Qualcosa di sbagliato - Premio Letterario Santa Margherita
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Qualcosa di sbagliato - Premio Letterario Santa Margherita
Qualcosa di sbagliato di Luca Bossini Gli occhi dell’Abate Pierre erano un mare in tempesta, Bernard, una piccola zattera senza timone, inabissò il capo nel suo saio, sopraffatto, impotente. «Ci vuole più disciplina!», sbraitò l’abate benedettino battendo un pugno sul tavolo, «altrimenti non riusciremo mai a competere con i vini della Borgogna!». Bernard annuì, la mano infilata tra le pieghe della tonaca, le dita strette su d’una fredda chiave di ferro. «Disciplina e abnegazione», s’infervorò il priore di Hautvillers, le soffici guance dipinte d’un rosso rubino, «non possiamo più permetterci annate scadenti, ne va della nostra reputazione!». Il rubicondo Pierre avvicinò al naso un calice colmo di nettare scuro, «Ribes, lamponi», sussurrò, «il nostro vino dovrebbe essere come questo Pinot Nero della Côte-d’Or», una smorfia riempì di significato alcuni istanti di silenzio, «così fermo e placido... e invece», sospirò scuotendo il capo. «Ma reverendo Pierre...», intervenne Bernard, «qui non siamo in Borgogna», balbettò, la testa rintanata tra le esili spalle, «l’autunno arriva prima, gli inverni son più lunghi», allargò le braccia, i palmi rivolti verso l’alto, «e più freddi». «Non m’importa», ribatté il priore digrignando i denti, «non saranno un paio di gradi in meno ad impedirci di produrre un buon vino!». L’Abate iniziò a camminare avanti e indietro per la stanza, rimbalzando da una parete all’altra, poi improvvisamente si fermò e agitando l’indice a pochi centimetri dal volto di Bernard, sentenziò: «D’ora in poi terremo separate le uve provenienti da vigneti diversi», disse con la mano destra aggrappata alla folta barba. «Ma, noi...», provò invano ad obiettare Bernard. «Le pigieremo non appena raccolte», proseguì l’Abate Pierre con fermezza, «e anticiperemo l’imbottigliamento!». «Come desidera», rispose docile Bernard, «faremo del nostro meglio». Più tardi, quella stessa sera, Bernard, ombra tra le ombre, sgattaiolò fuori dalla sua cella; accompagnato dal perenne silenzio del monastero, scese le scale che portavano in cantina, si avvicinò ad una massiccia porta in legno, estrasse dal saio una fredda chiave arrugginita e, senza guardare, la inserì nella serratura facendola scattare. Alcune ore più tardi, con una bottiglia vuota ai suoi piedi e una aperta, stretta nelle mani, si ritrovò a parlare da solo. «Non caapisco proprioo cosa ci sia di sbagliaato in questo viino, mio caaro Abate Pierre», si chiese rimirando il liquido spumoso che fuoriusciva dal vetro scuro, «Soolo perché è frizzante non signiifica che non siia buono, altro che Pinoot Nero della Côte-d’Or», si alzò barcollando, «deevo brindaree a queeste amiche bollicine», farfugliò alzando la bottiglia al di sopra della testa, «e al nooostro amaato e stimaato Abate, Dom Pierre Pérignon!». 1/1