il Progetto

Transcript

il Progetto
I.S.R.A.A.
Istituto per Servizi di Ricovero
e Assistenza agli Anziani
Road map per la costruzione di un’architettura
sociale condivisa dell’area “Borgo Mazzini”
Il gruppo di lavoro
Giorgio Pavan
Aurora Uliana
Silvano Pangerc
Cinzia Marigo
1
Premessa
L’ISRAA è un ente pubblico che si occupa di assistenza a persone anziane, dispone di un
patrimonio immobiliare strumentale destinato all’assistenza e di un patrimonio immobiliare non
strumentale destinato a produrre reddito.
In questa circostanza, assume particolare rilevanza la concentrazione di immobili situati nel
quadrilatero interno alle mura della città, tra Piazzale Burchiellati, Via Manzoni, Borgo Mazzini
e Via S. Agostino. Essi sono prevalentemente destinati all’assistenza, a mini alloggi per anziani,
oltre a residenze e commerciale nelle varie coniugazioni.
All’inizio degli anni 90, venne elaborato un progetto di ristrutturazione della sede Umberto I° per
realizzare una RSA per circa 75 anziani non autosufficienti. Il progetto non venne poi attuato.
Al fine di recuperare risorse da finalizzare alla costruzione di una nuova struttura per persone non
autosufficienti in zona Santa Bona, nel 2012 l’Umberto I° è stato messo in vendita. La gara è
andata deserta.
Alla luce del momento storico che stiamo vivendo, delle trasformazioni socio economiche, delle
vicende legate alla crisi del mercato immobiliare, dello spopolamento della città all’interno del
perimetro delle mura e alla vocazione istituzionale dell’ISRAA, sono state fatte delle riflessioni
in merito all’utilizzo di questo significativo patrimonio, ponendo l’accento soprattutto sulla qualità
di vita che il centro storico della città è in grado di offrire.
Per questo motivo con la delibera 23/2013 il nuovo Consiglio di Amministrazione, insediato il
18/02/2013, disponeva di sospendere temporaneamente la vendita dell’immobile per verificare la
sussistenza di una più proficua soluzione alternativa per l’utilizzo del bene. Con la stessa delibera
si è altresì stabilito un tempo massimo di dodici mesi per compiere le necessarie verifiche e
valutazioni di merito per l’assunzione di nuove eventuali decisioni.
2
Le riflessioni finora maturate hanno portato a CREDERE che un intervento di riqualificazione sia
di assoluto valore, per la città e per le esigenze della popolazione anziana.
Una nuova architettura sociale
“Ci troviamo nel mezzo di una rivoluzione silenziosa, che va ben al di là del fattore demografico,
con importanti implicazioni di carattere economico, sociale, culturale, psicologico e spirituale”,
Organizzazione delle Nazioni Unite, New York, 1 ottobre 1998, Kofi Annan annunciando il 1999
come anno internazionale della persona anziana.
“L’atomizzazione del nucleo familiare classico, la formazione di famiglie monoparentali, le
differenti modalità abitative degli immigrati, le difficoltà dei giovani a raggiungere un’autonomia
abitativa e un allungamento della durata della vita: questo è lo scenario presente e futuro. Ed è
proprio l’invecchiamento della popolazione, con le sue ripercussioni sociali ed economiche, a
rendere necessario un ripensamento dei modelli abitativi ora utilizzabili, in quanto entro il 2050 si
stima che la percentuale delle persone in età compresa tra i 75 e 79 anni, crescerà del 44% mentre
il numero degli ottantenni, secondo i dati del ministero della salute, sarà triplicato”. (C. Casotti)
Età biologica, età anagrafica, età psicologica ed età sociale assumono, a seconda del contesto
storico in cui si manifestano, significati e approcci di cura diversi.
La qualità di vita, il benessere psicologico ed il livello di autonomia delle persone che invecchiano
in questo nuovo secolo sono il risultato dell’interazione tra alcuni importanti problemi – di tipo
medico, psicologico, economico, sociale ed ambientale – e la possibilità che le persone hanno di
risolverli.
Come noto, il fenomeno “invecchiamento” ha assunto, negli ultimi anni, proporzioni sempre
maggiori determinando una nuova architettura sociale. In Italia, le coorti over 65 sono quelle che
più stanno crescendo e questo dato va di pari passo con l’effetto derivante dall’allungamento della
vita. Si prevede infatti che la popolazione di anziani e grandi anziani sarà del 28,6% nel 2035 del
32,7% nel 2060 (De Beni, Borella, 2012).
(Fiore, 2012)
3
Il dato demografico di Treviso conferma del trend nazionale. Come possiamo notare, nel 2013,
oltre ¼ dei cittadini di Treviso ha più di 65 anni con una crescita, per questa fascia di popolazione,
del 0,24% annuo nel corso degli ultimi otto anni.
In linea con i dati nazionali, di questo passo anche Treviso nel 2030 avrà oltre il 29% di
popolazione ultra65enne, mentre nel 2060 tale dato raggiungerà circa il 36%.
.
Totale popolazione
Maschi > 65
Femmine > 65
Totale > 65
% > 65
2005
82.112
7.402
11.959
19.361
23,5%
2010
82.208
7.878
12.438
20.316
24,7%
2013
82.462
8.248
12.736
20.982
25,4%
Questa tendenza viene confermata per gli ultra75enni così come l’andamento atteso per i prossimi
decenni.
Totale popolazione
Maschi e Femmine > 75
% > 75
2005
82.112
9.832
11,9%
2010
82.208
10.613
12,9%
2013
82.462
11.119
13,5%
Altro dato di grande interesse riguarda l’andamento del grado di autonomia delle persone nel loro
processo di invecchiamento. Dai 70 agli 80 anni circa ¾ delle persone sono in piena autonomia
mentre per chi supera gli 80 anni l’autonomia rimane buona per oltre il 50%. E’ poi giusto
ricordare che circa ¼ di questa fascia d’età è in una condizione di fragilità e ¼ è in condizione di
parziale dipendenza.
Popolazione anziana per età e grado di autonomia
% autonomo % parzi. dipendente % dipendente
60 - 69
82,1
11,5
5,1
70 - 79
17,4
8,7
72,5
> 80
23,3
51,1
24,8
Fonte: Istat
I dati appena visti hanno il limite di utilizzare, per la determinazione dell’autonomia, solo gli
indicatori fisici/funzionali e più in generale lo stato di salute. Poco si dice intorno alle variabili
psicologiche come la paura, la solitudine, la depressione, il senso di inutilità e abbandono, fattori
questi altrettanto importanti, per la qualità di vita delle persone, rispetto a quelli di natura fisica.
Una prospettiva moderna, in linea con il ventunesimo secolo, richiede una visione globale della
persona che invecchia e quindi una diversa capacità, da parte delle istituzioni, di elaborare progetti
che contemplino questi nuovi scenari per la promozione del benessere di questa fase della vita.
Rivedere i concetti di salute, di fragilità e di benessere aiuta a fare un passo in questa direzione.
La salute. Sin dal 1948 l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha messo in luce una definizione
innovativa, a tutt’oggi non sempre applicata, dove il concetto di salute va oltre il classico
paradigma biomedico che la fa coincidere con l’assenza di malattia o con la dipendenza. Il nuovo
paradigma promuove la salute “come uno stato di completo benessere fisico, mentale e
sociale”. Questa importante evoluzione permette, nel caso dell’invecchiamento, di parlare di salute
anche in presenza di malattie più o meno invalidanti, ancorché croniche e degenerative, che
possono caratterizzare una parte della vecchiaia. Comunque sia, in ogni condizione, diventa
possibile parlare in termini costruttivi di salute per la persona anziana all’interno del proprio
processo evolutivo.
4
Questa nuova prospettiva stravolge la concezione di invecchiamento come sinonimo esclusivo di
malattia e fragilità e richiede, per essere compresa, di accogliere nuove variabili concettuali tra cui
una dimensione soggettiva di realizzazione e protagonismo individuale e/o collettivo.
In letteratura, per spiegare lo sviluppo individuale nel corso dell’invecchiamento, si fa riferimento
a tre sistemi che influenzano e regolano la natura dello sviluppo nel corso della vita:
- l’ontogenesi (l’età della persona);
- l’evoluzione (il contesto storico sociale nel quale la persona vive);
- il non normativo (le scelte personali che le persone fanno).
La fragilità. Con l’avanzare dell’età la condizione anziana può presentare diverse forme di
fragilità. In letteratura un anziano fragile è una persona di età avanzata, affetta da più malattie,
anche croniche, a volte instabili, frequentemente non autonomo, nel quale sono spesso presenti
problematiche di tipo socio-economico, tra cui l’isolamento sociale e la povertà.
L’aspetto interessante della fragilità dell’anziano è che le determinanti fisiche e biologiche, se
compensate sul piano assistenziale, diventano meno incisive rispetto ad altri fattori non biologici
come l’ambiente, le relazioni, l’autonomia economica, gli aspetti psicologici.
La condizione di fragilità risulta quindi correlata ad una serie di fattori non organici che ne
influenzano fortemente l’evoluzione.
Ne risulta che non è la vecchiaia di per sé il problema, ma piuttosto la possibilità del proprio
contesto di rispondere in modo adeguato alle carenze/difficoltà/accidenti nelle quali può incorrere
la persona che invecchia in un determinato periodo della propria vita.
Se da un lato la dimensione biologica e fisica dell’invecchiare è facilmente percepibile
dall’esterno, risulta molto più complesso capire quale idea la persona ha del proprio
invecchiamento, in una mescolanza di sensazioni tra la paura di ammalarsi, di perdere l’autonomia,
di morire e le richieste sociali e culturali che spingono ad allontanare la linea di demarcazione
dell’invecchiamento stesso.
Se ne desume, in via definitiva, che la fragilità viene posticipata o quantomeno diminuita
nelle sue conseguenze se la persona è inserita in una adeguata rete sociale, se non soffre di
solitudine, se può disporre di una supervisione assistenziale, anche leggera, che può aiutare la
persona in qualche piccolo problema di origine fisica o psicologica.
Il ben-essere psicologico. La preoccupazione del “chi si prenderà cura di me” spesso patologizza
la progettualità di vita in età avanzata e le persone corrono il rischio di non usare le risorse ancora
presenti. A giocare un ruolo negativo in questo senso, concorre un modo stereotipato (ageismo
culturale) di intendere la vecchiaia che tende ad omologare l’invecchiamento come fenomeno
unidimensionale, con il rischio di prendere in considerazione solo la parte patologica.
Definire in termini nuovi l’invecchiamento richiede un grande impegno sugli aspetti culturali.
Pensare ad un invecchiamento attivo e di benessere, mette in luce la forte relazione tra il benessere
personale e il benessere collettivo, creando tra il singolo ed il mondo che lo circonda, uno scambio
fatto di collaborazione e possibilità di cogliere occasioni favorevoli per potenziare il proprio
sviluppo nell’arco di vita.
Tale precisazione ci porta a mettere in evidenza il protagonismo del singolo nella costruzione
attiva del proprio invecchiamento, nell’eterogeneità di ogni esistenza interrelata alla comunità di
riferimento. Un orientamento che spinge in questa direzione e che può aiutare a mettere in luce
quanto sia importante l’impegno personale in un’ottica di apertura all’altro, è il modello
multidimensionale del well-being psychology (Ryff, 1989). L’autrice individua sei dimensioni
necessarie per la costruzione del proprio benessere psicologico:
• l’auto accettazione: riconoscere ed accettare le proprie caratteristiche, nutrendo sentimenti
positivi verso la vita;
• la crescita personale: vedere se stessi in continuo sviluppo, promuovendo l’apertura verso le
diverse esperienze di vita, sentendo realizzate le proprie potenzialità;
• una relazione positiva con gli altri: avere relazioni interpersonali soddisfacenti e
caratterizzate dalla fiducia reciproca;
5
•
•
•
l’autonomia: la capacità di resistere alle pressioni sociali, di valutare se stessi mediante
standard personali;
il dominio sull’ambiente: coltivare il senso di padronanza e competenza nel gestire
l’ambiente, capacità di controllare, scegliere e utilizzare contesti adeguati per i bisogni ed i
valori personali;
lo scopo di vita: avere un senso di direzionalità, avere la sensazione che la propria vita
passata, presente e futura abbia significato.
Ancora una volta, e in definitiva, le considerazioni fondamentali per un progetto come Borgo
Mazzini risiedono nel considerare il processo di invecchiamento in un’ottica multidimensionale
e valoriale.
6
Un’idea di città
Si ritiene che la riqualificazione dell’area in questione, possa rientrare nel paradigma di “SMART
CITY”, o quanto meno sia aderente ai contenuti che inquadrano questa definizione.
Quello che seguirà vuole essere uno stimolo per il miglioramento degli ambienti di vita in un luogo
della città frequentato da un numero importante di persone anziane, anche con scarsa autonomia.
Lavorare assieme per creare un ambiente di vita a misura di anziano, ovvero per consentire una
vecchiaia “autonoma, sicura, di relazione, senza barriere, di comunità, intergenerazionale”, ci
sembra essere un importante OBIETTIVO COMUNE da perseguire con buona volontà e
determinazione.
7
Patrimonio immobiliare
Gli immobili racchiusi nel quadrilatero individuato in premessa, che potrebbero risultare funzionali
ad un programma di riqualificazione immobiliare e sociale dell’area, sono:
Casa Albergo
Viale III Armata n. 2.
Realizzato all’inizio degli anni 70.
Ospita n. 54 anziani non autosufficienti e n. 114 anziani autosufficienti.
Casa Salce
Treviso in Borgo Mazzini n. 48.
E’ la sede amministrativa dell’ISRAA.
Risale ai primi anni del 1800 ed è in buone condizioni.
8
Umberto I°
Ubicato in Treviso, Borgo Mazzini.
Edificio del XVI secolo (circa 1550).
È chiuso dal 01.03.2013. Dopo un’infruttuosa asta, esperita per la sua vendita, deliberata dalla
precedente amministrazione autorizzata dalla Regione del Veneto, sono attualmente in corso studi
sul suo futuro assetto per un eventuale utilizzo a servizio della popolazione anziana della città.
Pensionato Tito Garzoni
Via Manzoni n. 39.
Edificio del 1800.
E’ stato occupato fino al 2013. E’ attualmente inutilizzato. Come per l’Umberto I° sono in corso
delle riflessioni sul suo futuro assetto a servizio della popolazione anziana della città.
9
“Mini Alloggi”
Sotto tale denominazione si fa riferimento a un complesso di unità immobiliari, ubicate in Treviso
in Borgo Mazzini ai civici n. 24, 37, 51.
Il civico n. 24 è composto da n. 12 mini alloggi, attivati nel 1992. In buone condizioni, ospita
attualmente n. 12 anziani.
Il civico n. 37 è composto da n. 12 mini alloggi, attivati nel 1982. In buone condizioni, ospita
attualmente n. 12 anziani.
Il civico n. 51 è composto da n. 8 mini alloggi, attivati a inizio anni 1982. In buone condizioni,
ospita attualmente n. 8 anziani.
Casa Suore.
Borgo Mazzini, 13.
Attualmente inutilizzato, necessita di un radicale intervento di ristrutturazione.
Sono in corso valutazioni se ricondurre tali interventi all’interno dell’eventuale recupero del
fabbricato Umberto I°.
10
Altri fabbricati in Viale Burchiellati, n. 76, 78 e 80.
Si tratta di una palazzina terra-cielo, ove sono ricavati n. 1 appartamento, n. 1 negozio e n. 1
magazzino. Sono tutti affittati (tranne parte del magazzino data in comodato al Comune di
Treviso). L’appartamento al n. 76 ha un canone d’affitto particolarmente basso. Sono state
intraprese azioni per liberarlo.
11
Valori istituzionali e scelte d’impresa
L’ISRAA si è finora dedicato, con competenza e professionalità, al perseguimento dei propri fini
istituzionali concentrando il proprio interesse sul tema dell’assistenza, nelle diverse forme della
residenzialità, alle persone anziane non autosufficienti.
Recentemente, nell’ottica della modernizzazione delle strutture residenziali, è stata realizzata una
qualificata rete di assistenza territoriale per le persone affette da demenza e per le loro famiglie.
Questo ha è permesso all’ISRAA di aprirsi al territorio sviluppando nuove strategie, integrando
questi nuovi obiettivi a quelli già consolidati dall’esperienza della residenzialità.
Ora siamo di fronte a nuovi importanti cambiamenti sociali. Si tratta di questioni importanti
collegate all’invecchiamento della popolazione, quali la salute, la fragilità, l’isolamento ambientale
e la solitudine psicologica, i bisogni economici e quelli sociali, l’importanza di una rete di sostegno
orizzontale e la necessità di promuovere un invecchiamento di successo. Tutto ciò si impone con
forza alle istituzioni, come l’ISRAA, le quali sono chiamate a rispondere a queste nuove istanze, in
modo nuovo, coerente e concreto, in linea con i tempi in cui viviamo.
Con questo progetto l’ISRAA intende dare il proprio contributo in questa direzione, ampliando il
proprio “core” d’impresa, delineando come linea strategica di crescita aziendale, per i prossimi
anni, l’attenzione all’anziano autosufficiente desideroso di migliorare la propria condizione di
vita attraverso la scelta dello SMART COHOUSING.
12
Criteri ispiratori
Attuare un intervento di riqualificazione di questo tipo, per gli aspetti strettamente legati alle
questioni istituzionali dell’ISRAA (servizi di assistenza e ricovero alle persone anziane) sarebbe
un’importante sinergia con le attività già esistenti nell’ambito d’intervento in termini di logistica,
ma soprattutto in termini di QUALITA’ ambientale e della vita, da proporre ad un’utenza che,
per questioni non solo anagrafiche, potrebbe essere potenzialmente soggetta ad emarginazione.
E’ l’ipotesi di tante famiglie mononucleari o qualche volta binucleari, sempre più numerose,
composte da persone ultra75enni con scarse relazioni sociali ed un livello di autonomia in
progressiva diminuzione. Si tratta, ad esempio, di anziani che abitano da soli, in contesti periferici,
spesso isolati, in abitazioni di dimensioni generose, costruite all’epoca pensando ai propri figli.
Oppure di anziani che vivono soli, chiusi nel proprio appartamento, che convivono con la paura di
stare male e non avere nessuno che li aiuta, oppure con il timore che qualche malintenzionato
possa penetrare nella propria abitazione per rubare, magari con il rischio di subire percosse e
violenza. Oppure anziani che nel contesto dove vivono spendono troppo per cose di cui non
sentono più la necessità, come ad esempio una grande casa, un grande giardino, ma anche più
semplicemente bollette per l’energia ed il riscaldamento inutilmente elevate. Infine anziani, spesso
maschi, che rimanendo soli hanno grandi difficoltà a riorganizzarsi per una vita in autonomia.
L’ipotesi che stiamo avanzando, se realizzata, consentirebbe ai nostri anziani di invecchiare
in un contesto di vita socio-ambientale SICURO, PROTETTO e in RELAZIONE con gli
altri.
Facendo proprio un condivisibile scritto di Ebe Quintavalla in IPAB oggi del 3/2000:
“Ha senso restare a casa propria se si sta all’interno di un contesto di vita che possa essere
riconosciuto come un luogo di appartenenza più vasto del perimetro del proprio appartamento”.
“Si è dentro un contesto di vita se si può contare in un minimo di legami sociali e di sicurezza
protettiva che danno senso alla vita quotidiana e ai rischi di una routinarietà tutta avvitata su se
stessa, fatta di solitudine e priva di eventi”.
“In quest’ottica che vede la sicurezza dell’abitare coniugata strettamente alla possibilità di stare
in relazione con gli altri vanno riadattati gli appartamenti, riconvertiti alloggi, recuperati cortili
ripensati i quartieri intesi questi, come comunità di radicamento leggero e di possibile socialità
del quotidiano sopratutto per quella fascia di popolazione che come quella dei più anziani sono gli
abitanti a tempo pieno dei quartieri e i loro custodi”.
Come anche enunciato nella Dgr.84/2007 della Regione del Veneto, che determina le condizioni
strutturali ed organizzative per l’autorizzazione all’esercizio e per l’accreditamento degli edifici
destinati ad ospitare persone anziane: ”…la struttura deve essere posizionata in contesti urbani già
consolidati, in modo da essere inserite in centri di vita attiva.,,,”
13
L’ipotesi di lavoro
“Favorire una comunità residenziale solidale diventa una questione prioritaria. Considerare il
tema dell’abitare come fulcro delle nuove politiche di sostegno alla vecchiaia, significa progettare
modelli costruttivi che favoriscano i rapporti tra i residenti e allo stesso tempo rispettino il
desiderio di autonomia, ciò con la prospettiva di mantenere l’autonomia in una casa adeguata,
senza barriere in un luogo dove sentirsi sicuri ed essere sicuri e contrastare la solitudine, con la
possibilità di ricevere alcuni servizi di base”. (C. Casotti)
L’analisi della realtà
Dall’approfondimento degli argomenti che intrecciano le dinamiche demografiche con quelle
sociali e quelle psicologiche, sono emersi alcuni importanti fattori determinanti che vengono qui
brevemente riassunti:
• la prospettiva demografica: per i prossimi trent’anni si assisterà ad un continuo e progressivo
invecchiamento della popolazione, fenomeno che riguarda in particolare le aree urbane;
• il cambiamento nella composizione strutturale della nostra società: ci sarà un significativo
aumento delle famiglie mono e bi nucleari, composte prevalentemente da persone anziane;
• la nascita di una nuova idea di invecchiamento: non si configura più come un periodo
regressivo e buio della vita ma piuttosto come una grande opportunità di vivere per un lungo
periodo in condizione di autonomia e benessere;
• il venire meno dei progetti di vita legati a modelli familiari ed abitativi del passato: viene
meno l’ipotesi della permanenza dei figli nelle abitazioni dei genitori, costruite con dimensione
generose proprio per rispondere a questa desiderio;
• l’incidenza di fattori sociali contingenti: la paura delle persone anziane di vivere da sole, in
contesti isolati, a fronte di una cronaca quotidiana ricca di furti, infrazioni e violenze perpetrati
spesso nei confronti delle persone anziane in condizione di isolamento e di fragilità;
• la salute: il timore che, con l’andare degli anni, possano manifestarsi dei problemi di salute,
anche improvvisi, di fronte ai quale le persone anziane, che vivono sole, hanno paura in quanto
non si sentono in grado di rispondere come sarebbe necessario.
Per rispondere a questa realtà, che esprime i nuovi bisogni collegati all’invecchiamento della
popolazione nel ventunesimo secolo nella città di Treviso, tenuto conto:
• del momento storico che stiamo vivendo;
• delle trasformazioni sociali, economiche e culturali in essere;
• delle vicende contingenti legate alla crisi del mercato immobiliare;
• dello spopolamento della città all’interno del perimetro delle mura;
• alla vocazione istituzionale dell’ISRAA;
l’idea è di ripensare a questi luoghi pensando che una vita migliore, qui, anche per le persone che
invecchiano, è possibile.
Perché l’idea di Borgo Mazzini
Borgo Mazzini è un’area di straordinaria bellezza e ricchezza, che fa parte della storia di Treviso,
dove non esiste edificio che non abbia, nel raggio di 300 metri, tutti i generi ed i servizi di
prima necessità.
La tipologia ed il numero di esercizi commerciali, di chiese, di luoghi di aggregazione, la presenza
per due volte la settimana del mercato cittadino, produce e mantiene un’intensa e quotidiana rete di
relazioni che per una persona anziana, quasi sempre sola, funge da vera e propria rete di sostegno.
E’ da questo patrimonio, strutturale e sociale, di Borgo Mazzini che dobbiamo partire per
costruire, nel pieno rispetto della storia e delle tradizioni, un graduale processo di adeguamento
che integri le esigenze delle persone anziane con quelle dell’intera collettività. Si tratta di una
riqualificazione fisica e funzionale degli spazi della vita quotidiana, che sia compatibile con il
14
miglioramento delle condizioni di vita di tutti i cittadini, indipendentemente dalle diversità
culturali, etniche, fisiche, di genere e di età che li caratterizza.
E’ la promozione di un’idea più globale del vivere, che tiene assieme, al contempo, la
specificità dell’abitazione, della casa, con l’intero tessuto urbano, il quartiere entro il quale la
vita si svolge.
La città diviene, sempre di più e per tutti, un obiettivo trasversale nelle politiche edilizie e
urbanistiche, oltre che sociali. Non a caso a livello internazionale viene sempre più usata la
nozione di universal design per indicare una nuova filosofia progettuale che, a partire dalle
esigenze della parte più fragile della popolazione, quali gli anziani, le persone disabili, i bambini,
si preoccupa di costruire un habitat più umano e vivibile che includi le differenze e non le releghi
in una sfera ulteriormente marginale e inattiva.
Quale abitare in Borgo Mazzini
Questo progetto si fonda sull’ipotesi di dotare l’area del quadrilatero di Borgo Mazzini di
piccoli nuclei residenziali, costituiti da diverse soluzioni di alloggi autonomi aperti al
quartiere, per dare risposta a quella fascia di anziani che non hanno la possibilità di adeguare il
proprio alloggio o preferiscono trasferirsi in un’abitazione già realizzata secondo criteri di
accessibilità, sicurezza e confort.
Il benessere delle persone anziane tende, con l’avanzare dell’età, a differenziarsi dal resto della
popolazione, sia per la loro capacità di fare fronte agli stress derivanti dal livello di rumore, dalla
luminosità intensa, dalle escursioni caldo/freddo, sia per le abitudini di vita che comportano la loro
maggiore presenza in luoghi chiusi in situazioni prevalentemente protette.
Per questi motivi è necessario creare condizioni di vita più confortevoli rispetto all’ordinario.
In linea generale, l’alloggio a cui pensiamo dovrà essere di dimensioni adeguate ma essenziali,
non solo per problemi di costo, ma anche perché uno spazio più ridotto è più facilmente
percepibile e gestibile, cercando comunque di evitare, per quanto possibile, il ricorso ad indistinti
monolocali giorno/notte che inducono l’anziano a privilegiare il bisogno di riposo ad una vita
attiva.
Una progettazione flessibile degli spazi e degli impianti consentirà di predisporre l’alloggio a
potenziali successive modifiche distributive, creando nuovi ambienti per eventuali nuove necessità
(ad esempio per ospitare qualcuno, per consentire delle assistenze temporanee, ecc.).
Alcune idee di indirizzo
Dentro casa: si tratta di organizzare lo spazio abitativo in modo protesico, ergonomico, domotico.
Alcuni esempi: sarà necessario prevedere interventi tecnologici a sostegno della vita domestica
quotidiana che garantiscano alcune condizioni di sicurezza significative per gli anziani: rilevatori
di fumo, di perdite di gas e di acqua, segnalatori di emergenze sanitarie. Sistemi di facilitazione di
operazioni gravose come il sollevamento elettrico degli avvolgibili, l’apertura e la chiusura delle
porte, l’accesso facilitato ai pensili, la rubinetteria facilmente fruibile, infissi che consentono la
visuale verso l’esterno anche da seduti, piani di lavoro e contenitori regolabili in altezza.
Predisposizione di impianti di sollevamento elettrico, apri porta elettrici, pareti predisposte per
successive installazioni di impianti per il sollevamento di persone. E’ inoltre importante facilitare
la riconoscibilità degli spazi degli accessi e dei percorsi, ricorrendo agli strumenti della
progettazione e differenziazione costruttiva.
Il sostegno all’autonomia: sviluppare una rete di servizi di supporto alla domiciliarità degli
anziani, correlata ai loro effettivi bisogni e al contesto territoriale in cui l’anziano vive. Valorizzare
le forme di assistenza leggera come il volontariato, le associazioni, le rete amicali e parentali,
ricorrendo quando necessario all’intervento più strutturato di tipo professionale.
E’ importante dare precisi punti di riferimento ai quali rivolgersi in caso di necessità, che aiuti a
trovare soluzioni ai problemi di occasionale indisponibilità o disagio temporaneo come ad es. un
aiuto nel fare la spesa, nell’essere accompagnati per acquisti, per la visita medica, per la pulizia
dell’alloggio, per i piccoli lavori di manutenzione da fare in casa. Questa presenza migliorerebbe
15
sensibilmente il grado di sicurezza percepita. Questa attività può richiedere la presenza di un
portiere/custode, di un nucleo familiare, di un referente di comunità che viene nell’edificio e si
preoccupa di svolgere questo compito di sostegno quotidiano. Tale servizio può essere svolto
anche da soggetti esterni pubblici, privati o dal volontariato, all’interno di un chiaro quadro di
accordi di tipo istituzionale.
Un ruolo centrale sarà svolto dall’organizzazione dell’ISRAA che nella stessa area è presente
con tante professionalità in grado di fungere da punto di riferimento.
L’importante è che venga data la possibilità ad ogni inquilino di attivare facilmente le richieste
utilizzando sistemi di comunicazione collegato ai singoli alloggi e che gli interventi siano garantiti
sul piano della qualità e della sicurezza degli anziani.
L’autodeterminazione: per sviluppare vita attiva ed autonomia, è necessario promuovere politiche
aperte di partecipazione da parte degli anziani. Dovranno dunque essere stimolate e garantite tutte
le forme di autodeterminazioni, nel rispetto di una vita autonoma ma in contesto collettivo, quindi
rispettosa delle scelte e delle libertà altrui.
Fuori casa: è necessario migliorare i livelli di sicurezza soprattutto negli itinerari che
caratterizzano le tappe fondamentali della vita quotidiana degli anziani, attraverso interventi che
riducano i luoghi a rischio e che incentivino una cultura di solidarietà, partecipazione e controllo
sociale.
E’ essenziale che l’anziano possa mantenere il contatto con l’esterno con percorsi pedonali e di
attraversamento tra i principali servizi di quartiere presenti nel contesto.
Sviluppare sistemi di mobilità flessibile soprattutto attraverso una progettazione integrata e
sostenibile, mobilità pedonale e ciclabile, trasporto pubblico e privato.
Spazi collettivi da destinare alla relazione, dove favorite le forme di autogestione e di
organizzazione condivisa che coinvolgano gli stessi anziani nel tessuto sociale del territorio.
Particolare attenzione dovrà essere prestata alla definizione degli spazi abitativi all’esterno che
dovranno intrinsecamente creare occasioni di incontro, incoraggiare gli scambi, favorire pratiche
occupazionali semplici ma gratificanti come il giardinaggio, gli orti, i campi di bocce, percorsi di
vegetazioni stagionale.
16
Potenzialità del sito
Nuovi spazi urbani.
Ristrutturare edifici secondo le diverse soluzioni abitative abbozzate – appartamenti, mini alloggi o
piccole comunità – da mettere poi a disposizione degli anziani può non essere sufficiente. Affinché
l’operazione produca un valore aggiunto di tipo sociale, è necessario che questi edifici si
inseriscano in un tessuto urbano più vasto pensato per la qualità della vita dei residenti. Un luogo
dove tutte le persone, in particolare quelle anziane, possano vivere in sicurezza, senza barriere,
facilitati da un contesto che possa andare incontro, per come è concepito, alle disabilità che
l’invecchiamento naturalmente comporta. Proponiamo qui di seguito alcune riflessioni che
potrebbero diventare proposte sulle quali poter lavorare.
Alcuni numeri
L’assetto attuale della disponibilità in termini di posti letto è di 168 p.l presso Casa Albergo, 42
dei quali per persone non autosufficienti, oltre a 32 p.l. in mini alloggi per persone autosufficienti.
In linea di massima, l’assetto finale dell’ipotesi in questione aggiungerebbe circa 60 p.l. in mini
alloggi e piccole comunità alloggio per anziani autonomi.
La pedonalizzazione
Come accennato, l’area interessata (vedi figura sottostante) esprime una potenzialità abitativa,
comprendendo la Casa Albergo ed i 32 mini alloggi esistenti, di circa 260 persone anziane, di cui
circa 200 sostanzialmente autonomi.
L’area che collega Casa Albergo all’Umberto I° si presenta come una zona ad alto rischio per il
notevole flusso di traffico automobilistico presente. L’ipotesi di pedonalizzare un tratto di
Borgo Mazzini prospiciente l’ingresso della sede Umberto I° può semplificare notevolmente
il problema della mobilità degli anziani.
17
L’apertura pubblica
L’Umberto I° dispone di una corte interna, un chiostro ed un’area adibita a parcheggio. Si tratta di
aree da restituire ad una nuova fruibilità, anche all’uso pubblico, sottolineando quei temi del
paesaggio urbano che legano la nostra città all’acqua. Uno dei cortili è attraversato dal canale
Convertite.
Gli spazi di socialità e convivialità
I fabbricati interessati dal piano di recupero prospettano dei giardini interni particolarmente
interessanti che, se attrezzati secondo i canoni dei giardini protetti, sarebbero di rinnovato interesse
e fruibilità da parte degli ospiti delle due strutture.
L’accessibilità universale
Si tratta di avviare un piano per la sistemazione e l’abbattimento delle barriere architettoniche
secondo le linee guida I.C.F. (classificazione Internazionale del Funzionamento, della Disabilità e
della Salute) di tutti gli edifici e residenze, nonché per la rete dei collegamenti pedonali tra i vari
edifici e delle aree antistanti i fabbricati. Con la possibilità di pedonalizzare aree quali il tratto
di Borgo Mazzini prospiciente l’ingresso della sede Umberto I°, permetterebbe di agevolare
gli spostamenti autonomi degli anziani, ancorché disabili, tra le varie sedi ed in autonomia,
anche in contesti potenzialmente pericolosi a causa di mezzi di trasporto a motore.
La qualità edilizia
Per rispondere a questo criterio vengono riportati alcuni concetti chiave:
• Ecologia. I sistemi costruttivi, tecnologici e materiali dovranno essere ad alta eco
compatibilità e permettere un adeguato risparmio energetico. In questa dimensione andrà
affrontato anche il tema della riduzione della presenza di mezzi di trasporto a motore
all’interno degli ambiti di progetto, limitando i parcheggi degli autoveicoli alle necessità
assistenziali e di soccorso, promuovendo, al contempo, aree per park bici e mobilità
agevolata con veicoli elettrici per utenti disabili nell’ambito del quartiere.
• Ergonomia. Gli spazi e gli arredi dovranno essere studiati secondo i principi del buon
rapporto tra le caratteristiche delle persone e le attività che le stesse devono fare all’interno
degli ambienti.
• Rete. Gli edifici interessati dovranno essere collegati in termini di sistemi tecnologici di
comunicazione e controllo, ma anche con semplici percorsi pedonali agevolati.
• Tecnologia. Si dovranno adottare sistemi di controllo e gestione con interfaccia semplice ed
amichevole, tale da non indurre confusione negli utilizzatori.
18
•
Flessibilità e modularità. Gli spazi residenziali, commerciali e direzionali, dovranno essere
progettati in modo da adeguarsi ai futuri possibili cambiamenti della domanda. Le unità
abitative (comunità alloggio o appartamenti) dovranno essere flessibili, tali da soddisfare
sinergicamente le più disparate richieste. Per esempio: gli eventuali monolocali, dovranno
potersi aggregare, con pochi accorgimenti, per ottenere appartamenti più ampi, per coppie o
per ospitare assistenti, o per altre necessità. Così come unità abitative più grandi,
all’occorrenza, dovranno potersi ridimensionare.
La destinazione d’uso
La residenzialità dedicata alle persone anziane autonome, ivi connessi tutti gli spazi e servizi
dedicati alla socialità ed ai servizi, sono l’elemento dominante della destinazione d’uso degli spazi
disponibili in quest’area.
Potrà risultare di interesse la possibilità di dedicare alcuni spazi, a piano terra dell’Umberto I° o in
siti attigui, da dedicare ad attività commerciali o direzionali, magari utili proprio ai residenti o
comunque di interesse per la comunità.
I lavori verrebbero svolti per stralci funzionali in base alle disponibilità economiche e alla
disponibilità dei fabbricati, essendo alcuni affittati.
19
Aspetto economico
Il costo
Nel considerare i costi complessivi dell’opera, dobbiamo tenere conto che le stime sono del tutto
indicative in quanto:
- si tratta di una valutazione di massima ottenuta con un criterio di stima comparativa con
interventi simili e dal confronto con professionisti del settore;
- è un intervento di radicale ristrutturazione dei fabbricati citati secondo un’ipotesi progettuale
non ancora definita.
Il dato economico emerso può riassumersi come segue:
Importo lavori per ristrutturazione
Oneri a disposizione dell’amministrazione .
Importo totale lavori
€ 10.100.000
€ 3.900.000
€ 14.000.000
L’importo dei lavori è ovviamente variabile a seconda del tipo di progetto e, pertanto, il dato è
suscettibile a variazioni.
Una delle possibili opzioni per rendere la spesa una variabile controllata potrebbe essere di
sviluppare un concorso di progettazione fissando un budget di realizzazione non superabile.
Reperimento risorse
Le ipotesi da considerare per il reperimento delle risorse sono diverse, tra loro integrabili:
• Alienazione patrimonio esistente. Un piano di dismissione che preveda la vendita di
immobili ritenuti non significativi, eccessivamente onerosi e non funzionali alle attività
dell’ente, secondo la stima tratta dall’ammortamento fabbricati 2012, potrebbe fruttare
circa € 9.000.000,00.
• Ricerca benefattori. Una sorta di finanziamento dal basso, col quale raccogliere fondi da
persone o gruppi di persone, che condividano l’idea e partecipino concretamente attraverso
l’elargizione di somme di denaro alla realizzazione del progetto o parte di esso. In cambio
di citazioni o titolazioni di edifici o parte. (crowd founding). Queste somme non sono
quantificabili, tuttavia, in un passato anche recente vi sono stati contatti ed elargizioni
spontanee, anche significative, pur in assenza di mirate azioni dell’ente, che suggeriscono
potenzialità quantomeno da esplorare. Si pensa che uscire con un programma di marketing
immobiliare in questa direzione, possa intercettare sensibilità latenti.
• Sponsorizzazioni. Ricerca di ditte od operatori ad elevata responsabilità sociale, che
possano contribuire al progetto, con elargizioni, donazioni o prestazioni d’opera o dazione
di materiali gratuite. In cambio di citazioni o titolazioni di edifici o parte (fund raising).
• Affitto vincolato. Per le attività commerciali potrebbe essere ipotizzato un contratto
d’affitto a canone anticipato (dalla consegna di lavori), a fronte del quale verranno dati in
uso gli spazi convenuti, per un tempo congruo a rientrare dell’investimento. (affitto con
riscatto-buy to rent).
• Mutui fondiari.
• Fondi europei. Questa area dovrà essere approfondita. Si veda ad es. programma Horizon
2020 (http://www.apre.it/ricerca-europea/horizon-2020/).
20
Metodo
Percorso progettuale.
Definita la volontà da parte dell’amministrazione di restituire alla comunità cittadina questo
importante patrimonio immobiliare, si tratta ora di individuare e concordare, con i diversi attori
sociali, istituzionali e non istituzionali, una ROAD MAP che consenta di fare, insieme, dei
significativi passi in avanti in questo progetto in un’ottica di condivisione.
Il percorso progettuale ha come sfondo culturale e metodologico il tema della progettazione
partecipata.
Attraverso le modalità che verranno stabilite assieme agli Enti che con l’ISRAA sono chiamati a
definire il quadro delle soluzioni possibili (Comune, Provincia, Regione, ULSS 9), si tratta di
andare a definire i principali elementi per la costruzione di un capitolato di progettazione da porre
in gara per affidamento di incarico di progettazione secondo le modalità di legge.
Nello specifico, in questa prima fase, dopo le consultazioni istituzionali, vi è l’esigenza da parte di
questa amministrazione di consultare i soggetti potenzialmente interessati (stakeholders) da una
simile iniziativa, per raccogliere tutte le informazioni ed i suggerimenti utili per decidere, in via
definitiva, se si tratta di una strada percorribile, e in che termini, oppure, di una strada da non
percorrere.
21