COME VA IL MADE IN ITALY ALIMENTARE

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COME VA IL MADE IN ITALY ALIMENTARE
COME VA IL MADE IN ITALY ALIMENTARE ?
La risposta è duplice : male e bene.
Male a livello generale e politico. Almeno fino a ieri. Oggi speriamo che il nuovo
ministro Catania, essendo un esperto agricolo, possa migliorare qualcosa. Le
politiche, le grandi decisioni, le regole generali si fanno alla Comunità Europea. La
nostra agricoltura a Bruxelles è stata sempre usata dai nostri politici al massimo come
merce di scambio per ottenere qualcosa negli altri settori.
La storia è lunga e triste. Basta qualche esempio. Nel 2010 abbiamo avuto ben tre
ministri dell’agricoltura in 12 mesi, perché erano ritenuti più importanti altri incarichi
politici. Mentre la Francia ha reso impossibile l’uso della parola Champagne fuori
dalla regione omonima, l’aceto balsamico di Modena può essere fatto dappertutto,
anche a Salisburgo ! Appena entrata nella Comunità l’Ungheria ha ottenuto che il
Tokai poteva essere fatto solo nella loro regione omonima e il Tocai italico, esistente
da sempre, completamente diverso, con un’immagine ben costruita sui mercati ha
dovuto trovarsi un nome nuovo. Poi c’è lo scandalo più grande che esiste dagli anni
’50 : l’olio d’oliva con noti marchi italiani, che compriamo nei supermercati,
proviene nella stragrande maggioranza da oli esteri (spagnoli, greci, nord africani)
che passano in Italia per l’imbottigliamento.
Questi sono solo alcuni dei casi scandalosi attorno ai prodotti italiani.
Oggi si tenta di correre ai ripari ma il vecchio proverbio contadino dice “è inutile
chiudere i cancelli quando i buoi sono scappati”.
-oDi contro gli aspetti positivi del Made in Italy alimentare esistono, legati al
cambiamento del comportamento dei consumatori, verso l’estetico, il sensoriale, il
naturale, ha trascinato - oltre a moda, design, turismo italiani - il buon mangiare e
bere artigianale invece che industriale. In questo senso la cucina italiana è la più nota
del mondo : facile, semplice, naturale, agricola, con pochi ingredienti.
In assenza di multinazionali italiane del food (a parte Barilla e Ferrero, gli altri grandi
marchi sono stati tutti venduti all’estero : da S. Pellegrino a Galbani e adesso
Parmalat) anche nel food&wine in Italia sono stati gli imprenditori medi e piccoli che
hanno iniziato a esportare con successo i loro prodotti nel mondo aiutati dalla nuova
distribuzione che ha spinto questo trend all’estero con grande successo (Eataly, Eat’s,
Dean&Deluca, Batali e la sua dozzina di ristoranti italiani in U.S.A.,…).
Anche le guide, le grande degustazioni, i giornali hanno fatto la loro parte. E un
grande aiuto viene da Slow Food che ha promosso la qualità agricola con fiere,
saloni, ecc.
Anche Internet sta cominciando a funzionare. Si possono comprare direttamente
cassette di Arance di Sicilia, di frutta e di verdura e così via.
Anche verso Bruxelles sono i piccoli che si sono associati che riescono ormai a
contrastare i continui attacchi dei prodotti imitativi, come alcuni consorzi moderni e
non più solo politici : parmigiano reggiano, del prosciutto di Parma e di San Daniele,
ecc.
Nel vino un movimento europeo partito dalla Francia ma seguito da Italia, Spagna e
altri paesi europei, quello dei Vignaioli Indipendenti (www.cevi.com per l’Europa e
www.fivi.it per l’Italia) forte di quasi 10.000 soci comincia ad avere voce in capitolo
su tutto quello che riguarda il settore vino in Europa.
La sfida fra grandi multinazionali del cibo e piccole/medie aziende è molto
interessante dal punto di vista del marketing e della comunicazione. Perché non
possono essere applicati i metodi classici del marketing di massa sui prodotti di
segmento e di nicchia. Devono essere usate nuove strategie creative capaci di
lavorare anche sui concetti di comunità e segmentazioni qualitative, ecc.
Per questo nel master IULM sul Made in Italy giunto ormai alla 9° edizione il
riferimento per il settore alimentare italiano è legato alle esperienze della moda e del
design, settori che sono stati creativi non solo nel design di prodotto ma anche negli
strumenti di relazione, di comunicazione, di distribuzione.