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Seguimi
(Matteo 9:9)
Ed egli, alzatosi, lo seguì
PUBBLICAZIONE TRIMESTRALE DELLA CHIESA DI DIO UNIVERSALE 2006-2
di Joseph Tkach e Neil Earle
Che ora è
Neil Earle
Q
uante volte al giorno chiediamo:
“Che ora è?”
Sembra una domanda abbastanza
semplice, finché non ci fermiamo a
pensarci. Allora capiamo che non è poi
così semplice.
Consideriamo che, prima del 1800,
segnare il tempo era un evento locale.
Nell’Europa medievale l’orologiaio della
città era l’uomo chiave. Egli regolava il
tempo ufficiale a seconda di quando il
sole raggiungeva lo zenit ogni giorno.
Però, questo sistema era poco preciso.
Quando si svilupparono gli orologi da
taschino, le persone che viaggiavano da
una città ad un’altra spesso dovevano
aggiustare, letteralmente, il loro
orologio, portandolo da un tempo
all’altro.
Poi, nel 19° secolo venne il tempo
della ferrovia. Per i problemi d’orario,
le questioni di tariffe sul trasporto merci
e l’importanza della consegna di quelle
deperibili, il problema del tempo divenne
molto più cruciale. Nel 1878, un
canadese, Sandford Fleming, divenne un
eroe nazionale per aver diviso il mondo
nei 24 fusi orari, che oggi usiamo.
Così, gli Stati Uniti hanno nove fusi
orari che si estendono dal Main al Guam.
La vecchia Unione Sovietica aveva 12 fusi
orari! Anche oggi la Russia, così grande
ed estesa, ha adottato un orario legale
permanente per il risparmio della luce
del giorno; e ogni regione è un’ora avanti
rispetto all’orario solare.
Una questione piuttosto complicata.
Nevvero?
Il tempo di Dio
C’è voluto il Congresso degli Stati Uniti
con la messa in atto dell’ora solare, per
rendere obbligatori i quattro fusi orari
negli USA. Altrimenti, le ruote del
commercio si sarebbero fermate
velocemente con grande stridore. Il
tempo è importante ancora di più per
Dio. E il sistema biblico del tempo è un
po’ più deliziosamente complicato di
quanto sembra a prima vista.
Richard Kromer sintetizza, appropriatamente, tale sistema in questo modo:
“La storia ha un inizio con Dio, il suo
centro con Cristo e la sua fine con la
consumazione finale e il Giudizio
Universale”.
Effettivamente, la Bibbia ha molto
rispetto del tempo. Dio sta compiendo i
suoi propositi attraverso il tempo. D’altro
canto, Dio non è neanche strettamente
legato al tempo.
Da un certo punto di vista il tempo è
un’entità creata. Un giorno è il tempo
che impiega la terra per ruotare intorno
al proprio asse. Un anno è la misura della
sua orbita intorno al sole. Ma è diverso
su Marte o Venere. Così, il tempo, in
questo senso, è un’entità relativa e
materiale. Ma questo è solo uno dei modi
per contare il tempo.
Nel Nuovo Testamento, in lingua
greca, molte parole alludono al tempo.
Una è chronos, da cui deriva la nostra
parola “cronologia”. Questo è il tipo di
tempo a cui siamo abituati: il ticchettio
dell’orologio, la realtà di tempo e spazio
in cui tutti noi abitiamo.
La Bibbia fa attenzione a questo
modo lineare di misurare. Mosé pregò:
“Insegnaci dunque a contare bene i
nostri giorni, per acquistare un cuore
saggio” (Salmi 90:12). E Gesù chiese:
“Non vi sono dodici ore nel
giorno?”(Giovanni 11: 9).
Ma nel Nuovo Testamento è usata
anche un’altra parola, per indicare il
tempo, completamente differente. Essa
è kairos. Un’altra ancora è ainos, che si
riferisce alla durata. Ma noi, in questo
articolo, ci focalizzeremo su kairos.
( Continua a pag. 11 )
Sommario
1
2
4
7
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
Che ora è
Lazzaro, vieni fuori!
Salmi: Quando parliamo a Dio
Spirito Santo
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
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Personalmente da . . .
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Joseph Tkack
L
a maggioranza di noi conosce la
storia: Gesù risuscitò Lazzaro
dalla morte. Fu un miracolo
straordinario che mostrò che il Cristo
ha il potere di risuscitare anche noi
dalla morte. Ma la storia contiene di
più e Giovanni include alcuni dettagli
che oggi, per noi, possono avere un
significato ben più profondo. Io
prego affinché non commetta
un’ingiustizia
alla
storia,
condividendo con voi alcuni dei miei
pensieri.
Consideriamo il modo in cui
Giovanni narra la vicenda: Lazzaro
non era un abitante qualsiasi della
Giudea. Egli era il fratello di Marta e
Maria, la quale amò così tanto Gesù
da cospargere profumo sui suoi
piedi. “Le sorelle dunque mandarono
a dire a Gesù: “Signore, ecco, colui
che tu ami è malato” (Giovanni 11:
1-3). Per me, questa suona come una
richiesta di aiuto. Ma Gesù non
accorse.
Ritardo con proposito
Non vi è mai parso che il Signore sia
lento a rispondere? Di sicuro lo fu
per Maria e Marta. Ma il ritardo non
vuol dire che non siamo graditi a
Gesù. Piuttosto, significa che Egli ha
piani differenti, perché può vedere
cose che noi non possiamo.
In fin dei conti, probabilmente,
Lazzaro era già morto quando i
messaggeri raggiunsero Gesù.
Tuttavia, Egli disse che la malattia
non sarebbe finita nella morte. Si era
sbagliato? La risposta è no, perché
Gesù poteva vedere oltre la morte e
sapeva che, in quel caso, la morte
non avrebbe rappresentato la fine
della vita. Sapeva che lo scopo era
quello di portare più gloria a Dio,
“affinché per mezzo di essa il Figlio
di Dio sia glorificato” (versetto 4).
Ciononostante, lasciò intendere ai
Pastore generale
della Chiesa di Dio Universale
Lazzaro, vieni fuori!
suoi discepoli che Lazzaro non
sarebbe morto. C’è una lezione
anche per noi, perché non sempre
comprendiamo quello che Gesù
intendeva veramente.
Due giorni dopo, Gesù sorprese i
suoi discepoli, suggerendo loro che
avrebbero fatto ritorno in Giudea.
Essi non capirono perché Gesù
voleva tornare in quella zona
pericolosa; e Gesù rispose loro con
un commento enigmatico riguardo il
camminare nella luce e il giungere
della notte (versetti 9 – 10), dicendo,
poi, che doveva andare a svegliare
Lazzaro.
I discepoli erano, in apparenza,
abituati alla natura misteriosa di
alcuni commenti di Gesù ed avevano
un modo indiretto per ricevere più
informazioni: constatarono che,
letteralmente, il significato non aveva
senso. Se Lazzaro si era
addormentato, allora si sarebbe
svegliato da solo, per cui non c’era
bisogno di rischiare le loro vite.
Gesù spiegò: “Lazzaro è morto”
(versetto 14). Ma disse anche che era
felice di non essere stato là. Perché?
“Affinché crediate” (versetto 15).
Gesù avrebbe compiuto un miracolo
che sarebbe stato più straordinario
che se avesse semplicemente evitato
la morte di un uomo ammalato. Ma il
miracolo non consisteva solamente
nel far tornare Lazzaro alla vita, ma
era anche la conoscenza che Gesù
2 Seguimi
aveva di quanto stava accadendo,
forse a venti miglia di distanza, e la
conoscenza di quello che gli sarebbe
accaduto in un prossimo futuro.
Egli aveva una luce che loro non
potevano vedere; e questa luce gli
disse della sua stessa morte in Giudea
e della sua stessa resurrezione.
Cristo aveva il completo controllo
degli eventi. Avrebbe potuto evitare
l’arresto se avesse voluto; avrebbe
potuto fermare il corso degli eventi
con una semplice parola, ma non lo
fece. Scelse di fare ciò che fece,
perché quello era lo scopo per il
quale era venuto.
L’uomo che riportò in vita i morti
avrebbe anche dato la propria vita
per il popolo, perché aveva il potere
sulla morte, anche sulla sua stessa
morte. Egli divenne mortale così che
potesse morire; e quello che, in
apparenza, poteva sembrare una
tragedia, fu in realtà per la nostra
salvezza.
Non voglio insinuare che ogni
tragedia che ci accade sia, in verità,
pianificata da Dio o che sia cosa
buona, ma voglio credere che Dio è
capace di trarre del bene dal male e
che Egli vede realtà che noi non
possiamo vedere.
Egli vede oltre la morte. E oggi il
suo controllo sugli eventi non è
minore di quanto lo fosse allora; è
solo che, spesso, questa realtà ci è
invisibile come lo era per i suoi
Gesù e i suoi discepoli si recarono a
Betania e appresero che Lazzaro era
nel sepolcro da quattro giorni. Le
onoranze funebri erano state eseguite,
il funerale fatto da tempo; e il dottore
finalmente si fa vedere! Marta disse,
forse con un pizzico di esasperazione
ed un poco ferita, “Signore, se tu fossi
stato qui, mio fratello non sarebbe
morto” (versetto 21). Ti abbiamo fatto
chiamare diversi giorni fa e se tu fossi
venuto allora, Lazzaro sarebbe ancora
vivo.
Eppure, Marta ha un barlume di
speranza, un po’ di luce: “anche
adesso so che tutto quello che
chiederai a Dio, Dio te o darà”
(versetto 22). Forse ella sentiva che
sarebbe stato troppo audace
richiedere una resurrezione. Ma ma
a qualcosa alludeva.
“Tuo fratello risusciterà,” disse
Gesù, e Marta rispose, “Lo so che
risusciterà, nella risurrezione,
nell’ultimo giorno (Marta stava
sperando in qualcosa di più
immediato)”. Gesù le disse: “Io sono
la risurrezione e la vita; chi crede in
me, anche se muore, vivrà; e chiunque
vive e crede in me, non morirà mai.
Credi tu questo?”
E Marta, in una delle più
eccezionali asserzioni di fede
dell’intera Bibbia, disse: “Sì, Signore,
io credo che tu sei il Cristo, il Figlio
di Dio” (versetto 27).
Vita e resurrezione si possono
trovare solo in Cristo. Ma possiamo
noi, oggi, credere quello che disse
Gesù? Crediamo veramente che
chiunque vive e crede in lui non
morirà mai? E’ da desiderare che noi
Lazzaro manda cattivo odore
“Togliete la pietra,” disse Gesù. Però
Marta obiettò: “Signore, egli puzza già,
perché siamo al quarto giorno”.
C’è qualcosa nella nostra vita che
puzza? C’è qualcosa che non vogliamo
che Gesù riveli, “togliendo la pietra”?
Probabilmente esiste qualcosa di
simile nella vita di ognuno; qualcosa
che vorremmo piuttosto mantenere
sepolta. Ma, a volte, Gesù ha altri
programmi, perché conosce cose che
noi non conosciamo, per cui
dobbiamo solo confidare in lui.
( Continua a pag. 10 )
3 Seguimi
Seguimi
(Matteo 9:9)
Ed egli, alzatosi, lo seguì
PUBBLICAZIONE TRIMESTRALE DELLA CHIESA DI DIO UNIVERSALE 2006-2
Pubblicazione trimestrale della
Chiesa di Dio Universale
2006
Anno 7 °
Numero 2
EDITORE
Verein Weltweite Kirche Gottes
Postfach 8215
8036 Zürich
(Svizzera)
DIRETTORE
Daniel Bösch
TRADUTTORI
Marisa Betti, Silvia Derrigo,Vera Derrigo
Vladimiro Meandri, Andrea Papi
COLLABORATORI
Saro Barracato, Gaetano Longo
Vincenzo Scannapieco
REDAZIONE TECNICA
Paolo Nauer, Pietro Papi
PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE
Laura Papi
STAMPATO IN SVIZZERA
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contiene articoli tratti dalle nostre
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La fede di Marta
tutti possiamo comprendere meglio
questo; ma sappiamo certamente che,
nella resurrezione, ci sarà data una
vita che non avrà mai fine.
In questo tempo tutti noi moriamo,
proprio come fu per Lazzaro; ma Gesù
ci dovrà “svegliare”. Noi moriamo, ma
ciò non è per noi la fine di tutto,
proprio come non fu la fine di tutto
per Lazzaro.
Marta andò a chiamare Maria; e
questa andò da Gesù in lacrime.
Anche Gesù pianse. Perché pianse,
sapendo già che Lazzaro sarebbe
tornato in vita? Perché Giovanni
riportò questo particolare, sapendo
egli stesso che la gioia era proprio
dietro l’angolo? Noi non lo sappiamo;
e neppure comprendiamo sempre
perché piangiamo, anche in occasioni
gioiose.
Questo ci fa pensare che è giusto
piangere ad un funerale, anche se
sappiamo che la persona defunta
risorgerà a vita eterna. Gesù promise
che non moriremo mai. Eppure, la
morte continua ad esistere. Essa è
ancora un nemico, ancora un
qualcosa che non è come dovrà essere
in eternità. Anche se la gioia eterna è
proprio dietro l’angolo, qualche volta
abbiamo momenti di grande tristezza,
anche avendo la certezza che Gesù ci
ama.
Quando piangiamo, Cristo piange
con noi. Egli può vedere la nostra
attuale tristezza, proprio come può
vedere le gioie del futuro.
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discepoli in Giovanni 11. In parole
povere, non possiamo vedere la
vastità del suo disegno e qualche volta
inciampiamo nell’oscurità. Dobbiamo
confidare in Dio, affinché gestisca la
situazione nel modo che Egli reputa
essere il migliore. Qualche volta, alla
fine, ci è concesso di vedere come
tutto avvenga a fin di bene. Ma spesso
dobbiamo semplicemente prendere la
sua parola come tale.
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di Jim Herst e Tim Finlay
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I
l libro dei Salmi può essere uno degli
strumenti più efficaci per instaurare
la nostra relazione con Dio. Se
sentiamo che la nostra vita di preghiera
è in declino, leggiamo i Salmi. Essi
rappresentano lo sfogo emozionale in una
moltitudine di situazioni differenti.
Sono “un tesoro di esperienze
accumulate da persone che vissero
nella regione che è stata la culla della
nostra civiltà” (Erhard S.
Gerstenberger, “Salmi: Parte 1, The
Forms of the Old Testament
Literature”, vol. 14, pag. 36).
Leggere i Salmi può aiutare a
ringiovanire la nostra stessa vita di
preghiera.
Un Salmo per ogni
occasione
Alcuni Salmi sono per i periodi di
gioia, quando vogliamo lodare il
nostro Creatore o rendergli grazie,
altri aiutano in quei momenti di
depressione, quando stiamo vivendo
una dura prova. Altri Salmi ancora
sono confessioni di peccato e
suppliche per il perdono. Di certo,
questo è un tipo di preghiera del
quale noi tutti abbiamo bisogno!
Come disse l’apostolo Giovanni, “Se
confessiamo i nostri peccati, egli
[Gesù Cristo] è fedele e giusto da
perdonarci i peccati e purificarci da
ogni iniquità” (1 Giovanni 1:9).
Molte persone sono sorprese
dell’assoluta franchezza con la quale
i salmisti parlano a Dio. Essi non
esitano a metterlo a confronto con i
loro problemi di ogni giorno, a
verbalizzare la loro frustrazione, la
loro rabbia, il loro risentimento o
la loro disperazione. Ma è in tale modo
che ci vuole Dio, quando parliamo con
lui: aperti, onesti, senza battere i pugni.
“Life Application Bible” dice: “Per
l’onestà espressa dai salmisti, uomini e
donne di tutta la storia si sono rivolti,
ancora ed ancora, al libro dei Salmi per
ricevere conforto durante tempi di lotta
e di dolore. E, assieme ai salmisti, sono
Salmi: Quando parliamo a Dio
risaliti dal profondo della disperazione
a nuovi apici di gioia e lode quando
anch’essi hanno scoperto la potenza
dell’eterno amore e della clemenza di
Dio” (NIV, Introduction to Psalms).
Molti Salmi furono scritti per
esprimere pensieri e sentimenti della
comunità, la congregazione dei credenti.
“Io t’esalterò, o
mio Dio, mio re; e
benedirò il tuo
nome in eterno.
Ogni giorno ti
benedirò e loderò
il tuo nome per
sempre .”
Salmo 145:1-2
Esaminando più in dettaglio i
differenti tipi di Salmi (l’individuale e
il congregazionale, l’istruttivo e
l’emozionale), vedremo che esiste
davvero un Salmo per ogni occasione.
Inni di lode
L’elemento principale in molti Salmi è
4 Seguimi
il semplice lodare Dio. Il Salmo 145 ne
è un esempio tipico. Davide inizia: “Io
ti esalterò, o mio Dio, mio re, e benedirò
il tuo nome in eterno. Ogni giorno ti
benedirò e loderò il tuo nome per
sempre” (versetti 1 – 2).
Davide, quindi, mostra come altri
avrebbero esaltato Dio: “Un’età dirà
all’altra le lodi delle tue opere, e
farà conoscere i tuoi prodigi.
Mediterò sul glorioso splendore
della tua maestà e sulle tue opere
meravigliose. Gli uomini
parleranno della potenza dei tuoi
atti tremendi e io racconterò la tua
grandezza” (versetti 4 – 6). Davide
conclude, chiamando ognuno a
lodare il nome di Dio (versetto 21).
Diversi inni di lode enfatizzano
ammirazione e meraviglia verso la
creazione di Dio. Nel Salmo 8,
Davide inizia e conclude con le
stesse parole di lode: “O Signore,
Signore nostro, quant’è magnifico
il tuo nome in tutta la terra!”
(versetti 1, 9).
L’iniziare e concludere un
pensiero con le stesse parole è noto
come “struttura a busta”, che è
comune nel libro dei Salmi. Tale
struttura enfatizza il punto
principale: il nome di Dio deve
essere lodato in tutta la terra.
Davide, mentre loda Dio per
tutto il creato, si meraviglia pure
che Egli sia così preoccupato nei
riguardi degli esseri umani:
“Quand’io considero i tuoi cieli,
opera delle tue dita, la luna e le
stelle che tu hai disposto, che cos’è
l’uomo perché tu lo ricordi? Il figlio
dell’uomo perché te ne prenda
cura?” (versetti 3 – 4).
Gli esseri umani, i soli tra il creato
di Dio, furono fatti a immagine di Dio.
Il trascendente Creatore dell’universo,
vuole che abbiamo una relazione eterna
con lui. Egli inizia con il darci una
responsabilità importante sulla terra:
“Eppure tu l’hai fatto [l’uomo] solo di
poco inferiore agli angeli, e l’hai
coronato di gloria e d’onore. Tu lo hai fatto
dominare sulle opere delle tue mani, hai
posto ogni cosa sotto i suoi piedi: pecore e
buoi tutti quanti e anche le bestie selvatiche
della campagna; gli uccelli del cielo e i
pesci del mare, tutto quel che percorre i
sentieri dei mari” (versetti 5 – 8).
In Genesi, Dio pose il primo uomo e
la prima donna nel giardino di Eden e
disse loro di lavorarlo e averne cura
(Genesi 2:15). Qui, Davide ripete che Dio
ha ordinato agli esseri umani di essere a
capo della terra. Per cui, è nostro compito
aver cura del nostro ambiente.
In un altro inno di lode Davide
proclama: “Date al Signore la gloria dovuta
al suo nome; adorate il Signore, con santa
magnificenza” (Salmo 29:2). In tutto
questo Salmo, Davide loda la potenza di
Dio in una serie di toccanti metafore: “La
voce del Signore rompe i cedri; il Signore
spezza i cedri del Libano. Fa saltellare i
monti come vitelli, il Libano e l’Ermon
come giovani bufali. La voce del Signore
fa guizzare i fulmini. La voce del Signore
fa tremare il deserto” (versetti 5 – 8).
Alcuni inni di lode furono cantati
insieme dalla comunità. Il Salmo 33, che
chiama tutti a lodare Dio e descrive le sue
potenti azioni, termina con la
proclamazione da parte della comunità:
“Noi aspettiamo il Signore; egli è il nostro
aiuto e il nostro scudo. In lui, certo, si
rallegrerà il nostro cuore, perché abbiamo
confidato nel suo santo nome. La tua
benevolenza, o Signore, sia sopra di noi,
poiché abbiamo sperato in te” (versetti
20 – 22).
I Salmi 104 e 105 sono inni
complementari di lode che terminano
entrambi con “Alleluia” (Salmo 104:35;
105:45). Il Salmo 104 loda Dio in qualità
di Sostentatore del suo creato: “Egli fa
scaturire fonti nelle valli ed esse scorrono
tra le montagne; abbeverano tutte le bestie
della campagna …. Egli fa germogliare
l’erba per il bestiame, le piante per il
servizio dell’uomo; fa uscire dalla terra il
nutrimento: il vino che rallegra il cuore
dell’uomo, l’olio che gli fa risplendere il
volto e il pane che sostenta il cuore dei
mortali” (versetti 10 – 11, 14 – 15).
Dio è il Creatore e il Sostentatore del
suo creato. Egli è Colui che dà la vita e
che provvede al sostentamento. Tutte le
creature di Dio “sperano in te perché tu
dia loro il cibo a suo tempo. Tu lo dai a
loro ed essi lo raccolgono; tu apri la
mano, e sono saziati di beni. Tu nascondi
la tua faccia, e sono smarriti; tu ritiri il
loro fiato e muoiono, ritornano nella loro
polvere. Tu mandi il tuo Spirito e sono
creati, e tu rinnovi la faccia della terra”
(versetti 27 – 30). Anche qui vediamo
l’attività dello Spirito di Dio nel creare e
nel rinnovare la creazione.
Il Salmo 105 loda Dio per la sua
fedeltà: “Egli si ricorda per sempre del
suo patto, della parola da lui data per mille
generazioni, del patto che fece con
Abraamo, del giuramento che fece a
Isacco, che confermò a Giacobbe come
uno statuto, a Israele come un patto
eterno” (versetti 8 – 10).
Il Salmo richiama a come Dio dimostrò
la sua fedeltà al suo popolo secoli prima,
mandando Giuseppe in Egitto prima di
loro per salvarli dalla carestia (versetti 16
– 22). Richiama a come Dio diresse i suoi
servitori prescelti, Mosè ed Aaronne, a
manifestare i suoi segni e miracoli davanti
agli Egiziani e a come Dio liberò il suo
popolo dalla schiavitù (versetti 26 – 41).
Tutti questi inni di lode sono esempi
per noi: una buona porzione del nostro
tempo dedicato alla preghiera dovrebbe
essere usata per lodare Dio. Gesù iniziò il
suo modello di preghiera con queste
parole: “Padre nostro che sei nei cieli, sia
santificato il tuo nome” (Matteo 6:9). Pure
noi faremmo bene ad iniziare le nostre
preghiere lodando Dio. Dovremmo lodare
Dio in quanto Creatore, Sostentatore e
Datore di vita e in quanto Colui che è
sempre fedele al suo popolo.
Canti di ringraziamento
Mentre l’inno di lode glorifica Dio per
l’essere ciò che Egli è, il canto di
ringraziamento enfatizza gratitudine per
ciò che Egli ha fatto per noi. Nel Salmo
30, Davide dice: “Io ti esalto, o Signore,
perché m’hai portato in alto e non hai
permesso che i miei nemici si rallegrassero
di me. O Signore, Dio mio, io ho gridato
a te e tu m’hai guarito” (versetti 1-2).
Davide chiama altri ad unirsi a lui nella
lode a Dio: “Salmeggiate al Signore, voi
5 Seguimi
suoi fedeli: celebrate la sua santità”
(versetto 4). Egli ringrazia Dio per aver
mutato la sua vita: “Tu hai mutato il mio
dolore in danza; hai sciolto il mio cilicio
e mi hai rivestito di gioia, perché io possa
salmeggiare a te, senza mai tacere. O
Signore, Dio mio, io ti celebrerò per
sempre” (versetti 11- 12).
Il Salmo 66 è un altro tipico inno di
ringraziamento. Esso inizia con
un’esaltazione di gioia: “Fate acclamazioni
a Dio, voi tutti, abitanti della terra! Cantate
la gloria del suo nome, onoratelo con la
vostra lode! Dite a Dio, “Come son
tremende le tue opere! Per la grandezza
della tua potenza i tuoi nemici ti
aduleranno. Tutta la terra si prostrerà
davanti a te e canterà a te, canterà al tuo
nome. [Pausa]” (versetti 1 – 4).
Il termine tradotto con “pausa” segna
la fine di una strofa; una pausa musicale
per una sezione di versi. Questo particolare
Salmo si divide in quattro strofe: versetti
1 -4, 5 – 7, 8 – 15 e 16 – 20.
Nella seconda strofa, il salmista
richiama alla grazia di Dio nei confronti
di Israele, quando separò le acque del Mar
Rosso, rendendo possibile ad Israele la
fuga dagli Egiziani (versetti 5 – 7). Nella
terza strofa, il compositore ringrazia il Dio
che “ha conservato in vita l’anima nostra,
e non ha permesso che il nostro piede
vacillasse” (versetto 9), e descrive come
Dio li ha messi alla prova e li ha
perfezionati per mezzo delle prove (versetti
10 -12).
Questo ultimo punto è particolarmente
importante. Nel mezzo delle nostre prove,
spesso imploriamo Dio per la liberazione.
E così dovremmo fare. Ma abbiamo anche
bisogno di rammentare che, tramite le
nostre prove, acquisiamo una divina
pazienza.
L’apostolo Giacomo scrisse: “Fratelli
miei, considerate una grande gioia quando
venite a trovarvi in prove svariate, sapendo
che la prova della vostra fede produce
costanza” (Giacomo 1: 2 – 3).
Nella strofa finale del Salmo 66,
l’autore ringrazia Dio per ciò che ha fatto
per lui personalmente e riconosce che Dio
ha risposto alle sue preghiere (versetti 16
– 20). Quando i problemi colpiscono,
quanto è semplice dimenticare le
benedizioni che Dio ci ha già dato! Perciò,
quando preghiamo, ricordiamo ciò che
Dio ha fatto a nostro favore e
ringraziamolo di questo.
Lode e ringraziamento vanno mano
nella mano. Il Salmo 103 inizia e conclude
con l’affermazione: “Benedici, anima mia,
il Signore” (versetti 1, 22). Ma gran parte
del Salmo è dedicato a dimostrare
riconoscenza per le benedizioni di Dio:
“Non dimenticare nessuno dei suoi
benefici. Egli perdona tutte le tue colpe,
risana tutte le tue infermità; salva la tua
vita dalla fossa, ti corona di bontà e
compassioni; egli sazia di beni la tua
esistenza e ti fa ringiovanire come
l’aquila” (versetti 2 – 5).
Questa lista di benedizioni ne
include due di vitale importanza: Dio
perdona i peccati e guarisce le infermità.
Gesù esercitò la sua autorità come Dio
per perdonare i peccati e per guarire
(Matteo 9:2 – 8).
La natura clemente di Dio è uno degli
attributi per il quale dovremmo essere più
riconoscenti: “Egli non ci tratta secondo i
nostri peccati, e non ci castiga in
proporzione alle nostre colpe. Come i cieli
sono alti al di sopra della terra, così è
grande la sua bontà verso quelli che lo
temono. Come è lontano l’oriente
dall’occidente, così ha egli allontanato da
noi le nostre colpe” (Salmo 103:10 – 12).
Davide conclude il Salmo con una
triplice invocazione di benedizione a Dio:
“Benedite il Signore, voi suoi angeli,
potenti e forti, che fate ciò ch’egli dice,
ubbidienti alla voce della sua parola!
Benedite il Signore, voi tutti gli eserciti
suoi, che siete suoi ministri, e fate ciò
che egli gradisce! Benedite il Signore, voi
tutte le opere sue, in tutti i luoghi del suo
dominio!” (versetti 20 – 22). Essa è
seguita dall’affermazione: “Anima mia,
benedici il Signore!”
Un Salmo, in particolare, evidenzia
l’importanza di ringraziare Dio per la sua
misericordia: il Salmo 136. Inizia così:
“Celebrate il Signore, perché egli è buono,
perché la sua bontà dura in eterno.
Celebrate il Dio degli déi, perché la sua
bontà dura in eterno. Celebrate il Signore
dei signori, perché la sua bontà dura in
eterno” (versetti 1 – 3). Tutti i 26 versi di
questo Salmo terminano con lo stesso
ritornello: “perché la sua bontà dura in
eterno”. La parola ebraica tradotta con
“amore”, qui non è “ahabhah”, la parola
usuale per “amore”, ma “chesed”, che
significa “amore fedele” o “fedeltà che
scaturisce da un senso di premurosità e
dedizione”.
“Rendiamo grazie
al Signore, perché
egli è buono. Il suo
amore dura in
eterno.”
Salmo136:1
Il Salmo 136 esalta i prodigi di Dio
(versetti 4 – 9) e mostra come Egli ha
dimostrato il suo “chesed” per mezzo
delle sue benedizioni su Israele (versetti
10 – 22). Questo Salmo era un inno per
la comunità. Coloro che lo cantavano
ringraziavano Dio, “Colui che nella nostra
umiliazione si ricordò di noi … e ci ha
liberato dai nostri nemici” (versetti 23 –
24).
Questo Salmo si conclude con un altro
punto che dovremmo tenere a mente
quando preghiamo: “Celebrate il Dio del
cielo, perché la sua bontà dura in eterno
(versetto 26). Di nuovo, questo concorda
con gli inni di lode: noi possiamo
ringraziare Dio poiché egli è Colui che è
sempre fedele nel suo amore.
Soprascritte dei Salmi
Molti
Salmi
comprendono
6 Seguimi
una
soprascritta che fornisce informazioni
riguardo ad essi. Nella Bibbia Ebraica,
spesso, la soprascritta conta come il
primo versetto del Salmo stesso.
(Pertanto, la Bibbia Ebraica e le traduzioni
inglesi, spesso, nelle citazioni,
differiscono di un versetto).
Molti Salmi vengono attribuiti, dalla
soprascritta, a precisi individui, come
a Davide, o a gruppi di individui, come
i Figli di Core. Tredici Salmi raccontano
il contesto storico della vita di Davide
a quel tempo (Salmi 3, 7, 18, 34, 51,
52, 54, 56, 57, 59, 60, 63, 142). Tale
informazione ne migliora la nostra
comprensione.
Spesso le soprascritte comunicano
informazioni riguardo l’interpretazione
musicale del Salmo. A volte indicano il
tono che l’accompagna: “Muori per il
Figlio” (Salmo 9), “Il giglio della
testimonianza” (Salmo 60) e “Non
distruggere” (Salmi 57, 58, 59,75).
Sfortunatamente, oggi, non conosciamo
nessuna di queste melodie.
Altre soprascritte ci dicono quali
strumenti accompagnano il Salmo:
strumenti a corda (Salmi 4, 61, 76),
strumenti a fiato (Salmo 5), un’arpa
ad otto corde (in ebraico: sheminith)
(Salmi 6, 12) e una Ghittea (in ebraico:
gittith) (Salmi 8, 81, 84). Noi possiamo
solamente ipotizzare che aspetto e che
suono alcuni di questi strumenti potevano
avere.
La tipologia del Salmo è spesso
inclusa nella soprascritta. Le due più
comuni sono “salmo” (ebraico: mizmor)
e “canto” (ebraico: shir). Altre categorie
comprendono “lamento” (“shiggaion”)
(Salmo 7), “inni” (miktam) (Salmi 16,
56 – 60) e “cantico” (maskil) (Salmi 32,
74, 142). Non tutti i traduttori traducono
questi termini.
Di nuovo, non si conosce per certo il
significato di molti di questi termini.
Questa mancanza di conoscenza è un’altra
indicazione del divario che esiste tra la
nostra cultura e quella degli antichi Ebrei.
Anche se tutto quello che le soprascritte
riescono ad ottenere è soltanto farci
rendere conto che c’è sempre di più da
comprendere riguardo alla Bibbia, esse
ci rendono già un grande servizio.‰
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di Michael Morrison
L
o Spirito Santo è Dio all’opera. Egli
ci crea, ci parla e ci trasforma,
vivendo in noi e operando in noi.
Anche se lo Spirito Santo può compiere
questa opera a prescindere dalla nostra
conoscenza, ci è utile saperne di più.
Lo Spirito Santo è Dio
Lo Spirito Santo possiede gli stessi
attributi di Dio. Egli è paragonato a Dio
e opera come Dio solo opera. Come Dio,
lo Spirito è santo; e insultare lo Spirito
è peccaminoso quanto calpestare il Figlio
di Dio (Ebrei 10:29). L’irriverenza nei
confronti dello Spirito Santo è un peccato
imperdonabile (Matteo 12:32). Questo
indica che lo Spirito è santo per sua
natura. Egli non ha una santità attribuita
come la ebbe il tempio.
Come Dio, lo Spirito Santo è eterno
(Ebrei 9:14). Come Dio, lo Spirito Santo
è presente in ogni luogo (Salmi 139:79). Come Dio, lo Spirito Santo sa ogni
cosa (1 Corinzi 2:10-11; Giovanni
14:26). Lo Spirito Santo crea (Giobbe
33:4; Salmi 104:30) e compie miracoli
(Matteo 12:28; Romani 15:18-19),
facendo l’opera o il ministero di Dio.
Vari versetti della Scrittura parlano
del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo
come divini nello stesso modo. In una
Credi di base cristiani:
discussione sui doni spirituali, Paolo
mette lo Spirito, il Signore e Dio in una
costruzione parallela (1 Corinzi 12:4-6).
Chiude la lettera con una preghiera
tripartita (2 Corinzi 13:13). Pietro inizia
una lettera con una preghiera che ha una
formula tripartita diversa ( 1 Pietro 1:2).
La formula per il battesimo contiene
una più forte espressione di unità: “nel
nome (singolare) del Padre, del Figlio e
dello Spirito Santo” (Matteo 28:19). I
“tre” hanno un solo nome, che indica
una sola essenza e un solo essere.
Quando lo Spirito Santo fa qualcosa,
Dio lo sta facendo simultaneamente.
Quando lo Spirito Santo parla, Dio sta
parlando simultaneamente. Quando
Anania mentì allo Spirito Santo, egli
mentì a Dio (Atti 5:3-4). Pietro affermò
che Anania non mentì semplicemente al
rappresentante di Dio, ma a Dio stesso.
Nessun uomo può mentire ad una
potenza impersonale.
In un passo, Paolo dice che i cristiani
sono il tempio dello Spirito Santo (1
Corinzi 6:19); in un altro dice che siamo
il tempio di Dio (1 Corinzi 3:16). Un
tempio è il luogo di adorazione di un
essere divino, non di una potenza
impersonale. Quando Paolo scrive
“tempio dello Spirito Santo”, egli
implica che lo Spirito Santo è Dio.
Lo Spirito Santo e Dio vengono
equiparati anche in Atti 13:2: “Lo Spirito
Santo disse: ‘Mettetemi da parte Barnaba
e Saulo per l’opera alla quale li ho
chiamati’.” Qui, lo Spirito parla come Dio.
Nello stesso modo lo Spirito Santo dice
degli Israeliti: “mi tentarono mettendomi
alla prova”. Sempre lo Spirito Santo dice:
“ mi disgustai … non entreranno nel mio
riposo”(Ebrei 3:7-11).
Ma lo Spirito Santo non è
semplicemente un altro nome di Dio.
Lo Spirito Santo si distingue dal Padre e
dal Figlio, come viene mostrato nel
battesimo di Gesù (Matteo 3:16-17). I
“tre” si distinguono, ma sono “uno”.
Lo Spirito Santo fa l’opera di Dio
nelle nostre vite. Siamo nati da Dio
(Giovanni 1:13), che è la stessa cosa di
essere nati dallo Spirito Santo (Giovanni
7 Seguimi
Lo Spirito Santo
3:5). Lo Spirito Santo è il mezzo
attraverso il quale Dio vive in noi ( Efesini
2:22; 1Giovanni 3:24; 4:13). Lo Spirito
Santo vive in noi (Romani 8:11; 1 Corinzi
3:16): e poiché lo Spirito vive in noi,
possiamo dire che Dio vive in noi.
Lo Spirito è personale
La Scrittura descrive lo Spirito Santo
attribuendogli delle caratteristiche
personali. Lo Spirito vive (Romani 8:11;
1 Corinzi 3:16) e parla (Atti 8:29; 10:19;
11:12; 21:11; 1 Timoteo 4:1; Ebrei 3:7;
ecc.), delle volte usando il pronome
personale “io” (Atti 10:20; 13:2). Lo
Spirito può essere consultato, tentato,
rattristato, disprezzato e bestemmiato
(Atti 5:3,9; Efesini 4:30; Ebrei 10:29;
Matteo 12:31). Lo Spirito guida,
intercede, chiama e commissiona
(Romani 8:14,26; Atti 13:2; 20:28).
Romani 8:27 si riferisce alla “mente”
dello Spirito. Egli esprime dei giudizi;
una decisione “è parso bene” allo Spirito
Santo (Atti 15:28). Lo Spirito “conosce”
e “determina” (1 Corinzi 2:11; 12:11).
Questa non è una potenza impersonale.
Gesù Cristo chiamò lo Spirito Santo
il “parakletos”, che significa il
Consolatore, l’Avvocato o il difensore. “Io
pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro
consolatore, perché stia con voi per
sempre, lo Spirito della verità” (Giovanni
14:16-17). Lo Spirito Santo insegna,
testimonia, convince, guida e rivela la
verità (Giovanni 14:26; 15:26; 18:8,1314). Questi sono ruoli personali.
Giovanni usa la forma maschile di
“parakletos”; non era necessario rendere
la parola neutra. In Giovanni 16:14, i
pronomi maschili (egli) vengono usati
anche dopo che la parola neutra
“Spirito” viene menzionata. Sarebbe stato
facile optare per il pronome neutro
(esso), ma Giovanni non lo fa. Lo Spirito
può essere chiamato “Egli”.
Tuttavia, la grammatica è
relativamente trascurabile; ciò che
importa è che lo Spirito Santo ha delle
caratteristiche personali. Egli non è una
potenza impersonale, ma l’Aiuto
intelligente e divino che vive in noi.
Lo Spirito nell’ Antico
Testamento
La Scrittura non ha una sezione intitolata
“lo Spirito Santo”. Impariamo qualcosa
sullo Spirito un po’ qui e un po’ là, a
seconda di come capita, nella Scrittura,
di menzionare ciò che fa lo Spirito.
L’Antico Testamento ci dà solo poche
indicazioni.
Lo Spirito era coinvolto per
creare e sostenere tutta la vita
(Genesi 1:2; Giobbe 33:4;
34:14). Lo Spirito di Dio riempì
Bezelel con varie capacità per
costruire il tabernacolo (Esodo
31:3-5). Egli riempì Mosè e si
posò sui settanta anziani
(Numeri 11:25). Lo Spirito
riempì Giosuè di saggezza e
leader, come Sansone, di forza
e abilità per combattere
(Deuteronomio 34:9; Giudici
6:34; 14:6).
Lo Spirito di Dio venne dato
a Saul e più tardi gli fu ritirato
(1 Samuele 10:6; 16:14). Lo
Spirito diede a Davide i progetti
per il tempio (1 Cronache
28:12). Lo Spirito ispirò i
profeti a parlare (Numeri 24:2;
2 Samuele 23:2; 2 Cronache
15:1; 20:14; Ezechiele 11:19;
Zaccaria 7:12; 2 Pietro 1:21).
Anche nel Nuovo Testamento
lo Spirito fece parlare le
persone, inclusi Elisabetta,
Zaccaria e Simeone (Luca
1:41,67; 2:25-32). Giovanni
Battista fu riempito di Spirito
Santo persino prima della sua
nascita (Luca 1:15). La sua opera più
importante fu quella di annunciare l’arrivo
di Gesù, che avrebbe battezzato le persone
non semplicemente con acqua, ma con
“lo Spirito Santo e con il fuoco” (Luca
3:16).
4:18). Gesù cacciò i demoni con lo Spirito
di Dio (Matteo 12:28). Fu attraverso lo
Spirito che offrì se stesso come sacrificio
per il peccato (Ebrei 9:14) e per mezzo
dello stesso Spirito fu risuscitato dai morti
(Romani 8:11).
Gesù insegnò che lo Spirito avrebbe
parlato attraverso i suoi discepoli in tempi
di persecuzione (Matteo 10:19-20). Egli
differenza nelle nostre vite (versetto 8).
Gesù insegnò anche: “Se qualcuno ha
sete, venga a me e beva. Chi crede in me,
come ha detto la Scrittura, fiumi d’acqua
viva sgorgheranno dal suo seno” (Giovanni
7:37-38). Giovanni aggiunge questa
spiegazione: “Disse questo dello Spirito,
che dovevano ricevere quelli che avrebbero
creduto in lui” (versetto 39). Lo Spirito
Santo soddisfa una sete interna. Ci concede
la relazione con Dio, per la
quale siamo stati creati.
Andando a Cristo, lo Spirito
può riempire le nostre vite.
Giovanni ci dice anche:
“…lo Spirito, infatti, non era
ancora stato dato, perché Gesù
non era ancora glorificato”
(versetto 39). Lo Spirito aveva
già riempito alcuni uomini e
donne prima di Gesù, ma Egli
sarebbe giunto in un nuovo e
più potente modo, in occasione
della Pentecoste. Lo Spirito
viene dato ora su una scala
molto più larga: a tutti coloro
che invocano il nome del
Signore (Atti 2 38-39).
Gesù promise che ai suoi
discepoli sarebbe stato dato lo
Spirito di verità, che avrebbe
vissuto in loro (Giovanni
14:16-18). Questo è come dire
che Gesù stesso sarebbe tornato
dai suoi discepoli (versetto 18),
perché lo Spirito è sia lo Spirito
di Cristo sia lo Spirito del
Padre, mandato sia dal Figlio,
sia dal Padre (Giovanni 15:26).
Lo Spirito mette Gesù a
disposizione di ognuno e
continua la sua opera.
Lo Spirito insegnerà ai discepoli e
ricorderà loro ciò che Gesù Cristo ha
insegnato (14:26). Lo Spirito insegnò loro
cose che non poterono capire prima della
risurrezione di Gesù (16:12-13).
Lo Spirito testimonia di Gesù (15:26;
16:14). Non promuove se stesso, ma guida
le persone al Figlio e al Padre. Non parla
di sua iniziativa, ma solo come vuole il
Padre (16:13). E poiché lo Spirito può
vivere in milioni di persone, è per il nostro
bene che Gesù è asceso al Padre e ci ha
mandato lo Spirito (16:7).
Lo Spirito Santo è Dio
all’opera. Egli ci crea, ci parla
e ci trasforma, vivendo in noi
e operando in noi. Lo Spirito
Santo“conosce” e
“determina” (1Corinzi 2:11;
12:11), insegna, testimonia,
convince guida e rivela la
verità.
Lo Spirito e Gesù
Lo Spirito Santo fu coinvolto in tutta la
vita di Gesù. Lo Spirito causò il suo
concepimento (Matteo 1:20), discese su
di lui nel momento del battesimo (Matteo
3:16), lo condusse nel deserto (Luca 4:1)
e lo unse per predicare il Vangelo (Luca
( Giovanni 14:26; 16:26; 18:8,13-14 )
disse loro di battezzare i seguaci nel nome
del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo
(Matteo 28:19). Disse loro che Dio
avrebbe dato, con certezza, lo Spirito Santo
a coloro che lo richiedevano (Luca 11:13).
Gli insegnamenti più importanti di
Gesù, a proposito dello Spirito Santo, si
trovano nel Vangelo secondo Giovanni.
Prima di tutto, le persone devono essere
“nate di acqua e di Spirito” (Giovanni 3:5).
Gli uomini hanno bisogno di una rinascita
spirituale; e questa rinascita non viene da
se stessi. Essa è un dono di Dio. Anche se
lo Spirito non si può vedere, Egli fa una
8 Seguimi
Lo
Spirito
è
all’opera
nell’evangelizzazione, convincendo il
mondo del suo peccato, della sua colpa,
del suo bisogno di giustizia e della certezza
del giudizio (versetti 8-11). Lo Spirito
Santo indirizza le persone a Gesù Cristo
come la soluzione per le loro colpe e
fonte della giustizia.
Lo Spirito e la chiesa
Giovanni il battista disse che Gesù avrebbe
battezzato le persone con lo Spirito Santo
(Marco 1:8). Questo accadde nel giorno
di Pentecoste, dopo la sua
resurrezione, quando lo
Spirito, in modo drammatico,
diede nuova potenza ai
discepoli (Atti 2). Ciò incluse
il parlare in lingue, in modo
tale che fosse compreso da
persone di altre nazioni
(versetto 6). Miracoli simili
ebbero luogo in altre poche
occasioni, mentre la chiesa
cresceva (Atti 10:44-46; 19:16).
Come storico, Luca riporta
sia i fatti insoliti sia i più
normali. Non vi è alcuna
indicazione che questi
miracoli si avverassero in tutti
i nuovi credenti. Paolo dice
che tutti i credenti sono
battezzati nello Spirito Santo
in un solo corpo: la chiesa (1
Corinzi 12:13). A tutti quelli
che hanno fede viene dato lo
Spirito Santo (Romani 10:13;
Galati 3:14). Che i miracoli
siano successi a loro o meno,
tutti i credenti sono stati battezzati con
lo Spirito Santo. Non è necessario cercare
un particolare miracolo per provare
questo.
La Bibbia non comanda ad alcun
credente di ricercare il battesimo dello
Spirito Santo. Bensì, ogni credente viene
incoraggiato a essere continuamente
ripieno dello Spirito Santo (Efesini 5:18);
questo sta a significare che ognuno deve
essere del tutto pronto a rispondere alla
guida dello Spirito. Questo è un dovere
continuo, non un evento unico.
Lui a decidere se far accadere miracoli o
meno. Paolo spesso descrive il potere di
Dio non in termini di miracoli, ma come
una forza interna, che sta ad indicare
speranza, amore, pazienza, servizio,
comprensione, sofferenza e predicazione
in modo deciso (Romani 15:13; 2 Corinzi
12:9; Efesini 3:7, 16-18; Colossesi 1:11,
28-29; 2 Timoteo 1:7-8).
Come possiamo vedere nel libro degli
Atti, lo Spirito è il potere che sta dietro
la crescita della chiesa. Lo Spirito
concedette ai discepoli la potenza per
Gerusalemme e lo avvertì di ciò che
sarebbe accaduto (20:22-23; 21:11). La
chiesa esisteva e cresceva solo attraverso
lo Spirito che operava nei credenti.
Lo Spirito e i credenti oggi
Lo Spirito Santo è intimamente coinvolto
nella vita dei credenti di oggi. Egli ci guida
al pentimento e ci dà una nuova vita
(Giovanni 16:8; 3:5-6). Vive in noi e ci
insegna durante il cammino.
(1 Corinzi 2:10-13; Giovanni 14:1617,26; Romani 8:14). Ci guida
tramite le Scritture, la
preghiera e tramite altri
cristiani. E’ lo Spirito della
saggezza, che ci aiuta nelle
scelte dandoci fiducia, amore
e autocontrollo (Efesini 1:17;
2 Timoteo 1:7).
Lo Spirito circoncide i
nostri cuori, ci sigilla e ci
santifica, separandoci per il
piano di Dio (Romani 2:29;
Efesini 1:14). Egli produce in
noi amore e il frutto della
giustizia (Romani 5:5; Efesini
5:9; Galati 5:22-23). Ci mette
nella chiesa e ci aiuta a capire
che siamo figli di Dio (1
Corinzi 12:13; Romani 8:1416).
Dobbiamo lodare Dio “per
mezzo dello Spirito”, con le
nostre menti ferme su ciò che
lo Spirito vuole (Filippesi 3:3;
2 Corinzi 3:6; Romani 7:6; 8:45). Ci sforziamo per piacergli
(Galati 6:8). Se siamo
controllati dallo Spirito, lo
Spirito ci dà vita e pace (Romani 8:6). Ci
dà l’accesso al Padre (Efesini 2:18). Ci
aiuta nelle nostre debolezze, intercedendo
per noi (Romani 8:26-27).
Lo Spirito Santo dà anche doni
spirituali, leadership nella chiesa (Efesini
4:11), funzioni basilari all’interno della
chiesa (Romani 12:6-8) e alcune abilità
per scopi straordinari (1 Corinzi 12:4-11).
Nessuno ha tutti i doni e neppure lo stesso
dono è dato a tutti (versetti 28-30). Tutti i
doni, sia spirituali che “naturali”, devono
essere usati per il bene comune, per aiutare
l’intera chiesa (12:7; 14:12). Ogni dono è
importante (12:22-26).
Lo Spirito circoncide i nostri
cuori, ci sigilla e santifica,
distinguendoci per
adempiere allo scopo di Dio
(Romani 2:29;Efesini 1:14). Lo
Spirito produce in noi amore e
il frutto della rettitudine
Piuttosto che cercare un miracolo,
dobbiamo cercare Dio, e lasciare che sia
(Romani 5:5; Efesini 5:9; Galati 5:23).
rendere testimonianza a Gesù (1:8). Egli
conferì ai discepoli una grande
determinatezza nel predicare Cristo
(4:8,31; 6:10). Lo Spirito Santo diede
istruzioni a Filippo, e in seguito lo rapì
(Atti 8:29,39).
Lo Spirito incoraggiò la chiesa e ne
costituì i capi responsabili (9:31; 20:28).
Parlò a Pietro e alla chiesa di Antiochia
(10:19; 11:12; 13:2). Ispirò Agabo a
predire una carestia e Paolo a pronunciare
una maledizione (11:28; 13:9-11). Guidò
Paolo e Barnaba nei loro viaggi (13:4;
16:6-7) e aiutò il concilio di
Gerusalemme a prendere una decisione
(15:28). Lo Spirito mandò Paolo a
9 Seguimi
○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○ ○
Dobbiamo capire che abbiamo solo
le primizie dello Spirito, solo una caparra
che garantisce molto di più nel nostro
futuro (Romani 8:23; 2 Corinzi 1:22; 5:5;
Efesini 1:13.14).
Lo Spirito Santo è Dio all’opera nelle
nostre vite. Ogni cosa che Dio fa è fatta
attraverso lo Spirito. Paolo perciò ci
incoraggia, dicendo: “Se viviamo dello
Spirito, camminiamo anche guidati dallo
Spirito … non rattristate lo Spirito Santo
di Dio … non spegnete lo Spirito” (Galati
5:25; Efesini 4:30; 1 Tessalonicesi 5:19).
Stiamo attenti a ciò che lo Spirito dice.
Quando Egli parla, è Dio che sta parlando.
La Trinità
1+1+1
Non è la somma giusta
Il Padre è Dio, il Figlio è Dio, lo
Spirito Santo è Dio, ma c’è un solo Dio.
Alcuni dicono: “Aspetta un attimo”. “Uno
più uno più uno uguale uno? Non può
essere corretto. Non è la somma giusta.”
Esatto! Non è la somma giusta e
nemmeno deve esserlo. Dio non è una
cosa che può essere sommata. Ci può
essere solo un unico essere onnipotente,
onnisciente, onnipresente; perciò, ci può
essere un solo Dio. Nel mondo dello
spirito, il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo
sono Dio, resi “uno” in un modo in cui
gli oggetti materiali non possono essere
uniti. La nostra matematica è basata su
cose materiali; essa non funziona sempre
nell’infinita realtà spirituale.
Il Padre è Dio e il Figlio è Dio, ma c’è
un solo essere divino. Questa non è una
famiglia o un comitato di esseri divini,
poiché un “gruppo” non può dire, “fuori
di me non c’è Dio” (Isaia 43:10; 44:6;
45:5). Dio è un solo essere divino, più
che una persona, ma un solo Dio. I primi
cristiani non presero questa concezione
dal paganesimo o dalla filosofia, ma
venivano costretti ad essa dalla Scrittura.
Proprio come la Scrittura insegna che
Gesù Cristo è divino, essa insegna anche
che lo Spirito Santo è divino e personale.
Qualsiasi cosa faccia lo Spirito Santo, lo
fa Dio. Lo Spirito Santo, come il Figlio e
il Padre, è Dio. Tre persone (non inteso
in senso umano) perfettamente unificate
in un solo Dio: la Trinità.‰
( Continua da pag. 3 )
Quindi, fecero rotolare via la pietra e
Gesù, dopo avere pregato, gridò: “Lazzaro,
vieni fuori!”
Giovanni riporta che “il morto uscì”.
Ma Lazzaro era stato risuscitato. Egli era
avvolto in bende come un uomo morto,
ma stava camminando. Gesù disse:
“Scioglietelo e lasciatelo andare” (versetti
43-44).
hanno bisogno? Hanno bisogno di
qualcuno che le aiuti a liberarsi dalle
bende, a sbarazzarsi dai vecchi modi di
pensare, che così facilmente ci
attanagliano.
Questa è una delle funzioni della
chiesa. Essa aiuta a far rotolare via la
pietra, anche se c’è cattivo odore. La chiesa
aiuta le persone che stanno rispondendo
alla chiamata di Gesù.
“Tuo fratello risusciterà,” disse Gesù, e
Marta rispose,“Lo so che risusciterà,
nella risurrezione, nell’ultimo giorno.
Gesù le disse:“Io sono la risurrezione e
la vita; chi crede in me, anche se muore,
vivrà; e chiunque vive e crede in me,
non morirà mai.
Credi tu questo?”
E Marta, in una delle più eccezionali
asserzioni di fede dell’intera Bibbia,
disse:“Sì, Signore, io credo che tu sei il
Cristo, il Figlio di Dio”.
(Giovanni 11:23-27)
Anche oggi Gesù chiama, a gran voce,
persone spiritualmente morte; e alcune
di queste sentono la sua voce e vengono
fuori dai loro sepolcri, escono dal fetore,
escono dall’egocentrico modo di pensare
che conduce alla morte. E di che cosa
10 Seguimi
Sentiamo Gesù Cristo che ci sta
chiamando a sé? E’ l’ora di uscire dai
nostri “sepolcri”. Conosciamo qualcuno
che Gesù sta chiamando? E’ tempo di
aiutarlo a scostare la sua pietra. Questa è
qualcosa su cui vale la pena riflettere.‰
( Continua da pag.1 )
Kairos è la “pienezza del tempo”, il
fuso orario di Dio. Kairos trasmette
nozioni di svincolo, di fluidità, degli scopi
di Dio che intersecano e annullano questo
mondo finito di tempo cronologico.
Kairos, perciò, si riferisce all’opportunità,
come Carl Henry
scrive ne “Il
dizionario
evangelico della
Teologia”. -Esso
rappresenta “l’arena
delle decisioni
dell’uomo nella sua
strada verso un
destino eterno”
(pagina 1096)-.
Il momento
Kairos
Dio ha creato il tempo. E nel suo tempo
sovrano (Kairos), Egli interagisce ed entra
nel tempo (chronos) secondo la sua
perfetta volontà. Questa è una delle
ragioni per cui la vita con Dio è così
emozionante: -Noi non siamo
predeterminati. Il futuro per noi è aperto
e noi siamo aperti ad esso.
Questo concetto dei momenti decisivi
ha le sue radici nel pensiero dell’Antico
Testamento. Nel libro di Daniele, il profeta
fece appello al vanaglorioso re
Nabucodonosor (Nebucadnetsar) perché
si sbrigasse a cambiare le sue vie
all’istante per evitare punizioni future
(Daniele 4:27).
Questo senso di
una svolta divina,
“adesso è il tempo,
adesso è l’ora”, è il
punto centrale del
tempo Kairos. Esso ci
aiuta a capire il
sincero appello di
Paolo ai saggi uomini
di Atene: “Dio,
dunque, passando
sopra i tempi
dell’ignoranza ora
comanda
agli
uomini che tutti, in
ogni luogo, si
ravvedano” (Atti
17:30). Questo “ora”
è il tempo Kairos.
Kairos, perciò,
trasmette attesa e
agitazione, momenti
di decisione, come
affermato dall’autore
di Ebrei, citando il
salmo: “Oggi, se
udite la sua voce, non
indurite i vostri
cuori” (Ebrei 3:7-8).
Il tema del Kairos è
ripetuto nel capitolo
seguente:
“Dio
stabilisce di nuovo un
giorno – oggi –
dicendo per mezzo
di Davide, dopo
tanto tempo, come si
è detto prima: ”Oggi,
se udite la sua voce,
non indurite i vostri cuori” (Ebrei 4:7).
“Dio, dunque, passando sopra i
tempi dell’ignoranza, ora
comanda agli uomini che tutti, in
ogni luogo, si ravvedano, perché
ha fissato un giorno, nel quale
giudicherà il mondo con giustizia
per mezzo dell’uomo ch’egli ha
stabilito, e ne ha dato sicura
prova a tutti, risuscitandolo dai
morti ”.
Kairos, quindi,
fornisce un concetto
più emozionante del
semplice chronos.
Kairos si riferisce a
p e r i o d i
appositamente
selezionati della
determinazione
divina. Esso opera
entro il profano
tempo umano, ma
principalmente
come il punto focale
dell’adempimento
dei propositi ultimi
di Dio.
Quando Gesù
venne la prima volta,
fu un preciso momento kairos; fu un
tempo di adempimento, un tempo di
giudizio e un tempo
per far avverare le
promesse di Dio
(Marco 1:15, 2 Corinzi 1:20).
Notiamo questo dalla lettera di Paolo
a Tito: “Paolo, servo di Dio e apostolo di
Gesù Cristo per promuovere la fede degli
eletti di Dio … promessa prima di tutti i
secoli (greco chronon da “cronos”) da
Dio, che non può mentire. Egli ha rivelato
nei tempi stabiliti [Kairos] la sua parola”
(Tito 1:1-3).
(Atti 17:30-31)
Gli scrittori del Nuovo Testamento
collegarono il “Kairos” a due eventi
cardinali. Questi erano tempi di
pentimento e tempi scelti da Dio per
compiere il suo grande proposito. Ancora
una volta “Kairos” si riferisce a svolte
decisive all’interno del flusso più grande
del tempo cronologico.
11 Seguimi
Il Kairos centrale
I tedeschi parlano di Der Tag: un tempo
stabilito appositamente per prendere una
decisione. Nella Seconda Guerra Mondiale
avevamo il 6 Giugno 1944, D-Day: un
giorno stabilito, una data cronologica sul
calendario, ma anche molto, molto di più.
Il D-Day comunica urgenza e importanza,
un richiamo a cose importantissime che
accadano.
In questa connessione, notiamo le
parole di Carl Henry: “Mentre il Nuovo
Testamento dà uno scopo prominente al
futuro… il suo kairos centrale è la vita,
la morte e la resurrezione del Cristo
incarnato. Il che è decisivamente
significativo per il regno di Dio”.
I termini “giorno [del Signore]”,
“ora”, “adesso” e “oggi” acquistano un
drammatico significato nel contesto del
Nuovo Testamento, ogni volta che l’ordine
eterno influisce sullo scorrere degli eventi
comuni (EDT, pagina 1095).
Così Kairos aiuta a chiarire un altro
tema delle Scritture: il fatto che nella
visione degli scrittori biblici il tempo della
fine era già iniziato con l’apparizione e il
ministero di nostro Signore Gesù Cristo.
Notate Ebrei 1:1-2, “Dio, dopo aver
parlato anticamente molte volte e in molte
maniere ai padri per mezzo dei profeti,
in questi ultimi giorni ha parlato a noi
per mezzo del Figlio, che egli ha costituito
erede di tutte le cose”.
Adesso consideriamo le implicazioni
di ciò che abbiamo detto. Eccone quattro:
1) Nell’orario del tempo divino di Dio,
in cui “Kairos” interseca “chronos”, il
momento decisivo è già avvenuto. Gesù è
già apparso, portando salvezza e
guarigione a tutti coloro che lo avrebbero
accettato “oggi”.
Questa era la supplica inspirata di
Pietro in quel giorno importantissimo
della Pentecoste: “Salvatevi da questa
perversa generazione” (Atti 2:40). Oppure
come la porse Paolo: “Ora comanda agli
uomini che tutti, in ogni luogo, si
ravvedano, perché ha fissato un giorno,
nel quale giudicherà il mondo con giustizia
per mezzo dell’uomo ch’egli ha stabilito”
(Atti 17:30-31).
Com’è vero! La missione data alla
chiesa cristiana è di richiamare
l’attenzione della gente all’evento centrale
del “Kairos” già manifestato: il sacrificio
di Cristo in nostro favore. Accettare
questo riscatto fatto per noi significa che
entriamo nel tempo del “Kairos”di già,
qui e adesso, assicurandoci così un futuro
migliore.
2) Ricordarci perché tanti schemi
profetici di tempo e quadri di profezie
basati su calcoli cronologici dei 1260
giorni, dei 2520 giorni o persino dei tre
giorni e tre notti (Matteo 12:40)
falliscono. Questi schemi sono fissati solo
nel tempo cronologico, mentre il tempo
“Kairos” può essere qualsiasi momento
scelto da Dio.
Quando gli abitanti di Ninive si
pentirono, Dio intervenne e cambiò il
futuro. Ancora una volta “kairos” si
intersecò con “chronos”, proprio come
avvenne per i 3000 convertiti che
ascoltarono il sermone di Pietro (Atti
2:41).
Tuttavia, voi ed io sappiamo di persone
che cercano di predeterminare ed
impedire la suprema libertà di Dio,
scegliendo una data su un calendario per
il tempo in cui Dio deve intervenire. Forse
nel 1844 o 1917 o 1975 o 2000. Com’è
futile cercare di vincolare il nostro Dio
supremo in questo modo!
3) Israele visse principalmente nel
tempo “chronos”, come dimostrato dai
Sabati, le feste e i tempi e le stagioni
stabilite (Levitino 23). Il calendario
ebraico era lunare-solare, radicato a
questo mondo, a questo sistema di tempo
e spazio fisico. Ma il Vangelo proclama
questa entusiasmante verità: “Se dunque
uno è in Cristo, egli è una nuova creatura;
le cose vecchie sono passate: ecco, sono
diventate nuove” (2 Corinzi 5:17).
L’evento Cristo ha cambiato tutto,
radicalmente. I cristiani celebrano la loro
fede nel tempo “Kairos”, incuranti del
giorno della settimana o di una data sul
calendario. Questa è la forza di Atti 2:46,
quando parla della chiesa originaria: “E
ogni giorno andavano assidui e concordi
al tempio, rompevano il pane nelle case
e prendevano il loro cibo insieme, con
gioia e semplicità di cuore”.
Entrare l’eternità
4) Tutti i cristiani autentici vivono in due
fusi orari: quello temporale e quello eterno.
L’eternità è una di quelle grandi
intangibilità come l’amore e la devozione;
un concetto che non si può vedere né
toccare e che, tuttavia, appare chiaramente
nella vita cristiana, specialmente quando
ci avviciniamo alla fine dei nostri viaggi
individuali.
Paolo testimonia: “Ormai mi è riservata
la corona di giustizia che il Signore, il
giusto giudice, mi assegnerà in quel giorno;
e non solo a me, ma anche a tutti quelli
che avranno amato la sua apparizione” (2
Timoteo 4:8 ). Paolo sta parlando, qui, del
tempo “Kairos” invece che del tempo
“chronos”. Questa è una buona ragione,
per cui i cristiani non dovevano conoscere
il giorno e l’ora della venuta del loro
Signore (Atti 1:7).
Quindi, che ora è?
È l’ora di richiamare gli uomini e le
donne al pentimento. È l’ora, per noi tutti,
di rivolgerci più devotamente a Dio e di
accettare che il centro della storia sta nel
passato, in un momento “kairos”, chiamato
Calvario. E così facendo, aiuteremo a
partecipare al piano eterno di Dio.‰
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Questo periodico è diffuso in Italia dalla
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