La morte è in agguato in autostrada Aspirante ciclista e poi
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La morte è in agguato in autostrada Aspirante ciclista e poi
Il dramma nel 1993 La morte è in agguato in autostrada · A pagina 3 Le origini Aspirante ciclista e poi partigiano · A pagina 7 L’arrivo a Viareggio Col fratello al Marco Polo L’idea Festival · Alle pagine 8 e 9 L’epopea Da Carosone a Mina: il mito si realizza · Alle pagine 12 e 13 Bussola mondiale Peppino, Ray Charles: serate memorabili · Alle pagina 14 e 15 Bussoladomani L’idea geniale del tendone Poi il declino · Alle pagine 18 e 19 •••• 2 20 ANNI SENZA SERGIO IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE SABATO 10 AGOSTO 2013 SABATO 10 AGOSTO 2013 20 ANNI SENZA SERGIO IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE “ LA TRAGEDIA 2 OTTOBRE 1993 Lo scontro Sergio andava a Torino al matrimonio del nipote. all’altezza di Asti l’auto sbanda per la pioggia. Lo schianto, non sembrava nulla. Invece... Le cure Con lui c’era la sorella Adilia che si ruppe una spalla. Sergio aveva lesioni interne. Quando le scoprirono fu troppo tardi La notizia Poche ore dopo rimbalzò in Versilia e in tutta Italia. Un cordoglio unanime espresso alla moglie Bruna e ai figli Mario e Guido Uno dei primi a mandare un telegramma di cordoglio alla famiglia per la scomparsa di Sergio Bernardini, fu l’allora sindaco di Pietrasanta, Manrico Nicolai: “La Versilia e la città di Pietrasanta perdono un uomo di valore che ha amato e saputo valorizzare questa terra, con lui stesso avara di riconoscenza. La sua memora rimarrà indelebile nella storia dello spettacolo internazionale..”. Le associazioni dei balneari, dei commercianti , degli albergatori, della zona lo ricordano subito dopo: “Pochi uomini come lui hanno amato la terra della Versilia...Con Bernardini, scompare una parte della nostra storia”, commentano , invitando a riflettere sulle potenzialità della Versilia che Bernardini, non versiliese, seppe intuire e valorizzare. Al funerale si attendevano molti 3 •••• GIANNI MINA’ IL SUO EREDE SARA’ MIMMO D’ALESSANDRO MA DOVRA’ SUPERARE TANTI OSTACOLI Il dramma si consuma nella notte L’incidente sembrava leggero. Poi l’agonia e una morte assurda di CHIARA SACCHETTI LA NOTIZIA arrivò come un fulmine a ciel sereno... è vero avevamo saputo che Sergio Bernardini aveva avuto un incidente stradale mentre si recava al matrimonio del nipote a Torino, insieme alla sorella. Era successo il sabato, il 2 ottobre 1993, verso le 15. La sua Bmw aveva sbandato a causa di una pozzanghera d’acqua, creata da una pioggia torrenziale. Un testa coda, un urto frontale con una Dedra, ma l’incidente non sembrava così grave, tanto che le persone che viaggiano sull’altra auto erano rimaste illese. Invece Sergio e sua sorella Adilia erano stati trasportati all’ospedale di Asti: Adilia con una frattura ad un spalla e Sergio con ferite e contusioni in varie DESTINO BEFFARDO Aveva telefonato a chi lo attendeva dicendo che sarebbe stato presto dimesso. Poi la crisi fatale parti del corpo che non apparivano preoccupanti. Era stato lui stesso a telefonare al nipote Marco dicendo di non annullare la cerimonia perché sarebbe stato dimesso. Ecco perché quando le condizioni si aggravarono e fu trasferito nella notte nel reparto di rianimazione, la sorpresa fu collettiva. La moglie Bruna Mazzucchelli e i figli Mario e Guido erano volati ad Asti, avvertiti dell’incidente a telefono, da Bernardini stesso. Poi l’esito nefasto, provocato da lesioni interne, in un primo momento non evidenti. Sergio Bernardini aveva 68 anni, era nato a Parigi da una famiglia emigrata in Francia in cerca di lavoro ma originaria della Toscana interna, di Marginone di Altopascio. Aveva trascorso la sua gioventù a Torini , lavorando nel ristorante del padre. Ma il suo desiderio era di respirare un’altra aria, quella di mare, e con la sua grande esuberanza e colmo di idee arrivò in Versilia nel 1947, con pochi soldi e tanti sogni. A Torino era rimasta una parte della famiglia e proprio nella città piemontese si stava dirigendo nell’ultimo giorno della sua vita, alle nozze di Marco Bernardini, allora inviato di Tuttosport. I funerali di Bernardini slittarono di alcuni giorni, perché fu chiesta l’autopsia proprio per verificare la cause del decesso, quel peggioramento improvviso a cinque ore di distanza dall’incidente. L’esame necroscopico si svolse martedì 5, e il feretro giunse nell’abitazione di via Vittor Pisani 10, al quartiere Marco Polo, mercoledì 6, solo qualche ora prima del funerale. “Il commosso abbraccio di una città” è il titolo di apertura della pagina di Viareggio di giovedì 7 ottobre che il nostro giornale dedica alla cerimonia funebre: nella grandi foto che accompagnano l’articolo si riconoscono Zucchero e Gino Paoli, due dei personaggi dello spettacolo che omaggiarono la salma del grande impresario. Ma nell’articolo si citano anche Delia Scala, Gianni Minà, Sandro Ciotti, Ferruccio Valcareggi, Mimmo D’Alessandro, Paolo e Cesare Maldini. Omaggi floreali giunsero anche da Adriano Aragozzini , Stefania Sandrelli e naturalmente dal sindaco di Viareggio, allora Andrea Palestini. A salutare con affetto Sergio c’erano però anche tantissimi viareggini , gente comune che volle accompagnarlo nella sua ultima dimora, perché la sua città adottiva gli voleva bene. Oltre duemila, riporta il cronista, con occhi lucidi e fazzoletti in mano, che riempirono la grande chiesa di Don Bosco. Molti rimasero sul sagrato e il feretro fu accompagnato al suo ingresso in chiesa da numerosi applausi. Il parroco di allora , don Roberrto Picchi nell’omelia disse: “Tu hai dato tanto alla Versilia, forse non sei stato corrisposto” e si augurò che qualcun altro potesse raccoglierne l’eredità. I FUNERALI L’OMELIA DI DON ROBERTO PICCHI «Hai dato tanto alla tua terra ma forse non sei stato corrisposto» CORDOGLIO In tantissimi alle esequie anche se di personaggi c’erano solo Gino Paoli e Zucchero vip dela mondo della spettacolo, dello sport, insomma lo star system. In primis Mina Mazzini, già scomparsa dalle scene. Mina non venne per non trasformare il funerale in un “happening ad uso di giornalisti e fotografi”, commentò Gianni Minà. Vittorio Gassman fu costretto a rinunciare per un impegno di lavoro all’estero. Renato Carosone, dispiaciuto, non venne per motivi di salute. Altri mandarono fiori, telegrammi, pensieri. Furono notati molti gestori di locali dell’intrattenimento versiliese , e molte persone che avevano lavorato con Bernardini nei suoi due locali di spicco, la Bussola e L’ADDIO L’estremo saluto a Sergio Bernardini. In alto Zucchero e qui sopra Gino Paoli con Mauro Donati del Ciucheba Bussoladomani. Tra i possibili eredi di Bernardini, presente al suo funerale c’era Mimmo D’Alessandro, che si sa, dopo un po’ di tentativi in Versilia, ha deciso di emigrare per altri lidi per le sue grandi manifestazioni di spettacolo. In tal senso appaiono profetiche le parole di Gianni Minà , riportate dall’articolo di cronaca della Nazione , proprio il gionro dei funerali di Bernardini, riguardo al possibile erede: “Mimmo D’Alessandro come erede di Sergio Bernardini? Se deve superare tutti gli ostacoli che ha incontrato Sergio...”. E forse gli ostacoli sono stati ancora maggiori se D’Alessandro si è comunque arreso molto prima di quanto non fece Bernardini, fino in fondo ostinato nel suo amore ed interesse per la Versilia. C.S. Ma la grande Mina non fu vista alla cerimonia MINA Anna Mazzini, in arte Mina, doveva moltissimo della sua carriera a Sergio Bernardini, al palco della Bussola. Ecco perché la cantante che in quel periodo era di casa in Versilia, si intravedeva spesso soprattutto al Forte per lo shopping, era attesa per i funerali di Bernardini. Un tributo dovuto al patron, che per alcuni giorni tenne in attesa tutti. Ma come riportano le cronache, Mina non venne, o almeno non si fece vedere tra la folla, per non trasformare un grave lutto in un evento mediatico, probabilmente. •••• 4 20 ANNI SENZA SERGIO IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE SABATO 10 AGOSTO 2013 L’EQUIVOCO SUL NOME DI BATTESIMO E LA NASCITA NELLA CAPITALE FRANCESE NEL 1925; IL PADRE ERA GIARDINIERE LE ORIGINI Antonio, anzi Sergio, nato I primi anni all’estero: la madre fece da balia LA PRIMA cosa da sapere è che Sergio non si chiamava Sergio, bensì Antonio. Antonio Bernardini, nato a Parigi il 7 maggio 1925. E’ Marco Bernardini, il nipote, a raccontare alcuni gustosi dettagli nel suo libro “Li abbiamo fatti cantare” (Robin edizioni, 2013): “L’anagrafe – scrive – non mente. L’avevo sentita ormai un sacco di volte quella storia. Eppure non avrei mai finito di ascoltarla perché, oltre a trovarla affascinante come un’autentica fiaba, sentivo che mi apparteneva certamente per diritto di discendenza”. Secondo particolare gustoso: la mamma di Sergio, Virginia, durante il periodo francese, era stata assunta come tata dei figli di Louis Lumière, uno dei due inventori del cinema. Una coincidenza notevole, per la madre di un futuro protagonista della storia dello spettacolo italiano ed europeo. AUTORE Marco Bernardini. Il suo libro sarà il filo conduttore della rievocazione della carriera di Sergio Bernardini. I brani citati sono in corsivo. Ringraziamo l’editore e l’autore per la concessione PARLA L’AUTORE “Le mie memorie non inseguono la nostalgia» MARCO BERNARDINI, nato a Torino nel 1947, è il figlio di Giuseppe Pino Bernardini, fratello di Sergio, dunque è il nipote dell’inventore della Bussola. Dopo aver inseguito, negli anni giovanili, la carriera teatrale, entra alla “Gazzetta del Popolo” e diventa giornalista: ancora ricorda la sua intervista a Salvator Allende, tre giorni prima del golpe. Ha lavorato IL NIPOTE Adesso è il momento che la Versilia torni a guardare il futuro con “Tuttosport” e “Radio24”, collabora al “Corriere della Sera”, edizione Toscana. E’ autore di vari libri. L’ultimo, ‘Li abbiamo fatti cantare’ (Robin edizioni), è una rievocazione personale e toccante della vita di Sergio. L’AUTORE però vuole subito togliere di mezzo il sospetto di essere stato spinto da un sentimento nostalgico: «Non mi interessava fare un’operazione nostalgia, respingo questa visione. Ho amato molto quello spot televisivo per una marca di automobili in cui si vedono personaggi del passato come John Lennon o Marilyn Monroe e si invita il MA SENTIAMOLA direttamente dalle parole di Sergio Bernardini, così come le rievoca il nipote Marco, questa fiaba familiare: “E’ un poco come la favola del brutto anatroccolo. E che fossi da buttare tanto ero piccolo e secco e con le gambe storte lo conferma ancora oggi (siamo negli anni Cinquanta, n.d.r.), nonna Virginia. Lei che un giorno nella villa di Beauvillage, dove era stata assunta dalla famiglia Lumière come tata e dove allattava i due neonati figli del padre del cinema Louis, si ritrovò incinta. Italo, tuo nonno, faceva il giardiniere. Tra una potata al pesco e una riordinata alle piante delle rose nella villa parigina aveva trovato il tempo di ingravidare la moglie per la terza volta. E’ così che, il sette maggio del millenovecentoventicinque nasco io, in ospedale. Antonio Bernardini, figlio di italianissimi toscani e di nazionalità francese. Come viene fuori il nome di Sergio, allora? Più o meno così, se me l’hanno raccontata giusta. Signora, che nome desidera per suo figlio? Fa il medico alla Virginia. Voglio si chiami Sergio, risponde mamma. Risata del dottore. Ma come, voi italiani siete tutti Antonio. Il prete obbedisce al medico. Roba da matti. An- pubblico a guardare al futuro con gli occhi di coloro che vogliono cogliere le cose belle del passato per andare avanti. Questa è la chiave del libro. Direi che la Versilia ha bisogno di un approccio simile. C’è un’estrema necessità di costruire futuro, un futuro che non potrà, per forza di cose, ricalcare gli anni ’50 e ’60. Credo che sarebbe utile innestare su quelle splendide radici un progetto che favorisca un nuovo boom della Versilia”. E CE N’È anche per i politici: “Dovrebbero — prosegue Marco Bernardini — spogliarsi dell’arroganza e di quella forma di campanilismo che oltre ad essere storicamente inattuale fa pure venire l’orticaria. La chiave l’ha indicata Sergio, quando diceva: ‘Io sono un bottegaio, devo coccolare i clienti’. Il turista va coccolato, solo così la Versilia potrebbe diventare la Florida d’Europa”. TORNANDO al libro: “Ho cercato di convocare idealmente i protagonisti di una grande stagione della spettacolo, collocandoli per una volta in platea per farli assistere a una grande saga familiare. Grazie a questa saga molti di loro sono stati lanciati nel firmamento delle stelle”. UN GRAZIE SE E’ stato possibile realizzare questo speciale, lo si deve alla collaborazione di molte persone. Un grazie particolare, dunque, va a Mario Bernardini, il figlio di Sergio, per aver fornito informazioni e ricordi. E’ lui ad aver idealmente raccolto il testimone dal padre, anche come organizzatore di eventi di spettacolo. Grazie a Vincenzo Iannone, che ha consentito di utilizzare brani e fotografie tratte dal libro “Versilia anni ruggenti”, rieditato da Marina Poggesi Valleroni nel 2008. Un rigraziamento anche al collega Umberto Guidi per la collaborazione nella raccolta di notizie e al fotografo Colombo Francesconi, il cui apporto è stato insostituibile. ANEDDOTO Fu il medico d’Oltralpe a scegliere il nome di Antonio ma lui preferì sempre Sergio che se, in casa, nessuno mi ha mai chiamato così il nome di Antonio mi perseguita”. MARCO Bernardini racconta che questa faccenda del doppio nome (per tutti Sergio, sui documenti Antonio) turbava un poco Bernardini. La Virginia, dunque, era la madre I DUE LIBRI DI RIFERIMENTO Li abbiamo fatti cantare Versilia anni ruggenti Marco, il nipote di Sergio Bernardini, racconta gli anni d’oro della mitica Bussola vissuta personalmente ma anche la storia dell’intera famiglia che si intreccia con le vicende dello spettacolo italiano UN libro divertente, scorrevole, appassionante. una miniera di informazioni raccolto da Aldo Valleroni, il cantore di un periodo irripetibile. “Versilia anni ruggenti” è una ’bibbia’ imperdibile SABATO 10 AGOSTO 2013 20 ANNI SENZA SERGIO IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE 5 •••• LA CAMPAGNA TOSCANA LA GENIALITA’ CONTADINI E’ IL LUOGO D’ORIGINE DEL CLAN E ANCHE QUELLO DOVE SI TORNAVA NEI MOMENTI DECISIVI. EMIGRATI PER TRADIZIONE, MA CON LE RADICI BEN SALDE E’ UN TRATTO EREDITATO CON IL SANGUE, INSIEME A UN PIZZICO DI ESTROSA IRREGOLARITÀ. LA FORZA DI CARATTERE DELLA MADRE FU ESEMPLARE “UN DITO NEL SEDERE DELLA GALLINA PER VEDERE SE QUELLA MATTINA AVEVA PRODOTTO QUALCOSA DI BUONO”. ERA, QUELLA, LA “PROVA DELL’UOVO” a Parigi da una famiglia emigrata ai figli di Louis Lumière, l’inventore del cinematografo RITORNO AL PASSATO Due immegini simbolo di due città che hanno fatto parte della storia di Sergio: a sinistra la Torre Eiffel simbolo di Parigi e qui accanto piazza San Carlo, centro di quella Torino dove Bernardini è cresciuto. Qui sotto i fratelli Lumiere. La mamma di Sergio fece loro da balia di Sergio. Originaria come il marito Italo di Marginone, un paesino di mille abitanti, frazione del comune di Altopascio, in provincia di Lucca. Uno dei luoghi simbolici per Sergio Bernardini, come vedremo più avanti. Virginia era una contadina di robusto buon senso e notevole bellezza, così la ricorda il nipote Marco. La osserva, da piccolo, quando “rigoverna” il pollaio e mentre fa “la prova dell’uovo”: “un dito nel sedere della gallina per verificare se avrebbe prodotto qualcosa di buono quella mattina”. E poi Italo. Scrive Marco che Sergio, dal padre Italo “aveva ricevuto in dono lo stampino LA FAMIGLIA Quella volta che il babbo Italo uscì di casa e tornò dopo sei mesi: era stato negli Usa della genialità un poco stravagante e talvolta biliosa”. A RIPROVA di questa stranezza, l’episodio reale che vide Italo annunciare alla moglie che voleva andare a vedere una corsa ciclistica. Uscì e partì per l’America, lasciando la moglie e i tre figli per sei mesi. Disse che era andato a vedere dove era sepolto il padre, proprio accanto alla tomba di Al Capone. La Virginia non disse nulla, salvo ripagare il marito della stessa moneta. Dopo qualche tempo si imbarcò sul piroscafo Biancamano e andò in visita ai parenti a Chicago. Per sei mesi. Italo accettò, la loro unione sembrava – ed era – indissolubile. I GENITORI LE FIGURE DI ITALO E VIRGINIA SONO STATE CENTRALI E DECISIVE Da Marginone alla Francia, e ritorno TERRA di emigranti, Altopascio. Come buona parte della provincia di Lucca. Così i genitori di Sergio Bernardini, Italo e Virginia, come abbiamo visto, si trovano in Francia, negli anni Venti, a servizio dei Lumière. Sergio (pardon, Antonio) nasce nel 1925, ma prima della seconda guerra mondiale i Bernardini sono tornati in Italia, a Torino, a far fruttare il gruzzolo guadagnato faticosamente come emigranti. E nel dopoguerra torneranno a Marginone, la piccola patria. ALTRI PARENTI avevano preso la via delle Americhe: il padre di Italo era arrivato a Chi- cago, dove era sepolto. Altri congiunti avevano preso la via dell’Argentina. Tutti lavoratori, animati dalla volontà di riuscire, di migliorare le loro condizioni economiche e sociali. Sono queste le solide radici di Sergio Bernardini che, spinto da voglia di fare e da una solida fiducia nei propri mezzi, riuscirà a scalare il successo. Da Torino alla Versilia. Da Viareggio alla Bussola e a Bussodomani. Fino a diventare il più grande organizzatore di spettacoli del nostro paese. Nella foto: i genitori di Sergio, Italo e Virginia Bernardini, fotografati davanti all’insegna della Bussola IL COMMENTO UN OMAGGIO COL CUORE di ENRICO SALVADORI RICORDO ancora il gelo che calò in redazione quella domenica di inizio ottobre nel momento in cui arrivò la notizia della improvvisa morte di Sergio Bernardini. Ricordo il dolore di due grandi colleghi che non ci sono più e che delle gesta di Sergio avevano parlato con l’enfasi e la capacità che li avevano contraddistinti. Ugo Dotti e Aldo Valleroni piangevano un amico che era anche un amico di tutti noi. Il destino crudele — e qualcosa di più — avevano portato via un protagonista vero di un periodo irripetibile, di una Versilia irripetibile. Vent’anni sono passati e sembra ieri. Abbiamo deciso, insieme all’amico Marco, di ricordare una figura che ha segnato un’epoca e che dopo che è mancato non è mai stato celebrato dalle istituzioni e dal suo mondo per quello che meritava. Perché questa terra deve molto a Sergio, alle sue intuizioni straordinarie, da autentico genio dello spettacolo che anteponeva la forza delle idee ai facili guadagni. Che quando aveva in mente qualcosa (ed era raro che sbagliasse) metteva tutto se stesso in quel progetto anche se poi sapeva che l’incasso non avrebbe coperto le spese, perché si trattava di qualcosa di straordinariamente grande. Ma l’importante per lui era fare, portare in Versilia il meglio che c’era, dare alla sua gente e al turismo la ribalta dei mass media che non erano certo quelli del mondo in cui viviamo adesso, dove tutto diventa notizia anche la cosa più banale che facciamo ogni giorno. Ecco. Inventare, mettersi sempre in gioco alle ricerche di vie nuove, avere gli stimoli, guardare al futuro con l’entusiasmo di un ragazzino anche se hai alle tue spalle un vissuto di quelli che consiglierebbero un’esistenza ormai tranquilla. Sergio era questo. L’esatto contrario di quanto accade adesso, ad esempio in mondo come quello della Tv dove tutti sono stereotipati e nessuno inventa più nulla. Perché c’è il rischio di sbagliare e allora neglio andare sul sicuro. Ma l’eredità che ci ha lasciato Bernardini non deve andare dispersa, anche se siamo consapevoli che tutto è cambiato. Il modello di riferimento dell’Italia e della Versilia del boom è purtroppo sopraffatto da una crisi che ci attanaglia, che ci impedisce di divertirsi con quella spensieratezza che i nostri genitori hanno avuto. Che Sergio ha fatto vivere con le sue serate capaci di segnare un’epoca. E speriamo che lo ricordino con l’affetto che ci abbiamo messo noi anche tutti quei personaggi dello spettacolo, e sono tanti, che gli devono essere grati. E che in quell’inizio ottobre del 1993 non sentirono il bisogno neanche di fare un salto a Viareggio per tributargli l’ultimo, doveroso, saluto. •••• 6 20 ANNI SENZA SERGIO IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE SABATO 10 AGOSTO 2013 SABATO 10 AGOSTO 2013 20 ANNI SENZA SERGIO IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE “ LA GUERRA 7 •••• DAL LIBRO ANIME IRREQUIETE E PASTICCIONE... SERGIO E PINO (FOTO), PRIGIONIERI DEI LORO SOGNI, CANTANO ALLA LUNA LE AMBIZIONI SPORTIVE Un calciatore e un ciclista ENTRAMBI i fratelli, nei loro anni giovanili, sognano di fare lo sport. Pino gioca a calcio nella squadra semiprofessionale del Volpiano. Ha cominciato con Boniperti e con Parola, nei ragazzini della Juventus. “Facevo gol calciando direttamente dalla bandierina del corner”. Poi la guerra, che cambia tutto. Anche Sergio coltivava un’ambizione sportiva: voleva fare il ciclista, ha conservato a lungo una bicicletta da velodromo. Poi la vita, per entrambi, ha deciso diversamente. Come spesso accade a molti. TEMPI DURI Quando scoppia la seconda guerra mondiale la famiglia Bernardini è da tempo rientrata in Italia, più precisamente a Torino. Il giovane Sergio si unisce in montagna alla Resistenza. Poi gli anni della ricostruzione A diciotto anni si unì ai partigiani sui monti Il padre lo difese davanti a un tedesco: “Spari a me, lasci andare mio figlio” IL DOPOGUERRA Il boom a Torino fra gli squilibri IL DOPOGUERRA in Italia segna, lentamente e in mezzo a gravi problemi e squilibri, il ritorno al benessere e alla normalità. Il piano Marshall, operativo sino al 1953, aveva dato una prima spinta alla ricostruzione del paese che iniziò a procedere rapidamente e con le sue forze verso lo sviluppo economico a partire dal 1954 sino all’entrata nel Mercato comune nel 1957. Nel giro di pochi anni l’Italia divenne una nazione prevalentemente urbana e industriale, sino a posizionarsi al settimo posto tra i paesi più industrializzati. Bassi salari e differenze sociali ed economiche fra il Nord e il Sud sono gli squilibri che segnano questa stagione. “ANCHE TORINO, come il resto dell’Italia, sta cambiando faccia molto velocemente, al passo spedito e cadenzato dell’esercito di ‘terun’ reclutati dagli uomini dell’Avvocato per il previsto boom dell’automobile. Non si affitta ai meridionali che coltivano il basilico nella vasca da bagno, pensano e dicono i boogianen autoctoni. E Valletta assembla per loro alveari da riserva pellerossa. La gente va di fretta e la Seicento, perlopiù in tinta carta da zucchero, non è più un lusso esclusivo anche se non è ancora una necessità” LA GUERRA trova i Bernardini a Torino. Quando viene annunciato l’armistizio, nel 1943, Sergio ha 18 anni e seguendo un giusto impulso si unisce ai partigiani sulle montagne del Piemonte. Il libro rievoca un episodio toccante, quando il padre Italo gioca il tutto e per tutto per salva- re il figlio Sergio: «PER LUI si era inginocchiato, urlando disperato, davanti a un ufficiale nazista con la rivoltella in mano: ‘Spari a me, lasci andare il mio figliolo’. Così Sergio era riuscito a saltare dalla finestra al primo piano della casa di Dronero dove suo padre gli aveva dato appuntamento per fargli avere vino olio e una forma di pecorino da portare sulle montagne del Cuneese dove il giovane si era aggregato con i partigiani. Non sparò a nessuno, il tedesco. Era destino, si vede. Si accontentò dell’olio, del vino e della forma di pecorino”. IL SECONDO conflitto mondiale finisce lasciando dietro di sè i dolori, i lutti, le distruzioni. Ma la vita riprende, deve riprendere. E’ giusto così. “Piero Angela al pianoforte, Gigi Marsico alla batteria, lui al basso. Una volta al mese proprio quando, quasi tutti i giorni, si ritrovavano in uno scantinato di via Rossini, alle spalle della Mole Antonelliana, per fare jazz. Piero e Gigi sono giornalisti in Rai e vanno a caccia di notizie. Sergio vive a Viareggio e ciondola per il mondo in cerca di pezzi da novanta, come chiama lui gli artisti adatti per la sua Bussola. Ma quell’appuntamento musicale e poi conviviale in un ristorante sulla collina di Pecetto, paese delle ciliegie e delle belle madamin, tra i tre amici di matita continuerà ancora per parecchio tempo”. GLI ANNI del dopoguerra sono RICOSTRUZIONE I Bernardini gestivano un ristorante a Torino, ma Sergio meditava la fuga molto particolari. Lutti e distruzioni, ma l’Italia trova dentro di sé la forza di ripartire. I DUE giovani di casa Bernardini cercano la loro strada, in quella seconda metà degli anni Quaranta che per il nostro paese coincidono con il ritorno della speranza: “Anime irrequiete e dccisamente pasticcione, quelle dei fratelli Bernardi- due giovani possano giocare le loro carte sul tavolo professionale che più preferiscono” . E COSI’ Sergio Bernardini, che non ne vuol sapere di scommettere il suo futuro sul ristorante che i genitori gestivano a Torino, fino al loro ritorno definitivo a Marginone, guardava ad altri lidi. Più precisamente al mare di Viareggio e della Versilia, dove puntava ogni volta che poteva, scavalcando i tornanti del Bracco, desideroso di lanciarsi nello “show business”, quanto mai promettente in quegli anni di ricostruzione e di ritrovata voglia di vivere e gioire. PARTIGIANI Papà Bernardini si interpose tra un figlio e un tedesco ni. Lilia è l’unica che, forse, viaggia dritta lungo i binari del buon senso. Sergio e Pino il più delle volte, prigionieri dei loro sogni, sparano nel buio e cantano alla luna. Deragliano, insomma. Cercano ancora la loro strada che non è certamente quella del ristorante Lepanto, in centro a Torino, dove Italo e Virginia danno da mangiare piatti toscani alla media borghesia della città. Pino, in cucina, soffre e si agita come un cane randagio catturato e messo in gabbia. Sergio manco si lascia sedurre un pelo da babbo e mamma. Svicola al mattino presto, torna a sera già inoltrata. Italo e Giuseppe, rispettivi padre e suocero, impegnano alolora le loro maglie di lana intrise di sudore autentico per fare in modo che i NELLA CITTA’ DELLA MOLE L’Estoril è stato il primo locale SERGIO e Giuseppe ci provano già a Torino, a gestire un locale da ballo. Rilevano l’Estoril, un night club che però non riescono a portare al successo. Bernardini soffrirà molto per questo fallimento, cadendo in uno stato di autentica depressione. IL PADRE Italo aveva capito: “Quando Sergio gli aveva confidato la propria la propria volontà di imbarcarsi in quell’avventura, lui aveva impiegato un amen ad aprire il cassetto segreto dove teneva i contanti e a infilare nella tasca della giacca del figlio tre preziosissimi fogli da centomila lire. Praticamente tutto ciò che era riuscito a mettere da parte, all’oscuro di Virginia. Il fatto è che Italo sentiva anche un poco suo quel locale, per transfert emotivo e per una sottile forma di protagonismo trasversale”. ANNI PIU’ tardi, quando Sergio sarà al timone della Bussola, a Italo piacerà “farsi fotografare dal paparazzo ufficiale della Versilia, il bravo Colombo, sotto i cartelloni che annunciavano la star della serata e, ancora di più, accanto alla luminosa piazzata all’esterno davanti al lungomare la quale indicava alla gente che era arrivata alla ‘Bussola di Bernardini’”. •••• 8 20 ANNI SENZA SERGIO IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE L’ARRIVO A VIAREGGIO “ SABATO 10 AGOSTO 2013 LE SERATE CONSEGNATE AI RICORDI: QUELL’ESTATE DEL 1948 FU TURBATA DAI DISORDINI PER TOGLIATTI Alla Capannina di Marco I due fratelli sbancarono nel locale in pineta di NELL’IMMEDIATO dopoguerra con il suo ciuffo ribelle e tante buone intenzioni, Sergio Bernardini arrivò a Viareggio da Torino, dove risiedeva la famiglia. Aveva in tasca due buoni del tesoro di mezzo milione ciascuno, e il suo primo ‘ successo’ fu quello di convincere la proprietaria della Capannina del Marco Polo, che aveva già subito due gestioni fallimentari, a concedergli il locale. STORIA Nilla Pizzi, prima vincitrice a Sanremo nel 1951 VICENDA EMBLEMATICA SOLO DUE EDIZIONI E la kermesse canora ‘emigrò’ a Sanremo DUNQUE il Festival della Canzone italiana, il seme dal quale sarebbe germogliato Sanremo, nacque effettivamente a Viareggio, alla Capannina del Marco Polo, nell’estate del 1948. In meno di tre anni sarebbe già ‘emigrato’ nella città dei fiori, contribuendo a creare il mito di Viareggio come città delle occasioni perdute. Intanto, l’estate seguente l’esperienza venne ripetuta e riuscì ancora meglio. Più canzoni, più accurata le selezione artistica, archiviati i problemi tecnici: la Rai diffuse via radio la serata del 25 agosto 1949, che vide il successo di Gastone Parigi, interprete del brano “Il topo di campagna”, un motivo a ritmo di samba. Il festival sembrava avviato a una progressione entusiasmante, ma il diavolo ci mise lo zampino. Il Carnevale del 1950 fu disturbato dal maltempo: pioggia e freddo fecero crollare gli incassi e alla resa dei conti l’allora Comitato Carnevale (si chiamava Comitato dei Festeggiamenti) dovette tagliare il finanziamento alle manifestazioni estive, tra le quali il Festival della canzone. Inutilmente Bernardini e il presidente del Comitato Sargentini cercarono di convincere l’Azienda autonoma di soggiorno a sostenere la manifestazione. Il «no» fu secco e irremovibile. Così, l’estate del 1950 non vide la terza edizione del festival: in compenso arrivò a Viareggio Pier Busseti, patron del Casinò di Sanremo. Visto che i viareggini non potevano o non volevano organizzare il festival non si poteva trasferirlo a Sanremo? Fatto sta che la città non seppe salvare la manifestazione e nel novembre del 1950 il festival, accordo con la Rai compreso, era già sotto il controllo del Casinò di Sanremo. Il resto è storia: il 29 gennaio 1951 debuttava il primo Festival di Saremo, vinto da Nilla Pizzi con “Grazie dei fiori”. LA REDAZIONE Direttore responsabile: Gabriele Canè Vice direttori: Mauro Avellini Marcello Mancini Responsabile della Redazione: Enrico Salvadori Inserto a cura di: Enrico Salvadori, Giovanni Lorenzini, Umberto Guidi, Chiara Sacchetti, Sandro Bugialli Foto Aldo Umicini e tratte dai libri «Versilia anni ruggenti» e «Li abbiamo fatti cantare» Redazione: via Regia 53 ☎ 0584 / 438.811 (Fax 0584 / 438.817). E Mail: [email protected] Per la pubblicità Società Pubblicità Editoriale Spa, via Regia 53, ☎ 0584 / 962.557 (Fax 0584 / 962.558) E Mail: [email protected] Editore: Poligrafici Editoriale Spa ALDO VALLERONI racconta nel suo libro “Versilia anni ruggenti” che furono le parole di Bernardini a convincerla: “Le chiedo la Capannina perché intendo NELL’ESTATE DEL 1948 L’orchestra con Piero Angela e l’animazione dell’istrionico “Raffa” FRATELLI Pino (a sinistra) e Sergio Bernardini. I cominciarono a gestire insieme locali da ballo in Versilia; il primo fu la Capannina di Marco Polo. Poi decisero di separarsi: Sergio alla Bussola, Pino a Torino, con l’intesa che durante l’estate quest’ultimo sarebbe tornato in zona per dare una mano al fratello lavorare sodo. Ho l’ambizione di diventare qualcuno. Non abbia timore, l’affitto io lo pago anticipatamente. Per tutto il periodo della gestione. Va bene così?” E andò subito molto bene, con pochi soldi e molto ingegno da aguzzare per far quadrare il bilancio. Intanto il risparmio cominciò da un’orchestra di dilettanti che sapevano suonare più a orecchio che altro, motivetti jazz e poco più. Giovani simpatici e comunicativi come il pianista Peter Angela, divenuto poi il famoso divulgatore scientifico Piero Angela, il chitarrista Gigi Marsico, futuro radiocronista, e così via. L’asso nella manica però fu Raffa, ovvero Raffaello Giachini, un omone pratese che divenne il direttore di sala trascinando i tanti giovani ammiratori in vacanza con la sua DAL LIBRO “LI ABBIAMO FATTI CANTARE” MOLTO PRESTO SENTIREMO Aldo Valleroni, da cronista di razza MA ECCO come Marco Bermardini rievoca l’arrivo a Viareggio dei due fratelli, Sergio e Pino. Rispettivamente, lo zio e il padre. Arrivo che viene immediatamente “benedetto” da Aldo Valleroni, giornalista di razza e futuro cantore delle fortune del grande Sergio, lo “Zigfield italiano”. Siamo nel 1948. PERSONAGGIO Aldo Valleroni è stato il cantore della Versilia “‘DUE RAGAZZI che arrivano da Torino ma che sono toscani autentici, si preparano ad affrontare la scalata del successo nel mondo dello spettacolo in Versilia. Credo che molto presto sentiremo parlare di loro. Tenete a mente il loro cognome, Bernardini’. Aldo Valleroni è il santone dei giornalisti locali. Quello che scrive lui, sulle pagine regionali de ‘La Nazione’, è un poco come il vangelo per i suoi affezionati lettori. Le luci della notte, poi, sono davvero la sua specialità. Non è soltanto un cronista, è anche un artista. Le parole della canzone ‘Una rotonda ASPETTANDO LA BUSSOLA Sergio e Pino presero in gestione il Gatto nero, il Carillon e il Principe sul mare’, che porta Fred Bongusto al vertice della hit estiva e che farà innamorare generazioni di coppiette, le ha scritte lui. Possiede un fiuto particolare, Aldo, per tutto ciò che profuma di spettacolo vincente. Il suo articolo com- pare sul quotidiano toscano il giorno successivo a quello che, per la Versilia, si è posto come un avvenimento sul serio unico. Dalla Capannina in Pineta, infatti, la sera prima era andato in onda via etere con la partecipazione della Rai, intesa come radio, quello che in futuro sarà uno degli avvenimenti irrinunciabili per la Televisione Italiana. Il festival della canzone, nientemeno”. L’IDEA DEL festival della canzone — spiega Marco Bernardini — era venuta proprio ad Aldo Valleroni, che ne aveva parlato ad un altro personaggio strepitoso, il «mitico» Gian Carlo Fusco. Serviva però un locale adatto ad ospitare questa manifestazione, destinata a diventare SABATO 10 AGOSTO 2013 20 ANNI SENZA SERGIO IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE “ LA PRIMA STAGIONE SI DISTINSE SUBITO PER ORIGINALITÀ, INVENTIVA, CAPACITÀ DI CATTURARE L’ATTENZIONE NAZIONALE “ ponente. Lì nacque il primo Festival della canzone italiana FIN DALL’INAUGURAZIONE la Capannina partì alla grande, diventando in poche settimane il locale più alla moda della spiaggia viareggina. In quel 1948, l’attentato a Togliatti, in piena stagione, fu un evento drammatico che fece temere per la democrazia, ma dopo due giorni di tensione, ecco di nuovo ritornare la voglia di divertimento. TANTO CHE per il sabato e la domenica si doveva far ricorso ad un prestito , addirittura dalla parrocchia di San Paolino, per avere le sedie necessarie per i frequentatori della Capannina. Il parroco fu subito disponibile a noleggiare il necessario a quindici lire a sedia. Un introito per la chiesa e un’urgenza per il locale da ballo. Bernardini cercava sempre nuovi modi per ‘svecchiare’ il locale e renderlo appetibile soprattutto ai giovani, e per questo invitò da Parigi delle indossatrici , come si chiamavano allora, per una sfilata di Christian Dior, oppure si improvvisavano programmi musicali insoliti, con lo stesso Sergio contrabbassista d’occasione. Finché non giunse all’orecchio dell’impresario che si pensava di creare un festival della canzone italiana. Aldo Valleroni, Sergio Bernardini e Alberto Sargentini, allora presidente del Comitato festeggiamenti , che si occupava di Carnevale e di promozione turistica , si misero d’accordo, non senza una vivace discussione: il Comitato avrebbe sovvenzionato guerra, rendevano la trasmissione più problematica del previsto, ma arrivarono gli americani: sì, Sargentini non si perse d’animo e da Camp Darby portò con sé una fila di camion con potenti accumulatori di corrente. DOPOGUERRA Due immagini della Viareggio di quegli anni: le ferite della guerra furono rimarginate: già si preparava il “boom” PARLARE DI QUESTI RAGAZZI TORINESI. DOPO L’EXPLOIT IN PINETA VENNERO ALTRI RITROVI puntò senza esitazioni su Sergio Bernardini il seme dal quale sarebbe poi germinato il Festival di Sanremo, pochi anni dopo. C’era da trovare il locale e anche le persone giuste: «SERGIO e Pino Bernardini. naturalmente, erano perfetti. I due fratelli che, arrivati da Torino, avevano preso in gestione una balera nella pineta del Marco Polo. La Capannina, il cui nome voleva ricordare persino sfacciatamente quello del già leggendario dancing di Franceschi a Forte dei Marmi”. A VIAREGGIO i fratelli Bernardini incontrarono il successo e ben presto il “marchio” Bernardini si MOLTIPLICA PER 5 I TRE“B” E LA EPOR FRED BUSCAGLIONE inaugura la stagione al Piemonte, mentre dalla mente vulcanica di Bernardini escono i burattini di Podrecca, al Gatto Nero, per la felicità dei bambini. “Sui cartelloni degli oltre cinquanta locali dislocati lungo la fascia costiera, appaiono ogni giorno nomi nuovi. Piccoli e grandi di danno battaglia: la guerra dei neon porta il nome della Versilia per tutta l’Europa…” racconta Aldo Valleroni nel suo libro “Versilia anni ruggenti”. Tra le serate memorabili di quella stagione, al Caprice si esibiscono tutti insieme Gary Cooper, Lex Baxter, Sabù, Ralph Murphy e Paul Muni. DIRETTA RADIO La serata del concorso di canzoni venne trasmessa dalla Rai il 25 agosto LA BUSSOLA Costruita nel 1948, decollò soltanto nel 1955 con Bernardini GLI ALTRI RITROVI 1953: dopo i nuovi locali che hanno consacrato la Versilia come il luogo delle vacanze, della musica dal vivo, del divertimento già nell’estate precedente, nasce la società “Epor”, un sodalizio tra Bernardini, Beneforti e Beccari per gestire e lanciare ben cinque locali. Sergio Bernardini ha già portato fortuna alla Capannina di Marco Polo, adesso insieme ai soci arrivano il Caprice, sulla terrazza della Repubblica, il Casinò Piemonte, il Gatto nero e l’Eden Danze. con centomila lire, altre cinquantamila ne avrebbe messe Bernardini, oltre alla disponibilità del locale. Il bando musicale era pronto, già inviato alle varie edizioni musicali. La ciliegina sulla torta fu l’accordo con la Rai – ovviamente parliamo di radio, la Tv doveva ancora debuttare – che dopo ripetuti incontri a Firenze fu siglato per la messa in onda della serata conclusiva del festival. Superati i problemi tecnici per la trasmissione, fu scelto Francesco Ferrari come direttore d’orchestra, Amerigo Gomez, come radiocronista. Le difficoltà nelle linee elettriche, non del tutto ripristinate dopo la COMPLESSA fu anche la selezione dei numerosi brani che erano giunti da tutta Italia. Alla fine, il 25 agosto 1948 il primo festival della canzone italiana post- bellico andò in scena alla Capannina di Bernardini. Il pubblico seguì con entusiasmo la serata e decretò come vincitrice “Serenata al primo amore”, di Pino Moschini. Ecco la prima stagione della Capannina di Bernardini che si distinse subito per originalità, inventiva, attenzione già a livello nazionale. C.S. •••• IL SUCCESSO FU TALE CHE SI DOVETTERO PRENDERE IN AFFITTO DELLE SEDIE DALLA PARROCCHIA DI SAN PAOLINO Polo fu subito successo travolgente agilità di ballerino, nonostante la mole, la sua verve nel presentare gli ospiti, nel raccontare le barzellette, o nell’inventare le serate a tema. 9 estese ad altri locali. a Viareggio e in altri luoghi della Versilia. Di lì a pochi anni sarebbe arrivato il salto definitivo: la Bussola. Lasciamo ancora la parola al libro di Marco Bernardini: «DOPO L’EXPLOIT della Capannina in pineta, le quotazioni della ‘ditta’ Bernardini hanno subito un rialzo vertiginoso. I proprietari di altri locali viareggini fanno a gara per affidare la gestione dei loro piccoli templi del ballo ai due ingegnosi e geniali fratelli. Alla lista, dunque, si aggiungono in ordine di tempo il ‘Gatto nero’, il ‘Carillon’ e la sala danze del ‘Principe di Piemonte’ che è l’albergo più Vip di Viareggio. Pino si occupa principalmente del primo locale, anche quello in pineta come la Capannina. Sergio, animo inquieto e portato a gestire più di una situazione alla volta, fa la spola tra uno e l’altro. Tutto sembra funzionare a meraviglia fino a quando non arriva, dal Benelli, l’offerta che cambierà la vita ai due fratelli. Sergio acquisisce la Bussola, non più in gestione ma come unico proprietario, e Pino resta per un poco al ‘Gatto nero’ insieme con il socio Raffa e quindi decide di tornare a Torino per tentare di viaggiare da solo nel mondo dei night club, lavoro per il quale si sente maggiormente portato. Si lasciano con una promessa. Quella di ritrovarsi nei due mesi estivi più ‘caldi’. Luglio e agosto, quando Pino darà una mano a Sergio occupandosi, insieme con il Bellandi, della sala in Bussola”. A FINE STAGIONE però la società si scioglie, probabilmente per opinioni diverse sulla maniera di gestire i locali, ma nessuno dei tre si arrende ed a quel punto la competizione diventa inevitabile : Benforti punta sul Caprice, Beccari ritorna in quel di Torino a dirigere un altro locale, e Bernardini resta saldo alla guida della Capannina, ma anche del Gatto Nero e dell’Eden Danze. Intanto nei mesi invernali, nasce un accordo tra Bernardini ealtri imprenditori per lanciare un altro night particolare, a Marina di Pietrasanta , tra le cabine di uno stabilimento balneare, che avrà il nome di Carillon e molta fortuna negli anni a venire. Come si vede da questa breve sintesi , Bernardini era a ‘caccia’ di qualcosa di speciale e lo troverà presto con la ‘sua’ Bussola di Focette. C.S. •••• 10 20 ANNI SENZA SERGIO IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE SABATO 10 AGOSTO 2013 SABATO 10 AGOSTO 2013 20 ANNI SENZA SERGIO 11 IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE L’«OASI» DI MARGINONE “ •••• SERGIO BERNARDINI VI FARÒ MANGIARE COSE DAI SAPORI CHE MANCO VI SOGNATE. E IL VINO DI BABBO È INSUPERABILE Quel pollo fritto cucinato e mangiato all’alba Dopo una serata di successo, tutti a festeggiare alla fattoria di Italo e Virginia IL GRANDE FRED Personaggio Il cantante di “Eri piccola” e “Che bambola” amava confidarsi con la madre di Sergio durante le baldorie nella casa di campagna vicino ad Altopascio. Confessò a lei il suo amore per la Gabel Tragica morte Morì nel febbraio del 1960, in un incidente stradale a Roma. Mamma Virginia volle assolutamente partecipare ai funerali. Si era instaurato un legame umano e profondo NELLA SAGA dei Bernardini c’è un luogo magico, che riveste un ruolo centrale. E’ Marginone, frazione di Altopascio, il paese d’origine dei genitori. Negli anni Cinquanta, al tempo del vertiginoso decollo della Bussola, Italo e Virginia hanno fatto ritorno al paese natìo. Poche decine di chilometri più a ovest c’è la costa della Versilia, lo scintillante lungomare dalle mille luci. E la luce più intensa di tutte è la Bussola. I genitori di Sergio ci vanno spesso, per vedere e rivedere il gioiello creato dal loro figliolo di genio. E anche Sergio non perde di vista Marginone. Come scrive Marco Bernardini nel libro “Li abbiamo fatti cantare”: «ERA UN RITO più o meno settimanale. Una di quelle idee che a Sergio venivano in mente lipperlì e che, se poi funzionano, erano destinate a continuare nel tempo con regolare scansione e con precisa puntualità. Non esisteva un giorno prestabilito. Tutto dipendeva da come era andata la serata appena consumata in Bussola. Se si era risolta in un trionfo, non soltanto per quel che aveva riguardato il botteghino, allora era tempo di andare a far baldoria come si deve e alla grande. ‘Tutti a Marginone, dai miei. Vi farò mangiare cose dai sapori che manco vi sognate. E il vino rosso di babbo, vi assicuro, è insuperabile’». DAL LIBRO Case basse cascine celate fra gli ulivi FINE (O INIZIO?) DI UN MITO La Thunderbird di Fred Buscaglione si schiantò all’alba del 3 febbraio del 1960 DAL PARCHEGGIO della Bussola si muoveva una colonna di automobili. Mezz’ora dopo vari artisti, al seguito di Sergio, arrivavano a destinazione per consumare una super cena, consumata in orari più adatti a una prima colazione. Ribollita, preparata per tempo da mamma Virginia, e pollo fritto cucinato sul momento. L’artista preferito da Virginia era Fred Buscaglione, arrivato al volante di una grossa Thunderbird rosa confetto. Fred si confidava con Virginia, perché lei sapeva prendere il cantante di “Eri picco- la” e di tanti altri successi. Tanto da fargli confessare che aveva preso una sbandata per la bellissima Scilla Gabel. FINO a quel febbraio del 1960, quando la macchina di Buscaglione si schiantò contro un camion e Fred morì sul colpo, in una fredda alba nel quartiere Parioli a Roma. Virginia volle andare ai funerali insieme al figlio Sergio e al marito Italo. Era un legame autenticamente umano, quello fra lei e Buscaglione, un personaggio oggi consegnato al mito. «QUEL piccolo paese di mille abitanti, Marginone, dove non era vissuto solamente per caso e per la tendenza al nomadismo che aveva sempre guidato babbo e mamma verso situazioni diverse. Sicuramente più per il gusto dell’avventura che non per reale necessità. Le case tutte basse. Le cascine nascoste dal verde degli ulivi. Sotto Montecarlo, vino ottimo e resti medievali. La vera Montecarlo del mondo, altroché il Principato. Ci teneva da morire, Sergio. Tutti i suoi amici dovevano vedere da vicino quella cartolina vivente. Tutti dovevano conoscere i vecchi capi tribù. Nessuno, du nque poteva rifiutare un invito che era praticamente un ordine». •••• 12 20 ANNI SENZA SERGIO IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE SABATO 10 AGOSTO 2013 CELENTANO, MINA E I PIÙ LUMINOSI NOMI DELLA CANZONE SI SONO ESIBITI NEL MITICO RITROVO DI MARINA LA MITICA BUSSOLA (1) Carosone, l’arma segreta per lanciare in orbita Il 2 luglio 1955 il clamoroso esordio. 160mila lire a serata per convincere il LA SCALATA Accordo Il contratto d’affitto prevedeva il riscatto di una parte della proprietà, che nel frattempo si era arricchita anche dello stabilimento balneare. Un vero affare, con una sola richiesta in cambio: portare il locale in vetta alla classifica. Tenacia Quando il patron aveva in mente in obiettivo, faceva di tutto per raggiungerlo e non mollava mai. In questo modo ha ottenuto il “sì” dai più grandi protagonisti dello spettacolo mondiale Pochissimi i big che gli hanno detto di no Prime donne Tutte le più grandi interpreti della canzone e della scena internazionale sarebbero passate dal locale di Focette: da Ornella Vanoni (nella foto) a Franca Valeri, Franca Rame, fino alla Dietrich CENTOSESSANTAMILA lire a sera: un’offerta pazzesca, che non si poteva rifiutare. E così Renato Carosone con la sua fantastica orchestra cedette e si convinse ad accettare la proposta di Sergio Bernardini per esibirsi alla Bussola di Focette. Per il patron non bastavano i lavori di ammodernamento per lanciare il locale appena preso in gestione, ci voleva un personaggio speciale: quello era il musicista napoletano che aveva formato un quintetto strepitoso ed era nel suo momento d’oro. Aldo Valleroni ricorda nel suo libro “Versilia anni ruggenti” che il contratto si concluse davanti ad un piatto di cacciucco e con l’ag- UN COVO DI VIP Albertone Bel mondo Sordi, che osserva le locandine del suo spettacolo insieme a Sergio, si è esibito da par suo suscitando l’entusiasmo del pubblico Alla sua corte quello che oggi si direbbe il jet set. Dalla finanza all’industria al mondo dello sport. Quelli che contano non potevano mancare VOCE REGINA Mina Mazzini si esibì la prima volta per gioco nel locale di Bernardini, quando era ancora una ragazza in vacanza. Diventò poi la “tigre di Cremona” GRANDI NOMI Proprio qui mosse i primi passi Mina, che diventò un’attrazione fissa giunta di mettere all’esterno del locale un’insegna luminosa con il nome del pianista, la prima insegna per un’orchestra in Versilia. E IL SEGRETO di Bernardini , oltre ai guizzi geniali , era la tenacia: quando perseguiva uno scopo, riusciva ad ottenerlo con la dialettica, le promesse, le previsioni per il futuro e quando niente funzionava c’era l’ultima chance: aprire i cordoni della borsa. Successe con Carosone come con molti altri. Il 2 luglio 1955, la Bussola, gestione Bernardini, era pronta, Renato Carosone che aveva già riempito il locale per la curiosità: dalle 21.30 alle quattro del mattino, divertimento assicurato. Ber- nardini e l’artista napoletano brindarono al successo con le coppe di champagne, che poi spaccarono, rito scaramantico ripetuto poi ad ogni debutto. E FINO AL 1978, quando il grande Sergio lascerà la Bussola per Bussoladomani, i debutti, le serate speciali, i personaggi straordinari del panorama nazionale e in- ternazionale si susseguono senza sosta sul palcoscenico delle Focette: da Mina, la regina del locale, a Adriano Celentano, Fred Buscaglione, Nicola Arigliano, Vittorio Gassman, Walter Chiari, Carlo Dapporto, Gino Paoli, Renato Rascel, Giorgio Albertazzi, Dario Fo, Franca Rame, Alberto Sordi, Franca Valeri, solo per citare qualche italiano. Per gli stranieri ricor- diamo i big: Charles Aznavour, Ella Fitzgerald, Louis Armstrong, Chet Baker, Tom Jones, Miram Makeba, Jerry Lewis, Ginger Rogers e Marlene Dietrich. INFINITI gli aneddoti che accompagnano la storia di quegli anni dorati. Si racconta che l’amore ‘scandaloso’ tra la quindicenne Stefania Sandrelli e il ventisettenne Gino Paoli sbocciò proprio alle Bussola nel 1961, dove il cantautore di esibiva con occhiali scuri e abito nero, stile il ‘bel tenebroso’ ed a cui avrebbe lanciato la sua immortale “Sapore di mare”. Oppure che Marlene Dietrich pretese di fare la pipì in camerino, in un secchiello di champagne colmo di ghiaccio. O Vittorio Gassman che dalla spiaggia in cui prendeva il sole come cliente , salì sul palco e si esibì come un vero Mattatore. Dalla Bussola di Bernardini passò il bel mondo: industriali, nobili , artisti e persino poeti. Era difficile rimanere immuni dal suo fascino, vuoi del locale , del luogo e della grande musica di cui divenne il tempio più solido e allo stesso modo sempre al passo con i tempi. Chiara Sacchetti IL CASO IL GRANDE TROMBETTISTA AMERICANO FINI’ IN CARCERE DOPO UN CLAMOROSO PROCESSO Chet Baker nel turbine della tossicodipenza Aneddoti Sono infiniti: dalla love story fra la quindicenne Stefania Sandrelli e il più adulto Gino Paoli, che sbocciò proprio qui, alle richieste particolari di Marlene che pretese di fare pipì dentro un secchiello di ghiaccio CHET BAKER e gli altri. Quelli come Walter Chiari, un asso del palcoscenico, che ebbero problemi con la tossicodipendenza. Allora un fenomeno meno “di massa”, ma presente nel modo dello spettacolo. Scrive Marco Bernardini: “Difficilmente è accaduto che Sergio, in tutta la sua vita professionale, si sia lasciato coinvolgere emotivamente dalle vicende personali degli artisti che ingaggiava per la Bussola o per il Bussolotto”. LA BUSSOLA era, in un certo senso, ha raccontato a Marco Bernardini Pierpaolo Velani, maitre storico del locale di Focette, “una pinacoteca di vizi e di virtù”: Leggiamo ancora dal libro del nipote di Sergio: “AD ESEMPIO, tutti sapevano che il grande Walter Chiari aveva preso la cattiva abitudine della cocaina e che, spesso, prima di entrare in scena doveva sniffare nel camerino. Bene, Sergio mai una sola volta si permise di toccare. né con lui né con gli altri, quell’argomento così delicato, e a qualcuno di noi che, preoccupato dalle possibili conseguenze, tentava di parlarne rispondeva mandandoci a quel paese: l’importante è che Walter sia sem- WALTER CHIARI Anche l’asso italiano del palcoscenico ebbe problemi con la cocaina. “Ma era sempre presente e bravissimo” pre puntuale e bravo quando lavora”. ED ECCO l’episodio di Chet Baker, il trombettista americano che finì in carcere per abuso di droga, sempre raccontato da Velani: “Posteggiata davanti all’autogrill c’è una Giuliet- ta bianca impossibile da non riconoscere. Accanto, un’ambulanza della Misericordia con luce a intermittenza accesa sul tetto. E’ su quella che hanno caricato Chet. Svenuto. Anzi, più in di là che non di qua. Camiciotto a fiori, pantaloni blu stropicciati e lisi, le sue solite calze bianche, che già hanno cominciato a fare tendenza fra gli intellettuali più vip e snob, a coprire i piedi infilati dentro un paio di sandali alla moda francescana. Lo ha trovato così, riverso nel cesso e con infilata nell’avambraccio destro una siringa, la donna incaricata delle pulizie. Era stato semplicemente stupendo, quella sera e cioè poche ore prima, al Bussolotto. Non l’avevo mai sentito suonare così bene e con una tale intensità emotiva. Dopo l’esecuzione di My Fanny Valentine tutta la gente si era alzata in piedi per tributargli un applauso che sembrava non dover finire mai. Una scena consueta per la Bussola, ma non per il Bussolotto. Era stato il suo ultimo brindisi in onore del suo pubblico della Versilia”. SABATO 10 AGOSTO 2013 20 ANNI SENZA SERGIO 13 IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE •••• DEBUTTO BRUNO MARTINO VENTITRE ANNI RENATO, CON LA SUA BAND, NON NE VOLEVA SAPERE DI TRASFERIRSI IN VERSILIA. DOPO L’EXPLOIT BRINDARONO E RUPPERO I BICCHIERI SPAZIO AI CANTAUTORI COME L’EX JAZZISTA CHE FU FAMOSO CON ‘ESTATE’ LA MARCIA TRIONFALE PROSEGUI’ FINO AL 1978 QUANDO PER I CAMBIAMENTI NELLO SPETTACOLO NACQUE A LIDO BUSSOLADOMANI il locale di Focette riluttante musicista napoletano BRINDISI A sinistra: Renato Carosone con Armando Trovajoli. A destra, un giovane Sergio Bernardini. Si brinda al successo del locale di Focette UN RITROVO NATO COME SCOMMESSA La sfida di Alpo e Augusto Benelli Chiesero a Sergio: rilanciala tu STATUARIA Una bella immagine di Mina alla Bussola. I suoi concerti erano sempre da tutto esaurito (Foto Colombo) UN LITORALE semiselvaggio cantato da D’Annunzio, quasi sconosciuto alla massa. Ma il Dopoguerra è in Italia il momento delle idee, di chi osa immaginare un Paese diverso. Così Alpo e Augusto Benelli osano costruire un locale a metà tra Viareggio e Forte dei Marmi. Un locale da ballo, con una grande pista, con una bella pedana per l’esibizione dell’orchestra, allora rigorosamente dal vivo, un posto elegante e unico. Per sette anni però la Bussola rimane un locale come tanti altri, fino a quando arriva il patron per eccellenza, il “geniale imprenditore dell’intrattenimento” come fu definito Sergio Bernardini. IL PROGETTO del locale, datato 1948, era dell’architetto Maurizio Tempestini (lo stesso che disegnò la Capannina di Franceschi della ricostruzione, nel 1939) e la realizzazione di Alfredo Pedonese, un costruttore che aveva la piena fiducia dei due proprietari e che suggerì persino il nome. L’opera fu conclusa quasi in tempo record alla fine di maggio, pronta per la stagione estiva, ma l’interesse degli investitori era soprattutto quello di valorizzare una zona dove possedevano molti terreni. Già dalla prima estate i villeggianti di un certo tono frequentarono la Bussola, un dancing con ristorante. Ma il decol- lo vero e proprio non avvenne come sperato anche nelle stagioni successive, nonostante l’arrivo di un orchestra direttamente da Cuba, o il raddoppio dei gruppi musaicali del 1952. Si tentò anche di venderla ai Franceschi, quelli della Capannina, ma i successi di Bernardini con i locali che gestiva erano ormai evidenti. PER QUESTO alla fine dell’estate del 1953 Alpo Benelli decise di parlare direttamente con l’imprenditore dello spettacolo, addirittura recandosi a casa sua a Viareggio. Senza mezze misure gli disse che doveva prendere le Bussola, si sarebbero trovati d’accordo sul prezzo. •••• 14 20 ANNI SENZA SERGIO IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE SABATO 10 AGOSTO 2013 DI CAPRI LA MITICA BUSSOLA (2) SI SPOSO’ CON ROBERTA STOPPA ALLE FOCETTE. A LEI HA DEDICATO UNA SUA GRANDE CANZONE Peppino, Jerry Lewis, Ray Charles: serate Bugialli: «Era un genio, la Versilia non ha ancora onorato il debito verso CARRELLATA 1970 Il grande Jerry A Bernardini sono riusciti molti “colpi”. Uno dei più notevole è aver scritturato il comico americano, che rimase colpito dall’esperienza 1961 Sandrelli & Paoli Lei 15 anni, lui 27 L’amore tra la futura attrice e il cantautore sbocciò dopo un concerto. Dall’unione sarebbe nata Amanda di SANDRO BUGIALLI HO CONOSCIUTO l’amico Sergio in una estate dei favolosi anni Sessanta. Anni memorabili, irripetibili, gli anni del boom. Gli anni che videro nascere il mito della Versilia. Un mito generato soprattutto dal grandissimo Sergio, un genio nel suo campo, generoso, imprevedibile, pazzo scatenato, sempre pronto a parlare e ad ascoltare, a rischiare tutto per raggiungere il suo scopo: quello di offrire alle folle di giovani e meno giovani che frequentavano la sua Bussola, eventi spettacolari unici, emozioni indimenticabili, serate da ricordare per tutta la vita. L’occasione di conoscerlo fu un concerto di Peppino Di Capri. Il cantante decise di ospitare gratis al suo tavolo proprio sotto il palcoscenico un gruppo di giovanissimi fan (e io tra loro) che erano andati a trovarlo in albergo (davanti alla Bussola, dall’altra parte della strada) per dirgli che per loro la serata era troppo cara e non se la potevano permettere. E Peppino (col placet di Sergio) fece il grande gesto. Con Sergio, in seguito, ci siamo visti e soprattutto sentiti un’infinità di volte. Lui immenso impresario (basta guardare i divi e le divine che sono passati dal palcoscenico di Bussola e Bussoladomani) io diventato cronista del mondo dello show. Sergio, un uomo senza pace con la mente sempre piena di idee, mi raccontava dei suoi sogni (quello irrealizzato di organizzare il festival di Sanremo) dei suoi progetti, delle sue immense intuizioni. Come quella di creare accanto alla Bussola di Focette a Marina di Petrasanta, il magico tendone di Bussoladomani al Lido di Camaiore. Grazie a Sergio, alla Bussola e a Bussoladomani ho avuto l’opportunità di assistere per lavoro ad alcuni degli show più belli della mia EX CAPOREDATTORE Il giornalista della ‘Nazione’ ricorda quando fu ammesso sull’auto del grande comico personale colonna sonora e spettacolare: da Mina (ovviamente) a Liza Minnelli, da Ray Charles a Gilbert Bécaud, da Bongusto alla Vanoni, dai Platters a Neil Sedaka a tanti, tanti altri nomi. Troppi. Avrei mille cose da raccontare di Sergio. Ne voglio ricordare solo una per dire di come era fatto. Per uno show dell’ultimo dell’anno a Bussoladomani (spero di non ingannarmi, su Internet non ho avuto il riscontro) Sergio aveva ingaggiato il leggendario Jerry Lewis (consiglio ai giovani che non lo conoscono: andate a cercarlo sul web e inchinatevi). Lewis doveva arrivare a Roma, conferenza stampa poche ore dopo all’hotel Hilton, e poi trasferimento in Versilia dove il giorno dopo si sarebbe svolto lo spettacolo. Chiesi a Sergio se potevo avere da raccontare ai lettori qualcosa in più della solita conferenza stampa. E Sergio, in segno di amicizia, mi accontentò. Mi dette appuntamento alle sette e mezzo di mattina a Fiumicino per l’arrivo dell’aereo di Jerry Lewis. Quando l’attore americano uscì con la moglie dal terminal, Sergio lo accolse con un abbraccio e mi presentò come un suo carissimo amico, tralasciando di dire che ero un giornalista. E mi fece salire con loro due su un’auto guidata da un autista. Sergio ci stava dietro con un’altra macchina, destinazione Hilton. Così io potei ascoltare (e annotare mentalmente) tutta la conversazione che avveniva tra Jerry Lewis e la moglie. Impressioni sull’Italia, su Roma e altro. Gran parte della conversazione fra Lewis e la consorte fu incentrata su quale piccolo monumento d’oro di Roma avrebbero potuto comprare per il collare dell’adorata cagnetta. Un collare pieno zeppo di souvenir d’oro che mister Lewis portava a casa dalle tournée in tutto il mondo. Quando il 2 ottobre del ’93, Ser- Le foto di questo speciale LE FOTO di questo speciale provengono dall’archivio della “Nazione”, dal volume “Versilia anni ruggenti” e dall’archivio di Marco Bernardini. Numerose immagini d’epoca sono state concesse dal fotoreporter Colombo Francesconi, che ha documentato decenni di storia della Bussola e al quale va un nostro ringraziamento particolare. gio morì in un incidente stradale, il direttore de “La Nazione” mi chiese di scrivere un ricordo su di lui. Oggi scrivo nel ventennale della sua scomparsa. Gli mando ancora un affettuoso abbraccio e ancora una volta mi indigno a constatare come le Versilia tutta (da Viareggio al Forte dei Marmi) non si sia ancora decisa ad organizzare qualcosa di significativo (gli è stato intestato un viale, ma a lui forse non sarebbe fregato niente) per celebrarlo ogni anno in maniera degna. Sergio ha fatto tantissimo per la Versilia, col suo ingegno ha acceso i riflettori del mondo su questa striscia di costa, l’ha fatta diventare un mito. E la Versilia cosa ha fatto per lui? DECANO ANCORA OGGI FRANCESCONI E’ IN ZONA CON LA MACCHINA A TRACOLLA. ARCHIVIO VIVENTE 1968 Lelio e Walter Un valente musicista e un animale da palcoscenico di razza. Eccoli in una pausa di relax Luttazzi intona un motivo al piano Colombo il fotoreporter, testimone del bel mondo E’ IL DECANO dei fotoreporter versiliesi. Ha cominciato a scattare fotografie nei luoghi frequentati dal bel mondo fin da ragazzo. Ininterrottamente sulla breccia fin dagli anni del dopoguerra, Colombo Francesconi, 82 anni compiuti, puoi trovarlo ancora al bagno Bussola o in giro la sera, sorridente e con la macchina fotografica al collo. Colombo ha passato una vita con l’occhio incollato al mirino della sua Leica o della reflex. Testimone attento della mondanità versiliese e protagonista da sempre sulla scena della Bussola. E’ UNO DEI testimoni più informati, chiaramente, degli anni d’oro del locale lanciato in orbita da Sergio Bernardini nel lontano 1955. “Uno dei big più affezionati alla Bussola – ci racconta – era il presidente dell’Inter, Angelo Mo- ratti. Qui a Focette venivano anche i giocatori mitici di quel periodo, come Nyers, Lorenzi, Skoglund. In tempi più recenti Vittorio Gassman che alla Bussola è sem- UNA MISSIONE Ha cominciato da ragazzo a fotografare la mondanità e tuttora continua a 82 anni Una foto giovanile di Colombo pre stato di casa, aveva la tenda allo stabilimento balneare annesso al locale. In origine veniva a vedere gli spettacoli come cliente, poi salì sul palcoscenico, per fare il Mattatore. Il poeta Eugenio Montale stava in giardino, all’ombra di un albero. Poi gli industriali: Lebole, Felicino Riva, i Benelli, i Pontello. I nobili toscani come i conti De Miche- li, ma anche i patrizi romani. Insomma, sono passati tutti di qui. E io naturalmente li ho fotografati”. LA NOTTE della contestazione ovviamente Francesconi c’era: impossibile che mancasse alla Bussola per immortalare con il suo obiettivo fotografico tutto ciò che avveniva nel locale versiliese. Era in prima linea, pronto allo scatto anche quel giorno fatidico che segnò la fine della spensieratezza anni Sessanta. Ancora oggi Colombo si trova là, tra lo stabilimento balneare e il locale e non ha dimenticato: “ Non posso dimenticare quella sera. Feci partire un flash, fui notato, naturalmente, e i contestatori mi saltarono addosso. Era in tanti e presi un bel po’ di botte. Ebbi la fortuna di essere soccorso e portato via dalla mischia da un maresciallo dei carabinieri”. SABATO 10 AGOSTO 2013 IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE 20 ANNI SENZA SERGIO 15 LIZA MINNELLI PIER PAOLO PASOLINI SERGIO LA ACCOGLIE CALOROSAMENTE AL SUO ARRIVO PRIMA DI UN RECITAL MEMORABILE A COLLOQUIO CON BERNARDINI DURANTE SOPRALLUOGHI PER DELLE RIPRESE IN VERSILIA •••• rimaste nel cuore di tutti un uomo che ha fatto davvero tanto PALCOSCENICO Un momento tranquillo per la Bussola di Focette. La sera del 31 dicembre 1968 avrebbe cambiato tutto. Nel tondo, il giornalista Ugo Dotti Il San Silvestro del 1968: arriva la contestazione Gravissimi incidenti e un giovane rimase paralizzato CI SONO EPISODI nella storia di un Paese, come in quella personale, che danno una svolta. Nel bene o nel male, qualcosa cambia e non si può ritornare alla situazione precedente. Il 1968 in Italia è l’inizio della contestazione e la fine della spensieratezza anni Sessanta, la fine del “boom” economico, l’inizio della rivoluzione culturale. Una data dopo la quale nulla è stato più come prima, in positivo o in negativo appunto. LEGGENDE Chet Baker in scena. Ebbe gravi problemi di tossicodipendenza. Nel tondo, Tom Jones, un altro big C’era spazio anche per gli insulti Paoli e Gassman contro gli spettatori “GINO Paoli ha appena finito di cantare una poesia di Jacques Brel, ‘Ne me quitte pas’, riceve appena un timidissimo applauso da un gruppo di clienti seduti sugli sgabelli del bar in fondo alla sala. ‘Siete una grande manica di stronzi e non capite un cazzo di niente. Complimenti vivissimi, cari borghesi di merda’. Gira i tacchi e se ne va, Gino. Il re, questa volta, non si diverte e reclama la testa del giullare. Virginia Mondadori, la più arrabbiata di tutti, minaccia di querelare Paoli e chiede l’appoggio della platea offesa. Lo scandalo fa bene alla Bussola, però, che viene consacrata dai media e in particolare dai novelladuemilisti dell’epoca territorio esclusivo ed irrinunciabile della ricca borghesia italiana”. Ma Gino Paoli non fu l’unico a lasciarsi andare ad intemperanze verbali nei confronti del pubblico blasonato della Bussola. Anche Vittorio Gassman, inarrivabile mattatore e protagonista del cinema e del teatro insolentì — più o meno scherzosamente — gli spettatori. Una sera che si trovava in platea, Gassman fu pregato di esibirsi da Bernardini, che doveva, come si dice, “tappare un buco”. Questo, ricorda Aldo Valleroni, fu l’esordio del Mattatore: “Simpatici stronzi buona sera. Sia ben inteso, il più stronzo di tutti sono io, che accetto di fare certe cose e pure devo pagare il conto…”. Questa volta però nessuno si offese, nessuno chiese le scuse o minacciò querele. Anzi, ci fuono applausi a scena aperta. LA DEGNA conclusione di un anno del genere si consuma il 31 dicembre 1968 alla Bussola di Focette, quando i giovani contestatori di Potere Operaio, decidono come gesto simbolico e significativo di dare l’assolto al “Capodanno dei padroni”. Arrivano in treno da Pisa e si danno appuntamento davanti al locale cult per il lusso, la vacanza, il bel mondo. C’era già stato a Milano il lancio di uova marce agli impellicciati della Scala, come Mario Capanna ha raccontato nel suo libro “Formidabili quegli anni”, ma a Focette le cose degenerarono. Si cominciò con il solito lancio di ortaggi e di uova, poi gli slogan, la tensione e la degenerazione. Fu lo scatto di un fotografo a far partire la rissa? Di fatto carabinieri e polizia si scontrarono con i manifestanti e la ESKIMO Un evento simbolico che segna la fine di un’epoca spensierata conclusione furono vari automezzi delle forze dell’ordine rovesciati e decine di feriti. MA IL MOMENTO più drammatico fu quando ci si accorse che il sedicenne pisano, Soriano Ceccanti, era rimasto a terra, gravemente Ugo Dotti cronista Doc FRA i testimoni di quella rovente notte di San Silvestro, tra lacrimogeni, barricate, pietre, bastoni, manganelli e purtroppo anche spari, c’era il giornalista Ugo Dotti, caposervizio della “Nazione”. Testimone di prima fila, raccontò quello che aveva visto sulla prima pagina nazionale della “Nazione”. I fatti della Bussola, come vennero chiamati, salirono alla ribalta in tutta Italia. ferito. Secondo l’opinione popolare Ceccanti, che rimarrà paralizzato, era rimasto ferito da un proiettile vagante della polizia . Le indagini della magistratura conclusero che non era possibile accertare con sicurezza chi avesse sparato. LO CHOC PERÒ fu enorme, per la Versilia, per l’Italia intera e anche per il patron della Bussola, Sergio Bernardini. Il Capodanno era stato annullato, la Bussola era salita all’attenzione delle cronache per quel fatto di sangue, insomma era come se qualcosa si fosse incrinato e ‘raggiustarlo’ non fosse facile. La Bussola riprese a segnare la rotta del divertimento, ma in un clima sociale molto cambiato, con minore spensieratezza. Ancora si cenava con vista mare, si ascoltava la musica dal vivo, si ballava sulla grande pista, almeno per un’altra decina d’anni, quando Bernardini, con la sua acuta sensibilità di imprenditore dello spettacolo, si accorse che i tempi erano ulteriormente mutati. Adesso si facevano spettacoli con grandi folle negli stadi, nei grandi teatri e non più in locali signorili e accoglienti come la Bussola, ma di dimensioni ridotte. Era venuto il momento di partire per un’altra avventura, lasciando ad altri l’amata Bussola. C.S. •••• 16 20 ANNI SENZA SERGIO IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE SABATO 10 AGOSTO 2013 SABATO 10 AGOSTO 2013 20 ANNI SENZA SERGIO 17 IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE L’AVVENTURA SPORTIVA “ •••• MARCELLO TENTORIO OGNI DOMENICA ERA IN PANCHINA MA NON SI E’ MAI PERMESSO DI DARE UN CONSIGLIO ALL’ALLENATORE «Per il Pietrasanta è stato un periodo d’oro» Bruno Bartoli ricorda la passione di Sergio per il pallone. «Un vero signore con tutti» SECONDA metà degli anni ’60: la Versilia viveva serate ruggenti. Ma non lo sport. Soprattutto a Pietrasanta, la storica società biancoceleste viveva momenti... a pane e companatico. Con poche prospettive e ambizioni per il presente e il futuro. Ad un certo momento si accese la luce. «Una delegazione di sportivi — ricorda Bruno Barberi, che di quel gruppo faceva parte — andò a parlare con Sergio Bernardini alla Bussola per convincerlo ad ineressarsi del Pietrasanta: sapevamo che era uno sportivo e che per un certo periodo aveva fatto parte anche del consiglio direttivo del Viareggio. Ma la Bussola era alle Focette, comune di Pietrasanta... Il primo incontro ci fece capire che Sergio poteva essere coinvolto. Mise solo una condizione: se lui doveva fare il presidente, Silvestro Navari». Detto e fatto. L’arrivo di Sergio Bernardini a Pietrasanta ebbe l’effetto della vampata estiva per tutta la tifoseria locale. «Sergio era anche cognato di Cesare Maldini del Milan — ricorda Bartoli —: allacciammo diverse trattative per portare ragazzi della Primavera rossonera a Pietrasanta ma la nostra pesca non si rivelò particolarmente azzeccata. In ogni caso con Sergio alla presidenza non c’era giocatore toscano che rifiutava il trasferimento a Pietrasanta. Dopo ogni vittoria, ci aspettava alla ‘Bussola’ per seguire gli spettacoli». UN PRESIDENTE generoso e entusiasta che stravedeva per tutti i suoi «ragazzi». Quando qualcuno aveva un problema — anche di natura personale —, lui interveniva e trovava la quadratura del cerchio. «Era affezionatissimo a tutti — ricorda Bartoli — ma LE TAPPE L’inizio Alla fine degli anni ’60 un gruppo di sportivi locali (Bruno Barberi, Silvestro Navari, Mario Tesconi e altri) si rivolsero al patron della Bussola chiedendo un aiuto per il Pietrasanta La fine “ TRATTAVA I GIOCATORI CON SIGNORILITA’: CHE DOLORE QUANDO MORI’ AIMO PICCHI Dopo la storica promozione in serie C2, l’anno dopo ci fu la retrocessione nei dilettanti: fu l’inizio della fine del rapporto con la società biancoceleste BRUNO BARTOLI, dirigente biancoceleste LA CURIOSITA’ Quel giorno in elicottero... LA MODA dell’arrivare allo stadio o sui campi di allenamento è stata inaugurata proprio da Sergio Bernardini nella prima metà degli anni ’70 a Casciana Terme. «Quel giorno — ricorda Bartoli — prima di un’amichevole con la squadra locale, vedemmo un elicottero che stava atterrando sul campo: scese Sergio fra la sorpresa generale...». quando morì il povero Aimo Picchi in un incidente stradale sulla Cisa, Sergio ci rimase malissimo: lo considerava quasi come un figlio». In quegli anni, Bernardini riuscì a portare a Pietrasanta anche un pezzo da novanta, Marcello Tentorio, uno dei difensori-goleador che hanno fatto la storia non solo del calcio biancoceleste ma anche del campionato cadetto. «Fu un colpo sensazionale — ricorda ancora Bartoli — per quei tempi. Tentorio veniva dalla serie B: Bernardini lo volle ‘regalare’ al Pietrasanta per essere più compertivo. Attorno a Tentorio venne allestita la formazione che poi nella stagione 1978-79 conquistò per la prima volta la promozione in se- rie C. Bernardini era al settimo cielo». Era il Pietrasanta di Ricciarelli e Bruzzone (che poi passarono alla Fiorentina). L’anno dopo in seri C2, i biancoclesti lottarono fino in fondo per evitare il ritorno nei Dilettanti. «Sergio che la domenica andava in panchina — conclude Bartoli — soffriva le pene dell’inferno: purtroppo non ci salvammo». E da quel momento cominciò il progressivo calo di attenzione di Bernardini per il Pietrasanta fino al passaggio delle consegne a Vittorio Focacci. Ma il nome di Bernardini rimane colpito nella storia per la prima volta dei biancocelesti fra i professionisti. Giovanni Lorenzini IL RAPPORTO CON LO SPORT L’IMPORTANTE ERA PARTECIPARE, GLI PIACEVA FARE IL PATRON DELLA SQUADRA Quindici anni vissuti con entusiasmo: era il Presidente ECCO come Marco Bernardini rievoca il rapporto dello zio con il mondo del calcio e dello sport in generale nel volume ‘Li abbiamo fatti cantare’. IN CAMPO Sergio Bernardini presidente del Pietrasanta “QUINDICI anni in tribuna d’onore, la domenica pomeriggio. Una Coppa soltanto, ma bene in vista, nella bacheca dei ricordi della zia Bruna. Quindici stagioni a capo di una piccola società di calcio che, con lui, riesce addirittura a fare capolino nella serie C. Alè Pietrasanta! E sventolano le bandiere biancorosse! E i tifosi del minuscolo ma incantevole paesino d’arte che si trovano sotto monte cominciano a sognare qualcosa di sportivamente molto importante. Sogni che, naturalmente, sono destinati a rimanere tali. Il gioco del pallone ha smesso da un bel po’ di tempo di essere soltanto palestra per il divertimento della brava gente e occasione per far la ruota del pavone da parte di piccoli imprenditori in cerca di pubblici- TRIBUNA D’ONORE Ha vissuto con piacere questa esperienza A suo agio con i campioni tà o di guadagni indotti. “SERGIO non può certamente reggere il confronto economico con il business in lestissima crescita. La domenica si traveste da patron del Borgorosso Football Club e recita meglio di Alberto Sordi (...)”. “LO SPIRITO che lo anima è assolutamente decoubertiniano e ci rimette anche parecchi quattrini. Ma gli piace. Gli piace da morire. La sua Bussola, del resto, è meta quotidiana dei più grandi campioni che lo sport italiano possa mettere in fila, esattamente come la Versilia è casa loro. Rivera innamorato. Albertosi ipnotizzato dalle carte per il poker. Valcareggi in perenne conferenza stampa. Antognoni inseguito da giovani fans tenute a bada da Rita. Panatta e Bertolucci che organizzano tornei di tennis senza fine. Sivori che palleggia con i limoni. Charles che al microfono, sul palco e con il locale vuoto, si diverte tentando di imitare Armstrong” (...) Per Sergio è una festa continua (...) e tutti lo chiamano presidente”. L’ATLETA SIMBOLO «Cominciò con un risottino allo champagne alla Bussola...» UN RISOTTINO con lo champagne, una sera dietro l’altra alla Bussola per una corte serrata che alla fine vide... cedere Marcello Tentorio, difensore goleador del Piacenza che Sergio Bernardini voleva a tutti i costi portare a Pietrasanta. «Andrò proprio così — racconta Tentorio —: Sergio aveva un modo particolare per trattare con la gente: stipulava contratti con i grandi artisti, immaginatevi con un giocatore. Non nego che scendere di due categorie all’inizio mi lasciava un po’ perplesso ma poi quando trovai l’accordo, beh non mi sono mai pentito di quella stretta di mano». Marcello Tentorio è stato per quasi un decennio la bandiera del Pietrasanta che ha veleggiato in serie D per poi spiccare il salto fra i professionisti. «Sergio Bernardini era il presidente ideale per un giocatore di calcio — ricorda —: intanto non era invadente, non aveva la presunzione di mettere bocca nella formazione e per tutti i giocatori aveva sempre una parola di incoraggiamento». Tentorio garantisce un fiume di aneddoti: regali speciali dopo vittorie particolarmente importanti, inviti alla Bussola per tutta la squadra dopo giornate nel quale avevamo dato spettacolo. «Questi sono i miei ragazzi della domenica — ricorda Tentorio —: ‘ci presentava così’ ai suoi amici. Il giorno in cui abbiamo conquistato la promozione dalla serie D alla serie C2 era commosso non solo per la vittoria ma anche per la risposta del pubblico: lo stadio Comunale di Pietrasanta era stracolmo di gente che acclamava la squadra e il presidente. Sergio era commosso. Un uomo indimenticabile non solo per il mondo dello spettacolo ma anche per lo sport e per il ‘suo’ Pietrasanta». G.L. •••• 18 20 ANNI SENZA SERGIO IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE SABATO 10 AGOSTO 2013 LUCIANO PAVAROTTI IL SOGNO BUSSOLADOMANI FU APPLAUDITISSIMO IN UN CONCERTO DOVE PRESENTO’ BRANI LIRICI E CANZONI TRADIZIONALI: UN VERO BIG Il tendone nacque per restare al passo con E’ a Lido di Camaiore che nell’agosto del 1978 Mina tenne il concerto che segnò la lirica con Luciano Pavarotti. E ancora Raffaella Carrà, Caterina Valente, Ray Charles, Barry White, Tino Buazzelli, Gigi Proietti, Gastone Moschin, Renato Zero, Lindsay Kemp. Fino ad inventare “Holiday on ice” e gli artisti sui pattini. Come avveniva alla Bussola, Bernardini organizza spettacoli televisivi di San Silvestro in collaborazione con la Rai. DOPO 23 ANNI di guida della Bussola, Sergio Bernardini fiuta l’aria e capisce che i tempi sono cambiati. La Versilia non è più quella degli anni Sessanta e Settanta, i ceti sociali e il mondo dello spettacolo hanno subito profonde trasformazioni. I concerti dei big musicali adesso si fanno negli stadi, per migliaia di spettatori, e non nei music hall per un numero ridotto di ricchi danarosi. COSÌ, nel 1978 inventa Bussola- RENATO ZERO, come la sua grande amica Loredana Berté, so- UN’ALTRA IDEA GENIALE La struttura, noleggiata da Darix Togni, poteva accogliere migliaia di spettatori RENATO ZERO Presenza abituale, il 30 settembre del 1980 festeggia qui il suo 30˚ compleanno domani, un’ampia arena da seimila posti, ospitata in un tendone da circo montato in una vasta area libera a Lido di Camaiore, non distante dalla sua Bussola. Il tendono lo ha affittato da Darix Togni, ed è uno dei primi e più importanti teatri tenda d’Italia. no di casa a Bussoladomani, presenze frequenti e affettuose. Così il 30 settembre del 1980 Renato Zero decide di festeggiare il suo compleanno sotto il tendone di Bussoladomani. Un vero e proprio happening. Ecco cosa dichiara a caldo, subito dopo la festa. «Però, che casini che abbiamo combinato a Viareggio! Il povero Bernardini si guardava attorno con aria smarrita: non sapeva più cosa fare. E cosa avrebbe potuto fare? La festa era mia, era vostra. Noi, noi soli eravamo i padroni per una notte del suo tendone, potevamo fare tutto quello che ci passava per la testa. A me era venuta voglia di preparare una grande torta, a voi di mangiarla e poi di gettarvela addosso, come i tanti clown di un grande circo. Lo avete fatto, in libertà, perché volevate farlo, così semplicemente, senza nessuno che ve lo proibisse». QUESTO PROGETTO, sempre in anticipo sui tempi, segna il passaggio dagli spettacoli di elite alla musica di massa. Per realizzarlo deve ovviamente superare ostacoli e resistenze frapposti da parte delle amministrazioni locali. L’iniziativa tuttavia decolla, e già fin dalla prima edizione, quella del 1978, Bussoladomani conquista la prima pagina per la caratura dei protagonisti: Julio Iglesias, Ornella Vanoni, Johnny Dorelli, Charles Aznavour. MA SOPRATTUTTO, Bussola- TENDONE Per molti anni è stato il simbolo dello spettacolo a Lido di Camaiore DECLINO I rapporti non facili con i poteri locali L’AVVENTURA va avanti per un decennio, ma al tramonto degli anni Ottanta Sergio deve passare la mano. I tempi infatti continuano a cambiare e l’impressione è che il potere politico locale non abbia compreso a pieno la portata del contributo di Bernardini. domani è il teatro dell’ultima spettacolo dal vivo di Mina prima del ritiro definitivo dalle scene. Così, il 23 agosto 1978, in un’atmosfera da tutto esaurito, Walter Chiari annuncia: “Adesso arriva una donna vera, con la sua età vera e i suoi sbagli veri”. Mormorii nel pubblico, appare Mina. Il fisico appare appesantito ma la voce è semplicemente straordinaria. Un concerto da primadonna. Si congeda dal pubblico in un tripudio di applausi e una volta raggiunto il camerino confida a un amico, il giornalista Gigi Vesigna, la decisione di lasciare: “Gigi, ho chiuso. È finita”. Mina da quel mo- mento non si esibirà più in concerti e in televisione. IN QUESTO modo, sotto l’egida di Bernardini, si conclude la stagione delle esibizioni pubbliche di Mina, che era iniziata proprio alla Bussola trent’anni prima, a 18 anni. Era una bella ragazza in vacanza, mescolata al pubblico della Bussola, che gli amici convinsero ad esibirsi per la sua meravigliosa voce. MA LA STAGIONE di Bussoladomani, in quei tardi anni Settanta, continuava: il Balletto dell’Armata Rossa di Mosca, le operette, PICCOLO SCHERMO ERA AFFEZIONATO ANCHE SENTIMENTALMENTE AL RAPPORTO CON L’EMITTENTE PUBBLICA «Quella volta che Sergio disse di no a Silvio Berlusconi» “MAMMA RAI è un diamante incastonato nel cuore di Sergio. Lui, grazie al suo consolidato appeal di impresario conosciuto e riconosciuto a livello internazionale, mette insieme campioni e poi li consegna nelle mani dell’Azienda che li fa giocare dentro il suo grande stadio popolare. Una sinergia perfetta. Un diamante è per sempre, suggerisce la reclame. E’ più o meno vero. Fino a prova contraria. Che puntualmente si presenta per bussare alla porta di chi fantastica su di un mondo tutto latte e miele”. CON QUESTE parole Marco Bernardini ricostruisce il proficuo e appassionato rapporto dello zio Sergio con la Rai. Ma il tem- RICCA OFFERTA Arrivò attraverso il comune amico Cesare Maldini, ma Bernardini declinò MISS ITALIA Un giovane Berlusconi (di spalle) nel giardino della Bussola pio della musica eretto in riva al mare faceva gola alla tv commerciale, che stava emergendo con sempre maggiore evidenza: “IL CAVALIERE, da tempo, ha messo gli occhi addosso a quello che è il tempio assoluto per la celebrazione degli eventi nazionalpopolari. Anche tramite Cesare (Maldini, amico di Bernardini, ndr), fa sapere a Sergio che se avesse voglia di entrare a far parte della sua grande famiglia troverebbe un viale tappezzato di rose. Basterebbe soltanto chiedere per ottenere. Ma Sergio, dietro quella scorza di impresario appartentemente cinico, possiede una visione del mondo e dei rapporti interpersonali di definita marca sentimentale. Non dice mai soltanto Rai, ma sempre e soltanto mamma Rai. Un sodalizio, quello tra la televisione di Stato e la Bussola, che va ben oltre la pura collaborazione mutualistica o sinegica. Dal giorno in cui, erano i primordi delle trasmissioni in bianco e nero, Sergio Pugliese e Carlo Alberto Chiesa che era il marito della Barzizza lo convocarono nella sede di corso Sempione a Milano per comunicargli che la Rai aveva in mente di piazzare le telecamere fisse in Bussola, ebbene da quella volta in poi il legame non si era mai più sciolto. Anzi, era diventato vieppiù tenace. Un vero e proprio matrimonio, per interesse ma anche per amore”. ECCO PERCHÉ Sergio declinò l’offerta di Berlusconi. Il rapporto con la Rai proseguì a Bussoladomani, almeno fino alla sventurata bestemmia in diretta di Leopoldo Mastelloni. SABATO 10 AGOSTO 2013 20 ANNI SENZA SERGIO 19 IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE BARRY WHITE SOTTO IL TEATRO TENDA NON MANCARONO LE VEDETTE INTERNAZIONALI. VENNE ANCHE BARRY WHITE, IDOLO DEGLI ANNI ’70-’80 ( LA TELEVISIONE La Rai effettuò numerosi collegamenti dalla nuova struttura messa in piedi sul viale Kennedy. Sembrava che ci fosse un futuro garantito come studio televisivo, ma l’incidente di Mastelloni, nel 1984, segnò una clamorosa battuta d’arresto i tempi e le mode •••• ) AMICI Con Renato Zero; nel tondo, Mastelloni il suo addio definitivo alle scene L’INCIDENTE DI MASTELLONI IN DIRETTA SU RAI2 A “BLITZ“ La prima bestemmia in tv segna l’inizio della fine L’INIZIO DELLA FINE, per Bussoladomani, ha una data precisa: il 22 gennaio 1984, giorno della prima bestemmia pronunciata in diretta televisiva nel nostro paese. In quel periodo dal tendone di Lido di Camaiore venivano realizzati collegamenti in diretta nel corso di “Blitz”, rotocalco domenicale di Rai2 di Gianni Minà. Quel giorno, per la rubrica “Sotto a chi tocca”, condotta dalla giornalista televisiva Stella Pende, è Leopoldo Mastelloni, fantasista e cantante napoletano, omosessuale dichiarato, a doversi sottoporre al fuoco di fila delle domande del pubblico. CONGEDO Mina durante il concerto del ’78 a Bussoladomani: l’ultima esibizione pubblica DOPO UNA CANZONE partono le domande, che insistono molto sul tema dell’omosessualità. Pressato dal pubblico, Mastelloni a un certo punto perde la pazienza e si lascia sfuggire una bestemmia. Subito esplode il caso. La stessa conduttrice Pende, la cui reazione è giudicata incerta e tardiva da parte dei dirigenti della Rai, dovrà fare le spese di questo incidente. Mastelloni viene bandito dal piccolo schermo, e poco importa che nel giugno del 1985 il pretore di Viareggio lo assolva (era stato un avvocato locale a denunciarlo per blasfemia). Analoga sorte toccò alla rubrica “Sotto a chi tocca” che venne soppressa (e con essa i collegamenti da Bussoladomani) e la stessa Stel- la Pende venne “esiliata” dalla Rai fino al 1992. L’INTEMPERANZA verbale di Mastelloni segna così la fine dei collegamenti televisivi da Bussoladomani, che ormai si avvia alla decadenza. Il contratto con la Rai che avrebbe dovuto garantire l’avvenire del tendone come studio televisivo (si parlava di cinque anni di collegamenti in diretta) venne rescisso. Un colpo dal quale non si sarebbe ripreso mai più. Continuarono le stagioni, fino ai primi anni ’90, quando si arrivò alla chiusura. Si erano intanto alternate varie gestioni ed esperimenti, tra i quali “Stellarium”, tentativo sfortunato di mettere in piedi un cartellone con la partecipazione di Renato Zero. Ci fu anche un breve periodo nel quale il tendone divenne una discoteca. NEL 1992 sfuma l’ultima chance di rilanciare il tendone. Sergio e il figlio Mario, con Mimmo D’Alessandro, hanno un accordo con la Rai per un programma collegato alla lotteria di Carnevale, “Alta classe”. Propongono al comune di Camaiore di recuperare il tendone, già chiuso, ma l’accordo non si trova e lo show emigra a Viareggio, in zona darsena. A questo punto è solo questione di tempo arrivare all’inagibilità definitiva e alla demolizione finale. MONDANITA’ LA LOVE STORY TRA LA CANTANTE ITALIANA E IL TENNISTA SVEDESE FU RIVELATA DURANTE UN CONCERTO Qui nacque il contrastato amore tra Berté e Borg RENATO ZERO e Loredana Berté, due affezionati di Bussoladomani. Il tendone del Lido, oltre che luogo di musica, è anche crocevia di mondanità, talvolta di gossip. E’ qui che emerge, 25 anni fa, una storia sentimentale da copertina, quella tra Loredana Berté, signora del rock italiano e il tennista Bjorn Borg. In quella occasione fu “La Nazione” a riportare per prima la notizia, centrando uno ‘scoop’ poi ripreso dagli altri quotidiani e dai settimanali più o meno “rosa”. ERA IL 21 agosto del 1988, una domenica sera e il collega Umberto Guidi, “comandato” dal giornale a seguire il concerto della Berté in programma al tendone (debut- SCOOP La notizia venne data in esclusiva dalla “Nazione” Internet non c’era ancora nitori del grande tennista. Loredana cantò con passione, con una particolare sottolineatura romantica e lanciò molti sguardi sul suo nuovo compagno. Più tardi, in camerino, confermò l’inizio della storia d’amore. tava un nuovo tour, con una band nuova di zecca), ricevette dal manager Mimmo D’Alessandro un’imbeccata giusta. La Bertè aveva incontrato a Ibiza Borg e i due si erano innamorati pazzamente. Dopo alcuni infuocati giorni di passione a Ibiza, l’ex tennista svedese, giù numero uno mondiale della racchetta, aveva seguito Loredana in Versilia per accompagnarla nel debutto di Bussoladomani. In effetti in prima fila c’erano Borg, il figlioletto Robin, e i ge- MARTEDÌ 23 agosto 1988 “La Nazione” dava in anteprima la notizia. Non in tempo reale, ma con i ritmi tipografici di allora. Altri tempi, Internet era ancora roba per Università e centri di studio, il Web aperto a tutti avrebbe mosso i primi, timidi passi solo nel 1993. La bella cantante italiana e l’ex campione svedese trascorsero alcuni giorni del loro “stato nascente” amoroso in Versilia. Poi l’amore finì male, ma questa è un’altra storia. BORG-BERTE’ Una coppia che fece discutere •••• 20 20 ANNI SENZA SERGIO IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE SABATO 10 AGOSTO 2013 SABATO 10 AGOSTO 2013 IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE GIU’ IL SIPARIO 20 ANNI SENZA SERGIO 21 “ •••• DURANTE IL RITO MALGRADO SIA ASSOLUTAMENTE PRESO DALLA CERIMONIA, NON EVITO DI VOLTARMI INDIETRO DI CONTINUO “L’ho aspettato invano al mio matrimonio” L’incidente mortale mentre Sergio andava in Piemonte alle nozze del nipote Marco LE ULTIME IMPRESE Nel 1992 il tendone in zona Levante FINO all’ultimo Sergio continuava a lavorare e a sfornare idee. Nel 1992 la collaborazione con la Rai riparte con il programma “Alta classe – Voglio vivere così”, condotto da Gianni Minà e realizzato in un tendone ospitato alla Marina di Levante. Sergio Bernardini, il figlio Mario e Mimmo D’Alessandro sono gli organizzatori dello show, dedicato ai grandi della musica leggera e dello spettacolo. Si parte con Ray Charles, seguono Zucchero, Stefania Sandrelli, Massimo Troisi, Pino Daniele, Chico Barque de Hollanda, Toquinho, Paolo Villaggio. All’interno di ogni puntata è prevista la promozione della lotteria di Carnevale. QUEL MALEDETTO 2 ottobre 1993 Sergio Bernardini stava viaggiando alla guida della sua Bmw, diretto verso Chieri (Torino). Era invitato al matrimonio del nipote, Marco Bernardini e per niente al mondo sarebbe mancato. Il destino però decise diversamente. Una pozzanghera sull’asfalto, la macchina che sbanda, l’urto contro un’altra autovettura. Un incidente che sulle prime non sembrava particolarmente grave. Bernardini è lucido, telefona ai parenti per dire di non annullare la cerimonia. Poi l’improvviso aggravamento e la morte, assurda e imprevista, nella nottata. SERGIO in quella chiesa non riuscì mai ad arrivare. Nel suo libro che ha fatto da filo d’Arianna in questa ricostruzione della vita di Bernardini, il nipote Marco racconta l’ansia del novello sposo davanti all’altare che cerca con gli occhi lo zio durante la cerimonia di nozze e non lo vede arrivare “ANNA E IO abbiamo scelto la colonna sonora del film ‘Fratello Sole e sorella Luna’, di Franco Zeffirelli, come base nel momento del raccoglimento. Don Gianni, il parroco del Duomo che celebra il rito, ha dato veramente il massimo con la sua omelia IL CONGEDO “Rivedo i grandi che applaudono il capocomico” PRESENTAZIONE Marco Bernardini ed Enrico Salvadori de La Nazione nel corso della presentazione del libro al Caffè della Versiliana cucita intorno alle nostre figure come un abito di grande sartoria. La storia del fraticello ex gaudente e poi convertito piace al sacerdote ed è anche sufficientemente calzante alla mia figura. Piccolo impasse al momento dello scambio delle fedi. Quella di Anna non vuole saperne di entrare e a tutti e due scappa un poco da ridere mentre faccio forza sul suo anulare. Malgrado sia assolutamente preso dalla cerimonia, non riesco ad evitare di voltarmi indietro quasi di continuo. Spazio con lo sguardo tra i banchi della chiesa” (…) “Lilia e Sergio non li vedo. Lilia e Sergio non ci sono. ‘Vabbè la sua cro- nica impuntualità, ma questa volta sta esagerando’, penso, mentre un tuono più potente degli altri fa addirittura tremare i vetri cattedrale della cupola del Duomo. Lilia la troverò, il giorno dopo, in un letto dell’ospedale di Asti. Venti chilometri appena da Chieri, dove aspettavo. Un braccio e una gamba rotti. Sergio lo guarderò dormire un sogno senza risveglio, disteso su un tavolaccio in alluminio della morgue. Il viso tumefatto e la bocca ancora deformata dalla smorfia di dolore e di impotente rabbia per una vita che lo stava abbandonando, lesta, senza manco avergli concesso lo straccio di un preavviso”. E’ IL CONGEDO definitivo per l’indimenticabile Sergio, affidato ancora una volta alle pagine del libro di Marco Bernardini: “E li rivedo tutti i grandi che abbiamo fatto cantare in riva al mare. Sono in platea, questa volta. E applaudono, loro, questa nostra strana compagnia di giro che si congeda con un inchino mandando avanti, in prima fila, il capocomico. Antonio detto Sergio, al quale spetta la standing ovation. Mentre le luci si fanno sempre più tenui sulla scena dove, intanto, cala il sipario sopra una nuvola di fumo. Non smetterò mai con le sigarette, accidenti. Ma neppure di guardare il cielo. Però, quante stelle e che bel vento stasera”. •••• 22 20 ANNI SENZA SERGIO LA BUSSOLA OGGI IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE SABATO 10 AGOSTO 2013 GARDEN E OLTRE LOCATION UNICA ORA IL LOCALE SI CHIAMA BUSSOLA-VERSILIA. TANTE LE PROPOSTE OFFERTE LE BELLEZZE DELLA NATURA VERSILIESE E I GRANDI RITMI DALLE DANCE MONDIALE Un locale che guarda ai giovani e non solo Dove si spazia in tutti i generi musicali ATTRAZIONI Resta immutato il fascino della ‘Principessa della Versilia’ della famiglia Guidi I TEMPI sono cambiati ma la Bussola resta. Anche se non è più quel tipo di locale che era ai tempi di Sergio Bernardini. Anche perché sono cambiati i tempi e non è certamente più possibile ipotizzare nel 2013 una Bussola sullo stile di quella degli anni CinquantaSessanta. Del resto lo capì anche lo stesso Bernardini che creò il tendone di Bussoladomani. Ora Bussola-Versilia, così è la vera denominazione, è un locale che punta sia a una clientela giovane che ad avventori più maturi ma che tiene un trait d’union rispetto al passato rappresentato dallo splendido parco con piscina e lo stabilimento balneare attiguo frequentato da una cluientela vip. E in quest’estate 2013 alla Bussola si preannuncia un agosto ‘bollente’ in discvoteca. Ospiti speciali, animazione all’ultimo grido, una location unica e tanto divertimento sono solamente alcune delle caratteristiche che renderanno indimenticabile il mese di agosto della Principessa della Versilia. Tutti i giovedì - fino a settembre ‘Certe Notti’ continuerà ad essere un appuntamento fisso, evento che si contraddistingue per la capacità di unire generazioni diverse, dando la possibilità di spaziare fra svariati generi musicali: dance, commerciale, house e revival. La Bussola Garden, elegante spazio a bordo piscina completamente rinnovato, e l’area ‘On The Beach’, che sorge direttamente sulla spiaggia, saranno le location ideali per vivere a 360 gradi gli eventi estivi della Bussola. Dopo la grande inaugurazione COME E’ OGGI Una veduta del magico garden, una razza che balla nel locale e a destra la scenografia legata al fuoco: immagini dalla Bussola anno 2013 Le domeniche Tenax Beach in collaborazione con la discoteca fiorentina in una rassegna specializzata nella musica house in voga tra i giovani Ferragosto Ibiza sbarcherà in Versilia con il party dedicato alla Troya con una scenografia davvero speciale in arrivo dalla grande località della movida spagnola I giovedì NOVITA’ E TRADIZIONE Il bellissimo giardino con piscina e lo stabilimento balneare sono una chicca del 4 agosto, tutte le domeniche del mese sarà invece di scena la rassegna di musica house ‘Tenax Beach’, nuova realtà che nasce in collaborazione con la discoteca Tenax di Firenze, Reflex Booking, Glauco Ghelardoni Groups Events e Mora Mora After Tea. In consolle il leader dei Planet Funk e celebre disc jockey Alex Neri, che sarà affiancato da uno dei produttori più importanti al mondo e proprietario dell’etichetta ‘Ocean Trax’, Gianni Bini. Ma le sorprese non finiscono qui: dopo il successo di Pasqua, giovedì 15 agosto il fascino dell’isola più ‘In’ del Mediterraneo si materializzerà ancora una volta nella storica discoteca di Focette: il party della Troya di Ibiza, il più famoso al mondo, tornerà in esclusiva grazie al Glauco Ghelardoni Group Events Production, sorprendendo il pubbli- Fino a settembre “Certe notti” sarà il trait d’union tra le varie generazioni e i tipi di ritmo che hanno caratterizzato le colonne sonore estive co con una scenografia davvero eccezionale. Special Guest, direttamente dall’Amnesia di Ibiza, Les Schmitz e Kris Malavaka. Infine tutti i sabati di agosto musica e divertimento con l’evento ‘Summer is Magic’. Per info e prenotazioni: 327.7012545 / 340.7412787 Attualità Si cerca di non perdere di vista l’attualità di un mondo del divertimento che cambia dando sempre un occhio alla grande tradizione EMOZIONI «RICORDO ANCORA LA GIOIA QUANDO SONO ARRIVATO AL TIMONE DI QUESTO LOCALE CHE FA PARTE DELLA STORIA D’ITALIA» Da cliente a proprietario. Guidi: «Siamo al passo con i tempi» LA BUSSOLA dal 1955 fa la storia della musica e dello spettacolo a livello nazionale ed internazionale. Mostri sacri si sono esibiti sul prestigioso palcoscenico di Focette: Mina, Fred Bongusto, Adriano Celentano, Patty Pravo e moltissimi altri hanno lasciato una tacca indelebile nella storia del locale. Oggi la Bussola che dal 2007 ha assunto la denominazione di “Bussola Versilia” guarda al futuro, e propone al suo affezionato pubblico un’offerta che spazia dall’hip hop, alla musica house, per passare al revival e commerciale, senza mai dimenticare il proprio glorioso passato: una costellazione di eventi che si completa e soddisfa anche i gusti più difficili. PALCOSCENICO «A questo locale sono davvero affezionato perché passerella internazionale» Il patron del locale, Gherardo Guidi, negli anni ha fatto del mix tra tradizione e innovazione la carta vincente della sua attività. MANAGER DELLO SPETTACOLO Gherardo Guidi (qui con Raffaella Fico) è proprietario di Bussola e Capannina (Fabrizio Nizza) “LA BUSSOLA ha cambiato registro, adeguandosi al mondo della musica — afferma Guidi —. Questo è un locale a cui sono molto affezionato, che negli anni mi ha dato veramente molto: qui si sono esibiti cantanti e musicisti di livello mondiale e non potrò mai dimenticare le emozioni e soddisfazioni che mi hanno regalato”. Emozioni che Guidi ha vissuto sia da giovane quando da affezionato cliente e anche da amante e conoscitore della musica frequentava la Bussola di Sergio Bernardini, che da patron di un locale. “RICORDO ancora la grande gioia che ebbi quando acuisiì questo locale che grazie a Bernardini è entrato a far parte di diritto non solo della storia dello spettacolo ma anche del costume del nostro Paese. basta che nomini il nome Bussola e tutti in Italia la associano a quel grande periodo che è rimasto nel cuore di tutti noi». SABATO 10 AGOSTO 2013 IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE 20 ANNI SENZA SERGIO 23 •••• •••• 24 20 ANNI SENZA SERGIO IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE SABATO 10 AGOSTO 2013