Uccide l`amante della moglie
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Uccide l`amante della moglie
Genova 3 agosto 2006, Giovedì • 23 OMICIDIO A OREGINA Angelo Piro, padre di tre figli, sospettava che i due avessero una relazione. La vittima è Giovanni Grasso, 38 anni IL CASO Vicino a Bolzaneto Uccide l’amante della moglie Rapporti sessuali con una tredicenne «Ero consenziente» Guardia giurata scopre la coppia nella casa dei suoceri e spara. Arrestato ma lui va in carcere ue colpi di pistola, poi altri quattro in rapida succes D sione. E molti abitanti di via Gaeta, alture di Oregina, si so no accorti della tragedia della gelosia che si era appena con sumata al civico 29. Angelo Piro, 42 anni, guardia giurata, residente con moglie e figli nella vicina via Capri, ha ucci so a colpi di pistola il presunto amante della moglie, Giovanni Grasso, 38 anni, impiegato re sidente a Borzoli. È accaduto ieri notte, poco prima delle 23. È possibile che la coppia si fosse data appun tamento nella casa dei genito ri della donna, che in questi giorni sono fuori città per le vacanze estive. Angelo Piro, dalle prime informazioni che sono trapelate in serata, so spettava da qualche tempo che i due avessero una rela zione e ha raggiunto l’apparta mento di via Gaeta in abiti civili, portando con sé la sua pistola di servizio. Ha sparato, almeno due colpi su sei hanno raggiunto il “ri vale”, uccidendolo. Dalle abi tazioni vicine molti abitanti sono scesi in strada. Anche al cuni ragazzi che si ritrovano nel piazzale della chiesa di Nostra Signora della Provvi denza, che dista poche decine di metri dal luogo del delitto, si sono precipitati verso il grosso condominio. «Sembravano tuoni, tuoni strani dicono i giovani della compagnia del quartiere ci siamo avvicinati dopo pochi minuti e abbiamo sentito dire che c’era stata una sparatoria». Quattrocinque telefonate hanno raggiunto il 113, e sul posto sono intervenute tre vo lanti e una pattuglia della squadra mobile. All’arrivo dei poliziotti Piro non ha opposto resistenza, pronunciando frasi confuse che però sarebbero suonate come una mezza am missione. I dettagli sono ora al vaglio del pubblico ministero Biagio Mazzeo, titolare dell’in chiesta poiché di turno al mo mento del fatto, che ha prefe rito non ascoltare il sospetto killer dato il suo stato di choc. Gli inquirenti, dopo una per quisizione lampo nell’apparta mento, hanno ritrovato l’arma, sistemata sul tavolo della cu cina. La moglie di Piro, impie trita, ha assistito al fermo del marito, ora accusato di omici dio volontario, ed è stata lei stessa torchiata fino a notte fonda: l’obiettivo delle forze dell’ordine è infatti quello di fare chiarezza sul movente, anche se tutti gli elementi in mano al magistrato accredite rebbero la pista del delitto passionale, forse preceduto da una breve colluttazione. La notizia si è diffusa rapida mente nella zona, destando emozione. Il figlio maggiore di Piro, un diciassettenne, si è precipitato in via Gaeta per ottenere spiegazioni. Aveva capito, il ragazzo, che era suc cesso qualcosa di terribile, ma il comprensibile riserbo che ha accompagnato i primi rilie vi della Scientifica gli ha im pedito di apprendere notizie precise: è scoppiato in lacrime ed è stato bloccato mentre tentava di entrare nell’alloggio teatro del dramma. A quel punto si è allontanato con il suo scooter ma è stato rag giunto dagli agenti e per quanto possibile tranquilliz zato. Suo padre nel frattempo era in marcia verso la questu ra, dove ha reso dichiarazioni frammentarie. I fatti di ieri sera ricordano una tragedia per certi aspetti simile che si era verificata la sera del 15 maggio 2000 a San Quirico, in Valpolcevera, quando il poliziotto Domenico Rodà uccise con 15 colpi di pistola il nuovo compagno della moglie, Tonino Laconi. E c’è un’altra circostanza dram matica, che in questi giorni accomuna le guardie giurate genovesi. Esattamente un an no fa Adolfo Ferrara, 34 anni, guardia giurata, venne ucciso da un rapinatore in piazzetta Sant’Agnese, al Carmine, dove stava ritirando l’incasso di un supermarket. Un episodio tra gico, che ancora ferisce il mondo dei vigilantes, da ieri sera in subbuglio per la spara toria di Oregina. Matteo Indice Simone Schiaffino della ragazzina non lasciava spazio a dubbi: «È vero, ho fatto l’amore Lconenoluidichiarazioni spesso ma è stata una mia scelta, anche Auto della polizia sotto la casa di via Gaeta, nel quartiere di Oregina, dove si è consumato il delitto in albaro Si schianta con la moto finanziere in fin di vita n impatto devastante, tra U un’auto in svolta e uno scooter. E un uomo di 32 anni ridotto in fin di vita. Paolo Orlandini, finanziere presso il nucleo regionale della guardia di finanza, guidava il mez zo a due ruote e ora lotta tra la vita e la morte nel reparto di rianima zione dell’ospedale San Martino. L’incidente è avvenuto ieri pome riggio alle 17.40 in via Righetti, quartiere di Albaro, all’incrocio con una traversa, via Perosi. L’auto, una Volkswagen Gti station wagon gui data da G. C. commerciante di 67 anni residente nel levante cittadi no, procedeva in direzione Bocca dasse ed arrivata all’incrocio con via Perosio, ha svoltato per immet tersi nella strada laterale, com piendo una manovra consentita dalla segnaletica. Lo scooter, uno Yamaha Majesty 250 stava sopraggiungendo dalla direzione opposta, verso il centro cittadino. In sella c’era Paolo Or landini, agente della compagnia pronto impiego delle fiamme gial le, nato a Venezia e residente a Formia, in provincia di Latina. Secondo i primi accertamenti, ef fettuati dai funzionari della sezio ne infortunistica della polizia mu nicipale, la moto è giunta a pochi metri dall’auto, quando quest’ulti ma ha improvvisamente sterzato per imboccare via Perosi. Orlandini deve aver intuito la INDULTO Troppe le comunicazioni tra l’ufficio esecuzioni e la casa circondariale manovra del conducente della Golf, come testimonia la scia di frenata delle sue gomme, lunga circa due metri e mezzo. Deve aver compre so che quell’auto svoltava, ma era ormai troppo tardi: il suo Majesty si è schiantato dapprima contro lo spigolo frontale destro della Golf e poi contro la fiancata. La moto, piegata in due, è schizzata via, fi nendo la sua corsa a diversi metri di distanza, contro alcuni cassonet ti della spazzatura. Il finanziere è invece rimasto a terra, dopo aver urtato contro la fiancata dell’auto. Dietro di lui di qualche decina di metri stava so praggiungendo un altro scooter, con a bordo due donne: un medico di 36 e una sua amica di 28, che hanno assistito all’agghiacciante sequenza. G. C., il commerciante alla guida della Golf, ha subìto sol tanto ferite lievi e contusioni. S. Sch. se ero e sono molto piccola». Non è bastato per evitare che il suo amante Rolando G., 26 anni, disoccupato di Bolzaneto con piccoli precedenti penali, finisse in manette con l’accusa di vio lenza sessuale, bloccato dai carabinieri e ac compagnato nel carcere di Marassi dopo che la procura di Genova ha disposto un fermo di polizia giudiziaria: un provvedimento durissi mo ma praticamente inevitabile, che trasforma quello della Valpolcevera in un caso di scuola. L’indagine è stata condotta dai militari della compagnia Sampierdarena, che hanno fatto lu ce su una situazione di degrado familiare. In base a quanto ricostruito dai militari, Rolando G. intreccia all’inizio del 2004 una relazione con la madre della minorenne. Si tratta d’un rapporto abbastanza complesso, scandito da differenze di orari; lui è quasi sempre senza lavoro, lei impegnata come operaia e lontana da casa a seconda dei turni. In più, nell’abita zione popolare che hanno deciso di dividere, va a vivere anche Chiara, che in quel momento ha 13 anni ed è nata da una precedente relazione della donna. I suoi contatti con l’uomo sono da subito particolari, perché Rolando G. è attratto da quella bambina con un corpo da adulta, e dopo qualche mese glielo manifesta in modo palese. Lei è frastornata, forse, disorientata ma ricambia le attenzoni. E i due diventano aman ti, senza che mai vengano compiuti abusi come s’intendono comunemente. Rolando G. non deve sopraffare Chiara, per fare l’amore con lei, non è protagonista di comportamenti violenti. E però il codice penale a questo proprosito è molto chiaro: i rapporti con minori di 14 anni sono sanzionati sempre e comunque come violenza sessuale, a meno che il partner non sia anch’egli d’età inferiore ai 14, caso nel quale non è imputabile. Non è insom ma la notevole differenza d’età a costar cara all’uomo, ma il fatto che Chiara sia una tredi cenne. È la madre a rivolgersi alle forze dell’ordine, dopo aver scoperto che gli incontri con la figlia si sono protratti per quasi due anni, andando in scena puntualmente a casa quando lei era fuori per lavoro e prima che loro due tornassero a vivere per conto proprio. Si presenta in caser ma, ripercorre nel dettaglio la storia e scattano gli accertamenti. Chiara, sorpresa, viene convo cata negli uffici dell’Arma, messa a suo agio. Non sa che è stato commesso un reato, quasi cade dalle nuvole: «Sì, lo abbiamo fatto ma io ero d’accordo, io volevo e non riesco a capire cosa stia accadendo». Rolando G. ha trascorso una notte in cella, sulla sua posizione si pro nuncerà oggi il giudice per le indagini prelimi nari. M. Ind. IL PROCESSO Contenzioso da 12.000 euro con una ditta E il fax di Marassi va in tilt Assegno con firma falsa Un dipendente costretto a fare la spola tra il carcere e palazzo di giustizia banche pagano: condannate iberato martedì sera perchè aveva diritto ad ottenere l’indul Laggravato. to, è tornato in carcere poche ore dopo per tentato furto Ieri mattina durante il processo per direttissima ha ue banche avevano rego D larmente cambiato un as segno di circa 12 mila euro patteggiato una pena di quattro mesi. Ciò nonostante Giovanni Calessi, 35 anni originario di Taranto, espiata la nuova condan na, non perderà il diritto di vedersi riconosciuto lo sconto previsto dall’indulto per le pene commesse prima del maggio scorso, come prevede la legge. Il codice di procedura penale, infatti, stabilisce che il diritto all’indulto si perda soltanto se l’interessato viene nuovamente condannato a una pena superio re ai due anni. Sempre più complicato e sorprendente, dunque, questo provvedimento siglato dal Parlamento. Presso l’ufficio esecuzioni di palazzo di giustizia e gli uffici delle carceri si lavora a ritmo forzato per cercare di far fronte nei tempi più brevi possibili alle scarcerazioni previste dall’indulto. Martedì pomeriggio il fax del carcere di Marassi è andato addirittura in tilt: non ha retto la mole di comunicazion i che l’ufficio esecuzioni inviava alla casa circondariale. Così si è reso necessa rio incaricare una persona perchè facesse la spola tra palazzo di giustizia e il carcere di Marassi. Nella prima giornata in cui l’indulto è divenuto operativo, da Marassi sono uscite 60 perso ne, mentre da Pontedecimo tra martedì e le 13 di ieri ne sono uscite 38: 17 donne (delle quali 8 straniere) e 21 uomini (di cui 16 stranieri). «Siamo a buon punto», commentavano ieri gli impiegati co stretti al superlavoro all’ottavo piano del torrido palazzone a vetri (la maggior parte degli uffici è senza aria condizionata). Ma il gran caos dell’indulto non termina con il loro lavoro. Nel giro di poco tempo coinvolgerà anche i giudici. Perchè il provvedi mento interessa i detenuti la cui pena sia definitiva: ma molte delle persone rinchiuse in carcere e sono la maggior parte sono in custodia cautelare in attesa di processo. Se il reato da loro commesso non prevede una pena superiore ai tre anni, certamente attraverso i loro avvocati, presenteranno istanza di libertà e ogni caso dovrà essere deciso in camera di consiglio. Forse questo è un aspetto del provvedimento che non è stato valutato sino in fondo: lo dimostrano i commenti infuocati della maggior parte dei giudici. Elisabetta Vassallo convalidato da una firma falsa, causando un rilevante danno ad una ditta genovese: la “Sil vo’s maglieria”. Dopo una lun ga causa nei giorni scorsi il tribunale civile ha accolto il ricorso e ha condannato due istituti bancari al risarcimento della intera somma, rivalutata degli interessi, oltre alle spese legali. La decisione del giudice ono rario Giuseppe Casalino, ri guardano la Unicredit Banca s.p.a. e la Banca Popolare di Valconca, nelle persone dei lo ro rappresentanti legali. Per accertare la falsità della firma il giudice aveva provve duto a nominare un perito che non ha avuto alcun dubbio a proposito definendola “un fal so grossolano”. I fatti risalgono a ben quindi ci anni fa e la decisione del tribunale è stata così lunga e sofferta perchè inizialmente risultava essere responsabile di non essersi accorta del falso soltanto un istituto bancario che poi ha “girato”le colpe al l’altro. La sfase istruttoria è stata particolarmente compli cata, come spiega lo stesso giudice nella sua motivazione. Nelle conclusioni si eviden zia anche che l’assegno era sbarrato e quindi non avrebbe potuto essere “girato”. Invece ciò è accaduto e oltrettutto il pagamento è stato fatto non dalla banca presso la quale l’intestatario aveva il conto corrente. Secondo il giudice la negligenza è stata di tutti e due gli istituti bancari. El. V. Ringraziamento Natalia Rissetto Gallo con Cecilia, Marisa, ed Elisabetta esprimono i sen si della più profonda gratidutine al Professore Enrico Bertolotto per le straordinarie professionalità e umani tà dimostrate in occasione del proprio ricovero al Padiglione Monoblocco.