l`esperienza di Luca Turcheria - Flai-Cgil

Transcript

l`esperienza di Luca Turcheria - Flai-Cgil
Buongiorno a tutti,
il mio intervento a questo convegno è incentrato sull’ esperienza personale in qualità di membro del CAE Nestlè per la Flai-Cgil.
Il CAE Nestlè è composto da una quarantina di delegati provenienti da
circa 20 paesi europei, vista la presenza della multinazionale in quasi tutto
il mondo e in quasi tutti i paesi del vecchio continente.
Per quanto attiene alla Nestlè al CAE partecipano sempre l’amministratore delegato, il Direttore delle Risorse Umane e i Direttori delle Risorse
Umane dei vari paesi europei. A questi, che diciamo sono i componenti
effettivi, si possono aggiungere di volta in volta alcuni manager a seconda
del tema all’ordine del giorno.
Di norma le riunioni si svolgono in Svizzera, anche se è prassi che una
volta all’anno si vada a visitare una fabbrica diversa.
I componenti del CAE sono in rappresentanza di fabbriche del settore
delle acque, del settore dolciario, del settore alimentare in generale, dei
gelati, per food ecc.
Almeno due volte l’anno viene convocata la riunione plenaria, generalmente in primavera ed in autunno.
In questa occasione il management Nestlè fornisce i dati relativi all’andamento della multinazionale, sia a livello generale, sia a livello europeo che
nei vari settori di nostra competenza. Sono analizzati dati relativi alle vendite, al fatturato, alle quote di mercato, investimenti ecc. Diciamo che ci
vengono fornite quelle informazioni necessarie affinché sia poi possibile
mettere in campo azioni e strategie volte a modificare quelle che poi sono
le decisioni che assumerà la Nestlè e che noi possiamo ritenere utili o
pericolose in termini di prospettive per i siti produttivi e perciò per le lavoratrici ed i lavoratori.
Le riunioni della Plenaria si svolgono in due giorni, il primo giorno si apre
con la riunione delle rappresentanza dei lavoratori in cui vengono discussi
i punti all’ordine del giorno della riunione plenaria e vengono definiti gli
interventi e la strategia da tenere il giorno successivo quando appunto
si svolge l’incontro con i vertici Nestlè.
Al termine della riunione c’è poi una fase in cui i delegati CAE giudicano
in merito all’andamento della plenaria, alle informazioni e alle risposte ricevute, facendo diciamo il resoconto.
A seguito della plenaria è importante che i rappresentanti dei singoli paesi
informino sia i livelli sindacali, sia i lavoratori in merito a quello che si è
discusso appunto al CAE, quali informazioni si hanno avuto e quali saranno le strategie future da sostenere sia a livello del singolo paese che
a livello transnazionale.
Oltre a questo appuntamento molto importante è il ruolo del Comitato
Ristretto, organismo eletto in sede di plenaria, della quale io sono il componente per l’Italia.
Il Comitato Ristretto nel CAE Nestlè è composto da una decina di delegati
ed il ruolo è quello di governare i processi che si manifestano da una
riunione plenaria ad un’altra, gestendo tra l’altro il flusso quotidiano delle
informazioni.
Se alla base del buon funzionamento di un CAE c’è sempre lo scambio
delle informazioni, questo assume un valore ancora più significativo per
quanto riguarda il Comitato Ristretto.
E’ fondamentale che il delegato che fa parte del comitato ristretto abbia
quante più informazioni possibili in merito all’andamento e alla situazione
che si registra nei singoli siti produttivi.
Questo perché uno dei ruoli del comitato Ristretto è quello di portare a
livello di sede CAE tutte quelle criticità e perplessità che si possono
manifestare in alcune aree o in siti specifici.
Questo non perché il Comitato Ristretto debba essere visto e vissuto
come un organismo sostitutivo della Plenaria, ma poiché nelle funzioni
della Comitato Ristretto c’è anche quella di creare le condizioni affinché
alcuni temi vengano poi inseriti all’ordine del giorno della successiva riunione plenaria e diventino quindi punto di discussione e di approfondimento.
Il ruolo del Comitato Ristretto non deve mai essere inteso come sostitutivo o alternativo dell’assemblea plenaria, ma come complementare e diciamo propedeutico.
Il Comitato Ristretto si riunisce almeno due volte l’anno, di norma qualche
settimana prima della riunione plenaria.
Ci sono poi delle convocazione ad hoc di specifiche Commissioni o di
Gruppi di Lavoro.
Per quanto attiene al CAE Nestlè in questa ultima fase abbiamo assistito
ad una frequente convocazione di riunioni ad hoc.
Ciò si è reso necessario perché Nestlè ha deciso di andare a riorganizzare il settore dei gelati, andando a creare una joint venture con la multinazionale fino ad oggi sua concorrente R&R.
Da questa joint venture è nata una nuova società FRONERI, 50% Nestlè,
50% R&.
Questa operazione, che è ancora in fase di realizzazione, coinvolge circa
20 stabilimenti di gelato in Europa e circa 6.000 dipendenti Nestlè, capite
bene che l’impatto che ha, ecco perché il CAE sta lavorando molto intensamente in questo periodo.
Questa riorganizzazione è proprio un caso specifico di come è possibile
grazie alle informazioni recepite in sede CAE in tempo congruo avere poi
a disposizione sia appunto le informazioni, sia il tempo per poter analizzare la fattispecie, prendere una propria posizione e aprire con il datore
di lavoro un tavolo di confronto nel quale avanzare le nostre proposte al
fine di evitare situazioni sfavorevoli sia per quanto riguarda i siti produttivi
che per i lavoratori.
Questi incontri hanno una rappresentanza più flessibile rispetto alla riunione plenaria e al comitato ristretto, poiché proprio per la specificità
dell’argomento trattato possono partecipare a questi incontri anche figure
che non sono componenti del CAE ma che sono direttamente coinvolti ed
interessati dalla materia in oggetto.
Come CAE Nestlè sono stati costituiti tre Gruppi di Lavoro che di solito
si riuniscono a latere della plenaria e che stanno prendendo in esame tre
temi specifici, a seguito di alcune dichiarazioni in merito a questi argomenti fatte proprio dalla Nestlè:
- SALARIO DI SUSSISTENZA: ossia Nestlè nelle sue policy parla di “salario di sussistenza” ma ad oggi non ha ben definito di cosa si tratta.
Ecco perché questo gruppo di lavoro, vista anche l’enorme differenza
tra i vari paesi europei in questo tema (salario minino, minimi tabellari,
salari per legge, salari vitali ecc.) sta cercando di andare a definire “un
salario sotto il quale nessun dipendente Nestlè o di qualsiasi altra ditta
appaltatrice” può essere retribuito a prescindere da dove si trova a lavorare. Questo tema per noi italiani potrebbe sembrare un po' strano
ma ci sono realtà non lontane da noi dove è molto molto attuale.
- il secondo gruppo si occupa di OCCUPAZIONE DURATURA. Cosa si
intende. Ci troviamo di fronte allo scenario in cui le lavoratrici ed i lavoratori sono chiamati a restare nei luoghi di lavoro sempre più a lungo,
ecco perché diventa fondamentale non solo parlare di infortuni ma anche di “mantenimento della salute” e pertanto è fondamentale che Nestlè così come ogni altro datore di lavoro si faccia carica di creare quelle
condizioni necessarie affinché il lavoratore mantenga un buono stato
di salute. Quindi welfare, work life balance, qualità del luogo di lavoro,
investimenti mirati a questi fini ecc. In questi campi è molto importante
anche il confronto per capire come si muove nei singoli paesi o magari
in singole realtà produttive Nestlè, per prendere da esempio se ci sono
quelle azioni virtuose e chiedere che vengano implementate ovunque.
- Il Terzo gruppo analizza l’implementazione di NCE che è il metodo di
lavoro, possiamo dire la Bibbia della Nestlè nelle varie fabbriche.
Questa è in sintesi una panoramica di come è strutturato il CAE Nestlè e
di come questo lavora.
In mio giudizio sul CAE Nestlè è positivo.
Buona è la qualità delle informazioni che ci vengono fornite, e questo è
elemento essenziale per un buon funzionamento del CAE. Solo se in possesso di informazioni qualitativamente e quantitativamente buona e ricevute in tempi congrui è possibile svolgere il proprio lavoro in sede CAE,
e su questo versante appunto ritengo positiva l’esperienza fin qui maturata.
Ripeto che oltre alle informazioni che ci vengono fornite dal datore di lavoro è molto importante creare una rete sia a livello nazionale che transnazionale dove poter condividere tutto ciò che riteniamo possa e debba
essere attenzionato in sede CAE. Ecco perché molto importante è il ruolo
che deve svolgere il rappresentante in sede CAE, perché deve essere il
punto di sintesi anche tra le varie esperienze industriali presenti in un determinato paese.
Anche le risorse che vengono messe a disposizione permettono ai delegati CAE di poter svolgere il proprio ruolo in modo abbastanza adeguato.
Molto importante è anche l’ammontare delle risorse messe a disposizione
dei delegati per la formazione e anche in questo campo posso dire che
con Nestlè non abbiamo problemi, penso per esempio alla formazione in
tema di lingua inglese che le aziende ci fanno.
Sulla formazione in generale va fatta una riflessione.
Personalmente ritengo che il tema della formazione debba essere sempre più sviluppato ed arricchito.
Per le continue trasformazioni in atto, per la complessità delle materie
trattate ecc. è necessario che i delegati abbiamo una formazione continua
e costante e che appunto questa diventi non qualcosa di accessorio o
una tantum ma qualcosa di strutturale.
Ecco perché saluto e plaudo all’idea del corso di formazione on line sui
CAE che è stato appena organizzato dalla FLAI-CGIL e dalla Fondazione
Metes.
Altra nota positiva del CAE Nestlè è la presenza delle figure apicali del
management Nestlè.
Questo permette ai rappresentanti di instaurare un rapporto collaborativo
e di avviare un vero e proprio confronto diretto, seppur con tutti i limiti in
tema di contrattazione che ha per sua natura un CAE.
Il limite che fin qui ho potuto riscontrare, come avviene spesso in un modello organizzativo piradimale, è che a volte accade che in sede CAE
vengono dette e definite alcune cose che poi tornando nella pratica quotidiana vediamo essere applicate non sempre nello stesso modo.
A livello generale ritengo il CAE uno strumento utile e fondamentale e lo
sarà sempre più visto come ormai la globalizzazione ed i processi in atto
fanno si tutto sia interconnesso.
E’ pertanto necessario che anche noi facciamo un passo avanti culturale
e pensiamo appunto al CAE sempre più come un luogo chiave.
Per questo ritengo che sarebbe necessario una nostra azione a vari livelli
mirata proprio al rafforzamento e ad una parziale modifica del ruolo che
ha oggi il CAE.
Io lo vedrei sempre più come un luogo non sostitutivo o alternativo del
livello di contrattazione nazionale, ma come un luogo complementare ad
essa. Oggi è innegabile che di fronte all’organizzazione di grandi imprese
a livello transnazionale è necessario un livello di confronto “attivo” transnazionale che non può limitarsi allo scambio delle informazioni.
Oggi, a maggior ragione dopo la BREXIT è necessario ripensare l’Europa.
Noi abbiamo bisogno di più Europa e non di meno Europa, ma abbiamo
bisogno di un’Europa che non sia solo tecnocrazia e burocrazia, che risolva il problema dei vari deficit democratici oggi esistenti e che rimetta
al centro il lavoro ed i lavoratori.
Questo messaggio, ossia maggior Europa ma che sia davvero l’Europa
del lavoro e non della finanza, deve partire da noi, come da noi deve
partire la richiesta perché si vada verso una vera armonizzazione delle
norme in tema di lavoro, sicurezza, rappresentanza ecc a livello europeo.
I CAE possono essere uno strumento di impulso anche su questo. Ad
esempio quando il CAE Nestlè parla di “ Occupazione duratura” e perciò
di qualità della vita nei luoghi di lavoro, è una cosa che riguarda solo il
dipendete Nestlè o è un argomento che partendo da una situazione reale
e circoscritta può essere presa da modello di riferimento per tutti?
Ritengo che sarebbero necessari anche momenti di confronto tra i vari
rappresentanti dei vari CAE, specie come noi dello stesso settore, per
condividere proposte, per capire come lavoriamo, per creare appunto una
rete tra noi che ci permetta di crescere ed essere sempre più incisivi, inquinandoci tra noi di “buone pratiche”, al fine di poterle poi portare alla
disponibilità delle lavoratrici e dei lavoratori.
Luca Turcheria