Scarica la biografia in PDF - Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara
Transcript
Scarica la biografia in PDF - Nuova Cassa di Risparmio di Ferrara
Conte Alessandro Masi U n incognito viaggiatore, fece circolare per le quattro Legazioni pontificie nel 1831 una lettera così concepita [le maiuscole sono tutte un programma!]: “Ferrara è bella Città del Dominio Pontificio posta sopra un ramo del Po che che segna il confine del Regno lombardo-veneto, contenendo un ubertoso ed esteso Territorio. Fu sempre leale, e si distinse in ogni tempo per l’attaccamento a suoi legittimi Principi. La guastò moltissimo la rilegazione ivi fatta dei Carbonari, e la mal intesa indulgenza del Cardinale Arezzo, allora Legato, il quale permetteva che tali Mostri [sic!], amici soltanto del Garbuglio e della Novità, spargessero la velenosa lor bava, fra questi buoni e pacifici Cittadini. La Gioventù che cresceva in quel tempo apprese da Coloro le massime più detestabili, oltre alla scostumatezza del vivere e del conversare. – Ma la speranza non è ancora perduta, se si vorranno allontanare molti cattivi stranieri, che vi spargono il seme d’ogni vizio politico e la corrutela d’ogni buon costume. –“ E qui veniva indicato l’elenco di tutti gli Esteri Facinorosi, e corruttori del Paese nostro. Elenco illeggibile per quanto riguarda gli “esteri”, ma per quelli locali, non lasciava dubbi di sorta: fra essi, tale… Masi conte Alessandro. Chi l’avrebbe mai detto? Quello che poi sarebbe divenuto il fondatore e primo Presidente della Cassa di Risparmio di Ferrara, un rivoluzionario? Ebbene sì: il conte Alessandro Masi, nato a Ferrara il 13 febbraio 1804, da Bartolomeo e Carlotta Massari, è tra i propagandisti più ardenti ed autorevoli dei moti di quell’anno. Il suo nome appare fra quelli dei giovani più notati, in compagnia del conte Gaetano Recchi, del prete Antonio Azzi, del conte Zorli, Francesco Mayr, Giuseppe Petrucci, Pietro Recchi – fratello di Gaetano -, del conte Vincenzo Ronchi, dell’avvocato Giuseppe Agnelli, del marchese Giovanni Manfredini, solo per nominarne alcuni. Tra parentesi, come vedremo in seguito, almeno il cinquanta per cento dei nominati saranno i futuri amministratori e presidenti della Cassa. Come ogni rampollo di nobile famiglia, ben radicato nella “noblesse” terriera, frequenta le scuole presso il Collegio dei Nobili a Modena, dove inizia gli studi di Giurisprudenza che poi termina una volta rientrato a Ferrara. Si interessa di economia pubblica, di scienza dell’amministrazione, commercio, agraria di cui discute con lo zio, il conte Galeazzo Massari. La sua fama di uomo dotto e probo si sparge ben presto, tant’è che a © 2008 Testi di Andrea Nascimbeni - riproduzione, anche parziale, previo consenso dell'autore. Conte Alessandro Masi soli venticinque anni viene chiamato alla presidenza dell’Arcispedale S. Anna; poi consigliere comunale, deputato all’annona e all’ornato della città, tra gli studiosi del progetto per una fiera franca a Ferrara: nel 1834, alla morte di Leopoldo Cicognara, il Comune lo manda a Venezia per trasportarne la salma e recuperarne i preziosi manoscritti lasciati dal defunto all’Ariostea. Diventa Gonfaloniere [leggi Sindaco] del Comune nel 1838 ed uno dei primi provvedimenti che vara è quello di devolvere la somma di danaro da sempre destinata, in occasione dell’ingresso del nuovo cardinal legato alle corse, alla cuccagna, a luminarie e fuochi d’artificio, a pro dei bisognosi: a farne le spese sarà il Cardinale Ugolini, divenuto Legato proprio in quegli anni. Lotta alla miseria, dunque, ma anche urbanistica: istituzione di un ufficio speciale di ingegneria comunale, progetto – rimasto sulla carta – di prosciugare il Canale Panfilio, creando in sua vece giardini degni d’una delizia estense ed una strada rettilinea che mettesse in evidenza fin da lontano il più bel castello d’Italia. Ma il 1838 è l’anno dell’istituzione della Cassa di Risparmio, fortemente voluta da Lui e da Recchi, di cui il Conte Masi riesce a stendere la “Magna Charta” ovvero l’Istruzione sulla Cassa di Risparmio di Ferrara”: del neonato organismo Masi riuscì a vedere solo i primi passi perché, il 27 dicembre 1839, “da chiuso morbo combattuto e vinto periva”, come recita la lapide alla Certosa. Se per il Sommo Poeta, trentacinque anni sono il “mezzo del cammin di nostra vita”, per Alessandro Masi ne valgono un’intera. “Diceva un Savio che gli uomini imparano facilmente le arti di guadagnare, ma non istudiano abbastanza l’arte di spendere.”: il risparmio fruttifero contro lo sperpero e quale forma di previdenza sociale sono le grandi intuizioni di Alessandro Masi, come di tutti i fondatori delle Casse di Risparmio ed il favore incontrato presso la gente fin dal primo esercizio, è la prova che il nostro Conte aveva visto giusto. © 2008 Testi di Andrea Nascimbeni - riproduzione, anche parziale, previo consenso dell'autore.