vogliamo il rinnovamento, andiamo
oltre gli schieramenti». Una linea, che ha fatto storcere il naso agli inquilini del “palazzo”,
ma gli organizzatori assicurano: «Questa scelta non va interpretata come “un vade retro al
politico”, perchè sono tutti corrotti, ma vogliamo dare spazio
soprattutto alla società civile».
Non si tratta, dunque, di
«un’operazione anti-politica,
ma per il vero rinnovamento
della politica: se i politici dimostrano di voler cambiare sul serio, allora saranno i benvenuti».
Olivero spiega le ragioni della
kermesse: «Non siamo schizzinosi e, per questo, preferiamo
tenerci lontano dalla politica.
Semplicemente, vogliamo che
la manifestazione sia un grande appuntamento per la società civile ed è opportuno che
non si trasformi in altro». Qualunque politico, dunque, potrà
partecipare all’evento, ma a titolo personale. «Nelle prossime
settimane, infatti - assicura il
presidente delle Acli - ci saranno incontri sia pubblici che diretti con gli esponenti principali della politica italiana. L’obiettivo è fare un’assemblea della
società civile».Tra cattolici, le
posizioni in campo sono differenziate, stando almeno ad un
sondaggio svolto dall’Swg per i
Cristiano sociali su 800 cattolici, tra i quali addirittura Grillo
sarebbe più appetibile della lista Montezemolo-Riccardi.
La kermesse, che dovrà inaugurare il cammino della nuova
proposta politica, si terrà oggi
in uno spazio molto ampio, gli
studios della Tiburtina: ma già,
rispetto alle intenzioni iniziali,
la grande festa che doveva celebrare l’unione di forze e associazioni provenienti dalla società civile, del mondo cattolico e di quello politico “moderato”, sarà un pò ridimensionata.
I
attualità politica
6 Secolo
Petraeus:
il rapporto Cia
fu modificato
l Congresso americano
ha saputo la verità di
David Petraeus sul
tragico attacco al consolato
americano di Bengasi, in
Libia, dove lo scorso 11
settembre persero la vita
l’ambasciatore Chris
Stevens e altri tre cittadini
americani. L’ex direttore
della Cia a Capitol Hill ha
testimoniato davanti ai
parlamentari delle
commissioni Servizi di
Camera e Senato. Le
audizioni si sono svolte a
porte chiuse.
Innanzitutto l’ex direttore
della Cia si è scusato con il
Congresso per lo scandalo
che lo ha travolto e costretto
alle dimissioni, negando che
queste ultime siano
collegate alla gestione del
caso-Bengasi. Lo ha fatto nel
corso di una dichiarazione
in commissione Servizi della
Camera durata una ventina
di minuti. Entrato in
commissione da una porta
secondaria per sfuggire alla
folla di giornalisti, fotografi
e operatori televisivi,
Petraeus - raccontano alcuni
parlamentari presenti
all’audizione a porte chiuse
- è apparso dispiaciuto, ma
forte, molto professionale e
concreto nell’esporre la sua
versione su come andò l’11
settembre a Bengasi,
attenendosi ai fatti e senza
divagazioni su altre
questioni. Petraeus ha
puntato il dito sui vertici
delle altre agenzie di
intelligence federali,
accusandole di aver
modificato il primo
rapporto Cia sui fatti di
Bengasi in cui già si parlava
di attacco terroristico.
Petraeus ha spiegato come
fu subito chiaro alla Cia che
l’attacco al consolato
americano di Bengasi non
fu dovuto alle proteste in
reazione a un film antiislamico prodotto negli Usa,
ma a un attacco sferrato da
milizie islamiche legate ad
al Qaida. Alcuni
parlamentari democratici
hanno quindi messo in
evidenza come
l’ambasciatrice americana
all’Onu, Susan Rice accusata dai repubblicani di
aver nascosto la verità parlò di manifestazione
spontanea degenerata
semplicemente basandosi
sui primi “talking points”
che furono diffusi
dall’intelligence, quelli che
Petraeus ora dice furono
modificati. Ma non ci fu
«nessuna interferenza della
Casa Bianca»: così l’ex
direttore della Cia ha
contestato l’ipotesi che
l’amministrazione Obama
sia intervenuta per fuorviare
l’opinione pubblica sulle
reali cause dell’attacco al
consolato Usa di Bengasi.
Lo riferiscono alcuni
parlamentari. Il
parlamentare repubblicano
Adam Schiff ha riferito
come Petraeus, nel corso
dell’audizione a porte
chiuse, abbia chiaramente
spiegato come ci fu un
processo per elaborare una
prima bozza di rapporto tra
le varie agenzie di
intelligence. «Ma nessun
processo politico», aggiunge.
«Ne venne fuori una
valutazione che era la
migliore possibile - spiega il
parlamentare - senza
compromettere
informazioni classificate
come segrete. I cambiamenti
- ribadisce - furono fatti per
proteggere informazioni
segrete». Petraeus - racconta
un funzionario dello staff
del Congresso - avrebbe
quindi affermato di non
sapere chi abbia rimosso il
passaggio in cui la Cia
parlava di attacco
terroristico condotto da
militanti maghrebini di
Anar al-Shariah e di al
Qaeda.
In appello Dal Tribunale penale dell’Aja
Crimini di guerra:
assolti a sorpresa
due ex generali croati
I
Giovanni Trotta
er una volta L’Aja non condanna: gli ex generali croati, Ante Gotovina e Mladen Markac, condannati per crimini di guerra, sono stati assolti
in appello dal Tribunale penale
internazionale dell’Aja. L’assoluzione degli ex generali, che in
primo grado erano stati condannati rispettivamente a 24 e 18
anni di carcere per crimini di
guerra e contro l’umanità nel
conflitto armato contro i serbi, è
stata accolta a Zagabria dall’esplosione di giubilo da parte
di migliaia di persone che hanno
seguito in diretta l’annuncio della sentenza su un maxischermo
installato nel centro della capitale. Festeggiamenti in numerose
altre città grandi e piccole della
Croazia. Tra la folla c’erano numerosi veterani ed ex combat-
P
tenti, che considerano Gotovina
e Markac autentici eroi della
guerra di indipendenza della
Croazia contro i serbi del 19911995. I due ex generali, che hanno entrambi 57 anni, erano stati
condannati nell’aprile 2011, e in
quella occasione un terzo ex generale, Ivan Cermak (62 anni),
era stato assolto. Gotovina e
Markac avevano presentato appello. Migliaia di persone avevano partecipato giovedì sera e nella notte a messe e veglie di preghiera a favore dei due ex generali. Il ministro della Difesa croato Ante Kotromanovic è andato
di persona con un aereo di stato
all’Aja per riportare in patria Gotovina e Markac. La Croazia, secondo Paese ex jugoslavo dopo
la Slovenia, entrerà nell’Unione
Europea il primo luglio prossimo. «Quello che noi abbiamo
sempre saputo è stato oggi (ieri,
17/11/2012
sabato
ndr) annunciato al mondo: che
la Croazia ha combattuto una
guerra giusta e difensiva», ha dichiarato il primo ministro croato Zoran Milanovic.
Ovviamente la nortizia è stata accolta male in Serbia: il procuratore serbo per i crimini di guerra,
Vladimir Vukcevic, ha definito
«scandalosa» e «giuridicamente
incomprensibile» la sentenza del
Tribunale dell’Aja per crimini
commessi contro i serbi. «Con
tale sentenza assolutoria viene
messo seriamente in pericolo il
principio di punizione dei crimini», ha detto Vukcevic citato dai
media a Belgrado. Sottolineando
anche come sul territorio della
Krajna (il territorio dei secessionisti serbi che non accettarono
l’indipendenza proclamata dalla
Croazia nel 1991, ndr) sia stato
compiuto uno dei crimini più efferati nella ex Jugoslavia.
Un
giovane
palestinese
fermato
dai
soldati
israeliani
Medio Oriente Hamas annuncia di aver abbattuto un caccia F16 e di aver bombardato Gerusalemme. Tel Aviv conferma: è la prima volta ma la bomba non ha causato vittime
Gaza, si va verso la guerra totale
Gli Stati arabi pensano a uno “scudo diplomatico” per la popolazione: alti esponenti istituzionali andranno nella Striscia
Antonio Pannullo
ontinua ad aggravarsi il bilancio delle vittime palestinesi nel nuovo conflitto esploso nei giorni scorsi fra
Israele e Hamas. Fonti mediche palestinesi
- citate dall’agenzia di stampa palestinese
Maan - aggiornano che nelle ultime ore un
miliziano di Hamas è stato ucciso dal fuoco israeliano. In un ospedale di Gaza sono
nel frattempo deceduti due feriti ricoverati
ieri mattina. Il bilancio complessivo delle
vittime palestinesi in questa tornata di violenze dovrebbe essere di almeno 23 morti,
anche se fonti ufficiali a Gaza non hanno
ancora pubblicato dati definitivi. Nel sud di
Israele tre soldati israeliani sono stati feriti
C
Lo Stato ebraico ha ripreso i raid
dopo una breve sospensione per la
visita del premier egiziano Kandil.
Preoccupazione di Onu e Ue
in modo medio oggi da un colpo di mortaio palestinese sparato da Gaza. Nella stessa
zona un razzo anticarro palestinese ha distrutto una jeep di giornalisti, i quali sono
rimasti tuttavia illesi.
Sembra una resa dei conti che covava da
qualche tempo. Sullo sfondo il voto delle
Nazioni Unite sul riconoscimento dello Stato palestinese, voto che si dovrebbe tenere il
29 novembre. Le sirene sono risuonate nuovamente a Tel Aviv nel terzo giorno di raid
israeliani su Gaza mentre un altro razzo
sparato da Hamas è caduto in mare senza
provocare vittime. Nella città israeliana sono stati riaperti i rifugi pubblici dopo 21 anni. L’ultima volta fu nel 1991, quando Tel
Aviv fu bersagliata da missili iracheni Scud.
Continuano intanto senza sosta i raid dell’aviazione israeliana sulla Striscia, e l’esercito israeliano ha disposto il richiamo di
16mila riservisti. «Un’operazione di terra a
Gaza si avvicina», ha affermato all’alba la radio militare. Da Gerusalemme poi si è appreso che Israele schiererà una quinta batte-
ria del sistema antimissile Iron Dome entro
stasera. La batteria, il cui dispiegamento era
previsto originariamente tra due mesi, viene resa operativa in anticipo a causa dell’escalation della crisi di Gaza. Il ministero
della Difesa israeliano ha riferito che i tecnici dell’esercito stanno «lavorando senza
sosta» per spostare la batteria dal poligono
di tiro nel quale si trovava al campo di battaglia. Le altre quattro batterie antimissile
Iron Dome attualmente impiegate in Israele hanno finora intercettato con successo oltre un centinaio di
razzi sparati da Gaza, da quando ha
avuto inizio l’operazione Pilastro di Difesa.
Ieri in tarda mattinata le brigate Izzeddin al Qassam di
Gaza affermavano
di aver abbattuto un
caccia F-16 israeliano con un missile
terra-aria. I miliziani
lo hanno annunciato sul loro account
Twitter, ma la circostanza è stata smentita da Israele. In seguito hanno fatto
sapere di aver lanciato due missili M75 contro Gerusalemme. La televisione commerciale israeliana Canale 2 ha poi confermato che la deflagrazione è avvenuta in una zona aperta e
non ha provocato vittime.
Dal canto loro le organizzazioni internazionali, dall’Onu all’Unione Europea ai singoli Stati occidentali, non vanno oltre qualche dichiarazione di maniera in cui esprimono una vaga grande preoccupazione.
Pertanto gli Stati arabi stanno ricorrendo a
una strategia che sarà più chiara nei prossimi giorni, ossia quella di visitare la Striscia
di Gaza a livello di alti esponenti istituzio-
LA TUNISIA TREMA
Come Bobby Sands
Giovane salafita si fa morire di fame in cella:
il “martirio” potrebbe riaccendere le rivolte
Come Bobby Sands, l’attivista irlandese che nel 1981 si
fece morire di fame per protesta contro gli inglesi: Bekir
el Kolli, 23 anni, era fino a poche ore fa solo uno delle
centinaia di salafiti detenuti, in attesa d’essere
processati per l’attacco all’ambasciata americana dello
scorso settembre, scatenata come reazione al film antiislamico
«L’innocenza dei
musulmani». Ma da
ieri il suo nome è
entrato con
l’aureola del martire
nell’olimpo che i
salafiti si stanno
costruendo perché è
il primo ad essere
morto per la sua
militanza, ucciso da
uno sciopero della
fame portato avanti
per 58 giorni nella
prigione di
Mornagouia. Una
morte pianta e
celebrata dai suoi
confratelli che ne
stanno facendo il
pretesto per ribadire
il loro attacco allo
Stato. Un attacco figlio di un progetto che - ha ripetuto
un alto esponente del movimento Hezb Ettahir (braccio
politico del movimento) - non può che avere il suo
compimento nell’istituzione di un califfato in Tunisia.
Un altro salafita è a un passo dalla morte: non si tratta
di un elemento secondario ma di uno dei giovani leoni
del movimento, Mohamed Bakthi, 28 anni, predicatore
dall’oratoria pacata nella forma, ma incendiaria negli
argomenti. Bakthi per i suoi seguaci è assurto già al
rango di sceicco. Anche lui - arrestato dopo l’assalto
all’ambasciata - ha fatto uno sciopero della fame. I suoi
confratelli dicono che ora è entrato in coma.
nali, allo scopo di creare una sorta di «scudo diplomatico» per la popolazione. E funziona: ieri, durante la visita del premier egiziano Kandil, Israele ha sospeso i raid, mentre i razzi Qassam hanno continuato a piovere. Kandil sta lavorando a una tregua tra le
parti, anche se Hamas ha giudicato inopportuna una tregua. E anche ieri Hamas ha
fatto sapere di non aver parlato di questo
con il premier egiziano. Kandil comunque
ha dichiarato che presto verranno a Gaza altri esponenti del governo del Cairo, e non si
esclude una visita dello stesso Morsi. E oggi
stesso il ministro degli Esteri tunisino, Rafiq
Abdessalam, sarà in visita nella Striscia di
Gaza. Si tratta della prima visita di un ministro tunisino a Gaza, da quando è sotto il
controllo di Hamas. Sempre oggi, una delegazione della lega araba sarà a Gaza City.
Non si sa invece se il segretario dell’Onu
Ban Ki-moon andrà nella Striscia o solo in
Israele.
In Iran, a Gaza, in Tunisa, in Egitto si susseguono le manifestazioni di solidarietà con
la popolazione palestinese. Il presidente egiziano Mohammed Morsi ha tuonato contro gli attacchi definendoli «un’aggressione
contro l’umanità». La Farnesina ha fatto sapere che sono una circa una decina gli italiani presenti nella Striscia, in maggior parte operatori umanitari. I connazionali si trovano al momento all’interno di una struttura che ospita tutti gli operatori internazionali. «In totale siamo otto cooperanti italiani. C’è stato un primo tentativo di evacuazione ma è fallito e credo che fino a domani non ci saranno nuovi tentativi», ha detto
una cooperante italiana a Gaza.
Infine, si è appreso che il Senato americano
ha approvato all’unanimità una risoluzione
che attesta la piena solidarietà e sostegno ad
Israele e al suo «diritto di agire per autodifesa per proteggere i suoi cittadini da atti di
terrorismo». Secondo il presidente turco Abdullah Gul, invece, «l’offensiva israeliana su
Gaza è una campagna elettorale di sangue e
non si dovrebbe permettere che altri episodi del genere abbiano luogo a Gaza».
17/11/2012
sabato
lettere
Giovani e imprese,
le parole del Colle
Il Colle sostiene che serva il
dialogo tra giovani e imprese.
Detta così mi pare
un’affermazione tanto
scontata quanto generica. Se
chi ha avuto questa pensata
fosse mai entrato in una
piccola impresa avrebbe
certamente compreso che il
dialogo esiste già, i giovani
sono nell’impresa e
dialogano alla perfezione con
quel mondo così
apparentemente lontano da
certi ambienti istituzionali. È
quando il giovane diventa
impresa che il dialogo deve
essere costruttivo per poter
fare in modo che questa
neonata entità produttiva
cresca e si sviluppi a dovere.
Questo manca
completamente perché
l’interlocutore non
interloquisce affatto.
Orazio Cinio
Secolo
[email protected],[email protected],[email protected]
IL PDL NEGLI ENTI LOCALI
Fanti: a Latina la Giornata nazionale della colletta alimentare
«Il banco alimentare si basa sul dono
e sulla condivisione. Fondamentale il
contributo di tutti contro lo spreco e
la fame», dichiara l’assessore ai Servizi
sociali Patrizia Fanti. Stamani alle
11,30, presso la sala De Pasquale del
Comune di Latina, governato da una
Giunta di centrodestra, l’assessore e la
fondazione Banco Alimentare onlus
presenteranno la Giornata nazionale
della colletta alimentare», che sarà celebrata il giorno 24 novembre. Nel
2011 nella sola città di Latina circa 250
volontari hanno consegnato all’ingresso dei supermercati una busta per
la spesa da riempire con i prodotti alimentari quali olio, omogeneizzati,
prodotti per l’infanzia, tonno e carne
in scatola, pelati e legumi. I generi alimentari raccolti, circa 17 tonnellate,
sono stati distribuiti alle strutture ca-
ritative operanti sul territorio, soddisfacendo il bisogno di
circa 3.000 bisognosi. Anche questo anno l’impegno del
Banco Alimentare è sostenuto dall’assessorato ai Servizi sociali, vicino all’attività dei volontari che assistono e aiutano
i poveri e gli emarginati del territorio nell’arco dell’intero
anno.
«Il banco alimentare si basa sul dono e sulla condivisione –
afferma l’assessore Patrizia Fanti – Il momento storico che
stiamo vivendo, con l’aumento dei meno abbienti e il problema della solitudine che ne consegue, ci invita a riflettere
sul valore della persona e sull’importanza della famiglia, affinché ognuno possa vivere dignitosamente. Fondamentale il contributo di tutti, in particolare delle nuove generazioni. Non a caso anche quest’anno abbiamo coinvolto nell’iniziativa il Consiglio comunale dei Giovani di Latina che
ha aderito con entusiasmo per rendere sempre più efficace
e capillare l’azione portata avanti dai volontari del banco
alimentare. Una iniziativa che merita la giusta sensibilizzazione a livello sociale non solo nella giornata di sabato, ma
tutto l’anno».
La piazza della protesta
italiana sta lentamente
rinascendo e i protagonisti
sono loro: i giovani
strumentalizzati, quelli pieni
di sogni e di idealismi e
quelli che ritengono che non
ci siano più speranze per un
mondo diverso. È chiaro che
i genitori non gli hanno
potuto spiegare nulla visto
come stanno loro stessi
inguaiati, è chiaro altresì che
I “magnifici cinque”
sono stati inefficaci
Accettare di buon grado la
società plurale nella quale
siamo chiamati a vivere
implica la necessità di un
confronto a 360 gradi con
tutti i soggetti in campo e le
politiche adeguate a
promuoverli. Al contrario,
proprio perché la
Il confronto dei 5 candidati
del centrosinistra alle
primarie, su SkyTg24, ha dato
vita ad un dibattito
particolare: un misto tra lo
stile americano, una
competizione alla X Factor e
una specie di congresso retrò,
da prima repubblica. Infatti
molte risposte mi sono
apparse generiche e prive di
quella efficacia e concretezza
che sarebbe richiesta a un
uomo politico che si candida
a fare il premier di un paese
come l’Italia, soprattutto in
una fase politica delicata
come questa. Poche parole di
sinistra, sparse qui e là, si
sono inframmezzate alle
posizioni di centro e agli
ammiccanti sguardi a destra.
Forse un confronto a due,
cioè tra i candidati più
accreditati, Bersani e Renzi,
che sono i veri sfidanti di
queste primarie del
centrosinistra, sarebbe stato
più efficace.
Mario Pulimanti
Si presenta il libro
“Quattro anni per Roma”
Corrado Ruggeri e Andrea
Augello.
Festival del gioco
e del videogioco
Roma
Martedì 20, alle 18.30
I “Tesori del patrimonio
culturale albanese”
Roma
Mercoledì 21, alle 18
Presso la Residenza di Ripetta,
in via Ripetta 231, il Centro
studi Cives organizza la
presentazione del libro
“Quattro anni per Roma. Fatti
e progetti della giunta
Alemanno”, curato dal sindaco
di Roma e dedicato alle
iniziative realizzate da Roma
Capitale e ai progetti futuri
per la città. Con Gianni
Alemanno ne discutono
Daniela Alleruzzo, Eugenio
Battelli, Reyna Torrones,
Roma
Mercoledì 21, alle 10
Il Vigamus presenta nella sua
area espositiva presso Ludica
Roma il Festival italiano del
gioco e del videogioco che
dal 23 al 25 novembre avrà
luogo nei padiglioni della
Fiera. I visitatori potranno
ripercorrere la storia del
videogioco, giocare e
acquistare gadget e biglietti
scontati del museo. Nello
stand, inoltre, saranno
presenti alcuni pannelli della
mostra permanente, più una
grande area interattiva con
biliardini, flipper, classici
cabinati da sala giochi e
postazioni per giocare con le
console d’epoca. Il 21 alle 18,
nella sede di via Sabotino 4
(quartiere Mazzini), verrà
presentata l’edizione di
Ludica, con la possibilità di
ritirare buoni che
permetteranno ai visitatori di
usufruire dello sconto di 2
euro per visitare la fiera e
per un nuovo ingresso al
museo.
i partiti ne approfittano in
periodo di elezioni altrimenti
li lasciano al loro destino, è
anche chiaro che a questi
occorre aggiungere molti
infiltrati che purtroppo sono
di varia natura, ma l’obiettivo
nefasto è lo stesso: sovvertire
l’ordine dello stato e porlo in
quelle condizioni di paura
ove lasciar passare il despota
di turno è più facile.
Bruno Russo
Una riflessione
sulle proteste di piazza
rappresentanza liberale non è
più garantita da un unico
partito, ai cittadini di destra è
richiesto di saper concorrere
al bene comune, rendendo
così pubblicamente ragione
della fecondità sociale delle
sue idee. L’azione di politici
deve partire dai bisogni
dell’esperienza costitutiva
dell’uomo.
Enrico Campagnari
Siamo più stupidi
di 2000 anni fa
Siamo molto più stupidi di
2000 anni fa, lo dicono
dall’Università di Stanford.
Non ci va molto a capirlo, a
quei tempi per trovare la
soluzione a un problema
l’uomo medio doveva
aguzzare l’ingegno. Ora la
trova a portata di mano, se
non c’è sugli scaffali di un
supermercato la cerca in rete,
sicuro che da qualche parte
nel mondo qualcuno che
abbia creato qualcosa di utile
in tal senso ci sarà. Di certo
molti archeologi si chiedono
ancora oggi come certi popoli
dell’antichità siano riusciti a
realizzare opere che sono
arrivate fino ai giorni nostri
senza neppure conoscere la
ruota.
Alain Darmagi
L’azione della politica
ponga l’uomo al centro
APPUNTAMENTI
“Sapori d’autunno”
per esorcizzare la crisi
Roma
Oggi, sabato 17, alle 20.30
L’associazione Raido
organizza, in via Scirè 21, la
serata “Sapori d’autunno”,
con un “kamikaze karaoke”
con la Vecchia Sezione. È
necessaria la prenotazione
06.86217334.
Cento anni di Universal
raccontati per immagini
Roma
Oggi, sabato 17
Nella galleria Sordi, in via del
Corso, si svolge la mostra “20
grandi immagini raccontano
100 anni di storia del cinema”.
La rassegna è allestita in
occasione dei cento anni della
Universal e propone alcuni
scatti di film girati dal 1912 a
oggi.
direttore della Galleria d’Arte
Moderna, e il garante
testamentario Carlo Zucchini.
L’ingresso al pubblico alla
Collezione Permanente sarà
gratuito per l’intera giornata
di domenica, dalle 11 alle 20.
Si discute di “Recessione,
come uscirne”
Roma
Lunedì 19, alle 18.30
All’auditorium dell’Ara Pacis, in
via di Ripetta 190, si terrà il
dibattito “Recessione, come
uscirne”, che si svolge
nell’ambito della rassegna
RomaIncontra.
Al Complesso del Vittoriano si
apre la mostra “Tesori del
patrimonio culturale albanese”,
che andrà avanti fino al 6
gennaio. La rassegna propone un
excursus nel patrimonio
archeologico e storico-culturale
dell’Albania per riscoprire e
promuovere la componente
europea dell’identità culturale del
Paese.
ROMA, PROTESTA SUI TETTI DELL’OSPEDALE SAN CARLO: INTERVIENE IL PREFETTO
In mostra 85 opere
di Giorgio Morandi
Bologna
Domani, domenica 18, alle 11
Conclusi il trasferimento da
Palazzo d’Accursio e i lavori
di riallestimento, saranno
visibili al MAMbo (Museo
d’Arte Moderna di Bologna)
85 opere di Giorgio Morandi,
riorganizzate in un percorso
espositivo che trova
collocazione all’interno della
Collezione Permanente
rinnovata nelle sue sezioni.
Interverranno il sindaco
Virginio Merola, l’assessore
alla Cultura, Politiche
giovanili e Rapporti con
l’università Alberto Ronchi,
l’assessore agli Affari
istituzionali, Servizi
demografici, Turismo, Attività
produttive, Commercio e
Legalità Nadia Monti, Lorenzo
Sassoli de Bianchi e
Gianfranco Maraniello,
rispettivamente presidente e
Opera, Muti presenta
il “Simon Boccanegra”
Roma
Lunedì 26, alle 18
dovuto intervenire il prefetto di
Roma, Giuseppe Pecoraro, per
È
sbrogliare la vicenda dei lavoratori
del San Carlo Idi, in protesta contro
d’Italia
Consiglio di Amministrazione
Tommaso Foti (Presidente)
Alberto Dello Strologo (Amministratore delegato)
Alessio Butti
Antonio Giordano
Mario Landolfi
Ugo Lisi
i tagli alla sanità. Da giovedì sera,
infatti, altri cinque lavoratori di Ugl,
Cgil e Uil sono saliti sui tetti
dell’ospedale. Il prefetto si è detto
disponibile ad intervenire per
chiedere lo sblocco della somma
stanziata dalla Regione Lazio alla
Asl Roma E, pari a 7 milioni di euro.
Quotidiano di Alleanza Nazionale
GIORNALE MURALE
REGISTRAZIONE TRIBUNALE DI ROMA
N. 16225 DEL 23/2/76
Redazione Via della Scrofa 43 - 00186 Roma tel. 06/6889921
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Abbonamenti e diffusione Via della Scrofa 39 - 00186 Roma
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Nel segno di Giuseppe Verdi
prende il via martedì 27
novembre la nuova stagione
2012-2013 del Teatro
dell’Opera. Sul podio il più
prestigioso e applaudito
interprete verdiano, il
maestro Riccardo Muti, che –
in omaggio al Bicentenario
verdiano – dirigerà “Simon
Boccanegra”, “I due Foscari”
e “Nabucodonosor”. Muti
presenterà il “Boccanegra” in
una conferenza che terrà
lunedì 26, alle 18, nell’aula
magna del Rettorato
dell’università La Sapienza, in
piazzale Aldo Moro.
Editore
SECOLO D’ITALIA SRL
Fondatore
Franz Turchi
Tipografie:
Soc. Tipografico
Ed. Capitolina Spa
Via G. Peroni, 280
Roma
Monza Stampa srl
Via Buonarroti, 153
Monza
AL MUNICIPIO XII DI ROMA
Parentopoli
nello sport
in salsa Pd
na parentopoli nello
sport quella è
avvenuta nel XII
Municipio di Roma, che vede
al centro la gestione poco
chiara di un impianto sportivo
comunale e di alcuni abusi
edilizi. Si tratta della struttura
di via Aldo Fabrizi 80, data in
concessione nel 2006 alla
società sportiva dilettantistica
“Tellene” a canone ridotto per
la durata di sei anni. Chi c’è
dietro la società? I primi nomi
sono quelli di Roberto Piccoli,
imprenditore, e di Giorgio di
Giorgio, del Pd, ex figura
storica dei Ds al Laurentino,
nonché ex presidente del
Municipio XII (allora
circoscrizione). Oggi, però, ad
avere il 55% delle azioni è la
società dilettantistica «2012» di
cui quota parte è di Marco Del
Poggetto, figlio del consigliere
municipale del Pd Vincenzo
Del Poggetto che, oltre ad
essere consigliere, è anche
presidente della commissione
speciale Controllo Garanzia e
Trasparenza. Nella società che
detiene la “Tellene” c’è pure
un’altra società, la
“Duemila12”, costituita da
Vincenzo Del Poggetto con Di
Giorgio e Piccoli. Insomma,
nel XII Municipio un
impianto sportivo comunale
oggi viene gestito da un
consigliere municipale del Pd,
dal figlio del consigliere e da
un’ex presidente sempre del
Pd. La vicenda ha portato alle
dimissioni di Vincenzo Del
Poggetto.
Nell’aprile 2007 la “Tellene”,
gestita da Di Giorgio e Piccoli,
presentò una richiesta di
autorizzazione per modificare
gli spogliatoi. Tre mesi dopo
aggiunse un progetto di
ampliamento ma negli
impianti intanto era già stata
montata una struttura di circa
200 metri quadrati usata come
palestra, tecnicamente
abusiva. Nel gennaio 2008 fu
indetta la Conferenza dei
servizi per l’approvazione del
progetto riguardante
l’ampliamento. A firmarla fu
proprio Vincenzo Del
Poggetto, che qualche anno
dopo assieme al figlio e ad
altri entrò nella “Tellene”. Il
progetto fu approvato nel
dicembre 2008. La
Conferenza andò oltre,
stabilendo che parte
dell’ampliamento da
approvare, già realizzato,
poteva essere eventualmente
sanato con l’acquisizione da
parte del Municipio. Ma nel
dicembre 2009 il
Dipartimento della
commissione Sport diffidò la
“Tellene” a rimuovere entro 30
giorni la palestra abusiva. Ma
non accadde nulla fino a
qualche giorno fa, quando
Del Poggetto si è dimesso
dalla commissione
Trasparenza.
U
Direttore Politico Marcello De Angelis
Vicedirettore Responsabile Girolamo Fragalà
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(Conv. in L.27/02/2004 n.46)
art. 1 comma 1 DCB Roma
La testata fruisce dei contributi
statali diretti di cui alla Legge
7 agosto 1990 n. 250
8 Secolo
17/11/2012
sabato
Cultura
Il diritto alla libertà scalando la montagna
ROMA, CINEMA IN SCIOPERO
Questo pomeriggio a Roma i
cinema saranno in sciopero per
il proliferare dei centri
commerciali. Salteranno i primi
due spettacoli.
SALEMME TORNA AD ORVIETO
Torna oggi al teatro Mancinelli
di Orvieto Vincenzo Salemme
con “E fuori nevica”, commedia
scritta e diretta dall’attore
partenopeo.
TOUR DI BURNS IN ITALIA
Da oggi Stef Burns, il chitarrista
americano di Vasco Rossi, è in
tour in Italia, cominciando dal
Mephisto Rock Cafè di Lu
Monferrato (Alessandria).
FABI OSPITE DELL’ADNKRONOS
Il musicista e cantautore romano
Niccolò Fabi sarà ospite lunedì alle
12,45 dello spazio “Dibattiti
Adnkronos”, a poche settimane
dall’uscita del nuovo album “Ecco”.
In “Fuga sul monte Kenya” l’impresa di tre italiani prigionieri di guerra in un lager britannico in Africa
cofondatore di “Mountain wilderness”, si spense a Biella
nel 1989. Ma torniamo al libro. Con ironia tutta
triestina l’antico prigioniero
ricostruisce le vari fasi della
detenzione, dalla cattura ad Addis
Abeba ai primi campi —
dipingendo con maestria la
monotonia quotidiana, le angosce
di quell’ “umanità in conserva” che
affolla le baracche — sino al suo
trasferimento all’ennesimo lager,
Nanuyuki, alle pendici del monte
Kenya. La visione della vetta fa
scattare nella mente di Benuzzi l’idea:
scappare e scalare il gigante di pietra e
ghiaccio. Assieme a Balletto e Barsotti,
Benuzzi inizia a raccogliere
un’attrezzatura di fortuna: le piccozze
sono ricavate da martelli, i ramponi
sono forgiati battendo a freddo pezzi
d’acciaio recuperati da una discarica e
legati con frammenti di filo spinato. Le
corde sono quelle delle reti ai giacigli, le
coperte diventano guanti e giacche, le
scarpette da roccia hanno la “suola
d’agave da branda”. E poi c’è la bandiera
italiana, barattata al mercato nero del
campo, da issare in vetta. Il 24 gennaio
1943 i tre scivolano fuori dai recinti e
partono per l’avventura. L’avvicinamento è
difficile, oltre che da britannici bisogna
guardarsi anche dagli animali feroci e da
una natura stupenda quanto ostile. Poi la
montagna: «La meta per cui avevamo
penato tanto, irta di guglie, corazzata di
ghiacci, irrorata contro la luce del primo sole
che la bacia
dopo l’attesa
Evasi il 6 marzo 1943
della notte». Da
subito la scalata si dal campo di prigionia,
rivela durissima.
scalarono la vetta e ci
Mentre Vincenzo,
piantarono il Tricolore
sfinito e malato,
rimane al campo base, Felice e “Giuàn”
continuano; sopravvissuti a una bufera di neve,
i due giovani devono rinunciare alla vetta
principale e ripiegare sulla seconda cima, punta
Lenana, un colosso di pietra alto 4985 metri.
Qui alzano il tricolore e una bottiglia con un
messaggio che certifica la loro vittoria. Poi
prendono la via del ritorno. Rientrano al campo
il 10 febbraio in condizioni pietose, ma prima di
consegnarsi si nascondono ancora qualche giorno
per ritrovare le forze, per rendersi presentabili.
Come si conviene a degli ufficiali italiani. Poi si
annunciano al comandante del campo: «Puliti,
sbarbati, con i capelli tagliati e le scarpe lucide,
camicia e calzoncini accuratamente stirati. Con
l’aria più candida e trionfante lo salutammo: “Good
morning”». I carcerieri sono strabiliati. I tre
finiscono in cella d’isolamento, ma ricevono subito
cure e cibo. Intanto una comitiva di alpinisti inglesi
scorge il tricolore che sventola su Punta Lenana.
Vanno su e trovano anche il messaggio nella bottiglia.
Il 20 febbraio il quotidiano di Nairobi “East African
Standard” titola: “Escaped italians prisoners fled to
mount Kenya!”. La notizia fa il giro del mondo e
arriva anche in Italia. Nonostante la sconfitta ormai
vicina i tre misteriosi evasi — la censura alleata non
fornisce nomi e gradi — sono celebrati come eroi. Dal
canto loro i britannici, con sportività, annullano ogni
provvedimento disciplinare contro Benuzzi, Balletto e
Barsotti. Il tricolore, affidato al Mountain Club of East
Africa, viene donato nel 1948 al Club Alpino di Milano.
Purtroppo cade in mani sbagliate. Da decenni della
bandiera si è persa ogni traccia. Un triste, malinconico
epilogo che si poteva e si doveva evitare.
Marco Valle
i sono storie che andrebbero raccontate. Storie
belle, storie piene di dignità, storie di fierezza.
Storie tutte italiane. Eppure nessuno (o quasi) le
vuole raccontare. Da almeno mezzo secolo il cinema, la
televisione (di Stato e privata), i grandi e piccoli
giornali, hanno abituato gli italiani a disprezzarsi, a
vergognarsi, a compiangersi. A schifarsi di loro stessi.
Un processo di autodenigrazione feroce, una
La
rappresentazione caricaturale, masochista. È l’eredità
copertiavvelenata della Prima Repubblica, il frutto del triste
na del
compromesso culturale tra cattolici e comunisti e
romanzo raccolti e implementati da vent’anni di
berlusconismo. Bersaglio preferito quanto indifeso di
scritto
da Felice quest’autoflagellazione è, soprattutto, il soldato
Benuzzi
italiano.
per
Per Cinecittà e dintorni l’italiano in armi è sempre
l’editore
cialtrone e vigliacco — vedi Sordi, una maschera
tragica quanto insopportabile — oppure un
Il
Corbaccio fanfarone o un fallito — ecco i coscritti felloni
quanto stupidi di “Mediterraneo” o i disperati e
spenti soldatini di “El Alamein, la linea del fuoco”
— Quando va bene, nei pochi lavori dedicati alle
missioni oltremare, il militare è solo uno sfigato
generoso e pacifico. Un panorama che ci affligge
e, soprattutto, ci annoia. Piaccia o meno, l’Italia
— con tutte le sue magagne, le sue giravolte e i
suoi capitomboli — è riuscita e riesce a esprimere
figure, momenti, esperienze notevoli, forti,
ammirevoli. Certo, vi sono i Liborio Romano e i
Badoglio di ieri e di oggi — tanti, troppi — ma
vi sono anche — pochi, ma non così pochi —
personaggi di carattere, gente dalla schiena
dritta, donne e uomini capaci di visioni alte, di
atti coraggiosi e dignitosi. Un esempio tra tanti
rimbalza oggi in
libreria: un
Non è solo un inno
piccolo,
all’alpinismo la folle
piccolissimo
episodio della
avventura di Benuzzi,
seconda guerra
Balletto e Barsotti
mondiale e — al
tempo stesso — un inno all’alpinismo,
all’avventura. Degno almeno di una musica
all’altezza di quella — peraltro magnifica —
composta per il “River Kwai”. Ecco allora la
“Fuga sul monte Kenya” di Felice Benuzzi
(Edizioni Il Corbaccio, 19,90 euro), la
narrazione di un’impresa di tre amici, tre
prigionieri di guerra italiani rinchiusi in
un campo britannico al centro dell’Africa:
il triestino Felice Benuzzi, il genovese
Giovanni “Giuàn” Balletto, il camaiorese
Vincenzo Barsotti, evasi il 6 marzo 1943
da un campo di prigionia per scalare la
vetta del monte Kenya e piantarci il
Tricolore. Un’impresa
meravigliosamente folle: conquistare
una montagna di quasi 5000 metri per
il gusto di beffare i carcerieri e ribadire
il proprio diritto alla libertà.
Il libro è da decenni un classico della
letteratura di montagna. Nel
dopoguerra il lavoro ebbe uno
straordinario successo e la sua
versione inglese “No picnic on
mount Kenya” fu persino adottata
dalle scuole britanniche e, nel 1994,
ispirò “The ascent”, purtroppo un
brutto film pieno d’errori e
forzature. Per fortuna l’ambasciatore
Benuzzi — diplomatico per
professione e alpinista estremo per
vocazione — non ebbe la sventura
di vedere quella stupidaggine.
L’autore, amico di Enrico Comici e
V
Venezia Nessuna disparità fra i due grandi compositori dell’Ottocento: ieri sera il primo, domani il secondo
MUSICA ITALIANA
La Fenice nel segno di Verdi e di Wagner
essuna disparità tra i
due grandi compositori dell’Ottocento dei
quali nel 2013 ricorre il bicentenario della nascita. Il teatro La
Fenice di Venezia, infatti, unico
tra i teatri italiani, inaugura la
stagione 2012-2013 proponendo prima l’“Otello” di Giuseppe Verdi, in scena ieri sera, e subito dopo il “Tristan und Isolde” di Richard Wagner, da domani. A dirigere entrambe le
opere il maestro coreano
Myung-Whun Chung, star internazionale del podio. Due
partiture impegnative per due
spettacoli, quello verdiano firmato dal regista bergamasco
Francesco Micheli, e quello wagneriano messo in scena dallo
scozzese Paul Curran, entrambi
“old out” da diverse settimane.
La Fenice, quindi, è l’unico tea-
N
tro italiano ad aprire nel segno
di entrambi i compositori (con
precedenza, seppure di due
giorni, all’italiano Verdi), mentre altre tre fondazioni italiane
– La Scala, il Regio di Torino e il
Massimo di Palermo – hanno
scelto di inaugurare le proprie
stagioni con opere del compositore tedesco, non senza suscitare qualche polemica. Ma la
scelta di Venezia, città che ha
nel teatro La Fenice la prima
“fabbrica” di occupazione qualificata che a pieno organico occupa 500 persone e fattura circa
30 milioni di euro, affianca il
Verdi più “wagneriano”, quello
di “Otello”, al Wagner più “veneziano”, quello del “Tristano”,
nella cui partitura riecheggiano
gli antichi canti dei gondolieri,
opportunamente trasfigurati,
come scrisse lui stesso, nei «suo-
ni strascicati del corno inglese»
all’inizio del terzo atto.
Sia Verdi, sia Wagner ebbero
una relazione molto intima
con la città lagunare. Il compositore di Busseto ebbe con Venezia un rapporto prevalentemente professionale, visto che
La Fenice vide il debutto di ben
cinque sue opere (“Ernani”,
“Attila”, “Rigoletto”, “Traviata”
e “Simon Boccanegra”), con
non pochi problemi causatigli
dalla censura austriaca, soprattutto con “Rigoletto”. Wagner
invece fu colto da una passione
intensa nei confronti di Venezia
alla fine degli anni ‘50, complice probabilmente l’amore per
Matilde Wesendonck, che fu
bruscamente interrotto dal marito di lei. Otto Wesendonck,
infatti, scoperta la tresca fra il
musicista e la moglie, lo cacciò
Classifica
L’“Otello”
di Verdi
andato
in scena
ieri sera
dalla sua villa di Zurigo dove
Wagner alloggiava. Il compositore si trasferì nella città lagunare e vi rimase per sette mesi in
assoluto isolamento, lavorando
alla partitura del “Tristano”, che
completò a Lucerna. L’opera
andò in scena per la prima volta a Monaco nel 1864, diretta
da Hans von Bulow e sotto la
protezione di re Ludwig II di
Baviera. “Otello” invece è la prima opera di Verdi scritta dopo
la morte di Wagner, avvenuta
proprio a Venezia il 13 febbraio
1883, su libretto di Arrigo Boito, uno dei massimi fautori del
wagnerismo in Italia. E molti
Preferita
al supermercato
La musica italiana
non domina
soltanto le vendite,
ma è in testa alle
preferenze degli
italiani anche
quando vanno al
supermercato.
Secondo
l’Osservatorio sui
contenuti digitali di
Nielsen, la nostra
musica pop è in
testa alla
preferenze di
ascolto per il 70%
degli italiani,
contro un 51% di
musica pop
internazionale e un
44% di musica
rock.
musicologi hanno riscontrato
nell’“Otello” elementi caratteristici della musica di Wagner, come gli intervalli di quarta diminuita o i cromatismi, piuttosto
desueti in Verdi. L’opera andò
in scena alla Scala di Milano il
5 febbraio 1887 diretta da Franco Faccio con Francesco Tamagno nel ruolo del Moro.
“Otello” è andato in scena ieri
sera alla Fenice, con un cast che
vede nei ruoli principali Gregory Kunde, Lucio Gallo e Leah
Crocetto, trasmessa in diretta su
Rai Radio3 con altre sei repliche
previste il 20, 22, 24, 27, 29 e
30 novembre. Il “Tristano”, invece, andrà in scena domani alle 15,30 con un cast che vede
nei ruoli di Tristano, Isotta,
Brangaene, Kurwenald e Re
Marke, Ian Storey, Brigitte Pinter, Tuija Knihtila, Richard Paul
Fink e Attila Jun. L’opera andrà
in differita serale su Rai Radio3
e prevede altre quattro repliche
il 23, 25, 28 novembre e 1 dicembre.