La morte è in agguato in autostrada Aspirante ciclista e poi

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La morte è in agguato in autostrada Aspirante ciclista e poi
Il dramma nel 1993
La morte
è in agguato
in autostrada
· A pagina 3
Le origini
Aspirante
ciclista e poi
partigiano
· A pagina 7
L’arrivo a Viareggio
Col fratello
al Marco Polo
L’idea Festival
· Alle pagine 8 e 9
L’epopea
Da Carosone
a Mina: il mito
si realizza
· Alle pagine 12 e 13
Bussola mondiale
Peppino, Ray
Charles: serate
memorabili
· Alle pagina 14 e 15
Bussoladomani
L’idea geniale
del tendone
Poi il declino
· Alle pagine 18 e 19
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20 ANNI SENZA SERGIO
IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
SABATO 10 AGOSTO 2013
SABATO 10 AGOSTO 2013
20 ANNI SENZA SERGIO
IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
“
LA TRAGEDIA
2 OTTOBRE 1993
Lo scontro
Sergio andava a Torino al
matrimonio del nipote.
all’altezza di Asti l’auto
sbanda per la pioggia. Lo
schianto, non sembrava
nulla. Invece...
Le cure
Con lui c’era la sorella
Adilia che si ruppe una
spalla. Sergio aveva
lesioni interne. Quando le
scoprirono fu troppo
tardi
La notizia
Poche ore dopo rimbalzò
in Versilia e in tutta Italia.
Un cordoglio unanime
espresso alla moglie
Bruna e ai figli Mario e
Guido
Uno dei primi a mandare un telegramma di cordoglio alla famiglia
per la scomparsa di Sergio Bernardini, fu l’allora sindaco di Pietrasanta, Manrico Nicolai: “La Versilia e la città di Pietrasanta perdono un uomo di valore che ha amato e saputo valorizzare questa terra, con lui stesso avara di riconoscenza. La sua memora rimarrà
indelebile nella storia dello spettacolo internazionale..”. Le associazioni dei balneari, dei commercianti , degli albergatori, della zona lo ricordano subito dopo: “Pochi uomini come lui hanno amato la terra della Versilia...Con Bernardini, scompare una parte della
nostra storia”, commentano , invitando
a
riflettere
sulle
potenzialità della Versilia che Bernardini, non versiliese, seppe intuire e valorizzare.
Al funerale si attendevano molti
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GIANNI MINA’
IL SUO EREDE SARA’ MIMMO
D’ALESSANDRO MA DOVRA’
SUPERARE TANTI OSTACOLI
Il dramma si consuma nella notte
L’incidente sembrava leggero. Poi l’agonia e una morte assurda
di CHIARA SACCHETTI
LA NOTIZIA arrivò come un fulmine a ciel sereno... è vero avevamo saputo che Sergio Bernardini aveva avuto
un incidente stradale mentre si recava
al matrimonio del nipote a Torino, insieme alla sorella. Era successo il sabato, il 2 ottobre 1993, verso le 15. La
sua Bmw aveva sbandato a causa di
una pozzanghera d’acqua, creata da
una pioggia torrenziale. Un testa coda, un urto frontale con una Dedra,
ma l’incidente non sembrava così grave, tanto che le persone che viaggiano
sull’altra auto erano rimaste illese. Invece Sergio e sua sorella Adilia erano
stati trasportati all’ospedale di Asti:
Adilia con una frattura ad un spalla e
Sergio con ferite e contusioni in varie
DESTINO BEFFARDO
Aveva telefonato a chi lo attendeva
dicendo che sarebbe stato presto
dimesso. Poi la crisi fatale
parti del corpo che non apparivano
preoccupanti. Era stato lui stesso a telefonare al nipote Marco dicendo di
non annullare la cerimonia perché sarebbe stato dimesso. Ecco perché
quando le condizioni si aggravarono e
fu trasferito nella notte nel reparto di
rianimazione, la sorpresa fu collettiva.
La moglie Bruna Mazzucchelli e i figli Mario e Guido erano volati ad
Asti, avvertiti dell’incidente a telefono, da Bernardini stesso. Poi l’esito nefasto, provocato da lesioni interne, in
un primo momento non evidenti.
Sergio Bernardini aveva 68 anni, era
nato a Parigi da una famiglia emigrata
in Francia in cerca di lavoro ma originaria della Toscana interna, di Marginone di Altopascio.
Aveva trascorso la sua gioventù a Torini , lavorando nel ristorante del padre.
Ma il suo desiderio era di respirare
un’altra aria, quella di mare, e con la
sua grande esuberanza e colmo di idee
arrivò in Versilia nel 1947, con pochi
soldi e tanti sogni.
A Torino era rimasta una parte della
famiglia e proprio nella città piemontese si stava dirigendo nell’ultimo
giorno della sua vita, alle nozze di
Marco Bernardini, allora inviato di
Tuttosport.
I funerali di Bernardini slittarono di
alcuni giorni, perché fu chiesta l’autopsia proprio per verificare la cause
del decesso, quel peggioramento improvviso a cinque ore di distanza
dall’incidente. L’esame necroscopico
si svolse martedì 5, e il feretro giunse
nell’abitazione di via Vittor Pisani 10,
al quartiere Marco Polo, mercoledì 6,
solo qualche ora prima del funerale.
“Il commosso abbraccio di una città”
è il titolo di apertura della pagina di
Viareggio di giovedì 7 ottobre che il
nostro giornale dedica alla cerimonia
funebre: nella grandi foto che accompagnano l’articolo si riconoscono Zucchero e Gino Paoli, due dei personaggi dello spettacolo che omaggiarono
la salma del grande impresario. Ma
nell’articolo si citano anche Delia Scala, Gianni Minà, Sandro Ciotti, Ferruccio Valcareggi, Mimmo D’Alessandro, Paolo e Cesare Maldini. Omaggi
floreali giunsero anche da Adriano
Aragozzini , Stefania Sandrelli e naturalmente dal sindaco di Viareggio, allora Andrea Palestini.
A salutare con affetto Sergio c’erano
però anche tantissimi viareggini , gente comune che volle accompagnarlo
nella sua ultima dimora, perché la sua
città adottiva gli voleva bene. Oltre
duemila, riporta il cronista, con occhi
lucidi e fazzoletti in mano, che riempirono la grande chiesa di Don Bosco.
Molti rimasero sul sagrato e il feretro
fu accompagnato al suo ingresso in
chiesa da numerosi applausi. Il parroco di allora , don Roberrto Picchi
nell’omelia disse: “Tu hai dato tanto
alla Versilia, forse non sei stato corrisposto” e si augurò che qualcun altro
potesse raccoglierne l’eredità.
I FUNERALI L’OMELIA DI DON ROBERTO PICCHI
«Hai dato tanto alla tua
terra ma forse non sei
stato corrisposto»
CORDOGLIO
In tantissimi alle esequie
anche se di personaggi c’erano
solo Gino Paoli e Zucchero
vip dela mondo della spettacolo,
dello sport, insomma lo star system. In primis Mina Mazzini,
già scomparsa dalle scene. Mina
non venne per non trasformare il
funerale in un “happening ad uso
di giornalisti e fotografi”, commentò Gianni Minà. Vittorio Gassman fu costretto a rinunciare per
un impegno di lavoro all’estero.
Renato Carosone, dispiaciuto,
non venne per motivi di salute.
Altri mandarono fiori, telegrammi, pensieri.
Furono notati molti gestori di locali dell’intrattenimento versiliese , e molte persone che avevano
lavorato con Bernardini nei suoi
due locali di spicco, la Bussola e
L’ADDIO L’estremo saluto a Sergio Bernardini. In alto
Zucchero e qui sopra Gino Paoli con Mauro Donati del Ciucheba
Bussoladomani.
Tra i possibili eredi di Bernardini, presente al suo funerale c’era
Mimmo D’Alessandro, che si sa,
dopo un po’ di tentativi in Versilia, ha deciso di emigrare per altri
lidi per le sue grandi manifestazioni di spettacolo. In tal senso appaiono profetiche le parole di Gianni Minà , riportate dall’articolo di
cronaca della Nazione , proprio il
gionro dei funerali di Bernardini,
riguardo al possibile erede: “Mimmo D’Alessandro come erede di
Sergio Bernardini? Se deve superare tutti gli ostacoli che ha incontrato Sergio...”. E forse gli ostacoli
sono stati ancora maggiori se
D’Alessandro si è comunque arreso molto prima di quanto non fece Bernardini, fino in fondo ostinato nel suo amore ed interesse
per la Versilia.
C.S.
Ma la grande
Mina
non fu vista
alla cerimonia
MINA Anna Mazzini, in arte Mina, doveva moltissimo
della sua carriera a Sergio
Bernardini, al palco della
Bussola. Ecco perché la cantante che in quel periodo era
di casa in Versilia, si intravedeva spesso soprattutto al
Forte per lo shopping, era attesa per i funerali di Bernardini. Un tributo dovuto al
patron, che per alcuni giorni tenne in attesa tutti. Ma
come riportano le cronache,
Mina non venne, o almeno
non si fece vedere tra la folla, per non trasformare un
grave lutto in un evento mediatico, probabilmente.
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20 ANNI SENZA SERGIO
IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
SABATO 10 AGOSTO 2013
L’EQUIVOCO SUL NOME DI BATTESIMO
E LA NASCITA NELLA CAPITALE FRANCESE
NEL 1925; IL PADRE ERA GIARDINIERE
LE ORIGINI
Antonio, anzi Sergio, nato
I primi anni all’estero: la madre fece da balia
LA PRIMA cosa da sapere è che
Sergio non si chiamava Sergio, bensì Antonio. Antonio Bernardini,
nato a Parigi il 7 maggio 1925. E’
Marco Bernardini, il nipote, a raccontare alcuni gustosi dettagli nel
suo libro “Li abbiamo fatti cantare” (Robin edizioni, 2013): “L’anagrafe – scrive – non mente. L’avevo
sentita ormai un sacco di volte quella
storia. Eppure non avrei mai finito di
ascoltarla perché, oltre a trovarla affascinante come un’autentica fiaba, sentivo che mi apparteneva certamente per
diritto di discendenza”. Secondo particolare gustoso: la mamma di Sergio, Virginia, durante il periodo
francese, era stata assunta come tata dei figli di Louis Lumière, uno
dei due inventori del cinema. Una
coincidenza notevole, per la madre
di un futuro protagonista della storia dello spettacolo italiano ed europeo.
AUTORE Marco Bernardini. Il suo libro sarà il filo
conduttore della rievocazione della carriera di
Sergio Bernardini. I brani citati sono in corsivo.
Ringraziamo l’editore e l’autore per la concessione
PARLA L’AUTORE
“Le mie memorie
non inseguono
la nostalgia»
MARCO BERNARDINI, nato a Torino nel
1947, è il figlio di Giuseppe Pino Bernardini, fratello di Sergio, dunque è il
nipote dell’inventore della Bussola. Dopo aver inseguito, negli anni giovanili, la carriera teatrale,
entra alla “Gazzetta del
Popolo” e diventa giornalista: ancora ricorda la
sua intervista a Salvator
Allende, tre giorni prima
del golpe. Ha lavorato
IL NIPOTE
Adesso è il momento
che la Versilia torni
a guardare il futuro
con “Tuttosport” e “Radio24”, collabora al “Corriere della Sera”, edizione
Toscana. E’ autore di vari
libri. L’ultimo, ‘Li abbiamo fatti cantare’ (Robin
edizioni), è una rievocazione personale e toccante della vita di Sergio.
L’AUTORE però vuole
subito togliere di mezzo
il sospetto di essere stato
spinto da un sentimento
nostalgico: «Non mi interessava fare un’operazione nostalgia, respingo
questa visione. Ho amato
molto quello spot televisivo per una marca di automobili in cui si vedono
personaggi del passato come John Lennon o Marilyn Monroe e si invita il
MA SENTIAMOLA direttamente dalle parole di Sergio Bernardini, così come le rievoca il nipote
Marco, questa fiaba familiare: “E’
un poco come la favola del brutto anatroccolo. E che fossi da buttare tanto
ero piccolo e secco e con le gambe storte
lo conferma ancora oggi (siamo negli
anni Cinquanta, n.d.r.), nonna Virginia. Lei che un giorno nella villa di Beauvillage, dove era stata assunta dalla
famiglia Lumière come tata e dove allattava i due neonati figli del padre del
cinema Louis, si ritrovò incinta. Italo,
tuo nonno, faceva il giardiniere. Tra
una potata al pesco e una riordinata alle piante delle rose nella villa parigina
aveva trovato il tempo di ingravidare
la moglie per la terza volta. E’ così che,
il sette maggio del millenovecentoventicinque nasco io, in ospedale. Antonio
Bernardini, figlio di italianissimi toscani e di nazionalità francese. Come viene fuori il nome di Sergio, allora? Più
o meno così, se me l’hanno raccontata
giusta. Signora, che nome desidera per
suo figlio? Fa il medico alla Virginia.
Voglio si chiami Sergio, risponde mamma. Risata del dottore. Ma come, voi
italiani siete tutti Antonio. Il prete obbedisce al medico. Roba da matti. An-
pubblico a guardare al futuro con gli occhi di coloro che vogliono cogliere
le cose belle del passato
per andare avanti. Questa
è la chiave del libro. Direi
che la Versilia ha bisogno
di un approccio simile.
C’è un’estrema necessità
di costruire futuro, un futuro che non potrà, per
forza di cose, ricalcare gli
anni ’50 e ’60. Credo che
sarebbe utile innestare su
quelle splendide radici
un progetto che favorisca
un nuovo boom della Versilia”.
E CE N’È anche per i politici: “Dovrebbero —
prosegue Marco Bernardini — spogliarsi dell’arroganza e di quella forma di
campanilismo che oltre
ad essere storicamente
inattuale fa pure venire
l’orticaria. La chiave l’ha
indicata Sergio, quando
diceva: ‘Io sono un bottegaio, devo coccolare i
clienti’. Il turista va coccolato, solo così la Versilia
potrebbe diventare la Florida d’Europa”.
TORNANDO al libro:
“Ho cercato di convocare
idealmente i protagonisti
di una grande stagione
della spettacolo, collocandoli per una volta in platea per farli assistere a
una grande saga familiare. Grazie a questa saga
molti di loro sono stati
lanciati nel firmamento
delle stelle”.
UN GRAZIE
SE E’ stato possibile
realizzare questo
speciale, lo si deve alla
collaborazione di molte
persone. Un grazie
particolare, dunque, va a
Mario Bernardini, il figlio
di Sergio, per aver
fornito informazioni e
ricordi. E’ lui ad aver
idealmente raccolto il
testimone dal padre,
anche come
organizzatore di eventi di
spettacolo. Grazie a
Vincenzo Iannone, che ha
consentito di utilizzare
brani e fotografie tratte
dal libro “Versilia anni
ruggenti”, rieditato da
Marina Poggesi Valleroni
nel 2008.
Un rigraziamento anche
al collega Umberto Guidi
per la collaborazione
nella raccolta di notizie e
al fotografo Colombo
Francesconi, il cui
apporto è stato
insostituibile.
ANEDDOTO
Fu il medico d’Oltralpe
a scegliere il nome di Antonio
ma lui preferì sempre Sergio
che se, in casa, nessuno mi ha mai chiamato così il nome di Antonio mi perseguita”.
MARCO Bernardini racconta che
questa faccenda del doppio nome
(per tutti Sergio, sui documenti Antonio) turbava un poco Bernardini.
La Virginia, dunque, era la madre
I DUE LIBRI DI RIFERIMENTO
Li abbiamo
fatti cantare
Versilia
anni ruggenti
Marco, il nipote di
Sergio Bernardini,
racconta gli anni d’oro
della mitica Bussola
vissuta personalmente
ma anche la storia
dell’intera famiglia che
si intreccia con le
vicende dello
spettacolo italiano
UN libro divertente,
scorrevole,
appassionante. una
miniera di
informazioni raccolto
da Aldo Valleroni, il
cantore di un periodo
irripetibile. “Versilia
anni ruggenti” è una
’bibbia’ imperdibile
SABATO 10 AGOSTO 2013
20 ANNI SENZA SERGIO
IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
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LA CAMPAGNA TOSCANA
LA GENIALITA’
CONTADINI
E’ IL LUOGO D’ORIGINE DEL CLAN E ANCHE QUELLO
DOVE SI TORNAVA NEI MOMENTI DECISIVI. EMIGRATI
PER TRADIZIONE, MA CON LE RADICI BEN SALDE
E’ UN TRATTO EREDITATO CON IL SANGUE, INSIEME
A UN PIZZICO DI ESTROSA IRREGOLARITÀ. LA FORZA
DI CARATTERE DELLA MADRE FU ESEMPLARE
“UN DITO NEL SEDERE DELLA GALLINA PER VEDERE
SE QUELLA MATTINA AVEVA PRODOTTO QUALCOSA
DI BUONO”. ERA, QUELLA, LA “PROVA DELL’UOVO”
a Parigi da una famiglia emigrata
ai figli di Louis Lumière, l’inventore del cinematografo
RITORNO
AL PASSATO
Due immegini
simbolo di due
città che hanno
fatto parte della
storia di Sergio:
a sinistra la
Torre Eiffel
simbolo di
Parigi e qui
accanto piazza
San Carlo,
centro di quella
Torino dove
Bernardini è
cresciuto. Qui
sotto i fratelli
Lumiere. La
mamma di
Sergio fece loro
da balia
di Sergio. Originaria come il marito Italo di Marginone, un paesino
di mille abitanti, frazione del comune di Altopascio, in provincia di
Lucca. Uno dei luoghi simbolici
per Sergio Bernardini, come vedremo più avanti. Virginia era una
contadina di robusto buon senso e
notevole bellezza, così la ricorda il
nipote Marco. La osserva, da piccolo, quando “rigoverna” il pollaio e
mentre fa “la prova dell’uovo”: “un
dito nel sedere della gallina per verificare se avrebbe prodotto qualcosa di buono quella mattina”. E poi Italo. Scrive Marco che Sergio, dal padre Italo “aveva ricevuto in dono lo stampino
LA FAMIGLIA
Quella volta che il babbo
Italo uscì di casa e tornò dopo
sei mesi: era stato negli Usa
della genialità un poco stravagante e
talvolta biliosa”.
A RIPROVA di questa stranezza,
l’episodio reale che vide Italo annunciare alla moglie che voleva andare a vedere una corsa ciclistica.
Uscì e partì per l’America, lasciando la moglie e i tre figli per sei mesi.
Disse che era andato a vedere dove
era sepolto il padre, proprio accanto alla tomba di Al Capone. La Virginia non disse nulla, salvo ripagare il marito
della stessa moneta. Dopo
qualche tempo si imbarcò
sul piroscafo Biancamano e andò in visita ai parenti a Chicago. Per sei mesi. Italo accettò,
la loro unione
sembrava – ed
era –
indissolubile.
I GENITORI LE FIGURE DI ITALO E VIRGINIA SONO STATE CENTRALI E DECISIVE
Da Marginone alla Francia, e ritorno
TERRA di emigranti, Altopascio. Come buona parte della provincia di Lucca. Così i genitori di Sergio Bernardini, Italo e Virginia, come abbiamo visto, si trovano in Francia, negli
anni Venti, a servizio dei Lumière. Sergio
(pardon, Antonio) nasce nel 1925, ma prima
della seconda guerra mondiale i Bernardini sono tornati in Italia, a Torino, a far fruttare il
gruzzolo guadagnato faticosamente come emigranti. E nel dopoguerra torneranno a Marginone, la piccola patria.
ALTRI PARENTI avevano preso la via delle
Americhe: il padre di Italo era arrivato a Chi-
cago, dove era sepolto. Altri congiunti avevano preso la via dell’Argentina. Tutti lavoratori, animati dalla volontà di riuscire, di migliorare le loro condizioni economiche e sociali.
Sono queste le solide radici di Sergio Bernardini che, spinto da voglia di fare e da una solida fiducia nei propri mezzi, riuscirà a scalare
il successo. Da Torino alla Versilia. Da Viareggio alla Bussola e a Bussodomani. Fino a diventare il più grande organizzatore di spettacoli del nostro paese.
Nella foto: i genitori di Sergio, Italo e Virginia Bernardini, fotografati davanti all’insegna della Bussola
IL COMMENTO
UN OMAGGIO
COL CUORE
di ENRICO
SALVADORI
RICORDO ancora il gelo che calò
in redazione quella domenica di inizio ottobre nel momento in cui arrivò la notizia della improvvisa morte di Sergio Bernardini. Ricordo il
dolore di due grandi colleghi che
non ci sono più e che delle gesta di
Sergio avevano parlato con l’enfasi
e la capacità che li avevano contraddistinti. Ugo Dotti e Aldo Valleroni
piangevano un amico che era anche
un amico di tutti noi. Il destino crudele — e qualcosa di più — avevano portato via un protagonista vero
di un periodo irripetibile, di una
Versilia irripetibile. Vent’anni sono
passati e sembra ieri. Abbiamo deciso, insieme all’amico Marco, di ricordare una figura che ha segnato
un’epoca e che dopo che è mancato
non è mai stato celebrato dalle istituzioni e dal suo mondo per quello che
meritava. Perché questa terra deve
molto a Sergio, alle sue intuizioni
straordinarie, da autentico genio dello spettacolo che anteponeva la forza delle idee ai facili guadagni. Che
quando aveva in mente qualcosa
(ed era raro che sbagliasse) metteva
tutto se stesso in quel progetto anche
se poi sapeva che l’incasso non
avrebbe coperto le spese, perché si
trattava di qualcosa di straordinariamente grande.
Ma l’importante per lui era fare,
portare in Versilia il meglio che
c’era, dare alla sua gente e al turismo la ribalta dei mass media che
non erano certo quelli del mondo in
cui viviamo adesso, dove tutto diventa notizia anche la cosa più banale
che facciamo ogni giorno.
Ecco. Inventare, mettersi sempre in
gioco alle ricerche di vie nuove, avere gli stimoli, guardare al futuro con
l’entusiasmo di un ragazzino anche
se hai alle tue spalle un vissuto di
quelli che consiglierebbero un’esistenza ormai tranquilla. Sergio era
questo. L’esatto contrario di quanto
accade adesso, ad esempio in mondo come quello della Tv dove tutti
sono stereotipati e nessuno inventa
più nulla. Perché c’è il rischio di sbagliare e allora neglio andare sul sicuro. Ma l’eredità che ci ha lasciato
Bernardini non deve andare dispersa, anche se siamo consapevoli che
tutto è cambiato. Il modello di riferimento dell’Italia e della Versilia del
boom è purtroppo sopraffatto da
una crisi che ci attanaglia, che ci impedisce di divertirsi con quella spensieratezza che i nostri genitori hanno avuto. Che Sergio ha fatto vivere
con le sue serate capaci di segnare
un’epoca. E speriamo che lo ricordino con l’affetto che ci abbiamo messo noi anche tutti quei personaggi
dello spettacolo, e sono tanti, che gli
devono essere grati. E che in
quell’inizio ottobre del 1993 non sentirono il bisogno neanche di fare un
salto a Viareggio per tributargli l’ultimo, doveroso, saluto.
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20 ANNI SENZA SERGIO
IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
SABATO 10 AGOSTO 2013
SABATO 10 AGOSTO 2013
20 ANNI SENZA SERGIO
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“
LA GUERRA
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DAL LIBRO
ANIME IRREQUIETE E PASTICCIONE...
SERGIO E PINO (FOTO), PRIGIONIERI
DEI LORO SOGNI, CANTANO ALLA LUNA
LE AMBIZIONI SPORTIVE
Un calciatore
e un ciclista
ENTRAMBI i fratelli, nei loro anni
giovanili, sognano di fare lo sport. Pino
gioca a calcio nella squadra
semiprofessionale del Volpiano. Ha
cominciato con Boniperti e con Parola,
nei ragazzini della Juventus. “Facevo gol
calciando direttamente dalla bandierina
del corner”. Poi la guerra, che cambia
tutto. Anche Sergio coltivava
un’ambizione sportiva: voleva fare il
ciclista, ha conservato a lungo una
bicicletta da velodromo. Poi la vita, per
entrambi, ha deciso diversamente.
Come spesso accade a molti.
TEMPI DURI
Quando scoppia
la seconda
guerra mondiale
la famiglia
Bernardini è da
tempo rientrata
in Italia, più
precisamente a
Torino. Il
giovane Sergio si
unisce in
montagna alla
Resistenza. Poi
gli anni della
ricostruzione
A diciotto anni si unì ai partigiani sui monti
Il padre lo difese davanti a un tedesco: “Spari a me, lasci andare mio figlio”
IL DOPOGUERRA
Il boom a Torino
fra gli squilibri
IL DOPOGUERRA in Italia segna, lentamente e in
mezzo a gravi problemi e
squilibri, il ritorno al benessere e alla normalità. Il piano Marshall, operativo sino
al 1953, aveva dato una prima spinta alla ricostruzione
del paese che iniziò a procedere rapidamente e con le
sue forze verso lo sviluppo
economico a partire dal
1954 sino all’entrata nel
Mercato comune nel 1957.
Nel giro di pochi anni l’Italia divenne una nazione prevalentemente urbana e industriale, sino a posizionarsi al
settimo posto tra i paesi più
industrializzati. Bassi salari
e differenze sociali ed economiche fra il Nord e il Sud sono gli squilibri che segnano
questa stagione.
“ANCHE TORINO, come
il resto dell’Italia, sta cambiando faccia molto velocemente, al passo spedito e cadenzato dell’esercito di ‘terun’ reclutati dagli uomini
dell’Avvocato per il previsto
boom dell’automobile. Non
si affitta ai meridionali che
coltivano il basilico nella vasca da bagno, pensano e dicono i boogianen autoctoni. E
Valletta assembla per loro alveari da riserva pellerossa.
La gente va di fretta e la Seicento, perlopiù in tinta carta
da zucchero, non è più un
lusso esclusivo anche se non
è ancora una necessità”
LA GUERRA trova i Bernardini a Torino. Quando viene annunciato l’armistizio, nel 1943, Sergio ha 18 anni e seguendo un giusto impulso si unisce ai partigiani sulle montagne del Piemonte. Il libro rievoca un episodio toccante, quando il padre Italo gioca il tutto e per tutto per salva-
re il figlio Sergio:
«PER LUI si era inginocchiato, urlando disperato, davanti a un ufficiale nazista con
la rivoltella in mano: ‘Spari a me, lasci andare il mio figliolo’. Così Sergio era riuscito
a saltare dalla finestra al primo piano della
casa di Dronero dove suo padre gli aveva
dato appuntamento per fargli avere vino
olio e una forma di pecorino da portare sulle montagne del Cuneese dove il giovane si
era aggregato con i partigiani. Non sparò a
nessuno, il tedesco. Era destino, si vede. Si
accontentò dell’olio, del vino e della forma
di pecorino”.
IL SECONDO conflitto mondiale finisce lasciando dietro di sè i
dolori, i lutti, le distruzioni. Ma la
vita riprende, deve riprendere. E’
giusto così. “Piero Angela al pianoforte, Gigi Marsico alla batteria, lui
al basso. Una volta al mese proprio
quando, quasi tutti i giorni, si ritrovavano in uno scantinato di via Rossini,
alle spalle della Mole Antonelliana,
per fare jazz. Piero e Gigi sono giornalisti in Rai e vanno a caccia di notizie. Sergio vive a Viareggio e ciondola
per il mondo in cerca di pezzi da novanta, come chiama lui gli artisti adatti per la sua Bussola. Ma quell’appuntamento musicale e poi conviviale in
un ristorante sulla collina di Pecetto,
paese delle ciliegie e delle belle madamin, tra i tre amici di matita continuerà ancora per parecchio tempo”.
GLI ANNI del dopoguerra sono
RICOSTRUZIONE
I Bernardini gestivano
un ristorante a Torino, ma
Sergio meditava la fuga
molto particolari. Lutti e distruzioni, ma l’Italia trova dentro di sé
la forza di ripartire.
I DUE giovani di casa Bernardini
cercano la loro strada, in quella seconda metà degli anni Quaranta
che per il nostro paese coincidono
con il ritorno della speranza:
“Anime irrequiete e dccisamente pasticcione, quelle dei fratelli Bernardi-
due giovani possano giocare le loro
carte sul tavolo professionale che più
preferiscono” .
E COSI’ Sergio Bernardini, che
non ne vuol sapere di scommettere il suo futuro sul ristorante che i
genitori gestivano a Torino, fino
al loro ritorno definitivo a Marginone, guardava ad altri lidi. Più
precisamente al mare di Viareggio
e della Versilia, dove puntava ogni
volta che poteva, scavalcando i tornanti del Bracco, desideroso di lanciarsi nello “show business”, quanto mai promettente in quegli anni
di ricostruzione e di ritrovata voglia di vivere e gioire.
PARTIGIANI Papà Bernardini si interpose tra un figlio e un tedesco
ni. Lilia è l’unica che, forse, viaggia
dritta lungo i binari del buon senso.
Sergio e Pino il più delle volte, prigionieri dei loro sogni, sparano nel buio e
cantano alla luna. Deragliano, insomma. Cercano ancora la loro strada che
non è certamente quella del ristorante
Lepanto, in centro a Torino, dove Italo e Virginia danno da mangiare piatti toscani alla media borghesia della
città. Pino, in cucina, soffre e si agita
come un cane randagio catturato e
messo in gabbia. Sergio manco si lascia sedurre un pelo da babbo e mamma. Svicola al mattino presto, torna a
sera già inoltrata. Italo e Giuseppe, rispettivi padre e suocero, impegnano
alolora le loro maglie di lana intrise di
sudore autentico per fare in modo che i
NELLA CITTA’ DELLA MOLE
L’Estoril è stato
il primo locale
SERGIO e Giuseppe ci
provano già a Torino, a
gestire un locale da ballo.
Rilevano l’Estoril, un
night club che però non
riescono a portare al
successo. Bernardini
soffrirà molto per questo
fallimento, cadendo in
uno stato di autentica
depressione.
IL PADRE Italo aveva capito:
“Quando Sergio gli aveva confidato
la propria la propria volontà di imbarcarsi in quell’avventura, lui aveva impiegato un amen ad aprire il cassetto
segreto dove teneva i contanti e a infilare nella tasca della giacca del figlio
tre preziosissimi fogli da centomila lire. Praticamente tutto ciò che era riuscito a mettere da parte, all’oscuro di
Virginia. Il fatto è che Italo sentiva
anche un poco suo quel locale, per
transfert emotivo e per una sottile forma di protagonismo trasversale”.
ANNI PIU’ tardi, quando Sergio
sarà al timone della Bussola, a Italo piacerà “farsi fotografare dal paparazzo ufficiale della Versilia, il bravo
Colombo, sotto i cartelloni che annunciavano la star della serata e, ancora
di più, accanto alla luminosa piazzata all’esterno davanti al lungomare la
quale indicava alla gente che era arrivata alla ‘Bussola di Bernardini’”.
••••
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20 ANNI SENZA SERGIO
IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
L’ARRIVO A VIAREGGIO
“
SABATO 10 AGOSTO 2013
LE SERATE CONSEGNATE AI RICORDI:
QUELL’ESTATE DEL 1948 FU TURBATA DAI
DISORDINI PER TOGLIATTI
Alla Capannina di Marco
I due fratelli sbancarono nel locale in pineta di
NELL’IMMEDIATO dopoguerra con il suo ciuffo ribelle e tante
buone intenzioni, Sergio Bernardini arrivò a Viareggio da Torino,
dove risiedeva la famiglia. Aveva
in tasca due buoni del tesoro di
mezzo milione ciascuno, e il suo
primo ‘ successo’ fu quello di convincere la proprietaria della Capannina del Marco Polo, che aveva già subito due gestioni fallimentari, a concedergli il locale.
STORIA Nilla Pizzi, prima vincitrice a Sanremo nel 1951
VICENDA EMBLEMATICA SOLO DUE EDIZIONI
E la kermesse canora
‘emigrò’ a Sanremo
DUNQUE il Festival della Canzone italiana, il seme dal
quale sarebbe germogliato Sanremo, nacque effettivamente a
Viareggio, alla Capannina del Marco Polo, nell’estate del
1948. In meno di tre anni sarebbe già ‘emigrato’ nella città
dei fiori, contribuendo a creare il mito di Viareggio come
città delle occasioni perdute. Intanto, l’estate seguente
l’esperienza venne ripetuta e riuscì ancora meglio. Più
canzoni, più accurata le selezione artistica, archiviati i
problemi tecnici: la Rai diffuse via radio la serata del 25
agosto 1949, che vide il successo di Gastone Parigi,
interprete del brano “Il topo di campagna”, un motivo a
ritmo di samba. Il festival sembrava avviato a una
progressione entusiasmante, ma il diavolo ci mise lo
zampino. Il Carnevale del 1950 fu disturbato dal maltempo:
pioggia e freddo fecero crollare gli incassi e alla resa dei
conti l’allora Comitato Carnevale (si chiamava Comitato dei
Festeggiamenti) dovette tagliare il finanziamento alle
manifestazioni estive, tra le quali il Festival della canzone.
Inutilmente Bernardini e il presidente del Comitato
Sargentini cercarono di convincere l’Azienda autonoma di
soggiorno a sostenere la manifestazione. Il «no» fu secco e
irremovibile. Così, l’estate del 1950 non vide la terza edizione
del festival: in compenso arrivò a Viareggio Pier Busseti,
patron del Casinò di Sanremo. Visto che i viareggini non
potevano o non volevano organizzare il festival non si poteva
trasferirlo a Sanremo? Fatto sta che la città non seppe
salvare la manifestazione e nel novembre del 1950 il festival,
accordo con la Rai compreso, era già sotto il controllo del
Casinò di Sanremo. Il resto è storia: il 29 gennaio 1951
debuttava il primo Festival di Saremo, vinto da Nilla Pizzi
con “Grazie dei fiori”.
LA REDAZIONE
Direttore responsabile:
Gabriele Canè
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Responsabile della Redazione:
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Foto Aldo Umicini e tratte dai
libri «Versilia anni ruggenti»
e «Li abbiamo fatti cantare»
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ALDO VALLERONI racconta
nel suo libro “Versilia anni ruggenti” che furono le parole di Bernardini a convincerla: “Le chiedo la Capannina perché intendo
NELL’ESTATE DEL 1948
L’orchestra con Piero
Angela e l’animazione
dell’istrionico “Raffa”
FRATELLI Pino (a sinistra) e Sergio Bernardini. I cominciarono a
gestire insieme locali da ballo in Versilia; il primo fu la Capannina di
Marco Polo. Poi decisero di separarsi: Sergio alla Bussola, Pino a
Torino, con l’intesa che durante l’estate quest’ultimo sarebbe
tornato in zona per dare una mano al fratello
lavorare sodo. Ho l’ambizione di
diventare qualcuno. Non abbia timore, l’affitto io lo pago anticipatamente. Per tutto il periodo della
gestione. Va bene così?”
E andò subito molto bene, con pochi soldi e molto ingegno da aguzzare per far quadrare il bilancio.
Intanto il risparmio cominciò da
un’orchestra di dilettanti che sapevano suonare più a orecchio
che altro, motivetti jazz e poco
più. Giovani simpatici e comunicativi come il pianista Peter Angela, divenuto poi il famoso divulgatore scientifico Piero Angela, il
chitarrista Gigi Marsico, futuro
radiocronista, e così via. L’asso
nella manica però fu Raffa, ovvero Raffaello Giachini, un omone
pratese che divenne il direttore di
sala trascinando i tanti giovani
ammiratori in vacanza con la sua
DAL LIBRO “LI ABBIAMO FATTI CANTARE” MOLTO PRESTO SENTIREMO
Aldo Valleroni, da cronista di razza
MA ECCO come Marco Bermardini rievoca l’arrivo a Viareggio
dei due fratelli, Sergio e Pino. Rispettivamente, lo zio e il padre. Arrivo che viene immediatamente
“benedetto” da Aldo Valleroni,
giornalista di razza e futuro cantore delle fortune del grande Sergio,
lo “Zigfield italiano”. Siamo nel
1948.
PERSONAGGIO Aldo Valleroni
è stato il cantore della Versilia
“‘DUE RAGAZZI che arrivano da
Torino ma che sono toscani autentici,
si preparano ad affrontare la scalata
del successo nel mondo dello spettacolo
in Versilia. Credo che molto presto sentiremo parlare di loro. Tenete a mente
il loro cognome, Bernardini’. Aldo
Valleroni è il santone dei giornalisti locali. Quello che scrive lui, sulle pagine
regionali de ‘La Nazione’, è un poco
come il vangelo per i suoi affezionati
lettori. Le luci della notte, poi, sono
davvero la sua specialità. Non è soltanto un cronista, è anche un artista.
Le parole della canzone ‘Una rotonda
ASPETTANDO LA BUSSOLA
Sergio e Pino presero in
gestione il Gatto nero, il
Carillon e il Principe
sul mare’, che porta Fred Bongusto al
vertice della hit estiva e che farà innamorare generazioni di coppiette, le ha
scritte lui. Possiede un fiuto particolare, Aldo, per tutto ciò che profuma di
spettacolo vincente. Il suo articolo com-
pare sul quotidiano toscano il giorno
successivo a quello che, per la Versilia,
si è posto come un avvenimento sul serio unico. Dalla Capannina in Pineta, infatti, la sera prima era andato in
onda via etere con la partecipazione
della Rai, intesa come radio, quello
che in futuro sarà uno degli avvenimenti irrinunciabili per la Televisione
Italiana. Il festival della canzone,
nientemeno”.
L’IDEA DEL festival della canzone — spiega Marco Bernardini —
era venuta proprio ad Aldo Valleroni, che ne aveva parlato ad un altro
personaggio strepitoso, il «mitico»
Gian Carlo Fusco. Serviva però un
locale adatto ad ospitare questa manifestazione, destinata a diventare
SABATO 10 AGOSTO 2013
20 ANNI SENZA SERGIO
IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
“
LA PRIMA STAGIONE SI DISTINSE SUBITO
PER ORIGINALITÀ, INVENTIVA, CAPACITÀ
DI CATTURARE L’ATTENZIONE NAZIONALE
“
ponente. Lì nacque il primo Festival della canzone italiana
FIN DALL’INAUGURAZIONE la Capannina partì alla grande, diventando in poche settimane il locale più alla moda della
spiaggia viareggina. In quel 1948,
l’attentato a Togliatti, in piena stagione, fu un evento drammatico
che fece temere per la democrazia, ma dopo due giorni di tensione, ecco di nuovo ritornare la voglia di divertimento.
TANTO CHE per il sabato e la
domenica si doveva far ricorso ad
un prestito , addirittura dalla parrocchia di San Paolino, per avere
le sedie necessarie per i frequentatori della Capannina. Il parroco
fu subito disponibile a noleggiare
il necessario a quindici lire a sedia. Un introito per la chiesa e
un’urgenza per il locale da ballo.
Bernardini cercava sempre nuovi
modi per ‘svecchiare’ il locale e
renderlo appetibile soprattutto ai
giovani, e per questo invitò da Parigi delle indossatrici , come si
chiamavano allora, per una sfilata
di Christian Dior, oppure si improvvisavano programmi musicali insoliti, con lo stesso Sergio contrabbassista d’occasione.
Finché non giunse all’orecchio
dell’impresario che si pensava di
creare un festival della canzone
italiana. Aldo Valleroni, Sergio
Bernardini e Alberto Sargentini,
allora presidente del Comitato festeggiamenti , che si occupava di
Carnevale e di promozione turistica , si misero d’accordo, non senza una vivace discussione: il Comitato avrebbe sovvenzionato
guerra, rendevano la trasmissione
più problematica del previsto, ma
arrivarono gli americani: sì, Sargentini non si perse d’animo e da
Camp Darby portò con sé una fila
di camion con potenti accumulatori di corrente.
DOPOGUERRA Due immagini della Viareggio di quegli anni: le
ferite della guerra furono rimarginate: già si preparava il “boom”
PARLARE DI QUESTI RAGAZZI TORINESI. DOPO L’EXPLOIT IN PINETA VENNERO ALTRI RITROVI
puntò senza esitazioni su Sergio Bernardini
il seme dal quale sarebbe poi germinato il Festival di Sanremo, pochi
anni dopo. C’era da trovare il locale e anche le persone giuste:
«SERGIO e Pino Bernardini. naturalmente, erano perfetti. I due fratelli
che, arrivati da Torino, avevano preso
in gestione una balera nella pineta del
Marco Polo. La Capannina, il cui nome voleva ricordare persino sfacciatamente quello del già leggendario dancing di Franceschi a Forte dei Marmi”.
A VIAREGGIO i fratelli Bernardini incontrarono il successo e ben
presto il “marchio” Bernardini si
MOLTIPLICA PER 5
I TRE“B” E LA EPOR
FRED BUSCAGLIONE
inaugura la stagione al
Piemonte, mentre dalla
mente vulcanica di
Bernardini escono i
burattini di Podrecca, al
Gatto Nero, per la felicità
dei bambini.
“Sui cartelloni degli oltre
cinquanta locali dislocati
lungo la fascia costiera,
appaiono ogni giorno nomi
nuovi. Piccoli e grandi di
danno battaglia: la guerra
dei neon porta il nome
della Versilia per tutta
l’Europa…” racconta Aldo
Valleroni nel suo libro
“Versilia anni ruggenti”.
Tra le serate memorabili
di quella stagione, al
Caprice si esibiscono tutti
insieme Gary Cooper, Lex
Baxter, Sabù, Ralph
Murphy e Paul Muni.
DIRETTA RADIO
La serata del concorso
di canzoni venne trasmessa
dalla Rai il 25 agosto
LA
BUSSOLA
Costruita
nel 1948,
decollò
soltanto nel
1955 con
Bernardini
GLI ALTRI RITROVI
1953: dopo i nuovi locali
che hanno consacrato la
Versilia come il luogo delle
vacanze, della musica dal
vivo, del divertimento già
nell’estate precedente,
nasce la società “Epor”, un
sodalizio tra Bernardini,
Beneforti e Beccari per
gestire e lanciare ben
cinque locali. Sergio
Bernardini ha già portato
fortuna alla Capannina di
Marco Polo, adesso
insieme ai soci arrivano il
Caprice, sulla terrazza
della Repubblica, il Casinò
Piemonte, il Gatto nero e
l’Eden Danze.
con centomila lire, altre cinquantamila ne avrebbe messe Bernardini, oltre alla disponibilità del locale. Il bando musicale era pronto,
già inviato alle varie edizioni musicali. La ciliegina sulla torta fu
l’accordo con la Rai – ovviamente
parliamo di radio, la Tv doveva
ancora debuttare – che dopo ripetuti incontri a Firenze fu siglato
per la messa in onda della serata
conclusiva del festival. Superati i
problemi tecnici per la trasmissione, fu scelto Francesco Ferrari come direttore d’orchestra, Amerigo Gomez, come radiocronista.
Le difficoltà nelle linee elettriche,
non del tutto ripristinate dopo la
COMPLESSA fu anche la selezione dei numerosi brani che erano giunti da tutta Italia. Alla fine,
il 25 agosto 1948 il primo festival
della canzone italiana post- bellico andò in scena alla Capannina
di Bernardini. Il pubblico seguì
con entusiasmo la serata e decretò
come vincitrice “Serenata al primo amore”, di Pino Moschini. Ecco la prima stagione della Capannina di Bernardini che si distinse
subito per originalità, inventiva,
attenzione già a livello nazionale.
C.S.
••••
IL SUCCESSO FU TALE CHE SI DOVETTERO
PRENDERE IN AFFITTO DELLE SEDIE DALLA
PARROCCHIA DI SAN PAOLINO
Polo fu subito successo travolgente
agilità di ballerino, nonostante la
mole, la sua verve nel presentare
gli ospiti, nel raccontare le barzellette, o nell’inventare le serate a tema.
9
estese ad altri locali. a Viareggio e
in altri luoghi della Versilia. Di lì a
pochi anni sarebbe arrivato il salto
definitivo: la Bussola. Lasciamo
ancora la parola al libro di Marco
Bernardini:
«DOPO L’EXPLOIT della Capannina in pineta, le quotazioni della ‘ditta’ Bernardini hanno subito un rialzo
vertiginoso. I proprietari di altri locali
viareggini fanno a gara per affidare la
gestione dei loro piccoli templi del ballo ai due ingegnosi e geniali fratelli. Alla lista, dunque, si aggiungono in ordine di tempo il ‘Gatto nero’, il ‘Carillon’ e la sala danze del ‘Principe di
Piemonte’ che è l’albergo più Vip di
Viareggio. Pino si occupa principalmente del primo locale, anche quello
in pineta come la Capannina. Sergio,
animo inquieto e portato a gestire più
di una situazione alla volta, fa la spola tra uno e l’altro. Tutto sembra funzionare a meraviglia fino a quando
non arriva, dal Benelli, l’offerta che
cambierà la vita ai due fratelli. Sergio
acquisisce la Bussola, non più in gestione ma come unico proprietario, e
Pino resta per un poco al ‘Gatto nero’
insieme con il socio Raffa e quindi decide di tornare a Torino per tentare di
viaggiare da solo nel mondo dei night
club, lavoro per il quale si sente maggiormente portato. Si lasciano con una
promessa. Quella di ritrovarsi nei due
mesi estivi più ‘caldi’. Luglio e agosto,
quando Pino darà una mano a Sergio
occupandosi, insieme con il Bellandi,
della sala in Bussola”.
A FINE STAGIONE però
la società si scioglie,
probabilmente per
opinioni diverse sulla
maniera di gestire i locali,
ma nessuno dei tre si
arrende ed a quel punto la
competizione diventa
inevitabile : Benforti punta
sul Caprice, Beccari
ritorna in quel di Torino a
dirigere un altro locale, e
Bernardini resta saldo alla
guida della Capannina, ma
anche del Gatto Nero e
dell’Eden Danze. Intanto
nei mesi invernali, nasce
un accordo tra Bernardini
ealtri imprenditori per
lanciare un altro night
particolare, a Marina di
Pietrasanta , tra le cabine
di uno stabilimento
balneare, che avrà il nome
di Carillon e molta fortuna
negli anni a venire. Come
si vede da questa breve
sintesi , Bernardini era a
‘caccia’ di qualcosa di
speciale e lo troverà presto
con la ‘sua’ Bussola di
Focette.
C.S.
••••
10 20 ANNI SENZA SERGIO
IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
SABATO 10 AGOSTO 2013
SABATO 10 AGOSTO 2013
20 ANNI SENZA SERGIO 11
IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
L’«OASI» DI MARGINONE
“
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SERGIO BERNARDINI
VI FARÒ MANGIARE COSE DAI SAPORI
CHE MANCO VI SOGNATE. E IL VINO
DI BABBO È INSUPERABILE
Quel pollo fritto cucinato e mangiato all’alba
Dopo una serata di successo, tutti a festeggiare alla fattoria di Italo e Virginia
IL GRANDE FRED
Personaggio
Il cantante di “Eri
piccola” e “Che bambola”
amava confidarsi con la
madre di Sergio durante
le baldorie nella casa di
campagna vicino ad
Altopascio. Confessò a lei
il suo amore per la Gabel
Tragica morte
Morì nel febbraio del
1960, in un incidente
stradale a Roma. Mamma
Virginia volle
assolutamente
partecipare ai funerali. Si
era instaurato un legame
umano e profondo
NELLA SAGA dei Bernardini
c’è un luogo magico, che riveste
un ruolo centrale. E’ Marginone,
frazione di Altopascio, il paese
d’origine dei genitori. Negli anni
Cinquanta, al tempo del vertiginoso decollo della Bussola, Italo e
Virginia hanno fatto ritorno al paese natìo. Poche decine di chilometri più a ovest c’è la costa della
Versilia, lo scintillante lungomare dalle mille luci. E la luce più intensa di tutte è la Bussola. I genitori di Sergio ci vanno spesso, per
vedere e rivedere il gioiello creato
dal loro figliolo di genio. E anche
Sergio non perde di vista Marginone. Come scrive Marco Bernardini nel libro “Li abbiamo fatti
cantare”:
«ERA UN RITO più o meno settimanale. Una di quelle idee che a Sergio venivano in mente lipperlì e che,
se poi funzionano, erano destinate a
continuare nel tempo con regolare
scansione e con precisa puntualità.
Non esisteva un giorno prestabilito.
Tutto dipendeva da come era andata
la serata appena consumata in Bussola. Se si era risolta in un trionfo, non
soltanto per quel che aveva riguardato il botteghino, allora era tempo di
andare a far baldoria come si deve e
alla grande.
‘Tutti a Marginone, dai miei. Vi farò
mangiare cose dai sapori che manco
vi sognate. E il vino rosso di babbo, vi
assicuro, è insuperabile’».
DAL LIBRO
Case basse
cascine celate
fra gli ulivi
FINE (O INIZIO?) DI UN MITO La Thunderbird di Fred
Buscaglione si schiantò all’alba del 3 febbraio del 1960
DAL PARCHEGGIO della Bussola si muoveva una colonna di
automobili. Mezz’ora dopo vari
artisti, al seguito di Sergio, arrivavano a destinazione per consumare una super cena, consumata in
orari più adatti a una prima colazione. Ribollita, preparata per
tempo da mamma Virginia, e pollo fritto cucinato sul momento.
L’artista preferito da Virginia era
Fred Buscaglione, arrivato al volante di una grossa Thunderbird
rosa confetto. Fred si confidava
con Virginia, perché lei sapeva
prendere il cantante di “Eri picco-
la” e di tanti altri successi. Tanto
da fargli confessare che aveva preso una sbandata per la bellissima
Scilla Gabel.
FINO a quel febbraio del 1960,
quando la macchina di Buscaglione si schiantò contro un camion e
Fred morì sul colpo, in una fredda alba nel quartiere Parioli a Roma. Virginia volle andare ai funerali insieme al figlio Sergio e al
marito Italo. Era un legame autenticamente umano, quello fra lei e
Buscaglione, un personaggio oggi
consegnato al mito.
«QUEL piccolo paese di
mille abitanti, Marginone,
dove non era vissuto
solamente per caso e per la
tendenza al nomadismo che
aveva sempre guidato
babbo e mamma verso
situazioni diverse.
Sicuramente più per il gusto
dell’avventura che non per
reale necessità. Le case tutte
basse. Le cascine nascoste
dal verde degli ulivi. Sotto
Montecarlo, vino ottimo e
resti medievali. La vera
Montecarlo del mondo,
altroché il Principato. Ci
teneva da morire, Sergio.
Tutti i suoi amici dovevano
vedere da vicino quella
cartolina vivente. Tutti
dovevano conoscere i vecchi
capi tribù. Nessuno, du
nque poteva rifiutare un
invito che era praticamente
un ordine».
••••
12 20 ANNI SENZA SERGIO
IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
SABATO 10 AGOSTO 2013
CELENTANO, MINA E I PIÙ LUMINOSI
NOMI DELLA CANZONE SI SONO ESIBITI
NEL MITICO RITROVO DI MARINA
LA MITICA BUSSOLA (1)
Carosone, l’arma segreta per lanciare in orbita
Il 2 luglio 1955 il clamoroso esordio. 160mila lire a serata per convincere il
LA SCALATA
Accordo
Il contratto d’affitto
prevedeva il riscatto di
una parte della proprietà,
che nel frattempo si era
arricchita anche dello
stabilimento balneare.
Un vero affare, con una
sola richiesta in cambio:
portare il locale in vetta
alla classifica.
Tenacia
Quando il patron aveva in
mente in obiettivo, faceva
di tutto per raggiungerlo
e non mollava mai. In
questo modo ha ottenuto
il “sì” dai più grandi
protagonisti dello
spettacolo mondiale
Pochissimi i big che gli
hanno detto di no
Prime donne
Tutte le più grandi
interpreti della canzone e
della scena
internazionale sarebbero
passate dal locale di
Focette: da Ornella
Vanoni (nella foto) a
Franca Valeri, Franca
Rame, fino alla Dietrich
CENTOSESSANTAMILA lire
a sera: un’offerta pazzesca, che
non si poteva rifiutare. E così Renato Carosone con la sua fantastica orchestra cedette e si convinse
ad accettare la proposta di Sergio
Bernardini per esibirsi alla Bussola di Focette. Per il patron non bastavano i lavori di ammodernamento per lanciare il locale appena preso in gestione, ci voleva un
personaggio speciale: quello era il
musicista napoletano che aveva
formato un quintetto strepitoso
ed era nel suo momento d’oro. Aldo Valleroni ricorda nel suo libro
“Versilia anni ruggenti” che il
contratto si concluse davanti ad
un piatto di cacciucco e con l’ag-
UN COVO DI VIP
Albertone
Bel mondo
Sordi, che osserva le
locandine del suo
spettacolo insieme a
Sergio, si è esibito da
par suo suscitando
l’entusiasmo del
pubblico
Alla sua corte quello
che oggi si direbbe il
jet set. Dalla finanza
all’industria al mondo
dello sport. Quelli che
contano non potevano
mancare
VOCE REGINA
Mina Mazzini si
esibì la prima
volta per gioco nel
locale di
Bernardini,
quando era
ancora una
ragazza in
vacanza. Diventò
poi la “tigre di
Cremona”
GRANDI NOMI
Proprio qui mosse i primi
passi Mina, che diventò
un’attrazione fissa
giunta di mettere all’esterno del
locale un’insegna luminosa con il
nome del pianista, la prima insegna per un’orchestra in Versilia.
E IL SEGRETO di Bernardini ,
oltre ai guizzi geniali , era la tenacia: quando perseguiva uno scopo, riusciva ad ottenerlo con la
dialettica, le promesse, le previsioni per il futuro e quando niente
funzionava c’era l’ultima chance:
aprire i cordoni della borsa. Successe con Carosone come con molti altri. Il 2 luglio 1955, la Bussola,
gestione Bernardini, era pronta,
Renato Carosone che aveva già
riempito il locale per la curiosità:
dalle 21.30 alle quattro del mattino, divertimento assicurato. Ber-
nardini e l’artista napoletano brindarono al successo con le coppe di
champagne, che poi spaccarono,
rito scaramantico ripetuto poi ad
ogni debutto.
E FINO AL 1978, quando il grande Sergio lascerà la Bussola per
Bussoladomani, i debutti, le serate speciali, i personaggi straordinari del panorama nazionale e in-
ternazionale si susseguono senza
sosta sul palcoscenico delle Focette: da Mina, la regina del locale, a
Adriano Celentano, Fred Buscaglione, Nicola Arigliano, Vittorio
Gassman, Walter Chiari, Carlo
Dapporto, Gino Paoli, Renato Rascel, Giorgio Albertazzi, Dario
Fo, Franca Rame, Alberto Sordi,
Franca Valeri, solo per citare qualche italiano. Per gli stranieri ricor-
diamo i big: Charles Aznavour,
Ella Fitzgerald, Louis Armstrong, Chet Baker, Tom Jones,
Miram Makeba, Jerry Lewis, Ginger Rogers e Marlene Dietrich.
INFINITI gli aneddoti che accompagnano la storia di quegli anni dorati. Si racconta che l’amore
‘scandaloso’ tra la quindicenne
Stefania Sandrelli e il ventisettenne Gino Paoli sbocciò proprio alle Bussola nel 1961, dove il cantautore di esibiva con occhiali scuri e
abito nero, stile il ‘bel tenebroso’
ed a cui avrebbe lanciato la sua immortale “Sapore di mare”. Oppure che Marlene Dietrich pretese
di fare la pipì in camerino, in un
secchiello di champagne colmo di
ghiaccio. O Vittorio Gassman che
dalla spiaggia in cui prendeva il
sole come cliente , salì sul palco e
si esibì come un vero Mattatore.
Dalla Bussola di Bernardini passò il bel mondo: industriali, nobili , artisti e persino poeti. Era difficile rimanere immuni dal suo fascino, vuoi del locale , del luogo e
della grande musica di cui divenne il tempio più solido e allo stesso modo sempre al passo con i
tempi.
Chiara Sacchetti
IL CASO IL GRANDE TROMBETTISTA AMERICANO FINI’ IN CARCERE DOPO UN CLAMOROSO PROCESSO
Chet Baker nel turbine della tossicodipenza
Aneddoti
Sono infiniti: dalla love
story fra la quindicenne
Stefania Sandrelli e il più
adulto Gino Paoli, che
sbocciò proprio qui, alle
richieste particolari di
Marlene che pretese di
fare pipì dentro un
secchiello di ghiaccio
CHET BAKER e gli altri. Quelli come Walter Chiari, un asso del palcoscenico, che ebbero problemi con la tossicodipendenza. Allora
un fenomeno meno “di massa”, ma presente
nel modo dello spettacolo. Scrive Marco Bernardini: “Difficilmente è accaduto che Sergio, in
tutta la sua vita professionale, si sia lasciato coinvolgere emotivamente dalle vicende personali degli
artisti che ingaggiava per la Bussola o per il Bussolotto”.
LA BUSSOLA era, in un certo senso, ha raccontato a Marco Bernardini Pierpaolo Velani,
maitre storico del locale di Focette, “una pinacoteca di vizi e di virtù”: Leggiamo ancora dal
libro del nipote di Sergio:
“AD ESEMPIO, tutti sapevano che il grande
Walter Chiari aveva preso la cattiva abitudine della cocaina e che, spesso, prima di entrare in scena
doveva sniffare nel camerino. Bene, Sergio mai
una sola volta si permise di toccare. né con lui né
con gli altri, quell’argomento così delicato, e a qualcuno di noi che, preoccupato dalle possibili conseguenze, tentava di parlarne rispondeva mandandoci a quel paese: l’importante è che Walter sia sem-
WALTER CHIARI
Anche l’asso italiano del palcoscenico
ebbe problemi con la cocaina. “Ma era
sempre presente e bravissimo”
pre puntuale e bravo quando lavora”.
ED ECCO l’episodio di Chet Baker, il trombettista americano che finì in carcere per abuso di droga, sempre raccontato da Velani:
“Posteggiata davanti all’autogrill c’è una Giuliet-
ta bianca impossibile da non riconoscere. Accanto,
un’ambulanza della Misericordia con luce a intermittenza accesa sul tetto. E’ su quella che hanno
caricato Chet. Svenuto. Anzi, più in di là che non
di qua. Camiciotto a fiori, pantaloni blu stropicciati e lisi, le sue solite calze bianche, che già hanno
cominciato a fare tendenza fra gli intellettuali più
vip e snob, a coprire i piedi infilati dentro un paio
di sandali alla moda francescana. Lo ha trovato
così, riverso nel cesso e con infilata nell’avambraccio destro una siringa, la donna incaricata delle pulizie. Era stato semplicemente stupendo, quella sera
e cioè poche ore prima, al Bussolotto. Non l’avevo
mai sentito suonare così bene e con una tale intensità emotiva. Dopo l’esecuzione di My Fanny Valentine tutta la gente si era alzata in piedi per tributargli un applauso che sembrava non dover finire mai.
Una scena consueta per la Bussola, ma non per il
Bussolotto. Era stato il suo ultimo brindisi in onore
del suo pubblico della Versilia”.
SABATO 10 AGOSTO 2013
20 ANNI SENZA SERGIO 13
IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
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DEBUTTO
BRUNO MARTINO
VENTITRE ANNI
RENATO, CON LA SUA BAND, NON NE VOLEVA
SAPERE DI TRASFERIRSI IN VERSILIA. DOPO
L’EXPLOIT BRINDARONO E RUPPERO I BICCHIERI
SPAZIO AI CANTAUTORI
COME L’EX JAZZISTA CHE
FU FAMOSO CON ‘ESTATE’
LA MARCIA TRIONFALE PROSEGUI’ FINO AL 1978
QUANDO PER I CAMBIAMENTI NELLO SPETTACOLO
NACQUE A LIDO BUSSOLADOMANI
il locale di Focette
riluttante musicista napoletano
BRINDISI
A sinistra: Renato
Carosone con
Armando Trovajoli.
A destra, un
giovane Sergio
Bernardini. Si
brinda al successo
del locale di Focette
UN RITROVO NATO COME SCOMMESSA
La sfida di Alpo e Augusto Benelli
Chiesero a Sergio: rilanciala tu
STATUARIA Una bella immagine di Mina alla Bussola. I suoi
concerti erano sempre da tutto esaurito (Foto Colombo)
UN LITORALE semiselvaggio cantato da D’Annunzio,
quasi sconosciuto alla massa.
Ma il Dopoguerra è in Italia il
momento delle idee, di chi osa
immaginare un Paese diverso.
Così Alpo e Augusto Benelli
osano costruire un locale a metà tra Viareggio e Forte dei Marmi. Un locale da ballo, con una
grande pista, con una bella pedana per l’esibizione dell’orchestra, allora rigorosamente dal vivo, un posto elegante e unico.
Per sette anni però la Bussola rimane un locale come tanti altri,
fino a quando arriva il patron
per eccellenza, il “geniale imprenditore dell’intrattenimento” come fu definito Sergio Bernardini.
IL PROGETTO del locale, datato 1948, era dell’architetto
Maurizio Tempestini (lo stesso
che disegnò la Capannina di
Franceschi della ricostruzione,
nel 1939) e la realizzazione di
Alfredo Pedonese, un costruttore che aveva la piena fiducia dei
due proprietari e che suggerì
persino il nome. L’opera fu conclusa quasi in tempo record alla
fine di maggio, pronta per la stagione estiva, ma l’interesse degli investitori era soprattutto
quello di valorizzare una zona
dove possedevano molti terreni. Già dalla prima estate i villeggianti di un certo tono frequentarono la Bussola, un dancing con ristorante. Ma il decol-
lo vero e proprio non avvenne
come sperato anche nelle stagioni successive, nonostante l’arrivo di un orchestra direttamente
da Cuba, o il raddoppio dei
gruppi musaicali del 1952. Si
tentò anche di venderla ai Franceschi, quelli della Capannina,
ma i successi di Bernardini con
i locali che gestiva erano ormai
evidenti.
PER QUESTO alla fine
dell’estate del 1953 Alpo Benelli decise di parlare direttamente con l’imprenditore dello spettacolo, addirittura recandosi a
casa sua a Viareggio. Senza mezze misure gli disse che doveva
prendere le Bussola, si sarebbero trovati d’accordo sul prezzo.
••••
14 20 ANNI SENZA SERGIO
IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
SABATO 10 AGOSTO 2013
DI CAPRI
LA MITICA BUSSOLA (2)
SI SPOSO’ CON ROBERTA STOPPA
ALLE FOCETTE. A LEI HA DEDICATO
UNA SUA GRANDE CANZONE
Peppino, Jerry Lewis, Ray Charles: serate
Bugialli: «Era un genio, la Versilia non ha ancora onorato il debito verso
CARRELLATA
1970
Il grande Jerry
A Bernardini sono
riusciti molti “colpi”.
Uno dei più notevole
è aver scritturato il
comico americano,
che rimase colpito
dall’esperienza
1961
Sandrelli & Paoli
Lei 15 anni, lui 27
L’amore tra la futura
attrice e il
cantautore sbocciò
dopo un concerto.
Dall’unione sarebbe
nata Amanda
di SANDRO BUGIALLI
HO CONOSCIUTO l’amico Sergio in una estate dei favolosi anni
Sessanta. Anni memorabili, irripetibili, gli anni del boom. Gli anni
che videro nascere il mito della
Versilia. Un mito generato soprattutto dal grandissimo Sergio, un genio nel suo campo, generoso, imprevedibile, pazzo scatenato, sempre pronto a parlare e ad ascoltare,
a rischiare tutto per raggiungere il
suo scopo: quello di offrire alle folle di giovani e meno giovani che
frequentavano la sua Bussola, eventi spettacolari unici, emozioni indimenticabili, serate da ricordare per
tutta la vita.
L’occasione di conoscerlo fu un
concerto di Peppino Di Capri. Il
cantante decise di ospitare gratis al
suo tavolo proprio sotto il palcoscenico un gruppo di giovanissimi fan
(e io tra loro) che erano andati a trovarlo in albergo (davanti alla Bussola, dall’altra parte della strada) per
dirgli che per loro la serata era troppo cara e non se la potevano permettere. E Peppino (col placet di
Sergio) fece il grande gesto.
Con Sergio, in seguito, ci siamo visti e soprattutto sentiti un’infinità
di volte. Lui immenso impresario
(basta guardare i divi e le divine
che sono passati dal palcoscenico
di Bussola e Bussoladomani) io diventato cronista del mondo dello
show. Sergio, un uomo senza pace
con la mente sempre piena di idee,
mi raccontava dei suoi sogni (quello irrealizzato di organizzare il festival di Sanremo) dei suoi progetti,
delle sue immense intuizioni. Come quella di creare accanto alla
Bussola di Focette a Marina di Petrasanta, il magico tendone di Bussoladomani al Lido di Camaiore.
Grazie a Sergio, alla Bussola e a
Bussoladomani ho avuto l’opportunità di assistere per lavoro ad alcuni degli show più belli della mia
EX CAPOREDATTORE
Il giornalista della ‘Nazione’
ricorda quando fu ammesso
sull’auto del grande comico
personale colonna sonora e spettacolare: da Mina (ovviamente) a Liza Minnelli, da Ray Charles a Gilbert Bécaud, da Bongusto alla Vanoni, dai Platters a Neil Sedaka a
tanti, tanti altri nomi. Troppi.
Avrei mille cose da raccontare di
Sergio. Ne voglio ricordare solo
una per dire di come era fatto.
Per uno show dell’ultimo dell’anno a Bussoladomani (spero di non
ingannarmi, su Internet non ho
avuto il riscontro) Sergio aveva ingaggiato il leggendario Jerry Lewis
(consiglio ai giovani che non lo conoscono: andate a cercarlo sul web
e inchinatevi). Lewis doveva arrivare a Roma, conferenza stampa poche ore dopo all’hotel Hilton, e poi
trasferimento in Versilia dove il
giorno dopo si sarebbe svolto lo
spettacolo. Chiesi a Sergio se potevo avere da raccontare ai lettori qualcosa in più della solita
conferenza stampa. E Sergio,
in segno di amicizia, mi accontentò. Mi dette appuntamento alle sette e mezzo di
mattina a Fiumicino per
l’arrivo dell’aereo di Jerry
Lewis. Quando l’attore americano uscì con la moglie
dal terminal, Sergio lo accolse con un abbraccio e mi presentò come un suo carissimo
amico, tralasciando di dire che
ero un giornalista. E mi fece salire con loro due su un’auto guidata da un autista. Sergio ci stava dietro con un’altra macchina, destinazione Hilton. Così io potei ascoltare (e annotare mentalmente) tutta
la conversazione che avveniva tra
Jerry Lewis e la moglie. Impressioni sull’Italia, su Roma e altro. Gran
parte della conversazione fra
Lewis e la consorte fu incentrata
su quale piccolo monumento d’oro
di Roma avrebbero potuto comprare per il collare dell’adorata cagnetta. Un collare pieno zeppo di souvenir d’oro che mister Lewis portava
a casa dalle tournée in tutto il mondo. Quando il 2 ottobre del ’93, Ser-
Le foto di questo speciale
LE FOTO di questo speciale provengono dall’archivio della
“Nazione”, dal volume “Versilia anni ruggenti” e dall’archivio
di Marco Bernardini. Numerose immagini d’epoca sono state
concesse dal fotoreporter Colombo Francesconi, che ha
documentato decenni di storia della Bussola e al quale va un
nostro ringraziamento particolare.
gio morì in un incidente stradale,
il direttore de “La Nazione” mi
chiese di scrivere un ricordo su di
lui. Oggi scrivo nel ventennale della sua scomparsa. Gli mando ancora un affettuoso abbraccio e ancora
una volta mi indigno a constatare
come le Versilia tutta (da Viareggio al Forte dei Marmi) non si sia
ancora decisa ad organizzare qualcosa di significativo (gli è stato intestato un viale, ma a lui forse non sarebbe fregato niente) per celebrarlo ogni anno in maniera degna. Sergio ha fatto tantissimo per la Versilia, col suo ingegno ha acceso i riflettori del mondo su questa striscia di costa, l’ha fatta diventare un
mito. E la Versilia cosa ha fatto per
lui?
DECANO ANCORA OGGI FRANCESCONI E’ IN ZONA CON LA MACCHINA A TRACOLLA. ARCHIVIO VIVENTE
1968
Lelio e Walter
Un valente musicista
e un animale da
palcoscenico di
razza. Eccoli in una
pausa di relax
Luttazzi intona un
motivo al piano
Colombo il fotoreporter, testimone del bel mondo
E’ IL DECANO dei fotoreporter
versiliesi. Ha cominciato a scattare
fotografie nei luoghi frequentati
dal bel mondo fin da ragazzo. Ininterrottamente sulla breccia fin dagli anni del dopoguerra, Colombo
Francesconi, 82 anni compiuti,
puoi trovarlo ancora al bagno Bussola o in giro la sera, sorridente e
con la macchina fotografica al collo. Colombo ha passato una vita
con l’occhio incollato al mirino della sua Leica o della reflex. Testimone attento della mondanità versiliese e protagonista da sempre sulla
scena della Bussola.
E’ UNO DEI testimoni più informati, chiaramente, degli anni
d’oro del locale lanciato in orbita
da Sergio Bernardini nel lontano
1955. “Uno dei big più affezionati
alla Bussola – ci racconta – era il
presidente dell’Inter, Angelo Mo-
ratti. Qui a Focette venivano anche i giocatori mitici di quel periodo, come Nyers, Lorenzi, Skoglund. In tempi più recenti Vittorio Gassman che alla Bussola è sem-
UNA MISSIONE
Ha cominciato da ragazzo a
fotografare la mondanità e
tuttora continua a 82 anni
Una foto giovanile di Colombo
pre stato di casa, aveva la tenda allo
stabilimento balneare annesso al locale. In origine veniva a vedere gli
spettacoli come cliente, poi salì sul
palcoscenico, per fare il Mattatore.
Il poeta Eugenio Montale stava in
giardino, all’ombra di un albero.
Poi gli industriali: Lebole, Felicino Riva, i Benelli, i Pontello. I nobili toscani come i conti De Miche-
li, ma anche i patrizi romani. Insomma, sono passati tutti di qui. E
io naturalmente li ho fotografati”.
LA NOTTE della contestazione
ovviamente Francesconi c’era: impossibile che mancasse alla Bussola per immortalare con il suo obiettivo fotografico tutto ciò che avveniva nel locale versiliese. Era in prima linea, pronto allo scatto anche
quel giorno fatidico che segnò la fine della spensieratezza anni Sessanta. Ancora oggi Colombo si trova
là, tra lo stabilimento balneare e il
locale e non ha dimenticato: “ Non
posso dimenticare quella sera. Feci
partire un flash, fui notato, naturalmente, e i contestatori mi saltarono addosso. Era in tanti e presi un
bel po’ di botte. Ebbi la fortuna di
essere soccorso e portato via dalla
mischia da un maresciallo dei carabinieri”.
SABATO 10 AGOSTO 2013
IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
20 ANNI SENZA SERGIO 15
LIZA MINNELLI
PIER PAOLO PASOLINI
SERGIO LA ACCOGLIE
CALOROSAMENTE AL SUO ARRIVO
PRIMA DI UN RECITAL MEMORABILE
A COLLOQUIO CON BERNARDINI
DURANTE SOPRALLUOGHI
PER DELLE RIPRESE IN VERSILIA
••••
rimaste nel cuore di tutti
un uomo che ha fatto davvero tanto
PALCOSCENICO Un momento tranquillo per la Bussola di Focette. La sera del 31
dicembre 1968 avrebbe cambiato tutto. Nel tondo, il giornalista Ugo Dotti
Il San Silvestro del 1968:
arriva la contestazione
Gravissimi incidenti e un giovane rimase paralizzato
CI SONO EPISODI nella
storia di un Paese, come in
quella personale, che danno una svolta. Nel bene o
nel male, qualcosa cambia e
non si può ritornare alla situazione precedente. Il
1968 in Italia è l’inizio della
contestazione e la fine della
spensieratezza anni Sessanta, la fine del “boom” economico, l’inizio della rivoluzione culturale. Una data
dopo la quale nulla è stato
più come prima, in positivo
o in negativo appunto.
LEGGENDE
Chet Baker in
scena. Ebbe
gravi
problemi di
tossicodipendenza. Nel
tondo, Tom
Jones, un
altro big
C’era spazio anche per gli insulti
Paoli e Gassman contro gli spettatori
“GINO Paoli ha appena finito di
cantare una poesia di Jacques Brel,
‘Ne me quitte pas’, riceve appena un
timidissimo applauso da un gruppo di
clienti seduti sugli sgabelli del bar in
fondo alla sala. ‘Siete una grande
manica di stronzi e non capite un
cazzo di niente. Complimenti
vivissimi, cari borghesi di merda’.
Gira i tacchi e se ne va, Gino. Il re,
questa volta, non si diverte e reclama
la testa del giullare. Virginia
Mondadori, la più arrabbiata di tutti,
minaccia di querelare Paoli e chiede
l’appoggio della platea offesa. Lo
scandalo fa bene alla Bussola, però,
che viene consacrata dai media e in
particolare dai novelladuemilisti
dell’epoca territorio esclusivo ed
irrinunciabile della ricca borghesia
italiana”.
Ma Gino Paoli non fu l’unico a
lasciarsi andare ad intemperanze
verbali nei confronti del pubblico
blasonato della Bussola. Anche
Vittorio Gassman, inarrivabile
mattatore e protagonista del cinema
e del teatro insolentì — più o meno
scherzosamente — gli spettatori.
Una sera che si trovava in platea,
Gassman fu pregato di esibirsi da
Bernardini, che doveva, come si
dice, “tappare un buco”. Questo,
ricorda Aldo Valleroni, fu l’esordio
del Mattatore: “Simpatici stronzi
buona sera. Sia ben inteso, il più
stronzo di tutti sono io, che accetto
di fare certe cose e pure devo pagare
il conto…”. Questa volta però
nessuno si offese, nessuno chiese le
scuse o minacciò querele. Anzi, ci
fuono applausi a scena aperta.
LA DEGNA conclusione
di un anno del genere si
consuma il 31 dicembre
1968 alla Bussola di Focette, quando i giovani contestatori di Potere Operaio,
decidono come gesto simbolico e significativo di dare l’assolto al “Capodanno
dei padroni”. Arrivano in
treno da Pisa e si danno appuntamento davanti al locale cult per il lusso, la vacanza, il bel mondo. C’era già
stato a Milano il lancio di
uova marce agli impellicciati della Scala, come Mario
Capanna ha raccontato nel
suo libro “Formidabili quegli anni”, ma a Focette le cose degenerarono.
Si cominciò con il solito
lancio di ortaggi e di uova,
poi gli slogan, la tensione e
la degenerazione. Fu lo scatto di un fotografo a far partire la rissa? Di fatto carabinieri e polizia si scontrarono con i manifestanti e la
ESKIMO
Un evento simbolico
che segna la fine
di un’epoca spensierata
conclusione furono vari automezzi delle forze dell’ordine rovesciati e decine di
feriti.
MA IL MOMENTO più
drammatico fu quando ci si
accorse che il sedicenne pisano, Soriano Ceccanti, era
rimasto a terra, gravemente
Ugo Dotti
cronista Doc
FRA i testimoni di
quella rovente notte
di San Silvestro, tra
lacrimogeni,
barricate, pietre,
bastoni, manganelli e
purtroppo anche
spari, c’era il
giornalista Ugo Dotti,
caposervizio della
“Nazione”.
Testimone di prima
fila, raccontò quello
che aveva visto sulla
prima pagina
nazionale della
“Nazione”. I fatti
della Bussola, come
vennero chiamati,
salirono alla ribalta in
tutta Italia.
ferito. Secondo l’opinione
popolare Ceccanti, che rimarrà paralizzato, era rimasto ferito da un proiettile vagante della polizia . Le indagini della magistratura conclusero che non era possibile accertare con sicurezza
chi avesse sparato.
LO CHOC PERÒ fu enorme, per la Versilia, per l’Italia intera e anche per il patron della Bussola, Sergio
Bernardini. Il Capodanno
era stato annullato, la Bussola era salita all’attenzione
delle cronache per quel fatto di sangue, insomma era
come se qualcosa si fosse incrinato e ‘raggiustarlo’ non
fosse facile.
La Bussola riprese a segnare la rotta del divertimento,
ma in un clima sociale molto cambiato, con minore
spensieratezza. Ancora si
cenava con vista mare, si
ascoltava la musica dal vivo, si ballava sulla grande
pista, almeno per un’altra
decina d’anni, quando Bernardini, con la sua acuta
sensibilità di imprenditore
dello spettacolo, si accorse
che i tempi erano ulteriormente mutati. Adesso si facevano spettacoli con grandi folle negli stadi, nei grandi teatri e non più in locali
signorili e accoglienti come
la Bussola, ma di dimensioni ridotte. Era venuto il momento di partire per un’altra avventura, lasciando ad
altri l’amata Bussola.
C.S.
••••
16 20 ANNI SENZA SERGIO
IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
SABATO 10 AGOSTO 2013
SABATO 10 AGOSTO 2013
20 ANNI SENZA SERGIO 17
IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
L’AVVENTURA SPORTIVA
“
••••
MARCELLO TENTORIO
OGNI DOMENICA ERA IN PANCHINA
MA NON SI E’ MAI PERMESSO DI
DARE UN CONSIGLIO ALL’ALLENATORE
«Per il Pietrasanta è stato un periodo d’oro»
Bruno Bartoli ricorda la passione di Sergio per il pallone. «Un vero signore con tutti»
SECONDA metà degli anni ’60:
la Versilia viveva serate ruggenti.
Ma non lo sport. Soprattutto a Pietrasanta, la storica società biancoceleste viveva momenti... a pane e
companatico. Con poche prospettive e ambizioni per il presente e
il futuro. Ad un certo momento si
accese la luce. «Una delegazione
di sportivi — ricorda Bruno Barberi, che di quel gruppo faceva
parte — andò a parlare con Sergio
Bernardini alla Bussola per convincerlo ad ineressarsi del Pietrasanta: sapevamo che era uno sportivo e che per un certo periodo
aveva fatto parte anche del consiglio direttivo del Viareggio. Ma la
Bussola era alle Focette, comune
di Pietrasanta... Il primo incontro
ci fece capire che Sergio poteva essere coinvolto. Mise solo una condizione: se lui doveva fare il presidente, Silvestro Navari». Detto e
fatto. L’arrivo di Sergio Bernardini a Pietrasanta ebbe l’effetto della vampata estiva per tutta la tifoseria locale. «Sergio era anche cognato di Cesare Maldini del Milan — ricorda Bartoli —: allacciammo diverse trattative per portare ragazzi della Primavera rossonera a Pietrasanta ma la nostra pesca non si rivelò particolarmente
azzeccata. In ogni caso con Sergio
alla presidenza non c’era giocatore toscano che rifiutava il trasferimento a Pietrasanta. Dopo ogni
vittoria, ci aspettava alla ‘Bussola’
per seguire gli spettacoli».
UN PRESIDENTE generoso e
entusiasta che stravedeva per tutti i suoi «ragazzi». Quando qualcuno aveva un problema — anche
di natura personale —, lui interveniva e trovava la quadratura del
cerchio. «Era affezionatissimo a
tutti — ricorda Bartoli — ma
LE TAPPE
L’inizio
Alla fine degli anni ’60 un
gruppo di sportivi locali
(Bruno Barberi, Silvestro
Navari, Mario Tesconi e
altri) si rivolsero al patron
della Bussola chiedendo
un aiuto per il Pietrasanta
La fine
“
TRATTAVA I GIOCATORI CON
SIGNORILITA’: CHE DOLORE
QUANDO MORI’ AIMO PICCHI
Dopo la storica
promozione in serie C2,
l’anno dopo ci fu la
retrocessione nei
dilettanti: fu l’inizio della
fine del rapporto con la
società biancoceleste
BRUNO BARTOLI, dirigente biancoceleste
LA CURIOSITA’
Quel giorno
in elicottero...
LA MODA dell’arrivare allo stadio o sui campi di allenamento è stata inaugurata
proprio da Sergio Bernardini nella prima metà degli anni ’70 a Casciana Terme.
«Quel giorno — ricorda Bartoli — prima di un’amichevole con la squadra locale,
vedemmo un elicottero che
stava atterrando sul campo:
scese Sergio fra la sorpresa
generale...».
quando morì il povero Aimo Picchi in un incidente stradale sulla
Cisa, Sergio ci rimase malissimo:
lo considerava quasi come un figlio». In quegli anni, Bernardini
riuscì a portare a Pietrasanta anche un pezzo da novanta, Marcello Tentorio, uno dei difensori-goleador che hanno fatto la storia
non solo del calcio biancoceleste
ma anche del campionato cadetto. «Fu un colpo sensazionale —
ricorda ancora Bartoli — per quei
tempi. Tentorio veniva dalla serie
B: Bernardini lo volle ‘regalare’ al
Pietrasanta per essere più compertivo. Attorno a Tentorio venne allestita la formazione che poi nella
stagione 1978-79 conquistò per la
prima volta la promozione in se-
rie C. Bernardini era al settimo
cielo». Era il Pietrasanta di Ricciarelli e Bruzzone (che poi passarono alla Fiorentina). L’anno dopo
in seri C2, i biancoclesti lottarono
fino in fondo per evitare il ritorno
nei Dilettanti. «Sergio che la domenica andava in panchina —
conclude Bartoli — soffriva le pene dell’inferno: purtroppo non ci
salvammo». E da quel momento
cominciò il progressivo calo di attenzione di Bernardini per il Pietrasanta fino al passaggio delle
consegne a Vittorio Focacci. Ma
il nome di Bernardini rimane colpito nella storia per la prima volta
dei biancocelesti fra i professionisti.
Giovanni Lorenzini
IL RAPPORTO CON LO SPORT L’IMPORTANTE ERA PARTECIPARE, GLI PIACEVA FARE IL PATRON DELLA SQUADRA
Quindici anni vissuti con entusiasmo: era il Presidente
ECCO come Marco Bernardini rievoca il rapporto dello zio con il
mondo del calcio e dello sport in
generale nel volume ‘Li abbiamo
fatti cantare’.
IN CAMPO Sergio Bernardini
presidente del Pietrasanta
“QUINDICI anni in tribuna d’onore, la domenica pomeriggio. Una
Coppa soltanto, ma bene in vista, nella bacheca dei ricordi della zia Bruna. Quindici stagioni a capo di una
piccola società di calcio che, con lui,
riesce addirittura a fare capolino nella serie C. Alè Pietrasanta! E sventolano le bandiere biancorosse! E i tifosi del minuscolo ma incantevole paesino d’arte che si trovano sotto monte cominciano a sognare qualcosa di sportivamente molto importante. Sogni
che, naturalmente, sono destinati a rimanere tali. Il gioco del pallone ha
smesso da un bel po’ di tempo di essere soltanto palestra per il divertimento della brava gente e occasione per
far la ruota del pavone da parte di piccoli imprenditori in cerca di pubblici-
TRIBUNA D’ONORE
Ha vissuto con piacere
questa esperienza
A suo agio con i campioni
tà o di guadagni indotti.
“SERGIO non può certamente reggere il confronto economico con il business in lestissima crescita. La domenica si traveste da patron del Borgorosso Football Club e recita meglio di Alberto Sordi (...)”.
“LO SPIRITO che lo anima è assolutamente decoubertiniano e ci rimette anche parecchi quattrini. Ma gli
piace. Gli piace da morire. La sua
Bussola, del resto, è meta quotidiana
dei più grandi campioni che lo sport
italiano possa mettere in fila, esattamente come la Versilia è casa loro. Rivera innamorato. Albertosi ipnotizzato dalle carte per il poker. Valcareggi
in perenne conferenza stampa. Antognoni inseguito da giovani fans tenute a bada da Rita. Panatta e Bertolucci che organizzano tornei di tennis
senza fine. Sivori che palleggia con i
limoni. Charles che al microfono, sul
palco e con il locale vuoto, si diverte
tentando di imitare Armstrong” (...)
Per Sergio è una festa continua (...) e
tutti lo chiamano presidente”.
L’ATLETA SIMBOLO
«Cominciò
con un risottino
allo champagne
alla Bussola...»
UN RISOTTINO con lo
champagne, una sera dietro
l’altra alla Bussola per una
corte serrata che alla fine
vide... cedere Marcello
Tentorio, difensore
goleador del Piacenza che
Sergio Bernardini voleva a
tutti i costi portare a
Pietrasanta. «Andrò
proprio così — racconta
Tentorio —: Sergio aveva
un modo particolare per
trattare con la gente:
stipulava contratti con i
grandi artisti,
immaginatevi con un
giocatore. Non nego che
scendere di due categorie
all’inizio mi lasciava un po’
perplesso ma poi quando
trovai l’accordo, beh non
mi sono mai pentito di
quella stretta di mano».
Marcello Tentorio è stato
per quasi un decennio la
bandiera del Pietrasanta
che ha veleggiato in serie D
per poi spiccare il salto fra i
professionisti. «Sergio
Bernardini era il presidente
ideale per un giocatore di
calcio — ricorda —:
intanto non era invadente,
non aveva la presunzione di
mettere bocca nella
formazione e per tutti i
giocatori aveva sempre una
parola di incoraggiamento».
Tentorio garantisce un
fiume di aneddoti: regali
speciali dopo vittorie
particolarmente importanti,
inviti alla Bussola per tutta
la squadra dopo giornate
nel quale avevamo dato
spettacolo. «Questi sono i
miei ragazzi della domenica
— ricorda Tentorio —: ‘ci
presentava così’ ai suoi
amici. Il giorno in cui
abbiamo conquistato la
promozione dalla serie D
alla serie C2 era commosso
non solo per la vittoria ma
anche per la risposta del
pubblico: lo stadio
Comunale di Pietrasanta
era stracolmo di gente che
acclamava la squadra e il
presidente. Sergio era
commosso. Un uomo
indimenticabile non solo
per il mondo dello
spettacolo ma anche per lo
sport e per il ‘suo’
Pietrasanta».
G.L.
••••
18 20 ANNI SENZA SERGIO
IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
SABATO 10 AGOSTO 2013
LUCIANO PAVAROTTI
IL SOGNO BUSSOLADOMANI
FU APPLAUDITISSIMO IN UN CONCERTO
DOVE PRESENTO’ BRANI LIRICI
E CANZONI TRADIZIONALI: UN VERO BIG
Il tendone nacque per restare al passo con
E’ a Lido di Camaiore che nell’agosto del 1978 Mina tenne il concerto che segnò
la lirica con Luciano Pavarotti. E
ancora Raffaella Carrà, Caterina
Valente, Ray Charles, Barry White, Tino Buazzelli, Gigi Proietti,
Gastone Moschin, Renato Zero,
Lindsay Kemp. Fino ad inventare “Holiday on ice” e gli artisti sui
pattini. Come avveniva alla Bussola, Bernardini organizza spettacoli televisivi di San Silvestro in collaborazione con la Rai.
DOPO 23 ANNI di guida della
Bussola, Sergio Bernardini fiuta
l’aria e capisce che i tempi sono
cambiati. La Versilia non è più
quella degli anni Sessanta e Settanta, i ceti sociali e il mondo dello spettacolo hanno subito profonde trasformazioni. I concerti dei
big musicali adesso si fanno negli
stadi, per migliaia di spettatori, e
non nei music hall per un numero ridotto di ricchi danarosi.
COSÌ, nel 1978 inventa Bussola-
RENATO ZERO, come la sua
grande amica Loredana Berté, so-
UN’ALTRA IDEA GENIALE
La struttura, noleggiata da
Darix Togni, poteva accogliere
migliaia di spettatori
RENATO ZERO
Presenza abituale, il 30
settembre del 1980 festeggia
qui il suo 30˚ compleanno
domani, un’ampia arena da seimila posti, ospitata in un tendone da
circo montato in una vasta area libera a Lido di Camaiore, non distante dalla sua Bussola. Il tendono lo ha affittato da Darix Togni,
ed è uno dei primi e più importanti teatri tenda d’Italia.
no di casa a Bussoladomani, presenze frequenti e affettuose. Così
il 30 settembre del 1980 Renato
Zero decide di festeggiare il suo
compleanno sotto il tendone di
Bussoladomani. Un vero e proprio happening. Ecco cosa dichiara a caldo, subito dopo la festa.
«Però, che casini che abbiamo
combinato a Viareggio! Il povero
Bernardini si guardava attorno con aria smarrita: non sapeva
più cosa fare. E cosa avrebbe potuto fare? La festa era mia, era vostra. Noi, noi soli eravamo i padroni per una notte del suo tendone,
potevamo fare tutto quello che ci
passava per la testa. A me era venuta voglia di preparare una grande torta, a voi di mangiarla e poi
di gettarvela addosso, come i tanti clown di un grande circo. Lo
avete fatto, in libertà, perché volevate farlo, così semplicemente,
senza nessuno che ve lo proibisse».
QUESTO PROGETTO, sempre in anticipo sui tempi, segna il
passaggio dagli spettacoli di elite
alla musica di massa. Per realizzarlo deve ovviamente superare ostacoli e resistenze frapposti da parte
delle amministrazioni locali.
L’iniziativa tuttavia decolla, e già
fin dalla prima edizione, quella
del 1978, Bussoladomani conquista la prima pagina per la caratura
dei protagonisti: Julio Iglesias,
Ornella Vanoni, Johnny Dorelli,
Charles Aznavour.
MA SOPRATTUTTO, Bussola-
TENDONE Per molti anni è stato il simbolo dello spettacolo a Lido di Camaiore
DECLINO
I rapporti non facili
con i poteri locali
L’AVVENTURA va avanti per un decennio, ma al
tramonto degli anni Ottanta Sergio deve passare la
mano. I tempi infatti continuano a cambiare e l’impressione è che il potere
politico locale non abbia
compreso a pieno la portata del contributo di Bernardini.
domani è il teatro dell’ultima spettacolo dal vivo di Mina prima del
ritiro definitivo dalle scene. Così,
il 23 agosto 1978, in un’atmosfera
da tutto esaurito, Walter Chiari
annuncia: “Adesso arriva una
donna vera, con la sua età vera e i
suoi sbagli veri”. Mormorii nel
pubblico, appare Mina. Il fisico
appare appesantito ma la voce è
semplicemente straordinaria. Un
concerto da primadonna. Si congeda dal pubblico in un tripudio
di applausi e una volta raggiunto
il camerino confida a un amico, il
giornalista Gigi Vesigna, la decisione di lasciare: “Gigi, ho chiuso. È finita”. Mina da quel mo-
mento non si esibirà più in concerti e in televisione.
IN QUESTO modo, sotto l’egida
di Bernardini, si conclude la stagione delle esibizioni pubbliche
di Mina, che era iniziata proprio
alla Bussola trent’anni prima, a
18 anni. Era una bella ragazza in
vacanza, mescolata al pubblico
della Bussola, che gli amici convinsero ad esibirsi per la sua meravigliosa voce.
MA LA STAGIONE di Bussoladomani, in quei tardi anni Settanta, continuava: il Balletto dell’Armata Rossa di Mosca, le operette,
PICCOLO SCHERMO ERA AFFEZIONATO ANCHE SENTIMENTALMENTE AL RAPPORTO CON L’EMITTENTE PUBBLICA
«Quella volta che Sergio disse di no a Silvio Berlusconi»
“MAMMA RAI è un diamante incastonato nel cuore di Sergio. Lui,
grazie al suo consolidato appeal di
impresario conosciuto e riconosciuto
a livello internazionale, mette insieme campioni e poi li consegna nelle
mani dell’Azienda che li fa giocare
dentro il suo grande stadio popolare.
Una sinergia perfetta. Un diamante
è per sempre, suggerisce la reclame.
E’ più o meno vero. Fino a prova contraria. Che puntualmente si presenta
per bussare alla porta di chi fantastica su di un mondo tutto latte e miele”.
CON QUESTE parole Marco
Bernardini ricostruisce il proficuo e appassionato rapporto dello
zio Sergio con la Rai. Ma il tem-
RICCA OFFERTA
Arrivò attraverso il comune
amico Cesare Maldini,
ma Bernardini declinò
MISS ITALIA Un giovane Berlusconi (di spalle) nel giardino della Bussola
pio della musica eretto in riva al
mare faceva gola alla tv commerciale, che stava emergendo con
sempre maggiore evidenza:
“IL CAVALIERE, da tempo, ha
messo gli occhi addosso a quello che è
il tempio assoluto per la celebrazione
degli eventi nazionalpopolari. Anche
tramite Cesare (Maldini, amico di
Bernardini, ndr), fa sapere a Sergio
che se avesse voglia di entrare a far
parte della sua grande famiglia troverebbe un viale tappezzato di rose. Basterebbe soltanto chiedere per ottenere. Ma Sergio, dietro quella scorza di
impresario appartentemente cinico,
possiede una visione del mondo e dei
rapporti interpersonali di definita
marca sentimentale. Non dice mai
soltanto Rai, ma sempre e soltanto
mamma Rai. Un sodalizio, quello
tra la televisione di Stato e la Bussola, che va ben oltre la pura collaborazione mutualistica o sinegica. Dal
giorno in cui, erano i primordi delle
trasmissioni in bianco e nero, Sergio
Pugliese e Carlo Alberto Chiesa che
era il marito della Barzizza lo convocarono nella sede di corso Sempione
a Milano per comunicargli che la
Rai aveva in mente di piazzare le telecamere fisse in Bussola, ebbene da
quella volta in poi il legame non si
era mai più sciolto. Anzi, era diventato vieppiù tenace. Un vero e proprio
matrimonio, per interesse ma anche
per amore”.
ECCO PERCHÉ Sergio declinò
l’offerta di Berlusconi. Il rapporto
con la Rai proseguì a Bussoladomani, almeno fino alla sventurata
bestemmia in diretta di Leopoldo
Mastelloni.
SABATO 10 AGOSTO 2013
20 ANNI SENZA SERGIO 19
IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
BARRY WHITE
SOTTO IL TEATRO TENDA NON MANCARONO
LE VEDETTE INTERNAZIONALI. VENNE ANCHE
BARRY WHITE, IDOLO DEGLI ANNI ’70-’80
(
LA TELEVISIONE
La Rai effettuò numerosi collegamenti dalla nuova struttura messa in piedi sul viale
Kennedy. Sembrava che ci fosse un futuro garantito come studio televisivo, ma
l’incidente di Mastelloni, nel 1984, segnò una clamorosa battuta d’arresto
i tempi e le mode
••••
)
AMICI
Con Renato Zero;
nel tondo,
Mastelloni
il suo addio definitivo alle scene
L’INCIDENTE DI MASTELLONI IN DIRETTA SU RAI2 A “BLITZ“
La prima bestemmia in tv
segna l’inizio della fine
L’INIZIO DELLA FINE, per Bussoladomani, ha una data precisa: il 22 gennaio 1984, giorno della prima bestemmia
pronunciata in diretta televisiva nel nostro paese. In quel periodo dal tendone
di Lido di Camaiore venivano realizzati
collegamenti in diretta nel corso di “Blitz”, rotocalco domenicale di Rai2 di
Gianni Minà. Quel giorno, per la rubrica
“Sotto a chi tocca”, condotta dalla giornalista televisiva Stella Pende, è Leopoldo Mastelloni, fantasista e cantante napoletano, omosessuale dichiarato, a doversi
sottoporre al fuoco di fila delle domande
del pubblico.
CONGEDO Mina durante il concerto del ’78 a Bussoladomani: l’ultima esibizione pubblica
DOPO UNA CANZONE partono le domande, che insistono molto sul tema
dell’omosessualità. Pressato dal pubblico, Mastelloni a un certo punto perde la
pazienza e si lascia sfuggire una bestemmia. Subito esplode il caso. La stessa conduttrice Pende, la cui reazione è giudicata incerta e tardiva da parte dei dirigenti
della Rai, dovrà fare le spese di questo incidente. Mastelloni viene bandito dal
piccolo schermo, e poco importa che nel
giugno del 1985 il pretore di Viareggio
lo assolva (era stato un avvocato locale a
denunciarlo per blasfemia). Analoga sorte toccò alla rubrica “Sotto a chi tocca”
che venne soppressa (e con essa i collegamenti da Bussoladomani) e la stessa Stel-
la Pende venne “esiliata” dalla Rai fino
al 1992.
L’INTEMPERANZA verbale di Mastelloni segna così la fine dei collegamenti televisivi da Bussoladomani, che ormai si avvia alla decadenza. Il contratto
con la Rai che avrebbe dovuto garantire
l’avvenire del tendone come studio televisivo (si parlava di cinque anni di collegamenti in diretta) venne rescisso. Un
colpo dal quale non si sarebbe ripreso
mai più. Continuarono le stagioni, fino
ai primi anni ’90, quando si arrivò alla
chiusura. Si erano intanto alternate varie gestioni ed esperimenti, tra i quali
“Stellarium”, tentativo sfortunato di
mettere in piedi un cartellone con la partecipazione di Renato Zero. Ci fu anche
un breve periodo nel quale il tendone divenne una discoteca.
NEL 1992 sfuma l’ultima chance di rilanciare il tendone. Sergio e il figlio Mario, con Mimmo D’Alessandro, hanno
un accordo con la Rai per un programma collegato alla lotteria di Carnevale,
“Alta classe”. Propongono al comune di
Camaiore di recuperare il tendone, già
chiuso, ma l’accordo non si trova e lo
show emigra a Viareggio, in zona darsena. A questo punto è solo questione di
tempo arrivare all’inagibilità definitiva e
alla demolizione finale.
MONDANITA’ LA LOVE STORY TRA LA CANTANTE ITALIANA E IL TENNISTA SVEDESE FU RIVELATA DURANTE UN CONCERTO
Qui nacque il contrastato amore tra Berté e Borg
RENATO ZERO e Loredana
Berté, due affezionati di Bussoladomani. Il tendone del Lido, oltre che luogo di musica, è anche
crocevia di mondanità, talvolta di
gossip. E’ qui che emerge, 25 anni
fa, una storia sentimentale da copertina, quella tra Loredana Berté, signora del rock italiano e il
tennista Bjorn Borg. In quella occasione fu “La Nazione” a riportare per prima la notizia, centrando
uno ‘scoop’ poi ripreso dagli altri
quotidiani e dai settimanali più o
meno “rosa”.
ERA IL 21 agosto del 1988, una
domenica sera e il collega Umberto Guidi, “comandato” dal giornale a seguire il concerto della Berté
in programma al tendone (debut-
SCOOP
La notizia venne data
in esclusiva dalla “Nazione”
Internet non c’era ancora
nitori del grande tennista. Loredana cantò con passione, con una
particolare sottolineatura romantica e lanciò molti sguardi sul suo
nuovo compagno. Più tardi, in camerino, confermò l’inizio della
storia d’amore.
tava un nuovo tour, con una band
nuova di zecca), ricevette dal manager Mimmo D’Alessandro
un’imbeccata giusta. La Bertè aveva incontrato a Ibiza Borg e i due
si erano innamorati pazzamente.
Dopo alcuni infuocati giorni di
passione a Ibiza, l’ex tennista svedese, giù numero uno mondiale
della racchetta, aveva seguito Loredana in Versilia per accompagnarla nel debutto di Bussoladomani. In effetti in prima fila c’erano Borg, il figlioletto Robin, e i ge-
MARTEDÌ 23 agosto 1988 “La
Nazione” dava in anteprima la notizia. Non in tempo reale, ma con
i ritmi tipografici di allora. Altri
tempi, Internet era ancora roba
per Università e centri di studio,
il Web aperto a tutti avrebbe mosso i primi, timidi passi solo nel
1993. La bella cantante italiana e
l’ex campione svedese trascorsero
alcuni giorni del loro “stato nascente” amoroso in Versilia. Poi
l’amore finì male, ma questa è
un’altra storia.
BORG-BERTE’ Una coppia che fece discutere
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20 20 ANNI SENZA SERGIO
IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
SABATO 10 AGOSTO 2013
SABATO 10 AGOSTO 2013
IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
GIU’ IL SIPARIO
20 ANNI SENZA SERGIO 21
“
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DURANTE IL RITO
MALGRADO SIA ASSOLUTAMENTE
PRESO DALLA CERIMONIA, NON EVITO
DI VOLTARMI INDIETRO DI CONTINUO
“L’ho aspettato invano al mio matrimonio”
L’incidente mortale mentre Sergio andava in Piemonte alle nozze del nipote Marco
LE ULTIME IMPRESE
Nel 1992
il tendone
in zona Levante
FINO all’ultimo Sergio
continuava a lavorare e a
sfornare idee. Nel 1992 la
collaborazione con la Rai
riparte con il programma
“Alta classe – Voglio
vivere così”, condotto da
Gianni Minà e realizzato
in un tendone ospitato
alla Marina di Levante.
Sergio Bernardini, il figlio
Mario e Mimmo
D’Alessandro sono gli
organizzatori dello show,
dedicato ai grandi della
musica leggera e dello
spettacolo. Si parte con
Ray Charles, seguono
Zucchero, Stefania
Sandrelli, Massimo
Troisi, Pino Daniele,
Chico Barque de
Hollanda, Toquinho,
Paolo Villaggio.
All’interno di ogni
puntata è prevista la
promozione della lotteria
di Carnevale.
QUEL MALEDETTO 2 ottobre 1993 Sergio Bernardini stava
viaggiando alla guida della sua
Bmw, diretto verso Chieri (Torino). Era invitato al matrimonio
del nipote, Marco Bernardini e
per niente al mondo sarebbe mancato. Il destino però decise diversamente.
Una
pozzanghera
sull’asfalto, la macchina che sbanda, l’urto contro un’altra autovettura. Un incidente che sulle prime non sembrava particolarmente grave. Bernardini è lucido, telefona ai parenti per dire di non annullare la cerimonia. Poi l’improvviso aggravamento e la morte, assurda e imprevista, nella nottata.
SERGIO in quella chiesa non riuscì mai ad arrivare. Nel suo libro
che ha fatto da filo d’Arianna in
questa ricostruzione della vita di
Bernardini, il nipote Marco racconta l’ansia del novello sposo davanti all’altare che cerca con gli
occhi lo zio durante la cerimonia
di nozze e non lo vede arrivare
“ANNA E IO abbiamo scelto la colonna sonora del film ‘Fratello Sole e
sorella Luna’, di Franco Zeffirelli, come base nel momento del raccoglimento. Don Gianni, il parroco del
Duomo che celebra il rito, ha dato veramente il massimo con la sua omelia
IL CONGEDO
“Rivedo i grandi
che applaudono
il capocomico”
PRESENTAZIONE Marco Bernardini ed Enrico Salvadori de La
Nazione nel corso della presentazione del libro al Caffè della Versiliana
cucita intorno alle nostre figure come
un abito di grande sartoria. La storia
del fraticello ex gaudente e poi convertito piace al sacerdote ed è anche sufficientemente calzante alla mia figura.
Piccolo impasse al momento dello
scambio delle fedi. Quella di Anna
non vuole saperne di entrare e a tutti
e due scappa un poco da ridere mentre faccio forza sul suo anulare. Malgrado sia assolutamente preso dalla
cerimonia, non riesco ad evitare di
voltarmi indietro quasi di continuo.
Spazio con lo sguardo tra i banchi
della chiesa” (…)
“Lilia e Sergio non li vedo. Lilia e
Sergio non ci sono. ‘Vabbè la sua cro-
nica impuntualità, ma questa volta
sta esagerando’, penso, mentre un tuono più potente degli altri fa addirittura tremare i vetri cattedrale della cupola del Duomo. Lilia la troverò, il
giorno dopo, in un letto dell’ospedale
di Asti. Venti chilometri appena da
Chieri, dove aspettavo. Un braccio e
una gamba rotti. Sergio lo guarderò
dormire un sogno senza risveglio, disteso su un tavolaccio in alluminio
della morgue. Il viso tumefatto e la
bocca ancora deformata dalla smorfia di dolore e di impotente rabbia per
una vita che lo stava abbandonando,
lesta, senza manco avergli concesso lo
straccio di un preavviso”.
E’ IL CONGEDO
definitivo per
l’indimenticabile Sergio,
affidato ancora una volta
alle pagine del libro di
Marco Bernardini: “E li
rivedo tutti i grandi che
abbiamo fatto cantare in
riva al mare. Sono in
platea, questa volta. E
applaudono, loro, questa
nostra strana compagnia di
giro che si congeda con un
inchino mandando avanti,
in prima fila, il capocomico.
Antonio detto Sergio, al
quale spetta la standing
ovation. Mentre le luci si
fanno sempre più tenui
sulla scena dove, intanto,
cala il sipario sopra una
nuvola di fumo. Non
smetterò mai con le
sigarette, accidenti. Ma
neppure di guardare il cielo.
Però, quante stelle e che bel
vento stasera”.
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22 20 ANNI SENZA SERGIO
LA BUSSOLA OGGI
IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
SABATO 10 AGOSTO 2013
GARDEN E OLTRE
LOCATION UNICA
ORA IL LOCALE SI CHIAMA
BUSSOLA-VERSILIA. TANTE
LE PROPOSTE OFFERTE
LE BELLEZZE DELLA NATURA
VERSILIESE E I GRANDI RITMI
DALLE DANCE MONDIALE
Un locale che guarda ai giovani e non solo
Dove si spazia in tutti i generi musicali
ATTRAZIONI
Resta immutato il fascino della ‘Principessa della Versilia’ della famiglia Guidi
I TEMPI sono cambiati ma la
Bussola resta. Anche se non è più
quel tipo di locale che era ai tempi
di Sergio Bernardini. Anche perché sono cambiati i tempi e non è
certamente più possibile ipotizzare nel 2013 una Bussola sullo stile
di quella degli anni CinquantaSessanta. Del resto lo capì anche
lo stesso Bernardini che creò il
tendone di Bussoladomani.
Ora Bussola-Versilia, così è la vera denominazione, è un locale che
punta sia a una clientela giovane
che ad avventori più maturi ma
che tiene un trait d’union rispetto
al passato rappresentato dallo
splendido parco con piscina e lo
stabilimento balneare attiguo frequentato da una cluientela vip.
E in quest’estate 2013 alla Bussola
si preannuncia un agosto ‘bollente’ in discvoteca. Ospiti speciali,
animazione all’ultimo grido, una
location unica e tanto divertimento sono solamente alcune delle caratteristiche che renderanno indimenticabile il mese di agosto della Principessa della Versilia.
Tutti i giovedì - fino a settembre ‘Certe Notti’ continuerà ad essere
un appuntamento fisso, evento
che si contraddistingue per la capacità di unire generazioni diverse, dando la possibilità di spaziare
fra svariati generi musicali: dance, commerciale, house e revival.
La Bussola Garden, elegante spazio a bordo piscina completamente rinnovato, e l’area ‘On The Beach’, che sorge direttamente sulla
spiaggia, saranno le location ideali per vivere a 360 gradi gli eventi
estivi della Bussola.
Dopo la grande inaugurazione
COME E’ OGGI
Una veduta del
magico garden,
una razza che
balla nel locale e
a destra la
scenografia
legata al fuoco:
immagini dalla
Bussola anno
2013
Le domeniche
Tenax Beach in
collaborazione con la
discoteca fiorentina in una
rassegna specializzata
nella musica house in
voga tra i giovani
Ferragosto
Ibiza sbarcherà in Versilia
con il party dedicato alla
Troya con una scenografia
davvero speciale in arrivo
dalla grande località della
movida spagnola
I giovedì
NOVITA’ E TRADIZIONE
Il bellissimo giardino con
piscina e lo stabilimento
balneare sono una chicca
del 4 agosto, tutte le domeniche
del mese sarà invece di scena la
rassegna di musica house ‘Tenax
Beach’, nuova realtà che nasce in
collaborazione con la discoteca
Tenax di Firenze, Reflex Booking, Glauco Ghelardoni Groups
Events e Mora Mora After Tea. In
consolle il leader dei Planet Funk
e celebre disc jockey
Alex Neri, che sarà affiancato da uno dei produttori più importanti al
mondo
e
proprietario
dell’etichetta ‘Ocean Trax’,
Gianni Bini. Ma le sorprese non
finiscono qui: dopo il successo di
Pasqua, giovedì 15 agosto il fascino dell’isola più ‘In’ del Mediterraneo si materializzerà ancora
una volta nella storica discoteca
di Focette: il party della Troya di
Ibiza, il più famoso al mondo, tornerà in esclusiva grazie al Glauco
Ghelardoni Group Events Production, sorprendendo il pubbli-
Fino a settembre “Certe
notti” sarà il trait d’union
tra le varie generazioni e i
tipi di ritmo che hanno
caratterizzato le colonne
sonore estive
co con una scenografia davvero eccezionale. Special Guest, direttamente dall’Amnesia di Ibiza, Les
Schmitz e Kris Malavaka.
Infine tutti i sabati di agosto musica e divertimento con l’evento
‘Summer is Magic’. Per info e prenotazioni:
327.7012545
/
340.7412787
Attualità
Si cerca di non perdere di
vista l’attualità di un
mondo del divertimento
che cambia dando sempre
un occhio alla grande
tradizione
EMOZIONI «RICORDO ANCORA LA GIOIA QUANDO SONO ARRIVATO AL TIMONE DI QUESTO LOCALE CHE FA PARTE DELLA STORIA D’ITALIA»
Da cliente a proprietario. Guidi: «Siamo al passo con i tempi»
LA BUSSOLA dal 1955 fa la storia della musica e dello spettacolo
a livello nazionale ed internazionale.
Mostri sacri si sono esibiti sul prestigioso palcoscenico di Focette:
Mina, Fred Bongusto, Adriano
Celentano, Patty Pravo e moltissimi altri hanno lasciato una tacca
indelebile nella storia del locale.
Oggi la Bussola che dal 2007 ha assunto la denominazione di “Bussola Versilia” guarda al futuro, e
propone al suo affezionato pubblico un’offerta che spazia dall’hip
hop, alla musica house, per passare al revival e commerciale, senza
mai dimenticare il proprio glorioso passato: una costellazione di
eventi che si completa e soddisfa
anche i gusti più difficili.
PALCOSCENICO
«A questo locale sono
davvero affezionato perché
passerella internazionale»
Il patron del locale, Gherardo Guidi, negli anni ha fatto del mix tra
tradizione e innovazione la carta
vincente della sua attività.
MANAGER DELLO SPETTACOLO Gherardo Guidi (qui con
Raffaella Fico) è proprietario di Bussola e Capannina (Fabrizio Nizza)
“LA BUSSOLA ha cambiato registro, adeguandosi al mondo della musica — afferma Guidi —.
Questo è un locale a cui sono molto affezionato, che negli anni mi
ha dato veramente molto: qui si
sono esibiti cantanti e musicisti
di livello mondiale e non potrò
mai dimenticare le emozioni e
soddisfazioni che mi hanno regalato”. Emozioni che Guidi ha vissuto sia da giovane quando da affezionato cliente e anche da amante
e conoscitore della musica frequentava la Bussola di Sergio Bernardini, che da patron di un locale.
“RICORDO ancora la grande gioia che ebbi quando acuisiì questo
locale che grazie a Bernardini è
entrato a far parte di diritto non
solo della storia dello spettacolo
ma anche del costume del nostro
Paese. basta che nomini il nome
Bussola e tutti in Italia la associano a quel grande periodo che è rimasto nel cuore di tutti noi».
SABATO 10 AGOSTO 2013
IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
20 ANNI SENZA SERGIO 23
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24 20 ANNI SENZA SERGIO
IL GIORNO - Il Resto del Carlino - LA NAZIONE
SABATO 10 AGOSTO 2013